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DOSSIER L’INVERNO ARABO
La doppia morale
del Partito di Dio A
A più di due anni dalla rivoluzione contro il
regime corrotto di Ben Alì, nulla sembra essere
cambiato. Il Ministro degli Esteri, Rafik
Abdesalem, offre un soggiorno allo Sheraton
a spese del governo ad una misteriosa ospite.
JOHANN ROUSSELOT/LAIF/CONTRASTO
di Giuliana Sgrena
occupare le prime pagine dei giornali tunisini all’inizio dell’anno è stato lo Sheraton gate, seguito dal China gate. Una
bomba esplosiva lanciata da Olfa Riahi: sul suo
blog ha rivelato (fatture alla mano) che il ministro
degli esteri Rafik Adbessalem ha ospitato per
una settimana allo Sheraton di Tunisi una donna,
a spese del governo. Non solo, il ministro, contravvenendo alle leggi (articolo 57 del Codice di
compatibilità pubblica), ha aperto un conto corrente bancario presso la Societé Tunisienne de
Banque, a nome del ministero, sul quale il mi-
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east european crossroads
nistro del commercio cinese ha versato un milione di dollari. Rafik Abdessalem, genero del
fondatore del partito islamista Ennahda Rachid
Ghannouchi al quale deve il suo incarico, ha
ammesso di avere una stanza allo Sheraton, che
si trova vicino al suo ufficio, e di aver ospitato
una parente. Per quanto riguarda il conto in
banca è venuto in suo aiuto il ministro delle finanze Slim Besbes: “la parte cinese ha richiesto
il segreto su questa operazione” aggiungendo
che “questa esigenza di ‘confidenzialità’ è abbastanza normale nelle relazioni internazionali” e
“non è la prima volta che la Cina fa delle donazioni alla Tunisia e richiede il segreto sull’operazione”. L’effetto è stato contrario a quello sperato: il 90 per cento dei tunisini, secondo Tunisie
Sondage, si dichiara favorevole all’apertura di
un’inchiesta sull’uso del denaro pubblico.
Olfa Riahi ha denunciato il ministro per
malversazione ma il governo invece di difendere gli interessi dello stato ha fatto quadrato
intorno a Rafik Abdessalem e ha accusato la
blogger di diffamazione e di pubblicazione di
false informazioni che attentano alla sicurezza
del paese. Per questo non potrà lasciare la Tunisia. A difenderla il partito Ettakatol che ha
rialzato la testa dopo averla sotterrata di fronte
alle degenerazioni del governo guidato da Ennahda di cui fa parte insieme al Congresso per
la Repubblica (Cpr).
L’accusa alla blogger non sorprende più di
tanto, in Tunisia la sorte dei giornalisti ricorda
i tempi della dittatura. All’inizio di gennaio il
Tunis Center for Press Freedom ha diffuso un
rapporto in cui documenta le violenze subite
dai giornalisti tunisini nel mese di dicembre
(2012). Sono 36 i giornalisti che hanno subito
aggressioni (anche fisiche per 13 di loro) mentre svolgevano il loro lavoro. Molte aggressioni
(con uso di gas paralizzanti o di bastoni da
parte delle milizie della Lega per la protezione
della rivoluzione) hanno impedito ai giornalisti di assistere ai lavori dell’Assemblea nazio-
numero 46 marzo/aprile 2013
NICOLÒ DEGIORGIS/CONTRASTO
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nale costituente. La censura è all’ordine del
giorno per i media che criticano la politica del
governo, mentre i giornalisti spesso finiscono
in tribunale con l’accusa di diffamazione. Alcuni di loro sono in carcere.
C’è chi accusa la giovane blogger di essere
stata manovrata, naturalmente tutto può essere
tanto più che in Tunisia è cominciata la resa
dei conti con l’avvicinarsi della scadenza elettorale (le elezioni politiche dovrebbero tenersi,
salvo ulteriori cambiamenti, il 23 giugno).
Quel che è certo è che Olfa Riahi ha rivelato il
fallimento del governo della Troika e l’ipocrisia del partito islamista che si era presentato
come il garante dell’onestà e della morale (islamica, naturalmente!). Ma la morale riguarda
solo i cittadini costretti a cambiare i loro costumi per adeguarsi a un codice islamico che
non è mai stato nel loro Dna.
Questa crisi è denunciata dal fatto che da
mesi si parla di rimpasto che dovrebbe permettere l’allargamento del governo ad altre
forze, visto che Ettakatol e il Cpr si sono dissanguati stando al governo con gli islamisti.
I due partiti laici hanno perso militanti e
deputati alla costituente. Intanto tutto il quadro politico sta cambiando in Tunisia: i partiti
sono ormai circa 150 e gli schieramenti si compongono e decompongono in un batter d’occhio. Ettakatol e Cpr hanno pagato a caro
\ Avenue Habib
Bourguiba, Tunisi.
Y Olfa Riahi,
giornalista e blogger,
ha denunciato il
ministro Rafik
Abdessalem per
malversazione, ma
è stata accusata di
diffamazione e
attentato alla
sicurezza del paese.
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DOSSIER L’INVERNO ARABO
sioni ha evitato di rendere conto della sua attività fallimentare di governo, con i dodici voti
di cui gode nell’Assemblea costituente, difficilmente potrà aspirare ad un posto importante
come quello di Ministro degli Esteri. Un posto
prestigioso che potrebbe essere usato per convincere nuovi partiti a entrare nel governo.
Anche se finora la politica estera, come molte
altre prerogative, sono esercitate da Rachid
Ghannouchi che non ha nessun incarico ma
rappresenta un governo ombra.
Su un punto Abbou aveva ragione: la Tunisia resta uno dei paesi più corrotti al mondo
(al 75° posto nella lista di Transparency international), mentre la democrazia lascia a
desiderare: in carcere si continua a torturare
e l’ordine pubblico (soprattutto la caccia agli
oppositori) viene affidato alla cosiddetta Lega
per la Difesa della Rivoluzione (Lpr), milizie
armate che nulla hanno a che vedere con la
rivoluzione. “Si tratta, in tutta evidenza, di
milizie fasciste che, anche se sono state riconosciute dal potere, non hanno spazio in una
democrazia. Non nascondono più la loro volontà di attaccare fisicamente quegli opposi-
prezzo l’alleanza con Ennahda. Il Presidente
provvisorio della Repubblica Moncef Marzouki (e Presidente d’onore del Cpr) ha sùbito
l’umiliazione di vedersi respingere la proposta
di bilancio dai partner islamisti nell’Assemblea nazionale costituente. Dopo che lui, vecchio difensore dei diritti umani, ha avallato
pratiche che con i suoi princìpi non hanno
nulla a che vedere. Marzouki ha anche dovuto
subire, a fine giugno 2012, l’estradizione dell’ex premier libico Baghdadi al Mahmoudi,
avvenuta a sua insaputa visto che si era dichiarato contrario.
Lo Sheraton gate ha a che vedere con la
vendetta del Cpr nei confronti di Ennahda?
Marzouki pensa di piazzare un proprio uomo
al ministero degli esteri? E chi potrebbe essere
l’uomo giusto? Tra i nomi circolati vi è quello
dell’ex ministro Mohamed Abbou. Incaricato
delle riforme amministrative, a fine giugno si
era dimesso accusando il premier Jebali di lassismo in materia di lotta alla corruzione. Abbou ha lasciato il posto al momento giusto,
aveva già elementi che avrebbero portato allo
Sheraton gate? Forse, ma se con le sue dimis-
Tunisia
Indicatori politici
AREA: 163.610 Km2
POPOLAZIONE: 10.732.900
massimo
rischio
Political Risk & Country Analysis - UniCredit
100
La creazione di un nuovo Governo
dopo le elezioni previste per metà
del 2013 potrebbe portare stabilità
politica, soprattutto se la situazione
economica migliorasse.
64
Musulmani 98%, Cristiani 1%,
Ebrei e altri 1%
50
FORMA DI GOVERNO: Repubblica
SUFFRAGIO:
Universale (18 anni)
CAPO DI STATO:
Moncef MARZOUKI (Dicembre 2011)
minimo
rischio
0
CAPO DI GOVERNO: Hamadi JEBALI (Dicembre 2011)
PIL:
$ 45,7 mld (nominale, stima 2013)
INFLAZIONE:
3,6% (stima 2013)
39
Sicurezza
RELIGIONE:
60
Efficacia governativa
30,5 anni
Stabilità politica
ETÀ MEDIA:
Corruzione
Indipendenza
della giustizia
75
58
su 176 Paesi
su 144 Paesi
Valori di riferimento: primo paese
Norvegia, ultimo paese Somalia
Qualità
della burocrazia
minimo
rischio
2
massimo
rischio
EIU, ONU, WB,WEF, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
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east european crossroads
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DOSSIER
NICOLÒ DEGIORGIS/CONTRASTO
TUNISIA
a
Disordini sociali
50
er
da
izz
Sv
1°
1°
1°
Ru
Fin
la
an
ia
eg
rv
No
1°
Business Environment
nd
ia
Indicatori sociali
39
51
minimo
rischio
3
massimo
rischio
Continua lo stato di emergenza a causa della violenza
politica presente ancora nel paese.
Popolazione in carcere
94
molto
basso
144° Algeria
Distribuzione
della ricchezza
Tasso di
alfabetizzazione
(indice Gini)
78%
179° Eritrea
Sviluppo umano
190° Qatar,
Arabia Saudita,
Vanuatu
% di seggi
occupati da donne
nei Parlamenti nazionali
Libertà di stampa
su 185 Paesi
(1° Singapore, 185° Rep. Centrafricana)
Maggiori difficoltà:
accesso al credito,
ottenimento dei permessi
di costruzione
(ogni 100.000 abitanti)
134
187° Congo
molto
alto
2,5
Facilità nel
concludere affari
\ Un graffito “Grazie
Facebook” nel centro
di Tunisi. La censura
per chi critica la
politica del governo
è durissima, molti
giornalisti e blogger
sono finiti in
tribunale.
Fuga di cervelli
numero 46 marzo/aprile 2013
40,8
1° Seyshelles (19)
Ultimo Comore (64,3)
40
Competitività
globale
su 144 Paesi
(1° Svizzera, 144° Burundi )
Abbonamenti
a telefoni cellulari
117 (ogni 100 persone)
Saldo migratorio (netto)
Utenti di internet
-20.000
38,8 (ogni 100 persone)
95
Libertà
economica
su 179 Paesi
(1° Hong Kong, 179° Corea del Nord)
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DOSSIER L’INVERNO ARABO
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Tutti elementi che lasciano prevedere un
acuirsi delle proteste, già pesantemente represse
negli ultimi mesi. Per questo ora Ennahda chiede
una tregua all’Ugtt. L’Ugtt del resto non vuole
rinunciare ad un ruolo politico e si propone di
organizzare il dialogo nazionale tra tutti i partiti,
tentativo già fallito una volta in dicembre per il
boicottaggio di Ennahda e del partito di Marzouki, ma con l’avvicinarsi delle elezioni anche
i partiti di governo devono trovare il modo di ridurre l’effetto del loro fallimento.
Il bilancio a due anni dall’inizio della rivoluzione è comunque negativo: alla mafia dell’ex famiglia regnante di Ben Ali si è sostituita
una nuova nomenklatura avida, arrogante e
corrotta che ignora la realtà del paese.
[ Tunisi, 25 ottobre
2011. Sostenitori del
partito Ennahdha
attendono i risultati
elettorali.
MOISES SAMAN/MAGNUM PHOTOS/CONTRASTO
tori che potrebbero ostacolare il partito islamista!”, scrive Rachid Bernat sul giornale on
line “Tunisie numerique”. I principali obiettivi della Lpr sono il partito Nidaa Tounes e
il sindacato Ugtt (Unione generale dei lavoratori tunisini). Nidaa Tounes (Appello per la
Tunisia), il partito fondato dal premier dopo
la caduta di Ben Ali, Beji Caid Essebsi, rappresenta sostanzialmente la borghesia tunisina. Al partito hanno aderito oltre ad esponenti del disciolto partito Rcd anche militanti
della sinistra. Il partito dato in forte ascesa,
secondo i sondaggi alle prossime elezioni potrebbe superare Ennahda, soprattutto se si presenterà con una coalizione. Il 18 ottobre il coordinatore regionale del partito di Tataouine
(nel sud della Tunisia) è stato picchiato a
morte dalle milizie della Lpr, che hanno anche
impedito un comizio di Essebsi a Djerba, alla
fine di dicembre, circondando la sala gremita
di militanti e tagliando l’elettricità.
L’altro nemico della Lpr (per conto di Ennahda) è il principale sindacato (l’Ugtt), punto
di riferimento durante la rivoluzione. Il 3 dicembre, i militanti che stavano celebrando l’anniversario della morte del loro fondatore Mohamed Ali, nella piazza di fronte alla loro sede
in pieno centro a Tunisi, sono stati aggrediti
dalle squadracce. Il sindacato fa paura a un governo che non ha fatto nulla per risolvere i
problemi del paese: il 2013 è iniziato con l’aumento dei costi dei trasporti, che si ripercuoterà sui prezzi dei beni di consumo, l’aumento
delle tasse annunciato dalla legge finanziaria,
e la notizia, diffusa dalla Tap (agenzia di
stampa tunisina), che il governo non sarà in
grado di pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Notizia smentita dal ministro delle finanze. Ma l’Assemblea nazionale costituente
aveva concluso i lavori del 2012 approvando
una indennità di alloggio per i deputati di 900
dinari al mese, che era stata annullata dal tribunale amministrativo.
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