LIBANO - Aiuto alla Chiesa che Soffre

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LIBANO - Aiuto alla Chiesa che Soffre
LIBANO
AREA
10.450 km2
LIBANO
APPARTENENZA RELIGIOSA
Musulmani 61,3%
Cristiani 38,3%
Cattolici 28,8% - Ortodossi 8,2% - Protestanti 1,3%
Altre religioni 0,4%
POPOLAZIONE RIFUGIATI (interni*) RIFUGIATI (esterni**) SFOLLATI
4.259.000
577.212
3.652
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*Rifugiati stranieri che vivono in questo Paese **Cittadini di questo Paese rifugiati all’estero
Il Libano è una Repubblica parlamentare fondata sulla divisione dei poteri dello
Stato in tre rami: legislativo, esecutivo e giudiziario. Non c’è religione ufficiale, ma
lo Stato non è formalmente laico; il sistema politico, infatti, è di natura confessionale con le più alte cariche distribuite tra le varie comunità, in base a criteri ben
definiti: la Presidenza della Repubblica è attribuita a un cristiano maronita1, la
presidenza del Consiglio dei Ministri a un musulmano sunnita e la presidenza
dell’Assemblea nazionale a un musulmano sciita. I gruppi religiosi sono rappresentati in Parlamento in base a quote fisse.
Il diritto alla libertà religiosa è stato riconosciuto dalla Costituzione del 1926, nella quale si legge: «La libertà di coscienza è assoluta. Rendendo omaggio all’Altissimo, lo Stato rispetta tutte le confessioni, se ne fa garante e ne tutela il libero
esercizio, a condizione che non vi sia alcuna violazione dell’ordine pubblico. Lo
Stato altresì garantisce alle sue popolazioni, indipendentemente dalla loro religione, il rispetto del loro statuto personale e dei loro interessi religiosi» (art. 9).
L’uguaglianza di tutti è rispettata, ma in un quadro confessionale e non individuale. Il diritto privato (matrimonio, discendenza, eredità) è di giurisdizione di ciascuna delle 18 comunità religiose riconosciute dallo Stato (12 cristiane, cinque musulmane e una ebraica). Ognuna di esse ha proprie competenze e gestisce i propri enti di assistenza sociale e le proprie istituzioni d’insegnamento. Alcune comunità religiose presenti nel Paese (yezidi, bahai, buddisti e testimoni di Geova) non
sono legalmente riconosciute e, quindi, non hanno diritti collettivi.
I membri delle comunità religiose non riconosciute e le persone che non hanno
una religione, possono contrarre matrimonio civile all’estero e farlo poi convalidare in Libano; in questo caso, la normativa applicata in materia di matrimonio e di
suoi effetti, è quella del Paese in cui il matrimonio civile è stato celebrato.
Nel novembre 2012, a seguito di una battaglia legale, Nidal Darwish, un sunnita,
e Kholoud Sukkarieh, una sciita, sono stati i primi libanesi a contrarre un matrimo1 La Chiesa maronita è una Chiesa cattolica di rito orientale.
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nio civile in Libano2. Per farlo, si sono fatti radiare dai registri ufficiali delle rispettive comunità religiose; sono stati così in grado di ottenere il riconoscimento della
loro unione sulla base l’art. 25 del Decreto N. 60 del 1936, adottato sotto il mandato francese. L’articolo – che permette a tutti i cittadini libanesi di sposarsi civilmente nel loro Paese – non è mai stato abolito. Così, il loro primo figlio, Ghadi
Darwish, nato il 30 settembre 2013, è stato iscritto nel registro civile, senza riferimento al suo status religioso. Di contro, il Parlamento non ha ancora adottato una
legge che istituirebbe formalmente il matrimonio civile e lo status civile personale3. Una proposta in questo senso è stata presentata in Parlamento nel gennaio
2014, ma in mancanza del matrimonio civile, una donna musulmana (in base alla
legge islamica) non può sposare un ebreo o un cristiano, a meno che egli non diventi musulmano4.
La tutela della libertà di coscienza ai sensi dell’art. 9 della Costituzione è comunque limitata dal diritto concesso a ogni religione di applicare il proprio diritto privato. La legge islamica, ad esempio, proibisce ai musulmani di rinunciare alla propria religione, quindi, per loro è molto difficile convertirsi; in pratica, tutto dipende
dall’atteggiamento delle loro famiglie e del loro ambiente. Così, nel maggio 2012,
Banine Kataya – una giovane donna sciita di 24 anni che era stata battezzata tre
anni prima a Baalbek secondo il rito maronita da padre Elie Gharios, parroco della chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso – è stata rapita e tenuta prigioniera dalla propria famiglia che voleva costringerla a sposare un parente musulmano. Lei è riuscita a fuggire e il sacerdote è stato rapito, torturato e rilasciato dopo qualche ora5.
A questo si aggiunge il fatto che i cristiani – ormai una minoranza – sono vittime
di crescenti pressioni da parte dei movimenti islamisti, come il Partito sciita
Hezbollah. Nelle regioni di Byblos e di Kesrouan, dove i cristiani sono maggioranza, gli sciiti si stanno illegalmente appropriando di terre appartenenti al Patriarcato maronita; nel Sud del Paese, invece, militanti islamici attaccano regolarmente
caffè e ristoranti che servono alcolici6.
Nel marzo 2012, un gruppo di 37 sciiti che stavano studiando presso l’Università
Cattolica di Baabda, gestita dall’Ordine antoniano-maronita, hanno provocatoriamente organizzato un incontro di preghiera nel cortile interno del campus, accanto alla chiesa. Le autorità universitarie avevano già rifiutato loro il permesso di tenere la riunione, basando la loro decisione sul carattere religioso dell’istituzione e
il rispetto dovuto alla sua identità. Successivamente, l’amministrazione ha risposto pubblicando un comunicato ricordando al pubblico che l’università era «un
istituto privato, cristiano, cattolico, maronita-antoniano che accoglie studenti prowww.aljazeera.com/indepth/features/2013/04/20134309242619227.html
L’Orient-Le Jour, Beirut, 18 & 19/07/2013; 28/10/2013
4 Divieto citato nel Corano, cap. (sura) nº 2, vers. (ayat) 221.
5 L’Orient-Le Jour, 09, 11, 14 e 16/05/2012
6 L’Orient-Le Jour, 23/03/2012
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venienti da tutte le sfere religiose e sociali, ma che non accetta compromessi riguardo la sua identità e il suo patrimonio monastico»7.
Nel corso del 2012, numerosi luoghi di culto cristiani sono stati bersaglio di attacchi violenti:
- ad Akkar, nel Nord del Libano, opuscoli religiosi contenenti minacce contro la
popolazione cristiana di Kobayat, sono stati lasciati sull’altare della chiesa di
Nostra Signora, pochi giorni prima di una visita pastorale del Patriarca maronita, il cardinale Béchara Raï. Il gesto è stato attribuito a musulmani salafiti8;
- a Zalka, nel distretto di Matn, ignoti hanno deturpato icone religiose e distrutto
una statua di Santa Rita nella chiesa armeno-cattolica della Croce9;
- a Baalbek una scuola appartenente alla congregazione delle Suore dei Sacri
Cuori è stata colpita da colpi d’arma da fuoco e insulti, rivolti contro la sua direttrice, suor Emilie Tannous, sono stati scritti sulle mura. È stato ipotizzato
che gli autori volessero protestare contro l’apertura della scuola il venerdì10;
- a Tripoli, la cattedrale greco-ortodossa di San Giorgio è stata attaccata con
granate che hanno causato anche il ferimento di due persone;
- a Miryata, nella regione a maggioranza maronita di Zghorta, un cimitero pubblico è stato profanato e delle lapidi sono state distrutte11.
Gli attacchi anti-cristiani non sono terminati e sono proseguiti fino al 2014. Nel
mese di gennaio, la biblioteca cristiana Al-Saeh di Tripoli è stata incendiata e due
terzi della sua collezione di 80.000 libri e manoscritti, è andata distrutta. Un opuscolo che insultava l’islam e il profeta Maometto era stato trovato in uno dei libri
della biblioteca e, per contenere le prevedibili conseguenze negative di ciò, padre
Ibrahim Surouj, il sacerdote greco-ortodosso che possiede la biblioteca, si era incontrato con alcuni capi islamici locali, riuscendo a far annullare il raduno programmato per protestare contro il volantino. Nonostante tali sforzi, ignoti hanno
incendiato l’edificio.
Il viaggio compiuto in Libano da Benedetto XVI dal 14 al 16 settembre 2012 è avvenuto in un clima eccezionale di unità. Durante la visita, il Pontefice ha incontrato i responsabili di tutte le Chiese cattoliche del Medio Oriente per lanciare ufficialmente l’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente (redatta dopo il
Sinodo speciale dei vescovi del Medio Oriente tenutosi a Roma nell’ottobre 2010).
I rappresentanti di tutti i rami dell’islam in Libano (sunniti, sciiti, sufi, drusi e alawiti)
erano presenti all’aeroporto internazionale di Beirut per accogliere il Santo Padre
L’Orient-Le Jour, 21/03/2012
L’Orient-Le Jour, 28/07/2012
9 L’Orient-Le Jour, 14/09/2012
10 Ibid.
11 �
L’Orient-Le Jour, 30/01/14
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e hanno partecipato alla maggior parte degli incontri organizzati durante la visita,
tra cui la Messa celebrata a Beirut domenica 16 settembre.
Nel 2013 le comunità confessionali sono state oggetto di vari attacchi in quello
che è sembrato essere una sorta di prolungamento del conflitto nella vicina Siria.
Anche se sullo sfondo c’è il conflitto siriano e l’appoggio da parte di gruppi libanesi allineati con i belligeranti – testimoniato anche da una serie di attacchi a membri di Hezbollah e di altre forze politiche – tali incidenti indicano che le tensioni che
vengono dal Paese vicino, si stanno traducendo in violenza settaria contro credenti che non sono legati con le fazioni in guerra.
La città di Tripoli, in particolare, ha subito i seguenti attacchi settari: il 23 agosto
2013 due autobombe sono esplose presso due moschee sunnite al termine della
preghiera del venerdì. La prima è scoppiata a circa 50 metri dall’entrata della moschea di al-Taqwa; è stato ipotizzato che l’attacco sia dovuto al fatto che il predicatore residente, lo sceicco Salem al-Rafei, si sia scagliato contro Hezbollah, invitando i fedeli a sostenere gli sforzi per rovesciare Bashar al-Assad, il Presidente alawita della Siria. La seconda bomba è esplosa, invece, vicino alla moschea
di Al-Salam12; attacchi sono stati lanciati nella notte tra il 24 e il 25 ottobre contro
imprese di proprietà di cristiani e di alawiti nel quartiere Zahrieh. Ne sono stati autori uomini armati non identificati che hanno incendiato una serie di negozi13;
il 2 novembre un autobus è stato fermato da uomini armati mentre transitava nel
quartiere sunnita di Bab al-Tabbaneh. Gli uomini – un siriano e tre libanesi – hanno
fatto scendere dal mezzo sei alawiti del quartiere di Jabal Mohsen; le vittime sono
state picchiate14 e una di esse è stata colpita da un colpo di arma da fuoco.
www.nytimes.com/2013/08/24/world/middleeast/lebanon-bomb-attacks.html?_r=0
www.dailystar.com.lb/News/Lebanon-News/2013/Oct-28/235960-christians-and-alawitestarget-of-tripoli-attacks.ashx#ixzz30wzVSEwu
14 www.dailystar.com.lb/News/Lebanon-News/2013/Nov-03/236649-four-arrested-over-sectarian-attack-in-north-lebanon.ashx#ixzz311n91J59
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