Mutilazioni genitali - Ordine dei Medici Chirurghi e degli

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Mutilazioni genitali - Ordine dei Medici Chirurghi e degli
Mutilazioni genitali, 200 milioni di donne
vittime di questa pratica
A lei verrà risparmiata l'escissione: la banda colorata è il simbolo di "Saleema", un programma di lotta alle MGF condotto
dall'UNICEF in Sudan - ©UNICEF/UNI166467/Noorani
Il rapporto dell’ dell'UNICEF 2016 documenta che sono almeno 200 milioni le donne e le
bambine, in 30 Stati di Asia e Africa, che hanno subito mutilazioni genitali femminili.
Il rapporto, intitolato "Female Genital Mutilation/Cutting: A Global Concern" (Mutilazioni genitali
femminili: un problema globale), evidenzia che metà delle bambine e delle donne che hanno subito
tale pratica vivono in 3 soli paesi: Egitto, Etiopia e Indonesia.
Secondo i dati, tra le vittime delle mutilazioni, circa 44 milioni sono bambine e adolescenti con
meno di 14 anni. L'incidenza maggiore del fenomeno in questa fascia d'età si riscontra in Gambia
(56% delle bambine), Mauritania (54%) e inIndonesia, dove circa metà delle bambine sotto gli 11
anni hanno subito questo tipo di pratiche.
I paesi in cui è più alta la prevalenza delle MGF tra ragazze e donne adulte (dai 15 ai 49 anni)
sono rispettivamente: Somalia (98%), Guinea (97%) e Gibuti (93%).
In generale, nella gran parte dei paesi in cui il fenomeno sussiste, le MGF vengono praticate di
norma sulle bambine sotto i 5 anni.
Dai governi coinvolti dati più affidabili
Le stime contenuto nel nuovo rapporto globale sulle MGF riportano una cifra superiore di 70 milioni
rispetto a quelle dell'analogo rapporto basato su dati 2014. Questa differenza è dovuta in parte alla
crescita demografica, ma soprattutto ai dati più aggiornati e affidabili forniti dagli Stati coinvolti
dal fenomeno, in particolare dal governo dell'Indonesia. Ora che è disponibile un maggior numero
di dati sulla diffusione delle FGM, le stime sul numero totale di donne che le subiscono appare in
aumento. Nel 2016, sono 30 gli Stati che hanno fornito dati rappresentativi a livello nazionale.
«Le MGF differiscono a seconda delle regioni e delle culture, con alcune forme che possono
mettere a rischio la vita di chi le subisce» spiega Geeta Rao Gupta, Vicedirettore dell’UNICEF.
«Qualunque forma assumano, le MGF violano sempre i diritti delle bambine, delle ragazze e delle
donne. Tutti - governi, operatori sanitari, leader comunitari e famiglie – dobbiamo accelerare i
nostri sforzi per eliminare definitivamente queste pratiche.»
La buona notizia è che la mobilitazione sociale contro le mutilazioni genitali femminili sta
crescendo. I tassi di prevalenza delle MGF fra le adolescenti (15-19 anni) sono in calo rispetto a 30
anni fa: -41% in Liberia, -31% nel Burkina Faso, - 30% in e - 27% in Egitto.
Dal 2008 a oggi, oltre 15.000 comunità locali in 20 Stati hanno dichiarato pubblicamente
l'abbandono delle MGF, oltre 2.000 comunità solamente nel 2015. Inoltre, 5 Stati hanno varato
leggi nazionali per la messa al bando della pratica.
Le indagini rivelano una crescente disapprovazione sociale nei confronti delle MGF: la
maggioranza delle persone, nei paesi per i quali esistono dati, ritengono che questa pratica
dovrebbe finire. Dettaglio non secondario, a pensarlo sono circa due terzi dei ragazzi e degli
uomini intervistati.
Tuttavia, l'attuale tasso di abbandono delle mutilazioni genitali non è abbastanza elevato da
controbilanciare la crescita della popolazione, e quindi i casi assoluti di MGF rischiano di
aumentare nei prossimi 15 anni.
L’UNICEF coordina insieme al Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) il più vasto
programma al mondo per l’eliminazione delle FGM – il Joint Programme on Female Genital
Mutilation/Cutting.
L'eliminazione delle MGF è inclusa fra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile gli impegni che la
comunità internazionale ha solennemente assunto nel settembre 2015, e che dovranno essere
raggiunti entro il 2030.
Si definiscono oggi Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) un insieme di pratiche tradizionali, antiche e
radicate, volte ad alterare permanentemente l’apparato genitale esterno femminile per ragioni culturali o
comunque non-terapeutiche. La classificazione dell’OMS ne distingue quattro tipi, anche se forme
intermedie sono possibili:
Tipo I – circoncisione femminile: incisione o ablazione del prepuzio clitorideo.
Tipo II – escissione: rimozione di prepuzio e clitoride con asportazione parziale o totale delle piccole labbra.
Tipo III – infibulazione: escissione con scarificazione delle grandi labbra che vengono fatte aderire e
cicatrizzare insieme fino a coprire uretra e introito vaginale, lasciando un piccolo foro posteriore per il
deflusso di mestruo ed urina.
Tipo IV – non classificato: include varie altre pratiche lesive dell’apparato genitale femminile a mezzo di
tagli, raschiature e introduzione di sostanze in vagina con lo scopo di estenderla o restringerla.