Il caleidoscopio dei sentimenti

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Il caleidoscopio dei sentimenti
XV edizione
I Colloqui Fiorentini – Nihil Alienum
Giuseppe Ungaretti. “Quel nulla d’inesauribile segreto”
Firenze, Palazzo dei Congressi
25 - 27 febbraio 2016
MENZIONE D’ONORE
SEZIONE TESINA BIENNIO
IL CALEIDOSCOPIO DEI SENTIMENTI
Studenti: Alessia Bascone, Giorgia D'Alessandro, Vanessa Rossi, Alice Wisniewski
Classe II B
Scuola Liceo Linguistico "James Joyce" Ariccia (RM)
Docente Referente Prof.ssa Daniela Riti
Motivazione: Un viaggio originale nei colori delle parole del poeta, che non sono affatto secondari e svelano,
invece, le sfumature delle sue domande e delle sue scoperte. Una bella prova di come si possa, a partire da un
accenno che colpisce, introdursi alla vastità di una voce umana.
L’amore come tanti altri sentimenti racchiude un mondo. L’intera vita di una persona è racchiusa in questa
parola. Nasciamo per amore, viviamo mossi dall’amore, grazie all’amore e per l’amore. L’amore per le persone
che ci sono vicine, per le cose che facciamo, per la vita, che ci consente di andare avanti giorno dopo giorno
affrontando ogni tipo di difficoltà. Chi riuscirebbe mai a vivere senza tutto questo? Ovviamente come
qualunque altra cosa porta anche cose negative, ma questo avviene se ci abbandona ed è per questo che
molti rinunciano a vivere questo sentimento per paura della sua perdita. Ma a parer nostro va vissuto con
tutta l’anima, perché solo così si potrà dire di aver vissuto veramente.
L’amore si può esprimere in un miliardo di modi differenti. C’è chi lo esprime a parole e chi invece non ci
riesce e usa la musica, i libri, la poesia. Ecco quindi che abbiamo percorso le pagine di Ungaretti come in un
viaggio immaginario e abbiamo colto tra le sue parole temi e sensazioni che abbiamo sentito vicine, anche se
così lontane nel tempo.
Il poeta è come se con le sue parole descrivesse le emozioni che trasmettono i colori, è come se dipingesse i
sentimenti e li analizzasse dal punto di vista delle loro sfumature.
L’amore si può definire il sentimento che azzera tutti gli altri: ad esempio il bianco viene definito colore
neutro, il risultato di tutte le tonalità dei colori.
In tante sue poesie c’è amore, che può essere amore per una donna, amore per i famigliari e amore per la
vita.
Bellissime le poesie di Variazioni sul tema della rosa.
A noi sembra che la rosa rappresenti proprio l’amore, come essere bellissimo, perfetto e impeccabile, ma che
con le sue spine può provocare dolore alle persone che provano a toccarlo. Le spine sono visibili, il poeta è
consapevole della loro esistenza, ma sente dentro di sé che il dolore da loro arrecato sia superabile e anzi sia
insignificante di fronte all’immensità della gioia.
Infatti Ungaretti ci fa vedere un amore paziente, che aspetta e c’è sempre: sta a noi accettarlo o meno,
inseguirlo, superando i primi dolori causati dalle “spine di questa rosa”.
Mi aspettavi paziente
Predestinato amore,
T’inseguivo sperduta
Dal primo mio dolore.1
Noi pensiamo che sia davvero difficile essere pazienti: forse è più facile scrivere ma chi di noi vuole davvero
aspettare o inseguire l’amore?
Nell’incorrere l’immagine sognata
Mille cadute.2
Ecco allora che il poeta fa capire che non è facile, come ogni altra cosa.
Bisogna rincorrere l’immagine sognata, bisogna saper cadere e poi reagire e sapersi rialzare, perché solo così il
traguardo sarà gratificante. Per ottenere qualcosa di “sognato” c’è sempre un percorso da fare e la bravura
non sta nel non avere difficoltà, ma nell’accettarle, superarle e farne tesoro. Questi versi possono quindi
essere riferiti all’amore nei confronti di una persona ma possono anche essere attualizzati con la passione per
qualcosa, con un obiettivo di vita.
Mi vestiva le membra solo il sangue,
Si spegnevano gli occhi,
Le mani consumate
Si chiudevano invano,
Periva il cuore.
La tenace tua carezza
Allontanò le tenebre,
Le lacrime frenate a lungo
Sgorgano felici.3
Mentre prima senza l’amore il poeta era distrutto, aveva le mani consumate, il suo cuore moriva, ora con
l’arrivo dell’amore, della “carezza”, tutta la sofferenza si allontana e le lacrime di disperazione si trasformano
in lacrime di gioia. Questo dimostra che vale la pena di soffrire e Ungaretti ci mostra il contrasto fra prima
dell’arrivo dell’amore e dopo il suo arrivo: è proprio da questo contrasto che scaturisce la felicità. Quindi sulle
spine del dolore germoglia un fiore rosso che è l’amore, che il poeta affida completamente alla persona
amata. Infatti spesso quando si ama o comunque quando si tiene a una persona si tende ad affidarsi all’altro,
si tende a sbilanciarsi completamente e quindi se questa persona va via, allora noi, la nostra felicità, la nostra
anima, vanno via con lei e rimaniamo nuovamente soli. Però, non per questo dobbiamo rinunciare ad amare.
1
Giuseppe Ungaretti, Variazioni sul tema della rosa, da Dialogo. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori,
Milano, 2015.
2
ibidem.
3
ibidem
A noi sembra che i sentimenti vengano espressi dal poeta anche attraverso la scelta dei colori, che
suggeriscono sensazioni diverse.
Nella vita quotidiana ognuno di noi predilige un colore o un altro anche a seconda dello stato d’animo. Questo
si ritrova nelle poesie di Ungaretti, come ad esempio nella poesia Rosso e Azzurro, in cui si associano i due
colori all’ insieme delle emozioni che trasmette l’amore.
Ho atteso che vi alzaste,
Colori dell’amore,
E ora svelato un’infanzia di cielo.
Porge la rosa più bella sognata.4
Anche in questa poesia compare la figura dell’amore e della rosa.
In questa composizione l’amore sembra realizzarsi nella sintesi degli opposti, con la contrapposizione della
sensualità e dell’armonia.
Il rosso viene inteso come amore e freschezza, mentre l’azzurro come la spiritualità, l’infinito e il mare.
L’espressione “un’infanzia di cielo” potrebbe essere interpretata in due maniere differenti: da un lato la
fanciullezza del bambino può essere associata al cielo come ricordo delle giornate passate nei parchi a
giocare; dall’ altro lato il timore dei bambini può essere associato all’ oscurità del cielo.
A nostro parere l’infanzia incide molto nell’ animo del poeta. Molto spesso nei suoi brani si ha a che fare con
delle sfumature che riportano ai giorni infantili del poeta. Possono essere stati felici o tormentati, ma
comunque hanno segnato il resto della sua vita.
Inoltre il cielo può influenzare le nostre emozioni in maniera differente a seconda di chi lo guarda; ad esempio
alcuni di noi nel guardare la pioggia si rattristano, mentre altri riescono a trovare la quiete in essa.
Tappeto
Ogni colore si espande e si adagia
negli altri colori
Per essere più solo se lo guardi. 5
Il colore si allarga e si allunga se viene miscelato con altri, perché è vero che se lo guardiamo si sente più solo
ma secondo noi si sente solo perché non vuole essere osservato. Ha paura dei pregiudizi altrui, di quello che
gli altri possono pensare o dire. Per noi il colore è il simbolo di un persona, che va apprezzata com’è e non
perché deve essere elogiata con mille pregi e pochi difetti.
Ungaretti nei colori esprime se stesso, infatti se leggiamo queste sue poesie emerge l’animo triste, di un uomo
che ha perso delle persone a lui care, ma che non ha potuto far niente per salvarle. I colori in questo l’hanno
aiutato a dare voce e immagine ai suoi sentimenti, sicuramente i colori scuri che esprimono l’interiorità.
Abbiamo provato a soffermarci su come i colori vengono percepiti dall’essere umano.
I colori sono l’espressione dell’anima: si può esprimere quello che si pensa e a volte i colori grazie ai cinque
sensi riescono a comunicare emozioni. Con il gusto li assaporiamo, con la vista li osserviamo, con il tatto li
tocchiamo sulle tele di grandi pittori, con l’udito li sentiamo gridare la libertà di popoli sulle proprie bandiere,
4
Giuseppe Ungaretti, Rosso e azzurro, da Sentimento del tempo. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori,
Milano, 2015.
5
Giuseppe Ungaretti, Tappeto, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
con l’olfatto li odoriamo e ci ricordano proprio i vari tipi di frutta.
Il colore non è altro che la percezione avvertita dagli occhi della luce riflessa da un oggetto. Da Ungaretti viene
ripreso più volte nelle sue poesie quando al fronte descrive il paesaggio e quello da cui è circondato.
Egli nelle sue poesie fa uso di colori freddi perché per lui la poesia in sé è come uno strumento di conoscenza
della realtà. Essa contiene la storia del viaggio del poeta: dall’angoscia esistenziale, che deriva dal senso di
dolore, alla fede in Dio; il percorso che prende avvio dalla condizione di sofferenza e che trova poi approdo
nella fede.
A lungo ricercò un’espressione linguistica che esternasse il suo sentire e che poi individuò nella parola
essenziale dell’Ermetismo.
In questa forma espressiva i colori sono espressioni di emozioni. Proviamo a pensare al nostro coinvolgimento
davanti a un quadro. Il pittore, come il poeta, esprime le sue paure, ansie e momenti felici attraverso i colori.
Se una persona ama il blu è perché esso è espressione di pace, calma, comprensione, tolleranza, energia
mentale e profondità di sentimenti.
Osservando i colori freddi inoltre ci si sente come persi, sperduti in un mondo immaginario dove solo noi
sappiamo rimanere perché lo sentiamo nostro, ma poi improvvisamente capiamo che rapiti dalla sua bellezza
stavamo osservando, ad esempio, il quadro Vecchio Chitarrista di Picasso, nel suo “periodo blu”.
Il mare e il cielo ne sono un esempio. Le onde ci calmano e ci fanno pensare al futuro. Per noi è come se nel
mare riuscissimo a trovare una combinazione tra due mondi: quello terreno e quello marino, a noi quasi
sconosciuto.
Nel cielo riusciamo a vedere la felicità delle rondini che in primavera ritornano da un lungo viaggio. Ecco che
Ungaretti ci presenta un’immagine quotidiana, quella di una casa dai contorni indefiniti, resi solo attraverso le
diverse tonalità
Con colori che vanno da certi
tetti rossi al giallo camoscio,
a certi rosa annacquati, a tutta
la gamma dei grigi, ai verdi delle
persiane, si sfrena un vero
carnevale di pittura.6
I colori freddi vengono messi in contrasto con i caldi. Questi colori emanano verso di noi sensazioni felici che
vanno in contrasto con quelle tristi. Ci sono i tetti rossi che magari vengono addobbati per Natale dalle
famiglie che abitano quelle case. Poi col passar del tempo la felicità e la spensieratezza, che viene durante i
giorni festivi, svanisce d’un tratto quando si arriva al rosa che ricorda quel rosa acceso dei costumi da bagno
che vengono portati dalle ragazze al mare, al verde di cui sono fatti i prati dove si studia gli ultimi giorni di
scuola a maggio e infine si ritorna ad un altro periodo invernale con la gamma dei grigi che riporta tristezza
per l’inverno alle porte.
6
Giuseppe Ungaretti, I colori delle case. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
Tramonto
Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d'amore.7
Qui secondo noi il colore va osservato da vicino con la persona che si ama perché ci si perde nei suoi occhi e
nei colori idilliaci di quel fenomeno ottico. Per i due innamorati il tramonto rappresenta un’àncora a cui
aggrapparsi nei momenti del bisogno e che va osservato con attenzione e vanno scattate delle foto con la
memoria per immortalare quei momenti. E’ proprio questo che i colori vogliono dirci: se li osserviamo
attentamente vediamo che sulle tele non vengono messi casualmente ma seguono delle rigide regole che allo
stesso tempo potrebbero non essere rispettate.
Il tramonto con i suoi colori fa scaturire nell’innamorato delle forti emozioni, così come un nomade che in
mezzo al deserto trova un’oasi, cioè un luogo meraviglioso e di salvezza.
Abbiamo in mente anche un altro poeta che utilizza i colori nelle sue poesie è G. D’Annunzio, anche se il Vate
predilige i colori caldi. Gabriele D'Annunzio diceva: il colore è lo sforzo della materia per diventare luce. Nelle
sue opere è assente il colore marrone, sostituito dal termine “bruno”, non è presente neanche il rosa, anche
se il poeta usa termini derivati (rosato, roseo). In alcuni casi è strettamente connesso al fiore omonimo e
come gradazione di rosso.
D’Annunzio aveva inventato anche i nomi di alcuni colori: il violato, il verde malachite, l’azzurro soave e
l’azzurro araldico.
Invece Ungaretti nelle poesie della Prima Guerra Mondiale presenta spesso il colore del fango. Uomini
costretti a farsi fango, a rompere la terra, a ridurre la propria umanità per non vedere la morte che riempie gli
occhi, soldati che non alzano mai la testa, tenendo lo sguardo ben dentro all’impasto senza forma che li ha
generati.
E’ proprio questo a volte: l’uomo non riesce ad accettare la morte, è come un vento che arriva e all’improvviso
soffia su di te. Tu chiudi gli occhi e in un attimo vedi tutto nero: non sai dove sei ma sai che veglierai sempre
sulle persone che ti vogliono bene. Il nero è un colore neutro: esprime negazione ma anche mistero, nonché
lutto e morte. Eppure Ungaretti non ha mai smesso di marciare, di ricominciare tutto da capo. E’ stata la
poesia a consentirgli di attraversare momenti bui soprattutto quando le persone amate lo hanno lasciato per
sempre.
Il colore nero a primo impatto dà una connotazione negativa. Il nero è l’insieme di tutti i pigmenti, ma è anche
la mancanza di colori che formano la luce. Noi, ad esempio, pensando al colore nero pensiamo a qualcosa di
scuro, in un momento in cui la luce manca, come ad esempio la notte. Quest’ultima è qualcosa di magico, in
contrapposizione però, con la paura. Nessuno girerebbe per strada a notte fonda, perché comunque non si ha
un senso di sicurezza a girare al buio, ma al contrario fare viaggi lunghi di notte ti può dare un senso di libertà.
Viaggiare di notte può essere qualcosa di grandioso: nel momento in cui guardi fuori dal finestrino della
macchina, dell’aereo… la mente è lasciata alla libera immaginazione. Il silenzio regna intorno a te, il mondo
sembra essersi fermato.
Ungaretti molto spesso fa riferimento alla notte nelle sue composizioni. Probabilmente per lui quello poteva
essere il momento in cui riusciva a pensare meglio, oppure faceva riferimento alla notte proprio perché era
una paura che si portava dentro da sempre. Quando si è bambini si ha costantemente paura del buio, ma col
tempo si tende ad apprezzarlo e quella paura rimane soltanto un ricordo sbiadito dell’infanzia. Una poesia
7
Giuseppe Ungaretti, Tramonto, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
molto toccante per noi è stata Un’altra notte, di per sé breve e semplice, ma con all’interno una molteplicità
di significati. Del resto ogni poesia ha al suo interno più significati, molto spesso nascosti, che a primo impatto
possono sembrare comprensibili esclusivamente al poeta.
In quest’oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso
Mi vedo
abbandonato nell’infinito.8
Ungaretti scrive la poesia Un’altra notte nel periodo in cui si trovava in guerra, nel Carso. Ci piace pensare che
abbia scritto questa poesia a notte inoltrata, in una sera nella quale non riuscendo a dormire si mise a
contemplare il buio. Non riuscendo a mettere a fuoco nessun soggetto, gli sembra quasi di sentire la paura di
scomparire, la paura di essersi perso in quel buio immenso. Così per avere qualche certezza in
quell’immensità, decide di toccarsi il viso, sentendo le mani gelide per il troppo freddo invernale. E così decide
di lasciarsi andare in quel buio, in quell’immensità, in quell’infinito di oscurità.
Ecco quindi il concetto di infinito in cui Ungaretti trova il racconto del finito, la contrapposizione tra l’attimo e
l’infinito stesso.
Questo senso di universo sconfinato è presente anche nella poesia Il porto sepolto.
Vi arriva il poeta
E poi torna alla luce con i suoi canti
E li disperde
Di questa poesia
Mi resta
Quel nulla
Di inesauribile segreto.9
Ungaretti parlando del “porto” parla del nostro animo, descrive il poeta stesso che si osserva dentro di sé
portando al di fuori della sua anima le emozioni e i segreti più nascosti sotto forma di poesia. Purtroppo però
ci sono parti di noi stessi che ci restano estranee: ci sarà sempre qualcosa che per quanto puoi andare a fondo
non riuscirai mai a vedere con chiarezza.
“Quel nulla …”: basti soffermarsi sulla parola nulla: “La categoria mentale del non essere, dell'assenza di
qualunque cosa o concetto. Nella logica matematica, la classe cui non appartiene alcun elemento, detta anche
classe vuota, insieme nullo, ecc.”10
Se si pensa all’infinito si può dare più o meno la stessa definizione: un qualcosa di non ben definito, qualcosa
di difficile da spiegare, molto spesso lasciato a sé.
Che colore ha l’infinito? Che colore ha il nulla?
8
Giuseppe Ungaretti, Un’altra notte, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
Giuseppe Ungaretti, Il porto sepolto, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
10
Dizionario delle scienze fisiche_ Treccani.
9
Un insieme che, per quanto sia infinito, viene pensato come vuoto, nullo.
Questo senso di vuoto può dare le vertigini…può far sentire un senso assoluto di libertà, può farti sentire
padrone di tutto e di tutti, ma può anche dare un senso di sgomento e smarrimento. Ecco quindi che di nuovo
le parole di Ungaretti ci coinvolgono e ritroviamo in esse qualcosa di vagamente familiare.
Assisto la notte violentata
L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache nel loro guscio11
Sentiamo anche noi la notte violentata da tutti questi rumori, questi continui brusii fastidiosi e ci accorgiamo
che non sono i fischi delle mine della trincea ma sono i nostri pensieri, i nostri continui problemi, i nostri
continui dubbi, e non riusciamo mai a trovare una soluzione al problema. Immaginiamo di trovarci in uno
spazio immenso senza nulla attorno a noi, solo i nostri pensieri. Immaginiamo allora di ritrovarci davvero in un
campo di battaglia, precisamente in una trincea, con degli alleati e degli avversari: quindi dei vincitori e dei
vinti. Immaginiamo di essere improvvisamente dei soldati semplici, che vogliono proteggersi dalla società del
momento, che vogliono combattere contro i propri problemi e quindi immaginiamo di essere Ungaretti per un
semplice momento, anche per un attimo.
Ciò che abbiamo dinanzi a noi sono la paura, la voglia di vincere e di riuscire ad abbattere i nemici per sempre.
Così Ungaretti ci parla di questa situazione, di questo contesto paragonabile ad una guerra interiore che fa
riaffiorare anche dei soli pensieri, dei semplici conflitti interiori.
Così Ungaretti con questa poesia ci descrive l’ambiente a noi circostante … che sia per lui l’ambiente notturno
in trincea disturbato per infiniti attimi da continui rumori e fastidi martellanti … che sia per noi l’ambiente
notturno del dormiveglia in cui ci vengono per quell’attimo o anche per un minuto, un’ora, interminabili
pensieri. Non vediamo colori: tutto è buio intorno a noi. Ed è quindi così che il poeta, in trincea, durante una
notte violentata, vede i soldati contratti, in posizione difensiva estrema, accovacciati e pure vigili, come a
volte succede per le lumache che tirano fuori la loro testa se tutto intorno è tranquillo, ma non appena
avvertono un pericolo, si ritraggono nel loro guscio e non escono se non dopo un po’ di tempo. Dunque,
durante l’assalto notturno, il poeta ascolta il susseguirsi serrato di colpi di fucile dai quali nasce nella sua
mente un’immagine lontana della guerra e della sua atrocità: il rumore degli scalpellini al lavoro sulle strade
della sua città, non visto ma ascoltato in dormiveglia.
Ma questo “dormiveglia” è solo una finzione, un’ illusione che il poeta conosce bene ma non sa evitare.
Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
11
Giuseppe Ungaretti, In dormiveglia, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia 12
E continuando ad immaginarci nella stessa situazione di Ungaretti, pensiamo alle conseguenze della guerra …
Cosa comporta la guerra? L’unica risposta è racchiusa all’interno di una semplice parola ma piena di significati,
pensieri, cause e conseguenze: Morte.
Per Morte intendiamo la morte fisica; la definiamo anche una morte definitiva … noi non esistiamo più … il
nostro corpo non reagisce più a nessuno stimolo … il nostro cuore smette di battere … è la fine di tutto:
l’anima si separa dal corpo. Ed è proprio quando sta per accadere, quando ormai il nostro corpo è in fin di vita
o quando vediamo un nostro amico, un compagno ucciso dalle bombe della guerra, quando ci viene a
mancare un familiare … è proprio in quegli attimi che ci accorgiamo di ciò che abbiamo dinanzi a noi.
Ungaretti prova proprio questo in trincea: si accorge di provare un infinito amore, in quel momento, per
quello che ha ancora da vivere e per quello che ha vissuto. Perciò scrive lettere piene d’amore.
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore 13
Parlando di anima di certo oltre ad una morte fisica possiamo accostarle una morte morale … ma cosa
intendiamo per morte morale? Per morte morale intendiamo la morte dell’anima, la morte della felicità ,
dell’amore , delle sensazioni , dei sentimenti … la morte di tutto ciò che riguarda la sfera personale. In quel
momento è come se ci fosse crollato il mondo addosso: una delusione dopo l’altra, un rischio dopo un altro,
tristezza e infine apatia. Cadiamo in un grande baratro, un buco nero dal quale per un tempo interminabile
non riusciamo ad uscire: un tunnel oscuro, buio, dove a noi sembrava di arrivare alla fine. Abbiamo pianto,
urlato, perso gli occhi e il fiato pur di non finire sempre più giù, ma la verità è che non possiamo mai andare
sempre giù, perché il giù è finito. Mentre possiamo andare sempre più su, perché il su è infinito. Ma in
qualsiasi tunnel siamo capitati, meritiamo tutti di uscirne.
Spesso però, dopo aver perso la conoscenza di noi stessi all’ interno di questo tunnel buio, dopo non sapere
più chi siamo … non riusciamo più a fissare il nostro obbiettivo, non ne andiamo più alla ricerca e ci sentiamo
completamente inutili in tutto e per tutto. Allora ci sfiora la mente l’idea della morte e del suicidio.
Ungaretti ci riporta alcune di queste sensazioni nella poesia In Memoria dove ci ricorda del suo amico
Moammed Sceab , che si imbattè nella perdita di sé stesso e del suo obbiettivo … Moammed nella ricerca di
nuove culture e nell’adattamento alla vita parigina, piuttosto che ritrovarsi , si perde. Non riesce ad esprimere
la sua tristezza e la sua solitudine in nessun modo: non aveva né un’ àncora di salvezza né una fonte di sfogo.
Così si ritrova a sentirsi inutile e perso … completamente perso.
12
13
Ibidem.
Giuseppe Ungaretti, Veglia, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
…E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono14
Ognuno di noi prova due sensazioni opposte l’una dall’altra: l’attaccamento alla vita e la precarietà della vita
Cosa significa per noi la precarietà della vita?
La paragoniamo più o meno ad una perdita di equilibrio: non sappiamo esattamente se cadremo o se
riusciremo a superare l’ostacolo e rimetterci in piedi. Non sappiamo se riusciremo a trovare la stabilità che
avevamo al principio, un po’ come delle foglie in autunno … con la vaga sensazione che se non riesci a
riprendere la stabilità potrai mettere fine, di lì ad un istante, alla tua vita . Sicuramente Ungaretti si è trovato a
provare questa sensazione ma non ci fa lunghi discorsi; ci propone pochi brevi versi che scendono dentro di
noi con infiniti significati e sentimenti racchiusi …
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie15
Nello stesso tempo però Ungaretti ci dimostra anche il suo grande attaccamento alla vita: con attaccamento
intendiamo amore, desiderio , ricerca e scoperta della vita.
La vera e propria volontà di vivere in tutto e per tutto.
Questo si manifesta soprattutto quando noi, all’ interno del nostro tunnel infinito vediamo uno spiraglio di
luce … vediamo speranza.
Tutto ciò grazie all’ espressione, alla disperazione e alla scoperta della nostra àncora di salvezza. Come àncora
di salvezza vediamo un amico, un qualcuno o qualcosa con il quale sfogarsi e al quale dire tutto ciò che
abbiamo all’interno di noi stessi. Possiamo parlandogli della nostra guerra interiore, dei nostri continui dubbi,
evitando di creare dentro di noi una grande bolla di conflitti che prima o poi, anche con una sola soffiata di
vento, scoppierà perdendo la sua forma, la sua trasparenza. Alcune persone si rifugiano in chiesa; altre nella
poesia, altre nei propri amici, altre in tutto ciò nello stesso momento. Un amico è sincerità, fiducia, felicità.
L’amico è colui che ti aiuta a rialzarti quando gli altri non sapevano neanche che tu fossi caduto. Un amico è
colui che ci accetta per quello che noi siamo e ci aiuta ad essere ciò che dovremmo.
Ungaretti ne aveva uno in particolare: lo conobbe a Parigi, poeta anche lui. Tra di loro c’ era una grande intesa
e un legame profondo. Ungaretti lo andava a trovare in qualsiasi momento libero. Parlavano di tutto e
condividevano anche la stessa amata Lou . In occasione della sua morte Ungaretti gli dedica una poesia che
esprime la sua tristezza. Egli, che si era recato a casa del suo amico Apollinaire per comunicargli la grande
notizia del termine della guerra, lo ritrova morto a causa della febbre spagnola. Questa fu una morte che,
tuttavia, non riuscirà mai a cancellare il grande affetto che il poeta Ungaretti continuerà a sentire per il suo
grande amico e maestro. In conclusione: l’amicizia è una sola anima che abita in due corpi, un cuore che batte
in due anime.
14
15
Giuseppe Ungaretti, In memoria, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
Giuseppe Ungaretti, Soldati, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015.
POUR GUILLAUME APOLLINAIRE
en souvenir de la mort que nous avons accompagnée
en nous elle bondit hurle
et retombe
en souvenir des fleurs enterrées16
Ungaretti muore nella notte del primo giugno del 1970 a Milano. Il viaggio del vecchio lupo di mare azzurro
finisce qui, in questa notte di primavera dai colori tenui, nella città dove aveva scoperto per la prima volta, lui
uomo del deserto giallo e delle oasi verdi, la nebbia grigia nella città in cui aveva scritto le sue prime poesie.
“Tra un fiore colto e l’altro donato/l’inesprimibile nulla.”17
La verità è che non dobbiamo lasciarci inghiottire da quel nulla che è dentro di noi, fuori di noi e tutto intorno
a noi.
La verità è che una guerra per quanto possa essere facile o difficile da affrontare riporta sempre alla ricerca
della salvezza o alla morte … una guerra interiore ti riporterà sempre a cadere in un tunnel buio, difficile o
facile che sia , da affrontare … ma comunque tutto contornato sempre dal colore verde della speranza e non
sempre dal colore nero della notte .
BIBLIOGRAFIA
G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
Corrado Bologna, Paola Rocchi, Rosa fresca aulentissima, vol.4,6 Loescher editore, Torino, 2010
IL SOLE 24 ORE – GRANDI POETI
www.wikipedia.it
www.isoladellepoesie.com
www.rai.it
www.repetita.it
www.girlpower.it
www.studenti.it
www.skuola.net
www.treccani.it
www.parafrasando.it
www.orlandofurioso.com
www.flaneri.com
www.dormirajamais.org
16
Giuseppe Ungaretti, Pour Guillaume Apollinaire, da Derniers Jours. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar
Mondadori, Milano, 2015
17
Giuseppe Ungaretti, Eterno, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015