Ora si tagliano i salari
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Ora si tagliano i salari
Alcune aziende hanno già deciso di ridurre da sé i costi del lavoro Ora si tagliano i salari Nelle regioni di confine c’è chi ha annunciato la diminuzione degli stipendi dei frontalieri ma anche dei residenti. I sindacati non ci stanno. bero essere messe in atto nell’ambito salariale e degli orari di lavoro”. Relatore l’avvocato Costantino Delogu, esperto in diritto del lavoro. Ats/Gene I sindacati si oppongono al versamento del salario in euro, ritenendolo contrario al diritto svizzero e alla giurisprudenza. Da nessuna parte figura che il salario debba essere versato esclusivamente in franchi, ma “oggi siamo di fronte a un paradosso giuridico”, ha dichiarato all’Ats Luca Cirigliano, segretario centrale dell’Unione sindacale svizzera (Uss). A suo parere, pagando i salariati in euro l’azienda non fa che addossare loro il rischio del cambio e ciò è vietato da una norma dell’art. 323 del Codice delle obbligazioni. La giurisprudenza inoltre vieta le riduzioni salariali sotto forma di partecipazione al risultato negativo di un’azienda. Il sindacalista dell’Uss richiama anche l’art. 323b, dove si precisa che l’azienda deve versare i salari in una valuta che ha corso legale. La valuta in questione è fissata nel contratto di lavoro e non può essere modificata unilateralmente dal datore di lavoro. Infine, l’art. 9 dell’Annesso 1 all’Accordo sulla libera circolazione delle persone vieta di trattare in modo differenziato i lavoratori a seconda della nazionalità o del domicilio. Da parte sua Travail.Suisse fa sapere che modifiche precipitose dei contratti collettivi non sono indicate per risolvere i problemi dovuti ai cambi. L’abolizione del tasso minimo di cambio con l’euro deciso dalla Banca nazionale svizzera e il conseguente rialzo del valore del franco sta suscitando nuove problematiche nelle regioni di confine, dove sono attivi i lavoratori frontalieri. Alcune aziende hanno già deciso di versare salari in euro, come la Straumann, altre ci pensano, ma i sindacati non ci stanno. I dipendenti dell’azienda R. Bourgeois, con sede a Courgenay (Giura) e che produce attrezzature di alta precisione per tagliare e perforare metalli, hanno accettato una riduzione del 10% dei salari, una misura che concerne soltanto i frontalieri, e anche il direttore Michel Rotunno vedrà il proprio stipendio calare nella stessa misura, in segno di solidarietà. “È un buon compromesso”, ha detto all’Ats. Sarà possibile evitare licenziamenti, in attesa che il tasso di cambio risalga. L’azienda, che non dispone di un contratto collettivo di lavoro, esporta la quasi totalità della produzione, essenzialmente nei Paesi Ue. La riduzione salariale entrerà in vigore a fine febbraio e lo rimarrà fino a quando il tasso di cambio tra franco e euro non sarà risalito a 1,10 per cinque giorni consecutivi. Contrario alla giurisprudenza Situazione critica per molti imprenditori Nella regione di confine con la Francia, c’è anche la Cloos Electronic di Le Locle (Ne), attiva nell’elettronica industriale, intenzionata a ridurre del 10% il salario dei frontalieri e aumentare del 5% l’orario di lavoro dei suoi dipendenti. Punta a licenziare prossimamente i suoi 55 dipendenti e riassumerli ad altre condizio- TI-PRESS ni contrattuali. Lo ha detto all’Ats il direttore Robert Klossek, confermando notizie di stampa locale. E in Ticino? Proprio ieri l’Aiti ha organizzato un incontro ‘riservato’ a Cadempino – molto frequentato – con i propri associati proprio per valutare “misure pratiche attuabili dalle aziende che potreb-