L`antico trenino Menaggio-Porlezza
Transcript
L`antico trenino Menaggio-Porlezza
Como Cronaca Sabato, 23 giugno 2012 27 A fine maggio la rievocazione degli anni d’oro della ferrovia dei tre laghi i d r o c i r L’antico trenino Menaggio-Porlezza U n grande evento ha animato la Val Menaggio nell’ultimo fine settimana di maggio lungo l’antico percorso della dismessa linea ferroviaria MenaggioPorlezza. Il trenino turistico rosso di Lugano ha prestato servizio sulla tratta Piano Porlezza-Bene Lario: 2,5 chilometri attrezzati per far rivivere gli anni d’oro della “ferrovia dei tre laghi”, il trenino nato nel 1884 su iniziativa di istituzioni sia pubbliche che private, italiane e svizzere, con l’ambizioso progetto di collegare tra loro, con un tracciato ferroviario e di battelli, i laghi di Como, Lugano e Maggiore, da Menaggio a Luino attraverso Lugano, per aprire in questo modo le prospettive di collegamento della zona con il nord Europa attraverso la ferrovia del Gottardo. Il trenino Menaggio – Porlezza fece il suo primo viaggio la mattina del 17 novembre 1884, e si fermò definitivamente 55 anni dopo, il 31 ottobre 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale, confermando in tal modo, come ha ricordato il sindaco di Porlezza Sergio Erculiani a tal proposito, che «“Non sempre ciò che viene dopo è progresso”, come diceva il Manzoni». Lungo il percorso, ora trasformato in pista ciclabile, sono stati distribuiti punti di ristorazione, sosta e svago, con animazioni originali e divertenti pensate per tutti, con una scuola di Spada Coreana, un concorso di pittura, aree giochi per i bambini e addirittura un percorso di agility-dog per gli amici a quattro zampe. Durante la manifestazione, intitolata “El Nos Trenin”, c’è stato spazio anche per esposizioni di fotografie dell’epoca e i ricordi di chi il trenino l’ha visto e ci ha viaggiato. Una grande festa organizzata dall’Associazione Compagnia del Castello di Valsolda, ma che ha potuto realizzarsi soltanto grazie alla partecipazione corale di molte altre associazioni e gruppi della zona, tra i quali il Museo Etnografico e Naturalistico Val Sanagra, che conserva numerose testimonianze della ferrovia, l’Anffas Centro Lario e Valli, e i Comuni di Grandola ed Uniti, Bene Lario e Carlazzo. Numerosissimi i volontari che hanno collaborato in vario modo alla riuscita dell’evento, dai gruppi Pro Loco a quelli in costume tradizionale, alle Guardie Ecologiche Volontarie. Circa 3.500 persone, fra bambini e adulti, hanno condiviso l’emozione di viaggiare sul trenino a ruote. «Riscoprire il tracciato della piccola locomotiva della Val Menaggio – ha commentato il sindaco di Grandola ● Accordi italo elvetici ● La somma potrebbe potrebbero portare ad variare dai 4 ai 10 mila un aggravio delle tasse franchi di reddito ed Uniti, Giancarlo Zanfanti – può essere la spinta a valorizzare quel che resta quale preziosa offerta turistica della nostra zona. Il completamento della pista ciclabile, ad opera della Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio, che si snoda sul percorso della ferrovia potrebbe rappresentare il volano per lo sviluppo di tutta la vallata». «Spero si possa realizzare un giorno il progetto di un trenino turistico su ruote che colleghi, come una volta, Menaggio con Grandola fino a Porlezza», questo il pensiero del sindaco di Carlazzo, Giuliano Cerrano. L’incasso della manifestazione è stato devoluto al Museo Etnografico e Naturalistico della Val Sanagra e ad Anffas Onlus Centro Lario e Valli. Elisa Denti ● Una categoria da tempo nell’occhio del ciclone Verso una doppia tassa per i frontalieri? A differenza di quanto verificatosi l’anno scorso, il prossimo 30 giugno il Consiglio di Stato del Canton Ticino verserà al Governo di Roma i ristorni delle imposte pagate dai lavoratori frontalieri per l’anno 2011. Dallo scorso 24 maggio Italia e Svizzera, infatti, sono tornate a sedersi ad un tavolo comune al fine di discutere sui numerosi “punti di attrito”, esclusivamente di natura economica, esistenti tra le due nazioni e che lo scorso anno hanno portato al clamoroso blocco. In ogni caso il barometro per i lavoratori frontalieri rimane fisso sulla casella “tempesta”. Ad agitare i loro sogni sono alcuni aspetti degli accordi internazionali tra Italia e Svizzera che potrebbero avere ripercussioni negative sul tessuto industriale ticinese. Infatti secondo l’associazione Industriali Ticinesi (AITI) il risultato degli accordi fiscali tra Italia e Svizzera potrebbe avere come conseguenza l’applicazione di una tassazione ordinaria da parte italiana per tutti i lavoratori frontalieri indipendentemente che abitino nella fascia dei 20 chilometri o al di fuori. Praticamente coloro che fino ad ora pagano soltanto l’imposta alla fonte, in futuro dovranno pagare anche un conguaglio riferito alla tassazione ordinaria. Ciò si tramuterebbe in un aumento delle imposte da pagare per tutti coloro che varcano il confine per ragioni di lavoro. Secondo i calcoli dell’Aiti l’aggravio d’imposta per i lavoratori frontalieri ammonterebbe da 4mila a 10/15mila franchi all’anno in più a seconda delle fasce di reddito. Per gli industriali ticinesi i rischi sono quelli di creare un problema salariale. Il lavoratore frontaliere ha infatti sempre la convenienza di trovare lavoro in Svizzera anche a causa della situazione economica difficile che sta attraversando l’Italia. E’ anche vero, però, il lavoratore frontaliere potrebbe arrivare a chiedere un aumento di stipendio per poter mantenere lo stesso livello salariale esistente attualmente. Un timore che si va ad aggiungere al pericolo che l’industria non riesca più ad attirare in Canton Ticino figure professionali altamente qualificate. Ipotesi fantascientifiche? Neanche poi tanto perché alcuni esponenti politici, finora elvetici, hanno iniziato a proporre ipotesi concrete in tal senso. La più articolata è stata avanzata da Giordano Macchi, consigliere comunale di Lugano di uno dei principali partiti di governo della Svizzera, ovvero del Plr. Secondo Macchi bisognerebbe innanzitutto abolire lo status di frontaliere per chi fa il pendolare professionale nella fascia di 20 chilometri dal confine: “I frontalieri - ha detto Macchi –beneficiano delle basse aliquote fiscali svizzere e costano al fisco ticinese il 40%. Ciò malgrado, secondo il modello Ocse, il lavoro deve essere imposto laddove viene esercitato. Con l’abolizione di questa particolarità, la Svizzera non dovrebbe ristornare nulla, mentre l’Italia, grazie ad aliquote fiscali maggiori, pur con il metodo del credito di imposta, aumenterebbe il proprio gettito fiscale”. Un’ipotesi che farebbe venir meno le discussioni relative al mantenimento delle aliquote del 38,5% che dal 1974 sono versate ogni anno dalla Svizzera, mentre le ipotesi di accordo attuali per ora sembrano orientate a concretizzarsi in un compromesso con un abbassamento dell’aliquota sopra il 20%. Lo scenario più possibile sembra quello che prevede una tassazione ordinaria sui redditi per tutti i lavoratori senza più distinzioni tra chi è nella fascia dei 20 chilometri o meno. L’unica cosa certa è che i frontalieri dovranno attendersi un aumento delle imposte. Un incremento che potrà essere anche consistente. Sempre secondo l’AITI, infatti, su un reddito imponibile di 50mila franchi, una persona single, all’anno pagherà circa 4000 franchi in più. Per redditi fino a 100mila franchi (in caso di lavoratore con due figli) la tassazione potrà anche raggiungere i 10mila franchi in più rispetto a quanto accade attualmente. Luigi Clerici