Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)

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Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)
Mutilazioni Genitali Femminili (MGF): echi nella mente
di cicatrici sul corpo.
Studio clinico e psicopatologico su un gruppo di donne
immigrate in Sicilia
Female Genital Mutilations: echoes in the mind of scars on the body. A clinical
and psychopathological study on a group of immigrant women in Sicily
ROSA LO BAIDO1, SABINA LA GRUTTA2, ELISA PROFETA2, GIROLAMO SCHIERA2
1
Clinica psichiatrica, Dipartimento di Neuroscienze Cliniche, Università di Palermo
2
Dipartimento di Psicologia, Università di Palermo
RIASSUNTO. Scopo. Scopo del presente studio è evidenziare i vissuti e le complicanze psicologiche connessi alle Mutilazioni
Genitali Femminili (MGF) in riferimento al vissuto corporeo. Metodi. Sono state reclutate 20 donne che hanno subito una MGF
nel proprio Paese di origine, immigrate da più di 5 anni in Italia (età media 33±9). Dieci donne erano state sottoposte a MGF di
I tipo (lieve) e dieci a MGF di III tipo (profondo). È stato somministrato il Somatic Inkblot Series (SIS), reattivo semiproiettivo ideato per misurare la percezione del proprio corpo e individuare eventuali zone particolarmente conflittuali o non mentalizzate. Risultati. Le donne con MGF di III tipo hanno ottenuto punteggi significativamente superiori rispetto alle donne con
MGF di I tipo in ordine alle dimensioni PAS (anatomia patologica), ATR (ansia e minaccia), D (depressione) e Sex (sessualità)
e significativamente inferiori nella scala di rimozione somatica (RS). Discussione. Ciò che differenzia le donne con MGF di I
tipo da quelle con MGF di III tipo non sono parametri come le prestazioni cognitive, l’ansia, la capacità di simbolizzare o il registro difensivo adoperato (comunque organizzato intorno alla dissociazione), ma il rapporto con il proprio corpo. Quanto più
è estesa la ferita sul corpo, tanto più è compromessa la relazione con esso e il senso di fiducia in sé e nel mondo.
PAROLE CHIAVE: Mutilazioni Genitali Femminili, corpo, mentalizzazione.
SUMMARY. Aim. The aim of this study was to draw attention to the psychological background and complications of Female
Genital Mutilations (FGM), in relation to the body. Methods. We recruited 20 women immigrants who underwent FGM in
their countries and who had been in Italy for more than five years (average age: 33±9). Ten women had FGM I (slight), ten
women had FGM III (deep). We administered the Somatic Inkblot Series (SIS), a semi projective test which explores the perception of the body and identifies some possible conflictual or non-mentalized areas. Results. The women with FGM III had
significantly higher PAS (Pathological Anatomy Score), ATR (Anxiety-Threat Rating), D (Depression) and Sex (Sexuality)
scores and significantly lower Somatic Repression (SR) scores than women with FGM I. Discussion. There was a difference
in relationship with their body between women with FGM I and those with FGM III, but no differences in cognitive performances, anxiety, symbolic function or defensive strategies (which are organized around dissociation). The larger wound on the
body, the more compromised are the relationship with it, the womens’ self-confidence and the feeling of trust in others.
KEY WORDS: Female Genital Mutilations, body, mentalization.
INTRODUZIONE
Dal 2000 come gruppo di ricerca (1,2) ci occupiamo di approfondire i vissuti e le complicanze psico-
logiche connessi alle Mutilazioni Genitali Femminili
(MGF).
Questo nostro interesse fa seguito alla rarità, alla relativa esiguità, alla scarsa confrontabilità degli studi di
E-mail: [email protected]
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settore sulle conseguenze del trauma rispetto all’integrità psichica della donna sottoposta a MGF (3,4, ma
anche studi clinici non pubblicati).
In letteratura i lavori sono per lo più volti a delimitare epidemiologicamente gli effettivi confini del
fenomeno e a rilevare le conseguenze sanitarie, purtroppo frequentissime e gravi (5-12), piuttosto che
evidenziare i vissuti e le complicanze psicologiche
connessi alle MGF. Nei Paesi di appartenenza il terribile trauma della mutilazione rimane più facilmente
“incistato” e probabilmente trova significazione, per
quanto oscura e discutibile, nella tradizione e nella
consuetudine. Le donne intervistate raccontano: «Il
motivo vero per cui lo fanno, io non lo so. Mia nonna
mi racconta che esisteva tanto tempo fa, quando sua
nonna lo faceva alle sue figlie. Si fa per motivi religiosi». «Se non si fa, si prendono le infezioni». «La
donna diventa una svergognata». «La bambina non
diventa donna». «L’uomo si prende un’altra donna,
quindi, si deve fare e basta».
Nei Paesi di immigrazione, invece, le donne, sfuggendo alle pressioni culturali d’origine e godendo di
una maggiore assistenza sul piano sanitario, sono più
frequentemente esposte ai disagi della sfera psichica
nell’ordine di disturbi della sessualità, depressione,
stati intensi di ansia e di terrore, senso di umiliazione
e tradimento. Dicono: «Non ci sono emozioni». «Non
capita di innamorarsi». «Ci si spaventa dei contatti
umani». «Una donna mutilata non può avere una vita
intera».
In Italia, peraltro, il numero già consistente delle
donne mutilate – secondo le stime, da 28.000 a 40.000
– e delle bambine fino ai dodici anni che rischiano di
essere operate – da 4.000 a 6.000 – è destinato a crescere per via della forte pressione migratoria registrata in continuo aumento proprio da quei Paesi dove le
mutilazioni sessuali vengono d’abitudine praticate (2).
Non è affatto casuale che recentemente l’Italia si sia
dotata di una legge, entrata in vigore nel gennaio 2006,
che si propone di prevenire, contrastare, reprimere e,
laddove necessario, punire la pratica delle MGF, considerate autentiche “violazioni dei diritti fondamentali
all’integrità della persona e alla salute delle donne e
delle bambine” (13).
Diventa quindi necessario, ancor di più ai fini dell’applicazione effettiva del provvedimento legislativo,
per proporre strategie di prevenzione, tutela e cura
della salute fisica e soprattutto psicologica, esplorare,
approfondire, qualificare il malessere, il disagio, la
franca sofferenza psichica legati alle MGF (sarebbe,
infatti, piuttosto ingenuo pensare che uno sfregio subito nel corpo non trovi risonanza nella mente) a cominciare proprio dal contributo di mutilazioni di diverso
sottotipo1 sul vissuto corporeo come transito per l’eventuale strutturarsi di condizioni disadattive. Tenuto
conto che nel nostro studio pubblicato nel 2004 (2)
avevamo osservato che il diverso sottotipo di mutilazione non influiva sui parametri psicologici allora valutati (prestazioni cognitive, ansia, stili difensivi) e che
tutte le donne intervistate, globalmente, tendevano ad
adoperare in modo più o meno intenso, in modo più o
meno adattivo, un pattern difensivo organizzato intorno alla dissociazione, osservavamo del resto che le difese dissociative avevano la caratteristica di riuscire a
collocare l’esperienza traumatica in un altro luogo, in
un altro tempo, in un altro corpo: altrove; e sono le uniche in grado di preservare l’individuo quando è fatto
oggetto di violenze terribili per mano di coloro che
avrebbero dovuto proteggerlo. Certamente meccanismi dissociativi estremi, stabili ed espulsivi impoveriranno progressivamente le funzioni mentali finendo
con il danneggiare l’apparato preposto all’elaborazione dei pensieri stessi; meccanismi dissociativi più lievi
consentiranno di affrontare l’evento traumatico ma
non impediscono definitivamente la sua successiva elaborazione.
MATERIALI E METODI
Descrizione degli strumenti
Nella prima parte dello studio (2) per valutare aree
come la sessualità, le strategie e gli stili difensivi, il livello e la qualità della mentalizzazione e le capacità di coping abbiamo utilizzato un protocollo che comprendeva:
1L’Organizzazione Mondiale della Sanità suddivide le MGF in
quattro differenti sottotipi, presenti in diverse aree culturali, riconoscendo che forme intermedie sono possibili:
– il I tipo, la forma di mutilazione meno cruenta, implica l’incisione o ablazione del prepuzio clitorideo con o senza l’asportazione
di una parte o di tutto il clitoride;
– il II tipo determina l’escissione del clitoride con parziale o totale
escissione delle piccole labbra;
– il III tipo, chiamato “infibulazione” o anche “circoncisione faraonica”, procura l’escissione totale o completa dei genitali esterni e
la sutura/restringimento dell’apertura vaginale per lasciare passare l’urina e il sangue mestruale;
– il IV tipo include ogni procedura che può essere definita mutilazione genitale femminile come la sutura, il piercing o l’incisione
del clitoride e/o delle labbra; lo stiramento del clitoride e/o delle
labbra; la cauterizzazione del clitoride e del tessuto circostante
per mezzo di bruciatura; la demolizione del tessuto circostante
l’orifizio vaginale o taglio della vagina; l’introduzione di sostanze
o di erbe nella vagina per tamponare l’emorragia o per lo scopo
di ottenere un restringimento della stessa; ogni altra procedura
volta a produrre alterazioni dell’area genitale femminile.
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– depressione (Depression, D): questa dimensione, con
una scala a 4 valori (0, 1, 2, 3) per ciascuna tavola e
con il punteggio che varia da 0 a 60, misura la presenza di affetti depressivi (0: nessun contenuo di depressione; 1: lievi contenuti depressivi nelle fattezze,
per esempio una “faccia triste”; 2: moderata depressione, per esempio una “persona che piange a lutto”;
3: tristezza o stato di depressione associati a una risposta anatomica, per esempio “cuore triste stretto in
una morsa”);
– rimozione somatica (RS): questa dimensione, che viene valutata su sette tavole scelte tra le venti per via
della loro struttura anatomica relativamente spiccata
(VI, VII, VIII, IX, XIV, XV, XVII), con un punteggio
che varia da 0 a 7 (0 o 1 per ciascuna delle sette tavole), tiene conto del principio secondo cui un’immagine dolorosa, ansiogena e conflittuale produce una
percezione distorta, inducendo il soggetto o a evitare
qualsiasi riferimento che suggerisca un contenuto
anatomico (sostituendolo con un contenuto anatomico diverso o con un contenuto non anatomico) o a
manifestare un’accresciuta sensibilità. Questo costrutto è in accordo con la teoria di Byrne (24) secondo cui i soggetti sintomatici mostrano una tendenza di risposta bipolare: a stimoli angoscianti si risponde o con un’accresciuta sensibilità o con una repressione;
– sessualità (Sex): servendosi di una scala a 4 valori (0,
1, 2, 3) per ogni tavola, con un punteggio che varia da
0 a 60, è possibile quantificare le immagini sessuali (0:
nessun riferimento sessuale diretto; 1: scene preparatorie come baci, petting; 2: risposte che visualizzano i
genitali; 3: risposte che visualizzano i rapporti sessuali
attivi).
– Coloured Progressive Matrices di Raven (CPM) (14),
per misurare lo sviluppo delle funzioni cognitive al riparo da eventuali turbe affettive;
– State and Trait Anxiety Inventory di Spielberger
(STAI) (15), per misurare l’ansia transitoria e l’ansia
di tratto;
– Tecnica delle Storie Disegnate di G. Trombini (16-20),
che, attraverso il disegno di storie inventate, permette
al soggettto di esternare temi affettivi e conflitti altrimenti inesprimibili;
– Metodo delle favole di Düss (21,22), che mette in luce
le strategie difensive prevalentemente adottate dal
soggetto;
– intervista clinica, per raccogliere informazioni circa
l’anamnesi infantile e attuale del soggetto, per comprendere la sua posizione circa le MGF, per valutare
complessivamente il livello di collaboratività.
Nella seconda parte dello studio, rispetto alla quale intendiamo adesso riferire i risultati, abbiamo adoperato, sullo stesso gruppo di soggetti, il Somatic Inkblot Series
(“macchie di inchiostro somatiche”, SIS) (23), un reattivo
semiproiettivo ideato specificatamente per misurare la
percezione del proprio corpo e individuare eventuali zone
particolarmente conflittuali o altrimenti non mentalizzate.
Le SIS sono costituite da una serie di venti cartoncini,
ognuno dei quali rappresenta uno stimolo visivo semiambiguo, basato su una specifica struttura anatomica e vòlto a
suscitare le percezioni somatiche dei soggetti. I cartoncini
stampati in nero, rosso e grigio su fondo bianco delineano
una struttura anatomica sufficiente a indurre una risposta
anatomica spontanea ma l’induzione non è tale da limitare
le risposte a citare esclusivamente parti del corpo o colori.
Le SIS vengono valutate in ordine a una serie di dimensioni che prevedono un sistema di punteggio basato
su un’analisi del contenuto delle prime risposte descrittive per ogni tavola (il protocollo da valutare è costituito
quindi dalle prime risposte date alle venti tavole). Le dimensioni che abbiamo valutato sono:
– anatomia patologica (Pathologic Anatomy Score,
PAS): il punteggio di questa dimensione varia da 0 a
20. Si ottiene un punto di anatomia patologica quando
la risposta alla tavola indica il corpo come “malato”,
“infiammato”, “infetto”, “dolorante”, “ferito”, “fratturato”, ecc.;
– ansia e minaccia (Anxiety-Threat Rating, ATR): con
una scala di valori a 3 punti (0, 1, 2) per ogni tavola, il
punteggio di questa dimensione varia da 0 a 40. Questa dimensione svela l’eventuale minacciosità delle
macchie e il relativo legame affettivo con la parte del
corpo alla quale alludono (0: nessuna minaccia emotiva; 1: minaccia moderata, per esempio una “faccia
sgradevole”, una “figura sinistra”; 2: una grave minaccia, come dimostrano le risposte, una “faccia molto
minacciosa”, un “utero o una vagina brutta, spaventosa, esattamente come un animale il cui tocco è mortale”, un “animale che attacca rabbioso”);
Soggetti
Sono state inserite nello studio le stesse 20 donne che
hanno partecipato nel 2003 (2). Si tratta di donne che
hanno subito una MGF nel proprio Paese di origine,
immigrate da più di 5 anni in Sicilia per ragioni di lavoro e/o di ricongiungimento familiare (le caratteristiche demografiche dei soggetti sono riportate nelle Tabelle 1 e 2).
Metodi e tecniche
Se nella prima fase della ricerca è stato necessario, per
il reclutamento delle donne, contattare i centri cittadini
deputati alla cura dei bisogni delle immigrate extracomunitarie della città di Palermo (il Centro Immigrati, il
Centro di Santa Chiara, il Centro della Caritas), in questa seconda fase della ricerca, le relazioni personali già
avviate hanno favorito il crearsi di un clima di maggiore
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Tabella 1. Caratteristiche demografiche dei soggetti
RISULTATI
ETÀ MEDIA: 33,1±8,7 (range: 24-55)
Il livello di collaboratività, in questa seconda fase
della ricerca, è stato notevole: infatti, se nella prima
parte della ricerca le donne avevano con tutta probabilità vissuto in modo difensivo la richiesta di parlare
della propria esperienza in merito alla mutilazione genitale, dando luogo a comunicazioni sintetiche espresse in modo molto rapido, in questa seconda fase, avendo già stabilito un rapporto di fiducia con l’équipe,
hanno assunto un atteggiamento cooperativo, attento,
interessato e franco.
Ciò premesso, abbiamo verificato l’interazione tra
l’effetto gruppo – donne con MGF di I tipo e donne con
MGF di III tipo – e le dimensioni misurate dal reattivo
SIS. Ebbene, contrariamente a quanto accaduto nella
prima fase della ricerca (2), quando l’effetto gruppo non
era risultato influente, le SIS hanno dimostrato un’alta
capacità discriminativa in ordine alle cinque dimensioni
esaminate, vale a dire PAS, ATR, D, RS, Sex.
Nella dimensione PAS, le donne appartenenti al
gruppo con MGF di III tipo hanno significativamente
accumulato un numero maggiore di risposte patologiche (Tabella 3) rispetto al gruppo con MGF di I tipo;
vale a dire che le donne con mutilazione più cruenta
tendono con maggiore intensità a manifestare contenuti esprimenti preoccupazione per il deterioramento
e la stessa sopravvivenza del proprio corpo.
Nella dimensione ATR, le donne appartenenti al
gruppo con MGF di III tipo dimostrano, in modo significativo, di vivere alcune parti del corpo in modo
ansiogeno e minacciante (Tabella 4). Il corpo “violentato”, “cicatrizzato”, per queste donne, perde il significato di rifugio protettivo e diventa il luogo di reificazione continua della propria sofferenza.
PERIODO
5-33)
MEDIO DI RESIDENZA IN ITALIA (ANNI):
16,7±6,8 (range:
PAESE DI PROVENIENZA:
Gambia
Nigeria
Eritrea
Ghana
Costa d’Avorio
5
3
4
4
4
LIVELLO DI ISTRUZIONE:
elementare
media
superiore
6
3
1
STATO CIVILE:
Libero
Coniugate
Divorziate
2
15
3
ETÀ NELLA QUALE È STATA SUBITA LA MUTILAZIONE: un range
compreso tra due settimane e nove anni.
16 HANNO PROLE (DA UN MINIMO DI DUE FIGLI A UN MASSIMO DI
SEI).
Tabella 2. Tipo di mutilazione genitale subita
Tipo I
10 (50%)
Tipo III
10 (50%)
disponibilità, apertura e collaboratività. Anche se la collaboratività delle donne è stata ulteriormente stimolata
dalla presenza, durante l’intervista, di un operatore transculturale di madre lingua.
Inoltre, il reattivo adoperato, le SIS, si presenta come
uno strumento cross culturale e nella valutazione non sono inclusi i parametri di valutazione connessi a fattori
verbali.
La somministrazione è avvenuta nel corso di sedute
individuali. Le istruzioni fornite sono state standardizzate e non sono stati posti limiti di tempo.
I risultati ottenuti sono stati interpretati seguendo le
indicazioni contenute nel manuale SIS (23).
Tabella 3. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio
(media±DS) di anatomia patologica (PAS)
Tipo I
0,34±0,50
Tipo III
3,40±2,36
p≤.0003
Analisi statistiche
Le informazioni acquisite sono state di ordine sia qualitativo sia quantitativo. È stata effettuata, in primo luogo, un’analisi descrittiva dei dati, poi abbiamo fatto ricorso a tecniche parametriche e non parametriche per la
verifica dell’interazione tra la variabile “gruppo” (donne
con MGF di I tipo e donne con MGF di III tipo) e gli indici misurati dal reattivo SIS.
Tabella 4. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio
(media±DS) di ansia e minaccia (ATR) nelle SIS
Tipo I
0,33±0,49
Tipo III
4,60±3,37
p≤.0003
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Nella dimensione D, le donne con MGF di III tipo
indulgono maggiormente, in modo significativo, nella
manifestazione di affetti depressivi (Tabella 5).
Infine, anche per quanto riguarda la dimensione
Sex, le donne con MGF di III tipo esprimono con chiarezza un maggior numero di immagini sessuali (Tabella 6), a indicare una maggiore sensibilità riguardo alle
scene sessuali nonché problemi sessuali non risolti.
Un discorso a parte va fatto per quel che riguarda la
dimensione della RS: contrariamente, infatti, alle altre
dimensioni, in questo caso sono le donne con MGF di
I tipo a utilizzare maggiormente questo tipo di risposta
(Tabella 7). Vuol dire che le donne con MGF di I tipo
possono con maggiore libertà allontanarsi dallo stimolo e proporre risposte camuffate, mentre le donne con
MGF di III tipo rimangono appiattite sullo stimolo, incapaci di vedere nelle macchie semiproiettive altro che
non sia la risposta suggerita.
Ulteriormente, è importante sottolineare, nonostante le differenze tra le risposte emerse nei due gruppi
(MGF di I tipo ed MGF di III tipo) siano tutte statisticamente significative, la presenza di quello che potremmo denominare un effetto peculiare e identificativo del gruppo globale in esame: le risposte date dalle
donne sono in genere molto sintetiche (“secche”) e perentorie, per cui le dimensioni PAS, ATR, D e Sex, che
Tabella 5. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio
(media±DS) di depressione (D) nelle SIS
Tipo I
0,50±1,17
Tipo III
1,81±1,55
p≤.03
Tabella 6. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio
(media±DS) di rimozione somatica (RS) nelle SIS
Tipo I
3,00±1,59
Tipo III
1,60±0,84
p≤.05
Tabella 7. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio
(media±DS) di risposte sessuali (Sex) nelle SIS
Tipo I
2,10±2,90
Tipo III
10,22±9,52
p≤.01
si avvantaggiano di risposte ricche e complessuali, rimangono contratte.
CONCLUSIONI
Una prima riflessione va sviluppata in merito all’incrementato livello di collaboratività da parte delle
donne intervistate. Ricerche come la nostra, una generale attenzione da parte del mondo scientifico e accademico, le campagne di sensibilizzazione in tutto il
mondo, gli interventi sul piano legislativo, contribuiscono a sostenere un clima di cambiamento culturale,
assumendo per queste donne il valore aggiunto di “sostegni riparatori”, generando intorno a loro un clima di
fiducia utile per affrontare, elaborare e mentalizzare il
trauma subito, contribuendo così a sostenere un processo di cambiamento culturale. Processo di cambiamento culturale che sta avvenendo come è testimoniato dal protocollo di Maputo elaborato nel 2003 dall’Unione Africana che proibisce e sanziona tutte le forme
di mutilazione dei genitali femminili, dal diffondersi di
riti alternativi in Ghana, in Kenya, in Guinea, che simboleggiano la mutilazione genitale piuttosto che eseguirla realmente, dalle esperienze isolate come quella
di un piccolo villaggio dell’Egitto, Deir El Barsha, dove le donne, già a partire dagli anni Sessanta hanno cominciato a dire “no” alle mutilazioni.
Una seconda riflessione va, invece, introdotta proprio in relazione allo specifico dei risultati ottenuti.
Occorre sottolineare, infatti, che in questa fase della ricerca, contrariamente alla fase precedente (2), è stato
possibile discriminare le prestazioni delle donne che
hanno subito le mutilazioni più cruente da quelle che
hanno subito mutilazioni meno invasive. Ciò è sicuramente dovuto all’utilizzo delle SIS, un reattivo costruito elettivamente per esplorare il rapporto stabilito con
il proprio corpo e con alcune sue zone eventualmente
cariche emozionalmente.
A partire dall’utilizzo di questo strumento, possiamo affermare che quanto più è estesa la ferita sul corpo, tanto più è compromessa la relazione con esso.
Le donne che hanno subito una MGF di III tipo devono fare i conti con un corpo ferito, indelebilmente
deturpato e dolorante che, con la sua presenza ingombrante, rende complesse e a volte impedisce del tutto
le normali trasformazioni psichiche. Si tratta, per
esempio, dell’importante operazione di passaggio dal
considerare il corpo come oggetto reale all’immaginarlo come oggetto pensato, con inevitabili ricadute
sul piano dell’immagine di sé, se è vero che, come diceva lo stesso Freud nel 1923, il primissimo senso dell’Io è quello di Io corporeo (25).
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Va sottolineato, quindi, anche per stabilire un collegamento con le conclusioni raggiunte nella prima fase
della ricerca, che ciò che differenzia le donne con
MGF di I tipo da quelle con MGF di III tipo non sono
parametri come le prestazioni cognitive, l’ansia, la capacità di simbolizzare o il registro difensivo adoperato,
comunque organizzato intorno alla dissociazione (2),
ma è piuttosto il rapporto con il proprio corpo.
Nelle donne con MGF di III tipo, il corpo non è più
l’antico e sicuro rifugio della psiche ma, una volta orrendamente segnato, diventa il luogo dell’unheimilich,
del perturbante2 (26), testimone muto della violenza e
della persecuzione, minando, forse per sempre, il senso
di fiducia di sé e nel mondo.
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2
Freud in Il Perturbante (1919) adopera il termine unheimlich per
designare il senso di smarrimento e terrore che prende quando qualcosa di familiare (il corpo ad esempio) improvvisamente diventa
ignoto e sconosciuto.
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