Le poesie di Faber sulle magliette create dai detenuti | Geno

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Le poesie di Faber sulle magliette create dai detenuti | Geno
Le poesie di Faber sulle magliette create dai detenuti
di Giuseppe Filetto
A che bell´ò cafè, pure in carcere ò sanno fa ca ricetta ca Ciccirinella compagna di cella... Prima pagina, venti notizie,
21 ingiustizie Lo Stato che fa? Si costerna, s´indigna...
Dietro il portone marrone e pesante, da questa parte dove si dice ci sia ancora la
libertà, spesso rimangono speranze e sogni. Dall´altro lato delle grate queste
non filtrano. Però, qualche volta "succedono cose che uno non immagina,
iniziative che perfino ti appassionano, ti impegnano fino a ritrovare la speranza.
Quella che hai lasciato fuori". Come sedersi sui banchi di scuola anche a 50
anni, per seguire un corso di Grafica Pubblicitaria, imparare a stampare
magliette con incise le frasi delle canzoni-poesia di Fabrizio De Andrè. E se a
confessarlo è Giorgio Grasselli, detenuto a Marassi da 3 anni nella quinta ala di
massima sicurezza (quella destinata a chi è stato condannato per associazione
a delinquere o per partecipazione ad organizzazioni criminali) che fra un mese
potrà di nuovo lasciare il carcere, c´è da credergli. Fuori, a Genova, lo attendono
una moglie ed una figlia di 30 anni. E la possibilità di ripartire daccapo.
Ieri quel portone pesante e inquietante è stato varcato anche da Dori Ghezzi, che con Faber condivise quattro mesi di
"segregazione" sulle montagne di Orosei, il sequestro che poi ispirò la canzone "Hotel Supramonte". «Se oggi ci fosse lui,
saprebbe dire le parole giuste - ha precisato la compagna del cantautore genovese - anche noi abbiamo vissuto
un´esperienza peggiore del carcere, la prigionia ad opera dei banditi sardi. In quei giorni abbiamo apprezzato molto la libertà.
So cosa vuol dire perderla».
Cinquecento versi di poesia (come "Intellettuali d´oggi, dotti di domani, ridatemi il cervello che serve alle mie mani") hanno
ispirato otto carcerati ed oggi raccontano le esperienze di chi ha trovato la forza di lasciare la cella, anche se solo per poche
ore al giorno, e ritrovarsi in un´altra meno stretta: l´aula, il laboratorio comunque con le grate. Qui con i professori Mirella
Cannata, Francesco Fienga e Carlo Imparato, hanno raccolto tutti i versi che il cantautore del "Bombarolo" ha dedicato alla
prigione, comunque ad ogni forma di privazione della libertà. «Conoscevo personalmente Fabrizio, quando ancora non capivo
che razza di poeta era - dice Giorgio Grasselli - oggi, riascoltando le sue canzoni qua dentro, rimango colpito da frasi come
"Quello che non ho", la libertà; "Quello che non mi manca", dietro le sbarre c´è tanta amicizia e solidarietà».
«Fabrizio, segregato in un altro tipo di prigione qui vicino - ha proseguito Dori Ghezzi, riferendosi al cimitero di Staglieno - ha
dimostrato che la sua parola continua a percorrere tutte le strade possibili: è un faro inarrestabile». Un veicolo di
comunicazione pure su 500 t-shirt, messe a disposizione da Aura Aste della "Bottega Solidale": sono fabbricate in
Bangladesh, da cooperative ed aziende che impiegano materiale del posto, nel rispetto dell´ambiente e garantiscono guadagni
equi ai lavoratori.
Tutto questo grazie ad un progetto della scuola interna alla casa circondariale, gestita dall´Istituto Vittorio Emanuele-Ruffini.
Un programma di recupero e di reintegrazione portato avanti quasi con testardaggine dal preside Nicolò Scialfa e dal direttore
del carcere, Salvatore Mazzeo. Un progetto a cui ha creduto l´assessore Milò Bertolotto della Provincia; soprattutto la
Fondazione De Andrè.
L´esperienza di Marassi non è l´unica: già tre anni fa i detenuti-studenti da dietro le sbarre riuscirono a pubblicare una guida
turistica di Genova. Per due anni consecutivi hanno preparato spettacoli teatrali "Scatenati" e "Sono felice per te", che sono
stati messi in scena sia nel capoluogo ligure, sia a Torino.