IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE
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IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE
GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 1 IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE Vincenzo GERBI*, Enzo CAGNASSO, Fabrizio TORCHIO, Simone GIACOSA, Alberto Caudana, Luca ROLLE Università di Torino - DIVAPRA – Settore di Tecnologie Alimentari. GRUGLIASCO (TO). *[email protected], Tel. 011 6708552 Seminario presentato a Enoforum 2011, Arezzo Giudizio complessivo Introduzione La qualità percepibile dei vini rossi è condizionata dall’equilibrio tra le diverse componenti chimiche: alcol, acidi, sostanze coloranti e tanniche, composti aromatici. Negli ultimi anni la ricerca enologica si è concentrata sulla possibilità di predire le caratteristiche finali del vino in base alla conoscenza della materia prima: l’uva. La componente fenolica risulta strategica per le caratteristiche del vino rosso, poiché ne condiziona il colore, le sensazioni gustative (astringenza e amaro) e soprattutto la longevità. In particolare, il colore dei vini è il primo attributo sensoriale che viene percepito e spesso condiziona, anche tra i consumatori, il processo di valutazione del prodotto, come hanno evidenziato più lavori di analisi sensoriale (Brochet e Dubordieu, 2001; Morrot et 0,9 al., 2001). Questi aspetti risultano ancora più rilevanti per y = 0,7819x + 0,0696 B l‘enologia varietale, in cui l’enfatizzazione dei caratteri R2 = 0,7683 della materia prima deve essere massima, mancando la p<0,001 0,75 possibilità di trovare il giusto equilibrio sensoriale mediante l’assemblaggio di partite provenienti da cultivar diverse. 0,6 Questo aspetto risulta particolarmente importante per vitigni meno dotati in antocianine quale, ad esempio, il 0,45 Nebbiolo (Gerbi et al., 2004a; Gerbi et al., 2006), per cui il giudizio tecnico complessivo sulla qualità del prodotto è 0,3 ben correlata con la percezione del colore rosso (Figura 1). 0,15 In questi casi è evidente che la conoscenza dello stato di maturazione raggiunto dall’uva sia indispensabile per gestire al meglio il processo di vinificazione (Saint-Criq et al., 1998; Romero-Cascales et al., 2005). Infatti, l’uso dei parametri classici della maturità fenolica, espressi in termini di contenuto antocianico e tannico e del loro grado di estraibilità (Glories e Augustin, 1993), si stanno sempre più diffondendo tra i vinificatori grazie alle relazioni emerse con le caratteristiche del futuro vino (Figura 2), sebbene i metodi analitici per determinarli risultino spesso onerosi in termini di tempo e di costi. 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 Colore Rosso Figura 1 – Correlazione tra le valutazioni sensoriali del colore rosso percepito e il giudizio complessivo di vini Barolo DOCG (n=82) (Cagnasso et al., 2007) 1600 1600 y = 464,04x + 160,35 A1 y = 1,8745x + 95,942 1350 1350 2 R = 0,9466 AT uva mg/kg AT uva mg/L 0 1100 A3.2 850 600 y = 0,801x + 181,11 350 A1 R2 = 0,9033 1100 A3.2 850 600 y = 204,96x + 195,98 350 R2 = 0,9368 2 R = 0,9555 100 100 100 200 300 400 500 600 700 800 0,5 1 AT vino mg/L 1,5 2 2,5 Intensità Colorante Figura 2 – Correlazione tra gli antociani totali e l’intensità colorante di vini base Barbera e Nebbiolo (n=9) ed i corrispondenti valori di antociani delle uve estratti a pH1 (A1) e pH3,2 (A3.2). WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2011, N. 6/3 3 GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 2 Determinazione rapida del potenziale fenolico La necessità di acquisire in modo sistematico informazioni sul potenziale fenolico delle uve ha impegnato la ricerca per sviluppare metodiche rapide basate su differenti tecniche analitiche in campo spettroscopico (fluorescenza, assorbimento nel visibile o nel vicino infrarosso), o in quello delle proprietà reologiche (texture analysis) (Rolle et al., 2009) capaci di predire con sufficiente accuratezza l’accumulo ed eventualmente l’estraibilità delle sostanze fenoliche. Il potenziale antocianico delle uve è stato monitorato con buoni risultati sfruttando i fenomeni di fluorescenza collegati alla clorofilla dell’acino con possibilità di misure dirette in campo (Agati et al., 2007; Ben Ghozlen et al., 2010). Misure dirette degli antociani sono anche possibili mediante sensori che sfruttano le radiazioni nel visibile (Celotti et al., 2008). Con tale tecnica è preferibile creare un modello per ogni singola varietà in quanto la differenza nella composizione fenolica tra le cultivar sembra limitare le correlazioni esistenti tra i parametri indagati, come evidenziato nella Figura 3, ottenuta lavorando contemporaneamente su due cultivar: Barbera e Nebbiolo. R 2 = 0,68 9 7 R2 = 0,6845 FT pH 1 (mg/L) 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 170 180 190 200 210 220 230 240 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 170 180 IM 190 200 210 220 230 240 IM Figura 3 – Confronto tra il contenuto di antociani e di flavonoidi totali estratti a pH 1 in uve Nebbiolo e Barbera (vendemmia 2008) e l’indice IM ottenuto con lo strumento Alcyone PM-03 (Caeleno) Le spettroscopie nel medio e vicino infrarosso (MIR e NIR) risultano tecniche con ampie potenzialità nella valutazione rapida delle sostanze polifenoliche, ma hanno trovato applicazione anche per la determinazione di altri parametri compositivi delle uve (Cozzolino et al., 2006). In particolare la tecnica NIR in trasformata di Fourier (FT-NIR) è stata oggetto di numerosi studi che ne hanno evidenziato l’applicabilità alla misura del contenuto zuccherino, del pH ed del tenore in antociani totali con calibrazioni specifiche per varietà (Cozzolino et al., 2006) e dei tannini condensati (Cozzolino et al., 2008). Altri lavori sono stati realizzati sulla determinazione dei parametri tecnologici operando direttamente su uva intera (Herrera et al., 2003; Arana et al., 2005). Esperienze recenti (Cagnasso et al., 2010; Torchio et al., 2010a), condotte su uve piemontesi, hanno evidenziato che l’applicazione della tecnica FT-NIR su frullati d’uva permette una notevole rapidità nell’esecuzione dell’analisi (ca. 1 minuto di frullatura, 3 minuti per l’acquisizione dello spettro), anche se è necessario un periodo di attesa di almeno dieci minuti tra la frullatura e la lettura al fine di permettere l’allontanamento dell’aria incorporata dal campione. Viceversa l’operazione di acquisizione degli spettri su acini interi richiede un maggior tempo-macchina, in particolare per l’uso della fibra ottica (ca. 10 minuti a campione). I risultati con le migliori correlazioni sui frullati d’uva si sono ottenuti per il contenuto di solidi solubili (Rv 0.98; SEP 0.5°Brix) e il pH (Rv 0.92; SEP 0.07), mentre per l’acidità totale i risultati sono stati meno precisi (Rv 0.85; SEP 0.9 g L-1). Le proprietà fenoliche dei campioni sono fortemente influenzate dall’impronta varietale, quindi l’elaborazione degli spettri in sub-set varietali più omogenei porta ad una calibrazione che tiene conto sia delle caratteristiche quantitative che qualitative specifiche della varietà. Ad esempio le uve Nebbiolo sono caratterizzate da un medio-basso contenuto di antociani e dalla particolare composizione, con una netta prevalenza di antocianidine disostituite (peonidina e cianidina) rispetto alle varietà più WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2011, N. 6/3 GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 3 studiate, che hanno un profilo con prevalenza di malvidina (Gerbi et al., 2004b). Le calibrazioni calcolate sull’intero data-set per i parametri della maturità fenolica risultano meno efficienti (Figura 4), ma lavorando su calibrazioni specifiche per ogni cultivar si riescono ad ottenere delle buone previsioni (Rv > 0.85; SEP 12-15%) come nel caso del Nebbiolo (Figura 5). 1 H p T A y rt e p o r P d e t ci d e r P 1600 Calibration Spectra f(x)=0.8042x+158.3547 r=0.8968 r2=0.8042 Sdev(x-y)=121.8594 BIAS(x-y)= 0 range(x)=322 .. 1749 n=163 Validation Spectra f(x)=0.7947x+157.9447 r=0.8594 r2=0.7386 Sdev(x-y)=152.9325 BIAS(x-y)=12.02 range(x)=334 .. 1555 n=59 1400 1200 1000 800 600 400 200 400 B 600 800 1000 1200 1400 Original Property AT pH 1 1600 1800 2000 Figura 4 – Correlazione tra il contenuto di antociani -1 totali a pH1 (mg kg ) misurato e predetto su frullato d’uva di cinque varietà (Barbera, Nebbiolo, Merlot, Cabernet sauvignon, Dolcetto) in riflettanza (Rv 0.86; -1 SEP 153 mg kg ) n=230, 32 scan per campione tra -1 -1 4000 e 1000 cm , intervallo 4 cm . Predicted Property vs. Original Property All Spectra C alibration Spectra f(x)=0.8495x+93.2053 r=0.9217 r2=0.8495 Sdev(x-y)=58.2072 BIAS(x-y)= 0 range(x)=335 .. 1200 n=141 Validation Spectra f(x)=0.8483x+92.9268 r=0.8276 r2=0.6849 Sdev(x-y)=64.6829 BIAS(x-y)=-1.509 range(x)=428 .. 879 n=42 1000 800 600 400 400 B 600 800 1000 Original Property AT pH 1 1200 NIRCal : Ap1.nir unnamed 1/19/2010 11:23:09 AM torchio All Spectra r ot a r sti ni m d A 5 0. 5 1. 7 1 0 1 0 2/ 1 0/ 7 2 . 0 0 0 0 1 0 0 0 4, 7 1./ 6 1 1, 0 3 6 1. 0, 1 H p T A ri n. 1 H p A _ a r bfi _I D N A R P :l a C R I N Predicted Property AT pH 1 Predicted Property vs. Original Property Figura 5 – Correlazione tra il contenuto di antociani totali -1 a pH1 (mg kg ) misurato e predetto su frullato d’uva -1 Nebbiolo in riflettanza (Rv 0.86; SEP 64 mg kg ) n=183, -1 32 scan per campione tra 4000 e 1000 cm , intervallo 4 -1 cm . Le determinazioni su acini interi hanno messo in evidenza delle buone correlazioni per quanto concerne il contenuto di solidi solubili e il pH (SEP < 4%), mentre l’incertezza di misura per i parametri di maturità fenolica risulta meno buona (SEP ~ 20%). L’applicazione della tecnica FT-NIR all’analisi dell’uva si è dimostrata una via percorribile per rendere più veloce l’acquisizione dei parametri di maturità, mantenendo l’errore analitico in limiti accettabili per lo scopo tecnologico prefissato. L’applicazione sul frullato d’uva permette di operare su una matrice maggiormente omogenea e più rappresentativa rispetto agli acini interi come è stato evidenziato anche in altri lavori (Cozzolino et al., 2006). La possibilità di lavorare su uva intera appare interessante per la preparazione di protocolli di analisi diretta dell’uva in vigneto senza alcun campionamento preliminare. Estrazione delle sostanze fenoliche L’estrazione delle sostanze fenoliche avviene fondamentalmente nel corso del processo di macerazione (contatto tra le parti solide e la fase liquida) che si è soliti distinguere in macerazione prefermentativa, fermentativa e post-fermentativa in funzione della contemporaneità con la fermentazione alcolica. Le antocianine si estraggono nella fase pre-fermentativa e all’inizio di quella fermentativa. La diffusione dei tannini dipende generalmente dalla loro localizzazione: quelli della buccia iniziano già in fase pre-fermentativa e possono continuare fino a quella post-fermentativa se legati alle strutture polisaccaridiche. Invece, quelli dei vinaccioli necessitano di un certo tenore alcolico per la loro estrazione. L’enologo, sulla base delle caratteristiche delle uve di partenza, ha la possibilità di estrarre durante la macerazione le sostanze fenoliche dell’uva in modo differenziato mediante una corretta impostazione di diversi fattori tecnologici (endogeni ed esogeni) che caratterizzano il complesso processo di estrazione. I fattori endogeni sono quelli legati intrinsecamente al processo quali il livello di maturazione della materia prima, lo sviluppo di calore, la concentrazione di etanolo. I fattori esogeni fanno riferimento agli additivi impiegati (diossido di zolfo, enzimi pectolitici, ossigeno…) o alle azioni meccaniche praticate che favoriscono la disgregazione dei tessuti delle parti solide dell’uva. La gestione del processo di macerazione, mediante il controllo e la modulazione della temperatura, della durata del tempo di contatto con le parti solide (bucce e vinaccioli), delle modalità di contatto tra vinaccia e la fase liquida con azioni meccaniche (rimontaggi, follature, délestage) e dell’apporto più o meno spinto di ossigeno, permette una parziale selettività della macerazione favorendo o sfavorendo l’estrazione di una parte di composti. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2011, N. 6/3 GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 4 Sicuramente la geometria e le dimensioni dei recipienti di vinificazioni svolgono un ruolo determinante nella gestione della macerazione a parità di altre condizioni. Generalmente, per motivi di sfruttamento dello spazio nelle cantine prevalgono i fermentini caratterizzati da una preminenza dell’altezza rispetto alla larghezza a cui consegue, in particolare per le capacità maggiori, una difficoltà nella gestione della macerazione con una diminuzione dell’efficacia del processo estrattivo a parità di altre condizioni. Nella Figura 6 sono riassunte le tipologie di fermentini utilizzati in una prova di vinificazione di uve Barbera nel corso della vendemmia 2008. 2 vinificazioni 300 hL 4 vinificazioni 500 hL 2 vinificazioni 400 hL 4 vinificazioni 200 hL Figura 6 - Tipologie di fermentino utilizzate nel corso della prova (vendemmia 2008) su uve Barbera 1 vinificazione 150 hL 3 vinificazioni 150 hL Lo stato di maturità dell’uva condiziona il processo di macerazione soprattutto nelle prime fasi della stessa, cioè la degradazione raggiunta dalle pareti cellulari regola il rilascio delle sostanze fenoliche facilmente estraibili, mentre le operazioni tecnologiche applicate possono produrre un effetto livellante sulla resa finale di estrazione (Cagnasso et al., 2008), anche se questa può andare a scapito del livello qualitativo nel caso di uve poco mature. L’estrazione degli antociani inizia già nelle prime ore, ma risulta particolarmente rapida nel caso dell’utilizzo del vinificatore rotativo (Figura 7). Inoltre si può evidenziare un maggior accumulo di flavonoidi a partire da un contenuto di alcol superiore a 4% vol., necessario per estrarre i tannini delle uve Barbera localizzati anche fino al 50% nei vinaccioli (Torchio et al., 2010b). Per poter effettuare delle vinificazioni rapide, come richiesto dai tecnici di alcune cantine, risulta importante avviare rapidamente la fermentazione per effettuare una buona parte della macerazione in presenza di alcol. L’uso di vinificatori rotativi può permettere di effettuare macerazioni brevi con un buon livello di estrazione sia di antociani che di tannini. m g/L m g/L A B 2000 2000 1800 1800 1600 1600 1400 1400 1200 AT (mg/L) 1200 AT (mg/L) 1000 FT (mg/L) 1000 FT (mg/L) 800 800 600 600 400 400 200 200 0 0 1 2 3 4 0 giorni 0 1 2 3 4 giorni Figura 7 – Monitoraggio dell’estrazione degli antociani totali e dei flavonoidi totali in vinificatori dove prevale l’altezza (A) o con un vinificatore rotativo orizzontale (B) Come evidenziato in Figura 8 le vinificazioni delle uve Barbera dei vigneti monitorati hanno mostrato delle ridotte “efficienze” nell’estrazione degli antociani in quasi la metà dei casi, dove non si è raggiunto neanche il contenuto di antociani facilmente estraibili delle uve (A 3.2). WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2011, N. 6/3 GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 5 Quanto osservato, in realtà, non è necessariamente ascrivibile alla sola efficienza estrattiva del processo ma anche alla capacità degli interventi adottati nel corso della macerazione di favorire la protezione dai fenomeni ossidativi e, soprattutto, la combinazione degli antociani che stabilizza la materia colorante. In pratica l’estrazione dall’uva degli antociani è solo uno degli aspetti del problema e appare ben più rilevante, per il risultato finale, la capacità di conservare in forme stabili la materia colorante estratta. La Figura 9 evidenzia bene il problema : si può notare che dopo 90 giorni dalla svinatura la frazione di antociani presenti nel vino sia mediamente solo il 30% del dato potenziale delle uve con un elevato calo anche rispetto al tenore riscontrato alla svinatura. CONFRONTO ANTOCIANI ESTRAIBILI/ESTRATTI A T SVIN ATUR A ANT OCIANI % AT + 3 0GG AT +90 GG 1 00 - E A% 1000 A T SV I N A T U RA 70 60 800 50 600 40 400 30 20 200 10 0 0 1A 1B 2A 3A 3B 4A 4B 4C 5A 5B 6A 6B 7A 7B 8A 8B Figura 8 - Confronto tra il contenuto di antociani -1 facilmente estraibili (pH 3,2) delle uve (mg kg ) e di -1 antociani alla svinatura (mg L ) in 16 vini Barbera 1A 1B 2A 3A 3B 4A 4B 4C 5A 5B 6A 6B 7A 7B 8A 8B -1 Figura 9 - Antociani totali (mg L ) alla svinatura, dopo 30 e 90 giorni espressi in percentuale del valore di antociani potenziali (A1) di uve Barbera. Le linee orizzontali indicano i valori medi. Stabilizzazione del colore I progressi nella conoscenza dei fenomeni chimico-fisici che caratterizzano l’evoluzione delle sostanze fenoliche ha contribuito notevolmente a razionalizzare gli interventi atti a stabilizzare la materia colorante (Cheynier et al., 2006; Fulcrand et al., 2006). La stabilizzazione della materia colorante deve iniziare subito dopo la svinatura per limitare le perdite di colore per ossidazione e co-precipitazione con sali tartarici e favorire le reazioni tra le sostanze fenoliche. In questa fase assume particolare importanza il dosaggio dell’ossigeno che deve essere fornito in dosi limitate ma frequenti al fine di innescare le reazioni di polimerizzazione tra antociani e tannini, mediate dall’aldeide acetica, con la formazione di composti antocianin-etil-flavanoli. L’utilizzo dei recipienti di legno, grazie all’ottimale gestione dell’ossigeno, rappresenta la via maestra per ottenere stabilità e longevità del prodotto, indipendentemente dai condizionamenti esercitati sulla componente olfattiva. In particolare questi fenomeni sono esaltati con l’uso di piccoli fusti: nella barrique gli scambi gassosi sono più intensi in quanto il recipiente vinario presenta un rapporto superficie/volume più vantaggioso. La microporosità del legno di rovere permette il passaggio dell’ossigeno al vino immediatamente a contatto della superficie interna, innescando reazioni di tipo blandamente ossidativo. Per tale ragione la barrique non è un semplice contenitore, ma un vero e proprio “reattore” in cui le diverse sostanze ossidabili del vino possono interagire (Moutounet et al., 2003). La lenta ossigenazione, che attiva i processi di combinazione delle sostanze fenoliche, produce effetti correlati anche con il rapporto tannini-antociani del vino. Infatti, rapporti eccessivamente alti (caso del Nebbiolo) o troppo bassi (Barbera) non favoriscono un’adeguata combinazione tra tannini e antociani che, come nel caso mostrato in Figura 10 per vini Barbera, portano ad una notevole riduzione dopo 16 mesi di conservazione del tenore di antociani totali. La stabilizzazione del colore viene ben descritta dal parametro dTAT, che esprime la frazione di antociani combinati poco sensibili all’effetto del pH e dell’anidride solforosa. Nella Figura 11 si può notare come dopo 16 mesi il valore raggiunto dal dTAT sia modesto per molti campioni dei vini Barbera monitorati. Inoltre si osserva che a valori bassi del dTAT corrispondano spesso valori superiori della tonalità colorante (Figura 12), collegabili a processi di ossidazione con un relativo aumento dell’assorbanza a 420 nm. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2011, N. 6/3 GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 6 Il risultato della formazione di pigmenti colorati stabili è anche legato al contenuto di tannini in rapporto a quello degli antociani,nella Figura 13 è mostrato la relazione verificata tra il valore di dTAT ed il contenuto di flavonoidi non antocianici (questo parametro nei vini è correlato di fatto al tenore di tannini). In vitigni con minore dotazione di tannini delle bucce, per favorire i processi di combinazione, occorre facilitare l’estrazione di tannini dai vinaccioli sia inducendo repentinamente l’inizio della fermentazione alcolica sia prolungando i tempi di macerazione. La stabilizzazione del colore dei vini può essere ulteriormente favorita dall’adozione di nuove tecnologie, quali la micro-ossigenazione e la macrossigenazione (in macerazione), tecniche con una buona efficacia anche in vini che derivano da uve ricche in antociani e povere in tannini, come il Barbera (Silva et al., 2000, Gerbi et al., 2003). mg/L AT AT AT AT ANTOCIANI 2008 1600 p1 (mg/kg) SVINATURA + 30GG +90 GG AT +450 GG 1400 110 100 90 80 1200 70 1000 60 800 50 600 40 30 400 20 200 10 0 0 1A 1B 2A 3A 3B 4A 4B 4C 5A 5B 6A 6B 7A 7B 8A 8B Figura 10 - Evoluzione del contenuto di antociani dalla svinatura a febbraio 2009 in 16 vini Barbera della vendemmia 2008 rispetto al contenuto potenziale nell’uva (blu). dTAT mg/l (16 mesi) Figura 11 - Valori di dTAT espressi come frazione della concentrazione di antociani -1 totali (mg L ) rilevati nei vini Barbera ’08 e ’09 a 16 mesi dalla svinatura. 1,2 100 1,1 R2 = 0,5266 1,0 80 dTAT (mg/l) 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 60 40 0,4 20 0,3 0,2 0 0,1 0 0,0 500 Tonalità Figura 12 – Tonalità colorante (A420/A520) rilevate nei vini Barbera ’08 e ’09 a 16 mesi dalla svinatura. 1000 FNAsvi (m g/l) 1500 2000 Figura 13 - Correlazione tra i flavonoidi non antocianici -1 alla svinatura “FNAsvi” (mg L ) e il valore di dTAT espresso come frazione della concentrazione degli -1 antociani totali (mg L ) rilevati nei vini Barbera dopo 16 mesi. I risultati della micro-ossigenazione differiscono in base alla tipologia del vitigno e soprattutto in funzione del momento di somministrazione e coinvolgono anche altri fattori non strettamente legati al colore. In esperienze condotte su vitigni piemontesi (Gerbi et al., 2001; Gerbi et al., 2003) è emerso che in tutti i vitigni esaminati (Dolcetto, Barbera e Nebbiolo) si è constatata un’evoluzione positiva nella materia colorante con la formazione di pigmenti maggiormente stabili (Figura 14). I migliori effetti si ottengono operando su vini in cui il rapporto tra i flavonoidi totali e gli antociani totali è intorno a 5-7. Nel caso del Barbera l’eventuale carenza di sostanze tanniche potrebbe essere utilmente integrata dall’aggiunta di tannini esogeni di tipo proantocianidinico. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2011, N. 6/3 GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 7 I risultati positivi vengono massimizzati se il trattamento è precoce, cioè se effettuato quanto prima rispetto al momento della svinatura, non appena si è separata la feccia. Nel periodo che segue la svinatura si verifica una notevole perdita di pigmenti antocianici che può condizionare il vino a livello sia del colore, sia dell’evoluzione gustativa dei tannini. In particolar modo la precocità del trattamento è fondamentale nel caso del Nebbiolo dove il rinvio di pochi mesi sembra, se non vanificare, almeno minimizzare l’efficacia dello stesso. Infatti, ritardando il trattamento di micro-ossigenazione, il rapporto tra flavonoidi e antociani tende a crescere eccessivamente creando condizioni ancor più sfavorevoli. 140.0% 40.0% ossigenato 120.0% 36.3% ossigenato 121.6% testimone 102.0% testimone 30.0% 100.0% 80.0% 20.0% 60.0% 12.1% 51.9% 10.0% 44.9% 7.0% 40.0% 6.0% 0.0% 20.0% d A I pH0 d A T pH0 d T A T pH0 0.0% d A I pH0 -20.0% -22.7% d A T pH0 d T A T pH0 -6.8% -10.0% -10.7% -19.5% -20.0% -40.0% Barbera Monferrato Barbera Langhe 40% ossigenato 140% 35.1% testimone 100% 20.5% 13.4% 85.0% 60% 10% 40% 2.7% 0% d A I pH0 -4.6% testimone 80% 20% d A T pH0 d T A T pH0 -10.4% 14.0% 0% -40% -20% 25.0% 20% -20% -10% d A I pH0 -38.0% d A T pH0 d T A T pH0 -32.0% -60% Dolcetto Dolcetto 60% 80% ossigenato 50% ossigenato 114.0% 120% 30% ossigenato 49.1% testimone 62.0% testimone 60% 40% 32.5% 30% 40% 31.2% 22.6% 20% 20% 4.9% 8.4% 10% 4.1% 0% d A I pH0 -7.3% 0% d A I pH0 d A T pH0 -10% d T A T pH0 d A T pH0 d T A T pH0 -20% -11.2% -11.9% -29.0% -20% -40% Nebbiolo Nebbiolo Figura 14 - Variazione delle diverse frazioni dell’Assorbanza a 520nm conseguenti al trattamento di micro-ossigenazione su vini di varietà piemontesi (Gerbi et al.,2003). Dal punto di vista sensoriale i vini micro-ossigenati ottengono in generale un beneficio con la perdita delle sensazioni erbacee ed un ammorbidimento del tannino. Per il Nebbiolo occorre comunque procedere con molta prudenza, limitando la somministrazione, poiché il rischio di un’evoluzione troppo precoce potrebbe risultare fatale nel prosieguo dell’affinamento. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2011, N. 6/3 GERBI ET AL., IL COLORE DEL VINO: PREVEDERE, ESTRARRE, CONSERVARE, PAG. 8 Il dosaggio di ossigeno è certamente un punto critico: dosi superiori possono essere impiegate in trattamenti anticipati (20 mL/L/mese), perché parte dell’ossigeno è consumato dalla feccia e cercare di evitare la formazione di odori di ridotto è un aspetto prioritario. Successivamente la quantità di ossigeno erogato deve tenere conto della velocità di consumo dello stesso. Occorre evitare che eccessi provochino l’ossidazione di altri componenti o attivino reazioni di polimerizzazione tra i soli tannini con la comparsa della sensazione di “secchezza”. Conclusioni Qualsiasi tecnologia utilizzata in cantina non può però essere considerata come una ricetta da applicare scrupolosamente, ma deve essere modulata in funzione dell’obiettivo enologico da raggiungere e delle caratteristiche della materia prima. In definitiva, possiamo affermare che il colore di un vino nasce innanzitutto nel vigneto, ma deve trovare il modo di esprimersi attraverso le azioni accurate e attente dell’enologo, il quale può massimizzare le caratteristiche dell’uva ma anche, con scelte poco razionali, indurre un depauperamento delle potenzialità raggiunte nel vigneto: “In vino veritas”. Bibliografia Agati G., S. Meyer P. Matteini Z., Cerivic G. 2007. Assessment of anthocyanins in grape (Vitis vinifera L) berries using a noninvasive chlorophyll fluorescence method. J. Agric. 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