Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)
Transcript
Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)
Mutilazioni Genitali Femminili (MGF): echi nella mente di cicatrici sul corpo. Studio clinico e psicopatologico su un gruppo di donne immigrate in Sicilia Female Genital Mutilations: echoes in the mind of scars on the body. A clinical and psychopathological study on a group of immigrant women in Sicily ROSA LO BAIDO1, SABINA LA GRUTTA2, ELISA PROFETA2, GIROLAMO SCHIERA2 1 Clinica psichiatrica, Dipartimento di Neuroscienze Cliniche, Università di Palermo 2 Dipartimento di Psicologia, Università di Palermo RIASSUNTO. Scopo. Scopo del presente studio è evidenziare i vissuti e le complicanze psicologiche connessi alle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) in riferimento al vissuto corporeo. Metodi. Sono state reclutate 20 donne che hanno subito una MGF nel proprio Paese di origine, immigrate da più di 5 anni in Italia (età media 33±9). Dieci donne erano state sottoposte a MGF di I tipo (lieve) e dieci a MGF di III tipo (profondo). È stato somministrato il Somatic Inkblot Series (SIS), reattivo semiproiettivo ideato per misurare la percezione del proprio corpo e individuare eventuali zone particolarmente conflittuali o non mentalizzate. Risultati. Le donne con MGF di III tipo hanno ottenuto punteggi significativamente superiori rispetto alle donne con MGF di I tipo in ordine alle dimensioni PAS (anatomia patologica), ATR (ansia e minaccia), D (depressione) e Sex (sessualità) e significativamente inferiori nella scala di rimozione somatica (RS). Discussione. Ciò che differenzia le donne con MGF di I tipo da quelle con MGF di III tipo non sono parametri come le prestazioni cognitive, l’ansia, la capacità di simbolizzare o il registro difensivo adoperato (comunque organizzato intorno alla dissociazione), ma il rapporto con il proprio corpo. Quanto più è estesa la ferita sul corpo, tanto più è compromessa la relazione con esso e il senso di fiducia in sé e nel mondo. PAROLE CHIAVE: Mutilazioni Genitali Femminili, corpo, mentalizzazione. SUMMARY. Aim. The aim of this study was to draw attention to the psychological background and complications of Female Genital Mutilations (FGM), in relation to the body. Methods. We recruited 20 women immigrants who underwent FGM in their countries and who had been in Italy for more than five years (average age: 33±9). Ten women had FGM I (slight), ten women had FGM III (deep). We administered the Somatic Inkblot Series (SIS), a semi projective test which explores the perception of the body and identifies some possible conflictual or non-mentalized areas. Results. The women with FGM III had significantly higher PAS (Pathological Anatomy Score), ATR (Anxiety-Threat Rating), D (Depression) and Sex (Sexuality) scores and significantly lower Somatic Repression (SR) scores than women with FGM I. Discussion. There was a difference in relationship with their body between women with FGM I and those with FGM III, but no differences in cognitive performances, anxiety, symbolic function or defensive strategies (which are organized around dissociation). The larger wound on the body, the more compromised are the relationship with it, the womens’ self-confidence and the feeling of trust in others. KEY WORDS: Female Genital Mutilations, body, mentalization. INTRODUZIONE Dal 2000 come gruppo di ricerca (1,2) ci occupiamo di approfondire i vissuti e le complicanze psico- logiche connessi alle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF). Questo nostro interesse fa seguito alla rarità, alla relativa esiguità, alla scarsa confrontabilità degli studi di E-mail: [email protected] Rivista di psichiatria, 2007, 42, 3 183 Lo Baido R, et al. settore sulle conseguenze del trauma rispetto all’integrità psichica della donna sottoposta a MGF (3,4, ma anche studi clinici non pubblicati). In letteratura i lavori sono per lo più volti a delimitare epidemiologicamente gli effettivi confini del fenomeno e a rilevare le conseguenze sanitarie, purtroppo frequentissime e gravi (5-12), piuttosto che evidenziare i vissuti e le complicanze psicologiche connessi alle MGF. Nei Paesi di appartenenza il terribile trauma della mutilazione rimane più facilmente “incistato” e probabilmente trova significazione, per quanto oscura e discutibile, nella tradizione e nella consuetudine. Le donne intervistate raccontano: «Il motivo vero per cui lo fanno, io non lo so. Mia nonna mi racconta che esisteva tanto tempo fa, quando sua nonna lo faceva alle sue figlie. Si fa per motivi religiosi». «Se non si fa, si prendono le infezioni». «La donna diventa una svergognata». «La bambina non diventa donna». «L’uomo si prende un’altra donna, quindi, si deve fare e basta». Nei Paesi di immigrazione, invece, le donne, sfuggendo alle pressioni culturali d’origine e godendo di una maggiore assistenza sul piano sanitario, sono più frequentemente esposte ai disagi della sfera psichica nell’ordine di disturbi della sessualità, depressione, stati intensi di ansia e di terrore, senso di umiliazione e tradimento. Dicono: «Non ci sono emozioni». «Non capita di innamorarsi». «Ci si spaventa dei contatti umani». «Una donna mutilata non può avere una vita intera». In Italia, peraltro, il numero già consistente delle donne mutilate – secondo le stime, da 28.000 a 40.000 – e delle bambine fino ai dodici anni che rischiano di essere operate – da 4.000 a 6.000 – è destinato a crescere per via della forte pressione migratoria registrata in continuo aumento proprio da quei Paesi dove le mutilazioni sessuali vengono d’abitudine praticate (2). Non è affatto casuale che recentemente l’Italia si sia dotata di una legge, entrata in vigore nel gennaio 2006, che si propone di prevenire, contrastare, reprimere e, laddove necessario, punire la pratica delle MGF, considerate autentiche “violazioni dei diritti fondamentali all’integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine” (13). Diventa quindi necessario, ancor di più ai fini dell’applicazione effettiva del provvedimento legislativo, per proporre strategie di prevenzione, tutela e cura della salute fisica e soprattutto psicologica, esplorare, approfondire, qualificare il malessere, il disagio, la franca sofferenza psichica legati alle MGF (sarebbe, infatti, piuttosto ingenuo pensare che uno sfregio subito nel corpo non trovi risonanza nella mente) a cominciare proprio dal contributo di mutilazioni di diverso sottotipo1 sul vissuto corporeo come transito per l’eventuale strutturarsi di condizioni disadattive. Tenuto conto che nel nostro studio pubblicato nel 2004 (2) avevamo osservato che il diverso sottotipo di mutilazione non influiva sui parametri psicologici allora valutati (prestazioni cognitive, ansia, stili difensivi) e che tutte le donne intervistate, globalmente, tendevano ad adoperare in modo più o meno intenso, in modo più o meno adattivo, un pattern difensivo organizzato intorno alla dissociazione, osservavamo del resto che le difese dissociative avevano la caratteristica di riuscire a collocare l’esperienza traumatica in un altro luogo, in un altro tempo, in un altro corpo: altrove; e sono le uniche in grado di preservare l’individuo quando è fatto oggetto di violenze terribili per mano di coloro che avrebbero dovuto proteggerlo. Certamente meccanismi dissociativi estremi, stabili ed espulsivi impoveriranno progressivamente le funzioni mentali finendo con il danneggiare l’apparato preposto all’elaborazione dei pensieri stessi; meccanismi dissociativi più lievi consentiranno di affrontare l’evento traumatico ma non impediscono definitivamente la sua successiva elaborazione. MATERIALI E METODI Descrizione degli strumenti Nella prima parte dello studio (2) per valutare aree come la sessualità, le strategie e gli stili difensivi, il livello e la qualità della mentalizzazione e le capacità di coping abbiamo utilizzato un protocollo che comprendeva: 1L’Organizzazione Mondiale della Sanità suddivide le MGF in quattro differenti sottotipi, presenti in diverse aree culturali, riconoscendo che forme intermedie sono possibili: – il I tipo, la forma di mutilazione meno cruenta, implica l’incisione o ablazione del prepuzio clitorideo con o senza l’asportazione di una parte o di tutto il clitoride; – il II tipo determina l’escissione del clitoride con parziale o totale escissione delle piccole labbra; – il III tipo, chiamato “infibulazione” o anche “circoncisione faraonica”, procura l’escissione totale o completa dei genitali esterni e la sutura/restringimento dell’apertura vaginale per lasciare passare l’urina e il sangue mestruale; – il IV tipo include ogni procedura che può essere definita mutilazione genitale femminile come la sutura, il piercing o l’incisione del clitoride e/o delle labbra; lo stiramento del clitoride e/o delle labbra; la cauterizzazione del clitoride e del tessuto circostante per mezzo di bruciatura; la demolizione del tessuto circostante l’orifizio vaginale o taglio della vagina; l’introduzione di sostanze o di erbe nella vagina per tamponare l’emorragia o per lo scopo di ottenere un restringimento della stessa; ogni altra procedura volta a produrre alterazioni dell’area genitale femminile. Rivista di psichiatria, 2007, 42, 3 184 Mutilazioni Genitali Femminili (MGF): echi nella mente di cicatrici sul corpo – depressione (Depression, D): questa dimensione, con una scala a 4 valori (0, 1, 2, 3) per ciascuna tavola e con il punteggio che varia da 0 a 60, misura la presenza di affetti depressivi (0: nessun contenuo di depressione; 1: lievi contenuti depressivi nelle fattezze, per esempio una “faccia triste”; 2: moderata depressione, per esempio una “persona che piange a lutto”; 3: tristezza o stato di depressione associati a una risposta anatomica, per esempio “cuore triste stretto in una morsa”); – rimozione somatica (RS): questa dimensione, che viene valutata su sette tavole scelte tra le venti per via della loro struttura anatomica relativamente spiccata (VI, VII, VIII, IX, XIV, XV, XVII), con un punteggio che varia da 0 a 7 (0 o 1 per ciascuna delle sette tavole), tiene conto del principio secondo cui un’immagine dolorosa, ansiogena e conflittuale produce una percezione distorta, inducendo il soggetto o a evitare qualsiasi riferimento che suggerisca un contenuto anatomico (sostituendolo con un contenuto anatomico diverso o con un contenuto non anatomico) o a manifestare un’accresciuta sensibilità. Questo costrutto è in accordo con la teoria di Byrne (24) secondo cui i soggetti sintomatici mostrano una tendenza di risposta bipolare: a stimoli angoscianti si risponde o con un’accresciuta sensibilità o con una repressione; – sessualità (Sex): servendosi di una scala a 4 valori (0, 1, 2, 3) per ogni tavola, con un punteggio che varia da 0 a 60, è possibile quantificare le immagini sessuali (0: nessun riferimento sessuale diretto; 1: scene preparatorie come baci, petting; 2: risposte che visualizzano i genitali; 3: risposte che visualizzano i rapporti sessuali attivi). – Coloured Progressive Matrices di Raven (CPM) (14), per misurare lo sviluppo delle funzioni cognitive al riparo da eventuali turbe affettive; – State and Trait Anxiety Inventory di Spielberger (STAI) (15), per misurare l’ansia transitoria e l’ansia di tratto; – Tecnica delle Storie Disegnate di G. Trombini (16-20), che, attraverso il disegno di storie inventate, permette al soggettto di esternare temi affettivi e conflitti altrimenti inesprimibili; – Metodo delle favole di Düss (21,22), che mette in luce le strategie difensive prevalentemente adottate dal soggetto; – intervista clinica, per raccogliere informazioni circa l’anamnesi infantile e attuale del soggetto, per comprendere la sua posizione circa le MGF, per valutare complessivamente il livello di collaboratività. Nella seconda parte dello studio, rispetto alla quale intendiamo adesso riferire i risultati, abbiamo adoperato, sullo stesso gruppo di soggetti, il Somatic Inkblot Series (“macchie di inchiostro somatiche”, SIS) (23), un reattivo semiproiettivo ideato specificatamente per misurare la percezione del proprio corpo e individuare eventuali zone particolarmente conflittuali o altrimenti non mentalizzate. Le SIS sono costituite da una serie di venti cartoncini, ognuno dei quali rappresenta uno stimolo visivo semiambiguo, basato su una specifica struttura anatomica e vòlto a suscitare le percezioni somatiche dei soggetti. I cartoncini stampati in nero, rosso e grigio su fondo bianco delineano una struttura anatomica sufficiente a indurre una risposta anatomica spontanea ma l’induzione non è tale da limitare le risposte a citare esclusivamente parti del corpo o colori. Le SIS vengono valutate in ordine a una serie di dimensioni che prevedono un sistema di punteggio basato su un’analisi del contenuto delle prime risposte descrittive per ogni tavola (il protocollo da valutare è costituito quindi dalle prime risposte date alle venti tavole). Le dimensioni che abbiamo valutato sono: – anatomia patologica (Pathologic Anatomy Score, PAS): il punteggio di questa dimensione varia da 0 a 20. Si ottiene un punto di anatomia patologica quando la risposta alla tavola indica il corpo come “malato”, “infiammato”, “infetto”, “dolorante”, “ferito”, “fratturato”, ecc.; – ansia e minaccia (Anxiety-Threat Rating, ATR): con una scala di valori a 3 punti (0, 1, 2) per ogni tavola, il punteggio di questa dimensione varia da 0 a 40. Questa dimensione svela l’eventuale minacciosità delle macchie e il relativo legame affettivo con la parte del corpo alla quale alludono (0: nessuna minaccia emotiva; 1: minaccia moderata, per esempio una “faccia sgradevole”, una “figura sinistra”; 2: una grave minaccia, come dimostrano le risposte, una “faccia molto minacciosa”, un “utero o una vagina brutta, spaventosa, esattamente come un animale il cui tocco è mortale”, un “animale che attacca rabbioso”); Soggetti Sono state inserite nello studio le stesse 20 donne che hanno partecipato nel 2003 (2). Si tratta di donne che hanno subito una MGF nel proprio Paese di origine, immigrate da più di 5 anni in Sicilia per ragioni di lavoro e/o di ricongiungimento familiare (le caratteristiche demografiche dei soggetti sono riportate nelle Tabelle 1 e 2). Metodi e tecniche Se nella prima fase della ricerca è stato necessario, per il reclutamento delle donne, contattare i centri cittadini deputati alla cura dei bisogni delle immigrate extracomunitarie della città di Palermo (il Centro Immigrati, il Centro di Santa Chiara, il Centro della Caritas), in questa seconda fase della ricerca, le relazioni personali già avviate hanno favorito il crearsi di un clima di maggiore Rivista di psichiatria, 2007, 42, 3 185 Lo Baido R, et al. Tabella 1. Caratteristiche demografiche dei soggetti RISULTATI ETÀ MEDIA: 33,1±8,7 (range: 24-55) Il livello di collaboratività, in questa seconda fase della ricerca, è stato notevole: infatti, se nella prima parte della ricerca le donne avevano con tutta probabilità vissuto in modo difensivo la richiesta di parlare della propria esperienza in merito alla mutilazione genitale, dando luogo a comunicazioni sintetiche espresse in modo molto rapido, in questa seconda fase, avendo già stabilito un rapporto di fiducia con l’équipe, hanno assunto un atteggiamento cooperativo, attento, interessato e franco. Ciò premesso, abbiamo verificato l’interazione tra l’effetto gruppo – donne con MGF di I tipo e donne con MGF di III tipo – e le dimensioni misurate dal reattivo SIS. Ebbene, contrariamente a quanto accaduto nella prima fase della ricerca (2), quando l’effetto gruppo non era risultato influente, le SIS hanno dimostrato un’alta capacità discriminativa in ordine alle cinque dimensioni esaminate, vale a dire PAS, ATR, D, RS, Sex. Nella dimensione PAS, le donne appartenenti al gruppo con MGF di III tipo hanno significativamente accumulato un numero maggiore di risposte patologiche (Tabella 3) rispetto al gruppo con MGF di I tipo; vale a dire che le donne con mutilazione più cruenta tendono con maggiore intensità a manifestare contenuti esprimenti preoccupazione per il deterioramento e la stessa sopravvivenza del proprio corpo. Nella dimensione ATR, le donne appartenenti al gruppo con MGF di III tipo dimostrano, in modo significativo, di vivere alcune parti del corpo in modo ansiogeno e minacciante (Tabella 4). Il corpo “violentato”, “cicatrizzato”, per queste donne, perde il significato di rifugio protettivo e diventa il luogo di reificazione continua della propria sofferenza. PERIODO 5-33) MEDIO DI RESIDENZA IN ITALIA (ANNI): 16,7±6,8 (range: PAESE DI PROVENIENZA: Gambia Nigeria Eritrea Ghana Costa d’Avorio 5 3 4 4 4 LIVELLO DI ISTRUZIONE: elementare media superiore 6 3 1 STATO CIVILE: Libero Coniugate Divorziate 2 15 3 ETÀ NELLA QUALE È STATA SUBITA LA MUTILAZIONE: un range compreso tra due settimane e nove anni. 16 HANNO PROLE (DA UN MINIMO DI DUE FIGLI A UN MASSIMO DI SEI). Tabella 2. Tipo di mutilazione genitale subita Tipo I 10 (50%) Tipo III 10 (50%) disponibilità, apertura e collaboratività. Anche se la collaboratività delle donne è stata ulteriormente stimolata dalla presenza, durante l’intervista, di un operatore transculturale di madre lingua. Inoltre, il reattivo adoperato, le SIS, si presenta come uno strumento cross culturale e nella valutazione non sono inclusi i parametri di valutazione connessi a fattori verbali. La somministrazione è avvenuta nel corso di sedute individuali. Le istruzioni fornite sono state standardizzate e non sono stati posti limiti di tempo. I risultati ottenuti sono stati interpretati seguendo le indicazioni contenute nel manuale SIS (23). Tabella 3. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio (media±DS) di anatomia patologica (PAS) Tipo I 0,34±0,50 Tipo III 3,40±2,36 p≤.0003 Analisi statistiche Le informazioni acquisite sono state di ordine sia qualitativo sia quantitativo. È stata effettuata, in primo luogo, un’analisi descrittiva dei dati, poi abbiamo fatto ricorso a tecniche parametriche e non parametriche per la verifica dell’interazione tra la variabile “gruppo” (donne con MGF di I tipo e donne con MGF di III tipo) e gli indici misurati dal reattivo SIS. Tabella 4. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio (media±DS) di ansia e minaccia (ATR) nelle SIS Tipo I 0,33±0,49 Tipo III 4,60±3,37 p≤.0003 Rivista di psichiatria, 2007, 42, 3 186 Mutilazioni Genitali Femminili (MGF): echi nella mente di cicatrici sul corpo Nella dimensione D, le donne con MGF di III tipo indulgono maggiormente, in modo significativo, nella manifestazione di affetti depressivi (Tabella 5). Infine, anche per quanto riguarda la dimensione Sex, le donne con MGF di III tipo esprimono con chiarezza un maggior numero di immagini sessuali (Tabella 6), a indicare una maggiore sensibilità riguardo alle scene sessuali nonché problemi sessuali non risolti. Un discorso a parte va fatto per quel che riguarda la dimensione della RS: contrariamente, infatti, alle altre dimensioni, in questo caso sono le donne con MGF di I tipo a utilizzare maggiormente questo tipo di risposta (Tabella 7). Vuol dire che le donne con MGF di I tipo possono con maggiore libertà allontanarsi dallo stimolo e proporre risposte camuffate, mentre le donne con MGF di III tipo rimangono appiattite sullo stimolo, incapaci di vedere nelle macchie semiproiettive altro che non sia la risposta suggerita. Ulteriormente, è importante sottolineare, nonostante le differenze tra le risposte emerse nei due gruppi (MGF di I tipo ed MGF di III tipo) siano tutte statisticamente significative, la presenza di quello che potremmo denominare un effetto peculiare e identificativo del gruppo globale in esame: le risposte date dalle donne sono in genere molto sintetiche (“secche”) e perentorie, per cui le dimensioni PAS, ATR, D e Sex, che Tabella 5. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio (media±DS) di depressione (D) nelle SIS Tipo I 0,50±1,17 Tipo III 1,81±1,55 p≤.03 Tabella 6. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio (media±DS) di rimozione somatica (RS) nelle SIS Tipo I 3,00±1,59 Tipo III 1,60±0,84 p≤.05 Tabella 7. Tipo di mutilazione genitale subita e punteggio (media±DS) di risposte sessuali (Sex) nelle SIS Tipo I 2,10±2,90 Tipo III 10,22±9,52 p≤.01 si avvantaggiano di risposte ricche e complessuali, rimangono contratte. CONCLUSIONI Una prima riflessione va sviluppata in merito all’incrementato livello di collaboratività da parte delle donne intervistate. Ricerche come la nostra, una generale attenzione da parte del mondo scientifico e accademico, le campagne di sensibilizzazione in tutto il mondo, gli interventi sul piano legislativo, contribuiscono a sostenere un clima di cambiamento culturale, assumendo per queste donne il valore aggiunto di “sostegni riparatori”, generando intorno a loro un clima di fiducia utile per affrontare, elaborare e mentalizzare il trauma subito, contribuendo così a sostenere un processo di cambiamento culturale. Processo di cambiamento culturale che sta avvenendo come è testimoniato dal protocollo di Maputo elaborato nel 2003 dall’Unione Africana che proibisce e sanziona tutte le forme di mutilazione dei genitali femminili, dal diffondersi di riti alternativi in Ghana, in Kenya, in Guinea, che simboleggiano la mutilazione genitale piuttosto che eseguirla realmente, dalle esperienze isolate come quella di un piccolo villaggio dell’Egitto, Deir El Barsha, dove le donne, già a partire dagli anni Sessanta hanno cominciato a dire “no” alle mutilazioni. Una seconda riflessione va, invece, introdotta proprio in relazione allo specifico dei risultati ottenuti. Occorre sottolineare, infatti, che in questa fase della ricerca, contrariamente alla fase precedente (2), è stato possibile discriminare le prestazioni delle donne che hanno subito le mutilazioni più cruente da quelle che hanno subito mutilazioni meno invasive. Ciò è sicuramente dovuto all’utilizzo delle SIS, un reattivo costruito elettivamente per esplorare il rapporto stabilito con il proprio corpo e con alcune sue zone eventualmente cariche emozionalmente. A partire dall’utilizzo di questo strumento, possiamo affermare che quanto più è estesa la ferita sul corpo, tanto più è compromessa la relazione con esso. Le donne che hanno subito una MGF di III tipo devono fare i conti con un corpo ferito, indelebilmente deturpato e dolorante che, con la sua presenza ingombrante, rende complesse e a volte impedisce del tutto le normali trasformazioni psichiche. Si tratta, per esempio, dell’importante operazione di passaggio dal considerare il corpo come oggetto reale all’immaginarlo come oggetto pensato, con inevitabili ricadute sul piano dell’immagine di sé, se è vero che, come diceva lo stesso Freud nel 1923, il primissimo senso dell’Io è quello di Io corporeo (25). Rivista di psichiatria, 2007, 42, 3 187 Lo Baido R, et al. Va sottolineato, quindi, anche per stabilire un collegamento con le conclusioni raggiunte nella prima fase della ricerca, che ciò che differenzia le donne con MGF di I tipo da quelle con MGF di III tipo non sono parametri come le prestazioni cognitive, l’ansia, la capacità di simbolizzare o il registro difensivo adoperato, comunque organizzato intorno alla dissociazione (2), ma è piuttosto il rapporto con il proprio corpo. Nelle donne con MGF di III tipo, il corpo non è più l’antico e sicuro rifugio della psiche ma, una volta orrendamente segnato, diventa il luogo dell’unheimilich, del perturbante2 (26), testimone muto della violenza e della persecuzione, minando, forse per sempre, il senso di fiducia di sé e nel mondo. BIBLIOGRAFIA 1. Avenia F, Mundanu S, Lo Baido R: Mutilazioni genitali femminili: storia e attualità. Rivista di Sessuologia, 2001, 4, 353-365. 2. Lo Baido R, La Grutta S, Bressi C, Mauri M, Trombini E: Il fenomeno delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF): studio clinico e psicopatologico su un gruppo di immigrate in Sicilia. Rivista di Psichiatria, 2004, 39 (4), 229-237. 3. Grassivaro Gallo P: La circoncisione femminile in Somalia: una ricerca sul campo. Franco Angeli, Milano, 1986. 4. Grassivaro Gallo P, Vivani F, Livio M, Corsaro R, De Cordova F, Fortunato G, et al.: Epidemiological surveys on female genital mutilation in Italy. In: Denniston GC, Milos MF (eds) Sexual mutilation: a human tragedy (Proceedings of The Fourth International Symposium on Sexual Mutilations, August 9-11, 1996, Lausanne, Switzerland). Plenum Press, New York, 1997. 5. Mazzetti M: Senza le ali. Le mutilazioni genitali femminili. Franco Angeli, Milano, 2000. 6. Mazzetti M: Le mutilazioni genitali femminili. Un paradigma nei territori complessi della medicina transculturale. Annali Italiani di Medicina Interna, 2001, 16 (suppl), 176-179. 7. Mohamed MI: Il corpo violato. Le mutilazioni genitali femminili. Percorsi, Bologna, 2002. 8. Morrone A, Franco G: Oltre il colore della pelle. Bagatto Libri, Roma, 1999. 9. Momoh C: Female genital mutilation. Current Opinion in Obstetrics and Gynecology, 2004, 16, 477-480. 10. Little CM: Female genital circumcision: medical and cultural considerations. Journal of Cultural Diversity, 2003, 10, 3034. 11. Thabet SM, Thabet AS: Defective sexuality and female circumcision: the cause and the possible management. The Journal of Obstetrics and Gynaecology Research, 2003, 29, 12-19. 12. Sundby J: Female genital mutilation. Lancet, 2003, 362 (suppl), 26-27. 13. Legge del 9 gennaio 2006, n. 7, Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile, Gazzetta Ufficiale, n. 14, 18 gennaio, 2006. 14. Raven JC: Coloured Progressive Matrices. Organizzazioni Speciali, Firenze, 1984. 15. Spielberger CD: Inventario per l’ansia di stato e l’ansia di tratto. Organizzazioni Speciali, Firenze, 1989. 16. Trombini G: Introduzione alla clinica psicologica. Zanichelli, Bologna, 1994. 17. Baldaro B, Trombini E, Trombini G: I sintomi psicosomatici dell’evacuazione come segnale di crisi psicologica nell’infanzia. In: Trombini G (ed) Introduzione alla clinica psicologica, Zanichelli, Bologna, 1994. 18. Scarponi D, Trombini E, Trombini G: La sofferenza del bambino oncologico attraverso la tecnica delle storie disegnate. Domenighini, Bologna, 2000. 19. Trombini E, Scarponi D, Fini M, Trombini G: L’impiego della tecnica delle storie disegnate in psicologia clinica dell’età evolutiva. In: Atti del III Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Psicologia (AIP). Carlo Amore, Roma, 2001. 20. Trombini E, Scarponi D, Trombini G: Narrazioni terapeutiche. La tecnica delle storie disegnate in psicologia clinica. In: Atti dell’VIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Psicologia (AIP). Modugno, Bari, 2003. 21. Düss L: Étude expérimentale des phénomènes de résistence en psychanalyse infantile. Zeitschrift für Kinder und Psychotherapie, 1944, 11, 1-11. 22. Düss L: Il metodo delle favole in psicoanalisi infantile. Franco Angeli, Milano, 2003. 23. Cassell WA: Body Symbolism. Le S.I.S. (Somatic Inkblot Series). Organizzazioni Speciali, Firenze, 1989. 24. Byrne D: Repression – sensitization as a dimension of personality. Progress in Experimental Personality Research, 1964, 72, 169-220. 25. Freud S: L’Io e L’Es. In: Opere di Sigmund Freud. Bollati Boringhieri, Torino, 2000. Vol. IX, 475-520. 26. Freud S: Il perturbante. In: Opere di Sigmund Freud. Bollati Boringhieri, Torino, 2000. Vol. IX, 77-118. 2 Freud in Il Perturbante (1919) adopera il termine unheimlich per designare il senso di smarrimento e terrore che prende quando qualcosa di familiare (il corpo ad esempio) improvvisamente diventa ignoto e sconosciuto. Rivista di psichiatria, 2007, 42, 3 188