Cosa fanno i 300 detenuti della Madison Street Jail, malfamata pri

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Cosa fanno i 300 detenuti della Madison Street Jail, malfamata pri
a cura di Antonella Di Stadio
Cosa fanno i 300 detenuti della Madison Street Jail, malfamata prigione dell'Arizona? Con un solo clic ora è possibile accedere al penitenziario. Tra stelle, manette e la foto dello sceriffo della contea e l'ideatore dell'iniziativa, Joe Arpaio nel sito si può trovare una lunga
lista di ricercati, un servizio di distribuzioni gratuita di cellulari programmati solo per chiamate al 911 e si può spiare nel penitenziario.
Le Web Cam sono piazzate nei corridoi del carcere e spediscono tutto
in rete senza alcuna censura. Lo sceriffo è convinto che mettendo
sotto gli occhi di tutti la vita nel carcere può cancellare la pubblicità
negativa avuta dalla morte di un detenuto, cosi facendo potrà dimostrare che i detenuti non sono maltrattati perché si potrà vedere in
diretta come vanno le cose. Di tutt'altro parere è invece Don Gino
Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano che ritiene
il sito un atto di crudeltà e di stupidità da parte dei governatori USA,
che genera criminalità invece di prevenirla e che promuove la logica
dello schiavismo. Un criminale va per forza incontro al carcere, ma non si deve arrivare mai ad offendere la sua umanità: spiare con la Web-Cam significa infrangere il diritto umano di ogni detenuto.
Daniele Barillà 38 anni, titolare di un negozio di articoli elettrici nel milanese è tornato in libertà dopo aver scontato 7 anni chiuso in cella per un' errore giudiziario. Barillà era stato condannato a Livorno a 15 anni di reclusione,
confermati in appello e anche in Cassazione con l'accusa di essere personaggio di spicco della malavita milanese,
implicato in un grosso traffico internazionale di sostanze stupefacenti. E’ uscito perché è stato assolto dalla corte
di appello di Genova, che aveva accolto la sua istanza di revisione del processo.
Otto anni fa Roberto Giannoni viene arrestato improvvisamente in piena notte con accuse infamanti. Il responsabile dell’agenzia di Sasseta della cassa di risparmio di Livorno, finisce dietro le sbarre di Sollicciano. Le accuse sono
di associazione a delinquere di stampo mafioso, reciclaggio, usura, estorsioni. Dieci mesi di carcere duro, regime
41 bis (massima sicurezza e alta sorveglianza per i boss di Cosa nostra). La vita si spezza e sparisce; la banca
dove lavori ti caccia, la fidanzata ti lascia, i genitori muoiono di crepa cuore: Roberto è il finanziario delle cosche!
Per anni si trascina nei tribunali, processi, pentiti “smemorati” e confusi, schizzi di fango, decine di milioni persi tra
avvocati e periti; tutto questo perché il Giannoni era un direttore di banca, dopo sei anni sei mesi e sei giorni è
stato assolto su richiesta della procura. La Corte di Appello di Firenze è stata chiamata a risarcire il Giannoni liquidandolo con una somma di denaro equivalente a “soli” 200 milioni: 150 milioni per i mesi trascorsi in carcere e 50
milioni per il danno morale patito. Una cifra ben lontana da quel miliardo che, con la nuova legge, lo Stato prevede
per le ingiustizie più gravi. Il Giannoni ha scritto un libro che ripercorre la vita in carcere(hotel Solliciano, 12 mesi in
una suite dello Stato a mezza pensione); l'incubo del processo, le umiliazioni sofferte appena uscito dal carcere di
Sollicciano, tornando ad essere un uomo libero.
Una ribellione avvenuta nel carcere di alta sicurezza di Papuda, a Brasilia, si è risolta con la morte di almeno 11
detenuti: tutti carbonizzati.
Maurizio Todaro era stato arrestato nel mese di luglio per scontare una condanna definitiva di 1 anno di reclusione
per furto ed era la sua prima esperienza carceraria. Maurizio Todaro aveva 34 anni ed è stato trovato morto all'interno della sua cella: si è suicidato probabilmente utilizzando strisce di stoffe ricavate da un asciugamano. Maurizio
è stato trovato alle 7.30 dagli agenti di polizia penitenziaria; secondo un primo parere del medico legale la morte
risalirebbe almeno a quattro ore prima del ritrovamento del corpo. L'ala dove è avvenuto il suicidio ospita in totale
167 detenuti.
Un tribunale distrettuale di Ocala (Florida) ha condannato a 6 mesi di reclusione George Finley che aveva picchiato
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a sangue il proprio cane, Yorkie, perché convinto fosse omosessuale, dopo averlo visto in presunte effusioni con un
altro animale maschio. Già alcune settimane prima l'uomo aveva colpito ripetutamente Yorkie con l'asta di un aspirapolvere fino a causargli una frattura cranica e poi aveva scagliato l'animale contro un albero. Il cane era sopravvissuto alle violenze ma era giunto in stato comatoso dal veterinario, che aveva dovuto sopprimerlo per evitargli ulteriori sofferenze..
Una lite tra due conviventi, scoppiata per futili motivi è finita in dramma. Questo è accaduto in pochi minuti a Ginosa
Marina, un piccolo centro a 40 chilometri da Taranto, dove in una animata discussione dei genitori, il bimbo di tre
anni muore per uno schiaffo. Durante la lite il bambino ha cominciato a piangere, la mamma lo ha preso in braccio, l’uomo ha tirato uno schiaffo che non sappiamo se era indirizzato alla donna o al piccolo. La gravità e la pesantezza del gesto ha fatto perdere l'equilibrio alla madre: il piccolo è caduto a terra, ha battuto la testa e ha perso i
sensi. La madre lo ha soccorso immediatamente ma è stato tutto inutile: con l'arrivo dell'ambulanza il bambino è
giunto cadavere all'ospedale di Massafra. Per il convivente della madre l'accusa è di omicidio preterintenzionale.
E' stato lui a sferrare lo schiaffo al bambino: "colpevole" di essersi messo a piangere spaventato dall'ennesimo litigio della coppia.
In Irak i bambini morti nell'ultimo mese del XX secolo sono più di otto mila. La carenza di medicinali e di approvvigionamenti alimentari determinati dall'embargo colpisce in modo particolare le fasce di età più deboli: bambini ed
anziani.
Più di 150 mila persone continuano a vivere nei campi profughi di Timor Ovest dopo la fuga dalla violenza di Timor
Est. Le condizioni della sanità nei campisti stanno deteriorando e le condizioni della sicurezza continuano ad essere "fragili".
Era da tempo .che quei ragazzi, tutti albanesi, guardavano storto M. C. 21 anni di Poggio a Caiano. Non c'era un
motivo particolare e il ragazzo era stanco di quell'atteggiamento nei suoi confronti. Così in discoteca aveva litigato
con quei ragazzi. All'uscita del locale M. C. è rimasto un po’ di tempo con gli amici finché non ha deciso di tornare
a casa e ad aspettarlo, nascosti nel buio del parcheggio, c'erano i cinque extracomunitari che l'anno aggredito picchiandolo con delle catene. Il ragazzo accompagnato all'ospedale aveva il viso tumefatto e i medici hanno dovuto
mettergli dei punti di sutura in varie parti del corpo.
Il boss Raffaele Cutolo, da 20 anni consecutivi rinchiuso in carcere, condannato a ben 5 ergastoli, potrà avere un
figlio.Il Ministero ha autorizzato l'inseminazione artificiale della moglie di Don Raffaele, Immacolata Iaconi. Don
Raffaele dalla sua doppia gabbia di sicurezza nel penitenziario di Belluno, ha sempre sperato di poter avere un figlio,
dopo la morte del suo primo nel 1992, Roberto Cutolo ucciso a Tradate, dove si trovava in soggiorno obbligato. Il
26 maggio dell'83 Don Raffaele si è sposato con Immacolata Iaconi nel super carcere dell'Asinara; un grande amore
quello tra il boss e la donna, un sentimento forte nonostante le sbarre e la lontananza imposta dalla reclusione.
Assieme i coniugi hanno agganciato una vera battaglia per diventare genitori che negli ultimi 10 anni hanno portato
una pioggia d'istanze. I Cutolo non si sono mai arresi e l'ennesima istanza presentata al tribunale di sorveglianza
di Venezia sembra abbia aperto uno spiraglio, tanto che anche negli ambienti giudiziari se ne parla. Da Roma non
si hanno delle certezza sui tempi, restano molto vaghi e ribadiscono soltanto che "l'orientamento" è comunque positivo.
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