Bruno De Faveri - Comune di Castelnuovo Scrivia

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Bruno De Faveri - Comune di Castelnuovo Scrivia
Bassa Valle Scrivia / La proposta progettuale in località Cinquini
Nasce il comitato contro l’ampliamento
della discarica a Molino dei Torti
E’ possibile aderire anche attraverso le pagine di Facebook
F
austino Meardi, Gaetano Torti, Mo- territorio del comune di Molino dei Torti saria volta a tutelare il territorio, l’amrena Baradel e Maddalena Pasquali e, qualora ciò risulti impossibile, ottenere biente, la salute dei cittadini attraverso la
sono i promotori del comitato “Anti il ridimensionamento della stessa…”. Gli partecipazione attiva della comunità lodiscarica in località Cinquini” sorto la organizzatori sono quindi intenzionati a cale. Concludono scrivendo “… di fronte
scorsa settimana a Molino dei Torti. Pre- promuovere ogni iniziativa utile e neces- a un’opera che potenzialmente presenta
sidente è stato nominato Alessanrischi ambientali non trascurabili,
dro Guarnone. Tra gli obiettivi, Ai lettori
il Comitato intende prima di tutsi legge nel documento postato I lettori più attenti noteranno che la testata si arricchisce. to informare la cittadinanza sulle
su FB dove è stata anche aperta Dal Comune alla Bassa Valle Scrivia perchè consideriamo il criticità emerse dal progetto e neluna pagina dedicata (“comitato- territorio di informazione sia quello individuato geograficamente lo stesso tempo chiedere all’amdiscaricacinquini”), “sottrarre la dalle terre a noi omogenee. Per questo motivo e per l’Unione ministrazione locale massima
popolazione ai pesanti impatti dei Comuni sorta recentemente vorremmo contribuire - anche chiarezza e trasparenza e di impederivanti dall’ampliamento del- attraverso l’informazione istituzionale - ad accrescere nei gnarsi al massimo nella difesa del
proprio territorio e della salute dei
la discarica in località Cinquini
cittadini la conoscenza e lo spirito di critica e di confronto.
cittadini”.
impedendone la realizzazione sul
Un’aria “poco” vitale
Lancet Oncology conferma la
pericolosità delle polveri sottili
Fresca di stampa,” Fondamentale”, la rivista dell’Associazione
Italiana per la Ricerca sul Cancro, dedica il servizio di apertura
all’inquinamento dell’aria. “Ci sono voluti anni per dimostrare l’effetto nocivo” di fronte a una popolazione pressochè indifferente
perchè non ha la percezione visiva del danno. “Le polveri sottili
fanno grandi danni – prosegue la rivista – e si dice vitale l’aria
che respira, ma studi recenti mettono in dubbio questo detto e
dimostrano che l’aria inquinata di tante nostre città rappresenta
in realtà un pericolo per la salute e aumenta anche il rischio
di tumore al polmone”. Camminare per strada può essere poco
indicato non solo per il traffico che è spesso causa di incidenti
e stress, ma anche per colpa dell’aria inquinata che si respira in
molti centri urbani. Cancerogene quindi per l’uomo. E’ così che
gli esperti dello IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro) di Lione hanno classificato le sostanze inquinanti presenti nell’aria pubblicando i risultati sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet Oncology.
Rispetto alla sua composizione “base” (azoto 78 per cento ossigeno 21 per cento, argon meno dell’1 per cento e piccole quantità di anidride carbonica ) la miscela di gas che chiamiamo aria
si ‘arricchisce’ di molte altre componenti, più o meno dannose
per la salute. In un campione d’aria sono presenti anche benzene, ozono, monossido di carbonio, ossido di azoto e biossido di
zolfo. Oltre ai famosi PM10 e PM2,5, particelle sospese nell’aria
che possono penetrare in profondità nell’apparato respiratorio
grazie alle loro ridotte dimensioni, comprese appunto tra i 10 e i
2,5 micrometri.
Siamo lieti di informarvi che nella sede di Castelnuovo Scrivia
via Umberto I n° 14 - Tel. 0131/826528 Fax: 0131825923 - www.assicurazionipicchi.it
sono a vostra completa disposizione per informazioni e preventivi di natura finanziaria-assicurativa.
i nostri fidati intermediari assicurativi:
PIERANGELO CISI - CESARE TORTI - CATERINA CANOBBIO - PIERO ORSI - CESARE GROTTOLI
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IL COMUNE della BASSA VALLE SCRIVIA | 1 – Febbraio 2014
Notizie in breve
GAS E AUTOSTRADA
IN CONSIGLIO COMUNALE
Mentre il giornale va in stampa si svolge a Palazzo Centurione
il primo consiglio comunale dell’anno con all’ordine del giorno
l’approvazione di due convenzioni. La prima è quella riferita
allo svolgimento in forma associata della procedura di gara
per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale
e la successiva gestione del contratto che la legge impone sia
eseguita su un bacino d’utenza che comprenda più comuni.
La seconda è con la società concessionaria delle autostrade
per la “regolazione delle modalità di intervento, manutenzione e concessione in comodato d’uso gratuito delle aree della
piattaforma autostradale A7 nel tratto compreso tra il ponte
sul fiume Po e l’interconnessione con l’autostrada A21 in territorio castelnovese.
SOGGIORNO CLIMATICO AD ALASSIO
Si svolgerà dal 4 al 19 febbraio il soggiorno climatico per gli
anziani organizzato dal Comune presso l’albergo Adler di
Alassio. Le modalità per l’iscrizione e la fruizione dei servizi
sono disponibili presso l’ufficio segreteria entro la data stabilita per la partenza, fatta salva la disponibilità residua delle
camere.
POTATURE
Gli operai hanno provveduto a potare diversi filari di piante.
Spollonati i tigli ai giardini di piazza V. Veneto, potati i peri sulla
via Einaudi e terminati i lavori nel recinto alberato del campo
sportivo Beppe Spinola. Grazie al noleggio di una piattaforma
si è potuto provvedere con mezzi propri senza gravare sulle
spese escludendo affidamenti a terzi.
La sentenza
Il ricorso presentato dai Comuni della Bassa Valle Scrivia
Il TAR dà il via libera alla centrale di Casei
I giudici amministrativi considerano esclusivamente la legge vigente in
Regione Lombardia, non tenendo conto di quella piemontese ed
europea. Un territorio già compromesso per la qualità dell’aria.
I
l TAR della Lombardia, al quale si
erano rivolti i Comuni della Bassa
Valle Scrivia presentando il ricorso
sul progetto della centrale a biomasse
proposta sul confine con Casei Gerola,
ha respinto l’istanza accogliendo invece le motivazioni assunte da Pavia. Si
costruirà quindi la centrale, ha reso
noto l’ufficio stampa del Presidente
della Provincia di Pavia, “con viva e
vibrante soddisfazione” dell’amministrazione che aveva inserito nel programma elettorale un punto relativo
proprio a questo tipo di investimento.
I Sindaci della Bassa Valle Scrivia, riuniti a Palazzo Centurione per una
disamina del dispositivo, hanno manifestato l’evidente delusione perché la
sentenza non prende in considerazione
che l’entrata in funzione della centrale alimentata a biomasse comporterà
l’immissione nell’ambiente di quantità
rilevanti di inquinanti tossici e pericolosi per la salute, in particolare PM10 e
ossidi di azoto, in una zona già pesantemente gravata da un elevata presenza di inquinanti, come le recenti analisi
condotte dall’Arpa hanno dimostrato.
L’evento è in evidente contrasto con
le norme a tutela della salute pubblica
che prevedono, laddove i limiti di legge sulla qualità dell’aria siano superati,
l’attivazione di misure atte a riportare
i valori entro parametri ritenuti accettabili.
Ma, tant’è, il TAR sottolinea che la
Lombardia è diversa dal Piemonte
omettendo, forse, di ragionare sul fatto che sia la Lombardia sia il Piemonte
stanno in Europa dove il parametro vigente è sicuramente più restrittivo. Si
configura quindi una palese violazione
del Decreto Legislativo 155/2012 valido sull’intero territorio nazionale. “Occorre mantenere la qualità dell’aria
ambiente, laddove buona” e “migliorarla negli altri casi” (come a Castelnuovo Scrivia).
Scorrendo il dispositivo della sentenza
leggiamo “dal quadro generale emerge
l’intenzione del legislatore nazionale e
comunitario di promuovere al massimo la realizzazione di impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili. La produzione di energia da fonti
rinnovabili riveste un ruolo cruciale
LOCANDINA
L’iniziativa dedicata
al nostro territorio,
che si terrà in
sala Pessini, nella
serata di
venerdì 7
febbraio.
“Le generazioni
a venire non ci
perdoneranno
mai il danno
che noi stiamo
loro facendo”
Lorenzo
Tomatis
creatore e
direttore della
prestigiosa
I.A.R.C.
di Lione
nell’ambito delle azioni strategiche in
materia, atteso che la politica energetica intercetta ulteriori interessi pubblici di notevole rilievo come la tutela
dell’ambiente”.
Ci permettiamo di sollevare alcuni
dubbi. Senza la cogenerazione (recupero del calore), anche se permesso
dalla Regione Lombardia, la centrale
di Casei Gerola costituisce un pessimo esempio di efficienza energetica in
quanto comporterà lo spreco del 7080% dell’energia delle biomasse combuste buttata, letteralmente, all’aria.
Tra tutte le fonti energetiche rinnovabili di cui possiamo disporre (idrico,
solare, eolico, biometano da digestione
anaerobica) la combustione delle biomasse è quella in assoluto più inquinante, a parità di energia prodotta, con
l’emissione di sostanze tossiche e can-
cerogene; la sedicente neutralità delle
emissioni della centrale, nei confronti
di gas clima-alteranti avrebbe dovuto
essere dimostrata in una seria Valutazione di Impatto Ambientale tenendo
conto dell’intero ciclo di produzione e
alimentazione della centrale stessa.
(Consulenza scientifica del
prof. Federico Valerio).
SCADENZA TARES
In questi giorni sono in distribuzione i modelli prestampati per il pagamento della
Tares (ultima rata 2013). Si può farlo presso qualsiasi istituto bancario o le poste
italiane entro la fine del mese di febbraio.
Per qualsiasi chiarimento è possibile rivolgersi all’ufficio finanziario del Comune (tel.
0131855814 – mail: lorenza.monocchio@
comune.castelnuovoscrivia.al.it)
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Geografia
Conosciamo il nostro territorio attraverso la storia di un sistema idrico che rende fertile il terreno agricolo e a volte problematico lo smaltimento delle acque superficiali
Le rogge e i corsi
d’acqua sul territorio
Il fitto reticolo sotterraneo e la ricchezza di falde superficiali rendono i nostri
terreni particolarmente fertili. La scomparsa dei fossi e dei piccoli canali
rende più problematico l’assorbimento e lo scorrimento delle acque piovane
I
n falda, sotto lo strato di circa due-quat- poiché nei periodi di siccità i paesi a monte
tro metri di limo delle alluvioni mille- trattenevano l’acqua per i propri consumi
narie dei nostri corsi d’acqua, scorrono e assetavano i paesi a valle. Ad esempio
da sud-est verso nord-ovest le acque del la rivalità fra Castelnuovo e Pontecurone
Curone e del Grue, mentre verso Sale pre- nasce dalla gestione delle rogge Calvenza
dominano le acque di falda della Scrivia. e Calvenzoli, tanto che gli Statuti di CastelOltre i dodici/quindici metri abbiamo ac- nuovo prevedevano il sequestro dei beni a
que di falda del Tanaro e, sotto altri strati chiunque facesse affari o sposasse una perimpermeabili, quelle del Po. Ad esempio sona di Pontecurone.
l’acquedotto di Castelnuovo, che pesca fra Dal Grue nascevano altre due rogge, dette
i quaranta e i sessanta metri, distribuisce Calvenzoli, che percorrevano la campagna
acqua del Po.
fra Pontecurone e Castelnuovo, segnavaPer quanto riguarda le acque di scorri- no il confine con Casei e rientravano nella
mento, escludendo Scrivia e i suoi af- Scrivia.
fluenti Grue e Rio Corsica, occorre subito Ai lati della strada dei Cappuccini scorredire che la fitta ragnatela di fossi e picco- vano due rogge, denominate una “di Scrili canali è quasi totalmente scomparsa in via” che seguiva la strada Tortona-Castelquesti ultimi decenni,
nuovo, scavalcava il Grue con
il che ha reso probleun ponte apposito in muramatico sia distribuire
tura (ar brëgn), e l’altra “del
per scorrimento acqua Nei secoli scorsi furono
Martinetto” poiché metteva
ovunque (ma a questo
in azione il maglio o martimotivo di contrasto tra
sopperiscono i pozzi di
netto del fabbro (blocco di
irrigazione che, però, i paesi a monte che
ferro che batteva sul ferro arpresentano anche con- trattenevano l’acqua
roventato) e in epoca successeguenze negative) sia per i consumi territoriali. siva, con un salto di un paio
raccogliere in parte (e
di metri, le macine del molino
attenuare le alluvioni) le acque delle preci- dei Lenti. Queste rogge in passato colmapitazioni troppo abbondanti.
vano anche i fossati che attorniavano le
Intorno al XV secolo viene costruita sulla mura del paese. La roggia del martinetto
destra del torrente una fitta rete di rogge sfiorava la chiesetta di San Domenico, la
per portare acqua ovunque, utilizzando porta Gualdonasce (azionando anche qui
Scrivia, Grue e una roggia antichissima, la le pale del mulino di San Cristoforo), seCalvenza (dal latino calvum ossia super- guiva l’attuale Circonvallazione e, presso la
ficie continuamente ripulita da erbe e ar- fabbrica di Maggi Alfredo, alimentava un
busti). È altrettanto valida l’ipotesi di ca- altro mulino, e infine confluiva nella roggia
vum ossia di canale scavato, forse in epoca Calvenza in prossimità dell’attuale “Centro
antichissima visto che per ampi tratti in San Carlo”.
pianura segue l’antica centuriazione, come Sul territorio castelnovese scorrevano solo
avviene sui lati est e nord di Castelnuovo in riva destra della Scrivia (a sinistra c’era
Scrivia.
abbondanza di pozzi e il terreno più ghiaLa fonte delle rogge deriva da sbarramen- ioso non consentiva la tenuta stagna delle
ti che innalzano il livello delle acque di rogge) ben cinque rogge, ossia Calvenza,
un torrente e ne incanalano una parte in Calvenzolo 1 e Calvenzolo 2, roggia Scricondotte artificiali. Nei secoli scorsi furono via e roggia del Martinetto. A queste anmotivo di contrasti ferocissimi fra i paesi, drebbero aggiunte le diramazioni, quali ad
Contrappasso
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Erosione
Ben quattro inconsuete piene
invernali, dovute alla mancanza di
neve sostituita da forti piogge, hanno
eroso le sponde della Scrivia in vari
punti. Questa immagine testimonia la
scomparsa della strada e di parte del
percorso ginnico sulla riva destra.
Sullo sfondo, gli “alberi dell’amore”
(tre giganteschi pioppi tremuli abbracciati fra loro, simbolo del Parco)
si trovano a picco su un’alta piarda, a
rischio di caduta. A novembre vennero fotografati per la bella copertina del
Calendario 2014.
esempio la roggia dei prati che si dipartiva dalla Calvenza all’altezza del Santuario
delle grazie e raggiungeva Molino seguendo un’altra linea della centuriazione romana.
Di tutto ciò, come detto all’inizio, è rimasto
ben poco, solamente Calvenza-San Carlo;
le altre rogge o sono state abbandonate o
addirittura colmate e arate abusivamente.
Non parliamo ovviamente del complicatissimo e perfetto sistema di scorrimento costituito da centinaia di chilometri di fossi.
Va, infine, ricordato che un tempo esistevano delle marcite, ossia degli affioramenti
di acqua di falda in superficie, e ciò nelle
zone Prati, Borgnina. Ad esempio una
cascina era denominata Venezia proprio
perché in autunno era circondata da ampi
stagni. Il forte prelievo di acque da parte
dello zuccherificio e della Biacor avevano
annullato questo fenomeno; ma ora, con la
chiusura di queste due aziende, la falda si
sta rialzando, esattamente dove si vorrebbe costruire la centrale a biomasse.
Lo dimostra con chiarezza il fantastico
Parco delle folaghe di Casei Gerola, ove,
attorno a ex cave di argilla trasformate in
laghi colmi di vita, si sta creando una ampia zona paludosa con una biodiversità
faunistica e floristica di enorme bellezza.
Un percorso in campagna
I
l rio Calvenza (in dialetto ra Cravénsa) probabilmente in passato captava acque dal
Curone a ovest di Rosano e a nord di Castellar Guidobono. Italo Cammarata ha scritto
nel suo libro “Rogge e mulini della Val Curone” delle infinite beghe, guerre e devastazioni
di paesi, derivanti dall’utilizzo delle acque della Calvenza e della roggia dei mulini nei
periodi di siccità.
Ora è formato da una ragnatela di fossi che, fra Viguzzolo e Pontecurone, si uniscono e
prendono la direzione verso ovest seguendo l’allineamento della centuriazione romana.
Un canale che punta verso sud la collega con la roggia dei mulini, il Ligosso, che mette
in comunicazione il Curone con il Grue lungo la linea Castellaro-Viguzzolo. Il rio affianca
le cascine Sindalona, il Cascinone, la Calvenza e, alla Capitania, passa sotto la Tortona-Pontecurone e sotto la ferrovia. Dopo la Cadè, Piccagallo, Cerro, affianca Castelnuovo a est e a nord e qui cambia nome diventando roggia di San Carlo. Dopo l’arco di via
Roma confluisce nella Scrivia all’altezza del depuratore.
In passato era sempre ricca di acque che scorrevano limpide e venivano utilizzate per
irrigare i campi.
Precedentemente alla costruzione dello scolmatore nel 1981 spesso conduceva le acque di esondazione del Grue sino alla strettoia del cimitero (ove il rio scorre interrato)
allagandolo completamente.
Ora, in caso di forti piogge, può allagare un tratto della via Einaudi fra il prefabbricato Torti
e l’officina di Luigi Bettaglio.
L’ultima piena risale al giorno di San Giuseppe di due anni fa quando un temporale violentissimo provocò l’improvviso inalzamento del livello di portata. Domenica 19 gennaio,
invece, a seguito del perdurare delle piogge e di una forte perturbazione sulla Val Curone,
raccogliendo appunto le acque di scorrimento dei paesi in cui nasce (Casalnoceto è
andata sott’acqua), ha oltrepassato gli argini allagando una porzione di terreni coltivati.
Lo scorrimento e la portata sono di difficile calcolo considerando un percorso tortuoso,
più stretto a monte, sul quale sono stati costruiti in passato numerosi accessi di diversa
fattura che in alcuni casi compromettono lo stesso scorrimento delle acque.
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Altri tempi / di Antonello Brunetti
Un secolo fa: febbraio e marzo
Prosegue il racconto mese per mese tratto dagli archivi storici
FEBBRAIO
• Vengono stanziate 772 lire per costruire una rampa d’accesso
al torrente Scrivia(7) a nord del ponte sino al secondo pilone,
affiancando gli estesi boschi cedui del generale De Angelis (ora
rampa dal greto della Scrivia al cippo Bandello, adiacente alla
casa Emanuelli, costruita sull’argine).
7 - Due cavalli, guidati da un asino, risalgono dal greto della Scrivia con un
carico di ghiaia (disegno di Migliorino Brunetti).
• Contributo di lire 100 per la “Società reduci patrie battaglie
Solferino e San Martino”.
• Miglioramento del peso pubblico sito a porta Dante (poi
distributore Erg).
• Risposta negativa a varie richieste di riduzione della Tassa
di esercizio, presentate, ad esempio, dalla Società del gas
(gaz lo definivano allora), che percepiva dal Comune per
l’illuminazione del paese lire 6.760; dal signor Agostino De
Agostini per il negozio di ferramenta sito in piazzetta Cavour
(poi barbiere Riccardi). “Trattasi di azienda fra le più antiche
di Castelnuovo, agiatissima e sorretta da clientela estesa e
condotta da persona notoriamente fornita abbondantemente
di capacità”. Respinto anche il ricorso della Banca San
Marziano che sostiene di avere meno potenza economica delle
altre due banche, ossia il Credito provinciale e la Cassa di
Risparmio di Voghera.
MARZO
• Il Comune, come faceva ogni anno, vende al signor Agostino
De Agostini (8), imprenditore attivissimo, costruttore di aratri,
negoziante di ferramenta, agricoltore, gestore della pulizia
dei rifiuti organici), i cumuli di letame accatastati dalla ditta
addetta allo spazzamento strade, contenenti soprattutto sterco
di cavalli. A questo punto è facile capire perché la famiglia
venisse soprannominata Mardè.
• Gli assessori Grillo e Quattrocchio riferiscono che occorre
abbandonare l’idea di abbattere il porticato (9) che restringe la via
Cavour (ora all’altezza del negozio Verga) poiché la proprietaria
Rosa Panseri chiede l’esorbitante indennità di 12.000 lire.
• Il bel viale di ippocastani lungo la strada che conduce alla
stazione del tramvai (ora via De Gasperi) viene ridotto, per
fare spazio alle case che stanno sorgendo ai margini, tramite il
taglio di 33 alberi venduti al sign. Torti Giovanni.
• Da una delibera relativa agli orari dei negozi (chiedono di
aprire anche alla domenica mattina per 5 ore essendo la
popolazione rurale impegnata per sei giorni alla settimana)
si apprende che vi sono ben 28 negozi (esclusi gli alimentari)
in paese. I primi firmatari sono le rivendite sale e tabacchi
(Luigi Rava e Agostino Lavezzari), due orefici-orologiai
(Fausto Arneri e Paolo Patri), le chincaglierie di Luigi Mogni
e di Giovanni Gavio e di Armida Chiozza, il cappellaio
Desiderio Grassi, Cecilia Canobbio (bar Umberto) per i caffè;
Giacomo Cairo, Carlo Chiale, Adele Rossi per gli osti, L’elenco
comprende anche i tanti calzolai, lattonieri, sellai, mercanti di
mobili, di pompe idrauliche e affini, ferramenta, negozianti
di vetri, quadri e cornici. Per quanto riguarda gli alimentari
è previsto un orario che va dalle ore quattro (4,30 in inverno)
alle 22 senza interruzioni. Nessuna giornata di riposo.
La richiesta di aprire alla domenica mattina viene accolta.
Persone Incontri / di Elda Lanza
“... c’erano 28 negozi, poi trenta
alimentari aperti dalle 4 alle 22.
Alla domenica mattina apertura
per altre cinque ore ...”
Bruno De Faveri
Il porticato Panseri, poi oreficeria Patri, in via Cavour (visto da via Dante).
(9) - Il problema della strettoia in via Cavour viene risolto nel 1956 con
l’abbattimento delle colonne e delle stanze soprastanti. A queste colonne è
legato un aneddoto. Ricordo che una di queste aveva perso la sua verticalità
e ho sentito dire che Pèpu u Sturnó (il camionista Giuseppe Moro che aveva
sposato Anna Ghiggino, cugina dell’attuale senatore Balduzzi), partito a tutto
gas dalla piazza, vi era finito contro con la sua moto e conseguente terribile
capocciata. L’aneddottica popolare racconta che, dopo la “percossa”, il
pilastro di granito risultò leggermente spostato, il che confermò che il forzuto
(e anche un po’ tronfio) Giuseppe doveva avere una testa particolarmente
dura. Alcuni testimoni raccontano che parti di cuoio capelluto e ciuffi di
capelli rimasero per alcune ore attaccati al pilastro.
Note
(8) - Agostino De Agostini, che aveva una azienda di 400 pertiche ed
era titolare dell’Esattoria, impiantò in via Roma (angolo con via San
Martino) una fabbrica di macchine agricole, fra le quali gli aratri De
Agostini la cui fama era diffusa in tutti i paesi del circondario. Una
vera e propria fabbrica con una trentina di dipendenti. Aiutato dal
figlio Antonio commerciava su molti prodotti legati all’agricoltura.
Aprì anche, nella piazzetta Cavour (poi barberìa e merceria Rossi), un
fornitissimo negozio di ferramenta con annesso laboratorio che dava
sulla via Flavio Torti.
Il figlio Antonio diede ulteriore impulso all’azienda; acquistò la “Casa
del gas” quando nel 1928 l’illuminazione pubblica ritornò ad essere
elettrica e recuperò tutte le tubature. Stessa cosa per i binari della
Tramvia quando cessò di funzionare nel 1933. Aveva anche un deposito
di assi e un negozio di ferramenta. Un brav’uomo ma estremamente
polemico e con continue presenze in Pretura. Protagonista di notevoli
operazioni finanziarie e, pare, di prestiti ad alto interesse, si arricchì
notevolmente. Antonio muore nel 1942 e, sorprendendo tutti, è
protagonista di un atto di munificenza immenso: lascia tutto ai poveri
di Castelnuovo (terreni, cascina Crimea, area Mietta ora parcheggio
delle scuderie, Casa del gas, casa Gino ar barbè, casa via Roma, ecc.).
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Nulla al fratello Carlo, menomato mentale, a parte un vitalizio. Eredità
contestata e fatta ridurre dagli eredi Ferlini. Una lapide nell’arengo del
castello ne ricorda l’atto di generosità verso i suoi compaesani.
L’altorilievo bronzeo di Antonio De Agostini sulla lapide del castello.
“Presto uscirà il mio nuovo album di fotografie: sarà
bellissimo”.
A darmi la notizia, con quella luce in fondo agli occhi che
ha il colore dei sogni, è Bruno De Faveri, il giardiniere
del Comune. Le sue mani, che hanno imparato a proteggere il verde dei nostri viali, delle nostre piazze e dei
giardini, sanno comporre sulla chitarra canzoni, come Moon road, per i diciott’anni di Costanza, sua figlia. E il
suo sguardo, attraverso l’obiettivo di macchine sempre
più sofisticate, a cogliere il volo di un uccello, un brivido
sull’acqua, un piumaggio che il vento scompone. Niente
per caso, ma per assecondare una passione. Tante passioni ­- un tempo addirittura anche nell’atletica con un
secondo posto italiano, ai Giochi della Gioventù, nella
staffetta 4x100 - che si intrecciano in una vita di talenti.
Lo conoscevamo come chitarrista jazz in un gruppo di
blues, dopo il diploma. Due tournée in America. Quattro
CD. Vent’anni di successi; mentre in sordina nasceva Da
ponte a ponte, un album di straordinarie fotografie naturali, commentate da raffinatissimi Haiku giapponesi:
immagini emozionanti, parole capaci di evocare suoni.
Da quei primi esperimenti nascono le collaborazioni
con riviste internazionali, mostre fotografiche in Italia
e all’estero, impegni sempre di più alto livello. In un calendario di viaggi alla scoperta di mondi spesso sotterranei, sempre lontani, a volte ancora sconosciuti.
Tra non molto uscirà quell’album che raccoglie molto
di questo lavoro. Che testimonia talento, fatica, entusiasmo. Profonda conoscenza di un ‘mestiere’ che molti
accostano alla pittura. Amore. Anche da parte di Liliana,
sua moglie: che ha imparato ad aspettare.
Che padre sei stato? gli chiedo.
Sempre presente anche a chilometri di distanza, i miei
figli lo sanno. Francesco sta crescendo con le sue passioni, non cerco di influenzarlo. Costanza sa quello che
vuole, ormai è adulta.
E tu? domando.
Mi risponde ridendo, quasi temendo di apparirmi troppo felice. Io viaggio, viaggio in tutto il mondo: fotografo
la natura. È quello che mi chiedono di fare. È quello che
so fare.
Ci pensa un attimo e aggiunge in fretta: soprattutto è
quello che voglio fare.
Giuseppe Moro a bordo della sua moto con tanto di elmo dei pompieri volontari
di Castelnuovo. Curiosa l’origine del suo soprannome Sturnó. Quando faceva
l’imbianchino volle disegnare nel rosone di un soffitto una rondine, ma la rundanéna
gli venne male e incominciò a correggerla tanto da somigliare a uno storno. Anche
u sturän non riuscì bene e ne ampliò il capo, ne aumento le ali, allungò le zampette,
ma le proporzioni non erano mai soddisfacenti. Alla fine il committente, chiaramente
contrariato, definì l’uccellaccio come un “grande storno”, uno “sturnó” e, dal giorno
di quel tentativo fallito di imitare Michelangelo, Giuseppe Moro perse il cognome e
divenne Pèpu u sturnó.
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Sondaggio
Cosa leggono i castelnovesi
Settegiorni, La Stampa e Di Più guidano la classifica
R
apida inchiesta condotta nelle due edicole
nel week end che va da venerdì 17 gennaio a domenica 20. Cosa leggono i castelnovesi
e, soprattutto, quanto. Anche se quest’ultimo
dato non è attendibile nel senso che sono
parecchi coloro che si spostano per lavoro e
quindi potenzialmente potrebbero acquistare il quotidiano da altre parti. Più certo, sicuramente, il dato relativo ai settimanali di
varietà e locali.
Tra i quotidiani, La Stampa, si conferma il
giornale più venduto seguìto dalla Provincia
Pavese che, nonostante una pagina abbastanza striminzita dedicata al tortonese, mantiene
una buona fetta di lettori. Evidentemente la
pura cronaca (più nera che bianca) che prevale prepotentemente nelle pagine del giornale
pavese, ha ancora il suo fascino.
Le prime posizioni confermano il trend
nazionale mentre tra i giornali di partito o
comunque schierati (l’Unità, Libero, Il Fatto Quotidiano) rimane uno zoccolo duro.
Buono il risultato de Il Giornale che è sotto
di appena un punto a Repubblica, primo
quotidiano nazionale. Riserva indiana, invece, per La Padania, il Manifesto e l’Avvenire. Probabilmente un romano abita a
Castelnuovo: fedelissimo al Messaggero.
Dominano, tra le scelte femminili (anche se
gli edicolanti ci dicono che ci sono sempre
più uomini), le riviste (quindicinali e mensili) dedicate alla cucina: sono decine le testate
scelte dai castelnovesi. Tra i settimanali di varietà, invece, Di Più, Nuovo e Chi, occupano le
prime posizioni (in virtù del loro costo spesso
di un solo euro) che soppiantano testate storiche tipo Gente, Oggi, Stop e Grand Hotel. La
Settimana Enigmistica ha un buon numero di
lettori fedeli così come altre testate di parole
crociate, sudoko e giochi matematici, seppur
con vendite minori.
Infine i giornali locali: stravince Settegiorni
che supera le 400 copie vendute e non risente del cambio del giorno di uscita (anticipata
al venerdì) soppiantando lo storico appuntamento del sabato in edicola. I giorni di uscita
del bisettimanale (ridimensionato a due numeri dai tre storici) di Alessandria, Il Piccolo,
sono invece fatali per la testata alessandrina:
crollano le vendite che si attestavano sulle
50 copie, soprattutto per l’edizione del lunedì che riportava i risultati di tutti gli incontri
sportivi della provincia. Una decisione ‘editoriale’ sciagurata.
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Allestimenti
Un monumento al gualdo nel giardino Regina Elena
H
a destato interesse fra i diecimila visitatori del presepe 2013,
soprattutto se provenienti da località lontane da Castelnuovo,
la macina del gualdo composta da due mole originarie risalenti al
XVI secolo e ritrovate di recente (ne sono state individuate almeno una ventina in questi ultimi anni).
Inserita nel contesto particolarmente suggestivo del villaggio di capanne
del presepe, la macina era circondata
da piante di gualdo e adornata dall’insegna della Taverna del blu creata interamente in ferro battuto dal fabbro
Silvano Camillo.
Entro marzo la macina verrà riposizionata definitivamente nel giardino del
Regina Elena, al centro dell’antica contrada denominata Gualdonasce.
Due mole, una aiuola tutt’attorno con
le erbe tintorie che fecero la fortuna di
Castelnuovo nel Medio Evo (il gualdo
per il blu, la robbia per il rosso, l’anthemis per il giallo), l’insegna in ferro
battuto e tre pannelli illustrativi.
Tutto questo per rimarcare come la
produzione di gualdo (pastel in france8
IL COMUNE della BASSA VALLE SCRIVIA | 1 – Febbraio 2014
se) avesse raggiunto, qui da noi, seicento anni fa, un livello importantissimo sia nella qualità che nella quantità. Non per nulla
Castelnuovo a metà Quattrocento aveva settemila abitanti, mentre
Voghera e Tortona non superavano i quattromila.
Un’erba che, sfibrata con le macine e
manipolata per mesi, produceva palle
secche, le cocagne (da cui deriva il detto
“paese della cuccagna” laddove si produce un ottimo e redditizio gualdo) che
raggiungevano Genova per essere esportate in tutto il Mediterraneo per tingere
le stoffe di un blu intenso e resistente,
successivamente denominato blu jeans,
ossia blu proveniente da Genova.
Un monumento di poca spesa, ma assai importante per celebrare una attività economica ormai scomparsa, per
evidenziare l’abilità dei nostri artigiani
e il commercio che arricchì famiglie
che divennero importantissime, quali
i Bandello, i Bassi, i Torti, i Lazzaro, i
Grassi, i Ricci.
E soprattutto per ricordarci che tutto
nasceva dal lavoro dei nostri contadini.