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L’editoriale - QT n. 12, 14 giugno 2003
Illegittima difesa
Il dilagare dell’eccesso di legittima difesa: nei dibattiti, nella politica, nelle relazioni internazionali.
di Renato Ballardini
La biblica legge del taglione, "occhio per occhio, dente per dente", era già un bel progresso rispetto alla vendetta illimitata che
vigeva prima della sua proclamazione. Stabiliva cioè un principio di equivalenza fra l’offesa e la punizione, la quale, per essere
giusta, non poteva eccedere i limiti dell’aggressione. L’evangelico "porgete l’altra guancia" è con tutta evidenza un precetto di
santità, non recepibile nel diritto comune; la cui evoluzione è andata via via raffinando la legge del taglione concependo
sanzioni commisurate all’offesa, però non più corporali, tranne il caso, di truce sapore primitivo, della pena di morte, ancora
sopravvissuta in ordinamenti anche di avanzata civiltà.
In parallelo è andato affermandosi il principio della legittima difesa. "Vim vi repellere licet" - affermavano già gli antichi
romani: è lecito respingere la violenza con eguale violenza. Ma attenti: la difesa violenta per essere legittima deve essere per
intensità pari alla violenza dell’offesa e per destinazione rivolta a neutralizzarla. E ciò vale sia per il caso che l’aggressione
consista in una violenza fisica, sia per il caso di una violenza verbale.
Ebbene, a me pare che viviamo tempi in cui tale principio di civiltà giuridica sia gravemente negletto. Nelle piccole e nelle
grandi vicende del mondo.
Un tal Giampiero Brunetta, intellettuale di destra e parlamentare di Forza Italia, partecipando ad una trasmissione televisiva,
al conduttore che gli aveva rivolto una domanda imbarazzante, rispondeva con incontrollata ira insultandolo, lasciando la sua
povera vittima esterrefatta e balbettante.
Certo Carlo Pelanda, pure giornalista ed intellettuale di destra, nel corso di altra trasmissione di una emittente veneta, ad una
domanda insensata postagli da un islamico presente, d’impeto si alzava ed avvicinatosi al suo interlocutore gli menava un
sonoro ceffone. Il ben noto Mughini, già militante nell’estrema sinistra ed oggi anch’egli giornalista ed intellettuale della
destra, essendo conduttore di "Prima pagina" su Rai 3, al signor Cunego che telefonando da Trento aveva osato contestargli
una sua affermazione, ha reagito interrompendolo e coprendolo di colleriche contumelie. Tre episodi, verificatisi in un breve
arco di tempo, nei quali persone "studiate" hanno avuto una reazione difensiva di una violenza verbale clamorosamente
sproporzionata. Rivelatori, nella loro significativa contestualità, di una allarmante intolleranza che connota la dilagante
cultura della destra, che in Giuliano Ferrara e don Baget Rozzo ha i suoi degni campioni.
In queste ultime settimane le cronache hanno riferito di tre episodi di commercianti vittime di rapine che hanno reagito
uccidendo i rapinatori. Nell’ultimo, in modo particolare, il commerciante ha inseguito il rapinatore sparandogli alle spalle.
Riportando il fatto, i notiziari televisivi hanno riportato le dichiarazioni di persone solidali con l’omicida e, ciò che turba
anche di più, di rappresentanti della categoria che annunciavano manifestazioni contro i pubblici ministeri che avessero osato
perseguire il commerciante. Dunque la minaccia armata al patrimonio giustificherebbe la soppressione della vita del
rapinatore. In tal modo la legittima difesa si espande fino a diventare giustizia privata con anche la reintroduzione della pena
capitale inutilmente bandita dalla Costituzione.
Naturalmente tutto ciò è ben poco in confronto alla guerra preventiva di George W. Bush. Infatti in questo caso, accanto
all’enormità della reazione, la stessa provocazione che l’avrebbe determinata era addirittura inesistente. Le famigerate armi di
distruzione di massa che facevano di Sadam Hussein un novello Hitler erano state inventate ed il terrorismo del
fondamentalismo islamico ne è il risultato, anziché indebolito, purtroppo, come era facile prevedere, rinvigorito.
Tutti i salmi finiscono in gloria. Concludo perciò con la nostra gloria nazionale, Silvio Berlusconi, che è riuscito a sfruttare
l’insignificante semestre di presidenza dell’Unione Europea per esigere la più sfacciata delle sue "legittime difese",
l’approvazione del cosiddetto "lodo Maccanico". Egli è, com’è noto, accusato di aver corrotto dei giudici. Ha diritto di
difendersi. Gli avvocati ed i processi ci sono per questo. Ma egli ha sdegnato questa "legittima difesa" ed ha invece
arrogantemente imposto al Parlamento ed a tutti noi, nei due anni trascorsi, una sua "difesa legislativa", basata cioè sul
ripudio del processo modificando le leggi vigenti e persino la Costituzione con una legge ordinaria.
Mala tempora currunt, amici miei. Però pare che il Cavaliere stia davvero esagerando, tanto che si cominciano a vedere
segnali di reazione, insomma di legittima difesa del nostro stato di diritto (vedi Resistere).