Intervista ad Alba Viola, ex giovane caregiver, autrice
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Intervista ad Alba Viola, ex giovane caregiver, autrice
Intervista ad Alba Viola, ex giovane caregiver, autrice del Blog “Mia Madre E' Bipolare” Qual è la tua storia? Sin da bambina ho iniziato a dovermi confrontare con il graduale peggioramento della salute mentale di mia mamma e tutte le difficoltà connesse, ovvero capire cosa stesse accadendo e come ottenere aiuto per lei e per la nostra famiglia, data l'impossibilità di curare qualcuno contro la propria volontà e la mancanza di consapevolezza di malattia da parte di mia mamma. L'età della mia adolescenza ha coinciso con l'aggravarsi dei sintomi materni e con la comparsa, in lei, del delirio psicotico e delle voci. Nel corso del tempo la malattia l'ha portata a subire tre ricoveri in psichiatria e a ricevere tre diagnosi differenti, fra cui quella di disturbo bipolare, poi modificata in disturbo schizoaffettivo. Ho vissuto in famiglia fino ai miei trent'anni, quando c'è stata l'ultima grave ricaduta di mia madre cui è seguito il suo terzo ricovero, tramite TSO, il trattamento sanitario obbligatorio. Attualmente, grazie alle informazioni che ho trovato in rete e ai miei sforzi per sopperire all'assenza di una psicoeducazione che la aiutasse a comprendere e ad accettare, ed in ultimo convivere, con il suo disturbo, adesso si cura regolarmente da 6 anni e il nostro rapporto è notevolmente migliorato. Anche mio papà, purtroppo, a seguito della valanga di eventi (divorzio, problemi economici, stress, ecc.) provocata dall'aggravarsi delle condizioni di salute di mia mamma, si è ammalato quando io ero adolescente. Una diagnosi di depressione maggiore e il ricovero, anche per lui, in psichiatria. Continuo a sostenere che misure di prevenzione adeguate per i familiari ed un maggiore ascolto ed attenzione da parte dei servizi ai bisogni dell'intero nucleo familiare avrebbero potuto evitare molte situazioni drammatiche, dato che ogni crisi familiare era stata preannunciata da segnali molto chiari che non sono stati colti da chi avrebbe dovuto, nonostante le numerose richieste di aiuto. Hai capito di essere un caregiver dal primo momento in cui hai iniziato a prenderti cura della persona a te cara che aveva un bisogno di assistenza o l’hai capito a distanza di tempo? In tal caso, quando/come hai capito di essere un caregiver? Eurocarers - European Association working for Carers Rue Abbé Cuypers, 3 - 1040 Brussels Tel.: 0032(0)27412405; E-mail: [email protected] www.eurocarers.org Ho capito molto tardi di essere stata, mio malgrado, una caregiver, data l'assenza totale di informazioni a riguardo. Ho iniziato a comprenderlo tra i 30 e i 32 anni, quando ho provato a cercare informazioni su internet in altre lingue sulla malattia di mia madre ed ho scoperto che anch'io, in quanto figlia, avevo un mio vissuto specifico correlato alla situazione di mia mamma che necessitava ugualmente di attenzione, di supporto e di sostegno. Per la prima volta ho scoperto che i miei disagi erano comuni a tanti altri figli di genitori con un disturbo psichiatrico e che non ero la sola. Da qui l'idea di aprire un mio blog in italiano per dare anche ai miei connazionali le informazioni e la condivisione delle reciproche esperienze che mi erano stati così utili. Quali sono i tuoi bisogni in quanto caregiver? Avrei bisogno di maggiori informazioni e di un supporto psicologico e pratico riguardante lo stress psicofisico a cui un caregiver è sottoposto, ai fini della prevenzione di disturbi più seri e per alleviare il disagio. Vorrei poter ricevere anche informazioni riguardanti aspetti pratici che possono migliorare la qualità di vita mia e del familiare che assisto (es. informazioni su pratiche burocratiche per la richiesta di invalidità o aiuto domestico, servizi di consulenza psicologica per il caregiver, gruppi di auto mutuo aiuto, un database consultabile ondine contenente i riferimenti e i recapiti di enti, strutture, associazioni ecc.). Sarebbe importante poter contare anche su una rete di supporto sul territorio (es. un’associazione) che organizzi momenti di svago per caregiver in cui smettere per un attimo i panni della persona responsabile di cura e condividere con una comunità di persone momenti di gioia e convivialità (es. escursioni, cene o pranzi, attività di svago) e attività legate allo sport e al benessere per combattere/prevenire lo stress (es. sessioni di yoga e/o mindfulness). Vorrei sottolineare che tutto questo si rende ancora più necessario nel caso di bambini e adolescenti che vivono con uno o entrambi i genitori che soffrono di un disturbo psichico. E' importantissimo far sì che sia i figli minori che i genitori possano contare su sostegno e supporto concreti! Non è tanto la genetica a determinare la trasmissione intergenerazionale del disagio psichico, ma la preponderanza di fattori di rischio rispetto ai fattori protettivi ed è per questo che occorre favorire per queste famiglie lo sviluppo di questi ultimi per operare una reale prevenzione. Un disturbo psichico ben curato laddove il paziente e la sua famiglia siano stati adeguatamente informati e formati attraverso una adeguata psicoeducazione produce un'alta qualità di vita e la graduale riduzione degli oneri che ricadono sulle spalle dei caregiver. Ecco Eurocarers - European Association working for Carers Rue Abbé Cuypers, 3 - 1040 Brussels Tel.: 0032(0)27412405; E-mail: [email protected] www.eurocarers.org perché investire in prevenzione riguardo la salute mentale è imprescindibile e, a lungo periodo, consentirebbe un notevole risparmio di risorse economiche allo stato. Ritieni che questi bisogni siano soddisfatti dalle autorità locali/regionali/nazionali nel tuo Stato? Purtroppo attualmente questi bisogni non sono soddisfatti. Sono totalmente assenti investimenti in ambito locale e nazionale in strategie di supporto alle famiglie in cui uno o entrambi i genitori soffrono di un disturbo psichiatrico e in adeguate misure preventive per i figli, specie se minori. Fai parte di un’organizzazione di carers? Perché? No, ma collaboro qualche volta con alcune associazioni italiane ed estere per sensibilizzare e promuovere misure di supporto e sostegno concrete rivolte a figli di genitori con un disturbo psichico e alle loro famiglie, ma con grande fatica e sacrifici personali, dal momento che purtroppo si investe ancora troppo poco nella salute mentale, soprattutto in Italia. Altro aspetto che mi preme sottolineare, in virtù dell'esperienza che ho maturato particolarmente negli ultimi sei anni, è che si valorizza ancora inadeguatamente il sapere esperienziale di familiari e utenti, i quali possiedono invece, grazie alla loro esperienza vissuta, competenze che, in sinergia con quelle degli operatori, potrebbero migliorare nettamente il livello dell'assistenza alle persone con questo tipo di problematiche e contribuire a prevenire le ricadute. Competenze che andrebbero economicamente remunerate, per restituire valore e dignità al tempo e alle numerose energie personali profuse (oltre a quelle che già vengono da loro quotidianamente investite per sopperire alle carenze del welfare nell'assistere il proprio familiare). Credi che ci sia un valore aggiunto nell’avere un’organizzazione di caregiver al livello europeo? Credo sia fondamentale avere un organismo internazionale che rappresenti i diritti e le istanze dei caregiver in ambito europeo per assicurare che le nostre famiglie abbiano una voce e risposte concrete a livello istituzionale. Eurocarers - European Association working for Carers Rue Abbé Cuypers, 3 - 1040 Brussels Tel.: 0032(0)27412405; E-mail: [email protected] www.eurocarers.org