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40-44 tunisia_Layout 1 13/02/13 18:22 Pagina 40 DOSSIER L’INVERNO ARABO La doppia morale del Partito di Dio A A più di due anni dalla rivoluzione contro il regime corrotto di Ben Alì, nulla sembra essere cambiato. Il Ministro degli Esteri, Rafik Abdesalem, offre un soggiorno allo Sheraton a spese del governo ad una misteriosa ospite. JOHANN ROUSSELOT/LAIF/CONTRASTO di Giuliana Sgrena occupare le prime pagine dei giornali tunisini all’inizio dell’anno è stato lo Sheraton gate, seguito dal China gate. Una bomba esplosiva lanciata da Olfa Riahi: sul suo blog ha rivelato (fatture alla mano) che il ministro degli esteri Rafik Adbessalem ha ospitato per una settimana allo Sheraton di Tunisi una donna, a spese del governo. Non solo, il ministro, contravvenendo alle leggi (articolo 57 del Codice di compatibilità pubblica), ha aperto un conto corrente bancario presso la Societé Tunisienne de Banque, a nome del ministero, sul quale il mi- 40 east european crossroads nistro del commercio cinese ha versato un milione di dollari. Rafik Abdessalem, genero del fondatore del partito islamista Ennahda Rachid Ghannouchi al quale deve il suo incarico, ha ammesso di avere una stanza allo Sheraton, che si trova vicino al suo ufficio, e di aver ospitato una parente. Per quanto riguarda il conto in banca è venuto in suo aiuto il ministro delle finanze Slim Besbes: “la parte cinese ha richiesto il segreto su questa operazione” aggiungendo che “questa esigenza di ‘confidenzialità’ è abbastanza normale nelle relazioni internazionali” e “non è la prima volta che la Cina fa delle donazioni alla Tunisia e richiede il segreto sull’operazione”. L’effetto è stato contrario a quello sperato: il 90 per cento dei tunisini, secondo Tunisie Sondage, si dichiara favorevole all’apertura di un’inchiesta sull’uso del denaro pubblico. Olfa Riahi ha denunciato il ministro per malversazione ma il governo invece di difendere gli interessi dello stato ha fatto quadrato intorno a Rafik Abdessalem e ha accusato la blogger di diffamazione e di pubblicazione di false informazioni che attentano alla sicurezza del paese. Per questo non potrà lasciare la Tunisia. A difenderla il partito Ettakatol che ha rialzato la testa dopo averla sotterrata di fronte alle degenerazioni del governo guidato da Ennahda di cui fa parte insieme al Congresso per la Repubblica (Cpr). L’accusa alla blogger non sorprende più di tanto, in Tunisia la sorte dei giornalisti ricorda i tempi della dittatura. All’inizio di gennaio il Tunis Center for Press Freedom ha diffuso un rapporto in cui documenta le violenze subite dai giornalisti tunisini nel mese di dicembre (2012). Sono 36 i giornalisti che hanno subito aggressioni (anche fisiche per 13 di loro) mentre svolgevano il loro lavoro. Molte aggressioni (con uso di gas paralizzanti o di bastoni da parte delle milizie della Lega per la protezione della rivoluzione) hanno impedito ai giornalisti di assistere ai lavori dell’Assemblea nazio- numero 46 marzo/aprile 2013 NICOLÒ DEGIORGIS/CONTRASTO 40-44 tunisia_Layout 1 13/02/13 18:22 Pagina 41 nale costituente. La censura è all’ordine del giorno per i media che criticano la politica del governo, mentre i giornalisti spesso finiscono in tribunale con l’accusa di diffamazione. Alcuni di loro sono in carcere. C’è chi accusa la giovane blogger di essere stata manovrata, naturalmente tutto può essere tanto più che in Tunisia è cominciata la resa dei conti con l’avvicinarsi della scadenza elettorale (le elezioni politiche dovrebbero tenersi, salvo ulteriori cambiamenti, il 23 giugno). Quel che è certo è che Olfa Riahi ha rivelato il fallimento del governo della Troika e l’ipocrisia del partito islamista che si era presentato come il garante dell’onestà e della morale (islamica, naturalmente!). Ma la morale riguarda solo i cittadini costretti a cambiare i loro costumi per adeguarsi a un codice islamico che non è mai stato nel loro Dna. Questa crisi è denunciata dal fatto che da mesi si parla di rimpasto che dovrebbe permettere l’allargamento del governo ad altre forze, visto che Ettakatol e il Cpr si sono dissanguati stando al governo con gli islamisti. I due partiti laici hanno perso militanti e deputati alla costituente. Intanto tutto il quadro politico sta cambiando in Tunisia: i partiti sono ormai circa 150 e gli schieramenti si compongono e decompongono in un batter d’occhio. Ettakatol e Cpr hanno pagato a caro \ Avenue Habib Bourguiba, Tunisi. Y Olfa Riahi, giornalista e blogger, ha denunciato il ministro Rafik Abdessalem per malversazione, ma è stata accusata di diffamazione e attentato alla sicurezza del paese. 41 40-44 tunisia_Layout 1 13/02/13 18:22 Pagina 42 DOSSIER L’INVERNO ARABO sioni ha evitato di rendere conto della sua attività fallimentare di governo, con i dodici voti di cui gode nell’Assemblea costituente, difficilmente potrà aspirare ad un posto importante come quello di Ministro degli Esteri. Un posto prestigioso che potrebbe essere usato per convincere nuovi partiti a entrare nel governo. Anche se finora la politica estera, come molte altre prerogative, sono esercitate da Rachid Ghannouchi che non ha nessun incarico ma rappresenta un governo ombra. Su un punto Abbou aveva ragione: la Tunisia resta uno dei paesi più corrotti al mondo (al 75° posto nella lista di Transparency international), mentre la democrazia lascia a desiderare: in carcere si continua a torturare e l’ordine pubblico (soprattutto la caccia agli oppositori) viene affidato alla cosiddetta Lega per la Difesa della Rivoluzione (Lpr), milizie armate che nulla hanno a che vedere con la rivoluzione. “Si tratta, in tutta evidenza, di milizie fasciste che, anche se sono state riconosciute dal potere, non hanno spazio in una democrazia. Non nascondono più la loro volontà di attaccare fisicamente quegli opposi- prezzo l’alleanza con Ennahda. Il Presidente provvisorio della Repubblica Moncef Marzouki (e Presidente d’onore del Cpr) ha sùbito l’umiliazione di vedersi respingere la proposta di bilancio dai partner islamisti nell’Assemblea nazionale costituente. Dopo che lui, vecchio difensore dei diritti umani, ha avallato pratiche che con i suoi princìpi non hanno nulla a che vedere. Marzouki ha anche dovuto subire, a fine giugno 2012, l’estradizione dell’ex premier libico Baghdadi al Mahmoudi, avvenuta a sua insaputa visto che si era dichiarato contrario. Lo Sheraton gate ha a che vedere con la vendetta del Cpr nei confronti di Ennahda? Marzouki pensa di piazzare un proprio uomo al ministero degli esteri? E chi potrebbe essere l’uomo giusto? Tra i nomi circolati vi è quello dell’ex ministro Mohamed Abbou. Incaricato delle riforme amministrative, a fine giugno si era dimesso accusando il premier Jebali di lassismo in materia di lotta alla corruzione. Abbou ha lasciato il posto al momento giusto, aveva già elementi che avrebbero portato allo Sheraton gate? Forse, ma se con le sue dimis- Tunisia Indicatori politici AREA: 163.610 Km2 POPOLAZIONE: 10.732.900 massimo rischio Political Risk & Country Analysis - UniCredit 100 La creazione di un nuovo Governo dopo le elezioni previste per metà del 2013 potrebbe portare stabilità politica, soprattutto se la situazione economica migliorasse. 64 Musulmani 98%, Cristiani 1%, Ebrei e altri 1% 50 FORMA DI GOVERNO: Repubblica SUFFRAGIO: Universale (18 anni) CAPO DI STATO: Moncef MARZOUKI (Dicembre 2011) minimo rischio 0 CAPO DI GOVERNO: Hamadi JEBALI (Dicembre 2011) PIL: $ 45,7 mld (nominale, stima 2013) INFLAZIONE: 3,6% (stima 2013) 39 Sicurezza RELIGIONE: 60 Efficacia governativa 30,5 anni Stabilità politica ETÀ MEDIA: Corruzione Indipendenza della giustizia 75 58 su 176 Paesi su 144 Paesi Valori di riferimento: primo paese Norvegia, ultimo paese Somalia Qualità della burocrazia minimo rischio 2 massimo rischio EIU, ONU, WB,WEF, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index 42 east european crossroads 40-44 tunisia_Layout 1 13/02/13 18:22 Pagina 43 DOSSIER NICOLÒ DEGIORGIS/CONTRASTO TUNISIA a Disordini sociali 50 er da izz Sv 1° 1° 1° Ru Fin la an ia eg rv No 1° Business Environment nd ia Indicatori sociali 39 51 minimo rischio 3 massimo rischio Continua lo stato di emergenza a causa della violenza politica presente ancora nel paese. Popolazione in carcere 94 molto basso 144° Algeria Distribuzione della ricchezza Tasso di alfabetizzazione (indice Gini) 78% 179° Eritrea Sviluppo umano 190° Qatar, Arabia Saudita, Vanuatu % di seggi occupati da donne nei Parlamenti nazionali Libertà di stampa su 185 Paesi (1° Singapore, 185° Rep. Centrafricana) Maggiori difficoltà: accesso al credito, ottenimento dei permessi di costruzione (ogni 100.000 abitanti) 134 187° Congo molto alto 2,5 Facilità nel concludere affari \ Un graffito “Grazie Facebook” nel centro di Tunisi. La censura per chi critica la politica del governo è durissima, molti giornalisti e blogger sono finiti in tribunale. Fuga di cervelli numero 46 marzo/aprile 2013 40,8 1° Seyshelles (19) Ultimo Comore (64,3) 40 Competitività globale su 144 Paesi (1° Svizzera, 144° Burundi ) Abbonamenti a telefoni cellulari 117 (ogni 100 persone) Saldo migratorio (netto) Utenti di internet -20.000 38,8 (ogni 100 persone) 95 Libertà economica su 179 Paesi (1° Hong Kong, 179° Corea del Nord) 43 40-44 tunisia_Layout 1 13/02/13 18:22 Pagina 44 DOSSIER L’INVERNO ARABO 44 Tutti elementi che lasciano prevedere un acuirsi delle proteste, già pesantemente represse negli ultimi mesi. Per questo ora Ennahda chiede una tregua all’Ugtt. L’Ugtt del resto non vuole rinunciare ad un ruolo politico e si propone di organizzare il dialogo nazionale tra tutti i partiti, tentativo già fallito una volta in dicembre per il boicottaggio di Ennahda e del partito di Marzouki, ma con l’avvicinarsi delle elezioni anche i partiti di governo devono trovare il modo di ridurre l’effetto del loro fallimento. Il bilancio a due anni dall’inizio della rivoluzione è comunque negativo: alla mafia dell’ex famiglia regnante di Ben Ali si è sostituita una nuova nomenklatura avida, arrogante e corrotta che ignora la realtà del paese. [ Tunisi, 25 ottobre 2011. Sostenitori del partito Ennahdha attendono i risultati elettorali. MOISES SAMAN/MAGNUM PHOTOS/CONTRASTO tori che potrebbero ostacolare il partito islamista!”, scrive Rachid Bernat sul giornale on line “Tunisie numerique”. I principali obiettivi della Lpr sono il partito Nidaa Tounes e il sindacato Ugtt (Unione generale dei lavoratori tunisini). Nidaa Tounes (Appello per la Tunisia), il partito fondato dal premier dopo la caduta di Ben Ali, Beji Caid Essebsi, rappresenta sostanzialmente la borghesia tunisina. Al partito hanno aderito oltre ad esponenti del disciolto partito Rcd anche militanti della sinistra. Il partito dato in forte ascesa, secondo i sondaggi alle prossime elezioni potrebbe superare Ennahda, soprattutto se si presenterà con una coalizione. Il 18 ottobre il coordinatore regionale del partito di Tataouine (nel sud della Tunisia) è stato picchiato a morte dalle milizie della Lpr, che hanno anche impedito un comizio di Essebsi a Djerba, alla fine di dicembre, circondando la sala gremita di militanti e tagliando l’elettricità. L’altro nemico della Lpr (per conto di Ennahda) è il principale sindacato (l’Ugtt), punto di riferimento durante la rivoluzione. Il 3 dicembre, i militanti che stavano celebrando l’anniversario della morte del loro fondatore Mohamed Ali, nella piazza di fronte alla loro sede in pieno centro a Tunisi, sono stati aggrediti dalle squadracce. Il sindacato fa paura a un governo che non ha fatto nulla per risolvere i problemi del paese: il 2013 è iniziato con l’aumento dei costi dei trasporti, che si ripercuoterà sui prezzi dei beni di consumo, l’aumento delle tasse annunciato dalla legge finanziaria, e la notizia, diffusa dalla Tap (agenzia di stampa tunisina), che il governo non sarà in grado di pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Notizia smentita dal ministro delle finanze. Ma l’Assemblea nazionale costituente aveva concluso i lavori del 2012 approvando una indennità di alloggio per i deputati di 900 dinari al mese, che era stata annullata dal tribunale amministrativo. east european crossroads