Tunisia: ci risiamo
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Tunisia: ci risiamo Giovedì 01 Agosto 2013 00:00 di ROSSELLA PERA Quasi sei mesi dopo l'omicidio di Belaïd Chokri Mohamed Brahmi, un'altra grande figura dell'opposizione laica tunisina, subisce la stessa sorte. Tra questi due attacchi il collegamento è ormai provato. Le autorità tunisine hanno stabilito che i due uomini sono stati uccisi dalla stessa arma e probabilmente dallo stesso uomo. Nel mirino degli inquirenti c'è Boubaker Hakim, un "estremista" salafita, secondo le parole usate dal ministro degli Interni tunisino. Già ricercato per contrabbando di armi dalla Libia, è stato il primo sospettato per gli omicidi dei due avversari laici negli ultimi cinque mesi. Queste uccisioni avvengono in un clima di tensioni politiche, sociali e religiose intense, tra una gran parte della società civile e il partito islamico al potere: Ennahda. In sei mesi le proteste di opposizione al regime si sono moltiplicate, minando la stabilità del paese. Gli scontri sono accelerati nei primi mesi del 2013, con il primo assassinio politico dall'inizio della “Primavera Araba”. Rivediamo i fatti: il 6 febbraio 2013, quando ha lasciato la sua casa, Chokri Belaid figura dell'opposizione di sinistra, è stato assassinato. L'avvocato, segretario generale della Unified Democratic Party Patriots, combinato con il Fronte Popolare - coalizione di molti membri di sinistra - è stato ucciso da diversi colpi di pistola. 1/3 Tunisia: ci risiamo Giovedì 01 Agosto 2013 00:00 L'annuncio della sua morte ha provocato grande eccitazione in Tunisia: migliaia di persone affollano la clinica Ennasr aTunisi, dove viene data la conferma ufficiale della sua morte. Rapidamente, la rabbia sta fermentando. Nella città e in tutto il paese molti tunisini manifestano davanti agli uffici di Ennahda, fortemente criticata da Belaid e accusata dai manifestanti di essere responsabile dell'assassinio. Questo crimine arriva in un momento particolarmente teso, mentre i tre partiti che formano la coalizione di governo (Ennahda, il Congresso per la Repubblica [RDC], il Presidente Moncef Marzouki e l'Ettakatol partito) non riescono a mettersi d'accordo nella riorganizzazione dei servizi. Ma la crisi politica innescata dall'assassinio di Chokri Belaid sconvolge la situazione: un nuovo governo è formato. Ennahda rinuncia ai ministeri sovrani, che vengono affidati a personalità indipendenti. Appena nominato nuovo primo ministro, l'islamista Ali Larayedh assicura che la Costituzione entrerà in vigore entro la fine del 2013 e che le elezioni legislative e presidenziali potrebbero svolgersi prima del terzo anniversario della rivoluzione, nel gennaio 2014. Ma la Costituzione è ancora oggetto di un contenzioso che blocca il sistema. Dopo una lunga consultazione il testo viene presentato dagli islamisti e dai nazionalisti laici, incaricati dal 22 novembre 2011 dl scrivere la seconda Costituzione del Paese dall'indipendenza nel 1956. Nella sua prima versione, il testo proposto dalla Ennahda ha introdotto il concetto di "complementarietà" tra uomini e donne, invece di uguaglianza. Oggi, il progetto prevede che tutti i cittadini e le cittadine abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri. Essi sono uguali davanti alla legge senza discriminazioni. Ovviamente non mancano opposizioni, perché il testo prevede che i diritti umani siano protetti " nella misura in cui siano compatibili con le caratteristiche culturali del popolo tunisino ". Precisazione che preoccupa non poco le organizzazioni a tutela dei diritti umani. Poco chiara è anche la posizione sull'islam: nella prima versione si legge che "la Tunisia è uno stato libero, indipendente, sovrano, il regime è la repubblica". Tuttavia, una delle ultime sezioni della versione più recente afferma che "l'Islam è la religione di stato". Continuando a ripercorrere i passi del popolo tunisino nell'ultimo anno, non possiamo non citare l'azione penale che tra maggio e giugno si è rivolta ad un giovane rapper tunisino e a quattro Femen. Il grado di libertà di espressione nel paese è diventato centrale nel dibattito politico dopo le condanne. Il primo è stato condannato lo scorso giugno a due anni per gli insulti verso le forze dell'ordine contenuti nella canzone Boulicia Kleb ("I poliziotti sono cani"). Il suo avvocato ha detto che il rapper è stato accusato di "cospirazione e istigazione a commettere violenza contro pubblico ufficiale ". Le tre attiviste Femen sono invece arrestate per aver protestato il 29 maggio 2012, presso il Ministero della Giustizia di Tunisi, contro l'arresto di Amina Sboui. Stessa sorte per Amina Sboui. Il 19 maggio, la giovane donna è stata arrestata per aver scritto "FEMEN" sul muro di un cimitero musulmano in segno di protesta contro una manifestazione salafita. La ragazza dovrà affrontare due anni di carcere per profanazione di tombe e sei mesi per comportamento indecente. Se questi due casi sono i più iconici, non dobbiamo dimenticare gli altri tunisini detenuti nel 2/3 Tunisia: ci risiamo Giovedì 01 Agosto 2013 00:00 campo di prigionia per aver troppo liberamente espresso i loro credo, come alcuni artisti, fumettisti e giornalisti atei hanno recentemente sperimentato. Arriviamo ad oggi, nel pieno delle proteste e delle manifestazioni: la federazione sindacale ha indetto uno sciopero generale dopo l'assassinio del deputato Mohamed Brahmi. La tensione sta arrivando al suo apice. Per tutta la notte, molti tunisini hanno espresso la loro rabbia in tutto il paese. A Sidi Bouzid, dove la rivoluzione è nata nel dicembre 2010 a seguito dell'immolazione di Mohamed Bouazizi, i manifestanti hanno preso d'assalto, appiccando il fuoco la sede degli uffici del governatorato. Nella stessa regione è al grido di "Abbasso l'oscurantista Ennahda e i salafiti " che molti manifestanti hanno saccheggiato gli uffici del partito islamista. Un manifestante è stato ucciso nella notte tra venerdì a sabato a Gafsa, nel sud una bomba è esplosa in una macchina della polizia a Tunisi, senza causare vittime. Sabato pomeriggio, la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti davanti alla sede dell'Assemblea costituente nazionale (NCA). Decine di migliaia di persone, alcuni cantando slogan contro il governo, hanno partecipato sabato, 27 luglio, al funerale del leader. E in tutto questo la popolazione è stanca, stremata, ma soprattutto vive nel terrore che un piccolo gruppo di fondamentalisti ben armati riesca in questo caos totale a farsi strada; i più ritengono che questo potrebbe avvenire con il tacito consenso del partito confessionale Ennahda. Questa interminabile crisi sembra non aver fine e assume sempre più toni simili a quello che accade in un altro paese della “primavera”: l'Egitto. Il governo tunisino, come l'amministrazione dei Fratelli Musulmani al Cairo, ha mantenuto stretti rapporti con gli uomini d'affari che erano alleati al vecchio regime. Come al Cairo, non è riuscito a riformare la polizia e il sistema giudiziario e, ancora una volta, come al Cairo, il governo si è mostrato poco incisivo nelle intenzioni di perseguire gli estremisti; anzi,ha dato lavoro a un gran numero di fondamentalisti e conservatori islamici: sono stati licenziati tecnocrati di tutto rispetto per facilitare l'ingresso a individui capaci solo di assestare ulteriori colpi al sistema economico ormai anche troppo traballante. E' indubbio che ci sia la forte volontà da parte dei fondamentalisti, di creare instabilità nel paese, unica possibilità per questo manipolo di disgraziati di arrivare al potere. 3/3