1 Il sistema contrattuale pubblico è ad un bivio e la stagione

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1 Il sistema contrattuale pubblico è ad un bivio e la stagione
Il sistema contrattuale pubblico è ad un bivio e la stagione contrattuale
2004/2005 sarà il punto di verifica dei comportamenti del Governo.
Indubbiamente dal 1993 e cioè dal binomio dlgs 29 e Protocollo di politica dei
redditi del luglio 1993, grandi passi avanti sono stati compiuti nella
trasformazione delle politiche contrattuali nel pubblico impiego. Il tutto con la
grande partecipazione delle OO.SS. Tutta Europa ci guarda con attenzione –
tra i soggetti anche quelli sindacali. Certo non possiamo negare come l’inizio
sia stato determinato da una drammatica situazione finanziaria: ci fu il blocco
dei rinnovi contrattuali ed il passaggio dal regime pubblicistico ad uno
“privatistico” dalla contrattazione
centralizzata e limitata nella platea di
applicazione (vedi dirigenza generale) e nel sistema di rappresentanza (RSU):
l’obiettivo sindacale: l’unificazione del mondo del lavoro.
ANALOGIE?
Paradossale che oggi qualcuno possa pensare di coniugare situazione
economica e ritorno alla pubblicizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti
pubblici che storicamente significa più spese e soprattutto più subordinazione.
Il cammino del gambero !
( Ma se la situazione economica è grave come si finanzia la riduzione
delle tasse per gli alti redditi? E come ciò è coerente con il disegno di
ripubblicizzazione? Il Ministro Mazzella afferma che non c’è alcun rapporto tra
riduzione delle tasse e rinnovo dei contratti: ma le cifre dicono il contrario:
12.5 mld di euro e 4400 per i centrali, senza parlare di Regioni ed Enti
Locali;Ma queste sono domande alle quali il Governo deve dare risposte
innanzitutto al suo interno); per quanto ci riguarda il 21 maggio sarà la prima
grande giornata di sciopero generale del Pubblico Impiego.
Certo sono contraddizioni anche per chi prima della nascita di questo Governo
sosteneva che occorresse procedere con il processo di “privatizzazione”.
Ma questo è un suo problema: Certo curiosa situazione quella di una
ripubblicizzazione che con la devolution significherebbe almeno nei 3 settori
interessati salute; istruzione e polizia locale, il passaggio ai contratti regionali.
Ora da un lato il Governo, che, con il Vice Presidente ed il Ministro della
Funzione Pubblica pure parlano di questione salariale dei ceti medi, pensa di
non dover procedere al rinnovo dei contratti- vedi la Finanziaria- , dall’altra fa
proliferare provvedimenti legislativi di dubbia efficacia e soprattutto di aumento
dei costi della P.A. Alcuni esempi: Quanto è successo con la cosiddetta Legge
Frattini sulla dirigenza è sintomatico: revoca illegittima degli incarichi, seguita
dal raddoppio della spesa e dalla superficialità con la quale si sono sostituiti
dirigenti di provata e sperimentata capacità con dirigenti con non altrettante
caratteristiche ( dicono che la sostituzione è un fatto oggettivo e prescinde
dalla valutazione del merito dell’operato dei dirigenti) – quanto questo si
collochi intermini di efficacia, efficienza ed economicità è un bel pensare:
vedi quanto per questo motivo sta avvenendo al MIUR che, a detta di
tutti ha un decadimento fortissimo e non solo politico;
dà risposte a gruppetti ai quali il Sottosegretario alla Funzione Pubblica
aveva fatto “antiche” promesse;
introduce norme incomprensibili che un decreto legge fantasma- oltre ad
aumentare i dirigenti- dovrebbe abrogare, per incomprensibilità;
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o vogliamo parlare dei due disegni di legge con i quali si ripubblicizza
il rapporto di lavoro dei docenti definendo due contratti e con l’occasione di
aboliscono le RSU che significa ritornare al sistema dei tanti sindacati dalla non
misurabile rappresentatività utilizzabili per dividere e farsi i sindacati amici:
con le RSU erano spariti circa 243 sindacati.
Altro che attuazione dell’art.38 e 39 che tra l’altro nei tempi
antichi veniva usato contro il Sindacato; oggi si dice che conviene non
attuarli per non favorire le Confederazioni che, anzi come
dimostrerebbero Melfi e Alitalia non rappresenterebbero più nessuno.
Poi si firmano gli accordi e tutto rientra: un furore distruttivo,
O dei Vigili del Fuoco che sarebbero ripubblicizzati e con l’occasione
rimarrebbero senza contrattazione? O vogliamo parlare degli effetti finanziari
virtuosi scaturiti dall’improvvisa quanto improvvida costituzione della CONI
SERVIZI spa? Sono alcuni esempi di un progetto forse confuso, ma chiaro di
ritorno al passato quando i termini efficacia; economicità ed efficienza erano
sconosciuti.
Ora chiunque della compagine governativa vuole impugnare tali termini
deve prima guardare al suo interno e soprattutto alla sua coerenza di oggi
rispetto alle roboanti affermazioni di ieri ( penso alla associazione FREE).
Il bello che su tutti questi provvedimenti il potente Ministero dell’economia si è
caratterizzato per la sua afonia ed il Ministro della Funzione Pubblica per il suo
mutismo.
Noi pensiamo e lo diremo con gli scioperi che invece occorre non solo
mantenere l’attuale natura privatistica del rapporto di lavoro ( come da
protocollo febbraio 2002), ma anche l’attuale assetto contrattuale ivi compresa
l’ARAN; consapevoli che la pubblicizzazione del rapporto di lavoro avrebbe
come corollario- e forse non è poco- il superamento del contratto nazionale a
favore di 20 contratti regionali con le conseguenze immaginabili sul piano dei
diritti dei lavoratori e dei cittadini in termini di salute; istruzione e sicurezza.
Ci sono indubbiamente punti da affrontare per rendere sempre più
innovativo il sistema contrattuale del pubblico impiego, ma innovativoparliamo di esternalizzazioni e regimi contrattuali; relazioni sindacali con le
quali affrontare le flessibilità che non sono precarietà o trionfo della
dequalificazione; procedure di contrattazione; reale decentramento della
contrattazione anche nei comparti centrali. Ma parliamo di avanzamenti e non
di ritorni al passato.
In questa logica il rinnovo dei contratti di lavoro e l’accordo che
dovremo fare sulle flessibilità applicabili al Pubblico Impiego ex legge
30 e dlgs 276 rappresentano una centralità politica.
Proprio sui contratti dobbiamo pensare alla particolare natura della P.A. che ha
anche ragioni di uniformità nel suo operare e nella qualità dell’offerta di servizi
che sono ineliminabili. Per questo siamo contrari a rimettere in discussione
l’attuale assetto contrattuale: il ccnl a due livelli; ho letto che si dice che il
contratto artigiani non sarebbe applicabile al P.I. sono convinto, così come
sono convinto che far assumere al contratto aziendale o territoriale la funzione
di “difesa del potere di acquisto” sia inaccettabile politicamente e discutibile dal
punti di vista della fattibilità. Ma chi lo propone si immagina cosa
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significherebbe tale modifica nel Pubblico Impiego? Il Comune di Milano o
quello di Palermo; il liceo Augusto o la ASL RM3 piuttosto che altre singole
amministrazioni sarebbero la sede deputata e con quali fondi vista la politica
dei tagli? O si pensa a contratti regionali? E in questo caso Il Servizio sanitario
Nazionale o La Scuola Italiana o Il Ministro del Tesoro cosa diverrebbe? Per
questi motivi oltre che per la convinzione che il sistema dei diritti deve
rimanere nazionale siamo contrari ad affidare alla contrattazione di II^ livello
la funzione di difesa del potere di acquisto e al recente convegno
sull’artigianato
Carlo dell’Aringa e il Prof. Biggeri cominciano ad avere
perplessità sulla produttività territoriale.
Questo federalismo contrattuale farebbe da pendant a quello
costituzionale con la cosiddetta devolution che significherebbe la
frantumazione del sistema dei servizi di W.S.
Il contratto nazionale rimarrebbe uno degli argini contro tale disegno.
Anche per questo il rinnovo dei contratti è urgente, ma non tranquillo anche
perchè il Governo pensa a rinnovi che dimezzano il potere di acquisto delle
retribuzioni ( produttività a parte) tanto è lo scarto conseguente ad
un’inflazione programmata truffaldina ed inaccettabile. Con la trimestrale
l’inflazione tendenziale è prevista al 2,2% quella programmata all’1,7%; o che
i benefici superiori all’inflazione derivano anche dalla distribuzione dell’aumento
della ricchezza prodotta dal paese.
Anche il modo con il quale sono state presentate le stime dell’ARAn
dimostra come pochi sanno di cosa parlano: si pensi alla differenza tra
inflazione e salari di fatto e accordo di politica dei redditi: scostamento;
inflazione e contrattazione aziendale.
E’ chiaro come la ripubblicizzazione e questa idea di non rinnovo dei
contratti o addirittura il cambiamento unilaterale del sistema contrattuale,
significherebbe la rottura definitiva di un tessuto di concertazione e
condivisione delle scelte che ha permesso la grande trasformazione
dell’impiego pubblico.
A fronte di tale situazione l’ineffabile Ministro Mazzella che se vuole
conoscere come si arriva all’8% deve solo convocare i sindacati che hanno
richiesto ben due convocazioni il ………..e il………..pensa ad un ulteriore
provvedimento legislativo con il quale affrontare secondo lui i veri problemi,
molti dei quali consistono nell’eccessivo potere assunto dal Ministero
dell’Economia sulle procedure dei contratti e ad abundantiam si presta o
persegue ad un’opera di proliferazione dell’ARAN ( almeno 7) con le
conseguenze immaginabili sul piano dei risultati contrattuali e del governo dei
costi.
In questa opera il Ministro è affiancato da altro soggetti, quali le Regioni
ad esempio che forse anch’esse pensano ad un mix tra titolarità legislativa
esclusiva
sui
loro
dipendenti
unita
a
qualche
tentazione
di
decontrattualizzazione.
A proposito di efficienza ed economicità per le direttive all’ ARAN il
Governo ed i comitati di settore hanno impiegato da 6 mesi dall’accordo del
febbraio 2002 a 1 anno e mezzo; gli accordi sono diventati definitivi non in 25
giorni ma in almeno 3 mesi e fino ad 8 mesi e si potrebbe continuare.
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Ma credo faremmo un torto a noi stessi se non affrontassimo le cose
fatte e soprattutto quelle da fare, anche se le soluzioni ai problemi denunciati
non sono una variabile indipendente:
Dalla rigidità alle flessibilità: I Sindacati in tempi non sospetti si sono
misurati con tali problemi: Si è definito un accordo per il lavoro interinale; un
accordo per il Telelavoro; accordi per il part -time; accordi sulla formazione
lavoro; sul tempo determinato,
A che punto siamo?:
le flessibilità sono fortemente presenti nel Pubblico Impiego: a dati
2001 siamo intorno a 200.000 persone ( tra Tempi determinati, CCFL;
Interinali ed LSU) Scuola a parte e a parte COCOCO.Ma a parte i CCFL”
forse” siamo non alla flessibilità, ma alla precarietà- cosa notevolmente
diversa.
Proprio sui COCOCO alcuni dati relativi ad esempio alle
università sono sconvolgent i e simbolo di figure introdotte senza alcun
sistema di relazioni sindacali. L’Istituto del prof. BIGGERI ha non solo
circa………
tempi determinati, ma impiegati in posti chiave e
perennemente prorogati salvo periodi obbligati di allontanamento
durante i quali spesso i servizi chiudono. Il paradosso è avvenuto questo
anno quando l’ennesima proroga dei CCFL mette fuori mercato alcuni
lavoratori che hanno superato l’età prevista e un nuovo decreto legge è
obbligatorio.
Ma qui il vincolo costituzionale dell’accesso per concorso rende le P.A.
irresponsabili rispetto alle violazioni delle norme e soprattutto si fa fronte al
blocco delle assunzioni con l’estensione non delle flessibilità, ma del precariato
e ciò in quanto è il combinato tra turn-over; blocco delle assunzioni e riduzione
dell’1% annuo degli organici che trasforma tutto in precariato e non si parli per
favore di blocco degli organici in attesa dell’attuazione del federalismo:
il rapporto ISAE AFFERMA CHE A TITOLO V^ vigente ben 194 leggi sono
presso la Corte Costituzionale Ciò significa che né lo Stato né le Regioni
seguono quella normativa: Per lo Stato ciò significa più competenze e quindi
più personale: vedi dirigenza ad esempio o impossibilità di trovare collocazione
ai lavoratori del CO NI privatizzato.
Non riesco a credere che si stia parlando di efficienza ed economicità.
I dati della RGS sullo scarso effetto del blocco delle assunzioni (-0,7%
per il 2002, ma molto più consistenti per il 2003 anche per il rinvio delle
assunzioni previste dalla Finanziaria), a parte il periodo e la diversa disciplina
delle Regioni e delle AA.LL e della scuola hanno due risposte: la prima relativa
alla scelta di incrementare le dotazioni organiche del comparto Sicurezza
(80/85%) del Fondo per le assunzioni; e la seconda il calcolo dei COCOCO (
sono presenti in misura di (85.000?).Dove sono questi “lavoratori”? Ma
qualcuno sa cosa avviene nelle Università?
Si può certo supplire al blocco delle assunzioni con processi di mobilità
regolati negozialmente, ma quanto definito a questo scopo si è perso in
qualche palazzo e quindi si preferisce far fronte al blocco delle
assunzioni non con flessibilità o mobilità, ma con precariato.
Il sindacato ha assunto in proprio la vertenza per la stabilizzazione del
precariato e la definizione di norme specifiche.
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Si vuole parlare di retribuzioni e di costo del lavoro?
Bene innanzitutto è utile e necessario che qualcuno spieghi al Ministro
Mazzella che non si raffronta la crescita dell’inflazione con l’aumento delle
retribuzioni di fatto tra le quali entrano ad esempio le risorse aggiuntive e non
contrattualizzate previste dalla Finanziaria di questo anno per il Ministero
dell’Economia o per il Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio o
per l’aumento ad hoc degli organici per l’Agenzia delle Entrate.
Ma qui delle due l’una o la contrattazione aziendale avviene nell’ambito
delle risorse specifiche dei singoli enti ed allora parliamo di scelte politiche che
riguardano anche il lavoro pubblico o qualcuno, che non ha letto il lavoro ARAN
e lo studio CNEL pensa che tutto è un imbroglio.
In tutti i casi forse è il caso di ragionare di contrattazione integrativa
non come “rapina” ma scelta responsabile di due soggetti il cui operato almeno
di quello delle amministrazioni non può essere messo in discussione da
organismi amministrativi o vogliamo far operare il taglia spese?.
Io credo che parlare di efficacia, efficienza ed economicità non possa non
considerare che questa è la situazione e su questi problemi occorre oggi fare i
conti. Per questo il 21 maggio ci sarà il primo sciopero generale di tutto il
Pubblico Impiego, dalla Scuola e della Università. In gioco non ci sono solo i
contratti ma almeno 10 anni di lotte e di innovazioni. Qualcuno si metta in
coerenza con la sua storia e con i suoi pensieri, molti non condivisibili.
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