Spalma‐incentivi, il Wall Street Journal bacchetta Renzi e gli

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Spalma‐incentivi, il Wall Street Journal bacchetta Renzi e gli
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Anche dalle pagine del quotidiano simbolo del mondo della finanza arriva una secca
bocciatura dell'intervento retroattivo contenuto nel pacchetto taglia-bollette. “Un segnale
negativo per ulteriori investimenti in Italia non solo nelle energie rinnovabili ma in tutti i settori”.
Intanto gli studi legali si preparano a fare i ricorsi.
Redazione Qualenergia.it
20 giugno 2014
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Lo spalma-incentivi “sarebbe un segnale negativo per
ulteriori investimenti in Italia non solo nelle rinnovabili ma
in tutti i settori” .“Mr. Renzi può credere che i mercati abbiano
la memoria corta e che questa strada sia più facile, rispetto a
riformare le evidenti inefficienze del settore energetico italiano o
del ridurre le tasse orrendamente alte che pagano sull'energia i
consumatori finali. Forse ha ragione, ma, in quanto ad attrarre investitori stranieri per il
futuro: buona fortuna”.
Questa bocciatura secca dell'intervento retroattivo sul fotovoltaico contenuto nel tagliabollette non viene da qualche associazione ambientalista o dalla lobby delle rinnovabili
italiane, arroccata a difendere i propri presunti privilegi ed “extraprofitti”, ma da quella
che è considerata la voce più autorevole del capitalismo internazionale. Si tratta infatti di
un articolo uscito ieri sul Wall Street Journal a firma Bonte-Friedheim, CEO di
NextEnergy Capital Group.
Il WSJ non è certo il primo a far notare che non sia una buona idea per un paese che
ha bisogno di attrarre capitali mettere in campo una misura retroattiva, come lo spalmaincentivi, presto in Gazzetta, che fa carta straccia dei contratti tra Stato e privati. Ma
è comunque degno di nota che il mondo della finanza non condivida affatto la visione
del ministro Guidi, secondo la quale la misura che rimodula e taglia retroattivamente
gli incentivi per gli impianti fotovoltaici sopra i 200 kW non sarebbe altro che una
“redistribuzione mirata” contro un gruppo ristretto di investitori “8.600 soggetti”
(secondo le statistiche GSE oltre 12mila gli impianti colpiti). Questi vengono infatti
accusati dal Ministro di aver incamerato “extraprofitti”, come se la colpa del peso degli
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Speciali
Spalma‐incentivi, il Wall Street Journal bacchetta
Renzi ... e gli avvocati si fregano le mani
A -A +A COME FARE
Prodotti
Aziende
Pompa di calore elettrica per
la climatizzazione domestica
Nel prossimo Speciale di
giugno alcuni aspetti
tecnologici, impiantistici,
prestazionali ed economici
grazie ai quali decidere se
installare, ad uso
domestico, una pompa di calore elettrica e di
quale tipologia. L’integrazione con le fonti solari
(FV e termico). Gli incentivi e la nuova tariffa
elettrica flat D1 per la climatizzazione
domestica. Lo Speciale sarà corredato da
Schede Tecniche di Aziende del settore.
Flexiae presenta la nuova pompa di calore
FLX270
Flexiae ha introdotto sul mercato dell'efficienza
energetica un sistema a pompa di calore per la
produzione di acqua calda sanitaria e per il
riscaldamento, con una capacità di 270 litri,...
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Moroni&Partners verso nuovi mercati esteri:
Regno Unito e Arabia Saudita
Moroni & Partners esporta all’estero la propria
esperienza nella consulenza energetica integrata
aprendo un ufficio a Londra e siglando un
accordo di partnership con due società attive in
Medio...
eTa Blades: "la sfida del minieolico si gioca
su velocità e costi"
Per l'installazione del minieolico ricerca del sito
idoneo, negoziazione con i proprietari dei terreni
e verifica della disponibilità di una connessione
alla rete elettrica possono portare via...
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incentivi sull'A3 fosse di chi ha realizzato gli impianti approfittando di un meccanismo di
supporto (forse troppo) attraente e non di chi quel meccanismo lo ha approvato.
Le tariffe feed-in, fa notare il WSJ, sono un bersaglio popolare, ma proprio grazie anche
al contributo delle rinnovabili i prezzi dell'elettricità in Borsa in Italia sono scesi dai
76 euro/MWh del 2008 ai 48 del 2014; un calo di prezzo, si ricorda, che per qualche
motivo non è stato trasferito ai consumatori. “Il governo italiano non sta colpendo i
servizi costosi e inefficienti forniti da grandi compagnie come Enel”, si denuncia. Il
piano governativo, infatti, si fa notare, non interviene su fornitori e distributori.
Le conseguenze economiche dello spalma-incentivi? Secondo l'autore la misura “è
disegnata in modo da non colpire le banche che hanno erogato i finanziamenti per
costruire gli impianti”. Essendo i progetti in questione in gran parte realizzati con
rapporti debito-capitale proprio di 70-30 o 80-20, si argomenta, i tagli previsti
permetteranno di ripagare comunque “molti se non la maggior parte” dei finanziamenti
bancari erogati. A rimanere scottato da questa misura, che si somma agli altri interventi
punitivi già attuati contro le energie pulite, sarà un mix variegato di investitori che
hanno scommesso sulle rinnovabili italiane: “fondi pensione domestici e stranieri, fondi
di private equity, fondi di investimento multinazionali specializzati in energia, spesso
sostenuti da fondi sovrani e altri investitori istituzionali”.
“Proprio in questi giorni, i nostri colleghi hanno avviato le attività propedeutiche
necessarie per poter richiedere allo Stato spagnolo il risarcimento del danno subito da
diversi investitori internazionali attraverso un procedimento arbitrale che, molto
probabilmente, sarà instaurato dinanzi all'Istituto di Arbitrato della Camera di
Commercio di Stoccolma”, ci scrive ad esempio Rödl & Partner. “I principi e le norme
sulle quali si basano i nostri colleghi spagnoli e che – qualora le misure di cui sopra
venissero adottate – troverebbero applicazione anche in Italia, sono quelle previste
dal Trattato sulla Carta Europea dell’Energia (siglato a Lisbona il 17 dicembre 1994 e
che è stato reso esecutivo con la legge n. 415 del 10.11.1997).
In particolare, si spiega, ad essere contraddetto sarebbe "l’articolo 10 del trattato, che
contiene il principio del giusto ed equo trattamento e tutela gli investitori da
repentini e inattesi cambiamenti delle condizioni sulla base delle quali gli investimenti
sono stati effettuati ('Ciascuna Parte contraente, in conformità al disposto del presente
trattato, incoraggia e crea condizioni stabili, eque, favorevoli e trasparenti per gli
investitori di altre Parti contraenti…'), nonché dall’articolo 13, che mira a proteggere gli
investitori da un’e s p r o p r i a z i o n e d a p a r t e d i u n o d e g l i S t a t i c o n t r a e n t i,
espropriazione che – come confermato da una pronuncia del 27 agosto 2008 del
Centro internazionale per la risoluzione delle controversie relative agli investimenti, con
sede a Washington (decisione Plama Consortium Ltd vs. Repubblica di Bulgaria) – non
deve necessariamente implicare uno spossessamento fisico, ma ben può consistere
in un deterioramento della reddittività economica e d e l v a l o r e d i u n
investimento causato da un intervento statale”.
Salvo un intervento dell'ultimo momento che stralci la norma (assoRinnovabili ieri ha
chiesto l'intervento del Presidente della Repubblica), probabilmente questa storia
produrrà benefici solo per una categoria: gli avvocati, che si stanno già fregando
le mani di fronte ad un modo tanto maldestro di fare le leggi.
Per rubare una battuta sulla vicenda fatta ieri pomeriggio durante un convegno
organizzato da Ren-En dall'avvocato Lorenzo Parola, partner Paul Hastings: “dal mio
vetraio c'era un cartello, con scritto 'viva i bambini con la fionda'”.
Redazione Qualenergia.it
20 giugno 2014
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Enerray, anche nel 2013 primo operatore in
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E' abbastanza scontato, nonostante la ostentata tranquillità del ministro Guidi, che la
norma sarà investita da una valanga di ricorsi. Lo confermano i comunicati stampa
che stiamo ricevendo in redazione in queste ore dagli studi legali che si offrono di
difendere gli investitori danneggiati, come stanno facendo in Spagna per una legge
analoga che potrebbe costare a Madrid oltre 10 miliardi di euro risarcimenti.
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Soggetti che non se ne staranno certamente con le mani in mano ad incassare gli effetti
di una norma che, come segnalato anche dal presidente emerito della Corte
Costituzionale, Valerio Onida, sembra violare palesemente i principi costituzionali
in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, nonché gli obblighi
internazionali derivanti dal trattato sulla Carta Europea dell’Energia.