R. D`Alfonso DECADENTISMO E SIMBOLISMO

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R. D`Alfonso DECADENTISMO E SIMBOLISMO
R. D’Alfonso
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DECADENTISMO E SIMBOLISMO (schema)
L’arco cronologico e la coesistenza di naturalismo/ verismo, simbolismo / decadentismo / estetismo
Il d. propriamente detto nacque in Francia attorno al 1880, per poi diffondersi in tutta Europa, fino all’inizio del ‘900.
Comprende fenomeni socioculturali molto compositi e, per alcuni studiosi, ad esso possono essere ricondotti moltissime
esperienze letterarie e artistiche non solo fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, ma addirittura dell’intero
Novecento, in quanto “età dell’ansia” e dell’inquietudine, della crisi delle certezze (sia in ambito valoriale, sia in ambito
gnoseologico), della crisi del ruolo dell’intellettuale nella società ecc. Il suo ‘manifesto’ è il romanzo di Huysmans À
rebours (A ritroso / Controcorrente) del 1884, caposaldo, con Wilde in Inghilterra e D’Annunzio in Italia,
dell’estetismo, fondato sull’idea di creare la propria vita come si crea un’opera d’arte.
Il D. coesiste con Naturalismo/Verismo e Simbolismo (quest’ultimo, secondo alcune interpretazioni, vi confluirà, per
poi separarsene, attrorno al 1886/1890):
- Naturalismo: 1865/70 (Zola fu il primo a definirsi scrittore naturalista nel ‘67) – 1890 circa; ma il termine era
stato usato nel 1858 da H. Tayne a proposito di Balzac; e romanzi naturalistici ne furono scritti anche dopo la
data indicata.
- Verismo italiano: dal 1877/8 (recensione entusiasta di Luigi Capuana all’Assommoir di Zola; 1878 Rosso
Malpelo di Verga, 18811 I Malavoglia) all'inizio degli anni ’90 (ma si spinge oltre con i capolavori I Vicerè di
De Roberto, 1894, e Il marchese di Roccaverdina di Capuana, 1901)
- Simbolismo: “anno di nascita “ è il 1876 (L’après midi d’un faune di Mallarmé); ma il padre spirituale fu,
come per il decadentismo in generale, Baudelaire, i cui Fleurs du mal escono nel ’57. Confluì nel d. per pochi
anni: per alcuni studiosi la nascita della rivista “Le simboliste” nel 1886 ne fa cessare l'appartenenza al
decadentismo inteso in senso stretto; ma per altri studiosi si può parlare di poesia simbolista confluita in quella
decadente fino al 1905 ca., la data d’inizio della prima delle avanguardie artistico letterarie, l’espressionismo
(data che muta a seconda dei paesi). Oggi prevale l'interpretazione del s. come poetica del decadentismo, che
fu più un fenomeno di costume che una poetica vera e propria.
- Manifesto del decadentismo: J.K.Huysmans, À rebours (A ritroso), 1884
- Culmine del Decadentismo: 1890-1904 ca. (secondo i paesi):
- concetti chiave/ parole d'ordine del decadentismo: estetismo – irrazionalismo; sul piano politico, appoggio alle
nascenti ideologie nazionaliste e imperialiste; mutamento del ruolo del poeta → separatezza (o perché
emarginato o perché superiore, un “vate”)
- Simbolismo/Decadentismo italiano: 1889/91 l’inizio: del 1889 il romanzo Il piacere di D’Annunzio2, del 1891
la prima edizione di Myricae del Pascoli. Anche Pascoli e D'Annunzio appoggiarono le politiche
espansionistiche dei governi italiani. D'Annunzio incarnò l'ideale del poeta vate e si propose come modello
estetizzante, facendo della sua vita un'opera d'arte (cioè costruendola e pubblicizzandola come tale).
- La nascita delle avanguardie (soprattutto, in Italia, il futurismo, nel 1909) segna la fine del simbolismo in senso
stretto, ma non del decadentismo, cui molti studiosi ascrivono anche l’opera di Svevo e Pirandello che si
protrae sino agli anni ’20 e ’30.
Sfondo storico:
Il quadro storico di riferimento è assai diverso da paese a paese: se l’Italia, scarsamente e disomogeneamente
industrializzata, segna un ritardo (che continuerà a evidenziarsi per tutto il XX sec. o quasi), in quelli più avanzati
economicamente e socialmente (Francia, Inghilterra, ma anche Germania) si assiste a una fase nuova della rivoluzione
industriale: nuove fonti di energia, nuovi materiali, nuove industrie  diffondersi del motore a scoppio e dell’elettricità;
dinamite (1887), telefono, telegrafo, cinematografo ecc.
Con l’introduzione di nuove tecniche e macchine la produzione mondiale cresce nonostante la depressione
economica degli anni Settanta - Novanta dell’Ottocento. Il contraltare è l’aggravarsi delle condizioni delle classi così
dette subalterne. Si formano grandi gruppi monopolistici (sempre più potenti e influenti anche in politica), trust e
cartelli. Cambia il rapporto fra paesi più e meno sviluppati. Si intensificarono le politiche imperialiste e colonialiste.
Mentre Italia (1861) e Germania (1870) raggiungono l’unificazione, crescono le tensioni fra gli stati (fino a sfociare
nel I conflitto mondiale): conflitto franco-prussiano, area dei Balcani, imperialismo inglese in contrasto con Francia,
Russia, Germania…: questi i nodi più a rischio. Nasce anche di qui (dalla paura di perdere la pace e con essa la
sicurezza e il benessere) la crescente sfiducia della borghesia, dopo decenni di ascesa, in un progresso che non appare
più incontrovertibile. Premono poi contro il suo conservatorismo anche le istanze del cosiddetto Quarto Stato, che in
molti paesi sfociano in conflitti sociali duri (anche in Italia accadrà, nelle zone industrializzate) e che danno vita alla
nascita dei partiti di ispirazione socialista. È del 1889 la Seconda Internazionale Socialista, a Parigi, che si propone di
conquistare il potere politico.
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Che è l’anno di Malombra di Fogazzaro, decadente.
Che è l’anno del Mastro-don Gesualdo di Verga, capolavoro verista.
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Il termine ‘decadentismo’ e la confluenza di d. e simbolismo
Fu A. Baju, intorno all’ ’80, a chiamare per primo décadents i giovani bohémiens che vivevano in modo
anticonformistico (come gli scapigliati italiani). Il termine ‘decadentismo’ venne inizialmente usato per indicare un’arte
che sancisse/mostrasse sia la decadenza dell’arte romantica nei suoi caratteri popolari e propositivi, sia la decadenza
della borghesia liberale costruttiva e ‘sana’ che era stata protagonista della vita sociale, economica, culturale e politica
del Sette e del primo Ottocento.
Con d. si intende perciò non solo e non tanto una poetica, ma un atteggiamento mentale, in scelte di comportamento, in
un modo di vivere, in una parola in una cultura che si esprime poi anche in forme artistiche.
Vi confluisce il simbolismo, che molti critici vogliono nato ‘ufficialmente’ nel 1876, con la pubblicazione de
L’après midi d’un faune di S. Mallarmé: molti studiosi parlano del simbolismo come della poetica del decadentismo
nella lirica.
È Parigi, che era stata teatro anche della Comune (conclusasi tragicamente) e protagonista della guerra francoprussiana, la capitale europea della nuova sensibilità, fondata sulla ribellione alla società borghese, al positivismo e
allo scientismo dominanti. L’atteggiamento che pervade il d. di sfiducia, è quasi un desiderio di dissolvimento, una
“ebbrezza di rovina”, rovesciando in una sorta di vanto, di bandiera ribellistica l’accezione dispregiativa del termine
“decadenti” con cui questi intellettuali sono definiti dai borghesi (nel 1886 esce la rivista “Le décadent”, e Baju ne
chiama i seguaci décadistes).
La cultura del decadentismo
È forse la cultura che ha fatto discutere di più i critici: le origini del dibattito risalgono alle posizioni contrapposte di
Benedetto Croce (seguito da molti altri, come Flora, Bosco, Momigliano ecc.) e di Walter Binni (con Russo, Sansone,
Bobbio ecc.) negli anni ’30:
- Croce negava autonomia al d., considerandolo una prosecuzione degenerativa del romanticismo;
- Binni affermava che col d. nasce una nuova civiltà letteraria e artistica, rappresentando sì l’estremo punto di
arrivo della concezione romantica della poesia come pura interiorità, ma con una differenza fondamentale: se il
romanticismo3 vede l’affermazione dell’io, il decadentismo ne mostra un’analisi raffinata, è coscienza che
guarda, scruta, va così in profondità da confondersi nel mistero; nel r. c’è un impeto religioso e costruttivo, nel
d. c’è un interesse mistico ed estetico (la realtà, proiezione dell’io, non può essere capita e svelata in modo
completo e dimostrativo, ma solo, tutt’al più, intuita). Spesso vi è insito un impulso distruttivo.
Intervenne nel dibattito anche la critica marxista (Salinari, Petronio,…), con un atteggiamento di censura verso gli artisti
decadenti tutti, ritenuti incapaci non solo di proposte di fronte alla crisi di cui erano la coscienza, ma anche di denuncia
costruttiva.
Successivamente, questi steccati sono stati abbattuti, e si è guardato alla cultura decadente con occhio più
distaccato, cogliendone soprattutto la capacità di analizzare la crisi del mondo tradizionale, dell’uomo e della sua
identità nella fase di passaggio alla società di massa che caratterizzerà tutto il Novecento.
È peraltro dal d. che rampolleranno anche le avanguardie (anche quelle che si opporranno al d. propriamente
detto o meglio ad alcune sue espressioni) e tutta la letteratura che nel XX sec. parlerà di angoscia del vivere, di disagio
della civiltà, di crisi di valori e perdita di identità.
Diffusione del decadentismo:
FRANCIA:
- Baudelaire è il padre spirituale: con lui nasce la lirica moderna (1857, prima ed. dei Fleurs du mal)
- Verlaine oltre che poeta di gran vaglia ne è il teorico
- Rimbaud sviluppa soprattutto la visionarietà: il poeta è un veggente
- Mallarmé fu il leader riconosciuto
- Huysmans è l’estensore del romanzo che costituì il ‘manifesto’del movimento (1884)
GERMANIA
- Il poeta Rilke e il romanziere Th. Mann (I Buddenbrock, 1901; Morte a Venezia, 1912)
INGHILTERRA
- Wilde (Il ritratto di Dorian Gray, 1890)
USA
- Poe, padre spirituale per la prosa (1840, Racconti)
BELGIO
- Maeterlinck (Pelléas et Mélisande, 1892)
RUSSIA
- Cechov (Tre sorelle, 1901)
ITALIA
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-
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Pascoli
Fogazzaro
D’Annunzio, dal Piacere
Svevo e Pirandello, per molti versi
Temi:
-
la natura non è un oggetto da descrivere, ma un tempio di cui il poeta decifra i simboli (Baudelaire), sa
giungere all’ignoto anche attraverso il sovvertimento di ogni regola e limite (Rimbaud); intuisce e rivela le
corrispondenze della natura (B.) fino a una poesia libera, evocatrice, visionaria, allucinata (R.)
non esiste separazione fra le arti (la poesia ha una sostanza musicale ecc): questo aspetto è uno sviluppo di
un'idea già romantica;
il poeta ha capacità straordinarie, ma proprio per questo è un isolato, o emarginato (Baudelaire, altri) o
superiore (D’Annunzio, che si propone come vate, leader da seguire e imitare) o anticonformista e ribelle
(Verlaine, Rimbaud, …) o perché si ritira nell’interiorità (Verlaine, un certo Pascoli)
la poesia non è una forma di conoscenza dimostrativa (Mallarmé, gli altri) ma intuitiva (francesi, Pascoli), che
permette di trascendere l’apparenza ed accedere al trascendente (Mallarmé): non è poesia di idee ma di simboli
(tutti, in modo vario).
Il simbolismo propriamente detto:
Se l’opera di Mallarmé del ’76 citata sopra ne è il vero inizio secondo molti critici, nel 1886 ci fu una svolta teorica: si
tratta di una scissione dal d. con la fondazione della rivista “Le simboliste”, cui aderirono Verlaine e Mallarmé
medesimo. Come già detto, i critici che sostengono un’interpretazione molto circoscritta cronologicamente del d.
affermano che fu questa la fine del d.
Poetica del simbolismo:
- la natura è un insieme di simboli e il poeta se ne deve fare interprete/veggente (qui si vede il contatto col d.)
- il linguaggio rifiuta il realismo, in tutte le sue accezioni (come sopra)
- e diventa analogico, musicale, evocatore, anche mistico (il pittore Kandisky scrive “La parola è una risonanza
interiore”) (come sopra) perché la poesia riveli il mistero: la parola è rivelazione, simbolo, mistero, musica,
illuminazione
- in questa ricerca ossessiva della purità e della musicalità il contenuto può perdere del tutto importanza, essere
solo evocazione, sogno, pura sensazione (alcuni francesi, certo D’Annunzio)
- figure retoriche preferite: sinestesia, analogia
Come è chiaro, nella lirica S. e d. coincidono.
Confronto fra poesia tradizionale e decadente
Poesia tradizionale
Poesia decadente
-
Descrittiva e figurativa
Parola come elemento del discorso
-
-
Contenuti morali e valori nazionali
Sentimento, ragione
Realtà conoscibile ‘oggettivamente’
-
-
Discorso logico e continuo
Metrica e rima
-
-
Poeta vate
-
Evocativa e interiore
Parole intese come illuminazione, messaggio e
suggestione musicale
Si accetta anche il vizio, la malattia, la morte
Sensazione, intuizione
Realtà soggettiva e misteriosa, che si manifesta con
voci e simboli arcani, non conoscibile attraverso una
ragione descrittiva
Poesia frammentaria e oscura
Andamento libero del verso, ritmo musicale che
tende a seguire quello psicologico, uso libero della
metrica
Poeta veggente e sacerdote dell'invisibile
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Confronto fra poesia romantica e decadente
Romanticismo (e suoi strascichi nel II Ottocento)
- Valorizza la personalità individuale e la storia  dà
vita a due tendenze (in quella ‘realistica’, v. a es.
romanzo manzoniano, si studia l’individuo nella storia
e si valorizza la capacità dell’ideale di calarsi nel
reale; in Italia la componente irrazionale e
sentimentaleggiante non ha fortuna nel I Ottocento e
viene ripresa poi dagli Scapigliati / II romanticismo)
- Ha scoperto il sentimento come base della
personalità. Mito dei romantici è la Passione.
- Insofferenza del limite ed evasione nel sogno (nella
tendenza del r. più soggettivistico: cfr. Novalis)
- La Realtà è conoscibile ‘oggettivamente’ (es.
Manzoni) o ‘soggettivamente’ (es. poeti tedeschi)
- Arte mediatrice fra la realtà e l'assoluto, nonché
autonoma e superiore alle attività spirituali.
- Si ispira al Medioevo.
- Sfida e ribellione sociale.
- La Musica è l’arte suprema, esprime in forma
artistica contenuti di valore sia intellettuale che
sentimentale ed etico (vertice: il sinfonismo di
Beethoven, fondato su tesi/antitesi/sintesi, con i suoi
ideali etici). Ad essa si ispirano le altre arti.
- Superamento della distinzione fra i generi letterari
- Ruolo del poeta = il Poeta è vate della storia (e
sacerdote della scienza durante il Positivismo): questa
visione del poeta si ritrova in Italia anche a cavallo
fra Otto e Novecento con poeti come Carducci.
Decadentismo

Esaspera la personalità nelle forme di un
soggettivismo senza freni.

Esplora le zone più profonde dell'io e raggiunge
la sensazione. Orrore del banale, del comune e ricerca
della raffinatezza dei gusti.

Evasione nella voluttà e nell'istinto con dilagare
dei temi erotici e morbosi, fino alla perversione.

La Realtà è soggettiva e misteriosa, si manifesta
con voci e simboli arcani, non è conoscibile attraverso
una ragione descrittiva.

Arte: supremo valore sganciato da ogni legge
morale e sociale, attività eccezionale. Nasce l'Estetismo:
l'arte modella la vita.

Si ispira al Barocco.

Isolamento sociale e culto della propria
personalità.

La Musica è considerata capace di esprimere e
di stimolare sensazioni inebrianti (il contenuto,
specialmente etico, è indifferente). Wagner è modello di
suggestioni voluttuose e sensuali. Debussy fonde musica,
immagini e parole in toni impressionistici.

Termina ogni distinzione tra le arti: la poesia si
fa musica e pittura, la musica colore, il colore
suggestione musicale o stato d'animo (Gauguin, Debussy,
Kandinsky, Scriabin).

Ruolo del poeta = Poeta veggente (voyant lo
chiamò Rimbaud) e sradicato rispetto ad una realtà che lo
disprezza. Condizione di isolamento e solitudine. In Italia
(la cui società è più conservatrice) la situazione è
parzialmente diversa (v. i diversi itinerari ed
atteggiamenti di Pascoli, D’Annunzio, Fogazzaro,
altri…)
Il decadentismo italiano
Fenomeno difficile da classificare, più ambiguo ancora che in altri paesi.
Storicamente, in Italia sono in ritardo tutti i fenomeni socioeconomici elencati all’inizio (imperialismo,
industrializzazione ecc.). Tuttavia, anche qui, specialmente nelle zone (città) più avanzate si assiste alla crisi della
borghesia, delle sue certezze, della cultura romantica e anche del positivismo.
L’intellettuale comincia anche da noi a sentirsi emarginato, non più ascoltato, in dissonanza rispetto alla società. Può
assumere tuttavia un ruolo di denuncia o testimonianza almeno, in qualche caso proporsi come nuovo interprete e vate
dei tempi nuovi (D’Annunzio) o rifugiarsi lontano dalla realtà (Pascoli).
Per ragioni molto diverse, in Italia molti studiosi oggi considerano decadenti non solo Fogazzaro, Pascoli, D’Annunzio,
Gozzano (crepuscolari), ma Pirandello, Svevo, Ungaretti (almeno per una fase), gli ermetici (Quasimodo ecc) e per certi
aspetti il medesimo Montale (che si oppose con forza a D’Annunzio!), e, fra i romanzieri, anche Moravia (Gli
indifferenti) e certi aspetti (il lirismo) di Pavese e Vittorini.
Come si vede, è il decadentismo come categoria interpretativa che si attaglia con (forse troppa) facilità a designare la
LETTERATURA DELLA CRISI che pervade poi tanto XX sec.