scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 05 maggio 2015
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
05/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Farmaci, cure antietà e vaccinazioni La panoramica sulla salute che verrà
5
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
L'Azalea
6
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
La rete che blocca il cancro
7
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
Il kit
8
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
Tuteliamo i vaccini un bene per l'umanità
9
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
Lo stile di vita che aiuta il cuore a battere meglio
11
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
L'ospedale
12
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
L'AGGIORNAMENTO DEI MEDICI? PAGANO LE INDUSTRIE DEI FARMACI
13
05/05/2015 La Repubblica - Nazionale
Tuteliamo i vaccini un bene per l'umanità*
14
05/05/2015 La Repubblica - Bari
Riabilitazione nel caos scattano i licenziamenti "Hanno abbassato i tetti"
16
05/05/2015 La Repubblica - Napoli
I chirurghi napoletani festeggiano novant'anni
17
05/05/2015 La Repubblica - Palermo
Record di medici ma per le cure si va al Nord
19
05/05/2015 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
«Grandi maestri e tecnologiaCosì è cambiata la vita in corsia»
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05/05/2015 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Segreti (e costi) della longevità «Il nostro dibattito fra i portici»
21
05/05/2015 Avvenire - Milano
Una nuova strategia per salvare la Maugeri
22
05/05/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Tavoli tecnici e leggi finanziarie: le linee di sviluppo per recuperare il deficit
23
05/05/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Tagli, Lorenzin gela l'Intesa
24
05/05/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Risparmi per 500 milioni, tappe forzate dal 30 giugno
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
18 articoli
05/05/2015
Corriere della Sera
Pag. 46
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Il programma
Farmaci, cure antietà e vaccinazioni La panoramica sulla salute che verrà
Il coordinatore Corbellini: «Tra le sfide, ridurre l'impatto delle demenze nella popolazione futura»
Andrea Rinaldi
In principio fu «E.R. - Medici in prima linea». Poi vennero «Grey's Anatomy», «Bones», «Doctor House». E
ora tocca a «The Knick» di Steven Soderbergh. C'è un lungo filone di telefilm di successo con un unico
macro denominatore: la medicina.
«Sono programmi che parlano di scienza sul serio e la scienza medica, oltre a suscitare un enorme interesse,
è anche un grande elemento narrativo: la fortuna di questi serial lo dimostra». Lo storico della medicina
Gilberto Corbellini parte dall'aspetto più popolare per spiegare l'appeal di una materia che non sempre, nella
nostra quotidianità, risulta così invitante. Ma che, per la prima volta a Bologna, mostrerà i lati scientifici uniti a
quelli più strettamente attuali: da giovedì a domenica, infatti, nel capoluogo emiliano prende il via Bologna
Medicina , Festival della scienza medica, quattro giorni per discutere del futuro della salute di noi tutti tra
incontri con premi Nobel, mostre interattive e letture attoriali.
Non sorprende dunque che l'argomento principe di questa prima edizione sia «La lunga vita», un orizzonte
che abbraccia la medicina rigenerativa, il sogno dell'immunità e del controllo sul cancro, le frontiere delle
biotecnologie e la nuova geroscienza. La kermesse è stata organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio
in Bologna con il concorso di Genus Bononiae - Musei nella Città, in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Corbellini, docente di Bioetica alla Sapienza, è nel comitato scientifico esecutivo del festival e unisce con
rigore i punti strettamente scientifici a quelli culturali di una manifestazione che non deve sembrare rivolta
solo a specialisti.
Nel cortile dell'Archiginnasio ci sarà proprio una selezione del «The Burns Archive» di New York, la più
grande collezione di fotografia medica che ha fornito la consulenza proprio per «The Knick». «E poi ci
saranno le letture di Massimo Popolizio (Chiesa di Santa Cristina, ore 21, venerdì, ndr ) dove vogliamo
mostrare quanto sia stato importante per alcuni grandi scrittori avere avuto un background da dottore».
Popolizio racconterà dunque, assieme a Sandro Modeo, le vite di Cechov, A. J. Cronin, Bulgakov, Celine e
Oliver Sacks. Quattro i Nobel della Medicina: Luc Montagnier (ore 17, salone del Podestà, giovedì), Andrew
Fire (aula magna Santa Lucia, ore 19, venerdì), Erwin Neher (aula magna Santa Lucia, ore 19, sabato) e
Kary Mullis (26 maggio). «Fire e Neher lavorano entrambi alle nuove frontiere della ricerca biomedica continua Corbellini - Fire ha trovato i meccanismi di lettura e protezione del Dna, grazie a cui riusciremo ad
avere un certo controllo sull'origine delle malattie, come quelle neurodegenerative; Neher studia le cellule
nervose e quindi il problema dell'invecchiamento. Una delle prossime sfide sarà ridurre l'impatto delle
demenze nella popolazione futura dell'Occidente».
Molte di queste patologie potranno essere combattute da nuovi farmaci in uscita, ma costosi, soprattutto per
lo stato. Per questo motivo il «Festival della scienza medica» non poteva prescindere da incontri su welfare e
spesa medica come «Il governo della spesa» (salone del Podestà, ore 16, sabato) con la senatrice Emilia
Grazia De Biasi e l'assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi.
Infine, «non potevamo non affrontare il tema dell'invecchiamento del cervello, ne parleranno Lamberto Maffei
e Fiorenzo Conti». Tra i momenti più interattivi , la visita al Teatro Anatomico per osservare i vecchi ferri della
chirurgia e il gioco Pandemic per capire fenomeni come l'epidemia di peste del 1348.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Dentro i corpi Il Teatro anatomico all'Archiginna-sio, uno dei luoghi chiave
di «Bologna Medicina», nonché sede storica degli studi anatomici ( foto: Giorgio Benvenuti )
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R SALUTE / FLASH
L'Azalea
Quest'anno Airc, Associazione italiana per la ricerca sul cancro, compie 50 anni. E domenica 10 maggio, per
la festa della mamma, sarà come sempre in 3600 piazze italiane con l'Azalea della ricerca (su www.airc.it
l'elenco delle piazze), fiore ormai simbolo della battaglia contro i tumori femminili.
Con una donazione minima di 15 euro sarà possibile aiutare concretamente la ricerca scientifica che, negli
ultimi anni, ha fatto progressi tali da portare la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi all'87% per il
tumore al seno e al 68 per quello della cervice uterina. Non bisogna però abbassare la guardia poiché in Italia
una donna su otto nell'arco della vita viene colpita da tumore alla mammella (la stima è di 48000 donne
all'anno), mentre a 15.300 donne all'anno viene diagnosticato un tumore ginecologico. Airc sostiene
attualmente 104 progetti pluriennali sui tumori femminili a cui bisogna garantire continuità di ricerca.
Insieme all'azalea verrà distribuita la guida "Femminile singolare. La cura del cancro attenta al genere", con i
consigli degli esperti su prevenzione e diagnosi. Il primo passo è uno stile di vita sano: no al fumo, sì
all'attività fisica e ad un'alimentazione equilibrata e ricca di vegetali. Poi visita annuale dal ginecologo e pap
test ogni 3 anni, anche combinato con Hpv Dna test.
Sarà possibile contribuire fino al 9 maggio inviando un sms del valore di 2 euro al 45501 o chiamando da
rete fissa per donare 5 o 10 euro. Molti altri i partner di Airc per la raccolta fondi.
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R SALUTE / La ricerca. Preparato da una scienziata italiana un test che aiuta a scoprirlo in anticipo di quattro
anni rispetto a Tac, Pet e Risonanza magnetica
La rete che blocca il cancro
"È come individuare su tutta la terra una sola persona tra i sette miliardi abitanti"
GIUSEPPE DEL BELLO
OBBIETTIVO: «Abbattere la mortalità per cancro. Questo era ed è il nostro obiettivo. E per raggiungerlo è
indispensabile scoprire la presenza di cellule neoplastiche ben prima che il tumore si manifesti». È la
premessa che fa l'oncologa Patrizia Paterlini Bréchot, direttore dell'Inserm (Institut national de la santé et de
la recherche médicale) all'Université Descartes di Parigi, per illustrare la scoperta del test in grado di far
diagnosi di cancro in anticipo rispetto a Tac, Pet e Risonanza. In questo caso, l'analisi di laboratorio messa a
punto dalla scienziata (emiliana di nascita, ma da 25 anni in Francia) rivela il tumore quattro anni prima della
diagnostica per immagini. Il test, già utilizzato sperimentalmente su 2000 pazienti arruolati in 20 centri in tutto
il mondo, è stato presentato ufficialmente un mese fa all'Istituto a carattere scientifico (Irccs) Sdn di Napoli
diretto dall'accademico Marco Salvatore.
«I pazienti non muoiono per il tumore primitivo ma per le metastasi», precisa la Paterlini, «cioè per quelle
cellule neoplastiche che passano nel sangue e vanno a proliferare negli altri organi. Eppure, ci vogliono anni
prima che le metastasi (la replicazione in altri organi, anche distanti, del tumore primitivo, ndr ) si formino.
Ecco perché è fondamentale intervenire durante questa finestra temporale, uno spazio inutilizzabile dalle
tecniche di imaging, incapaci a "vedere" cellule delle dimensioni di un millimetro». Il nuovo test invece,
denominato Iset (Isolation by SizE of Tumor Cells), riesce a individuarle tra altri miliardi di cellule ed in più è
esente dal rischio dei falsi positivi e falsi negativi cui espongono le altre tecnologie diagnostiche. «Queste
minuscole cellule», continua la Paterlini, «sono rarissime, nell'ordine di una per millilitro di sangue.
Che vuol dire, in media, una mescolata a 5 miliardi di globuli rossi e a 10 milioni di globuli bianchi. È come
individuare su tutta la terra, una persona tra i sette miliardi della popolazione mondiale».
La ricerca, dopo avere escluso la possibilità di isolare le cellule tumorali con anticorpi o mezzi molecolari, ha
sfruttato un elemento fisico: la taglia. «Nel nostro studio il nodulo è diventato visibile in cinque pazienti, da
uno a quattro anni dopo l'identificazione delle cellule tumorali nel sangue attraverso il test», continua la
scienziata, «Per il tumore al seno, ad esempio, si sa che l'invasione neoplastica comincia 5,6 anni prima della
diagnosi per immagini, ecco, in quest'arco di tempo è possibile adesso identificare il tumore. Purtroppo, per
ora, il test ci informa sulla presenza di cellule tumorali ma non da quale organo derivano». Iset si effettua a
partire da un semplice prelievo di sangue, mentre in laboratorio la tecnica di estrazione è particolarmente
delicata perché le cellule vanno manipolate con estrema cura per evitarne il danneggiamento. Lo studio più
recente, probabilmente quello che ha maggiormente attratto l'attenzione della comunità scientifica
internazionale, è stato pubblicato ad ottobre scorso su Plos One: «Grazie a Iset è stato possibile far diagnosi
di tumore polmonare, conclude la scienziata, da uno a 5 anni prima dell'imaging in soggetti che non avevano
manifestato alcun sintomo e che erano ancora senza diagnosi di tumore».
PER SAPERNE DI PIÙ www.inserm.fr www.esmo.org
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R SALUTE / TEST
Il kit
( g. d. b. )
Partirà tra pochi giorni , in Francia e in Italia, il test "citopatologia sanguigna Iset". E sarà concesso (su
richiesta del medico curante) soltanto ai soggetti con diagnosi di tumore solido. Una fascia ristretta che
permetterà di raggiungere due obiettivi. Il primo, grazie alla sorveglianza dei pazienti in remissione, è quello
di scoprire se il tumore sta o meno evolvendo verso la fase metastatica. Il secondo mira a sorvegliare
l'efficacia della terapia, semplicemente controllando se le cellule tumorali scompaiono dal sangue. Il test Iset
si effettua su un semplice prelievo di 10 millilitri. Il sangue viene prima diluito con una soluzione speciale che
lo rende filtrabile, poi trattato dall'apparecchio Rarecells. Serve a estrarre tutte le cellule tumorali, senza
danneggiarle, anche se ce n'é una sola. Le cellule sono raccolte su un filtro e vengono poi colorate per
permettere la diagnosi tramite la citopatologia.
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R SALUTE / Prevenzione. Grazie alla loro azione l'8 maggio di 35 anni fa fu eradicato il vaiolo. Oggi
permettono di controllare polio, difterite, pertosse, meningiti e morbillo. Appello ai medici: consideriamoli
come un'opportunità
Tuteliamo i vaccini un bene per l'umanità
GIOVANNI REZZA*
SUL finire degli anni '50 la poliomielite in Italia mieteva ancora vittime. Ero piccolo, e i miei, da Roma,
decisero di portarmi al loro paese, nel basso Lazio, per fuggire dai focolai di infezione. I paesani, non senza
qualche ragione, si chiedevano perché il piccolo untore non fosse restato a casa sua. Ma l'epoca della
vaccinazione di massa era alle porte, e prima Salk, col suo vaccino inattivato, poi Sabin, con le goccioline
cariche di virus attenuato nella zolletta di zucchero, sollevarono il mondo industrializzato dalla tragedia delle
epidemie di polio. Non avevo conosciuto, per fortuna, il vaiolo, scomparso dall'Europa, poi eradicato
globalmente sul finire degli anni '70. La brillante intuizione del medico inglese Edward Jenner (scoperti poi
sistema immunitario e virus si capì che i contadini che mungevano le vacche contraevano una malattia
dovutaa un virus bovino, detto appunto vaccino, simile a quello del vaiolo umano, nei confronti dei quali
venivano protetti), permise di mettere a punto il primo "vaccino", e pose le basi per la più grande vittoria della
Sanità pubblica mondiale.
Era l'8 maggio di 35 anni fa, quando una risoluzione dell'Assemblea Mondiale della Sanità approvò la
certificazione dell'eradicazione globale del vaiolo, avvenuta nel 1979, tre anni dopo l'identificazione dell'ultimo
caso, in Somalia nel 1976. Così scomparve un flagello che imperversava dai tempi di Ramses V, e che, solo
nel '900 aveva ucciso circa 500 milioni di persone.
E, nella prima metà degli anni '50, mentre il vaccino eliminava in Europa il vaiolo, a livello mondiale causava
50 milioni di casi l'anno, per scendere a 15 milioni nel 1967; in India vennero riportati ancora 170.000 casi di
vaiolo nel 1974. In Italia la vaccinazione antivaiolosa, sospesa nel 1977, fu abrogata nel 1981. I nati dopo non
portano più le classiche cicatrici sul braccio, ricordo inquietante e al tempo stesso rassicurante, di una
minaccia ormai sconfitta. Oggi i vaccini rappresentano il principale strumento di sanità pubblica per prevenire
e controllare le malattie infettive. Hanno permesso di sconfiggere definitivamente il vaiolo e di debellare la
poliomielite nella maggior parte dei paesi, ma anche di controllare pericolose malattie come il tetano e la
difterite. E poi le meningiti, da meningococco, hemophilus influenzae di tipo B, pneumococco, la pertosse, il
morbillo: sono tante le malattie infettive prevenibili da vaccini. Se non avessimo avutoa disposizione vaccini
efficaci nei confronti di malattie infettive endemiche ed epidemiche, avremmo scoperto cosa vuol dire vivere
in un mondo senza vaccini.
Il vaiolo avrebbe continuato a imperversare, colpendo soprattutto i bambini, determinando morti ed esiti
cicatriziali; le immagini di adolescenti con le grucce, a causa delle conseguenze delle paralisi indotte dal virus
della poliomielite, non sarebbero solo un ricordo, e le rianimazioni dovrebbero trattare persone affette da
spasmi tetanici o profondere inutili sforzi per cercare di salvare, con un miracolo, persone devastate dalle
incontenibili crisi causate dal virus della rabbia. Per fortuna, laddove è stato possibile agire, ciò non è più.
Eppure, la vaccinazione ha sempre avuto i suoi detrattori, sin dai tempi di Jenner.
Ma oggi ignoranza scientifica, pregiudizi e ideologismi hanno un potente alleato. Ad esempio l'ostracismo
verso la campagna vaccinale contro il virus influenzale pandemico del 2009 basato sulla diffusione in Internet
di un allarme "squalene", un efficace quanto innocuo adiuvante.
Occorre una svolta culturale: basta con l'obbligo, i vaccini devono essere considerati un'opportunità e un
diritto. Ma serve un forte impegno, da parte dei medici, per informarei genitori sui rischi, minimi,e sui benefici
della vaccinazione. L'adesione deve dipendere dalla consapevolezza di compiere una scelta basata sulla
conoscenza, a favore proprioe degli altri. La vaccinazione protegge l'individuo, ma determina anche un
ostacolo alla circolazione microbica, da cui trae beneficio l'intera comunità. Il vaccino è un salvacondotto
personale ma anche un bene sociale. Tuteliamolo.
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* Dir. Dip. Malattie Infettive Istituto Superiore di Sanità
PER SAPER NE DI PIÙ
Herpes Il candidato vaccino per la prevenzione dell'herpes zoster, meglio noto come "fuoco di Sant'Antonio"
per quanto è doloroso e intrattabile con gli analgesici, dimostra un'efficacia globale del 97,2 per cento. Il 90%
degli adulti over 50 anni è a rischio perché la patologia è causata dal "risveglio" del virus della varicella avuta
di piccoli. Si presente come una stria rossastra, prima piene di vescicole e poi dolorosissima, che segue
l'andamento di un nervo sottostante.
Temibile quello del trigemino che può danneggiare la cornea e richiederne il trapianto. I dati positivi del
vaccino messo a punto da Gsk sono stati Illustrati al recente congresso dell'European Society of Clinical
Microbiology di Copenhagen e pubblicati sul New England Journal of Medicine. Il rischio del singolo di
sviluppare nel corso della vita herpes zoster è circa del 33%. Sopra gli ottantacinque anni una persona su
due può sviluppare la malattia.
Malaria Con la diffusione crescente di ceppi di Plasmodio resistenti a tutti i farmaci, e col rischio concreto che
ritorni in Paesi come l'Italia per l'innalzamento delle temperature, diventa sempre più urgente avere un
vaccino. Ma l'infezione resiste da decenni. Per questo il "fallimento" dell'ultimo candidato vaccino con sigla
RTS,S è comunque una buona notizia. Ha evitato il 36% dei casi tra i bambini vaccinati tra i 5 e i 17 mesi di
età. Un risultato molto lontano da quel 85% di soggetti resi immuni da un vaccino che ostacola anche la
circolazione del microbo in tutta la popolazione. Ma il 36% non si era mai raggiunto.
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Lo stile di vita che aiuta il cuore a battere meglio
L'organo fatica a pompare sangue nel corpo, affanno e stanchezza compaiono al minimo sforzo. I controlli a
distanza
MARIAPAOLA SALMI
SI CHIAMA scompenso cardiaco e, quanto a mortalità e morbilità, fa più danni del cancro, eppure spaventa
meno dell'ictus, del tumore avanzato e dell'infarto. Il cuore va in scompenso quando fatica a pompare sangue
nel corpo, allora compaiono affanno e stanchezza al minimo sforzo, i primi segnali di una patologia che
colpisce una persona su cinque; è in aumento e rappresenta la prima causa di ricovero dopo i 65 anni,
totalizzando solo nel nostro paese quasi 170.000 ricoveri l'anno, con costi diretti di ben 800 milioni di euro.
In questi giorni mezza Italia è mobilitata nelle giornate europee dello scompenso cardiaco, promosse dalla
Società Europea di Cardiologia (ESC) e dalla Heart Failure Association (HFA) of the ESC, che proseguiranno
fino a domenica 10 maggio. Capofila della campagna nazionale di informazione, " Il tuo cuore è un bene
prezioso. Ascoltalo",è la Ausl di Piacenza, che ha coinvolto con attività e incontri i centri cardiologici di
riferimento di 24 città. Lo scompenso cardiaco è poco conosciuto, sebbene la malattia comporti un'elevata
mortalità (30% ad un anno, 50% a cinque anni), in Europa il triplo dei decessi dovuti ai tumori della mammella
e del colon. Una persona su quattro, quando accusai sintomi, lascia passare più di dieci giorni prima di
consultare un medico.
«Sono più di 600mila le persone che soffrono di scompenso cardiaco in Italia - afferma Luca Baldino,
direttore generale della Ausl di Piacenza-e il numero dei casi aumenta con l'avanzare dell'età e di pregressi
infarti, tanto che i ricoveri sono cresciuti del 50% negli ultimi dieci anni e assorbono lo 0,5% della spesa
sanitaria complessiva. La priorità che tutti avvertiamo per questa patologiaè l'integrazione delle cure tra
ospedale e territorio». Per prevenire il peggioramento della malattia o la sua comparsa è fondamentale tenere
sotto controllo i fattori di rischio (fumo di sigaretta, diabete, ipertensione). «Non servono regole rigide, basta
seguire un'alimentazione sana che privilegia carni bianche e pesce azzurro, verdure e olio extravergine
d'oliva, introducendo pochissimi zuccheri e limitando gli alcolici - suggerisce Silvia Nodari, cardiologo
all'università di Brescia - tassello irrinunciabile per la salute del cuore è fare almeno mezz'ora al giorno di
movimento».
Anche saper riconoscere i sintomi dello scompenso cardiaco è fondamentale, come sottolinea il cardiologo
Nadia Aspromonte, responsabile del programma sullo scompenso cardiaco all'ospedale San Filippo Neri di
Roma. «Lo scompenso - precisa - può iniziare con un senso di profonda stanchezza oppure con
un'improvvisa mancanza di fiato per un sforzo fisico anche banale, in altri casi compare gonfiore alle caviglie
o un inspiegabile aumento di peso». Progressi nel trattamento sono stati fatti grazie al monitoraggio a
distanza con devices elettrici e servizi di telemedicina e con l'impianto di sistemi di assistenza ventricolare
meccanica.
Quanto alle terapie farmacologiche c'è una novità importante. Un farmaco innovativo, LCZ696, messo a
punto da Novartis, da anni impegnata nella ricerca di strategie farmacologiche in grado di migliorare la
stabilizzazione dei pazienti con scompenso cardiaco. Questo farmaco è un sale complesso che associa un
sartano ad azione inibitoria del sistema angiotensina-renina-aldosterone, e un inibitore dell'endopeptidasi,
l'enzima che metabolizza i peptidi natriuretici, quelle sostanze ormonali che aumentano durante lo
scompenso cardiaco. «I risultati degli studi clinici sono molto promettenti - sottolinea Aspromonte - migliore
compenso, riduzione dei ricoveri e ridotta mortalità per la nuova arma terapeutica che arriverà in Europa
nell'autunno del 2015».
PER SAPERNE DI PIÙ www.sicardiologia.it www.iltuocuore.com
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R SALUTE / Patologia Scompenso cardiaco. in aumento, in Italia ne soffrono 600.000 persone. Bastano
poche regole per tenerlo lontano. E un farmaco è in arrivo
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La Repubblica
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L'ospedale
Il 13 maggio l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma compie 30 anni come Istituto di ricerca e cura a
carattere scientifico.
Nell'auditorium della sede di San Paolo convegno per raccontare il passato e il futuro della ricerca. Tra i
prossimi traguardi l'importanza della rivoluzione genetica nel campo delle malattie orfane, le frontiere aperte
dagli studi sul microbiota intestinale, la manipolazione cellulare nella cura dei tumori, le speranze che
arrivano da un nuovo vaccino terapeutico pediatrico contro l'HIV.
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R SALUTE / FLASH
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L'AGGIORNAMENTO DEI MEDICI? PAGANO LE INDUSTRIE DEI FARMACI
PAOLO CORNAGLIA FERRARIS
L'AGGIORNAMENTO medico obbligatorio (ECM) è pagato in larghissima parte dalle ditte che producono e
commerciano farmaci, presidi medico chirurgici o latti per l'infanzia. Le ASL organizzano corsi di
aggiornamento ECM, ma anche qui gli sponsor intervengono spesso. Il Ministero non ha soldi per
l'aggiornamento dei medici ed accetta la supplenza dell'industria, pur capendo che ciò facilita relazioni
pericolose. I pazienti sono interessati a che i loro medici siano aggiornati, ma non capiscono che i soldi spesi
per esami inutili sedano la loro ansia ma tolgono risorse al Fondo Sanitario, aumentando gli sprechi e
restringendo l'area dell'aggiornamento scientifico, tecnologico e medico, il più facile da tagliare. Meno esami
inutili e più cultura scientifica non sponsorizzata farebbero bene al servizio sanitario, evitando che i medici
prendano accordi con informatori scientifici per partecipare a corsi e congressi ECM con albergo e ristorante
prepagati.
camici. pigiami@gmail. com MANDATE LE VOSTRE DOMANDE A: [email protected] RSalute, via C.
Colombo 90, Roma
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R SALUTE >CAMICI & PIGIAMI
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Tuteliamo i vaccini un bene per l'umanità*
GIOVANNI REZZA*
SUL finire degli anni '50 la poliomielite in Italia mieteva ancora vittime. Ero piccolo, e i miei, da Roma,
decisero di portarmi al loro paese, nel basso Lazio, per fuggire dai focolai di infezione. I paesani, non senza
qualche ragione, si chiedevano perché il piccolo untore non fosse restato a casa sua. Ma l'epoca della
vaccinazione di massa era alle porte, e prima Salk, col suo vaccino inattivato, poi Sabin, con le goccioline
cariche di virus attenuato nella zolletta di zucchero, sollevarono il mondo industrializzato dalla tragedia delle
epidemie di polio. Non avevo conosciuto, per fortuna, il vaiolo, scomparso dall'Europa, poi eradicato
globalmente sul finire degli anni '70. La brillante intuizione del medico inglese Edward Jenner (scoperti poi
sistema immunitario e virus si capì che i contadini che mungevano le vacche contraevano una malattia
dovutaa un virus bovino, detto appunto vaccino, simile a quello del vaiolo umano, nei confronti dei quali
venivano protetti), permise di mettere a punto il primo "vaccino", e pose le basi per la più grande vittoria della
Sanità pubblica mondiale.
Era l'8 maggio di 35 anni fa, quando una risoluzione dell'Assemblea Mondiale della Sanità approvò la
certificazione dell'eradicazione globale del vaiolo, avvenuta nel 1979, tre anni dopo l'identificazione dell'ultimo
caso, in Somalia nel 1976. Così scomparve un flagello che imperversava dai tempi di Ramses V, e che, solo
nel '900 aveva ucciso circa 500 milioni di persone.
E, nella prima metà degli anni '50, mentre il vaccino eliminava in Europa il vaiolo, a livello mondiale causava
50 milioni di casi l'anno, per scendere a 15 milioni nel 1967; in India vennero riportati ancora 170.000 casi di
vaiolo nel 1974. In Italia la vaccinazione antivaiolosa, sospesa nel 1977, fu abrogata nel 1981. I nati dopo non
portano più le classiche cicatrici sul braccio, ricordo inquietante e al tempo stesso rassicurante, di una
minaccia ormai sconfitta. Oggi i vaccini rappresentano il principale strumento di sanità pubblica per prevenire
e controllare le malattie infettive. Hanno permesso di sconfiggere definitivamente il vaiolo e di debellare la
poliomielite nella maggior parte dei paesi, ma anche di controllare pericolose malattie come il tetano e la
difterite. E poi le meningiti, da meningococco, hemophilus influenzae di tipo B, pneumococco, la pertosse, il
morbillo: sono tante le malattie infettive prevenibili da vaccini. Se non avessimo avutoa disposizione vaccini
efficaci nei confronti di malattie infettive endemiche ed epidemiche, avremmo scoperto cosa vuol dire vivere
in un mondo senza vaccini.
Il vaiolo avrebbe continuato a imperversare, colpendo soprattutto i bambini, determinando morti ed esiti
cicatriziali; le immagini di adolescenti con le grucce, a causa delle conseguenze delle paralisi indotte dal virus
della poliomielite, non sarebbero solo un ricordo, e le rianimazioni dovrebbero trattare persone affette da
spasmi tetanici o profondere inutili sforzi per cercare di salvare, con un miracolo, persone devastate dalle
incontenibili crisi causate dal virus della rabbia. Per fortuna, laddove è stato possibile agire, ciò non è più.
Eppure, la vaccinazione ha sempre avuto i suoi detrattori, sin dai tempi di Jenner.
Ma oggi ignoranza scientifica, pregiudizi e ideologismi hanno un potente alleato. Ad esempio l'ostracismo
verso la campagna vaccinale contro il virus influenzale pandemico del 2009 basato sulla diffusione in Internet
di un allarme "squalene", un efficace quanto innocuo adiuvante.
Occorre una svolta culturale: basta con l'obbligo, i vaccini devono essere considerati un'opportunità e un
diritto. Ma serve un forte impegno, da parte dei medici, per informarei genitori sui rischi, minimi,e sui benefici
della vaccinazione. L'adesione deve dipendere dalla consapevolezza di compiere una scelta basata sulla
conoscenza, a favore proprioe degli altri. La vaccinazione protegge l'individuo, ma determina anche un
ostacolo alla circolazione microbica, da cui trae beneficio l'intera comunità. Il vaccino è un salvacondotto
personale ma anche un bene sociale. Tuteliamolo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
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R SALUTE / Prevenzione. Grazie alla loro azione l'8 maggio di 35 anni fa fu eradicato il vaiolo. Oggi
permettono di controllare polio, difterite, pertosse, meningiti e morbillo. Appello ai medici: consideriamoli
come un'opportunità
05/05/2015
La Repubblica
Pag. 42
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
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* Dir. Dip. Malattie Infettive Istituto Superiore di Sanità INFOGRAFICA PAULA SIMONETT
,OMS/CONTAGION, LAPHAM'S QUARTELY
PER SAPER NE DI PIÙ
Herpes Il candidato vaccino per la prevenzione dell'herpes zoster, meglio noto come "fuoco di Sant'Antonio"
per quanto è doloroso e intrattabile con gli analgesici, dimostra un'efficacia globale del 97,2 per cento. Il 90%
degli adulti over 50 anni è a rischio perché la patologia è causata dal "risveglio" del virus della varicella avuta
di piccoli. Si presente come una stria rossastra, prima piene di vescicole e poi dolorosissima, che segue
l'andamento di un nervo sottostante.
Temibile quello del trigemino che può danneggiare la cornea e richiederne il trapianto. I dati positivi del
vaccino messo a punto da Gsk sono stati Illustrati al recente congresso dell'European Society of Clinical
Microbiology di Copenhagen e pubblicati sul New England Journal of Medicine. Il rischio del singolo di
sviluppare nel corso della vita herpes zoster è circa del 33%. Sopra gli ottantacinque anni una persona su
due può sviluppare la malattia.
Malaria Con la diffusione crescente di ceppi di Plasmodio resistenti a tutti i farmaci, e col rischio concreto che
ritorni in Paesi come l'Italia per l'innalzamento delle temperature, diventa sempre più urgente avere un
vaccino. Ma l'infezione resiste da decenni. Per questo il "fallimento" dell'ultimo candidato vaccino con sigla
RTS,S è comunque una buona notizia. Ha evitato il 36% dei casi tra i bambini vaccinati tra i 5 e i 17 mesi di
età. Un risultato molto lontano da quel 85% di soggetti resi immuni da un vaccino che ostacola anche la
circolazione del microbo in tutta la popolazione. Ma il 36% non si era mai raggiunto.
05/05/2015
La Repubblica - ed. Bari
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Riabilitazione nel caos scattano i licenziamenti "Hanno abbassato i tetti"
"Sappiamo che l'Asl si è mossa per trovare fondi, ma al momento non c'è nulla di certo"
ANTONELLO CASSANO
LA CLINICA privata Padre Pio di Capurso ha avviato le procedure di licenziamento per 44 dipendenti. La
decisione dell'azienda è la diretta conseguenza della riduzione del tetto di spesa per la riabilitazione attuata
recentemente dall'Asl Bari. Con la delibera 480 del 31 marzo scorso, infatti, l'Asl ha ridotto il tetto da 34 a 31
milioni di euro, riportandolo al limite inserito nel 2009 e cancellando di fatto l'aumento attuato nel 2014 dalla
precedente direzione generale. Scelta che ha scatenato la protesta delle 5 cliniche private accreditate che sul
territorio barese svolgono riabilitazione. Per disinnescare questa nuova emergenza occupazionale proprio
l'Asl ha chiesto nei giorni scorsi alla Regione un contributo straordinario al fine di riportare, solo per il 2015, il
tetto di spesa sopra i 31 milioni di euro. Richiesta accordata, visto che la settimana scorsa la Regione ha
inserito nel Dief un contributo di 1,5 milioni per la riabilitazione nell'azienda sanitaria locale barese. Ora i
sindacati sono preoccupati e temono che anche le altre 4 cliniche private accreditate che nel territorio dell'Asl
barese svolgono prestazioni di riabilitazione possano decidere di prendere la strada dei licenziamenti di
massa: «La decisione della clinica Padre Pio è immotivata - dice Massimo Mincuzzi, segretario regionale
della Fials - anche alla luce del contributo straordinario sbloccato dalla Regione». I sindacati hanno chiesto
subito la convocazione di un tavolo con l'azienda per cercare soluzioni alternative ai licenziamenti: «Il taglio
del tetto di spesa deciso dall'Asl di Bari ha inciso su tutte le cliniche - dice ancora Mincuzzi - ma solo la Padre
Pio ha deciso di avviare i licenziamenti. Questo è vergognoso anche perché proprio la Padre Pio non paga gli
stipendi ai suoi dipendenti da gennaio». L'azienda, però, respinge le accuse: «Sappiamo che l'Asl si è mossa
per trovare ulteriori fondi - dice Pasquale Uncino, amministratore della clinica di Capurso - ma al momento
non c'è nulla di certo.
Auspichiamo che sia così».
Foto: VERIFICHE La Regione sta facendo i conti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
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IL CASO / LA CLINICA PADRE PIO AVVIA LE PROCEDURE
05/05/2015
La Repubblica - ed. Napoli
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Imigliori bisturi di ieri e di oggi, insieme per festeggiare i 90 anni dell'associazione dei chirurghi. È quasi un
secolo che la Società italiana di Chirurgia, la più antica d'Italia, accoglie nelle sue fila il gotha della specialità.
Il galà celebrativo si è tenuto nell'Agorà Morelli, ieri pomeriggio, con la rievocazione delle tappe fondamentali
dell'istituzione da parte del presidente Ludovico Docimo. Ed è stato proprio Docimo, ordinario di Chirurgia al
Secondo Ateneo, a ricostruire insieme al consiglio direttivo della SNaC (Società Nazionale di Chirurgia) le fasi
che hanno scandito l'attività di tante generazioni. Generazioni che hanno contribuito a scrivere, appunto, la
storia della chirurgia in Campania. Tra i presenti il rettore Giuseppe Paolisso, Mario Santangelo e Maurizio
Cotrufo, Luigi Frunzio e tanti giornalisti.
«La Società - premette Docimo - continua a rappresentare la palestra per i più giovani e il magistero per i più
anziani». Regionale ma di rilievo nazionale, ha espresso i migliori chirurghi del paese, spesso alla guida della
Società italiana di Chirurgia, la Sic: Ettore Ruggieri, Giuseppe Zannini, Rocco Docimo e l'attuale presidente
Franco Corcione».
Chi ha più memoria e più anni ricorda le riunioni che ogni giovedì si tenevano nella antica sede della Riviera
di Chiaia, nella sala della Farmitalia. Qui, alle 18 in punto, ospedalieri e universitari discutevano casi clinici e
illustravano i programmi scientifici. «È stato il modo per restare aggiornati, ma anche per confrontarsi, con
l'obbiettivo, tra l'altro, di avvicinare gli specialisti del territorio ai colleghi che lavoravano a Napoli», dice
Santangelo. In meno di mezzo secolo la società ha traghettato migliaia di professionisti dall'era pionieristica
all'attuale, ad altissima tecnologia.
«Ruggieri, allievo di Raffaele Paolucci, ha sviluppato la chirurgia toracica avviata dal suoi maestro - ricorda
Docimo - mentre il primo trapianto di rene nel sud fu realizzato da Mario Santangelo insieme al suo maestro,
Zannini. Alla corte di Ruggieri si formeranno intere generazioni, divenuti a loro volta maestri e fondatori di
discipline specialistiche, Nicola Del Bello, Angelo Conti, Beniamino Tesauro, Francesco Mazzeo, Rocco
Docimo, Gianni Ferrante, Sandro Agresti, Paolo Conforti, Nicola Cocchia, Agostino Trapani, che rafforzò la
tradizione ospedaliera al Cardarelli». Ma la sfilza di nomi è lunga: D'Errico al Pascale, Cortese all'Ascalesi,
Chiarolanza al Pallegrini. E indietro nel tempo, Luigi Torraca, Giovanni Pascale, Antonio Lanzara, tutti
presidenti della società. Maurizio Cotrufo eseguirà a Napoli il primo trapianto di cuore nel 1988, Santangelo il
primo di fegato nel '94, attività continuata anche da Fulvio Calise e Oreste Cuomo.
IN BREVE CARDIOLOGIA Un ambulatorio condiviso per le malattie autoimmuni: è la proposta dell'ospedale
Moscati di Avellino diretto da Pino Rosati (nella foto) MEDICI CATTOLICI Il seminario internazionale
interdisciplinare Cisat (psicologia, psicoterapia e letteratura) si terrà il 27 e 28 giugno in via Cavallino 89
L'AGENDA
PREVENZIONE Visite gratuite, incontri aperti al pubblico e distribuzione di materiale divulgativo: si terrà dal
18 al 25 maggio anche in Campania la Giornata mondiale della tiroide. Gli specialisti spiegheranno come
tenere sotto controllo la ghiandola senza abusare di esami
CHIRURGIA Giulio Belli (nella foto), primario chirurgo dell'ospedale Loreto Mare, è stato nominato
componente dell'editorial board del British Journal of Surgery. La nomina ufficiale ha riguardato per la prima
volta un chirurgo dell'Italia meridionale
LEGA TUMORI Ornella Vanoni terrà un concerto domani alle 20.30 al teatro Mediterraneo della Mostra
d'Oltremare. Il ricavato, rivela il presidente della Lega contro i tumori, Adolfo Gallipoli D'Errico, servirà a
finanziare l'assistenza oncologica domiciliare
MEDITERRANEA Alle 17 nella sala Giuseppe Zannini della Clinica Mediterranea: "Ho a cuore il mio cuore",
iniziativa di approfondimento dei temi scelti da Celeste Condorelli (nella foto), amministratrice della struttura
di via Orazio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
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I chirurghi napoletani festeggiano novant'anni
05/05/2015
La Repubblica - ed. Napoli
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
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WELLNESS Al centro commerciale Campania inizia da sabato la "Welness Week", settimana dedicata allo
stile di vita e alla corretta alimentazione. Si parlerà di obesità giovanile, in Campania a livelli record
www.sichirirurgia.org PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: CHIRURGHI Sopra, una sala operatoria: i chirurghi napoletani festeggiano i 90 anni In alto a destra,
bambini obesi
05/05/2015
La Repubblica - ed. Palermo
Pag. 10
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Record di medici ma per le cure si va al Nord
Per i viaggi della speranza la Regione ha speso in un anno quasi 250 milioni Palermo, Catania e Messina fra
le prime 5 città d'Italia per camici bianchi
MANUELA MODICA
OSPEDALE veneto, accento meridionale. Nei corridoi del Policlinico di Abano Terme l'orecchio pende verso
Sud. Nell'ultima stanza del corridoio a sinistra del reparto di urologia sono tre i pazienti in ricovero
postoperatorio: due campanie un siciliano.
Un campione esemplare di mobilità interregionale. Perché l'equità del sistema sanitario nazionale pubblico è
resa perlomeno dubbia dalla disparità della qualità del servizio offerto da regione a regione. Una disparità
gridata dai numeri della mobilità passiva, cioè dalla spesa che sopporta ogni Regione per i pazienti che
vanno a curarsi in altre. Che segna un divario tranchant tra Nord e Sud del Paese.
Una spesa che, manco a dirlo, indebolisce la casse della Regione Sicilia. Che per i suoi pazienti in cura in
trasferta ha speso nel 2013 più di 248 milioni di euro. Soldi che hanno arricchito i bilanci soprattutto della
Lombardia, ma anche, a scalare, di Emilia Romagna, Lazio e Veneto. Il Policlinico di Abano Terme è una
clinica privata convenzionata, i ricoveri dei pazienti da altre regioni consentirà alla struttura di avere un'entrata
ulteriore da altre regioni, una volta superato il budget veneto, mentre alcune cliniche private convenzionate
siciliane a dicembre hanno chiuso dopo aver superato il budget regionale. «Senzai pazienti, cioè gli acquirenti
delle regioni del Sud il sistema sanitario lombardo, ma anche di altre regioni crollerebbe», sostiene Michele
Vullo, nisseno, adesso direttore generale del Papardo di Messina, da anni in ruoli apicali nella sanità pubblica
La Lombardia secondo i dati del ministero della Sanità ha ricevuto da altre regioni più di 818 milioni di euro
nel 2012. In questo numero rientrano i ricoveri siciliani (ma gli interventi sono il grosso della spesa) che nel
2012 sono stati 14 mila 660 per una spesa di 69 milioni 719 mila euro. E sono stati di più nel 2013: 14 mila
892 ricoveri per 69 milioni 977 mila e rotti euro. Segue l'Emilia Romagna che dalla Sicilia, solo per i ricoveri,
ha ricevuto 31 milioni 244 mila euro. Le patologie per cui ci si muove di più sono quelle oncologiche e quelle
ortopediche. La Sicilia da altre regioni riceve 70 milioni 570 mila euro, la cifra più bassa dopo Basilicata, Val
d'Aosta, Calabria, Bolzano e Trento.
Che l'aereo sia la miglior cura è "battuta" ampiamente diffusa nell'Isola, questo nonostante l'elevato numero
di medici. Palermo, Catania e Messina sono a livello nazionale seconda, terza e quarta per numero di medici
per 100 posti letto: a Palermo sono 74,38;a Catania 74,04;a Messina 73,84. Paghiamo quasi un medico a
testa ma poi scegliamo medici di altre regioni. E questo nonostante il bilancio della Regione complessivo
deleghi alla spesa sanitaria il 45-50 per cento del totale. «Sono numeri in discesa», sottolinea però Salvatore
Sammartano, finoa dicembre dirigente generale dell'assessorato Sanità, ora dirigente generale del
dipartimento Economia. La spesa maggiore per la Sicilia è stata infatti nel 2009 con quasi 260 milioni, quasi
invariata fino al 2011, ridotta invece dal 2012. Una grande sfiducia nel sistema sanitario regionale che pian
piano si riduce: «Non è la sfiducia a ridursi ma la crisi a pesare - dice Renato Costa, responsabile Sanità
della Cgil - Siamo ultimi in tutti i parametri oggettivi sui risultati. Si pensi che la Sicilia non ha mai fatto
un'indagine epidemiologica sulla popolazione». La mobilità riguarda anche i medici: «Sono partito al terzo
anno di università», racconta Enrico Gringeri, messinese, chirurgo epatobiliare a Padova. Portano la sua
firma due differenti studi che hanno permesso ben due nuovi metodi di chirurgia del fegato in Italia: «Abbiamo
una media di due pazienti siciliani a settimana. È spiacevole da dire ma qualche caso di paziente non trattato
adeguatamente in Sicilia è effettivamente capitato».
PER SAPERNE DI PIÙ www.salute.gov.it pti.regione.sicilia.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
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IL DOSSIER
05/05/2015
QN - Il Resto del Carlino - ed. Bologna
Pag. 12
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Il professor Luigi Bolondi e la centralità delle Due Torri
QUAL È il ruolo di Bologna nella storia della medicina? «Corrisponde a quello dell'Alma Mater per la storia
delle università. Dal 1.200 a oggi, Bologna è sempre stata luogo di maestri: Malpighi, Morgagni, Murri. Il
teatro anatomico lo dimostra. Bologna è la medicina», ha le idee chiare il professor Luigi Bolondi, presidente
della scuola di Medicina dell'Ateneo. Sabato 9 maggio metterà in scena nella Sala degli Atti una visita in
corsia' declinata secondo varie fasi storiche. Un momento di scienza e arte per spiegare come «Bologna sia
permeata di medicina. Basta guardare gli stemmi all'Archiginnasio...». Bologna epicentro della salute anche
nel Novecento e oggi. «E' al centro della parte assistenziale e della ricerca, penso al Policlinico Sant'OrsolaMalpighi e all'Istituto Rizzoli, i due centri che richiamano il maggior numero di pazienti da tutta Italia». E poi ci
sono i ricercatori. «Nella classifica H index' sul peso scientifico dei singoli ricercatori, i medici bolognesi sono
in grande numero». Bologna come scelta naturale del primo Festival della scienza medica? «C'era quello
della filosofia, quello della scrittura, ma non quello della medicina: doveva essere fatto». Strano, tutti siamo
legati alla medicina. «Infatti la medicina ha un grande impatto mediatico. Beh, ora ci siamo ed è anche
un'occasione per guardare avanti. Non possiamo sempre stare sulle glorie del passato, grazie a RoversiMonaco e agli organizzatori possiamo guardare avanti». La città come accoglierà l'«invasione» dei medici?
«Credo benissimo. E il festival diffuso in tanti luoghi sarà un incentivo a scoprire e approfondire». Ci sono vari
format, lei si occuperà delle visite nella corsia della storia. Cosa sono? «Saranno una sorta di
rappresentazione teatrale coordinata con la scienza. L'obiettivo è far capire al pubblico come la medicina sia
cambiata e sia stata rivoluzionata dalla tecnologia negli ultimi 50 anni». Sarebbe a dire? «Forse i cittadini non
se ne rendono conto, ma negli ultimi anni la medicina è davvero cambiata. I dati sulla vita media lo
dimostrano: ecco perché il sottotitolo del festival è La lunga vita'». Palazzo re Enzo diventerà come un set.
«Saranno allestite visite in corsia con vista su Piazza Nettuno. E ci saranno 3-4 letti, ognuno relativo a una
diversa epoca storica». Quali le discipline? «La clinica medica (medicina interna), la clinica ostetricaginecologica e la clinica ortopedica. Per ogni branca è stata scelta una manifestazione clinica importante.
L'emorragia per la ginecologia; il trauma sportivo in campo ortopedico. E noi abbiamo scelto l'itterizia».
L'itterizia? «Sì. L'ittero c'è sempre stato. Quello che non c'è sempre stato è altro». Sarebbe a dire? «A inizio
900 c'era solo osservazione: si guardava e si sperava. Poi avremo tre letti per altrettante epoche: gli anni
Settanta, gli Ottanta e l'attualità». Qual era la situazione nei Settanta? «Pazzesco a dirsi: quasi come ai primi
del 900. Si andava davanti al letto del malato itterico e si diceva: Mah, sarà un calcolo o epatite?'. Si
aspettava e se non guariva si andava ad aprire'». Gli Ottanta? «Vedono la nascita dell'ecografia. Capimmo
come si distinguevano gli itteri da chirurgo da quelli da clinica medica». E arriviamo a oggi. «Tecniche
sofisticate. Risonanza magnetica, ecografia, endoscopia, tecniche interventistiche radiologiche. Oggi si
opera... senza nemmeno aprire' più».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
20
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«Grandi maestri e tecnologiaCosì è cambiata la vita in corsia»
05/05/2015
QN - Il Resto del Carlino - ed. Bologna
Pag. 13
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Il responsabile scientifico della kermesse Pino Donghi DOMENICA 10 MAGGIO «La senatrice a vita Elena
Cattaneo approfondirà tutte le questioni sulle tecniche rigenerative»
VALERIO BARONCINI
«RIPORTARE sotto i portici del sapere il dibattito sulla medicina»: Pino Donghi, semiologo, sceglie
un'immagine semplice per spiegare 'Bologna Medicina', il festival della scienza medica che riempirà la città
da giovedì a domenica. Com'è nata l'idea? «Da una visione di Fabio Roversi-Monaco. Bologna era la sede
più adatta per riaprire un grande discorso sulla medicina: una frase che all'apparenza sembra ovvia, ma a cui
nessuno aveva finora pensato». Il sottotitolo della manifestazione è 'La lunga vita'. Perché? «La longevità è il
tema più o p p o r t u n o per un evento di questo tipo, in quanto riesce a raccogliere al suo interno tutti gli
aspetti che riguardano la medicina di oggi». E' anche uno dei temi più controversi degli anni Zero e Dieci.
«Certamente grazie a tutti gli aspetti della ricerca, sempre più avanzata, abbiamo conquistato l'aumento
dell'età media». Benefici. Ma anche costi? «Certo. Spesso discutiamo del sistema previdenziale, ma come si
risponde invece alla crescente domanda di cure e benessere che viene dalle società più avanzate? La
longevità è una conquista, ma anche un costo sociale non banale». Ormai però le aspettative di vita si sono
alzate. «E infatti il tema non è il mero aumentare dell'età media. E' che noi vorremmo arrivare a 100 anni non
per battere un record, ma in salute». Non le sembra che spesso la società non si voglia porre questo
problema? «Dovrebbe farlo per tempo. Ecco perché ci interrogheremo su vari modelli, ad esempio il rapporto
fra immunità e cancro con il professor Alberto Mantovani. Oppure l'ampio range della medicina rigenerativa».
Attendete la senatrice a vita Elena Cattaneo. «Può la medicina rigenerare parti del cervello annebbiate? È
una grande prospettiva. E poi cercheremo di capire se esistonoproiezioni sul rapporto tra declino cognitivo e
l'invecchiamento cerebrale. A Bologna, ad esempio, c'è Claudio Franceschi che è un grande esperto di
centenari». Alcuni incontri avranno un taglio diverso, però. «Non ci sarà solo quello scientifico-culturale, ma
anche quello economico-politico. Ad esempio affronteremo il nodo del contenimento della spesa. C'è la
tendenza all'accentramento e alla creazione di grosse aziende sanitarie: abbiamo chiesto una riflessione a
Francesco Ripa di Meana, che è direttore del Rizzoli e guida la federazione delle aziende sanitarie, e a
Emanuele Vendramini, un esperto bocconiano di politiche sanitarie. Altro tema è il governo della spesa, e lo
affronteremo sia a livello locale con l'assessore regionale Sergio Venturi sia a livello nazionale». Molti
appuntamenti sono dedicati anche ai ragazzi. «Ci sono quattro premi Nobel (Luc Montagnier, Andrew Fire,
Erwin Neher e Kary Mullis, ndr ), ma anche spazi per le scuole. Nelle mattine di incontri tre storici terranno
conferenze attraverso le grandi epidemie del passato, dalla peste di cui racconta Boccaccio nel Decamerone,
alla comparsa della sifilide fino alla tragedia dell'influenza spagnola. Ma c'è anche l'intrattenimento più
giocoso». Un esempio? «Consiglio una lezione su Harry Potter tra magia e medicina».
Foto: Il semiologo Pino Donghi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
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Segreti (e costi) della longevità «Il nostro dibattito fra i portici»
05/05/2015
Avvenire - ed. Milano
Pag. 3
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Il piano Brugger: vendita di immobili e società distinta per le attività sanitarie La Fondazione punta a rientrare
dai debiti in 15 anni Regione Lombardia ha ritirato la costituzione di parte civile
DANIELA SCHERRER
Dopo anni di buio si torna a parlare di rilancio per quella che è, e vuole restare, la prima struttura sanitaria
italiana nel campo della riabilitazione. È stato presentato ieri, presso la sede centrale di Pavia, il piano di
risanamento con cui la Fondazione Maugeri ha chiesto al tribunale pavese di essere ammessa al concordato
preventivo in continuità diretta, dopo che erano scaduti i sei mesi della prima fase di concordato "in bianco".
In esso la Fondazione contempla il soddisfacimento integrale, o comunque intorno all'85%, dei debiti contratti
e già scaduti, pari a circa 230 milioni di euro (oltre a passività ordinarie e correnti per 130). Principale autore
del piano è stato Gualtiero Brugger, settantenne presidente della Maugeri dallo scorso ottobre, chiamato al
"capezzale" della Fondazione subito dopo la morte di Aldo Maugeri, in virtù della sua esperienza finanziaria
come docente alla Bocconi e consulente di Romano Prodi ai tempi dell'Iri. Si tratta di un Piano molto diverso
da quelli approntati in precedenza, soprattutto perché Brugger ha fermamente voluto conservare tutti e
ventidue i centri operativi in Italia e salvare i 3.500 dipendenti delle strutture. La strategia seguita sarà un'altra
e poggia su tre pilastri fondamentali: la costituzione di un fondo chiuso, a cui sarà conferita buona parte del
patrimonio immobiliare della Fondazione (si salveranno dalla vendita solo gli immobili della sede centrale di
Pavia e quelli di Tradate e Veruno) consentendo di eliminare debiti pari a 115 milioni di euro; la creazione di
una società a responsabilità limitata con funzioni di "veicolo speciale di smobilizzo" per trasferire le quote del
fondo ai creditori e la nascita di una "Newco", ossia una società cui verrà trasferita in blocco l'attività medicosanitaria e di ricerca della Fondazione. Quest'ultima, almeno inizialmente, sarà peraltro socio unico della
nuova azienda sanitaria. «Sono soddisfatto di questo piano - ha commentato nella sala direzionale della sede
centrale pavese Gualtiero Brugger - non si tratta semplicemente di un atto burocratico, ma di un grosso
lavoro di intesa ottenuto con un percorso impegnativo ma di notevole solidità. Ecco perché ha ottenuto
l'avvallo di tutti, dalle banche ai creditori fino alla Regione, che ha accettato di ritirare la costituzione di parte
civile, chiudendo per ora ogni contenzioso. È stata rigorosa ma veloce, mi auguro che lo sia ora anche il
tribunale di Pavia». Quale lo scenario futuro ipotizzato per la nuova Azienda sanitaria, posseduta inizialmente
per intero dalla Fondazione? Ricavi nell'ordine dei 300 milioni di euro annui, con un margine operativo lordo
di 45milioni e capace di generare flussi di cassa pari a 16 milioni all'anno. Il che consentirebbe di esaurire il
periodo di rientro dai debiti in 15 anni.
Foto: PAVIA La sede della Fondazione Maugeri
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2015
22
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Una nuova strategia per salvare la Maugeri
05/05/2015
Il Sole 24 Ore Sanita - ed. N.17 - 5 maggio 2015
Pag. 12
(tiratura:40000)
Pubblichiamo la seconda delle tre puntate sui «piani di rientro», ormai parte del linguaggio della sanità
italiana. La prima puntata, con l'origine dell'intervento condiviso tra Stato e Regioni, è stata pubblicata su «Il
Sole 24-Ore Sanità» n. 15 del 21 aprile scorso. In questa puntata l'analisi dei trienni 2007-2009, con
l'introduzione di una legislazione specifica, e 2010-2012 con un giro di vite sulle inadempienze. rio nazionale,
al fine di ricondurre sotto controllo la spesa sanitaria e di promuovere l'efficientamento complessivo del
sistema. L'anno 2006 vede impegnati ministeri e Regioni interessate alla costruzione dei documenti
programmatici di riorganizzazione del servizio sanitario regionale in quelle Regioni che era evidente
avrebbero dovuto sottoscrivere un Accordo per un piano di riorganizzazione. È un fitto intrecciarsi di riunioni
di Tavoli tecnici e di approvazione delle leggi di finanziaIl contesto delineato dal nuovo Patto per la salute
2006-2008, sancito dalla Conferenza Stato-Regioni il 5 ottobre 2006, rimarcava che il nuovo triennio di
programmazione sanitaria, legato all'esigenza di dare certezza di risorse per il Servizio sanitario nazionale su
un arco pluriennale, avrebbe dovuto promuovere politiche di sostegno delle azioni necessarie a elevare
qualità e appropriatezza delle prestazioni, riequilibrare le capacità di fornire servizi di analoga qualità ed
efficacia su tutto il territomento necessarie per l'avvio dei processi previsti nei Piani, destinate a quelle
Regioni che avrebbero presentato una proposta entro giugno 2006, pena la possibilità di non poter più
stipulare gli accordi. Arrivano le prime stipule degli Accordi sui Piani di rientro. L'inizio del 2007 segue con
fervore intenso la sottoscrizione degli accordi con le Regioni Lazio (febbraio), Abruzzo, Liguria, Campania,
Molise (marzo), Sicilia, Sardegna (luglio) (vedi tabella).
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Tavoli tecnici e leggi finanziarie: le linee di sviluppo per recuperare il
deficit
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Tagli, Lorenzin gela l'Intesa
Chiamparino: «Il tempo passa, numeri da rinegoziare» - Rebus Patto
Barbara Gobbi Lucilla Vazza
Sul nodo farmaci, complice il "provvidenziale" voto sull'Italicum, è scivolata anche la terza convocazione utile
per la sigla dell'Intesa sui tagli in Sanità. Mercoledì scorso, ennesima fumata nera: si tenterà di nuovo, con
ogni probabilità, giovedì 7 maggio. E il tempo, come ha dichiarato il presidente dei governatori Sergio
Chiamparino , «non è una variabile indipendente»: ogni settimana, ogni mese che passa, rendono ancora più
ardua la definizione della partita da 2,35 miliardi. «Le Regioni - ha detto infatti Chiamparino - sono pronte a
sottoscrivere l'Intesa sulla base dei contenuti dell'ultimo documento elaborato congiuntamente con il
Governo. Dobbiamo però constatare che la manovra, pensata su base annuale, più passa il tempo e più
diventa difficile da attuare nella sua interezza. Va evidentemente prevista qualche revisione o una forma di
alleggerimento della stessa. Per quello che ci riguarda siamo pronti anche ad accettare un percorso di
monitoraggio congiunto per valutare la fattibilità e la possibilità del raggiungimento degli obiettivi previsti».
Meno conciliante l'assessore lombardo Massimo Garavaglia , coordinatore degli assessori regionali al
Bilancio: «La settimana precedente la "ciambella" del Def, mercoledì scorso la legge elettorale... quanto a
lungo il governo pensa di giocare sui rinvii accampando scuse? È chiaro che dietro c'è il mero calcolo
elettorale del premier Renzi, che non se la sente di andare alle urne con l'eredità pesante dei tagli in Sanità.
Ma una cosa è certa: quando finalmente ci si deciderà a siglare l'Intesa e la manovra non potrà più attestarsi
sui 2,3 miliardi previsti, andrà sfoltita di almeno un miliardo. Duecento milioni al mese, tanti quanti ne avremo
persi a partire da gennaio. L'alternativa, pesantissima, è costringere molte Regioni a innalzare ulteriormente
Irap e addizionali Irpef. Sempre a spese dei bilanci locali e, in definitiva, dei cittadini». La vera doccia gelata
alla sottoscrizione dell'Intesa è arrivata, per la verità e inaspettatamente, dalla ministra della Salute Beatrice
Lorenzin . Che non ha esitato a bocciare il testo proprio quando i presidenti si accingevano a esaminarlo,
riveduto e corretto dal ministero (da chi, se la stessa ministra non lo condivide?) sulla base dei rilievi mossi la
settimana prima dai tecnici regionali. Il capitolo farmaci (v. box in pagina) da cui sono attesi 500 milioni di
euro di risparmio su base annua è il vero tasto dolente di questa partita a scacchi tra Governo e Regioni,
costantemente ferma a un passo dalla conclusione. «Se le Regioni pensano di liberare con la stretta sui
farmaci risorse da utilizzare a proprio vantaggio, se lo scordino: non esiste. E sull'epatite C, il fondo è quello
inserito nella legge di Stabilità: non è pensabile prevedere un payback per le spese aggiuntive, quel testo non
è stato approvato né da me né dal resto del governo». E poi il rincaro: «Tagli lineari non ne accettiamo»,
dichiara Lorenzin a questa testata. L'intesa non è tenera nemmeno con i privati e anche questo punto non è
gradito alla ministra, che spiega: «Dove c'è una sana concorrenza tra pubblico e privato le cose funzionano
meglio». La novità dell'ultimo tentativo conclusosi con una fumata nera è quindi che perfino il ministero, a
questo punto, prende le distanze. In buona compagnia con Regioni da sempre sull'Aventino, come il Veneto
dell'assessore Luca Coletto . Che dall'approvazione della legge di Stabilità 2015, all'origine dell'ultimo giro di
vite imposto al Servizio sanitario nazionale con la previsione di una scure da 4 miliardi sulle casse regionali,
grida alla macelleria sociale. «Siamo semplicemente determinati a difendere il diritto alla salute, non solo dei
veneti, ma di tutti gli italiani, perché è vicinissimo il momento dell'insostenibilità. Basti pensare - afferma
Coletto - che la previsione del Def al 2020, che non è lontano, dedica alla sanità il 6,6% del Pil, quando l'Oms
ci dice che sotto il 6,5% comincia a diminuire l'aspettativa di vita per la gente. E intanto niente costi standard,
l'unico strumento per incidere effettivamente sugli sprechi, niente distinzioni tra virtuosi e spreconi, niente che
vada a mettere ordine dove si buttano i soldi. Così non si rispetterà nemmeno la Costituzione nella parte in
cui sancisce per il popolo italiano l'assistenza sanitaria universalistica». E il Patto per la salute? Tutto da
rifare. Perché cambiano le regole e, di sicuro anche se ancora non si sa di quanto, diminuiranno le risorse per
il Fondo sanitario nazionale. E quanto ai Lea, più dei nuovi, che sono un cavallo di battaglia della ministra,
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Alt della ministra sulla stangata per la farmaceutica: ennesimo rinvio per la partita da 2,35 mld
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bisognerà salvaguardare i "vecchi", che rischiano di scivolare via. a cura di Barbara Gobbi Lucilla Vazza
Tutte le bozze di testo sull'intesa www.24oresanita.com Le previsioni di spesa del Def 2011 2012 2013
2014 2015 2016 2017 2018 2019 Spesa sanitaria 112.215 110.422 110.044 111.028 111.289 113.372
115.509 117.709 120.094 In percentuale del Pil 6,80% 6,80% 6,80% 6,90% 6,80% 6,70% 6,60% 6,60%
6,50% Tasso variazione in % -1,60% -0,30% 0,90% 0,20% 1,90% 1,90% 1,90% 2,00% Disavanzi regionali
(valori in migliaia di euro) Beni e servizi (variazione % media annua) Spesa sanitaria corrente (variazione %
media annua)
Foto: Spesa sanitaria (variazione percentuale media annua)
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Risparmi per 500 milioni, tappe forzate dal 30 giugno
Fascia C, si paga l'extra fondo
Dal pacchetto sulla farmaceutica ci si attende un risparmio di almeno 500 milioni su base annua. Quattro i
tasselli del puzzle che rappresenta il nodo più controverso della trattativa: introduzione dell'elenco dei prezzi
di riferimento relativi al rimborso da parte del Ssn di medicinali terapeuticamente assimilabili; riforma della
disciplina di definizione del prezzo dei medicinali biotecnologici dopo la scadenza brevettuale; altre misure
come l'introduzione della disciplina della revisione dei prezzi di medicinali soggetti a procedure di
rimborsabilità condizionata (payment by result, risk-cost-sharing, success fee); mancato incremento del livello
di finanziamento e impatto sui livelli di spesa programmati. Nella nuova bozza, quanto al primo "tassello", si
introduce una sostanziale novità: l'Aifa entro il 30 giugno 2015 procede a rinegoziare con tutte le aziende
farmaceutiche la riduzione del prezzo dei farmaci rimborsati dal Ssn, nell'ambito di raggruppamenti di
medicinali terapeuticamente assimilabili (comprensivi sia di quelli a brevetto scaduto che di quelli sotto
brevetto). L'azienda tramite accordo con Aifa potrà ripartire tra i propri farmaci raggruppati il risparmio da essi
atteso, attraverso l'applicazione selettiva di riduzioni del prezzo. Per l'Aifa il ruolo sarà più che arduo. E pure
per le farmaceutiche. Gli step al 30 giugno saranno: a) definire i raggruppamenti di medicinali
terapeuticamente assimilabili; b) identificare (nell'ambito di ogni raggruppamento) i sottogruppi di Aic che
consentono la «medesima intensità di trattamento»; c) condividere con ogni azienda farmaceutica l'elenco di
quelli inclusi nei raggruppamenti di farmaci assimilabili e relativo risparmio atteso. In caso di negoziazione
negativa o parziale, l'Aifa chiederà all'azienda la restituzione, tramite payback, alle Regioni del risparmio
atteso. In caso di mancato pagamento, Aifa potrà "declassare" i farmaci direttamente in fascia C. Salta il
prezzo di rimborso a carico degli assistiti. Altra novità, i tetti regionali alla farmaceutica ospedaliera (fermo
restando quello nazionale), «coerentemente con la composizione pubblico-privata dell'offerta». Una misura
che stravolgerà i numeri a cui siamo abituati, poiché metterà a fuoco con precisione la spesa del comparto
privato convenzionato. Infine, riguardo ai farmaci innovativi, la spesa eccedente i livelli individuati nella legge
di Stabilità (500 mln l'anno per il 2015 e il 2016) concorrerà alla definizione del tetto di spesa della territoriale.
Oltre quella somma le aziende rimborseranno l'extra tetto.
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FARMACI