Titolo Abstract: Il ruolo dell`infermiere nell`educazione al caregiver

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Titolo Abstract: Il ruolo dell`infermiere nell`educazione al caregiver
Titolo Abstract:
Il ruolo dell'infermiere nell'educazione al caregiver non famigliare
Università
Sede: Reggio Emilia
Corso di Laurea: Scienze infermieristiche
Università: Medicina e chirurgia
Anno di corso: 2007/2008
Autore referente
Cognome Nome: Begnardi Francesca
Altri autori:
relatore: Casali Patrizia
Abstract
Motivazione ed obiettivi:
L’obiettivo principale dell’assistenza nelle patologie croniche non può essere perseguito senza il pieno
coinvolgimento da parte dell’infermiere, dell’utente, della famiglia o del caregiver non famigliare
(badante).La motivazione ad analizzare questa problematica è nata dalla necessità di riuscire a soddisfare
il bisogno educativo della badante , in particolare in un caso di gestione della nutrizione enterale
domiciliare in autonomia. Nel lavoro proposto vengono descritti il processo di “caregiving” e il
fenomeno “badanti”, si è cercato di mettere in luce le peculiarità dell’assistenza infermieristica nel
gestire l’educazione del caregiver non famigliare, rispetto all’utilizzo di ausili terapeutici in semi o totale
autonomia e soprattutto di proporre un percorso educativo. Viene proposto un case report nel quale è
stato sperimentato questo approccio. Il termine “caregiver” identifica letteralmente “colui che presta le
cure” che può essere il famigliare, caregiver informale, oppure il medico, l’infermiere o qualsiasi altro
professionista in questo caso detto anche caregiver formale. Il termine caregiving di conseguenza
identifica le attività assistenziali svolte dal caregiver. La condizione del caregiver unico presenta diversi
aspetti sia positivi che negativi: essere soli implica meno conflitti nella presa di decisione e una chiara e
definita adduzione di responsabilità. L’aspetto negativo è che essere caregiver unici significa essere soli
ad assistere, e in questo caso, difficoltà come lo stress e l’isolamento, possono impoverire la qualità di
vita
Materiali e metodi:
Analizzando il fenomeno “badante” che si sta verificando negli ultimi anni in Italia, si può dedurre
quanto sai rilevante la necessità da parta delle famiglie degli anziani, malati cronici o disabili di avere un
aiuto esterno privato a pagamento per soddisfare le esigenze e dare risposta ai bisogni di cura della
persona non autosufficiente al domicilio. Questo aiuto viene ricercato nella persona della donna straniera
proveniente maggiormente dai paesi dell’Est Europa, a cui molto spesso è delegato il ruolo del caregiver
unico che si occupa dell’assistenza globale dell’anziano a domicilio.La metodologia nell’affrontare
l’educazione della badante è stata quella di seguire le fasi dell’educazione terapeutica associando
strumenti integrati di valutazione dei bisogni e dei risultati. Il ruolo e l’obiettivo degli infermieri e dei
sanitari nell’educazione terapeutica è quello di affiancare la persona affetta da una patologia cronica,
sostenerla, informarla, incoraggiarla, per arrivare svolgendo un’azione educativa globale a condurre il
paziente e la famiglia a farsi carico dei problemi di salute che la riguardano.
Conclusioni:
L’educazione della badante è un problema ancora molto aperto, soprattutto se parliamo delle modalità
più corrette per gestirla, in quanto non esistono in campo infermieristico strumenti adatti a soddisfare le
esigenze educative di persone straniere, con differenti livelli di conoscenza della nostra lingua e con
differenti attitudini a svolgere il ruolo di caregiver. Fondamentale è partire da un educazione in un
contesto ospedaliero quando la persona assistita dal caregiver badante, è soggetta a ricovero, per favorire
in seguito, durante la presa in carico del S.I.D. una più specifica ed approfondita educazione sulla
partecipazione e gestione di ausili terapeutici di difficile amministrazione e per garantire una continuità
assistenziale efficiente ed efficace. Quando la presa in carico avviene principalmente da parte del S.I.D.
senza passare dal contesto ospedaliero, la responsabilità infermieristica è quella di rappresentare un
riferimento nell’accompagnamento nelle diverse fasi della malattia e di guidare nell’assistenza
quotidiana e continua le badanti per permettere loro di apprendere tutto ciò che riguarda le modalità più
corrette per il caregiving portandole a conoscenza, non solo delle manovre più corrette durante la
gestione di interventi prettamente assistenziali, ma anche delle problematiche e dei diversi decorsi della
cronicità. Oltre a ciò, l’importanza di strutturare progetti educativi più appropriati per questa nuova
tipologia di caregiver, risulta fondamentale per ottenere un feed back positivo durante la valutazione del
percorso educativo.
Progetto/Buona pratica prevalentemente riferito a:: Assistenza
Risultati e valutazioni
Il case report è stato strutturato partendo dalla descrizione della paziente sottoposta alla nutrizione
enterale domiciliare (ned) attraverso sondino naso-gastrico assistita dalla badante al domicilio.
L’assistenza domiciliare dovrebbe assicurarsi che i pazienti che ricevono la nutrizione artificiale
domiciliare e i loro famigliari: siano completamente informati e abbiano accesso a fonti di informazioni
appropriate; abbiano l’opportunità di discutere circa la diagnosi, i vari trattamenti e le problematiche
fisiche psicologiche e sociali; ricevano indirizzi di supporto religiosi e di volontariato ove richiesti e
disponibili. Svolgimento del progetto educativo della badante (Anna): nel corso del primo step si è
partiti dall’analizzare il bisogno educativo sulle conoscenze della lingua e della nutrizione enterale,
successivamente si sono condivisi gli obiettivi di fine percorso. Gli obiettivi definiti si riferivano alla
conoscenza del concetto di nutrizione enterale, del sondino naso gastrico e della sua gestione,
dell’utilizzo della pompa infusiva e delle eventuali problematiche. Inoltre si è monitorato segni e sintomi
di stress o di sindrome da burn out.Per il raggiungimento dei suddetti obiettivi si sono utilizzate due
diverse metodologie quali: incontro informativo e la lezione partecipata. Nel corso del secondo step del
piano educativo utilizzando come metodologia l’addestramento si è ripercorso con Anna il procedimento
della preparazione e infusione della NED e della manutenzione e gestione del SNG. Infine con l’utilizzo
della CBI (Caregiver Burden Inventory) si è valutato a distanza di tempo l’eventuale presenza di segni e
sintomi di burn out e la tenuta del progetto educativo. Nella valutazione finale si è rilevato che Anna ha
raggiunto un buon livello di autonomia rispetto alla gestione della NED. Si è riscontrato l’assenza di
segni e sintomi di inadeguatezza legati alla situazione di stress e di burn out.
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