Il Portolano in bottiglia
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Il Portolano in bottiglia
Mostre Il Portolano in bottiglia del Comandante Armando Galmarini Nativo di Tradate (VA), ho voluto associarmi con questo articolo all’omaggio che la laboriosa cittadina lombarda ha voluto dedicare al maestro Aldo Codognato, artista delle miniature in bottiglia e grande amante del Mare Fari di Capo d’Orlando i è svolta a Tradate (VA), dal 16 gennaio al 16 marzo 2010, la Mostra “Il Portolano in Bottiglia - Fari, fanali, mede e Momenti di vita marinara”, organizzata dal Comune, con il Patrocinio della Regione Lombardia e della Provincia di Varese e con la collaborazione della Marina Militare, Associazione Marinai d’Italia, Lega Navale Italiana ed altri Enti ed Istituzioni. S Nota biografica Aldo Codognato L’artista delle miniature nato a Bucarest nel 1938 e vive ad Arese, in provincia di Milano. Egli trascorse gran parte della sua giovinezza a Venezia, ove, ragazzino curioso e sognatore, frequentò calli, squeri ei campi della laguna, incontrando genti che lo incantarono con i loro racconti di mare. Lì, nelle botteghe artigiane, apprese la tecnica della riproduzione in bottiglia che, con semplici arnesi e materiali, faceva rivivere le storie di mare con gusto ed intensità. In famiglia, egli ereditò dal nonno Plinio (pittore) e dal padre Franco (disegnatore e grafico) il gusto artistico ed aggiunse alla tecnica la particolare creatività espressiva. Le sue opere sono il risultato di un approfondita conoscenza del modellismo miniaturizzato applicata all’arte popolare e marinara. Le sue miniature in bottiglia ci coinvolgono e ci trasportano nel mondo dei sentimenti che hanno ispirato l’artista. Con le sue “tonnare” egli ci trasmette i patimenti e le gioie dei pescatori siciliani, con il “guardiano del faro”, intento a far nodi con accanto la sua bimba, egli ci immerge nell’isolamento di questa vita misteriosa di pacata serenità. Il mare racchiuso in queste fredde bottiglie mantiene intatta la sua vitalità e restituisce ai marinai la libertà da essi sempre ricercata. “Homme libre, toujours tu chériras la mer!” (Baudelaire). È 16 Marinai d’Italia La Mostra ha permesso ai numerosi visitatori di rivivere l’affascinante mondo del Mare, attraverso i fari italiani, i paesaggi delle nostre coste ed i momenti della vita marinara del nostro Paese, miniaturizzati e richiusi in bottiglia con gusto creativo e tecnica impressionante dal maestro Aldo Codognato. Queste bottiglie, come l’atanor degli antichi filosofi-alchimisti, racchiudono con maestria il mistero del mare, la sua vitalità e le sue emozioni. Il mare fa da sfondo a questi affascinanti scenari e ne caratterizza il senso emotivo con i suoi colori. Essi appaiono di azzurro intenso nelle nitide giornate di primavera; di grigio-azzurro quando i marosi riempiono di salsedine l’aria autunnale; di blu plumbeo, quasi nero, quando di notte il bagliore del faro falcia l’orizzonte; di verde bottiglia quando nel porto le barche ondeggiano sicure, fianco a fianco e di rosso sangue, quando l’acqua ribolle, durante la mattanza, tra le urla dei pescatori. Tutto ruota intorno al mare e si rivivono i borghi marinari con le donne che stendono il bucato al sole, i maestri artigiani al lavoro sulle vele, i maestri d’ascia a riparar gli scafi, i pescatori a srotolare le reti, i venditori di cianfrusaglie marinare e le massaie a far le compere al mercato, si rivedono il rais ed i tonnarotti nella tonnara, le vedette ed il fiocinatore della “dafnera” nella caccia al pesce spada, il trabucco e la slitta della pesca a strascico o si osservano i momenti di pausa, con l’imbottigliatore all’opera nel suo atelier, l’uomo del faro che insegna i nodi alla sua bimba o il pescatore che porta i fiori di ringraziamento alla madonnina dell’edicola. Ed ancora una moltitudine di fari, disposti su isolotti, alture, baie, scogliere, dirupi affioranti dei nostri mari, incastonati in scenari di rara bellezza estetica ed armonia con la natura circostante. Essi ci rievocano le ansie dei naviganti nelle notti buie e tempestose, le storie dei saraceni e dei velieri pirati, i racconti delle piccole imbarcazioni mosse da braccia robuste e arroventate. La mattanza La Storia dei Fari fari accompagnano le vicende umane fin da quando semplici falò vennero accesi sull’alto di dirupi per facilitare la navigazione primordiale. I fari sono già citati nella mitologia greca, allorquando Ero guidò Leandro attraverso l’Ellesponto con un fuoco acceso sulla sommità di una collina e quando Egeo accese dei fuochi per orientare il ritorno di Teseo da Creta. Omero, nell’Iliade, parlò del faro dI Torre Timea sul Bosforo e descrisse lo scudo di Achille come “fuoco ai naviganti, sovr’alta apparso solitaria cima, I quando lontani da’ lor cari il vento li travaglia nel mar …” È noto che i Greci eressero enormi costruzioni per la navigazione già molti secoli prima dell’era cristiana: il faro dell’Ellesponto, il faro di Alessandria ed il Colosso di Rodi. Il nome “faro” deriva appunto dall’’isolotto di Pharos, ove sorgeva l’imponente costruzione di Alessandria, alta 120 metri e dotata dei pannelli riflettenti di Archimede. Poiché a quei tempi non si navigava di notte si ritiene che queste costruzioni servissero principalmente come riferimento diurno grazie alla colonna di fumo del fuoco a legna o la riflessione solare sugli specchi di bronzo. Essi ci trasportano nella seduzione delle serate romantiche, quando il braccio più corto del fascio luminoso ci invita ad un sussurro carezzevole e quello più lungo ad un intenso bacio d’amore. Le miniature di Aldo Codognato, così perfettamente riuscite, sono il frutto di un grande lavoro di studio ed osservazione, di un innato estro artistico e di una rilevante abilità tecnica manuale. A vederlo lavorare è come assistere ad uno spettacolo. I singoli elementi (fari, pescherecci, remi, mercati di mare, campi di margherite, tavoli, case dei pescatori, alberi, zuppiere colorate di pesce, ecc.) sono costruiti all’esterno utilizzando i materiali Punta di Portofino Nell’’epoca romana, con l’aprirsi delle nuove vie del traffico marittimo, tutti i porti dell’impero vennero dotati di fari (Ostia, Classe, Leptis Magna, La Coruna, Brindisi ed Aquileia) e il segnalamento marittimo si estese ai litorali ed alle isole. Per tutto il Medio Evo i fari divennero fortilizi per la difesa costiera. Ma Il segnalamento marittimo si diffuse nuovamente con le Repubbliche Marinare quando il mediterraneo si popolò di navi che commerciavano con l’Oriente o che portavano pellegrini a Gerusalemme e crociati in Terra Santa. Dopo la scoperta delle Americhe, le nazioni marinare del Nord Europa (Inghilterra, Francia e Olanda) diffusero i fari sulle coste oceaniche. Le tecniche costruttive dei fari evoluirono nella storia passando dall’utilizzo di materiali combustibili grezzi (legname, oli vegetali e minerali, carbone) a soluzioni più raffinate (arco voltaico, gas compressi, acetilene ed incandescenza). Nel 1918, il fisico Agostino Fresnel inventò gli apparecchi ottici rotanti, ad amplificazione luminosa, i cui principi sono ancor oggi applicati. Sebbene ora ci troviamo nell’era dell’elettronica, i fari continuano a lampeggiaresul mare, talvolta confusi nel bagliore delle mille luci delle città costiere. Nel mondo esistono circa 25.000 fari e lungo le coste italiane operano oltre 150 fari. più eterogenei (carta pesta, bottoni, spilli, stuzzicadenti, legni dolci e duri, gesso, stucco, sughero e metallo, ecc.) e sono, quindi, composti nel loro insieme architettonico. Poi, nuovamente scomposti, essi sono infilati, uno alla volta, attraverso i colli delle bottiglie, più o meno lunghi, dritti od arcuati, utilizzando attrezzi adattati al fabbisogno. Così la miniatura prende lentamente corpo nella fantasmagoria dei pezzi colorati e si arricchisce gradualmente di tutti gli elementi del panorama che l’artista ha vissuto. Arte e passione, tecnica ed amor da mare. n Marinai d’Italia 17