alla ricerca della giusta distanza emotiva in hospice una esperienza

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alla ricerca della giusta distanza emotiva in hospice una esperienza
ALLA RICERCA DELLA GIUSTA DISTANZA EMOTIVA IN HOSPICE UNA ESPERIENZA DI PERCORSO
FORMATIVO ESPERIENZIALE PER GLI OPERATORI DELLA UF CURE PALLIATIVE DELLA AUSL 6 DI
LIVORNO
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C. GALLI , G.L. CACCIARI , P. MICOLI
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2
U.F. CURE PALLIATIVE - AUSL6, LIVORNO, ITALY, CHI SOCCORRE I SOCCORRITORI, ITALY
Ogni reale cambiamento parte da una vera domanda di sviluppo, attivatrice della volontà individuale
necessaria al processo di apprendimento dell’adulto.
“Come possiamo gestire meglio i carichi di lavoro emotivi in Hospice, autostenendoci e sostenendoci
reciprocamente all’interno dell’équipe?” questa è stata la domanda di avvio di un percorso formativo di
gruppo, sulla relazione con il morente ed i suoi famigliari, rivolto al personale infermieristico e tecnico
dell’Hospice di Livorno.
Due macro obiettivi hanno orientato l’attività:
- rendere gli operatori più consapevoli delle proprie emozioni, più capaci di gestirle con strumenti idonei
- migliorare la capacità di ascolto e di condivisione all’interno dell’equipe.
Sono stati precisati ulteriori sotto obiettivi:
- riconoscere le proprie ed altrui emozioni
- finalizzare le proprie emozioni al miglioramento della relazione con l’assistito e la sua famiglia
- condividere le proprie esperienze all’interno dell’équipe
- dare ascolto e sostegno ai colleghi dell’équipe.
Il percorso è stato strutturato in base ai fondamenti del processo di Apprendimento dell’Adulto, secondo
l’approccio del NALM - New Adult Learning Movement, quali:
- il ritmo delle attività svolte
- l’utilizzo di modalità esperienziali in aula
- la ricerca dell’attivazione della volontà individuale di apprendere e cambiare.
Si è realizzato un laboratorio in cui fare esperienza di nuove modalità, per sviluppare nuove facoltà: un
setting protetto dove i partecipanti hanno portato esperienze e vissuti, si sono raccontati, in un clima di
ascolto ed assenza di giudizio. Hanno espresso ed esplorato le proprie emozioni (dolore, cordoglio, rabbia,
impotenza, …), confrontato e riconosciuto i significati individuali, riordinato cognitivamente i processi
personali di lutto e le dinamiche comunicative interpersonali con pazienti, parenti e colleghi.
Diversi i temi critici emersi e trattati nelle attività:
- il rapporto coi parenti, più presente e pressante a volte di quanto non lo sia quello con i pazienti;
- il rapporto col paziente e con il suo morire, anche in relazione alla idea della propria morte;
- le proprie modalità strutturate e fissate di operare: la routine professionale.
Una continua riprogettazione in itinere ha permesso di adattare il programma ai due gruppi di lavoro, e di
seguirne l’evoluzione durante il percorso, con contenuti e modalità scelti in base alle dinamiche ed ai temi
portati dai partecipanti, mantenendo comunque l’orientamento agli obiettivi.
Resistenze e difficoltà individuali si sono incontrate nella esecuzione degli esercizi che mettevano più allo
scoperto; a queste si sono aggiunte interferenze legate alle dinamiche organizzative: ciò che accadeva nel
Reparto veniva esposto e trovava spazio in aula, contenuto, riformulato, e poi riportato in Reparto
trasformato.
Il continuo scambio tra i facilitatori e la Primario ha consentito di mantenere vivo il contatto tra dentro e fuori
l’aula, facilitando la riprogettazione in itinere, ed una maggiore presa di coscienza delle dinamiche del
gruppo da parte della Responsabile, che ha colto spunti utili alla vita del Reparto.
I partecipanti hanno manifestato un elevato gradimento (97,1% e 96,6% sulle due edizioni) ed espresso
valutazioni positive riguardo il proprio apprendimento, in linea con gli obiettivi del percorso:
- maggiore ascolto e conoscenza di sé stessi, delle proprie emozioni e limiti
- desiderio di trovare una giusta distanza per salvaguardare sé stessi ed essere di aiuto ai pazienti
- acquisizione di strumenti / tecniche utili nel cercare la giusta distanza emotiva
- maggior conoscenza e comprensione dei colleghi, nella comunanza delle problematiche vissute
- équipe vista come possibile supporto, e maggior valore dato al lavoro di gruppo
- riscoperta dell’importanza della comunicazione interpersonale nella relazione di aiuto.
A questa attività deve ora farne seguito una mirata alla équipe, al fine di portare all’interno del Reparto quelle
modalità di condivisione e comunicazione esperite nel percorso formativo, con il coinvolgimento di tutte le
parti dell’organizzazione.