I CASCHI BLU
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I CASCHI BLU
LE FORZE INTERNAZIONALI DI PACE DELL’ONU: I CASCHI BLU di Wilson Vitiello IVA liceo scientifico L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è un’unione di Stati fondata nel 1945 allo scopo preminente di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, nonché di garantire il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Lo statuto dell’ONU impone a tutti gli stati membri l'obbligo di mettere a disposizione del Consiglio di Sicurezza, organo facente parte dell’organizzazione, le forze e le infrastrutture necessarie al mantenimento di pace e sicurezza in ogni posto del mondo. A tale proposito si è soliti indicare con il termine “Caschi blu” (dal colore dell'elmetto) i militari delle forze internazionali di pace dell'ONU, con compiti di controllo finalizzati al ripristino della normalità politica e civile nel paese in cui operano. Essi sono dotati di armamenti leggeri da usare solo per autodifesa, o nel caso in cui persone armate cerchino di impedire lo svolgimento dei loro compiti. Fanno, inoltre, ricorso alle armi solo in circostanze eccezionali per cui sono autorizzati, ma non possono e non debbono essere mai i primi a fare uso della forza. Dal 1948, i Caschi Blu sono stati impiegati prevalentemente in operazioni di peacekeeping, cioè interventi volti al mantenimento della pace, messi in atto con il consenso delle parti in causa. Si tratta di un modo per aiutare i paesi tormentati dai conflitti a creare condizioni di pace sostenibili. Benché non siano disponibili informazioni dettagliate su tutto il personale che partecipò a missioni di peacekeeping dalle origini ad oggi, si stima che circa un milione di operatori (soldati, agenti di polizia, e "normali civili") abbia lavorato sotto bandiera ONU. Il primo intervento effettivo dei Caschi Blu risale al 1956, anno in cui fu costituita l’UNEF, Forza di Emergenza delle Nazioni Unite, nata per far fronte alla crisi determinata dalla seconda guerra arabo-israeliana. Il 19 Marzo 1978, con risoluzioni n. 425 e 426 del Consiglio di Sicurezza, nacque la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (United Nations Interim Force in Lebanon, in acronimo UNIFIL). Il primo intervento di questa nuova Forza, appena sorta, avvenne a seguito dell'occupazione israeliana di una fascia del territorio libanese sino al fiume Litani, occasione in cui furono inviati i caschi blu dell'ONU allo scopo di creare una fascia di sicurezza ben all'interno del territorio libanese così da tenere i suoi villaggi frontalieri fuori dal raggio d'azione dell'artiglieria che, con attacchi ripetuti, causava molte perdite fra i civili. Negli anni successivi, il mandato dell’operazione è stato più volte rinnovato: in seguito ad un’altra invasione israeliana del Libano del 1982, in seguito al ritiro delle truppe israeliane dal Libano del 2000 e in occasione dell'intervento israeliano in Libano del 2006. Con riguardo all’invasione del 1982, fu, inoltre, raggiunto un accordo sulla base del quale forze militari di pace statunitensi, francesi e italiane (Missione Italcon) garantirono ai sopravvissuti dell'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) di trovare rifugio negli Stati arabi confinanti. Questa forza di pace fu nota come Forza Multinazionale in Libano. Philip Habib, l'inviato del presidente degli USA Ronald Reagan in Libano, garantì all'OLP che i civili palestinesi nei campi profughi non sarebbero stati nuovamente armati. Il 23 ottobre 1983 un duplice attentato dinamitardo da parte di Hezbollah (organizzazione paramilitare libanese, nonché partito sciita del Libano) alle basi della forza multinazionale causò la morte di 241 marines statunitensi e 56 soldati francesi. Questo determinò il ritiro pochi mesi dopo delle truppe di pace, lasciando il Libano in una nuova fase della guerra civile. Il 12 Luglio 2006, a seguito di un attacco alle Israeli Defence Force (IDF) da parte di elementi Hezbollah, vennero uccisi otto soldati israeliani mentre altri sei vennero feriti e due catturati. Al rifiuto della richiesta di rilascio, Israele iniziò una campagna militare in Libano mirata ad annientare le milizie di Hezbollah ed altri elementi armati; in conseguenza di ciò, milizie Hezbollah condussero degli attacchi contro infrastrutture civili israeliane nel Nord di Israele. Le ostilità continuarono per 34 giorni durante i quali venne svolta una intensa attività diplomatica internazionale tesa al conseguimento di una tregua/cessate il fuoco per la successiva creazione di stabili condizioni di pace, che è culminata con la Risoluzione n. 1701 dell'11 agosto 2006 con la quale si sanciva la cessazione delle ostilità a partire dal 14 agosto 2006 e l’istituzione di una nuova forza d’interposizione. L’Italia, che quest’anno festeggia il 60esimo anniversario dall’adesione all’ONU, ha fornito nel tempo il proprio fondamentale sostegno alle Nazioni Unite, rappresentandone oggi il 7° contributore mondiale; tale contributo è costato al nostro Paese la perdita di cinquanta uomini valorosi, cui va riconosciuto il merito di aver sacrificato la propria vita per il raggiungimento degli obiettivi comuni. Nel 2006, le Forze Armate italiane sono state protagoniste delle operazioni Mimosa e Leonte. In occasione della prima la Marina Militare italiana contribuì con le proprie unità, Nave Durand De La Penne e Nave San Giorgio, all’evacuazione dei propri connazionali dal Libano ed al trasporto di beni di prima necessità per le popolazioni in guerra. All’operazione Leonte, invece, la Marina Militare italiana partecipò con quattro unità navali, di cui una portaeromobili – Nave Garibaldi (nave sede del comando operativo della missione, al comando della quale c’era l’Amm. De Giorgi il cui Capo di Stato Maggiore era al tempo il Capitano di Vascello Salvatore Vitiello, mio padre) – e tre navi d’assalto anfibie San Giusto , San Marco e San Giorgio (Landing Platform Doc – LPD), effettuando lo sbarco di circa mille militari del Reggimento San Marco e lagunari dell’Esercito a sud di Tiro e a Naqoura; altro importante risultato raggiunto fu la rimozione del blocco navale dalle acque e dai porti libanesi, permettendo al paese di riattivare i propri traffici marittimi e commerciali. Il Presidente del Governo libanese Fouad Siniora volle incontrare l’ambasciatore italiano in Libano e l’Amm. Giuseppe De Giorgi. Il Presidente Siniora chiese all’Amm. De Giorgi come liberare le acque libanesi dal blocco navale israeliano che aveva strozzato l’economia libanese non consentendo l’arrivo nei porti delle navi mercantili per i rifornimenti di prima necessità. L’Ammiraglio asserì che il contingente navale al suo comando era in grado di effettuare il controllo delle acque antistanti il Libano. Il Primo Ministro libanese allora avanzò la richiesta tramite l’allora Ministro degli Esteri italiano D’Alema al Capo del Governo Prodi. Dopo contatti a livello governativo con lo Stato di Israele, alla Marina italiana fu affidato, dall’ONU, il controllo delle acque libanesi, rimuovendo così, il blocco navale israeliano. Nei primi giorni di settembre del 2006 vi fu una conferenza stampa sul ponte di volo di Nave Garibaldi, ormeggiata nel porto di Beirut, del Primo Ministro libanese e dell’allora Primo Ministro italiano Prodi. Dopo due mesi di comando italiano la guida della MARITIME TASK FORCE IN LEBABNON dalla Marina italiana fu passata alla Marina tedesca. A partire dal 2 Febbraio 2007 il comando della Forza ONU in Libano è stato assunto dal Generale di Divisione italiano Claudio Graziano. A lui succedeva, dal Gennaio 2012 al Luglio 2014 il Generale di Divisione Paolo Serra, anch’egli italiano. Tutt’oggi, dal 24 luglio 2014, data in cui il Generale di Divisione Luciano Portolano è stato nominato comandante delle operazioni, l’Italia continua ad essere alla guida di UNIFIL, distinguendosi per la propria vicinanza alle popolazioni locali e per la propria capacità di tutelare la cultura degli abitanti dei luoghi delle operazioni.