Il Decadentismo (parte I) Cronologia: L`arco cronologico in cui si

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Il Decadentismo (parte I) Cronologia: L`arco cronologico in cui si
Il Decadentismo
(parte I)
Cronologia: L’arco cronologico in cui si svolge il fenomeno culturale del Decadentismo si può
individuare nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, con propaggini nel primo decennio del
Novecento. In realtà, come ogni fenomeno culturale, il suo svolgimento non ha confini netti che lo
separano da altri momenti culturali: per molti aspetti, infatti, riprende e sviluppa dei temi e
atteggiamenti già presenti nel Romanticismo, tanto che si è detto che il Decadentismo è una seconda
fase del Romanticismo stesso. Del resto alcuni critici letterari hanno voluto, discutibilmente,
ampliare la definizione di Decadentismo a tutta la letteratura novecentesca.
Gli scrittori decadenti operano durante un periodo in cui vengono alla luce le principali opere del
Naturalismo e del Verismo (il Ciclo dei Rougon-Macquart, I Malavoglia, Mastro Don Gesiualdo),
ma si può dire che per molti aspetti i due movimenti culturali sono l’uno l’opposto dell’altro.
Il termine “Decadentismo”: la definizione del termine Decadentismo si può attribuire al poeta
francese Paul Verlaine che, nel 1883, pubblicò un sonetto intitolato Languore. In esso diceva di
identificarsi nel clima di crisi, di disfacimento, di crollo imminente dell’Impero Romano nel
momento della sua decadenza, un momento storico di crisi dei valori e della società, ma in grado di
produrre un’arte raffinatissima, per quanto oziosa e priva di incisività sociale. Verlaine riteneva di
vivere in un’epoca simile e cerca nel’arte una sorta di rifugio dal senso di malessere diffuso nella
realtà materiale.
Queste idee erano condivise da un gruppo di artisti che si rifacevano al modello di Baudelaire, che
aveva anticipato molti aspetti dl decadentismo, e trovarono uno strumento di diffusione delle loro
idee nella rivista “Le Décadant”.
Se il termine Decadentismo in senso stretto si riferisce a questi autori che agivano nel contesto della
Parigi degli anni ’80 dell’Ottocento, è vero anche che le loro idee portavano in germe molti temi
che ebbero larga diffusione nella cultura europea di fine secolo. Per questo motivo la critica
letteraria italiana parla di Decadentismo in senso molto più ampio, di dimensioni europee.
La visione del mondo decadente: Il fenomeno del Decadentismo è molto complesso e sfaccettato e
non è possibile coglierlo in tutte le sue sfumature. Semplificando, si può dire che alla base della
visione decadente c’è un netto rifiuto della visione del mondo positivistica. Per il Positivismo la
realtà è un complesso di fenomeni regolato da leggi meccaniche che la scienza può individuare, in
modo da garantire, tramite la perfetta conoscenza del mondo, il dominio dei fenomeni naturali e
sociali, il progresso senza fine, la sconfitta di tutti i mali che affliggono l’umanità. Il Decadentismo
non ha alcuna fiducia nelle possibilità della scienza di comprendere il mondo, il quale non è
leggibile attraverso gli strumenti della logica. La realtà non è meccanica, ma è intessuta di mistero e
di magia, la cui verità più profonda sfugge agli occhi dello scienziato e può essere colta solo dal
veggente, che solo abbandonando una visione razionalistica può sperare di raggiungere un m
omento di illuminazione che possa permettere di esplorare il mistero del reale.
Gli stati alterati di coscienza: se il Positivismo mette in primo piano, come strumento di
conoscenza, l’io razionale, i decadenti esalteranno la dimensione dell’inconscio, che può essere
portato chiaramente a galla solo attraverso stati di coscienza alterati (malattia, delirio, sogno,
allucinazione…).
La ragione cerca di porre dei limiti ai prodotti psichici di questi stati di coscienza; il decadente, al
contrario cercherà di esplorarne a fondo i contenuti; arriverà anche a produrre artificialmente stati di
coscienza alterata tramite l’uso di alcol e droghe (ne sono una testimonianza I paradisi artificiali di
Baudelaire e Confessioni di un oppiomane di Thomas de Quincey). E’ convinzione di questi artisti
che, sottraendo la coscienza ai vincoli della ragione e delle abitudini quotidiane, si accrescano
enormemente le facoltà conoscitive e creative. Secondo Arthur Rimabaud “il Poeta si trasforma in
veggente attraverso la sregolatezza di tutti i sensi”.
L’estasi: Panismo e Misticismo: In molti autori decadenti è presente una concezione mistica della
realtà: la Natura è un organismo vivente e in ogni suo aspetto è avvertibile una presenza divina.
L’artista può entrare in comunicazione con questa realtà misteriosa e diventarne parte, quasi
sciogliersi in essa.
In alcune poesie di D’Annunzio si avverte questa concezione panica (dal greco pan = tutto) della
Natura l’essere umano e l’ambiente che lo circonda sono un’unica cosa e possono fondersi e
compenetrarsi (per esempio, gli amanti de La pioggia nel pineto sembrano, a un certo punto
fondersi con l’ambiente in cui si trovano e diventare essi stessi forme vegetali).
Si tratta di uno stato di estasi (letteralmente: “stare fuori di sé” – stato in cui vengono annullate le
normali facoltà percettive, in virtù di un temporaneo contatto con il “divino”) raggiunto attraverso
l’annullamento del rigido controllo della razionalità.
Un altro fenomeno legato allo stato di estasi è quello delle epifanie (letteralmente: apparizione del
divino): un particolare della realtà, insignificante nella percezione dei più, si carica di significati
misteriosi, come se si trattasse di un messaggio proveniente da un’altra dimensione.
Il poeta veggente: è chiaro allora che l’artista non considera sé stesso solo come un abile creatore
di prodotti estetici, o un profondo osservatore della realtà materiale. Egli diventa una specie di
sacerdote, una persona capace di spingere il proprio sguardo verso orizzonti irraggiungibili per la
gente comune, capace di cogliere i segreti più profondi di una realtà misteriosa e niente affatto
lineare come la intendevano i positivisti. Non attraverso la logica irrazionale, ma attraverso dei
momenti di illuminazione che si potrebbe, in un certo senso, definire religiosa.
L’esteta: Il Poeta si pone quindi in una dimensione che è distinta da quella della “gente comune”
(pensiamo all’Albatros di Baudelaire, anticipatore della sensibilità decadente) verso la quale nutre
spesso un sentimento di ostilità e di disprezzo.
Inoltre se l’arte diventa quasi una sorta di religione, allora essa sarà un valore assoluto, superiore a
tutti gli altri. Da qui nasce il fenomeno dell’estetismo. L’esteta è colui che non ha come punto di
riferimento nella sua vita i valori morali, il giusto e l’ingiusto ma solo ed esclusivamente il bello.
L’esteta è estraneo alla morale comune degli uomini “mediocri” si sforza di costruire ogni dettaglio
della propria stessa vita come se si trattasse di realizzare un’opera d’arte: cerca le sensazioni più
raffinate e rare, si circonda di oggetti preziosi, filtra ogni aspetto dell’esistenza attraverso la sua
sensibilità artistica e prova un disprezzo aristocratico verso chi è incapace di condividere tale
dimensione dell’esistenza.
I massimi esponenti di questa corrente del Decadentismo furono il francese Joris-Karl Huysmans,
l’inglese Oscar Wilde e l’italiano Gabriele D’Annunzio.
La poesia pura: In conseguenza di quanto detto, l’intellettuale non ricerca più un ruolo sociale
attraverso la sua creazione artistica: non si ritiene più una guida morale, politica o civile. L’arte
basta a sé stessa, si estrania dalla realtà sociale, è uno strumento di elevazione spirituale riservato a
pochi privilegiati.