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Sommario La Puglia vitivinicola e Torrevento 5 Le Aree di produzione vitivinicola in Puglia 11 I vitigni tipici di Puglia 21 Il Nero di Troia 31 La Cantina Torrevento 37 I Vigneti Torrevento 45 I Vini Torrevento 51 Certificazioni 53 3 La Puglia vitivinicola e Torrevento La vitivinicoltura in Puglia: cenni storici e geografici Cenni storici In quest’estremo lembo d’Italia, placidamente adagiato nel Mediterraneo, si sono susseguite nel corso dei millenni le civiltà più diverse; di questo passato plurisecolare rimangono tuttora ben conservate le vestigia artistiche e culturali, sposate, in un connubio perfetto alla bellezza di un paesaggio senza pari. Fra le terre del vino, la Puglia è molto antica, ricchissima di storia e di leggenda. Tanto remote sono le origini della viticoltura pugliese, che a volte sembra più giusto parlare di leggenda, là dove non c’è il conforto di segni e testimonianze certe da ascrivere alla storia. Tuttavia le fonti storiche più accreditate attribuiscono ai Greci il merito di aver portato per primi, nelle terre più mediterranee della penisola italica, i vitigni, la coltivazione della vite, il gusto e l’arte del bere vino. D’altra parte come non ricordare che per la Grecia classica e forse per l’intero mondo antico, Dionisio, “quella divinità misteriosa nascosta nelle fibre della vite”, è stato considerato un dio civilizzatore? E’ intorno al prezioso cratere, dove il vino è miscelato all’acqua, giacchè pericoloso è per gli uomini bere il vino puro, che i convitati cercano il giusto equilibrio non solo di liquidi ma anche di piaceri: il vino è aggregazione, conoscenza e voluttà. 5 E di questo mondo mitico la nostra Puglia non è esente; tuttavia attraverso i secoli in Puglia l’arte di coltivare la vite e fare il vino divenne qualcosa che apparteneva, sì, ad un quadro comune per il mondo classico con i suoi offuscati confini tra mito e realtà, ma andò acquistando caratteri del tutto particolari forse per l’impulso espressivo dato dalle popolazioni autoctone. Da questa matrice complessa si può pensare che in Puglia, più che in qualsiasi altra parte della Magna Grecia e poi del mondo Romano, derivi il gusto e il trionfo del Merum. Ancora oggi in Puglia questo termine è presente nei dialetti locali, con diverse sonorità e cadenze, ma dovunque indicante un vino che abbia caratteri di generosità e d’integrità. 6 Orazio ha a lungo decantato le proprietà del Merum Tarentinum, il vino schietto, il vino sincero, per distinguerlo dal più blando “vinum” dei Castelli Romani. Area geografica La Puglia per la sua collocazione geografica è la regione più orientale d’Italia. La regione si caratterizza come un vasto territorio pianeggiante dal quale si sopraelevano il Promontorio del Gargano, l’Altopiano delle Murge e le Serre Salentine. Estesa su una superficie di quasi 20.000 Km quadrati di cui il 53% è rappresentato da superficie pianeggiante. La popolazione pugliese supera di poco i 4 milioni di abitanti con una densità di 210 abitanti per Km quadrato. La regione si estende per una lunghezza di 400 Km, circondata da ben 830 Km di coste ed è bagnata dal Mar Adriatico e dal Mar Ionio; il territorio regionale è suddiviso in 6 province, partendo da Nord: Foggia, Bat (Barletta Andria Trani), Bari, Brindisi, Taranto, Lecce. Clima Il clima della Puglia è quello tipicamente mediterraneo, caratterizzato da inverni miti ed estati calde e spesso siccitose. Le precipitazioni sono scarse. Nell’area delle Murge le temperature più alte vengono mitigate, soprattutto nelle ore serali grazie ai venti freschi. 7 Natura del terreno La Puglia è costituita da aree geografiche diverse, con caratteristiche ben definite, conservando una sua precisa unità dovuta a costanti fattori litologici e strutturali. Prevalgono infatti nel paesaggio pugliese le linee orizzontali (nell’area Salentina) e le forme collinari dolci e riposanti, che solo raramente assumono aspetti montuosi anche nelle zone più elevate (area della Valle d’Itria e le Murge dell’area Castel del Monte). In particolare nell’area di Castel del Monte e dell’Alta Murgia tali profili sono dovuti alla grande diffusione di rocce calcaree mesozoiche e cenozoiche, disposte in potenti strati. Come ben noto i suoli calcarei costituiscono il vanto dei “terroir” vinicoli più famosi del mondo. Non sarebbe quindi eresia definire il vigneto pugliese “un paradiso dei terroir”: definizione che segnala un suolo specifico il quale, quando si riferisce ai vini, indica un gusto particolare, irripetibile altrove. Il Parco Rurale dell’Alta Murgia Quello dell’Alta Murgia non può essere considerato un semplice ‘Parco naturale’, in quanto tende non solo alla tutela dell’ecosistema naturale, ma anche alla comprensione, salvaguardia e valorizzazione di una unità territoriale ben più complessa. Il territorio non viene qui considerato infatti esclusivamente come un fatto fisico, bensì percepito in strettissima connessione con la storia, il lavoro umano e con una 8 possibilità di ‘sviluppo durevole’, coerente con la vocazione d’uso tradizionale del territorio e nel pieno rispetto dell’ambiente. Un Parco in cui prevale un rapporto «di osmosi» fra l’uomo e ambiente naturale che ha determinato nei secoli un sistema eccezionale e complesso in cui ogni elemento, naturale e costruito, appare storicamente e coerentemente inserito. 9 10 Le Aree di produzione vitivinicola in Puglia Possiamo dividere la Puglia in 5 diverse aree di produzione vitivinicola: Area di Castel del Monte che comprendente la Daunia e le Murge, Area Messapica del Primitivo, Valle d’Itria, Area del Salento. Area Castel del Monte Siamo nelle parte più aspra e selvaggia del territorio. Rocce calcaree compongono l’altopiano delle Murge, il cui nome deriva da Murex che vuol dire pietra aguzza. Dossi e avvallamenti di origine carsica si alternano a tratti pianeggianti costituiti da superfici spianate, in cui la terra pietrosa, resa coltivabile dall’ingegno dell’uomo, è diventata presupposto di tipicità e gusto. Nella parte più settentrionale della Murgia nasce la nostra azienda, nei territori della zona DOC pugliese, che prende il nome dal meraviglioso maniero federiciano “Castel del Monte”. Un territorio selvaggio, dal clima tipicamente mediterraneo, dove estati calde e aride si alternano a inverni lunghi e freddi spesso accompagnati nella parte più a nord da precipitazioni nevose. Le piogge, molto rare in estate, si concentrano alla fine dell’autunno. In questa terra a nord vengono coltivati i migliori vitigni autoctoni: Nero di Troia, Bombino Nero, Bombino Bianco, 11 Moscato Reale, Pampanuto e l’Aglianico per ottenere vini dal bouquet pieno, con sentori speziati, dal gusto corposo. Le Murge rappresentano un territorio eterogeneo che si esprime in una pluralità di paesaggi e di sapori che nascono da una terra generosa. Ai piedi di Castel del Monte, terreni rocciosi ricchi di vegetazione spontanea e strisce di campi coltivati contrastano apparentemente con i boschi di querce e le pinete dell’Alta Murgia. E’ questo il regno del nero di Troia, il vitigno che accomuna ben tre Doc del Nord-barese e della nuova provincia di Barletta-Andria-Trani, dando vita a vini di buona struttura che si prestano al lungo invecchiamento. Molto diffusi in questa zona sono anche l’Aglianico, il Bombino Bianco, il Bombino Nero, il Montepulciano e il Pampanuto. Più regolare, invece, il paesaggio della Murgia Adriatica, nel cui territorio si coltiva il pregiato Moscato di Trani, detto anche Moscato Reale. Verdeggiante il panorama della Bassa Murgia, dove i produttori di Gioia del Colle contendono alla città di Manduria il primato per il Primitivo. Sorprendenti architetture - lame, doline, gravine e grotte naturali frutto del lento scorrere sotterraneo delle acque caratterizzano l’affascinante territorio della Murgia delle Gravine. La Daunia è un territorio di antica tradizione vitivinicola, che si estende dalla Capitanata, l’odierna provincia di Foggia, al Subappennino dauno, digradando dolcemente fino al Nord-barese. 12 Geometrie perfette composte da piccoli fazzoletti di terra, disegnano il panorama eccezionale che si può osservare da Rignano Garganico, la “Terrazza del Gargano”, per cogliere, con lo scorrere delle stagioni, il mutare dei colori: il verde delle vigne, l’argento degli uliveti, il giallo del grano, il marrone della terra dopo l’aratura. Storia, arte ed enogastronomia convivono in questa terra in cui il Montepulciano d’Abruzzo domina nei rossi e il Bombino Bianco nei bianchi e negli spumanti. Il primo dà vita a rossi corposi, esprimendosi su ottimi livelli in questa zona della Puglia. Il secondo, di elegante finezza, notevole struttura e corredo acido, si accompagna spesso con il Trebbiano Toscano per dare vita a bianchi particolarmente delicati. Grande importanza riveste anche il Nero di Troia, di buona vigoria, che viene vinificato prevalentemente in purezza, dando vita a rossi che si prestano anche a lungo invecchiamento. A completare il panorama enologico della viticoltura dauna ci sono gemme rare come il Somarello, diffuso soprattutto nella zona di Lucera, il Tuccanese o l’Uva Zagarese. Area Messapica del Primitivo La Messapia, terra ricca di storia e cultura, è la patria del Primitivo, un antico vitigno autoctono le cui uve maturano già a fine agosto, (da cui il nome) dando origine a un rosso corposo, di grande personalità e dalla gradazione alcolica robusta. 13 14 15 Distese di ulivi secolari, vaste coltivazioni di fichi e ampi vigneti disegnano il territorio compreso fra Manduria, Sava e Lizzano, accarezzato dalla brezza dello Jonio, dove i caratteristici alberelli di vite del Primitivo, alcuni vecchi anche 80 anni, trovano il microclima ideale per esprimersi al meglio dando il nome alla famosa Doc Primitivo di Manduria. Dal 2008 anche i produttori dell’area di Castellaneta, Mottola e Crispiano hanno ottenuto il riconoscimento della Doc Colline Joniche Tarantine che promuove sia i vitigni autoctoni della zona, Primitivo e Verdeca, sia due varietà internazionali, come lo Chardonnay e il Cabernet Sauvignon. Il territorio collinare, in cui questi vitigni vengono coltivati ormai da decenni, dona caratteristiche organolettiche uniche, di grande riconoscibilità. Valle d’Itria Più a sud della Messapia e ancora verso est, incontriamo una terra più morbida e voluttuosa, arrendevole e dolce, disseminata di trulli e muretti a secco. L’asprezza, tipica del paesaggio della Murgia, degrada in questa zona collinare in cui si alternano poggi ad avvallamenti, querceti, vegetazione mediterranea a vigneti. Muretti a secco ben allineati contengono le cosiddette “terre rosse” a ridotta fertilità e in grado di conferire particolare pregio alle produzioni viticole. 16 17 Nella Valle d’Itria coltiviamo varietà autoctone a bacca bianca tra cui il Fiano Minutolo per ottenere un vino dal colore paglierino e sentori delicatamente fruttati. La Valle d’Itria, ben nota per i trulli patrimonio dell’Unesco, è il cuore dei bianchi di Puglia. Dai filari di bianco d’Alessano e Verdeca si ottengono piacevolissimi e famosi vini, Locorotondo Doc e Martina Doc, freschi e profumati grazie alle favorevoli caratteristiche del clima collinare in cui prospera la vite. L’ambiente naturale è punteggiato dai bianchi coni sormontati da pinnacoli, che si possono ammirare affacciandosi dalle balconate degli affascinanti borghi di Locorotondo, Martina Franca e Cisternino. A pochi chilometri si incontra la candida Ostuni, coi suoi orti a terrazza attorno alla cinta muraria, un fitto sistema di masserie e casali storici e un prezioso patrimonio ampelografico in piena rinascita grazie al recupero di autoctoni rari come l’Impigno e l’Ottavianello per dar vita all’omonima Doc. Merita una nota a parte il Susumaniello, vitigno a bacca nera di origini dalmate, vinificato con ottimi risultati anche in purezza Salento Più a sud della Valle d’Itria, trasportati dal caldo vento di scirocco, scendiamo sulla costa salentina: profumi salmastri, paesaggi azzurro mare, riflesso argentato degli ulivi, sagome di antiche torri. 18 19 Vitigni autoctoni sono il Niuru Maru, Negroamaro, forma dialettale leccese legata alla colorazione del frutto e al sapore amaro del vino, e il Primitivo, il cui nome deriva dalla precocità di maturazione dell’uva. Le più importanti cittadine viticole dell’Alto Salento hanno dato origine al Parco del Negroamaro, nel segno comune di questo vitigno tipico di tutto il territorio salentino e coltivato quasi esclusivamente in Puglia. L’origine del nome non lascia dubbi sull’identità di quest’uva dal colore nero-violaceo; negroamaro tautologicamente significa “neronero”, dal latino niger e dal greco maru ed è strettamente legato anche al dialetto locale: niuru maru evoca con chiarezza il nero delle uve e il sapore amaro del vino. La vinificazione in purezza, non più infrequente, dà origine a vini dal colore impenetrabile e dal profumo intenso. Il vitigno Negroamaro, fondamentale delle Doc di questo territorio, contribuisce alla produzione di grandi vini rossi, ma anche di straordinari rosati, peculiarità dell’intero territorio salentino. Molto spesso il Negroamaro è utilizzato insieme alla Malvasia nera di Brindisi e di Lecce, altra varietà fortemente identificativa del Tacco d’Italia. Questo territorio - meglio noto per i panorami rocciosi mozzafiato dell’Adriatico, le distese sabbiose dello Jonio e le mirabili architetture barocche di Lecce e Galatina, custodisce un inestimabile patrimonio di masserie e casali storici in cui scoprire un legame millenario con la cultura della terra. 20 I vitigni tipici di Puglia Dopo le distruzioni provocate nell’Ottocento dalla fillossera, la ricostruzione del “vigneto Puglia” fu essenzialmente monovarietale e basata, a seconda delle zone, sui vitigni Negroamaro, Primitivo e Uva di Troia, con l’obiettivo di ottenere vini robusti ed alcolici, ottimali per rinvigorire le produzioni dei paesi del Nord. Un ampio panorama ampelografico caratterizza il territorio viticolo pugliese, da apprezzare innanzitutto nella grande struttura e nella forte identità in cui si esprimono i vitigni autoctoni ma anche i numerosi vitigni nazionali ed internazionali che abitano ormai stabilmente le campagne della regione e ai quali il sole e la terra di Puglia donano spiccate doti di unicità e di riconoscibilità. Uno dei vitigni che raccontano la vocazione per i vini bianchi della Murgia e della Valle d’Itria è infatti presente nelle Doc Gravina, Martina, Locorotondo, ma anche Ostuni e Lizzano. Di grande interesse, negli ultimi anni, alcune espressioni del vitigno vinificato in purezza. 21 Vitigni a bacca bianca: Bombino Bianco Il Bombino Bianco è un vitigno coltivato su tutto il territorio regionale, è l’attore principale delle versioni in bianco di alcune importanti Doc come Castel del Monte (insieme al Pampanuto), San Severo (in uvaggio con il Trebbiano Toscano), Leverano (con Malvasia Bianca). Verdeca La Verdeca è in primo piano nella vinificazione delle Doc Locorotondo e Martina Franca, dove si utilizza in percentuale fra il 50 e il 65 %, ma è presente anche nella Doc Gravina, dove si unisce ad altre importanti uve a bacca bianca come Bombino Bianco o Trebbiano Toscano. Sauvignon Il Sauvignon è un’altro esempio di vitigno alloctono ottimamente integrato nel patrimonio ampelografico 22 pugliese. Come lo Chardonnay si ritrova in particolare nelle Doc Castel del Monte, Lizzano e Salice Salentino. Pampanuto La Doc Castel del Monte è quella in cui il Pampanuto, noto anche come Pampanino, trova il più ampio utilizzo, in uvaggio con Chardonnay o Bombino Bianco. Moscato Reale Moscato bianco o Moscato reale sono i nomi del vitigno autoctono fra i più noti e rappresentativi di Puglia. Da uve Moscato nasce il Moscato di Trani Doc, che abbraccia comuni della provincia di Bari e di Foggia e identifica un vino dolce naturale, prodotto anche nel tipo liquoroso. Malvasia Bianca Vitigno autoctono presente prevalentemente in uvaggio in numerose Doc di Puglia. La Malvasia Bianca è infatti prevista e largamente utilizzata nelle Doc Cacc’e Mmitte di Lucera, San Severo, Locorotondo, Martina Franca, Gravina, Lizzano, Leverano. 23 Fiano Originario della vicina Campania, il Fiano ha trovato in Puglia, e in particolare in Valle d’Itria, un suo habitat privilegiato, tanto da essere contemplato nelle Doc Locorotondo e Martina Franca. Chardonnay Identità internazionale, espressione territoriale; lo Chardonnay è un vitigno palesemente alloctono, ma l’incontro con la Puglia è stato talmente felice da consentirne la massima diffusione e coltivazione. Castel del Monte, Lizzano, Salice Salentino sono le Doc che vedono questo vitigno in primo piano Greco Il Greco è presente nella Doc Gravina insieme a Malvasia Bianca e Bianco d’Alessano, quale ulteriore esempio di vitigno in grado di esprimere la personalità di un territorio notevolmente vocato alla produzione di vini bianchi. Bianco D’Alessano È uno dei vitigni a bacca bianca tipici della Murgia e Valle d’Itria. Il vitigno è presente nelle Doc Gravina, Martina, Locorotondo, Ostuni e Lizzano. Di grande interesse, negli ultimi anni, alcune espressioni del vitigno vinificato in purezza. 24 25 Vitigni a bacca nera Aglianico Vitigno storicamente legato alla vicina Basilicata, vanta un’antica coltivazione anche in Puglia, dove rappresenta un elemento cardine della Doc Castel del Monte, nel cui disciplinare sono previste specificamente le versioni Aglianico rosso e rosato. Aleatico Vitigno autoctono presente in tutto il territorio regionale da cui si ottiene un caratteristico vino dolce naturale. Aleatico è inoltre il nome della denominazione di origine controllata il cui disciplinare prevede anche l’utilizzo, in percentuale minore, di Negroamaro, Malvasia Nera e Primitivo. Bombino Nero Noto come “Bambino” o come “Buonvino”, è un vitigno coltivato da molto tempo, che si contraddistingue per la copiosa produzione e l’elevata resa in 26 mosto. Viene coltivato prevalentemente in Puglia, nelle zone di Lizzano e Castel del Monte. Malvasia nera di Lecce e di Brindisi Vitigno ampiamente diffuso nel Salento, a partire dalla provincia di Taranto fino all’ampio bacino che comprende le province di Brindisi e Lecce. È presente infatti nelle Doc Lizzano, Brindisi, Squinzano, Salice Salentino, Leverano, Copertino, Nardò, Matino e Alezio. Merlot Anche se la sua origine non è pugliese, il Merlot, come altri vitigni internazionali, ha trovato idonee condizioni ambientali nella nostra regione e può rientrare in minime quantità nella composizione di molte Doc di Puglia. Montepulciano La sua origine non è pugliese ma in Puglia ha trovato un territorio ottimale. Il Montepulciano è molto presente nella zona di Foggia, nelle Doc San Severo, Cacc’e Mmitte di Lucera, Ortanova, Rosso di Cerignola e Rosso Canosa, ma si ritrova anche nelle Doc Castel del Monte, Lizzano e, nel Salento, nelle Doc Leverano, Copertino e Alezio. 27 Negroamaro È il simbolo del “Salento enologico”, la cui crescente notorietà è fortemente legata a questo vitigno, sempre più coltivato anche in altre zone della Puglia. Il Negroamaro è infatti previsto anche nella Doc Rosso di Cerignola ma è protagonista delle Doc Lizzano, Brindisi, Squinzano, Salice Salentino, Leverano, Copertino, Nardò, Galatina, Matino e Alezio. Nero di Troia Il territorio noto come “Terre di Federico”, ovvero l’ampia area che si estende dal nord barese fino alla provincia di Foggia, riconosce nel Nero di Troia il suo emblema più rappresentativo. Il vitigno, in purezza o in uvaggio, è contemplato nelle Doc Castel del Monte, Cacc’e Mmitte di Lucera, Ortanova, Rosso di Cerignola, Rosso Canosa. Ottavianello Altro esempio di vitigno sopravvissuto grazie alla caparbietà e alla passione dei viticoltori locali, l’Ottavianello si coltiva nella provincia di Brindisi ed è un elemento caratterizzante della Doc Ostuni. Primitivo di Gioia Il Primitivo, secondo la tradizione, fu impiantato per la prima volta nel territorio di Gioia del Colle ad opera dei Benedettini. Verso la fine del ‘700 il sacerdote primicerio Don Filippo Francesco Indellicati ne selezionò un clone e 28 gli attribuì il nome di “Primativo” proprio in virtù della sua precoce nella maturazione. Il Primitivo di Gioia è la tipologia più nota prevista nella Doc Gioia del Colle. Primitivo di Manduria Senza dubbio uno degli ambasciatori della Puglia enologica nel mondo. Originario del territorio di Gioia del Colle, ha trovato proprio nell’area di Manduria le condizioni ideali per proliferare. La Doc Primitivo di Manduria comprende infatti numerosi paesi della provincia di Taranto ed alcuni della provincia di Brindisi. Sangiovese Anche il Sangiovese, pur non essendo originario della Puglia, è un vitigno abbondantemente coltivato nella regione. È contemplato nelle Doc San Severo, Cacc’e Mmitte di Lucera, Ortanova, Rosso di Cerignola e Rosso Canosa, ma anche Gioia del Colle, Lizzano e, nel Salento, nelle Doc Brindisi, Squinzano, Leverano, Copertino, Alezio e Matino. 29 Susumaniello Previsto in percentuale minore nelle Doc Ostuni e Brindisi, negli ultimi anni è stato riscoperto e vinificato anche in purezza, a conferma dell’amore dei vignaioli pugliesi per la propria terra e dell’impegno per la sua piena tutela e valorizzazione 30  Il Nero di Troia Cenni storici E’ un vitigno che matura ad inizio di Ottobre, dalla buccia nera e spessa, con polpa carnosa e dolce; dà vini di buona alcolicità con ottima intensità colorante dai riflessi violacei di grande personalità. L’Uva di Troia è un vitigno fra i più antichi e caratteristici della Puglia centro-settentrionale, molto diffuso, fra l’altro, in agro di Corato, Andria, Barletta, Canosa, Cerignola, San Ferdinando di Puglia e Trani. Vuole la leggenda che il mitico eroe greco Diomede, conclusasi la guerra di Troia, navigasse per il mare Adriatico fino a risalire il fiume Ofanto e lì, trovato il luogo ideale, vi ancorasse la nave con delle pietre delle mura della città di Troia che aveva portato con sé come zavorra, utilizzandole come cippi di confine per delimitare i territori che da quel momento si chiamarono i Campi Diomedei. Sempre la leggenda aggiunge che, Diomede aveva portato con sé, come 31 ricordo, quei tralci di vite che, piantati sulle rive dell’Ofanto, dettero origine all’Uva di Troia. Fin qui la leggenda che riecheggia anche in lavori di ampelografi (ad es., S. Del Gaudio e L. Ciasca, “Principali vitigni da vino coltivati in Italia”, 1960) che descrivono l’Uva di Troia come “originaria dell’Asia minore (Troia) ed importata dagli antichi Greci in Puglia”. Altre ipotesi, riferite ad un tempo più vicino, fanno derivare il nome dell’Uva di Troia dalla cittadina pugliese di Troia, appunto, in provincia di Foggia o, ancora, dalla città albanese di Kruja o Cruja (il cui nome sarebbe poi stato vernacolizzato in Troia) o, infine, dalla regione galizio-catalana della Rioja. Quest’ultima ipotesi fa riferimento agli anni della dominazione spagnola in Puglia ed in particolare al Governatorato (iniziato nel 1745) della giurisdizione di Troia di Don Alfonso d’Avalos, originario di quella regione. Trovando che i suoi nuovi possedimenti avevano le caratteristiche idonee alla coltivazione della vite, Don Alfonso decise di impiantarvi vigneti ed, in particolare, di impiantarvi una varietà di vite proveniente dal suo paese di origine e, in breve tempo, ne ottenne un vino prestigioso che acquistò notorietà e fama con il nome di Nero di Troia. Che il vitigno trasferito da Don Alfonso fosse l’attuale Uva di Troia è ipotesi che, per il momento, non trova conferme nell’attuale panorama ampelografico della Rioja dove i vitigni a bacca nera coltivati sono, fra l’altro, il Tempranillo, la Garnacha, il Mazuelo ed il Graciano. Il primo, che più degli altri ricorda l’Uva di Troia, richiama, peraltro, più il 32 Montepulciano che l’Uva di Troia. Ciò non toglie che un’attenta ricerca sui vitigni citati e sul loro DNA potrebbe fornire informazioni utili per definire la vera identità del vitigno in questione. Risale al 1877 (G. Di Rovasenda, “Varietà coltivate in Puglia. Saggio di ampelografia universale”, 1877) la prima descrizione organica dell’Uva di Troia indicata, in agro di Trani, come Nero di Troia e, nel barese, come Uva di Troja o di Canosa. Qualche anno più tardi, viene riferito che già nel 1854 si erano registrati in Capitanata impianti sperimentali di Uva di Troia “varietà robusta, resistente alla siccità ed abbastanza produttiva” a “ceppo basso, isolato e in riga, sistema che i romani dicevano humilis sine adminiculo e che oggi nella regione si riconosce col nome di vigna a sistema latino”. A partire da quegli anni, l’Uva di Troia (o i suoi sinonimi) trova regolarmente posto nella letteratura specializzata e viene regolarmente indicata come “uno dei vitigni puliesi più importanti per la produzione di vini da taglio”. In tempi più recenti (M. Vitagliano, 1985) se ne osservano, in particolare, la variabilità della forma del grafico e della dimensione dell’acino fino a ipotizzare l’esistenza - fino ad oggi, peraltro, non dimostrata - di due sottovarietà: la cosiddetta Troia di Canosa o di Corato (a grappoli più grandi e più tozzi, più o meno spargoli, e i cui acini grossi forniscono vino abbastanza tannico) e la cosiddetta Troia di Barletta o Tranese (i cui grappoli sono cilindrici, più piccoli, più o meno serrati e i cui acini più piccoli danno un prodotto meno tannico). 33 Principali caratteristiche ampelografiche del Nero di Troia Sinonimi Barlettana, Uva di Troia, Tranese, Troiano, Uva di Barletta, Uva di Canosa, Uva della Marina, Vitigno di Barletta Principali caratteri ampelografici Apice del germoglio: espanso, setoloso di colore verde bronzato Foglia Foglia media pentagonale, quinquelobata; seno peziolare ad U o a lira con bordi a volte sovrapposti; seni laterali sia superiori che inferiori a lira; pagina superiore glabra, inferiore lanuginosa, lembo piano e spesso con lobi leggermente involuti. Grappolo Grappolo medio, piramidale, semplice o alato, mediamente compatto. Acino Acino medio, sferoidale, con buccia pruinosa, spessa e consistente, quasi coriacea, con colore dell’epidermide violetto; polpa poco carnosa. Fenologia Epoca di germogliamento: media Epoca di fioritura: media Epoca di invasatura: media Epoca di maturazione: medio-tardiva Isoenzimi GPI: 3; PGM: 1 34 Attitudini agronomiche e colturali Vigoria: buona Peso medio del grappolo: 210 gr. (min. 130 gr. - max 320 gr.) Peso medio dell’acino: 2,4 gr. (min. 2,1 gr. - max 2,7 gr.) Numero di semi per acino: 1-2 Peso medio rachide: 12 gr. Fertilità delle gemme: generalmente 2 Fertilità potenziale: 1,9 Fertilità reale: 1,6 Esigenze ambientali e colturali Mediamente produttivo, non presenta nei climi caldi particolari esigenze di terreno; si adatta ad ogni forma di allevamento e potatura. Sensibilità a malattie e avversità Poco resistente alla peronospora, lo è più all’oidio ed alle intemperie; è sensibile al vento caldo, il Favonio, tipico delle zone meridionali. Caratteristiche chimiche del vino Grado alcolico: 11-14,5 vol. % pH: 3,2-3,5 Acidità totale: 4,5-8 g/l Utilizzazione enologica e caratteristiche sensoriali La sua uva è esclusivamente utilizzata per la vinificazione; si ottiene vino dal colore rosso rubino con riflessi aranciati, di corpo, alcolico, di contenuta acidità fissa, con profumo vinoso, asciutto ed armonico, di sapore neutro. 35 36 TORREVENTO La Cantina: cenni storici L’amore della famiglia Liantonio per la terra e per i suoi prodotti ha radici lontane; già nella seconda metà dell‘800 Giuseppe Liantonio (1859-1942) era proprietario di un frantoio. Nei primi anni del ‘900 il figlio di Giuseppe, Francesco, emigra negli Stati Uniti in cerca di fortuna. In America, Francesco, avvia una fabbrica di ghiaccio che in pochi anni gli permette di accumulare una somma di denaro sufficiente per rientrare nel paese di origine, Palo del Colle e costruire, con il fratello Domenico, il primo stabilimento vinicolo della famiglia Liantonio e inoltre, di riprendere l’attività olivicola paterna. Nell’arco di un ventennio lo stabilimento e il frantoio diventano una solida realtà imprenditoriale e contemporaneamente Francesco mette su una bella famiglia allietata da due figli, il più piccolo di questi è Gaetano che continua con passione l’attività paterna insieme a Peppino, il figlio di Domenico. Nel 1948 i fratelli Francesco e Domenico decidono di inseguire il loro bellissimo sogno; si innamorano di una tenuta particolarissima composta da un monastero, una cantina e cinquantasette ettari di vigneto circostante sita in località Torre del Vento detta anche Torrevento. La Tenuta si trova nel cuore dell’affascinante Murgia Nord Occidentale, a pochi passi dal magnifico Castel del Monte. 37 Il monastero, annesso alla tenuta, è un manufatto di pregio realizzato nel Seicento e rappresenta, ancora oggi, uno degli esempi più belli di monastero in pietra. Quando Francesco e Domenico lo visitarono, conservava ancora integre l’antica bottaia, le stalle e le maestose mura. 38 In poco tempo l’attività di Palo del Colle fu trasferita nella bellissima tenuta di Torrevento dove si trova ancora oggi. Nel 1981 l’azienda passa nelle mani dei cugini Gaetano e Peppino. Gaetano era diventato un esperto assaggiatore di olio per conto di una grande azienda, Peppino era insegnante 39 40 di matematica al liceo; quest’ultimo non riesce a coniugare entrambi gli impegni e decide di vendere la sua parte dell’azienda a Gaetano. Gaetano segue l’impulso coinvolgente del figlio Francesco che gli dice “Papà sei tu che devi prendere la quota di zio Peppino!” Fu così che nel 1989, lasciando quella che sarebbe stata una sicura carriera universitaria, il giovane Francesco eredita l’azienda di famiglia. Con la grande passione di Francesco Liantonio insieme alla brillante laurea conseguita in economia e commercio, la cantina vinicola a gestione familiare e di carattere rurale si trasforma nell’attuale Azienda Vitivinicola Torrevento S.r.l. 41 L’azienda Torrevento si estende con i suoi vigneti (quasi 200 ettari di proprietà e ulteriori 200 ettari in conduzione in differenti zone della Puglia) sulle colline del maestoso e suggestivo “Castel del Monte”, il famoso monumento dalla particolare struttura ottagonale, localizzato nel Parco Rurale dell’Alta Murgia. Imponenti mura di pietra lavorata a secco, dello spessore di mt. 1,50, cingono la grande e moderna cantina; gli antichi sotterranei a 8 mt. di profondità, costituiscono oggi i perfetti locali per la conservazione dei vini. L’antica stalla, recentemente ristrutturata, è oggi una splendida sala interamente in pietra, a disposizione dei clienti, turisti e appassionati del mondo del vino, per una piacevole visita in cantina con degustazione di ottimi vini. Per rendere il tutto ancora più piacevole l’azienda si completa con albergo, ristorante, agriturismo, maneggio. Torrevento da sempre porta avanti una politica aziendale rivolta al recupero della tradizione viticola pugliese, alla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti tipici. Ingenti opere di ristrutturazione, ampliamento e ammodernamento tecnologico sono state intraprese dalla Torrevento S.r.l. secondo un preciso piano di sviluppo aziendale, il tutto nel pieno rispetto della struttura originaria preesistente, dando origine ad un perfetto connubio tra “antico” e “moderno” e nel rispetto del territorio delle Murge e del favoloso scenario della zona Castel del Monte in cui è inserita. Torrevento, azienda Certificata ISO 9001 per la Qualità Aziendale, ISO 14001 per la Qualità Ambientale e di recente 42 BRC e IFS, si colloca tra le strutture più attente alla vinificazione dei vitigni autoctoni, rendendosi una moderna interprete di antiche tradizioni dell’intero territorio pugliese. Grazie alla sapiente combinazione di fattori (quali l’accurata selezione varietale delle uve, il microclima particolarmente favorevole, la natura rocciosa del territorio collinare, la moderna tecnologia di fermentazione, vinificazione e affinamento, una struttura perfetta per la conservazione e l’invecchiamento dei vini), le grandi qualità delle uve autoctone come Nero di Troia, Aglianico, Bombino Nero, Bombino Bianco, Pampanuto, Moscato Reale e Moscato, Negroamaro, Malvasia Nera e Negroamaro vengono ulteriormente esaltate e valorizzate. 43 44 Vigneti Torrevento L’Azienda Vinicola Torrevento s.r.l. controlla (per quanto attiene sistemi di impianto, controlli in campo, qualità e tipologie delle uve prodotte) una superficie vitata complessiva di circa 400ha di cui circa 197 sono di sua proprietà (parte in produzione, parte di giovane impianto), mentre i rimanenti 203 ha sono in conduzione, appartengono infatti a vari produttori ma sono gestiti da Torrevento per quanto attiene tutte le operazioni colturali ed i relativi controlli. La superficie vitata di proprietà (197ha) è così suddivisa: a. 50.00ha ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada “Pedale”, e destinati alla coltivazione del vitigno “Nero di Troia”. Da ciò si ottiene uva per la produzione del vino rosso che trae il suo nome proprio dalla contrada in cui il vitigno è coltivato: il “Vigna Pedale Castel del Monte D.O.C. Riserva”. b. 12.00ha, confinanti con la superficie vitata di cui sopra, impiantati di recente con la medesima varietà “Nero di Troia” e già in produzione, destinati sia alla lavorazione del vino “Vigna Pedale Castel del Monte D.O.C. Rosso” che del “Kebir I.G.T. Puglia” con affinamento in Barrique (Nero di Troia e Cabernet). c. 20.00ha ubicati in agro di Andria (Ba) e destinati alla coltivazione dei vitigni “Nero di Troia” per l’80% e “Aglianico” per la restante parte. Da essi si ottiene uva per la produzione del vino “Bolonero Castel del Monte D.O.C. Rosso”. 45 46 d. 7.00ha ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada Pedale, e destinati alla coltivazione dei vitigni Bombino Nero per l’80% e Montepulciano per la rimanente parte, da cui si ottiene uva per la produzione del vino “Primaronda Castel del Monte D.O.C. Rosato”. e. 10.00ha ubicati nel comune di Corato (Ba), in contrada Friuli e destinati alla coltivazione dei vitigni Bombino Bianco per il 70% e Pampanuto per la restante parte, da cui si ottiene uva per la produzione del vino “Pezzapiana Castel del Monte D.O.C. Bianco”. f. 10.00ha, ubicati in Corato (Ba), in contrada Friuli e destinati alla coltivazione dei vitigni Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Nero di Troia. g. 5.00ha, a Corato (Ba) in contrada Regina, sono invece destinati alla coltivazione del vitigno Moscato di Trani da cui si ottiene uva per la produzione del vino “Dulcis in fundo Moscato di Trani D.O.C. Dolce”. Le uve vengono lasciate sulla pianta sino ad avere una presenza di acini appassiti del 10-15%. h. 55.00ha ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada Pezzapiana, sono coltivati con le varietà Nero di Troia, Merlot e Aglianico. i. 4.00ha ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada Regina, sono coltivati con la varietà Fiano Minutolo. j. 2.00ha ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada Regina sono coltivati con la varietà Falanghina. k. 12.00ha ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada Regina e Friuli sono coltivati con la varietà Chardonnay. 47 48 l. 10.00ha ubicati in Valle d’Itria, nei pressi dei comuni di Locorotondo e Martina Franca, sono coltivati con le varietà Fiano Minutolo e Bianco d’Alessano. Accordi commerciali con altri Produttori. Azienda Vinicola Torrevento S.r.l. ha definito accordi con alcuni produttori per il controllo e l’acquisto di uve atte alla produzione di ulteriori tipi di vini. L’Azienda infatti seleziona ulteriori uve, tra Montepulciano e Nero di Troia, nelle località ritenute più idonee della Murgia, destinate alla produzione del vino rosso “Solstizio I.G.T. Murgia Novello”. L’Azienda ha definito accordi anche con produttori della zona Salento (su un’area di circa Ha 15.00) per la produzione dei vini rossi “Faneros Salice Salentino D.O.C.” e il “Sine Nomine Salice Salentino D.O.C. Rosso Riserva” ottenuto con uve Negroamaro e Malvasia Nera e della zona Primitivo per la produzione del “Ghenos Primitivo di Manduria D.O.C.” 49 50 I Vini Torrevento I Castel del Monte DOC: • Pezzapiana Bianco • Primaronda Rosato • Bolonero Rosso I Classici: • Vigna Pedale Castel del Monte DOC Rosso Riserva • Torre del Falco Nero di Troia Murgia IGT Rosso • Bacca Rara Puglia IGT Bianco • Kebir Puglia IGT Rosso La Docg: - novità • Veritas Castel del Monte Bombino Nero Rosato I Varietali “MATERVITAE” Puglia IGT: • Matervitae Bombino Bianco bianco • Matervitae Falanghina bianco • Matervitae Fiano bianco • Matervitae Bombino Nero rosato • Matervitae Aglianico rosso • Matervitae Negroamaro rosso • Matervitae Primitivo rosso 51 Le Rare Vigne: • Faneros Salice Salentino DOC rosso • Sine Nomine Salice Salentino DOC rosso Riserva • Ghenos Primitivo di Manduria DOC rosso Gli “Innovativi”: • Dulcis in Fundo Moscato di Trani DOC Dolce • Solstizio Murgia IGT vino novello • Maremosso Puglia IGT vino frizzante bianco • Maremosso Puglia IGT vino frizzante rosato I Quotidiani Puglia IGT: • èARTE Puglia IGT bianco • èARTE Puglia IGT rosso Il Biologico: • Proemio Castel del Monte DOC Rosso. Vino ottenuto da Uve da Agricoltura Biologica L’ Olio extra vergine di oliva • Appios olio extra vergine di oliva 52 Certificazioni I controlli di Qualità della Cantina Torrevento comprendono tutto il processo produttivo dell’Azienda, dalla produzione all’affinamento, dal confezionamento fino alla vendita. Di seguito si riporta l’elenco delle Certificazioni, ottenute dall’Ente CSQA, Società impegnata a certificare le qualità italiane dell’agroalimentare per inserirle nei circuiti internazionali, grazie ad accreditamenti, riconoscimenti e autorizzazioni internazionali. 53 UNI EN ISO 9001:2008 Torrevento, già certificata UNI EN ISO 9002:1994 dal 1999, in occasione della verifica di rinnovo del certificato, è passata all’ultima revisione della norma: UNI EN ISO 9001:2008. L’attestazione è stata rilasciata da CSQA Italia, uno dei più severi istituti di certificazione. Il Sistema di Gestione Qualità di TORREVENTO comprende tutto il processo produttivo dell’Azienda e precisamente: “produzione, affinamento, confezionamento e vendita di vini di pregio”. Con il raggiungimento di questo importante e prestigioso obiettivo TORREVENTO dimostra di sapersi adeguare alle esigenze di un mercato in cui è sempre più presente la cultura della qualità: il raggiungimento della certificazione UNI EN ISO 9001:2008 è infatti un ulteriore garanzia di sicurezza e affidabilità. UNI EN ISO 22005:2008 Nel 2011 TORREVENTO ha deciso di integrare il Sistema di Qualità Aziendale con l’ottenimento della Certificazione secondo la norma UNI EN ISO 22005:2008; si tratta della certificazione di rintracciabilità di filiera che permette un completo monitoraggio di tutto il processo produttivo partendo con i controlli in vigna proseguendo con i controlli in fase di trasformazione, affinamento e fase finale di imbottigliamento e confezionamento. Con l’ottenimento di tale ulteriore Certificazione, Torrevento vuole dimostrare la sua grande sensibilità e attenzione verso il consumatore finale in un periodo in cui la genuinità dei prodotti alimentari è in continua osservazione. 54 BRC (GSFS - BRC Global Standard for Food Safety “Grado A”) In un mercato globale in cui la qualità ha assunto un ruolo di pre-requisito indispensabile, Torrevento ha deciso di ampliare l’iter già intrapreso, ottenendo la certificazione BRC. Questa certificazione, molto richiesta dal mercato Inglese e nord europeo in genere, opera per garantire il consumatore finale; certifica sia il processo produttivo sia lo standard igienico in cui l’azienda opera. La Certificazione, ottenuta con il massimo grado di efficienza “A”, riguarda le seguenti fasi: “Produzione, imbottigliamento e confezionamento di vini DOC e IGT – Production, bottling and packing of DOC and IGT wines”. IFS (INTERNATIONAL FOOD STANDARD “Higher level”) Altra certificazione ottenuta da Torrevento è l’IFS (International Food Standard). Questo standard richiesto in particolar modo dal mercato Tedesco e Francese si prefigge il raggiungimento di una sicurezza globale degli alimenti a fronte di una completa trasparenza dell’intera catena alimentare. I requisiti posti dall’IFS ai fornitori delle GDO Tedesche e Francesi sono relativi alla gestione della qualità e dell’HACCP, alla gestione delle risorse e alla gestione dei processi produttivi, di misurazione, di analisi e di miglioramento. Lo standard IFS tre livelli di qualità: High (alto), Medium (medio) e Standard; Torrevento ha ottenuto il livello più alto “Higher Level” per il seguente campo di 55 applicazione: “Produzione, stoccaggio e confezionamento di vini DOC, IGT e da tavola – Production, preservation and packing of DOC, IGT and table wines”. ISO 14001:2004 (la QUALITA’ AMBIENTALE Certificata) In tema di “Sostenibilità Ambientale”, Torrevento ha deciso di certificare in un sistema volontario di norme, l’attenzione che da sempre rivolge all’Ambiente e alla sua tutela, soprattutto in riferimento all’area di produzione in cui la Cantina è inserita e che è il “Parco Rurale dell’Alta Murgia”. Per questo Torrevento ha ottenuto la Certificazione ISO 14001:2004; è stata redatta una completa analisi ambientale finalizzata all’approfondimento di tutti gli aspetti ambientali connessi all’attività di Cantina, alla valutazione degli eventuali impatti negativi sull’ambiente e alla definizione di una Politica aziendale rivolta alla riduzione degli sprechi e dei consumi per la salvaguardia del patrimonio ambientale. Anche per questo l’Azienda Torrevento ha realizzato un enorme Impianto di produzione di Energia da fotovoltaico che permette all’azienda di essere autosufficiente per una percentuale di oltre il 50% nella produzione dell’energia di cui necessità per lo svolgimento della propria attività. Torrevento è anche Certificata ICEA (Istituto Certificazione Etica e Ambientale) per cui è conforme ai requisiti del Prodotto Biologico relativamente all’attività di 56 trasformazione ed imbottigliamento di vino ottenuto da Uve da Agricoltura Biologica. In un’ottica di continuo miglioramento, l’Azienda Torrevento è attualmente in corso anche di Certificazione EMAS , un Sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS = Eco-Management and Audit Scheme) a cui possono aderire volontariamente le imprese che desiderano impegnarsi nel valutare e migliorare la propria efficienza ambientale. 57 Attenti a recepire le novità del mondo della comunicazione e delle tecnologie, da oggi Torrevento presenta la sua azienda, i suoi vini e tutto il suo mondo, in un’applicazione di piacevole e semplice consultazione. Un modo per essere vicini a tutti gli amanti del buon bere attraverso i supporti tecnologici di ultima generazione. L’Applicazione Torrevento ti invita a compiere un viaggio virtuale tra i vini “Classici”, “Varietali” e “Innovativi”, per scoprire, e in un certo senso “pre-gustare”, il vino in un modo del tutto nuovo. Una sezione dedicata alle prelibatezze della cucina pugliese, arricchita da sapienti consigli di abbinamento con i vini Torrevento, suggerisce la ricchezza della cultura gastronomica della nostra regione. Splendide immagini corredano la presentazione dell’Azienda e raccontano di un territorio affascinante, ancora tutto da scoprire, che sa offrire ai suoi visitatori la suggestione di una terra antica, ricca di profumi, di colori e sapori indimenticabili. L’appicazione è disponibile per iPad, iPod e iPhone. seguici su facebook CORATO (BA) S.P. 234 KM 10,600 (ex S.S. 170) web www.torrevento.it e-mail [email protected] tel. (+39) 080 8980923 Come raggiungere la cantina Torrevento -A14 uscita Trani, proseguire per Corato e poi per Castel del monte, seguendo la segnaletica per Torrevento, per circa 10km dall’uscita dalla città - S.S.98 Bari- Foggia, uscita Minervino-Castel del Monte. Seguire per Castel del Monte; l’azienda è a 9 km. dall’uscita dalla superstrada, sulla destra Campagna finanziata ai sensi del regolamento CE n.1234/07