IL DECADENTISMO

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IL DECADENTISMO
IL DECADENTISMO
Come il Romanticismo sta ad indicare, nel suo complesso, tutta la civiltà dell’800 e particolarmente
del primo cinquantennio, così il Decadentismo significa la civiltà del Novecento.
La parola decadentismo può suggerire un significato negativo, quasi un momento di decadenza
nella storia dello spirito umano, ma non è così. Dobbiamo invece considerare il Decadentismo come
un grande fatto storico e civile, ricco di molteplici aspetti, positivi e negativi.
Tra i pregi di questa età sono senz’altro da considerare: lo sviluppo delle scienze e delle loro
applicazioni, dalla fisica alla medicina, e lo sviluppo degli ideali di uguaglianza, di libertà e di
dignità umana.
Il Decadentismo è, senza dubbio, un periodo difficile e doloroso nel cammino della vita degli
uomini, carico di contraddizioni e di problemi, politici, economici, sociali, intellettuali, religiosi,
artistici; ma è anche un periodo in cui l’uomo cerca, con ansia, un approdo sicuro, aspira ad una vita
matura ed armoniosa.
La crisi dell’uomo di questo tempo è anche sforzo di liberazione, è anche ricerca dell’ideale, forse
del divino.
Il Romanticismo aveva avuto, nell’800, due aspetti ben distinti.
1) Il primo, idealistico, caratteristico della prima metà del 1800, considerava l’uomo soprattutto
come “passione, sentimento, istinto, azione” e vedeva la poesia come espressione immediata del
sentimento, come conquista di nuove e inesplorate zone dell’animo.
2) Il secondo aspetto del Romanticismo, realistico, caratteristico della seconda metà del 1800,
esprime una tendenza al reale, al positivo. Sotto l’impulso delle rinnovate esigenze sociali e
politiche e in conseguenza dello sviluppo delle scienze e delle loro applicazioni, si tende a negare il
sentimento, l’istinto, la passione, e a credere, invece, a ciò che è concreto, documentato, e a
considerare la poesia e la letteratura strettamente legate alla vita sociale.
Il Decadentismo si collega al primo e più tipico aspetto del Romanticismo. E’ caratterizzato
dall’ansia dell’assoluto, dal gusto dell’ignoto e dell’inconscio, dalla diffidenza verso il realismo
(seconda metà dell’800) e considera la poesia come messaggio, musica e suggestione
(irrazionalismo).
E’ chiaro, però, che, se il Decadentismo si richiama al Primo Romanticismo, non si tratta di un
ritorno assoluto: le idee romantiche ritornano sì, ma dopo aver superato l’età del Realismo (o
Positivismo), dopo che lre certezze, l’orgogliosa fiducia di quell’epoca sono crollate.
L’uomo del ‘900 vede infatti che le speranze di rinnovamento sociale, di progresso, di giustizia che
le scienze e le loro applicazioni sembravano promettere, sono crollate perché sembrano essere
cresciute, anziché diminuite, le ingiustizie e le sofferenze.
Le idee romantiche, si diceva, ritornano nel Decadentismo, ma dopo che troppo esageratamente si
era tentato di soffocare o limitare, nella poesia e nella letteratura, la personalità del poeta, il suo
mondo interiore e personale, e dopo che si era ignorato o negato, troppo fiduciosamente, la realtà
dell’ignoto, del fantastico, del casuale.
Con il Decadentismo nasce quindi una civiltà dove tutto è messo in discussione, dove nulla del
passato è accettato pacificamente, dove l’uomo sembra ritrovarsi spoglio di tutto e solo con se
stesso: senza Dio e senza fede, senza fiducia nelle grandi leggi dello spirito umano, senza rifugio
nelle scienze e nel loro metodo.
Nel 1900, quindi, la poesia, l’arte, la letteratura sono caricate di una immensa responsabilità, poiché
rimangono i soli valori in un mondo senza valori, il solo mezzo per capire e svelare la realtà, dopo
la rovina e il rifiuto dei tradizionali modi per comprendere la realtà (l’intelletto, l’intuizione mistica,
la rivelazione religiosa ecc.)
Per il Decadentismo, la poesia è l’unico tramite tra la creatura e l’inconscio; ha una funzione di
illuminazione e di immediata rivelazione. La poesia non è conoscenza della realtà, ma intuizione.
La parola, quindi, tende a rifiutare i significati e i modi tradizionali, perfino la logica, e vuole,
piuttosto che dire, suggerire e stimolare, inventando magari rapporti e collegamenti del tutto
originali.
Da ciò deriva la crisi della sintassi, della metrica e quindi la sconcertante oscurità di gran parte della
poesia del secolo XX.
La nazione in cui si elabora fondamentalmente la poetica del Decadentismo è la Francia.
Come il Romanticismo, che è un fatto europeo, trova il suo centro di diffusione e di elaborazione in
Germania, così il Decadentismo s’irradia dalla Francia in tutta l’Europa.
IL SIMBOLISMO
Il movimento che, quanto a poetica, sta alla base del Decadentismo, è il Simbolismo.
Il Simbolismo sorge e si sviluppa in Francia nel decennio 1880-1890.
Il concetto fondamentale che i simbolisti sostengono è: la realtà non è quella di cui noi abbiamo
esperienza, quella che la scienza e la ragione ci fanno conoscere, ma qualcosa di più profondo e
misterioso e quindi più vero.
Questo aspetto, questo significato più profondo della natura, può essere compreso solo dalla poesia.
Il “simbolo”, secondo i Simbolisti, è l’essenza, il reale, il vero.
Per i Simbolisti la parola diventa magia, da usare quindi senza collegamenti logici, al di fuori della
sintassi tradizionale; la parola è musica e suggestione.
I principali poeti simbolisti sono: Mallarmè (1842-1898) e i cosiddetti poeti maledetti, Rimbaud
(1854-1891), Verlaine (1844-1896) e Baudelaire.
In line generale si può dire che in Italia il Decadentismo stentò a diffondersi.
Solo con l’ermetismo (Ungaretti, Montale, Quasimodo) si ha in Italia una coscienza poetica.
Anticipazioni del Decadentismo in Italia si possono ritrovare nella Scapigliatura lombarda e più
intensamente in poeti e scrittori come D’Annunzio, Pascoli, Fogazzaro e i Crepuscolari.