scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
Transcript
scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 31 dicembre 2014 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 31/12/2014 Il Sole 24 Ore La Pharma valley non diventi un deserto 4 31/12/2014 La Repubblica - Bologna Nasce la città metropolitana ma i sindaci restano divisi sulla riforma taglia-Province 5 31/12/2014 La Repubblica - Bologna Pronto soccorso al Marconi si cambia scompaiono i medici servizio agli infermieri 7 31/12/2014 La Stampa - Nazionale 2014 l'anno di ebola 8 31/12/2014 Avvenire - Nazionale Il farmaco Questran esaurito «Ma ci sono delle scorte» 10 31/12/2014 Avvenire - Nazionale Cameron: rischi contagio molto bassi 11 31/12/2014 Il Gazzettino - Venezia Tre milioni per l'ospedale «Ora i servizi territoriali» 12 31/12/2014 Il Gazzettino - Venezia «Sindaci indecisi e i tecnici tagliano» 13 31/12/2014 Il Secolo XIX - Genova "Invalidità facili", già venti indagati tra medici e dirigenti 14 31/12/2014 ItaliaOggi Medici base senza l'Irap 15 31/12/2014 L'Espresso Sanità truccata 16 30/12/2014 Il Giornale Style SE L'ITALIANO DIVENTA (UN) PAZIENTE 17 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 12 articoli 31/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 12 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVENTO La Pharma valley non diventi un deserto Paolo Marcucci In numerose occasioni, anche in tempi recenti, abbiamo ascoltato commenti lusinghieri sull'industria farmaceutica nazionale. Politici, opinion leader, commentatori hanno sottolineato i buoni risultati delle aziende del settore e qualcuno si è spinto fino a definire il nostro Paese come la Pharma valley d'Europa. Tanto entusiasmo è certamente condivisibile e rende orgogliosi noi che operiamo nel settore. L'industria farmaceutica rappresenta sicuramente un settore strategico per l'Italia oltre che per la ricerca e sviluppo anche per la sua attività manifatturiera ( siamo il secondo produttore in Europa per valore della produzione con oltre il 70% di export) e abbiamo visto il valore della produzione farmaceutica raggiungere nel 2013 i 27,6 miliardi di euro registrando una crescita media negli ultimi dieci anni superiore al 3%. Tuttavia la buona salute del settore è oggi seriamente minacciata da alcuni elementi strutturali legati alle dinamiche di funzionamento del Paese Italia. In particolare la conquista di ulteriori quote nelle produzioni farmaceutiche passa attraverso un adeguato livello di competitività delle nostre imprese che operano in un mercato sempre più globale. Su questa dimensione il nostro Paese presenta diversi elementi di debolezza: inefficienza burocratica, elevata pressione fiscale e instabilità del quadro normativo erodono parte del vantaggio competitivo acquisito dal Paese negli ultimi anni. Dato il contesto, l'obiettivo prioritario è recuperare attrattività a livello di sistema Paese, definendo delle politiche per rilanciare le industrie produttrici di medicinali, in modo da attrarre investimenti dall'estero e di confermare quelli già effettuati. Per traguardare questo obiettivo è necessario intervenire su due fronti contemporaneamente: accelerazione e certezza nei tempi dei processi autorizzativi e incentivo all'innovazione. Le aziende farmaceutiche multinazionali operano sulla base di una pianificazione sempre più stringente (strategica, annuale e mensile) e qualsiasi incertezza a livello di contesto può dirottare una nuova iniziativa produttiva su Paesi ritenuti più affidabili ed efficienti. Sotto questo punto di vista è fondamentale che tutte le autorità, centrali e locali, siano messe nelle condizioni di rispondere in tempi adeguati a quanto avviene negli altri paesi. Si attendeva, ad esempio, un atto legislativo che mettesse l'Aifa nelle condizioni di svolgere la propria attività regolatoria e di controllo in tempi e con criteri comparabili con quelli delle agenzie di altri Paesi. Aifa infatti ha un ruolo fondamentale nella valutazione dei dossier autorizzativi, nelle importazioni ed esportazioni dei prodotti, ed è essenziale ed urgente che sia messa in condizione di competere con le altre autorità. Ma la sua riforma è rimasta al palo. Inoltre, il livello di tassazione è uno dei principali driver considerato dalle case farmaceutiche multinazionali nella selezione dei Paesi dove insediare headquarters e hub produttivi. Paesi che hanno agito su questa leva come la Gran Bretagna (aliquota fiscale al 20%, carico fiscale sulle imprese del 35% più basso della media dei Paesi del G7) sono diventati delle vere e proprie calamite per gli investimenti delle imprese farmaceutiche multinazionali. Ometto di elencare gli altri lacci lacciuoli che riguardano il sistema delle imprese in generale sui quali si è più volte pronunciata la Confindustria e per il nostro settore la Farmindustria. Ciò che è certo è che se non verranno programmati e messi in atto provvedimenti di riforma adeguati per sostenere l'attività del settore rischiamo nel volgere di qualche anno di trasformare la tanto decantata Pharma valley in un deserto. Presidente e amministratore delegato Kedrion Biopharma © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 4 31/12/2014 La Repubblica - Bologna Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Politica e giustizia Nasce la città metropolitana ma i sindaci restano divisi sulla riforma tagliaProvince Mentre Bonaccini lancia il suo progetto di quattro "aree vaste" Manca difende l'Asl di Imola: "Sulla sanità daremo battaglia" Il riminese Gnassi: "Bologna rivendica ma i poteri forti bloccano la Fiera" SILVIA BIGNAMI I SINDACI emiliano romagnoli dicono sì alle aree vaste, ma sono divisi su come realizzarle. Nello stesso giorno in cui il sindaco di Imola Daniele Manca rivendica l'autonomia della sanità della cittadina (che anche di fronte a "fusioni" «manterrà la sua autonomia e il suo direttore generale»), fa discutere l'idea lanciata dal presidente della Regione Stefano Bonaccini di accorpare le nove vecchie province in quattro macro zone, unendo Parmae Piacenza, Modena e Reggio Emilia, Bologna e Ferrara, e la Romagna con Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena. I sindaci mettono però subito condizioni e paletti sul progetto, soprattutto nel pieno del caos per il superamento degli enti provinciali contenuto nella riforma Delrio, che rischia ora di creare oltre 1.800 esuberi. Chi applaude è soprattutto la Romagna, dove è già stato avviato un accorpamento dei servizi,a cominciare da quello dell'Asl unica, e dove i sindaci sono tutti d'accordo con la proposta Bonaccini, seppure con accenti diversi. Se taglia corto Fabrizio Matteucci, Ravenna, che assicura di «concordare in pieno col governatore», più articolata è la posizione di Andrea Gnassi, Rimini, che chiede che il processo di accorpamento sia «certo e definito, sia nelle funzioni, sia nei tempi. Serve un Gps che ci indichi non solo l'orizzonte, ma la strada». Un ragionamento che parte dalla rivendicazione di quello che la Romagna ha già fatto, in tema di unioni dei servizi: «Dalla Sanità, all'acqua, fino all'azienda dei trasporti pubblici, noi siamo già mossi. Questo deve essere riconosciuto e premiato da Bonaccini» puntualizza Gnassi, che bacchetta anche la Bologna metropolitana tanto cara a Virginio Merola: «Bologna è centrale, ma oltrea rivendicare la propria centralità deve essere centrale nelle funzioni che svolge. Per esempio: del sistema fieristico si parla da dieci anni, perché è bloccato dai poteri forti bolognesi.O si fa in sei mesi, o lasciamolo perdere». Una spondaa Bonaccini arriva d'altra parte anche da Forlì, dove il sindaco Davide Drei, d'accordo con l'ex Roberto Balzani, sono tra i promotori della riforma, a patto che però ci sia certezza sulle risorse, e che si tratti di una operazione «culturale», e non solo «burocratica». Ma se da una parte esiste la Romagna, dall'altra il sindaco Luca Vecchi, erede di Graziano Delrio a Reggio Emilia, che vorrebbe unificare tutta l'Emilia, da Modena a Piacenza: «L'Emilia è un brand, uno stile di vita, non va diviso in due». Un'idea sulla quale sarebbe d'accordo anche il grillino Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma: «Da sempre sono favorevole all'area vasta da Modena a Piacenza. Preferisco digerire l'operazione tutta insieme. C'è da dire che però che con Bonaccini non ho mai parlato. Ho letto la sua proposta sul giornale». Sulla grande "Emilia" Frena subito, però, il modenese Giancarlo Muzzarelli: «È già complicato far accettare l'unione con Reggio, figuriamoci se si arriva a Piacenza». E qualche dubbio serpeggia anche a Piacenza, dove il sindaco Paolo Dosi chiede che l'area vasta «non si tratti di una annessione». Certamente rimetterà la decisione ai cittadini il primo cittadino di Ferrara Tiziano Tagliani, che dovrebbe "unirsi" a Bologna. Un'idea rilanciata anche dal sindaco Virginio Merola, che recentemente ha spinto per una maggiore sinergia proprio con la vicina estense. «Io sono d'accordo sull'unione con Bologna, ma decideranno i territori. Bisogna però verificare due cose: la compatibilità normativa dell'area vasta con la città metropolitana, e le risorse che la Regione ha promesso di mettere a disposizione». Lo stesso sindaco di Imola Manca, seppure orientato a mantenere l'indipendenza della sanità cittadina, promuove le aree vaste: «Servono, insieme a Bologna metropolitana, per creare una nuova governance regionale». Un progetto comunque ambizioso, sul qual l'opposizione della Lega Nord, secondo partito in Emilia Romagna, già si fa sentire: «No alle aree vaste. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 5 31/12/2014 La Repubblica - Bologna Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Piuttosto torniamo alle vecchie Province» ha detto ieri Fabio Ranieri. PER SAPERNE DI PIÙ www.cittametropolitana.bo.it www.pdbologna.org Foto: PRIMA SEDUTA Il governatore Stefano Bonaccini alla prima riunione dell'Assemblea regionale SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 6 31/12/2014 La Repubblica - Bologna Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La sanità Pronto soccorso al Marconi si cambia scompaiono i medici servizio agli infermieri Contratto di due anni fra aeroporto e Ausl Fuori la Croce Rossa, da domani c'è il 118 "Nessun rischio per la salute dei passeggeri" Bando da 500mila euro: con la "telemedicina" si punta a contenere i costi per l'assistenza ROSARIO DI RAIMONDO FUORI i medici della Croce Rossa, che prima erano impegnati soltanto in pochi casi, dentro gli infermieri specializzati del 118, aiutati dalla «telemedicina». Da domani sbarca all'aeroporto Marconi la rivoluzione che da giorni fa infuriare i camici bianchi: il punto di primo soccorso all'interno dello scalo, che serve ad assistere i passeggeri e i dipendenti, sarà infatti gestito dall'Ausl di Bologna grazie a un accordo da 500mila euro l'anno fino al 2016: «Garantiremo più sicurezza ai viaggiatori» è il messaggio che arriva dai vertici delle due istituzioni. Nei giorni scorsi, lo Snami e la Fimmg (due organizzazioni che rappresentano i medici) avevano invece lanciato l'allarme. Dopo sette anni, infatti, dall'aeroporto scompare la figura fissa della Croce Rossa, che assicurava la presenza di un medico, un infermiere e un autista a ogni ora del giorno e della notte, sette giorni su sette. Al posto del camice bianco, adesso, restano un infermiere specializzato e un'ambulanza con autista. Il medico, specifica la nuova convenzione, «sarà sempre attivabile per intervenire, se necessario». E comunque, «l'infermiere si potrà avvalere delle opportunità offerte dalla telemedicina e potrà quindi inviare elettrocardiogrammi alle terapie intensive, consultare il cardiologo o il medico, oltre che collegarsi direttamente con le sedi del pronto soccorso». Uno dei motivi che sta alla base di questa scelta è sicuramente la vicinanza con l'ospedale Maggiore. Mentre «l'aeroporto sarà costantemente collegato con la rete dell'emergenza-urgenza dell'area metropolitana». Il nuovo accordo si basa «su una analisi precisa» degli interventi di pronto soccorso fatti negli ultimi tre anni. In sostanza, una serie di numeri che spiegano il perché, secondo i due enti, si può rinunciare ai camici bianchi in aeroporto: «L'attività sanitaria è quantificabile in 160 emergenze l'anno, con intervento del medico, in media, in soli 10 casi». E comunque, negli anni scorsi, la chiamata al 118 era già stata necessaria «in 301 casi su 321». Aeroporto e Ausl specificano, infine, che la convenzione «è stata stipulata nel rispetto delle linee guida Enac», l'Ente nazionale aviazione civile. E che questo accordo è tra i primi esempi in Italia in cui si riconosce «l'area aeroportuale come parte integrante del territorio» sul quale l'Ausl lavora. PER SAPERNE DI PIÙ www.bologna-airport.it www.ausl.bologna.it Foto: LO SCALO Una veduta del Marconi. Sopra Enrico Postacchini, presidente dell'aeroporto SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 7 31/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale - grande bellezza 2014 Pag. 40 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 2014 l'anno di ebola Un virus sepolto nell'Africa più profonda colpisce d'improvviso e si diffonde rapidamente, rivelando tutte le difficoltà di gestire le nuove pandemie. La globalizzazione, paradossalmente, ci ha resi più fragili e risveglia le paure del mondo avanzato, che pensava di aver debellato gli invisibili killer che minacciano la nostra specie STEFANO RIZZATO Il 2014 è stato segnato dall'epidemia di Ebola scoppiata a marzo in Africa occidentale: com'è la situazione oggi? Il virus non è ancora sotto controllo e il bilancio delle vittime deve continuamente essere aggiornato. Al 28 dicembre, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, i morti accertati sono 7.693 su un totale di 19.695 casi registrati nei tre Paesi colpiti: Liberia, Sierra Leone e Guinea. Fuori da queste tre nazioni l'epidemia non si è mai davvero diffusa e ci sono state otto vittime in Nigeria, sei in Mali e una negli Usa. Qual è la zona più critica? Il Nord della Sierra Leone, che negli ultimi cinque giorni dell'anno è stata costretta per decisione del governo - a una sorta di coprifuoco permanente. L'obiettivo è provare ad arginare i contagi, come nel Sud del Paese si sta faticosamente riuscendo a fare. In Liberia ci sono motivi di ottimismo, il virus non si espande più e sabato scorso è stato possibile tenere le elezioni per il Senato. Come sta il medico italiano contagiato? È fuori pericolo, dopo settimane in cui si è temuto molto. Medico di Emergency, catanese, Fabrizio ha contratto il virus in Sierra Leone ed è tornato nella notte tra il 24 e il 25 novembre, anche tra le ingiustificate polemiche di chi paventava l'arrivo di Ebola in Italia. Invece i dispositivi di sicurezza hanno funzionato e così le cure ricevute allo Spallanzani di Milano. E il 26 dicembre Fabrizio ha potuto scrivere, attraverso la pagina Facebook di Emergency, un messaggio per raccontare la sua storia: «Non credo di essere un eroe, ma nemmeno un untore: sono un soldato che si è ferito nella lotta contro un nemico spietato». Com'è iniziato il contagio? Bisogna tornare a oltre un anno fa e al dicembre 2013. Il «paziente zero» è stato Emile Ouamouno: un bimbo di due anni di Meliandou, un villaggio del Sud della Guinea, vicino al confine con Sierra Leone e Liberia. È stato lui la prima vittima, seguito in pochi giorni dalla sorella e dalla madre. Purtroppo i sintomi dell'Ebola - febbre alta, emicrania, dissenteria sono comuni ad altre malattie endemiche e il virus non è stato riconosciuto subito. Tanto che tra i primi 15 morti quattro erano personale sanitario. Perché si è poi diffuso in modo così violento e rapido? Ci sono tante ragioni. La principale è la natura del virus, che si trasmette attraverso i fluidi corporei - anche con una stretta di mano - e per il quale non c'è cura. A diffonderlo hanno contribuito i rituali di sepoltura locali, che includono il contatto con il corpo del defunto. E poi il contagio è arrivato in Liberia e Sierra Leone attraverso confini che esistono solo sulle mappe. Quando la situazione è precipitata? Durante l'estate, quando il virus ha iniziato a interessare le più grandi città dell'area. Come Monrovia, la capitale dove vive un quarto della popolazione della Liberia e dove Ebola è arrivato ad agosto. E qui va menzionato un altro aspetto critico e decisivo: la debolezza del sistema sanitario dei Paesi colpiti. Prima dell'epidemia, in Liberia c'era un medico ogni 70 mila persone, in Sierra Leone uno ogni 45 mila. In Italia il rapporto è di uno ogni 250 abitanti. Quando si fermerà l'epidemia? Proprio l'Italia e altri Paesi europei hanno contribuito a gestire il contagio, con ospedali e centri d'isolamento resi possibili da Ong internazionali come Emergency e Medici Senza Frontiere. Anche la Sierra Leone potrebbe superare presto la fase più critica, ma è difficile mettere una data alla fine della crisi. E i danni sociali - basti pensare ai tanti orfani resi «intoccabili» dalla paura del contagio - dureranno a lungo. La ricerca di una cura come procede? Al momento ci sono una serie di trattamenti sperimentali, che vengono già usati per i casi più gravi e di cui prosegue lo sviluppo. Ma si lavora anche alla ricerca di un vaccino. Il più promettente - unico oggi in fase di test clinici - è quello individuato da Okairos, azienda svizzera fondata da un gruppo di ricercatori italiani e acquisita da GlaxoSmithKline. Per un secondo vaccino, sviluppato dall'azienda tedesca Merck, la sperimentazione si è fermata l'11 dicembre, dopo che alcuni dei partecipanti ai test hanno manifestato effetti collaterali imprevisti. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 8 31/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale - grande bellezza 2014 Pag. 40 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 9 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il confronto 18 10 Aids Sars Epatite C EBOLA Parotite Morbillo Fonte: Cdc-Oms - LA STAMPA Numero medio di persone individuo malato che un può infettare Foto: JOHN MOORE/GETTY Foto: Monrovia, Liberia: un'immagine-simbolo delle difficoltà di fronteggiare una delle peggiori epidemie degli ultimi anni 31/12/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:105812, tiratura:151233) Il farmaco Questran esaurito «Ma ci sono delle scorte» ( M. L. ) Nei prossimi mesi sarà difficile reperire nelle farmacie confezioni di Questran, farmaco prodotto dalla BristolMyers Squibb. Lo fa sapere la stessa azienda farmaceutica, che ha già comunicato il problema all'Aifa. Il Questran, il cui principio attivo è la colestiramina, viene impiegato per ridurre i livelli di colesterolo nel sangue o migliorare il prurito associato ad alcune malattie epatiche. Ma viene usato anche da chi ha subito resezioni intestinali, da chi soffre di complicazioni legate al morbo di Crohn o ad altre malattie infiammatorie croniche intestinali anche infantili: per centinaia di persone insomma è l'unico farmaco in grado di permettere uno stile di vita accettabile. La Bristol-Myers Squibb ha fatto sapere di avere a disposizione «una piccola quantità di farmaco che è possibile fornire in poco tempo, sempre tramite una farmacia richiedente». I farmacisti possono inoltrare la richiesta tramite email agli indirizzi: [email protected] oppure [email protected]. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SALUTE 31/12/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:105812, tiratura:151233) Cameron: rischi contagio molto bassi L'infermiera risultata positiva al virus al rientro da Freetown verrà trasferita a Londra. Vertice di emergenza dell'esecutivo Londra. Il governo di David Cameron ha tenuto ieri un vertice «Cobra» (una riunione d'emergenza fra i principali ministri dell'esecutivo) sull'emergenza ebola, dopo che lunedì a un'operatrice sanitaria appena rientrata a Glasgow dalla Sierra Leone è stato diagnosticato il virus. Per Cameron i rischi di contagio sono comunque «molto bassi». Il ministro della Salute, Jeremy Hunt, ha confermato che la donna verrà trasferita al Royal Free Hospital di Londra e che «verranno rivisti i protocolli e le procedure» adottate dagli operatori sanitari che si recano nei Paesi africani colpiti dall'epidemia. La paziente ha viaggiato da Freetown in Sierra Leone verso il Regno Unito facendo scalo a Casablanca e a London Heathrow, per atterrare intorno alle 23,30 di domenica all'aeroporto di Glasgow su un volo della British Airways. Ora le autorità sanitarie britanniche stanno rintracciando un'ottantina di persone che erano a bordo dell'aereo con l'operatrice nella tratta da Londra a Glasgow. A parte i passeggeri del volo e il personale dell'ospedale, si ritiene che la donna abbia avuto in Scozia contatti con un'altra persona. La paziente è in condizioni stabili e la premier scozzese Nicola Sturgeon ha precisato che, vista la fase iniziale della diagnosi, quando è entrata in contatto con altre persone la donna «non mostrava sintomi tali da far pensare a un possibile rischio di trasmissione». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ebola. 31/12/2014 Il Gazzettino - Venezia Pag. 14 (diffusione:86966, tiratura:114104) Tre milioni per l'ospedale «Ora i servizi territoriali» Tre milioni di euro in più per l'ospedale e Giuseppe Dal Ben direttore generale dell'Asl di Chioggia "gratis" fino alla fine del 2015. Questi i "regali" di Capodanno fatti a Chioggia dalla giunta regionale che, ieri, ha prorogato l'incarico di un altro anno all'attuale direttore. Dal Ben, ricevendo lo stipendio già per la gestione dell'Asl veneziana, dirigerà anche quella chioggiotta senza prendere un soldo in più. La politica locale esulta per la riconferma di quello che viene definito, senza mezzi termini, uno dei migliori direttori generali che la città abbia mai avuto. «È una conferma importante che da continuità per un altro anno al lavoro fin qui svolto dal direttore generale dell'Asl locale - afferma il consigliere regionale Carlo Alberto Tesserin -. Importantissimi anche i tre milioni di euro in più che la giunta ha stanziato. Con le nuove sale operatorie e il raddoppio del Pronto soccorso già completamente finanziati, questi soldi finanzieranno altre opere importanti per la città, subito pagabili e cantierabili. Sarà l'Asl a decidere la loro destinazione». Il direttore dal Ben è raggiante: «Ringrazio il presidente Zaia per avermi riconfermato - afferma -. In questi ultimi anni abbiamo rivisitato l'ospedale restituendolo ai cittadini degno della sesta città del Veneto: rinnovati i reparti, rivisti il poliambulatorio e il Cup, il tutto con un accesso nuovo, più funzionale e più vicino agli utenti, grazie anche al lavoro del Punto informativo e delle associazioni di volontariato che sono stati posizionati proprio all'ingresso della struttura ospedaliera. L'ospedale sta rinascendo anche con l'arrivo dei sei nuovi primari per cardiologia, anestesia e rianimazione, ortopedia, urologia, chirurgia e pediatria, mentre si sta ancora lavorando per completarlo in efficienza e qualità: basti guardare i lavori di ampliamento che sono in atto sul Pronto soccorso e quelli per la realizzazione del nuovo blocco operatorio». Con gli ulteriori 3 milioni di euro Dal Ben apre alle strutture intermedie e quindi anche all'hospice, da tempo invocato dalla comunità clodiense: «Questo finanziamento - conclude - ci permetterà di proseguire la strada del rinnovamento dell'ospedale dal punto di vista strutturale e tecnologico e di sviluppare l'assistenza territoriale puntando, in particolare, sulle strutture intermedie. Su questi progetti, nelle prossime settimane, mi confronterò con le istituzioni cittadine per definire insieme a loro le scelte importanti per Chioggia». © riproduzione riservata SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INCARICO Dal Ben, anche all'Asl di Venezia, dirigerà gratis quella di Chioggia 31/12/2014 Il Gazzettino - Venezia Pag. 32 (diffusione:86966, tiratura:114104) «Sindaci indecisi e i tecnici tagliano» Stival gela le speranze per la riapertura di Chirurgia a San Donà «Sindaci indecisi, così i tecnici vanno avanti con l'applicazione delle schede». È una dichiarazione destinata a far scuotere il territorio, quella pronunciata dall'assessore regionale Daniele Stival. Certo, non è una posizione ufficiale o una delibera, ma è pur sempre un pensiero che giunge da dentro la stanza dei bottoni, da un assessore del Veneto che in più occasioni si è occupato di sanità e che comunque il territorio del Veneto Orientale lo conosce molto bene. Il nodo è quello delle schede regionali: dalla Conferenza dei Sindaci era partita la richiesta di bloccare la riorganizzazione della sanità in attesa di sapere dove sorgerà il nuovo ospedale unico. Era anche stato chiesto un finanziamento per poter effettuare uno studio supplementare per l'individuazione dell'area e delle strutture intermedie, oltre alla richiesta di ripristinare Chirurgia a San Donà. Il sindaco Andrea Cereser ha fatto sapere ieri che non è giunta nessuna risposta a tale proposito, ed anche dal suo collega, il presidente della Conferenza dei Sindaci Sanità, Luciano Striuli, nessuna buona nuova. «Non abbiamo avuto ancora nessun riscontro», ha precisato. Ed in merito alla realizzazione dell'ospedale unico, «A febbraio si capirà dal bilancio se c'è la volontà». Interpellato sulla questione, Stival aggiunge: «Ancora non se ne è discusso in Giunta: da parte mia sto insistendo con l'assessore Luca Coletto perché si dia seguito alle richieste. Il problema è dei tecnici regionali». Ed ecco inquadrato il punto. «Nel territorio ci sono idee molto confuse da parte dei sindaci che non si mettono mai d'accordo; quindi, di fronte alla poca chiarezza, i tecnici dicono di andare avanti». Quindi al momento non se ne parla di bloccare le schede. In merito alla richiesta di fondi per un altro studio, Stival ha detto che «ce ne sono già due, manca una coda tecnica. E non servono 300mila euro: lo studio lo effettueremo internamente». Come dire che alla fine a decidere sarà la Regione. © riproduzione riservata SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SANITÀ L'assessore regionale sferza i primi cittadini del Veneto orientale sulla vicenda dell'ospedale unico 31/12/2014 Il Secolo XIX - Genova Pag. 16 (diffusione:103223, tiratura:127026) "Invalidità facili", già venti indagati tra medici e dirigenti Sotto inchiesta anche l'ex direttore della Medicina legale, ora al Galliera. Nel mirino dei Nas un centinaio di pratiche sospette LA RELAZIONE Pesanti irregolarità e incongruenze sono emerse dall'esame di documenti e certificati GUIDO FILIPPI FINE ANNO con il botto per l'inchiesta sulle "invalidità facili" tra indagati illustri e sorprese all'orizzonte. I carabinieri del Nas hanno sequestrato almeno un centinaio di pratiche della Medicina legale della Asl 4 chiavarese, "copiato" le memorie di una mezza dozzina di computer e chiesto una perizia a uno specialista su decine di pratiche sospette. Venti, per il momento, le persone indagate tra medici della Asl 4, dirigenti sanitari e amministrativi, impiegati e medici convenzionati impegnati nelle commissioni invalidi. Tra gli indagati c'è anche Armando Mannucci, ex direttore della Medicina Legale di Chiavari e da giugno al Galliera dove è responsabile della "gestione rischi e sinistri". I vertici dell'ospedale di Carignano, colti di sorpresa dai primi risultati nell'indagine, stanno ora valutando come muoversi nei confronti del medico. I reati contestati agli indagati sono abuso d'ufficio, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale, sottrazione di atto pubblico, falso ideologico e materiale, ma l'indagine è solo alla prima tappa ed è destinata, nel giro di qualche mese ad allargarsi a macchia d'olio quando arriverà la relazione completa del consulente della procura, il medico legale Luca Tajana dell'Università di Pavia. Qualcuno non esclude, in tempi brevi, clamorose sorprese e che finiscano nei guai anche alcune persone che hanno ottenuto l'invalidità dalle commissioni mediche della Asl 4, senza averne i requisiti. Difficile credere che siano stati tutti raccomandati, più facile pensare che sia girata anche qualche mazzetta, ma questi aspetti fanno parte della seconda fase dell'indagine del Nas (diretto dal capitano Gian Mario Carta) che possono contare sulla collaborazione di alcuni dirigenti della Asl 4, a partire dalla responsabile del Personale Marina Rebori. Il direttore generale Paolo Cavagnaro è comunque pronto ad aprire un procedimento disciplinare nei confronti dei dipendenti indagati (almeno una decina). Due settimane fa il pubblico ministero Cristina Camaiori, che coordina l'inchiesta, ha ottenuto una proroga delle indagini anche perché il consulente della procura ha bisogno di più tempo per controllare centinaia di documenti che hanno portato al rilascio al rilascio dell'invalidità, all'inserimento nelle liste speciali e ad avere la precedenza per l'assunzione. Le pratiche sotto esame, sono almeno un centinaio e si riferiscono agli ultimi due anni, con una particolare attenzione al periodo in cui la Medicina legale della Asl chiavarese era guidata da Armando Mannucci. Al suo posto, dalla primavera scorsa, è stata nominata Nicoletta Fadda che ha completamente cambiato l'organizzazione del servizio. Sotto i riflettori dei carabinieri - nei mesi scorsi hanno fatto alcune due ispezioni negli uffici della Medicina legale della Asl 4 - c'è l'attività delle commissioni. A quanto pare alcune persone (residenti a Genova e nel Levante) sarebbero state bocciate a una prima valutazione ma in secondo tempo, avrebbero ottenuto il riconoscimento dell'invalidità civile che dà diritto a più benefici, tra cui l'iscrizione nelle liste speciali. Uno degli atti chiave dell'indagine, nata a quanto pare da una segnalazione anonima e dalla denuncia di un dirigente della Asl 4, è il concorso - bandito l'estate scorsa - per l'assunzione di un impiegato tecnico (riservato alle persone con disabilità) e vinto da una persona che lavorava per una società informatica legata alla Asl chiavarese. Uno dei partecipanti al concorso aveva da poco ottenuto l'invalidità e di conseguenza era entrato a far parte delle liste speciali. L'anno nuovo porterà sorprese. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SI ALLARGA A MACCHIA D'OLIO L'INDAGINE DEI CARABINIERI SULLA ASL 4 31/12/2014 ItaliaOggi Pag. 26 (diffusione:88538, tiratura:156000) Medici di base senza Irap. Il costo della segretaria divisa pro-quota con i colleghi di studio e il compenso pagato ad altri medici per la sostituzione nel periodo di ferie non concretizzano la presenza di un'autonoma organizzazione. E in assenza di tale presupposto l'imposta non è dovuta. A far segnare un nuovo precedente su un tema che conta ormai migliaia di pronunce è stata la Ctp Reggio Emilia, con la sentenza n. 446/3/14. Un medico convenzionato con il Ssn aveva presentato ricorso contro il diniego al rimborso Irap per otto annualità tra il 2002 e il 2011. Il contribuente, pur ritenendo di non dover pagare, aveva prudenzialmente versato le somme e poi presentato istanza di rimborso. La restituzione era stata negata dall'Agenzia delle entrate sulla base degli importi indicati dalla contribuente nel quadro RE di Unico, che attestavano spese per prestazioni di lavoro dipendente e compensi a terzi per prestazioni direttamente afferenti l'attività professionale. Si trattava, rispettivamente, della retribuzione della segretaria dello studio associato (diviso pro-quota tra i diversi medici titolari) e dei compensi corrisposti ai colleghi che sostituivano la dottoressa nei giorni di assenza. Richiamandosi all'abbondante giurisprudenza della Cassazione, la Ctp evidenzia che il semplice apporto di lavoro altrui non implica l'esistenza di un'autonoma organizzazione in capo al professionista (presupposto richiesto dall'articolo 2 del dlgs n. 446/1997). Con l'ordinanza n. 3755/2014, peraltro, la Suprema corte aveva espressamente affermato che il principio vale a maggior ragione con riferimento ai medici di base, «tenuti, nell'interesse della sanità pubblica, a un servizio continuo ed efficiente». Senza dimenticare, aggiunge il collegio reggiano, che la presenza di personale di segreteria negli studi medici è prevista dalle linee guida emanate dalla regione Emilia-Romagna. Da qui l'accoglimento del ricorso, con la condanna dell'Agenzia delle entrate a rimborsare al medico circa 15 mila euro di Irap, maggiorati degli interessi. Foto: La sentenza sul sito www.italiaoggi.it/ documenti SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Medici base senza l'Irap 31/12/2014 L'Espresso - N.1 - 8 gennaio 2015 Pag. 16 (diffusione:369755, tiratura:500452) Sanità truccata S. D. La Regione Veneto investe i fondi vincolati del ministero della Salute per la lotta all'Hiv in interventi di spesa corrente. A denunciarlo, in un'interrogazione, è il Pd Alessandro Zan, noto attivista della comunità Lgbt. Secondo il deputato, la decisione di utilizzare per altri scopi 1,4 milioni di euro stanziati dall'amministrazione centrale per i test nelle strutture mobili fuori da scuole e discoteche dimostra il «menefreghismo della Lega». L'esponente Pd chiede in particolare che non vengano utilizzate risorse dello Stato «per coprire la malagestione in ambito sanitario della Giunta di Luca Zaia», dato che l'Italia è l'ultimo Paese in Europa in tema di prevenzione del virus, con oltre 20 mila nuovi casi l'anno e un costo per il sistema sanitario nazionale di circa 8 mila euro per ogni malato. «Caro governatore», dice Zan senza troppi giri di parole, «quello che la Regione non spende ora in prevenzione sull'Aids lo pagheranno i Veneti tra qualche anno in termini di spesa sanitaria Foto: IL GOVERNATORE DEL VENETO, LUCA ZAIA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Riservato Regione Veneto 30/12/2014 Il Giornale Style - N.1 - gennaio 2014 Pag. 80 SE L'ITALIANO DIVENTA (UN) PAZIENTE Ecco cosa pensano gli italiani del sistema salute, come si pongono verso lo star bene e cosa vorrebbero da chi dovrebbe tutelare il benessere. Tutte le risposte in un'indagine di Teva Italia sulla sostenibilità delle cure nel nostro Paese GABRIELLA DE BERNARDO LJ importante è la salute!, quante volte l'abbiamo detto o sentito dire. E in effetti lo stare bene, il potersi curare in caso di malattie più o meno gravi, l'avere a disposizione il rimedio giusto al momento giusto fanno la differenza nella qualità della vita di ognuno di noi. Ma cosa pensano gli italiani veramente di questo importante settore della vita di noi tutti e, soprattutto, come si pongono nei confronti deEa salute, quali accorgimenti adottano, cosa fanno in prima persona per il proprio benessere e cosa vorrebbero dalle figure preposte a tutelarlo? L'argomento è certamente vasto, ma già qualcosa si può desumere da un'interessante indagine Doxa dal titolo «Sostenibilità delle cure, chi è il responsabile?», commissionata recentemente da Teva Italia, azienda leader nel settore farmaceutico da sempre impegnata nel rendere accessibili cure di alta qualità attraverso lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione sia di medicinali equivalenti sia di farmaci innovativi, specialità farmaceutiche e principi attivi. L'indagine ha voluto mettere in luce la percezione spontanea relativa al concetto di responsabilità personale e civile degli italiani quando si parla di un sistema di cure più sostenibile, senza dimenticare l'importanza e la necessità di una maggiore e più corretta informazione. La ricerca ha preso in esame un campione di 600 persone, tra uomini e donne, di età compresa tra i 18 e i 64 anni e dai risultati è emerso che sono sostanzialmente quattro gli atteggiamenti predominanti tra gli italiani in materia di salute e di sostenibilità della cura. La prima figura è quella del «partecipativo», ossia colui che ritiene con ottimismo di poter fare molto attraverso il proprio atteggiamento e il proprio comportamento quotidiano. Quasi al suo opposto troviamo «l'arrabbiato», che è convinto di fare già molto in quanto versa le tasse e pretende da medici, farmacisti e istituzioni un maggiore impegno. C'è poi «l'auto-indulgente», che pensa che in qualità di singolo non possa fare più di tanto. E infine il «fatalista», colui che non ritiene opportuno darsi da fare nel cercare soluzioni perché tanto nel sistema italiano le cose non cambiano mai. «È molto importante evidenziare - ha spiegato il Managing Director di Doxa, Massimo Sumberesi - che tra questi archetipi non è solamente il partecipativo ad avere un ruolo attivo, ma in qualche modo anche l'arrabbiato, sebbene le sue energie si concentrino nell'invettiva e siano eteroriferite. Al contrario, l'auto-indulgente e il fatalista hanno un atteggiamento passivo e pessimista, giustificando sé stessi e/o accusando genericamente il sistema di malfunzionamento. Ad eccezione dei partecipativi, prevale comunque la tendenza ad identificare in soggetti terzi la responsabilità di ciò che non funziona». E dunque, a prescindere dalla categoria di appartenenza, il 64% degli italiani ritiene che le principali minacce alla sostenibilità del sistema siano da imputare allo sperpero di risorse da parte della pubblica amministrazione, mentre per il 63% la colpa è della scarsa equità sociale e per il 59% dell'opportunismo e della scarsa onestà di chi è al potere. Ma anche l'elevato costo dei tarmaci è una motivazione che ha raccolto numerosi consensi tra gli intervistati, piazzandosi al quarto posto di questa classifica. Un aspetto che chiama in causa direttamente le aziende farmaceutiche, come ha sottolineato Hubert Puech d'Alissac, AD di Teva Italia, che ha comunque precisato: «In realtà occorre sottolineare come i progressi scientifici registrati negli ultimi 50 anni siano stati enormi e spesso possibili proprio grazie all'impegno e alle risorse investite dall'industria farmaceutica. Inoltre le aziende che producono tarmaci equivalenti sono state in grado di far risparmiare al Sistema sanitario italiano 1,5 MLD di euro negli ultimi 6 anni». Una componente, quest'ultima, che gli italiani sembrano apprezzare in modo particolare, dal momento che proprio l'utilizzo dei farmaci equivalenti è stato indicato come uno tra i «comportamenti virtuosi» a garanzia di cure più accessibili per tutti. A pensarlo è il 29% degli intervistati, mentre il 38% ritiene che le autorità sanitarie dovrebbero effettuare più controlli sul SSN e il 30% che sarebbe necessaria una maggiore prevenzione. Eppure le informazioni sui farmaci equivalenti SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SALUTE LA RICERCA 30/12/2014 Il Giornale Style - N.1 - gennaio 2014 Pag. 80 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/12/2014 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato non sono ancora sufficienti, se il 26% delle persone che hanno preso parte all'indagine ha dichiarato di non averne mai parlato col proprio medico curante, mentre in farmacia solo il 53% dei farmacisti (rispetto al 58% dello scorso anno) propone spesso o con una certa frequenza la sostituzione del farmaco di marca con il suo equivalente. A questo punto, dato che oltretutto la cultura relativa ai farmaci equivalenti non ha fatto registrare variazioni sostanziali rispetto allo scorso anno, forse la categoria dell'" arrabbiato" non ha tutti i torti e diventa importante una forte presa di coscienza da parte delle istituzioni. Se proprio l'indagine DoxaTeva evidenzia come i cittadini ritengano che tutti gli attori del sistema salute cittadini, pazienti, medici di famiglia, specialisti e farmacisti - necessitino di una maggiore informazione, ci deve pur essere una fonte differente che eroghi la suddetta informazione, quindi 0 compito dovrebbe essere delle strutture ospedaliere, delle Asl, delle Amministrazioni pubbliche locali e degli organi di governo e politica. Per superare pregiudizi e per far sì che notizie sbagliate o incomplete non arrechino danno alla nostra salute e per rendere accessibili le nuove terapie al maggior numero di persone. 64% Incolpa io sperpero di risorse pubbliche 63% Denota scarsa equità sociale 59% Ritiene che ci sia scarsa onestà