Rapporto annuale 2011 - amnesty :: Rapporto annuale

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DUEMILA
NIGERIA
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PENA DI MORTE
A seguito dell’esecuzione di 18 africani, tra cui tre cittadini nigerini, avvenuta in Libia
a maggio, il presidente del Niger ha incontrato il leader libico Mu’ammar al-Gheddafi, il
quale avrebbe acconsentito a fermare le esecuzioni dei cittadini del Niger. Hanno inoltre
discusso della commutazione in ergastolo delle sentenze di 22 cittadini nigerini condannati a morte in Libia e del loro rimpatrio per scontare le condanne.
RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Niger: Submission to the UN Universal Periodic Review, January 2011 (AFR
43/001/2010).
Mali-Mauritania-Niger: Amnesty International calls for the release of all hostages held
by Al Qa’ida in the Islamic Maghreb (AFR 05/004/2010)
Niger: Une opportunité historique pour abolir la peine de mort (AFR 43/002/2010)
NIGERIA
REPUBBLICA FEDERALE DELLA NIGERIA
Capo di stato e di governo: Goodluck Jonathan
(subentrato a Umaru Musa Yar’Adua a febbraio)
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 158,3 milioni
Aspettativa di vita: 48,4 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 190/184‰
Alfabetizzazione adulti: 60,1%
La polizia ha continuato a commettere violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni illegali,
torture e altri maltrattamenti e sparizioni forzate. Il sistema giudiziario è risultato sottofinanziato e caratterizzato da ritardi. Le prigioni erano sovraffollate; la maggioranza dei reclusi erano detenuti in attesa di processo, alcuni da molti anni. Il braccio della morte
contava all’incirca 920 persone, molte condannate al termine di processi iniqui. Non ci
sono state notizie di esecuzioni. La situazione della sicurezza nel Delta del Niger è peggiorata nel corso dell’anno. Difensori dei diritti umani e giornalisti hanno continuato a subire intimidazioni e vessazioni. La violenza sulle donne è rimasta diffusa e il governo non
ha provveduto a tutelare i diritti dei minori. In tutto il paese sono proseguiti gli sgomberi
forzati.
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CONTESTO
Il presidente Umaru Musa Yar’Adua è morto a maggio a seguito di una lunga malattia ed
è stato sostituito da Goodluck Jonathan, il vicepresidente, che ha assunto la presidenza
a febbraio.
Il presidente della commissione elettorale nazionale indipendente (Independent National
Electoral Commission – Inec) è stato rimosso dall’incarico ad aprile e sostituito a giugno.
Le elezioni sono state fissate per gennaio 2011, ma in seguito rinviate ad aprile 2011.
Le diffuse violenze politiche collegate alle elezioni previste per il 2011 hanno causato
decine di morti. Tra le persone uccise figuravano alcuni candidati, i loro familiari e sostenitori.
Il 31 dicembre, almeno 13 persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite
nell’esplosione di una bomba all’interno della caserma militare di Sani Abacha, ad Abuja,
la capitale.
STATO DI PLATEAU
Tra il 17 e il 20 gennaio, più di 300 persone sono rimaste uccise nel corso di violenze
di matrice religiosa e politica nella città di Jos, nello stato di Plateau, e nei dintorni;
oltre 10.000 persone sono rimaste sfollate e migliaia di negozi e abitazioni sono stati
distrutti. Il 7 marzo più di 200 tra uomini, donne e bambini sono stati uccisi da uomini
armati, dopo che i villaggi di Dogo Nahawa, Zot e Ratsat erano stati attaccati. Case e
proprietà sono state bruciate e migliaia di persone sono rimaste sfollate.
Almeno tre bombe sono esplose a Jos e nei dintorni il 24 dicembre, uccidendo 80 persone
e ferendone molte di più. Le esplosioni hanno innescato ulteriori violenze nella città e nella
zona, causando decine di morti e molti altri feriti, oltre alla distruzione di diversi edifici.
Una commissione di consultazione presidenziale istituita a febbraio per indagare sulle
violenze ha riferito al presidente Jonathan ad agosto. Egli si è impegnato a dare attuazione alle raccomandazioni espresse dalla commissione, ma il rapporto non è stato reso
pubblico. Anche risultati di precedenti inchieste sulle violenze del 2008, alla fine del
2010 non erano stati ancora resi pubblici.
BOKO HARAM
Tra luglio e dicembre, più di 30 persone sono state uccise nello stato di Borno, da persone
che si ritiene siano membri della setta religiosa conosciuta come Boko Haram. Molti degli
attacchi hanno preso di mira la polizia. Sei persone sono rimaste uccise il 24 dicembre,
quando sospetti membri di Boko Haram hanno attaccato due chiese a Maiduguri.
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A ottobre, centinaia di soldati sono stati schierati nello stato di Borno. Il 22 novembre,
un portavoce della polizia ha annunciato che più di 170 persone erano state arrestate
nelle precedenti sei settimane. Molte sono state trasferite ad Abuja; a fine anno la maggior
parte si trovava ancora in custodia di polizia e non erano ancora comparse in tribunale.
Il 31 dicembre, la polizia ha annunciato di aver arrestato altre 92 persone sospettate di
essere membri di Boko Haram.
Presunti appartenenti a Boko Haram hanno inoltre condotto attacchi negli stati di Bauchi
e Yobe, uccidendo almeno cinque poliziotti. A settembre, un gruppo di presunti membri
di Boko Haram ha attaccato la prigione federale di Bauchi e liberato oltre 700 reclusi,
compresi all’incirca 123 membri della setta.
Una commissione istituita nell’agosto 2009 per indagare sulla crisi innescata da Boko
Haram nel luglio 2009, in cui erano morte oltre 700 persone, non ha reso noti i propri
risultati nel corso dell’anno. Ad aprile, l’Alta corte dello stato di Borno ha ordinato alla
polizia di pagare i danni per il caso di Alhaji Baba Fugu, vittima di esecuzione extragiudiziale mentre era in custodia di polizia, durante la crisi del 2009. A fine anno, il ricorso
presentato dalla polizia contro la decisione non era stato ancora esaminato.
STATO DI ABIA
Bande criminali hanno rapito dozzine di persone nello stato di Abia, compresi bambini,
talvolta per un riscatto di appena 10.000 naira (circa 65 dollari Usa). Secondo l’Associazione medica nigeriana, sono stati rapiti 21 medici. Il 29 settembre, nello stato di
Abia è stato schierato l’esercito. Il 12 ottobre, la taskforce congiunta (Joint Task Force
– Jtf), che riuniva truppe dell’esercito, della marina, dell’aviazione e della polizia mobile,
ha dichiarato di aver ucciso in scontri a fuoco 172 presunti membri di bande di rapitori
e di averne arrestati 237. Ngo hanno calcolato che nel corso dell’anno, nello stato di
Abia, le forze di sicurezza avevano ucciso centinaia di persone.
UCCISIONI ILLEGALI E SPARIZIONI FORZATE
A febbraio, alcuni ministri del governo hanno chiesto una riforma del corpo di polizia
della Nigeria e il miglioramento dei meccanismi di denuncia. Tuttavia, non sono stati
adottati provvedimenti a riguardo.
All’interno della polizia non è mutato l’atteggiamento di diffuso spregio dei diritti umani
e delle debite procedure. Centinaia di persone sono state uccise dalla polizia nel corso
dell’anno, molte illegalmente, prima o durante l’arresto, per strada o a posti di blocco,
o successivamente sotto la custodia della polizia. Molte altre sono scomparse dopo l’arresto. Un’alta percentuale di queste uccisioni illegali avrebbero le caratteristiche di esecuzioni extragiudiziali. La maggior parte dei responsabili sono rimasti impuniti. A maggio,
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l’Ngo Difesa legale e progetto di assistenza (Legal Defence and Assistance Project –
Ledap) ha calcolato che nel 2009 la polizia aveva ucciso almeno 1049 persone.
A gennaio, a un posto di blocco a Ilorin, nello stato di Kwara, alcuni poliziotti hanno sparato a una madre
che allattava e alla sua bambina di otto mesi, uccidendole. Quattro poliziotti sono stati arrestati.
Ad aprile, la polizia ha aperto il fuoco contro alcuni manifestanti ad Ajegunle, a Lagos, uccidendo quattro
persone. I manifestanti stavano protestando per la morte di Charles Okafor, dopo che la polizia lo aveva
picchiato durante un raid in un locale, dove egli stava guardando una partita di calcio.
A giugno, il vicesovrintendente della polizia Boniface Ukwa è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da alcuni
poliziotti a un posto di blocco a Enugu. Era fuori servizio e non vestiva l’uniforme. La polizia ha poi sostenuto
che era rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con alcuni rapitori.
Per alcuni casi giudiziari, la polizia ha dovuto pagare risarcimenti, come per quello relativo alla morte di Kausarat Saliu, una bambina di tre anni uccisa nell’aprile 2009 a un
posto di blocco a Lagos, mentre viaggiava a bordo di un pullman con i suoi genitori.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
La polizia ha regolarmente torturato persone sospettate, compresi minori. A marzo, il
procuratore generale e il ministro della Giustizia federali hanno accettato ufficialmente
la bozza del piano contro la tortura. Non sono stati avviati altri provvedimenti.
I detenuti sono stati regolarmente trattenuti dalla polizia per periodi più lunghi delle 48
ore stabilite dalla costituzione prima di essere condotti davanti a un giudice; spesso per
settimane e perfino mesi.
Shete Obusoh e Chijioke Olemeforo sono stati arrestati da agenti della squadra speciale antirapina il 4 ottobre e hanno trascorso 17 giorni in custodia di polizia prima di essere portati in tribunale, per poi essere
rimandati in carcere il 21 ottobre. I due hanno dichiarato che durante questo periodo erano stati tenuti appesi al soffitto nella stazione di polizia e picchiati con i calci delle pistole e con i machete.
SISTEMA GIUDIZIARIO
Il 70 per cento della popolazione carceraria, composta da quasi 48.000 reclusi era costituito da detenuti in attesa di processo. Molti attendevano da anni in condizioni spaventose. Pochi hanno potuto permettersi un avvocato e la consulenza legale d’ufficio,
sovvenzionata dal governo, disponeva soltanto di 122 avvocati per l’intero paese.
Alla fine dell’anno, la maggior parte dei progetti di riforma del settore della giustizia giacevano in attesa di approvazione da parte dell’assemblea nazionale. È andato avanti l’iter
per una bozza legislativa finalizzata a rafforzare la commissione nazionale sui diritti
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umani ma a fine anno non era stata ancora inviata al presidente per la ratifica.
I tribunali hanno continuato a essere caratterizzati da ritardi.
Ad agosto, l’Alta corte federale di Port Harcourt ha ordinato alla polizia di far comparire Chika Ibeku, dichiarando che la sua detenzione senza accusa o cauzione era illegale. Sono trascorsi altri tre mesi prima
che la corte emettesse l’ordinanza e avviasse la notifica agli ufficiali di polizia. L’istanza di habeas corpus
era stata presentata dall’Istituto per i diritti umani dell’ordine degli avvocati della Nigeria nel maggio 2009.
PENA DI MORTE
Nel braccio della morte rimanevano all’incirca 920 persone, tra cui otto donne, 10 prigionieri ultrasettantenni e più di 20 minorenni all’epoca del reato. Non ci sono state notizie di esecuzioni. Molti reclusi del braccio della morte erano stati condannati alla pena
capitale a seguito di processi clamorosamente iniqui o avevano trascorso più di un decennio in carcere in attesa del processo.
A seguito di incontri del consiglio di stato e del consiglio economico nazionale, tenutisi
ad aprile e giugno, presieduti rispettivamente dal presidente e dal vicepresidente, i governatori degli stati hanno annunciato la loro intenzione di riesaminare tutti i casi dei
prigionieri del braccio della morte e di firmare ordini di esecuzione, allo scopo di ridurre
la congestione delle carceri.
DELTA DEL NIGER
La situazione della sicurezza, migliorata grazie all’amnistia presidenziale concessa nel
2009 ai membri di gruppi armati, è di nuovo peggiorata alla fine del 2010. Gruppi armati
e bande hanno rapito decine di lavoratori del settore petrolifero e i loro familiari, bambini
compresi, e hanno attaccato diversi impianti. Le forze di sicurezza, compresi i militari,
hanno continuato a commettere violazioni dei diritti umani nel Delta del Niger, come
esecuzioni extragiudiziali, torture e altri maltrattamenti e distruzione di abitazioni.
Il 1° dicembre, a seguito di combattimenti tra la Jtf e un gruppo armato nello stato del
Delta, la Jtf ha distrutto completamente la vicina comunità di Ayokoromo. Almeno 120
abitazioni sono state rase al suolo. La Jtf ha sostenuto che erano rimasti uccisi nove abitanti del villaggio, ma i leader della comunità e le Ngo hanno dichiarato che i morti erano
51 e tra loro c’erano donne e bambini.
A gennaio, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Movement for the
Emancipation of the Niger Delta – Mend) ha interrotto il cessate il fuoco, in vigore dall’ottobre 2009. A marzo sono esplosi due ordigni a Warri, nello stato del Delta, che hanno
ucciso almeno una persona. A ottobre, tre autobomba sono esplose ad Abuja, nel bel
mezzo delle celebrazioni per l’anniversario dell’indipendenza della Nigeria, uccidendo
12 persone. Il Mend ha rivendicato gli attentati.
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A gennaio, due lavoratori dell’impianto di gas della Chevron di Escravos, nello stato del Delta, sono stati
uccisi a colpi d’arma da fuoco. Membri della Jtf, che stavano sorvegliando la struttura, a quanto pare, passavano in auto e hanno aperto il fuoco, mentre i lavoratori stavano uscendo dall’impianto. La Chevron ha
risarcito le famiglie dei due uomini ma ha negato qualsiasi sua responsabilità per le uccisioni.
L’inquinamento e i danni ambientali causati dall’industria petrolifera hanno continuato ad
avere un grave impatto sulle persone che abitano nel Delta del Niger. La normativa in materia di tutela ambientale è stata scarsamente applicata. Le agenzie governative che avrebbero dovuto farla rispettare sono risultate inefficaci e, in alcuni casi, compromesse da
conflitti d’interesse. Alle comunità del Delta del Niger è stato frequentemente negato l’accesso a informazioni essenziali riguardo all’impatto dell’industria petrolifera sulle loro vite.
Il 1° maggio, petrolio greggio, fuoriuscito da un oleodotto di una piattaforma marina della ExxonMobil di
Qua Iboe, ha raggiunto le spiagge della comunità di Ibeno, stato di Akwa Ibom.
VIOLENZA SULLE DONNE
La violenza sulle donne è rimasta molto diffusa, con casi di violenza domestica, stupri e
altre forme di violenza sessuale da parte di funzionari statali e cittadini privati. Le autorità
hanno costantemente fallito nell’esercitare la diligenza dovuta nel prevenire e affrontare
la violenza domestica sia da parte di attori statali che non statali, contribuendo a determinare una radicata cultura dell’impunità.
Maryam Mohammed Bello e Halima Abdu sono comparse in tribunale a febbraio e sono state mandate in
carcere, dopo aver trascorso un anno in custodia di polizia a Maiduguri, dove hanno dichiarato di essere
state ripetutamente stuprate. Entrambe sono rimaste incinte mentre erano in detenzione. A ottobre, hanno
ottenuto la libertà provvisoria.
DIRITTI DEI MINORI
Alla fine dell’anno, 12 dei 36 stati nigeriani non avevano ancora approvato la legge sui
diritti dei minori. I minorenni venivano abitualmente detenuti assieme agli adulti nelle
guardine della polizia e nelle celle delle prigioni. L’unico dei tre carceri minorili del paese
in funzione era sovraffollato, con all’incirca 600 minorenni trattenuti in strutture costruite
per ospitarne 200.
I provvedimenti del governo per i minori senza tetto e per i più vulnerabili sono stati inadeguati, con oltre un milione di bambini di strada in tutto il paese.
Alla fine del 2010, non era stata avviata alcuna indagine sui violenti scontri che avevano
coinvolto la setta islamica di Kala-Kato, il 29 dicembre 2009 nel Bauchi, nei quali erano
morte 38 persone, tra cui 22 bambini. Secondo quanto riferito, molte erano state uccise
dalla polizia.
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LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
Difensori dei diritti umani e giornalisti hanno continuato a subire intimidazioni e vessazioni, molti sono stati minacciati e percossi dalla polizia e dalle forze di sicurezza e almeno due sono stati uccisi in circostanze controverse. Alla fine dell’anno, non era stato
ancora approvato dall’assemblea nazionale, il disegno di legge sulla libertà di informazione, presentato nel 1999.
A marzo, il tribunale della sharia di Magajin Gari, a Kaduna, ha ordinato al Congresso per i diritti civili
(Civil Rights Congress – Crc) di sospendere il proprio forum online sul dibattito riguardo all’amputazione
della mano destra di Mallam Bello Jangebe, avvenuta 10 anni prima.
Il 24 aprile, Edo Sule Ugbagwu, un noto corrispondente giudiziario per il quotidiano The Nation, è stato
ucciso a Lagos da uomini armati non identificati. A fine anno, nessuno era stato portato davanti alla giustizia
per il suo omicidio.
Il 29 dicembre, l’attivista per i diritti umani Chidi Nwosu è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da uomini
armati non identificati nella sua casa, nello stato di Abia. Era presidente della Fondazione per i diritti
umani, la giustizia e la pace (Human Rights, Justice and Peace Foundation – Hrjpf) ed era conosciuto per
il suo lavoro contro la corruzione e le violazioni dei diritti umani.
SGOMBERI FORZATI
Gli sgomberi forzati sono continuati in tutta la Nigeria e condotti senza una reale consultazione, adeguata notifica e risarcimento o garanzie di una sistemazione alternativa.
Più di 200.000 persone sono rimaste a rischio di sgombero forzato a Port Harcourt, nello
stato di Rivers, per i piani del governo statale di smantellare le comunità residenti sul
lungomare della città.
Il 23 dicembre, poliziotti armati hanno aperto il fuoco durante uno sgombero forzato nella comunità di Makoko,
a Lagos, uccidendo almeno una persona e ferendone molte altre. La polizia stava affiancando la task force
ambientale dello stato di Lagos, la brigata “calcio all’indisciplina” (Kick Against Indiscipline – Kai), nella
demolizione di edifici della zona. Era la seconda volta nel 2010 che i residenti di Makoko affrontavano lo
sgombero forzato dalle loro abitazioni. Ad aprile, la Kai aveva sgomberato con la forza centinaia di persone.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato la Nigeria a marzo, aprile e ottobre.
Nigeria: Provisions of the “Prevention of Terrorism Bill 2009” are incompatible with Nigeria’s human rights obligations: Briefing to the National Assembly (AFR 44/005/2010)
Nigeria: Amnesty International, Human Rights Watch and Nigerian civil society groups
call on state governments not to resume the execution of prisoners (AFR 44/010/2010)
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RAPPORTO 2011
Nigeria: “Just move them” – forced evictions in Port Harcourt (AFR 44/017/2010)
Nigeria: 50 Years of Independence: Making human rights a reality (AFR 44/021/2010)
Nigeria: Port Harcourt demolitions: Excessive use of force against demonstrators (AFR
44/022/2010)
Nigeria: Police must immediately account for disappeared detainee (AFR 44/029/2010)
Nigeria: Activists assaulted and illegally detained by Nigerian police, 8 aprile 2010
Nigeria: Amnesty International condemns ban on internet debate, (AFR 44/002/2010)
Nigeria: Governor “threatens to execute inmates” to ease prison congestion, 21 aprile
2010
RUANDA
REPUBBLICA DEL RUANDA
Capo di stato: Paul Kagame
Capo del governo: Bernard Makuza
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Popolazione: 10,3 milioni
Aspettativa di vita: 51,1 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 167/143‰
Alfabetizzazione adulti: 70,3%
Le autorità hanno limitato la libertà di espressione e associazione prima delle elezioni
presidenziali di agosto. I mezzi d’informazione che avevano criticato il governo sono stati
chiusi e i loro direttori sono fuggiti dal paese. Difensori dei diritti umani hanno subito
intimidazioni. Indagini relative a omicidi sono risultate inadeguate. Ufficiali militari di
alto rango sono stati detenuti senza processo. Alcuni miglioramenti nel sistema giudiziario sono stati oscurati da leggi che consideravano reato il dissenso. Nessun paese ha
estradato in Ruanda persone sospettate di genocidio.
CONTESTO
Un giro di vite sulla libertà di espressione e di associazione prima delle elezioni presidenziali di agosto ha impedito ai nuovi partiti dell’opposizione di schierare loro candidati.
Il presidente Paul Kagame è stato rieletto con il 93 per cento dei voti.
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