Rapporto annuale 2012 - amnesty :: Rapporto annuale

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Africa Subsahariana
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DUEMILA
Nigeria
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AFRICA SUBSAHARIANA
GIUSTIZIA INTERNAZIONALE
A settembre, diversi funzionari di alto rango del governo libico del colonnello Gheddafi,
tra cui uno dei suoi figli, Saadi Gheddafi, raggiunto dalle sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sono entrati in Niger, dove sono stati accolti “per motivi umanitari” e posti “sotto sorveglianza”. A fine anno, nessuno figurava nei mandati d’arresto
emessi dalla Corte penale internazionale.
Nonostante le richieste del Consiglio di transizione nazionale libico, il Niger si è rifiutato
di restituire gli uomini alla Libia, sottolineando anche che avrebbe rispettato i propri impegni verso la giustizia internazionale, in caso di una richiesta di estradizione internazionale.
NIGERIA
REPUBBLICA FEDERALE DELLA NIGERIA
Capo di stato e di governo: Goodluck Jonathan
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 162,5 milioni
Aspettativa di vita: 51,9 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 137,9‰
Alfabetizzazione adulti: 60,8%
La situazione dei diritti umani della Nigeria si è deteriorata. Centinaia di persone sono
state uccise in tutto il paese nel contesto di violenze di matrice politica, comunitaria e
settaria, in particolare dopo le elezioni di aprile. Sono aumentati gli attacchi violenti attribuiti alla setta religiosa Boko haram, in cui sono rimaste uccise più di 500 persone.
La polizia si è resa responsabile di centinaia di uccisioni illegali, la maggior parte delle
quali non è stata indagata. Il sistema giudiziario è rimasto inefficace. Circa due terzi dei
reclusi nelle carceri erano ancora in attesa di processo. Nel braccio della morte c’erano
all’incirca 982 persone ma non ci sono state esecuzioni. Sono proseguiti in tutto il paese
gli sgomberi forzati e la violenza contro le donne è rimasta dilagante.
CONTESTO
All’annuncio di aprile della vittoria di Goodluck Jonathan alle elezioni presidenziali tenutesi nel paese, sono seguiti attacchi violenti e disordini, in cui hanno perso la vita
centinaia di persone. Il presidente ha convertito in legge diversi progetti legislativi, compresa la legge nazionale sui diritti umani, a febbraio; la legge sulla libertà di informazione, a maggio; la legge sulla difesa d’ufficio e quella sul terrorismo, a giugno.
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RAPPORTO 2012
Alla commissione nazionale sui diritti umani è stato conferito il potere di indagare le violazioni dei diritti umani e di visitare le stazioni di polizia e altri luoghi di detenzione. A
fine anno, tuttavia, i fondi destinati alla commissione non erano stati ancora erogati.
La corruzione è rimasta un fenomeno endemico. A novembre, il presidente ha destituito
la presidente della commissione sui reati economici e finanziari, sei mesi prima della
scadenza naturale del suo mandato, senza alcuna spiegazione. Ha inoltre approvato un
aumento di 12.500 naira (pari a 76 dollari Usa) del salario minimo mensile, portandolo
a 18.000 naira (117 dollari Usa). Le persone sfollate all’interno del paese erano 1,3
milioni.
UCCISIONI ILLEGALI E SPARIZIONI FORZATE
Le operazioni di polizia hanno continuato a essere caratterizzate da violazioni dei diritti
umani. Centinaia di persone sono rimaste vittime di uccisioni illegali, spesso prima o
durante arresti realizzati per strada. Altre sono state torturate a morte in detenzione di
polizia. Molte di queste uccisioni illegali potrebbero essere equiparabili a esecuzioni extragiudiziali. Molte persone sono scomparse mentre erano in custodia. Pochi sono stati
i poliziotti chiamati a rispondere del loro operato, negando la giustizia ai familiari delle
persone uccise o scomparse. Sempre più spesso i poliziotti agivano in borghese o con
uniformi prive di elementi identificativi, rendendo ancor più difficile per le persone sporgere denuncia contro singoli agenti.
Il 19 aprile, Chibuike Orduku è stato arrestato dalla polizia nella sua abitazione a Ubinini, nello stato di
Rivers, e detenuto assieme a tre uomini non identificati. Chibuike Orduku è stato visto per l’ultima volta
dalla sorella il 5 maggio. Aveva detto di essere stato torturato e che gli erano stati negati cibo e acqua.
Dei quattro uomini non si è più saputo nulla.
Il 2 novembre, poliziotti della squadra operativa rapida (Swift Operation Squad – Sos) di Port Harcourt
hanno ucciso tre uomini ad Abonnema Wharf e ne hanno arrestati altri quattro. Due sono stati in seguito
rilasciati mentre l’altro è rimasto in carcere. Testimoni oculari hanno affermato che il clima nella comunità
era tranquillo prima che arrivassero gli agenti. La polizia si è rifiutata di consegnare alle famiglie i cadaveri
dei tre uomini per la sepoltura. A fine anno non era stata condotta alcuna indagine.
Unità speciali, tra cui la squadra speciale antirapina e la Sos, hanno commesso una vasta
gamma di violazioni dei diritti umani. Agli inizi dell’anno, il governo dello stato di Bayelsa
ha istituito l’operazione “Famou tangbe”, in lingua locale “uccidi e getta via”, per combattere il crimine. Secondo le notizie ricevute, molti agenti legati all’operazione hanno
compiuto uccisioni illegali, torture, detenzioni e arresti arbitrari. È stato inoltre riferito che
durante la detenzione i sospettati non hanno avuto accesso ai loro avvocati o familiari.
Il 22 febbraio, Dietemepreye Ezonasa, uno studente di 22 anni, è stato arrestato nel contesto della “Famou
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tangbe” e condotto in una stazione di polizia. Il 27 febbraio, la polizia ha negato che si trovasse in custodia.
Da allora si sono perse le sue tracce.
L’11 maggio, Tochukwu Ozokwu, di 25 anni, è stato arrestato nell’operazione “Famou tangbe”. Il giorno
dopo i poliziotti gli hanno detto di gettarsi in un fiume altrimenti gli avrebbero sparato ma non sapeva
nuotare ed è morto annegato. Non è stata condotta alcuna indagine.
A settembre, il governo federale ha interrotto la “Famou tangbe”. Le violazioni dei diritti
umani commesse durante l’operazione non sono state indagate.
La polizia ha frequentemente disobbedito alle ordinanze dei tribunali.
La polizia si è rifiutata di rilasciare Mallam Aliyu Tasheku, sospettato di essere membro di Boko haram,
dopo che un tribunale gli aveva concesso la cauzione il 28 marzo. È stato infine rilasciato a luglio.
La polizia non ha provveduto a presentare Chika Ibeku, scomparso mentre era in custodia di polizia nell’aprile 2009, a un anno dall’ordinanza di tribunale che imponeva alla polizia di condurlo davanti alla
corte.
La maggior parte dei casi sono non è stata indagata ed è rimasta impunita. Alcuni familiari sono stati minacciati dopo che avevano cercato di ottenere giustizia.
Catherine Akor ha continuato a ricevere minacce di morte dopo aver fatto causa alla polizia per l’uccisione
illegale del figlio, Michael Akor, e di un suo amico, Michael Igwe, nel giugno 2009.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
Sono arrivate informazioni attendibili secondo cui la polizia ha torturato sistematicamente
persone sospettate al fine di estorcere confessioni, che venivano ammesse come prove
agli atti in tribunale, in violazione delle norme internazionali e nazionali.
BOKO HARAM
Sono aumentati gli attacchi violenti da parte di sospetti membri della setta religiosa
Boko haram, in cui sono state uccise più di 500 persone e che spesso hanno colpito
agenti di polizia e funzionari governativi. Da giugno, sono stati presi di mira bar e birrerie
nel nord delle Nigeria, uccidendo decine di persone. A fine anno, la situazione è peggiorata, con attentati dinamitardi e aggressioni ogni settimana. Il 31 dicembre, il presidente
ha dichiarato uno stato d’emergenza in alcune parti degli stati di Borno, Niger, Plateau
e Yobe.
Il 16 giugno, una bomba è esplosa nel parcheggio del quartier generale del corpo di polizia della Nigeria,
uccidendo almeno tre persone.
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Il 28 agosto, Boko haram ha fatto esplodere un ordigno nell’edificio delle Nazioni Unite ad Abuja, uccidendo
24 persone e ferendone almeno 80.
Il 4 novembre, almeno 100 persone sono rimaste uccise in una serie di esplosioni a Damaturu, capitale
dello stato di Yobe.
Il 25 dicembre, almeno 44 persone sono state uccise in quattro esplosioni; altre 37 persone sono state uccise e
più di 50 ferite nell’esplosione di una chiesa a Madalla, nello stato del Niger, causata da Boko haram. A Jos,
nello stato del Plateau, e a Damaturu, altre sette persone sono morte in seguito all’esplosione di alcuni ordigni.
A giugno, in risposta alla violenza, il governo federale ha istituito una task force militare
speciale (Joint task force - Jtf) a Maiduguri, formata da esercito, marina, aviazione e
agenti del dipartimento della sicurezza di stato e del corpo di polizia della Nigeria. Sono
aumentate in seguito le denunce di uccisioni illegali, arresti in retate, detenzioni arbitrarie e illegali, estorsioni e intimidazioni da parte delle forze di sicurezza, nello stato di
Borno. Centinaia di persone sono state arrestate. Il 25 dicembre, la commissione nazionale sui diritti umani della Nigeria ha espresso preoccupazione per il rischio di esecuzioni
extragiudiziali da parte delle forze di sicurezza nel nord della Nigeria.
Il 9 luglio, la Jtf ha transennato l’area di Kaleri Ngomari Custain, a Maiduguri, in seguito a un attacco
bomba di Boko haram. Secondo quanto riferito, passando di casa in casa, agenti della Jtf hanno freddato
almeno 25 persone. Molti uomini e ragazzi sarebbero scomparsi. La Jtf ha inoltre bruciato diverse case,
costringendo chi le abitava ad andarsene. Secondo le notizie ricevute, almeno 45 persone sono rimaste
ferite. Le forze di sicurezza avrebbero inoltre stuprato alcune donne.
Il 20 marzo, Sa’adatu Umar è stata arrestata a Bauchi e detenuta assieme ai suoi tre figli, tutti di età inferiore ai sei anni. Non è stata incriminata per alcun reato ed è rimasta detenuta illegalmente per diversi
mesi, secondo quanto riferito, perché suo marito era sospettato di appartenere a Boko haram. Il 17 ottobre,
un tribunale ha ordinato alla polizia di rilasciare la donna e i suoi figli e di pagarle un milione di naira (all’incirca 6200 dollari Usa) di danni.
Il governo non ha reso pubblici i risultati di un rapporto sugli scontri del luglio 2009 tra
Boko haram e le forze di sicurezza, in cui morirono più di 800 persone, compresi 24 poliziotti e il leader di Boko haram, Muhammad Yusuf. A luglio, cinque agenti sospettati
dell’esecuzione extragiudiziale Muhammad Yusuf sono stati incriminati per il suo omicidio e detenuti. A settembre è stato sottoposto al presidente un rapporto del comitato
presidenziale sulle operazioni di sicurezza nella zona del nord-est; ma non è stato reso
pubblico. Il senatore Ali Ndume, rappresentante del Borno-Sud e membro del comitato,
è stato arrestato a novembre e accusato ai sensi della legge sul terrorismo di occultamento di notizie e di aver procurato informazioni a un gruppo terrorista. A dicembre, è
stato rilasciato su cauzione.
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Il 17 settembre, Mallam Babakura Fugu, cognato di Muhammad Yusuf, è stato ucciso. Non è stata condotta
alcuna indagine e nessuno è stato assicurato alla giustizia.
A fine anno non era stato ancora esaminato un ricorso della polizia contro la decisione,
emanata nell’aprile 2010 dall’Alta corte dello stato di Borno, che le imponeva di pagare
un risarcimento ai familiari del padre di Mallam Babakura Fugu, Alhaji Baba Fugu, il
quale fu vittima di esecuzione extragiudiziale mentre era in custodia di polizia nel
2009.
VIOLENZA COMUNITARIA
Per tutto l’anno sono continuate le violenze intercomunitarie e settarie nella zona centrale
della Nigeria. L’incapacità delle autorità di impedire la violenza e di proteggere il diritto
alla vita delle persone ha provocato un’escalation di violenza. Nel solo stato di Plateau
sono morte più di 200 persone nel corso di scontri collegati alle annose tensioni e ai
conflitti sulla terra tra i diversi gruppi etnici. Secondo quanto riferito, il 18 gennaio, il
comandante della task force militare speciale dello stato di Plateau ha ordinato ai soldati
di sparare a vista.
Centinaia di persone sono rimaste uccise nel contesto di violenze di matrice politica in
tutta la Nigeria, prima, durante e dopo le elezioni parlamentari, presidenziali e statali di
aprile. Sono state registrate anche minacce e intimidazioni di natura politica. Il rapporto
del comitato presidenziale sulla violenza postelettorale, presentato al presidente a ottobre, non è stato reso pubblico. Il presidente del comitato ha sottolineato il clima di impunità presente in Nigeria come una delle principali cause.
Centinaia di persone sono state uccise nel corso di disordini e attacchi violenti nel nord e nel centro della
Nigeria, a seguito delle elezioni presidenziali. Secondo l’ispettore generale della polizia, solo negli stati di
Kaduna e Niger erano state uccise 520 persone.
IMPUNITÀ
Le forze di sicurezza hanno arrestato in retate decine di persone in relazione alle violenze
nel nord della Nigeria, ma pochi sono stati i casi che hanno portato a un procedimento
penale o a una condanna. Secondo le notizie ricevute, le precedenti commissioni di inchiesta sulle violenze nello stato di Plateau avrebbero individuato i nomi dei sospetti
perpetratori, ma durante l’anno non sono state avviate indagini penali.
SISTEMA GIUDIZIARIO
Il sistema giudiziario della Nigeria ha continuato a essere caratterizzato da risorse insufficienti, corruzione e generale sfiducia. Nei casi in cui erano state avviate indagini, queste
sono state spesso frettolose e prive di coordinamento. Le forze di sicurezza hanno fatto
di frequente ricorso ad arresti in retate invece di procedere ad arresti individuali, basati
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sul legittimo sospetto. Gli indiziati sono stati regolarmente sottoposti a trattamento crudele, disumano e degradante mentre erano in detenzione.
I procedimenti penali sono risultati lenti, lasciando la maggior parte dei prigionieri in
detenzione preprocessuale, in condizioni deplorevoli. Il 70 per cento dei 48.000 reclusi
del sistema penitenziario della Nigeria non era stato ancora processato. Molti erano in
attesa di un procedimento da anni. Pochi potevano permettersi un avvocato.
Ad agosto, il governo federale ha istituito un comitato sull’attuazione delle riforme del
sistema giudiziario con l’incarico di redigere documenti legislativi, linee guida e raccomandazioni e di darne attuazione entro 24 mesi.
PENA DI MORTE
Sono state condannate alla pena capitale 72 persone. Nel braccio della morte c’erano
circa 982 persone, tra cui 16 donne. È stata commutata la condanna a morte di 55 persone e 11 sono state graziate. Non ci sono state notizie di esecuzioni. Molti prigionieri
del braccio della morte erano stati condannati a seguito di processi platealmente iniqui
o dopo aver trascorso oltre un decennio in attesa del processo.
A giugno, il campo di applicazione della pena di morte è stato esteso a chi appoggia il
terrorismo provocando vittime. Le disposizioni stabilite dalla legge sul terrorismo sono
risultate imprecise, troppo vaghe e non in linea con gli standard internazionali sui diritti
umani relativi alle debite procedure, alla legittima privazione della libertà e al processo
equo.
A ottobre, Mohammed Bello Adoke, procuratore generale della federazione e ministro della
Giustizia, ha dichiarato che la Nigeria aveva introdotto una moratoria ufficiale sulle esecuzioni. Tuttavia, la dichiarazione non ha trovato conferma in nessuna gazzetta ufficiale.
SGOMBERI FORZATI
Sono proseguiti in tutta la Nigeria gli sgomberi forzati senza una reale consultazione con
le persone interessate, adeguato preavviso, compensazione o sistemazione alternativa.
Più di 200.000 persone hanno continuato a vivere a rischio di essere sgomberate con la
forza dalle loro comunità sul lungomare di Port Harcourt, nello stato di Rivers.
Il 25 giugno, centinaia di persone sono state sgomberate con la forza e almeno una persona è rimasta uccisa quando la task force sui servizi igienico-ambientali, accompagnata da poliziotti armati e soldati, ha
raso al suolo alcune strutture nell’insediamento e il mercato di Panteka nel Territorio della capitale federale.
Secondo quanto riferito, la polizia ha sparato in aria, incendiato edifici e arrestato le persone che cercavano
di fuggire. Gli abitanti hanno dichiarato che non era stato dato alcun preavviso prima dell’operazione.
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Non è stata condotta alcuna indagine sulla sparatoria del 2009 contro almeno 12 persone, sul lungomare
di Bundu, a Port Harcourt, quando le forze di sicurezza aprirono il fuoco su persone che protestavano pacificamente contro il progetto di demolizione delle loro abitazioni.
VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE
Violenza domestica, stupri e altre forme di violenza sessuale contro donne e ragazze da
parte di agenti statali sono rimasti dilaganti. Le autorità hanno di fatto fallito nel prevenire
e affrontare la violenza sessuale o nell’assicurare alla giustizia i responsabili.
DIRITTI DEI MINORI
Dodici dei 36 stati della Nigeria non avevano ancora approvato la legge sui diritti dei
minori. La polizia ha frequentemente arrestato e detenuto illegalmente minori, compresi
quelli che vivevano per strada e altri considerati vulnerabili. Minori hanno continuato a
essere detenuti assieme agli adulti nelle celle della polizia e nelle carceri. L’unico carcere
minorile funzionante nel paese era sovraffollato.
Non sono state condotte indagini sullo scontro violento avvenuto il 29 dicembre 2009 a
Bauchi, nel quale rimasero uccisi 22 minori. Secondo le notizie ricevute, molti erano
stati vittime degli spari della polizia.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
È emerso un sistema di intimidazioni e attacchi nei confronti di difensori dei diritti umani
e giornalisti, in cui molti di loro sono stati minacciati, percossi o arrestati dalla polizia e
dalle forze di sicurezza. Sempre più spesso i politici si sono serviti della loro influenza
per ottenere l’arresto di persone che criticavano le autorità.
A gennaio, Patrick Naagbanton, coordinatore del Cehrd, una Ngo per i diritti umani nigeriana, è stato più
volte minacciato di morte.
Il 9 novembre, Justine Ijeoma, direttore dell’Ngo Fondazione per i diritti umani, lo sviluppo e l’ambiente
(Human rights social development and environmental foundation – Hursdef), è stato arrestato dopo che
era intervenuto per fermare un agente di polizia che picchiava una donna. È stato rilasciato dopo essere
rimasto detenuto per diverse ore. Durante tutto l’anno, assieme al suo staff, aveva ricevuto minacce da
parte della polizia.
A ottobre, Osmond Ugwu, un difensore dei diritti umani dello stato di Enugu, e Raphael Elobuike sono stati
arrestati a un comizio sindacale pacifico a Enugu, dopo che avevano partecipato a una campagna per
l’applicazione del salario minimo. I due sono stati in seguito incriminati per cospirazione e tentato omicidio.
A dicembre, il procuratore generale si è presentato in tribunale per opporsi personalmente alla richiesta
di cauzione. Il giudice ha aggiornato la sentenza sulla cauzione a gennaio 2012.
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RAPPORTO 2012
DELTA DEL NIGER
Nonostante l’amnistia presidenziale del 2009 concessa ai membri di gruppi armati, le bande
criminali hanno continuato a rapire lavoratori petroliferi e ad attaccare gli impianti. Le forze
di sicurezza, compresi militari, hanno continuato a commettere violazioni dei diritti umani.
Non sono state condotte indagini sul raid della Jtf nella comunità di Ayokoromo nel 2010, in cui rimasero
uccise circa 51 persone, bambini compresi, e furono rase al suolo almeno 120 abitazioni.
L’inquinamento e i danni ambientali causati dall’industria petrolifera hanno continuato
ad avere gravi conseguenze sulla vita e sui mezzi di sostentamento degli abitanti. Tuttavia, le comunità colpite hanno continuato a non avere accesso a informazioni di vitale
importanza riguardo all’impatto sull’area dell’industria petrolifera.
Le leggi e i regolamenti ambientali hanno trovato scarsa applicazione, in parte a causa
dei conflitti d’interesse che vedevano compromesse le agenzie governative.
La comunità di Bodo ha citato in giudizio presso l’Alta corte del Regno Unito la Shell Petroleum Development
Company, chiedendo un risarcimento e una bonifica ambientale a seguito di due gravi fuoriuscite di greggio
nel 2008.
Ad agosto, il programma ambientale delle Nazioni Unite ha rivelato le devastanti conseguenze umane e
ambientali di decenni di fuoriuscite di greggio nell’Ogoniland. Il rapporto rilevava che la contaminazione
era stata diffusa e grave e che gli abitanti del Delta del Niger erano stati esposti all’inquinamento per
decenni.
Il 20 dicembre, secondo la Shell “meno di 40.000 barili” di greggio sono fuoriusciti nell’oceano Atlantico,
al largo della sua piattaforma petrolifera di Bonga.
DIRITTI DI PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI E TRANSGENDER
Sono proseguite le violazioni dei diritti umani contro persone sospettate di relazioni omosessuali o con identità di genere non convenzionale. A dicembre, il senato ha approvato un
disegno di legge che impone 14 anni di carcere per i matrimoni omosessuali. Qualsiasi persona che “sia testimone, fiancheggi e contribuisca alla celebrazione di un matrimonio o
unione omosessuale” o “sostenga” i gruppi gay e i loro “cortei o raduni” può incorrere in
una sentenza di carcerazione di 10 anni. La stessa pena è applicabile a una “manifestazione
pubblica di una relazione amorosa omosessuale” e a chiunque registri circoli e organizzazioni gay che tutelano i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato la Nigeria tra gennaio e febbraio, a maggio, tra giugno e luglio, ad agosto, ottobre, novembre e dicembre.
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AFRICA SUBSAHARIANA
Loss of life, insecurity and impunity in the run-up to Nigeria’s elections (AFR
44/005/2011)
Nigeria: Human rights agenda 2011-2015 (AFR 44/014/2011)
The True “Tragedy”: Delays and failures in tackling oil spills in the Niger Delta (AFR
44/018/2011)
RUANDA
REPUBBLICA DEL RUANDA
Capo di stato: Paul Kagame
Capo del governo: Pierre Damien Habumuremyi
(subentrato a Bernard Makuza a ottobre)
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Popolazione: 10,9 milioni
Aspettativa di vita: 55,4 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 110,8‰
Alfabetizzazione adulti: 70,7%
È aumentato il numero di persone perseguite dalle autorità per aver criticato le politiche
del governo e delle detenzioni illegali. La libertà di espressione ha continuato a essere
limitata, malgrado progetti di riforma della legislazione in materia. I politici dell’opposizione e i giornalisti arrestati durante le elezioni del 2010 sono stati giudicati colpevoli a
seguito di processi iniqui, per accuse di matrice politica.
CONTESTO
La situazione dei diritti umani del Ruanda è stata analizzata secondo l’Esame periodico
universale delle Nazioni Unite a gennaio. Il governo ha recepito la maggior parte delle
raccomandazioni, comprese quelle di rivedere la legislazione vigente per tutelare la libertà di espressione. Il governo ha respinto le raccomandazioni di indagare sui casi di
detenzioni e arresti arbitrari, compresi quelli che potrebbero costituire sparizioni forzate,
sostenendo che gli arresti illegali erano pochi e che i funzionari responsabili erano stati
chiamati a risponderne.
Le preoccupazioni relative alla sicurezza si sono intensificate nel corso dell’anno, a seguito di eventi come gli attentati del 2010, le divisioni intestine al partito di governo
Fronte patriottico ruandese (Rwandan Patriotic Front – Rpf) e il malcontento dei sostenitori di Laurent Nkunda, ex leader del Congresso nazionale per la difesa del popolo.
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