GIG ago-set 155 - Turismo Itinerante
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GIG ago-set 155 - Turismo Itinerante
Mensile - Anno 19° N. 155 Gruppo Editoriale Turismo Itinerante srl di Claudio Domenico D’Orazio Direzione e Redazione Gruppo Editoriale Turismo Itinerante srl Sede: Via di Vittorio, 104 60131 Ancona Tel./Fax 071 2901272 E-mail: [email protected] Responsabile della Pubblicità Giampaolo Adriano cell. 338 9801370 [email protected] Sommario Ufficio Abbonamenti [email protected] Tel./Fax: 071 2901272 La Redazione: 4 Fatti & Commenti Direttore responsabile Maurizio Socci 10 Andar per campi Direttore Alberto Bignami [email protected] 12 Itinerari Collaboratori: Mariella Belloni, Luciana Bernucci, 40 Gastronomia Salvatore Braccialarghe, Domenico Carola, Vittorio Dall’Aglio, Isabella Cicconi, Franco Dattilo, Franca Dell’Arciprete Scotti, Pier Francesco Gasperi, Antonella Fiorito, Giuseppe Lambertucci, Angelo Lo Rizzo, 46 Benessere Emanuele Maffei, Guerrino Mattei, Camillo Musso, Paolo Peli, Gianni Picilli, Riccardo Rolfini, Marisa Saccomandi, Gianantonio Schiaffino, 50 Dossier 54 Approfondimento Lamberto Selleri, Beppe Tassone, Tania Turnaturi, Roberto Vitali Turismo Itinerante è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonchè per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti delle 58 Recensioni illustrazioni e dei brani riprodotti. Foto, CD Rom e manoscritti, anche se non utilizzati, non vengono restituiti. 60 Eventi gustosi FC & fatti & commenti Pianeta Bufala 2013 Ad Eboli dal 30 maggio al 2 giugno 2013 si sono alternati 7 chef, 3 pizzaioli, 4 pasticceri, 4 produttori, 4 convegni, 15 laboratori per piccoli e grandi gourmet di Antonella Fiorito I protagonisti di questa sesta edizione condotta dalla giornalista enogastronomica Antonella Petitti direttore del giornale on-line Rosmarinonews.it. sono stati pizzaioli e pasticceri, poichè il tema scelto era “La bufala: dalla pizza al dolce”. Durante i 4 giorni, ogni sera i protagonisti del cooking show “impastato”, in tutti i sensi possibili. Voluta dall'Associazione Puro Gusto, un gruppo di imprenditori e professionisti ebolitani, Pianeta Bufala è una kermesse enogastronomica dedicata ai prodotti della bufala e del suo territorio, la fertile Piana del Sele, un evento che nasce con l’intento di raccogliere competenze, qualità, prodotti che ruotano attorno alla bufala, tra cui spicca la mozzarella di bufala campana DOP ma anche tutte le altre produzioni tipiche e di qualità del territorio campano, nonché il territorio stesso. Quest’anno “Pianeta Bufala” si è trasferita nel centro storico di Eboli, riaprendo botteghe e riempiendo vicoli e piazzette di grande bellezza. Molti degli eventi si sono svolti nel Chiostro del Museo Archeologico Nazionale, ma spazi espositivi, degustativi ed attività aperte ad appassionati e cittadini si sono svolte lungo le antiche e suggestive strade. Tra le novità di questa edizione una Gara Culinaria denominata “Premio Pianeta Bufala”, partita con la sezione foodblogger che sono stati i protagonisti della prima edizione del “Premio Pianeta Bufala”, una gara culinaria in nome dei prodotti della bufala e del suo territorio. La gara si è svolta il 1° giugno, con la supervisione dello chef stellato Raffaele Vitale (Casa del Nonno 13). Due gli appuntamenti ai fornel4 GiG li per i più piccoli. Si tratta del progetto “Cucino anch’io”, per insegnare ai bambini la sana e corretta alimentazione, non tralasciando l’aspetto più importante per i bambini: il gioco. Mangiare ciò che hanno cucinato è stato gratificante perché preparato dal nulla e con le proprie manine Ad aprire Pianeta Bufala è stato il pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo, depositario di una lunga tradizione di famiglia ed ospite ogni settimana della trasmissione RAI “La Prova del cuoco”. Dopo di lui si sono esibiti due pizzaioli innovatori, di origini salernitane, che hanno trovato il successo a Reggio Emilia ed fatti e commenti Alessandria: Giovanni Mandara e Giuseppe Giordano, l’inventore de Il Pizzino, che hanno proposto una serie di interessanti esperimenti. Lorenzo Principe (Luna Galante) e Pietro Parisi (Era Ora) invece hanno preparato le pizze fritte e le loro originalissime varianti. A seguire Raffaele Vitale e Rosanna Marziale, il produttore toscano Paolo Parisi , gli chef Jonata Rossi, Fabio Pesticcio , la personal chef Philly D’Uva. Tra i pasticceri Alfonso Pepe, il re dei panettoni, Carlo Cuofano, il mago del cioccolato e dei babà , il pasticcere agri- colo cilentano, Gennaro Marciante e Pino Calce, che dalla Divina Costa hanno sperimentato interessanti commistioni, il maestro pasticcere salentino Antonio Campeggio, il giovane talento cilentano Pietro Macellaro ed i laboratori dello chef/pasticcere Fabrizio Di Lisi . Grande successo anche per la cicloturistica che ha portato oltre 200 persone a percorrere ben 65 km tra le strade della bufala. Prossimo appuntamento con i food-lovers, a fine settembre, a Firenze per concretizzare la volontà dell’organizzazione di GiG 5 far diventare la kermesse itinerante affinchè gli appuntamenti volti alla Dieta Mediterranea, alla sana alimentazione ed alla conoscenza dei migliori protagonisti della cucina italiana possano estendersi ad ulteriori città, in Italia e all’estero. La manifestazione e stata patrocinata dalla Confesercenti, dalla Camera di Commercio di Salerno, dall'Azienda Speciale Intertrade, dal ministero dell'Agricoltura, dalla Regione Campania, dalla Provincia di Salerno e dal Comune di Eboli. fatti e commenti Con le stelle, e senza stalle, gli hamburger a Bologna I cuochi o presunti tali in cerca di notorietà sono diventati gli indiscussi protagonisti, o per meglio dire le star, dei mezzi di comunicazione che hanno messo a loro disposizione centinaia di ore di presenze in video per insegnare agli ascoltatori come cucinare sfiziosi manicaretti" conditi in tutte le salse". Inoltre vengono trasmesse in tv , a ripetizione , gare o festival per decretare chi è tra loro il migliore in cucina. I cuochi,forti della notorietà acquisita in video , gestiscono ristoranti alla moda e per hobby fanno collezione di stelle che la Michelin elargisce giustamente con il contagocce ma una non la nega mai a nessuno. Nei ristoranti i prezzi dei pasti lievitano in rapporto alla notorietà dei cuochi . Per i fortunati avventori diventa un privilegio poter accedere a questi templi dell'alta gastronomia. Dopo mesi di attesa , finalmente sopraggiunge la convocazione e i commensali,vestiti a festa, dopo aver varcato la porta d' ingresso vengono quasi sempre colti dall' 'emozione e soggezione che il luogo impone. Una volta seduti a tavola, gli ospiti sono coccolati con severità da atten- ti" aiutanti di campo" ( camerieri) che li costringono ad un frenetico bombardamento di mini portate precedute da kilometriche oratorie che illustrano il contenuto di ogni singolo piatto, che, ben inteso, richiede un nettare appropriato. Il momento clou o topico del pasto è quando il "maestro" con tutti i cherubini si concede in sala e con stravagante nonchalance si degna di avvicinarsi agli avventori per i complimenti di rito e per elargire sorrisi di circostanza. In casi eccezionali si sofferma per autografare i libri dove sono state immortalate di suo pugno le ricette che lo hanno reso degno di essere ammesso nell 'olimpo dei cuochi. Il conto è un dettaglio sempre molto speziato. L'altra faccia della medaglia,quella con 6 GiG cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni , è quel pasto veloce che siamo obbligati a consumare fuori casa, appannaggio dei panini,delle pizze, delle piadine nostrane. Oppure optiamo per i famosissimi hamburger, nati oltre oceano in un paese che una cultura gastronomica differente dalla nostra. La multinazionale che ha diffuso da noi e in tutto il mondo gli hamburger lo ha fatto utilizzando i propri parametri gastronomici che non sempre collimano con i nostri. Noi prediligiamo l'utilizzo in cucina delle materie prime locali di cui sia certa la provenienza e la qualità. Succede di rado, ma ogni tanto i miracoli si avverano: stravolgendo il concetto USA degli Hamburger è nata, e da mani esperte( Sara Roversi- fatti e commenti You Can Group), la prima hamburgheria "alla bolognese " che ufficialmente è detta Gourmet. E' stata inaugurata il 15 maggio in via Fioravanti 37, dietro alla Stazione ( ove ora sorge il palazzo del comune) con parcheggio per camper illimitato. L' hamburgheria si chiama Well Done (ben fatto). Vengono utilizzate solo materie prime locali garantite e rintracciabili anche su internet. La carne di prima scelta proviene dalla Azienda Agricola Savigni (www.savigni.it), le manze non vengono alimentate con estrogeni o farine da ingrasso ,pascolano in libertà sull' Appennino tosco emiliano , e non vengono mai incatenate come fossero delle schiave. Il pane viene "allattato" con lievito madre, preparato con farine biologiche Alce Nero (www.alcenero.com) e cotto in forni a legna a Palazzo Albergati (www.tavoladellasignoria.it).E' un nuovo modo di pensare agli hamburger che qui vivono in compagnia di birre artigianali di altissima qualità (www.statalenove.it),e da soft drink freschi, centrifugati, di frutta e verdura. Nato per i più golosi, ma anche per chi guarda con attenzione al cibo di qualità e alla sua provenienza, WellDone è un accogliente GiG 7 family restaurant, una location alternativa per una gustosa pausa pranzo o il locale perfetto in cui trascorrere una serata in compagnia di amici. Tutti i giorni è possibile gustare hamburger di varie qualità in versione vegetariana, di carne bianca, manzo e pesce, insalate e verdure di stagione. Dalle 18 alle 24 sarà possibile scegliere anche una degustazione di mignon burgers, classico, al bacon e cheese. Per i più piccoli ci sono menù kids e per i bambini di età inferiore a 10 anni cena gratis tutti i giorni. www.youcangroup.it fatti e commenti Marche: campagna educativa “mangia bene, cresci sano come un pesce” “A b b i a m o deciso di avviare una campagna promozionale che centri due importanti obiettivi: diffondere il consumo di pesce regionale aiutando l’economia ittica del territorio, aumentare la consapevolezza nelle giovani generazioni dell’importanza di un’alimentazione sana ed equilibrata. Per questo, attraverso uno specifico avviso pubblico, avvieremo un’iniziativa finanziata dall’Unione europea e ni di sostegno indiretto che 2013 della Pesca marittima. finalizzata all’introduzione mirano ad accrescere la Si tratterà di introdurre nell’anelle mense scolastiche pub- domanda di prodotto da limentazione scolastica, in bliche del prodotto ittico parte dei consumatori”. Sara modo agevolato ed in via regionale. Vogliamo così pro- Giannini, assessore alla sperimentale, il prodotto ittico seguire nel progetto avviato Pesca, commenta così la locale allo stato fresco refrilo scorso anno con la cam- decisione della Giunta regiogerato, con priorità per l’utipagna promozionale dedica- nale delle Marche di dar vita ta al pesce azzurro, mettendo alla campagna educativa lizzo di prodotti a marchio a frutto la positiva esperienza “Mangia bene, cresci sano QM – Qualità garantita dalle maturata attraverso tutto il ter- come un pesce”, dedicata Marche. L’obiettivo è quello ritorio regionale in collabora- agli alunni della scuola del- di incrementare la propensiozione con enti locali e asso- l’infanzia, primaria, secondane al consumo del prodotto ciazioni di categoria. La ria e alle loro famiglie. Il proittico, specie made in Marnostra strategia a favore del- getto è in linea con il parere che, contribuendo alla formal’industria ittica si basa su espresso dalla Terza Commisazioni diverse: sostegno sione dell’Assemblea Legisla- zione nei giovani di uno stile diretto tramite bandi e finan- tiva delle Marche in occasio- di vita sano e di un corretto ziamenti alle imprese e azio- ne del programma annuale rapporto con il cibo. 8 GiG fatti e commenti Birra sì, ma solo se bevuta fuori casa Vi è una cultura maggiore e più accurata della bevanda al luppolo G li italiani non preferiscono le bionde. Almeno per quanto riguarda le bevande moderatamente alcoliche. La birra, seppure apprezzata da 25 milioni di persone e con una tendenza in aumento fino a toccare i 29 litri pro-capite all’anno, non rimpiazza il vino. Con un consumo complessivo da 1,8 miliardi di litri di cui 756 milioni fuori dalle mura sotto il profilo della qualità. tional Meeting Point si è par- domestiche (pari a 12,5 litri Infatti, proprio la scelta delle lato di sviluppo di microbirri- pro-capite), l’Italia è all’ultimo tipologie premium e speciali fici e brewpub per arrivare che avviene soprattutto nei ad analizzare con il materia150 mila bar (per un valore le fornito dal centro studi posto nella classifica della scelta di questa bevanda con un valore che, secondo i dati Assobirra, è appena il 40% della media europea (72,4 litri) e che risulta essere da tre a cinque volte inferiore a quello dei Paesi in testa alla graduatoria, cioè Repubblica Ceca (154 litri pro capite), Belgio (145), Austria (108) e Germania (107). di 1,9 miliardi di euro), 25 Fipe-Confcommercio in mila pizzerie e 72 mila ristomaniera più approfondita ranti (i due canali toccano quali sono le caratteristiche assieme i 3,1 miliardi) sta alidel prodotto birra nei consumentando una cultura magmi fuori casa nella logica giore e più accurata della della specializzazione del birra. E’ stato questo il tema canale. L’incontro è servito a in discussione nella tavola rotonda organizzata al 47° stimolare il confronto tra i pro- tagonisti della filiera per veriSolo il consumo di birra nei Vinitaly da Fipe nel padiglioficare la possibilità di costruipubblici esercizi, per un valo- ne C di Sol&Agrifood, Taste re di 5 miliardi di euro, of business, Rassegna Inter- re percorsi di collaborazione accorcia le distanze fra ita- nazionale dell’Agroalimenta- finalizzati a migliorarne le liani ed europei, almeno re di Qualità. Presso l’Interna- relazioni. GiG 9 A Testo e foto di Tania Turnaturi Andare per campi Il papavero bello e caduco A i primi tepori primaverili, quando il sole indora i campi di grano e la luce si trattiene più a lungo, tra le spighe che iniziano a inturgidirsi di chicchi si diffondono estese macchie color rosso vermiglio. Il papavero di campo, il rosolaccio, si lega indissolubilmente al grano con un amore che ogni anno rinnova la sua promessa, non disdegnando però i cigli delle strade o i binari delle ferrovie. La classificazione botanica lo inserisce nell’Ordine Papaverales, Famiglia Papaveraceae, Genere Papaver, Specie Papaver rhoeas. Il suo habitat sono i campi, le scarpate, i luoghi erbosi luminosi e ben drenati, i muretti a secco. Geograficamente è diffuso nel bacino del Mediterraneo e nelle regioni temperate dell’Asia e dell’Europa tanto da essere ritenuta pianta infestante, naturalizzato in America. Si suppone che il nome derivi dal vocabolo celtico “papa” (alimento per l’infanzia) che allude alla consuetudine di mescolare il succo della pianta alle pappe per prevenire le malattie infantili e far dormire i bambini. Morfologicamente si presenta come pianta erbacea annuale con rosetta basale di foglie pennatopartite con segmenti lanceolati o ellittici a margine dentato, apice acuto e base con lungo picciolo, munite di peli morbidi. Il fusto è eretto, ramificato e setoloso ricoperto di peli, alto fino a 80 cm, con foglie cauline semplici e sessili. Dalle incisioni del fusto fuoriesce il latice bianco di odore sgradevole. All’apice di lunghi peduncoli posti alla sommità del fusto o all’ascella delle foglie spuntano i fiori solitari, ermafroditi e sprovvisti di nettare (impollinati dagli insetti), la cui corolla è formata da 4 petali molto effimeri, di un bel colore rosso macchiati alla base di nero in corrispondenza dei numerosi stami nerastri, con fioritura da aprile a luglio. Il frutto è una capsula globosa contenente diversi semi reniformi. La radice è bianca a fittone. Tutte le parti vegetali, ma soprattutto il latice, contengono principi chimici riconosciuti utili dalla tradizione popolare ad alleviare vari disturbi. Per le sue proprietà sedative, espettoranti, antispasmodiche e antinfiammatorie è un coadiuvante nella pertosse, bechico nella terapia delle bronchiti catarrali acute. La tisana di fiori (essiccati in ambiente ombroso e caldo e conservati in barattolo di vetro ermetico) mescolati a malva, farfaro, antennaria, altea, tussilago, verbasco e violetta usati nella dose di 5 g per litro, combatte le tossi ribelli e i 10 GiG disturbi respiratori calmando lo spasmo, favorendo l’espettorazione e svolgendo azione diaforetica. Utile anche l’infuso di capsule, nella misura di una per tazza poiché contengono una concentrazione maggiore di alcaloidi, correggendo il sapore con l’aggiunta di qualche fiore di camomilla. In passato come espettorante e blando sedativo ai bambini veniva somministrato lo sciroppo di papavero. L’effetto leggermente narcotico lo rende adatto a combattere l’insonnia. I suoi alcaloidi svolgono azione antidolorifica agendo sui recettori del dolore e si possono combattere gli ascessi dentali e il mal d’orecchi massaggiando la parte con compresse imbevute, lenitivo anche nel trattamento di pelli irritate e arrossate; in passato ritenuto rimedio contro la gotta e il fuoco di S. Antonio. La cosmesi lo utilizza come tonico contro le rughe; costituisce ingrediente di shampoo e balsamo poiché apporta vitamine e nutrienti utili a ricreare il rivestimenti lipidico naturale del capello e ripristina il pH annullando le cariche elettriche negative, permettendo alle scaglie di cheratina che costituiscono la cuticola di compattarsi, evitando così che i capelli si elettrizzino. Dai petali si ricavava una tintura rossa utilizzata per truccare labbra e ricetta guance. Una salutare passeggiata primaverile consente di raccogliere molte erbe spontanee, dagli incolti definite erbacce, con cui portare in tavola saporite insalate e gustose zuppe, con l’immancabile componente di germogli e foglie fresche di papavero da unire ad altre erbe, crude o cotte, condite in vari modi o utilizzate per torte salate o minestre. I neofiti devono mettersi al seguito di un cercatore esperto con cui intraprendere il rito di iniziazione al riconoscimento. Per uso alimentare vengono coltivate le specie Nigrum e Setigerum, varietà a petali neri o bianchi macchiati di viola o porpora con semi neri o blu, destinati alla decorazione di pane e biscotti e all’estrazione oleosa per il settore dolciario. I semi sono croccanti e hanno sapore di nocciola, ricchi di carboidrati complessi e proteine ma poveri di amminoacidi essenziali e quindi di scarso valore biologico. Contengono vitamina B1 e tocoferolo che è antiossidante liposolubile, principale composto della vitamina E, e sali minerali (calcio, potassio, ferro e magnesio). Utilizzati per aromatizzare e decorare pani, torte e biscotti, nella cucina tipica turca, in India nelle salse. Questi sapori hanno conquistato anche l’Occidente dove sono ritenuti ottimi con verdure, riso e spaghetti. Oggi si tratta di coltura margina- le ma presso i Romani le coltivazioni erano molto estese essendo i semi un parametro economico importante nella loro economia. Crudi aromatizzavano il miele, tostati erano un ingrediente della “placenta melita papavere”, dolce molto raffinato ottenuto con farina impastata con miele e olio di papavero; aggiunti al cocetum, bevanda servita agli sposi prima della luna di miele, credevano avessero effetto afrodisiaco. Anche presso i Galli veniva praticata l’estrazione dell’olio. Reperti archeologici testimoniano la coltivazione presso villaggi neolitici. Gli Egiziani e i Persiani ne estraevano l’olio a scopo medicinale e culinario mentre dalla seconda spremitura ricavavano saponi, unguenti e coloranti. Il latice del Papaver somniferum L. detto papavero da oppio, contiene alte concentrazioni di sostanze stupefacenti usate in farmacologia per la produzione di GiG 11 morfina, eroina e oppio. Nella simbologia dei fiori il papavero rappresenta il tradimento, la bellezza effimera, l’incostanza. Nel mondo anglosassone è dedicato alla memoria delle vittime cadute sui campi di battaglia delle due guerre mondiali. In Gran Bretagna nella ricorrenza del Remenbrance Day si esibisce un papavero all’occhiello. Si racconta che Gengis Khan ne spargesse i semi sui campi di battaglia dopo le sue vittorie per commemorare coloro che erano caduti con onore. Fabrizio De André fa riferimento a questa consuetudine nella sua ballata dell’eroe “La guerra di Piero”. Questo fiore così appariscente e caduco, alleato del sole e dell’estate, ha colorato le rappresentazioni della natura di pittori di tutte le generazioni e le correnti artistiche, dai macchiaioli agli impressionisti e oltre: basti citare tra tutti Monet e Van Gogh. I itinerari Appennino gastronomico 12 GiG itinerari M Nell'Appennino Tosco Emiliano “menù a chilometro zero” in collaborazione con la famosa scuola di cucina Alma Testo e foto di Franca Dell’Arciprete Scotti GiG 13 enù che attingono sapientemente agli ingredienti antichi: dalle castagne alle farine, dalle carni locali ai formaggi, dai salumi alle confetture, ai mieli. Sono quelli che sono stati messi a punto, con ingredienti del territorio, dai ristoratori del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano, con la supervisione di Alma, la scuola internazionale di cucina italiana, di fama mondiale. E’ dunque possibile organizzare un bel week end nella zona e gustare i sapori più autentici del Parco. L'Appennino Tosco-Emiliano, che deve ancora conquistare il suo ruolo di meta turistica, merita attenzione sia per gli aspetti paesaggistici e culturali, sia per le eccellenze gastronomiche. Formidabile cerniera tra il Nord padano, la penisola e il mare di Luni, l’Appennino Tosco-Emiliano offre proprio a tavola gli esempi degli scambi secolari. Componenti cardine di questa tavola sono la "cultura del Parmigiano- Reggiano" di montagna per il versante emiliano, la "cultura del castagno" ampiamente rappresentata nei versanti di Garfagnana e Lunigiana, e la "cultura del testo", il disco piatto utilizzato per la cottura sul fuoco che caratterizza la cucina appenninica del l'alta Toscana. itinerari carni suine italiane senza l'ausilio di conservanti, di nitrati o prodotti chimici in genere, ma con la sola aggiunta di sale marino. Durante il lungo processo di stagionatura, i profumi, gli aromi, la delicatezza del gusto dolcemente saporito si fondono e si armonizzano al punto da fare di questi prosciutti un vero capolavoro di salumeria, apprezzato anche nei migliori ristoranti di tutto il mondo. San Nicola Prosciuttificio del Sole, tel 0521 881400, www.sannicola.com Una conferma della straordinaria ricchezza di prodotti agroalimentari di qualità in questo territorio è rappresentata dall'elenco di prodotti a marchio DOP e IGP, di valore nazionale ed europeo, dei prodotti agroalimentari tradizionali e dai Presidi Slow Food. Nascono così menù speciali che si possono provare solo qui. Al Rifugio Lagdei, di Bosco di Corniglio si passa dall’antipasto di funghi porcini fritti alle tagliatelle di castagne al burro, dalla pecora cornigliese alla cacciatora alla polenta fritta con lardo di Garfagnana, pecorino e composta di cipolle di Treschietto, fino all’insuperabile Spongata di Corniglio, dalla ricetta segreta. www.rifugiolagdei.it La Trattoria “Da Vigion” di Cor Senza dimenticare gli eccel- Nicola di Ghiare di Corniglio, niglio offre tortino di cipolla e lenti prosciutti, come quelli pro- tutti prodotti naturali, per i quali polentino tartufato, tortelli alla dotti dal Prosciuttificio San si utilizzano solo le migliori boscaiola con sugo ai funghi 14 GiG itinerari porcini, cotechino con purea di patate. [email protected] Ma è soprattutto nell’Agriturismo Montagna Verde di Apella, frazione di Licciana Nardi, sul versante toscano, che si realizza un vero trionfo di sapori. Impossibile citare tutti i prelibati antipasti a base di castagne e verdure, per passare poi al fagottino di farina di castagne della Lunigiana con ripieno ai porcini e spolverata di erba cipollina, al cosciotto di maiale arrosto con "mele rotelle" caramellate al miele biologico, ai caprini e pecorini della Valle del Taverone. www.montagnaverde.it Una vera scoperta che, dai piaceri della gola , invita a scoprire i piaceri del turismo attivo, di cui l’Appennino Tosco-Emiliano ha un’offerta ricchissima, trekking, bike tour, ciaspole, arrampicate, e i piaceri del turismo culturale. Una terra così ricca di storia e di passaggi di popoli, infatti, non può non essere punteggiata da chiese, pievi, borghi, castelli e torri. Case in pietra ovunque, vicoli, sottoportici, archi, spesso restaurati e recuperati, come nell’albergo diffuso che occupa l’antico borgo di Apella, intorno alla scenografica torre. I Castelli, invece, raccontano le vicende medioevali di scontri tra le grandi famiglie signorili, che si sono alternate e susseguite per il dominio dei feudi. Matilde ha reso noto il nome dei Canossa, arrivando ad essere incoronata Viceregina d'Italia. I Malaspina hanno governato sulla Lunigiana e sulla Garfagnana, ricchi, potenti ed ambiziosi. Gli Estensi da Ferrara GiG 15 sono arrivati a dominare fino alla Toscana, facendosi mecenati nelle loro preziose corti. www.parcoappennino.it www.alma.scuolacucina.it itinerari La Via Culinaria nel Salisburghese 16 GiG itinerari L Le sette Vie del Gusto dove cenare e assaggiare nuovi sapori in una straordinaria atmosfera alpina. Dal 2009 i gourmet e gli amanti della buona tavola sono in viaggio lungo la Via Culinaria che attraversa Salisburgo e il suo land alla ricerca di oltre 200 indirizzi gastronomici selezionati, sia nei premiati ristoranti del Salisburghese, sia in numerose trattorie e rustici rifugi di montagna di Mariella Belloni GiG 17 a Via Culinaria è una chiave di lettura gastronomica che attraversa il Salisburghese in 7 itinerari del gusto. La Via Culinaria offre un itinerario speciale per ogni gusto: palati raffinati, amanti del pesce, bevitori di birra e grappa, golosi di dolci, patiti dei formaggi, grandi carnivori, o innamorati dei rifugi (anche dello sci)…tutti hanno l’imbarazzo della scelta. Le 7 vie del gusto raccolgono i migliori ristoratori salisburghesi e i principali produttori gastronomici locali con squisite e pregiate specialità tipiche. I valori sottolineati da questa iniziativa sono l’autenticità, l’originalità e la regionalità. I virtuosi della cucina Salisburghese reinterpretano con creatività le ricette della tradizione, lasciando sempre trasparire il rispetto per gli ingredienti e la valorizzazione intensa del loro gusto. Per valorizzare i migliori prodotti e le eccellenze gastronomiche del territorio è stata creata la Via Culinaria, un grande itinerario dedicato ai piaceri del gusto declinato in 7 Vie a tema Nella nuova, terza edizione della guida del gusto della Via Culinaria vengono presentati oltre 200 itinerari punti del gusto, accuratamente selezionati e testati da una giornalista gastronomica salisburghese. Questa guida molto apprezzata contiene inoltre vari consigli e novità: indirizzi gastronomici nuovi e rinomati, pacchetti prenotabili per vacanze all’insegna del gusto, ricette proposte dai migliori chef del Salisburghese, suggerimenti per gite gastronomiche e visite guidate ai mercati. L’itinerario gastronomico “Via Culinaria verso la campagna” consente ai viaggiatori buongustai di scoprire alcuni posti privilegiati e sorprendenti mete turistiche del Salisburghese. Invita a seguirne le tracce e ad arricchire individualmente l’iti- nerario con altri personali l’anno scorso hanno ottenuto il titolo di “cuochi del decenpunti del gusto. nio”. Recentemente il ristoranI cappelli della guida Gault te Mesnerhaus di Mauterndorf ha ottenuto 3 cappelli Millau La gastronomia del Salisbur- da cuoco Gault Millau. ghese ha raggiunto livelli tanto elevati da meritarsi una Sette itinerari per i più golosi vera pioggia di riconoscimenti: con oltre 100 cappelli Per valorizzare i migliori proda cuoco, conferiti dalla dotti e le eccellenze gastroguida Gault Millau a circa nomiche del territorio è stata 70 ristoranti e trattorie regio- creata la Via Culinaria, un nali, Salisburgo e il Salisbur- grande itinerario dedicato ai ghese vantano un gran nume- piaceri del gusto declinato in ro di chef di talento, titolari 7 Vie a tema: dell’ambito riconoscimento. Tra essi, i fratelli Karl e Rudi La Via del gusto per palati Obauer con ben 4 cappelli raffinati da cuoco sono inclusi da La Via del gusto per palati anni nella schiera dei miglio- raffinati raccoglie le migliori ri chef austriaci, al punto che cucine del land, dalla genui- 18 GiG itinerari na trattoria di campagna al ristorante cittadino, al moderno locale design e alla romantica terrazza in riva al lago. Il panorama gastronomico di questo itinerario si è arricchito con i ristoranti Atelier nel castello di Hellbrunn presso Salisburgo, Zinnkrügl a St. Johann, e due ristoranti a Saalbach Hinterglemm: Arte Vinum e Der Schwarzacher. La Via del gusto per grandi carnivori Le specialità salisburghesi a base di carne sono famose nel mondo: il manzo del Pinzgau, per esempio, è molto ricercato per l’eccellente qualità della sua carne. Nel classico bollito o nella “Schulterscherzel” (spalla), fa la gioia di ogni vero gourmet. Nei 17 indirizzi gastronomici, fantasiosi macellai, premiatissimi chef e ristoratori tradizionali sanno trarre il meglio dalle del pesce si arricchisce di un carni d'agnello alpino del nuovo, attraente punto del Tennengau, di manzo del gusto. Pinzgau o di tenero capretto. La Via del gusto per bevitori La Via del gusto per amanti di birra e grappa Da oltre 600 anni a Salisburdel pesce I laghi salisburghesi hanno go si produce birra. Chi desiacque di qualità potabile, e dera concedersi il piacere di nelle acque di sorgente dei gustare birre di qualità ha a freddi torrenti di montagna disposizione una grande vivono speciali qualità di varietà di birrerie, diverse pesce. Nel Salisburghese qualità di birra e specialità lavora un buon numero di particolari come ad esempio cuochi che sono perfetti mae- l'unica birra biologica esistri nell’accurata preparazio- stente al mondo, prodotta ne delle specialità regionali a secondo i severi criteri di base di pesce. Coregone, qualità fissati dalla Demeter. salmerino della Bluntautal, Il paesaggio del Salisburghesalmone alpino della Glemm- se è impreziosito da numerotal oppure una trota affumica- si orti, frutteti e prati con albeta sulle rive del lago Fuschl- ri da frutto. Qui si trovano see: il gusto del pesce viene ancora antiche qualità di frutarrotondato da un buon bic- ta come la pera salisburghechiere di vino e dal magnifi- se o il sorbo degli uccellatori co scenario di monti e laghi. che i migliori distillatori del Con il Gasthof Hohlwegwirt, land sanno trasformare in raf la Via del gusto per amanti finati distillati speciali. L’asGiG 19 itinerari sortimento classico è arricchito da specialità come il “Bockbierbrand” (distillato di birra) o le grappe di pino mugo e di pino cembro. La Via del gusto per golosi di dolci Nei 16 indirizzi gastronomici selezionati dell’itinerario per golosi di dolci, gli intenditori possono abbandonarsi ai piaceri del dessert: gli amanti di torte e pasticcini nel Salisburghese possono passare di pasticceria in pasticceria e di caffè in caffè. A Salisburgo si trovano caffetterie storiche come il Café Tomaselli o il Café Fürst. La serie di cioccolati “Tauerngipfel” della pasticceria Pletzer di Mittersill è dedicata alle cime del Parco Nazionale Alti Tauri. La Via del gusto per patiti dei formaggi Nel Salisburghese le arti e i segreti della tradizione casearia sono ben noti e utilizzati. Il formaggio gode di un’ottima fama: dal “Pinzgauer Bierkäse” (formaggio alla birra del Pinzgau) al “Tennengauer Almkäse” (formaggio di malga del Tennengau); dal “Flachgauer Heumilchkäse” (formaggio al latte da fieno del Flachgau) fino agli speciali formaggi di capra del Lungau prodotti da Gunther Naynar, filosofo caseario. 13 specialisti del formaggio (creativi produttori di formaggio, caseifici rurali, raffinati negozi di gastronomia, malghe e ristoranti) si dedicano con particolare attenzione agli speciali formaggi locali che ogni anno si fanno sempre più numerosi. Alle malghe del formaggio del Tennengau si possono scoprire i segreti dei formaggi con l'aiuto di un “Käsesommelier”. La Via del gusto per innamorati dei rifugi Sulla Via del gusto per gli innamorati di rifugi, le pause ristoratrici portano gli sciatori a conoscere gestori, ristoratori e premiati “ chef dello sci” lungo le piste del Salisburghese. “Gourmet nella neve, vette di delizia”, è il motto di questi selezionati rifugi. In collaborazione con i migliori chef, gestori e ristoratori preparano speciali “prelibatezze da rifugio della Via Culinaria”, che si possono gustare in esclusiva solo in questi rifugi. Nei 19 punti del gusto dell'itinerario per innamorati dei rifugi, gli sciatori buongustai possono deliziarsi a volontà in rifugi rustici e ricchi di tradizione o in moderni 20 GiG lounge del gusto tra i monti. Novità: il 20° punto sulla Via del gusto per innamorati dei rifugi si trova nella Skihalle Neuss del ristorante “Salzburger Hochalm”. In questa sala i visitatori possono gustare le delizie gastronomiche salisburghesi nella rustica atmosfera di un rifugio alpino. La Via Culinaria è stata presentata alla stampa nello Spazio Eventi del Mondadori Multicenter di Piazza Duomo a Milano. Ai fornelli dello show cooking c’erano gli abili chef del ristorante gourmet, insignito con 1 cappello Gault Millau, presso l’hotel Gmachl di Salisburgo, che hanno elaborato per l’occasione un menù estremamente gustoso per palati raffinati, con materie prime attentamente selezionate nel ristorante salisburghese: Gamberi di fiume marinati e caviale salisburghese con tuberi di nasturzio; Zuppa di lattuga con sedano e noci di macadamia; Arrosto rosa di vitello del Flachgau stufato con spinaci e gnocchetti fritti di semola al tartufo e, dulcis in fundo, Soufflè di ricotta e lamponi con gelato alla panna acida. Il tutto abbinato ai vini pregiati del territorio, per una golosa anticipa- itinerari zione di alcune raffinate specialità regionali, proposte per la via culinaria. Il lussuoso relais di campagna nella piccola località di Elixhausen si trova a soli 8 km dal centro di Salisburgo. In posizione tranquilla, ben servito dai mezzi pubblici e ben collegato alle autostrade, ferrovia e aeroporto, il Romantik Hotel Gmachl di Salisburgo è il più antico d’Austria, costruito nel 1334 e a conduzione familiare da ben 23 generazioni. L’hotel, in tipico stile salisburghese, è un connubio perfetto tra cura per i dettagli e qualità. Il meraviglioso centro termale nella spaziosa Panorama SPA & Wellness “Horizont” comprende una piscina “InfinityPool” con vista panoramica ed un’ampia area saunistica. L’hotel è formato da un corpo antico, con camere in stile, e uno più recente, con arredi moderni studiati su misura, ma dove il comune denominatore è una sobria eleganza e l’attenzione ai materiali. I due edifici sono collegati tra loro anche per consentire il passaggio al coperto nella stupenda Spa, con piscina coperta a sfioro affacciata sulla vallata, zona umida e sale per trattamenti. C’è anche una piccola boutique con macelleria da dove provengono molti dei prodotti uti- GiG 21 lizzati nel ristorante capitanato dallo chef Dragan Milijkovic, che propone cucina del territorio rivisitata. Qui gli ospiti possono godere di una calorosa ospitalità e sistemazioni confortevoli, oltre ad ampi spazi per il tempo libero, in un ambiente idilliaco. Romantik Hotel Gmachl, Dorfstrasse 14, Elixhausen, tel. 0043 662 4802120; gmachl.com Sul sito VIA-CULINARIA.COM/IT potete trovare le 7 vie del gusto e tanti altri indirizzi per i buongustai itinerari Mangiare e Bere in Istria sulla Costa e nell'Entroterra 22 GiG itinerari L La movimentata storia istriana ha lasciato il segno anche nella gastronomia: le ricchezze della cucina istriana non sono da poco. La varietà della cultura e del paesaggio della piccola penisola istriana si riflette nella sua cucina, anzi nelle sue cucine: della costa e dellentroterra di Mariella Belloni GiG 23 a cucina istriana è il frutto delle tante dominazioni che si sono succedute sul territorio della penisola. Una ricca mescolanza di tradizioni che si sono fuse nella cucina popolare, creata da madre natura (spezie aromatiche, erbe selvatiche, verdura, frutti di mare…) e oggi rappresentano una piacevole sorpresa per il turista seduto alla tavola dei tanti ristoranti doc. I principi distintivi della cucina istriana sarebbero, in linea di massima: la prevalenza dei cibi bolliti su quelli arrosti, molte spezie, molte erbe selvatiche, abbastanza pesce, l’aceto è rigorosamente di vino e l’olio d’oliva, mentre il vino è un ingrediente importante nella cucina… Il Prosciutto istriano è dall’antichità un noto e riconosciuto antipasto freddo. Si dice che si gusta meglio se è affettato sottile. In tutti i migliori ristoranti istriani si serve con il formaggio e le olive, anche se con il prosciutto si possono preparare anche piatti caldi. Tra i minori antipasti caldi in Istria è caratteristica la pasta. Si può assaporare nelle sue molteplici forme e con una gran quantità di salse. Sono famosi i ravioli, le posutice (pasta a forma quadrata), i fusi ed i maccheroni che si preparano con molti tipi di carne, con selvaggina, verdure, funghi oppure con lumache. La peculiarità della cucina itinerari istriana sono le ricche e diversissime zuppe, dai noi chiamate minestre. Si preparano con carne e verdure e perciò sono molto nutrienti, mentre la loro peculiarità sta nel fatto che si preparano con il pesto: pancetta secca spezzettata, aglio e una foglia di prezzemolo. Nelle taverne istriane si offrono le minestre istriane, la minestra di mais giovane, minestra di finocchio, minestra di ceci, quella magra, bianca, giovane ed altri tipi di squisite minestre. Se è preparata con cavoli acidi, allora la minestra viene chiamata jota. Una delle particolarità dell’Istria sono anche gli Asparagi che crescono selvatici e si raccolgono in primavera direttamente nei prati. Nonostante abbiano un gusto amarognolo, sono ottimi con le uova, in insalata oppure come contorno a vari tipi di piatti. Sono molto sani e riconosciuti come un eccellente depuratore dell’organismo. I frutti di mare hanno trovato posto anche alla tavola istria24 GiG na. Sulla costa si trovano soprattutto specialità di pesce, l’Adriatico qui è ancora pulito e molto pescoso. Il baccalà all’istriana, il brodetto istriano, il risotto ai frutti di mare, gli scampi “alla busara” sono soltanto alcune delle specialità di mare caratteristiche dell’Istria. Su questa penisola la pesca è parte integrante della storia dell'uomo, e pesci come le anguille, o frutti di mare come le ostriche, venivano già allevati nell’antichità. Le sardine salate sono una specialità di questo territorio. Vengono preparate con pesce fresco, che viene conservato in botti di legno e cosparso di sale grosso. Le capesante sono considerate da molti le migliori conchiglie al mondo, e in Istria vengono tradizionalmente preparate al forno con l’aggiunta di olio d’oliva e spezie, al gratin o al sugo di pomodoro. Le ostriche si mangiano crude e servite su ghiaccio con poche gocce di limone o avvolte nel prosciutto istriano e gratinate. In autunno i Tartufi bianchi dell’Istria sono una ghiottoneria senza pari. Fino a qualche anno fa, pochi erano consapevoli del tesoro nascosto nel sottosuolo istriano. Poi ristoratori e imprenditori hanno capito: i tartufi dei boschi intorno a Levade, voluti dalla Serenissima, erano perfetti per arricchire la cucina locale. Il tubero particolare che cresce sotto terra, deforme e di odore per itinerari lo più sgradevole – è sua maestà – il tartufo. A vederlo crudo, non si può nemmeno immaginare la capacità, ma questo fungo inconsueto che cresce sotto il fertile suolo istriano è genuino piacere gastronomico. Il tartufo bianco istriano è uno tra i più pregiati del mondo, e lo rivela tra l’altro il prezzo che se ne ricava. Il tartufo cresce esclusivamente nel grigio, “grasso” e argilloso suolo istriano, ed il centro di “caccia” è l’umido querceto del Bosco di Montona lungo il fiume Quieto, adiacente al paesetto di Levade, comune di Portole, e il territorio pinguentino. Riescono a trovarlo soltanto i cani ben ammaestrati. Il tartufo fu scoperto dagli antichi Romani, provati buongustai, ben 18 secoli fa. Durante il regno della Serenissima che durò cinque secoli, il Bosco di Montona portava il nome di Bosco di San Marco e soltanto a pochi era permessa la “caccia” ai tartufi. Con il cambio al potere e l’avvento dell’Impero Austro-Ungarico, il tartufo raggiungeva una sola destinazione – quella della corte viennese. Comunque, rimane fino ai nostri giorni una prelibatezza gastronomica, sebbene non si è ancora definito il suo ruolo “tavola”: è un cibo o appena una spezia? rinomata zona delle strade del vino, dell’olio d’oliva, nonché dei percorsi ciclistici più attraenti. Oltre alle specialità della cucina tradizionale istriana, qui potrete assaggiare la pasta fatta in casa, il prosciutto istriano, la pancetta e altre numerose prelibatezze di produzione propria. L’Olio d’oliva. Niente può competere con questo liquido, che è semplicemente invincibile: il simbolo del Mediterraneo, della salute, del piacere gastronomico ed infine di una serena e agiata vecchiaia. Ha un insolito sapore amarognolo e un aroma sorprendente che ne fa un condimento sublime per le pietanze migliori. E’ la Se volete mangiare veramente bene, da segnalare l’agriturismo Rade‰iç, un’oasi di pace e tranquillità immersa nella GiG 25 sostanza più pregiata dell’alimentazione umana. E’ un prodotto per la cura del corpo, un rimedio a molti malanni e, secondo molti, l’elisir della vita. L’ulivo è la pianta del mito e della Bibbia, simbolo della vita e del mondo mediterraneo. L’Istria è contrassegnata proprio dal ramoscello d’ulivo simbolo della pace. Secondo la mitologia greca, l’ulivo nacque nel modo seguente: in competizione con Poseidone, la dea Atena spanse una goccia d’acqua su una roccia e lì sorse l’ulivo. Fu l‘ulivo a determinare l’Istria attraverso i secoli. Le prime testimonianze scrit te legate alla nostra penisola - itinerari le dobbiamo proprio all’ulivo, ovvero all’olio d’oliva, e risalgono al tempo degli antichi Greci e Romani. All’epoca, e potete ben crederlo, l’olio istriano fu il sinonimo dell’olio migliore, alla cui qualità si comparavano tutti gli altri oli. Oltre alle numerose testimonianze scritte, sono rimaste anche le prove materiali: i resti degli antichi oleifici situati lungo la costa occidentale istriana, soprattutto a Brioni, Barbariga, Parenzo, Porto Cervera. Nella loro prossimità c’e26 GiG rano delle vere proprie zone industriali di produzione d’anfore. Naturalmente, accanto agli impianti si estendevano grandi uliveti di varietà autoctone istriane: la biancheria, la carbonazza, la “buza” ed altre ancora. Il clima meraviglioso, la composizione del suolo e la buona posizione geografica, assieme alla tradizione ed all’esperienza degli esperti, favoriscono una buona produzione dell’olio d’oliva, ma non basta. L’inserimento dei nostri produttori nella prestigiosa Guida agli Extravergini, pubblicata dall’associazione internazionale Slow Food l’ottavo anno di fila, è prova che gli olivicoltori istriani seguono i trend mondiali e le nuove scoperte nella coltivazione di varietà autoctone prescelte e che si adattano inoltre alle nuove tecnologie di coltivazione e costruzione di moderni oleifici. Gli esperti più eminenti dell’Associazione già da molti analizzano, degustano e valutano gli oli italiani, sloveni e croati e, nel momento di valutazione gli olivicoltori devono soddisfare alti standard di coltivazione e trasformazione delle olive nonché di immagazzinazione del prodotto finale, presupposti che permettono di ricavare oli extravergini d’oliva di qualità eccezionale. itinerari Riscoprire il vino anche lungo le romantiche Strade del Vino istriane Tutta l'Istria è terra di vigneti, anche se per troppo tempo non si è puntato sulla qualità ma solo sulla quantità. Tutto è cambiato dagli anni Novanta quando pochi produttori pionieri hanno deciso di investire seriamente nell’enologia. E oggi le etichette istriane raccolgono i frutti di quel lavoro. Due specie di suoli dominanti sono adatti alla coltivazione della vite sulla penisola istriana: la terra rossa e quella ricoperta da marna, più conosciuta come terra bianca. Gli esperti affermano che la terra rossa è come nata per la coltura dei vitigni rossi di alta qualità (che danno dei vini più strutturati, pesanti), mentre il terreno marnoso è adatto appunto ai vitigni bianchi, che conservano il sapore fresco e fragrante, gli aromi delicati e vellutati. Il terreno collinoso con i lievi pendii, di cui l’Istria abbonda, sono adatti alla coltura della vite, soprattutto i luoghi con maggior esposizione solare, mentre le oscillazioni di temperatura diurna e di quella notturna accentuano ulteriormente l’intensità aromatica del vino. Tra i numerosi vitigni che si trovano da queste parti il più importante è il Malvasia bianco. In Istria si trova ovunque ed è parte integrante dell’identità della zona. Il vino è di color giallo paglia, di gradevole aroma al fiore d’acacia, che ricorda volentieri il vino stesso: è armonioso, di freschezza moderata e della struttura giusta. In Istria è ugualmente tipico il Teran , un vino di un intenso colore che va dal viola al rosso-rubino, di un vivace aroma di frutta, estremamente fresco e poco strutturato. Entrambi i vini raggiungono l’apice nel loro primo anno di raccolta. Segue il rosso Borgogna nonché altri vitigni meno noti. Qui si coltivano anche numerosi vitigni mondiali di alta qualità, come il Pinot bianco, il Chardonnay, il Pinot grigio e il Merlot rosso, Refosco e Cabernet Sauvignon. Due vitigni di Moscato dall’aroma sorprendente, ovvero il moscato di Momiano e quello di Parenzo, catturano particolarmente il palato degli amanti del buon bicchiere. IQ - la Malvasia istriana è un sistema dedicato al controllo della qualità del vino malvasia istriana. La Vinistra, associazione dei vignaioli e viticoltori istriani, negli ultimi tre anni passò il percorso dalla proposta iniziale all’ingente costruzione di un sistema di controllo che sorveglia la qualità della malvasia istriana dai suoi primi inizi, ovvero dal vigneto e dalla cantina per giungere al prodotto finale in bottiglia. Gli standard del marchio IQ pongono delle regole, e la determinazione e le serie intenzioni dei vignaioli istriani vengono premiate con il riconoscimento più importante: il successo ottenuto per la qualità del prodotto. Il marchio IQ sulle bottiglie di Malvasia di produttori istriani garantisce che il vino è buono e che si può gustare con fiducia. www.istriagourmet.com GiG 27 itinerari All’Hotel il Porto di Mattinata sul Gargano Cime di cappero in salamoia Ospiti dell’Hotel il Porto a Mattina sul Gargano, nella terra delle orchidee spontanee, un gruppo di giornalisti stranieri e italiani dal 2 al 6 maggio 2013 ha avuto la possibilità di scoprire le bellezze ancora preservate di un territorio antico e superbo, che trova in questo piccolo centro adagiato nel declivio di colli che degradano dolcemente al mare, il testimone di tanta bellezza e serenità ambientali, con le sue casette candide quasi come un sorriso fanciullesco che annuncia la gioia del giorno Testo e foto di Guerrino Mattei 28 GiG itinerari L a direzione dell’hotel è affidata all’intelligenza e alla squisita cortesia di due bravissime conduttrici, Maria Coccia e Vanessa Piemontese che, seppur giovani, concretizzano la loro esperienza nella terra natia, per valorizzare accoglienza, storia, tradizioni e cultura enogastronomica del posto. All’aperto, davanti ad un panorama mozzafiato che si “affoga” in un mare azzurro intenso, con una spiaggia tutta dorata sotto un sole ancora incerto, alcuni tavoli deliziano gli ospiti con prodotti tipici del luogo, primizie culinarie e marmellate ottenute con frutta altamente ecologica. La dott.ssa Coccia nei pressi della piscina dell’hotel ha offerto ed illustrato agli ospiti durante la colazione, con sorriso e un garbo innati, le conserve di Antonia Gentile su due tavoli ammanniti con bruschette al pomodoro, crema di olive, pomodorini, pomodori secchi, cipolline, olive in salamoia, pesto e salse varie. Il tutto decorato con piccole frasche di ulivo e rami di rosmarino, regalando all’ambiente, oltre al profumo esalato dal mare sottostante, anche odori contadini inconfondibili. Quello che di più ha incuriosi- to sono state le cime di cappero in salamoia. Una ricetta apparentemente semplice ma che richiede pazienza e meticolosità per approntarla. Si raccoglie dalla pianta la prima fioritura di foglie. Considerando che il cappero nasce spontaneo lungo mura erte o pareti rocciose nelle vicinanze marine, è difficile e non senza problemi l’operazione di approvvigionamento delle foglie più tenere. Si lascia il raccolto a bagno in acqua fresca per circa una settimana, cambiando l’acqua un paio di volte al giorno. Trascorso il tempo si scolano le foglie per metterle sotto sale per circa dieci giorni assicurandosi che siano sempre umide: per far sì che si intridano bene occorre girarle e rigirale più volte durante la giornata. Dopo questo trattamento si procede al lavaggio del sale. Dopo aver scolato bene l’acqua si conserva tutto in barattoli con aceto. Queste foglie così trattate a tavola servono per accompagnare l’aperitivo insieme ad olive, peperoncini secchi, carciofini ed altro, oppure per insaporire le insalate. Le giornate in “carovana” sono intense attraverso il territorio garganico. Dopo la visita a GiG 29 Mattinata, la scarpinata d’obbligo è sul Monte Sacro all’antica abbazia: lungo il cammino si incontra la più grande concentrazione di orchidee selvatiche di tutto il Promontorio. Il giorno dopo tappa d’obbligo a Monte sant’Angelo con la celeste Basilica di San Michele e le Cripte Longobarde, la chiesa di S. Maria Maggiore e Santa Maria di Pulsano. L’indomani visita a Vieste: partiamo dal porto di Mattinata in barca ed esploriamo lungo la traversata grotte suggestive. L’ultimo dei quattro giorni di permanenza attraverso il Tavoliere delle Puglie si arriva a Castel Del Monte, gioiello dell’architettura Sveva nel Mezzogiorno d’Italia: numerologia, mistero ed arte si coniugano superbamente in questa imponente costruzione federiciana. Info: Hotel il Porto Litoranea per Vieste km 1,5 da Mattinata Tel: + 39 0884 552511 [email protected] www.ilportohotel.it itinerari “La tana dell’orso” di Villalago 30 GiG itinerari L' Tradizione, sapori e ospitalità tutti abruzzesi Testo e foto di Guerrino Mattei GiG 31 accoglienza, la buona cucina e una cordialità grande come il mondo sono i fiori all'occhiello dei fratelli Sabrina e Giancarlo Iafolla, che insieme al padre Quintino e la madre Rosaria vollero costruire ed aprire a Villalago, nella provincia dell'Aquila, un hotel e ristorante a conduzione familiare, con tutti i confort che le stagioni di montagna richiedono. Si mangia, si beve e si conversa con amabilità con gente genuina cha ha saputo "lucidare" con olio di gomito la loro realtà imprenditoriale servendo piatti tipici nel rispetto della tradizione abruzzese. Ciò che rimane in cucina a fine giornata va alle volpi e agli orsi che "mamma" Sabrina dispensa loro con naturalezza, come se questi animali fossero di famiglia, accolti nei paraggi del ristorante che non a caso prende il nome di “La tana dell'orso”. Piatti Tipici La cucina del passato è ancora una realtà viva nella comunità villalaghese e perciò anche nel nostro Risorante “La Tana dell’Orso”. Tra i primi piatti tipici possiamo descrivere i “surgitielle” composti di sola farina; dopo aver fatto delle cordicelle con l’impasto vengono tagliuzzati itinerari in particelle di circa 2 cm chiamati gnocchi. l’una, poi vengono presi uno Altro primo tipico e appetitoso alla volta e con le dita gli sono le “Pacchiarozze”. Simili viene impressa la schiacciata, alle fettuccine, ma più grossosono ottimi con le rape, oppu- lane, senza uova ed un tantino re con il sugo; invece i surgi- durette. Se meno larghe delle tielle con le patate vengono “Pacchiarozze” vengono chia- 32 GiG mate “Strenghe”. Le sfoglie spesse circa 2 millimetri devono essere tagliate in piccoli pezzi, della misura di 1,5x 10 centimetri, fatte bollire per 10 minuti, scolate e condite con il sugo di carne, agnello o castrato. Altro curioso gustoso piatto della tradizione sono i “Chezzellitte”. Da un impasto di acqua e farina vengono formati cordoncini tagliati trasversalmente a formare gnocchetti di forma un po’ irregolare, ottimi con i fagioli a mo’ di minestra. Ancora tra i primi piatti della tradizione troviamo le “Sagne” composte da genuina farina, raramente con le uova. Vengono cucinate con i fagioli o i itinerari ceci, con sughi d’agnello, oppure di vitello e maiale, oppure con i funghi; invece tipico cibo invernale è la polenta con salsicce. Tra i secondi la fanno da padroni le carni di agnello e capretto cucinate in vari modi, agnello arrosto, al cotturo o cacio e ova; oltre ad agnello e capretto ci sono delle appetitose salsicce. Insolito e prezioso piatto di carne, figlio della tradizione, è il “Marro”. Per dimensioni e forma è simile ad un salame grosso, ed è composto da interiora e frattaglie di agnello. Tagliuzzate e aromatizzate nella giusta misura, le interiora vengono racchiuse da una reticella e legate con le budelline dell’animale. “Le marre” ( il marro) così composto si mette nella teglia e s’infila nel forno fino a cottura completa. Altri piatti proteici della tradizione sono quelli realizzati con il pesce di lago. Soprattutto c’è la trota fario che viene cucinata in vari modi, al forno con le patate, arrosto o al limone. Molto gradita è la frittura del Persico Reale ed il tradizionale sugo del Capitone nelle festività natalizie. GiG 33 Tra i dolci caratteristici troviamo le “Ciambelle ”, le “Pizze fritte”, le “Pezzelle ai Fierre” , la Pizza sbattuta, e nel periodo pasquale spiccano i “Fileroni” ( fiadoni) solitamente salati ma anche dolci, la “Palomma” e le “Cucuruzze”. Info: Hotel e Ristorante La tana dell’orso Villalago (Aq) - Via Risorgi- mento Tel: 0864.740553 – cell: 338.8728067 www.tanadellorso.it itinerari A spasso per Daunia e Gargano: saperi e sapori 34 GiG itinerari D Eccellenze enogastronomiche in una Puglia insolita che vive una stagione di rilancio per mezzo dei suoi giovani chef Testo e foto di Franca Dell’Arciprete Scotti GiG 35 avvero nuova e sorprendente l'immagine del Gargano foggiano che, dagli anni ‘60, ha saputo reinventarsi totalmente. Non c'è più o non solo il turismo popolare di massa, ma boutique hotel, dimore di charme, ristoranti pittoreschi a picco sul mare, B&B in palazzi principeschi. Sono queste le nuove tappe di un turismo d'autore da sperimentare in questo territorio foggiano che fa parte della magia pugliese. D'altra parte nel 2010 il New York Times inseriva il Gargano, Parco nazionale dal 1991, tra i 30 luoghi al mondo da visitare assolutamente: un mare degno dei Caraibi, boschi fitti di pini, macchia mediterranea, strade panoramiche mozzafiato sulle scogliere bianche, tenute di oliveti e case di campagna sul mare trasformate in pittoreschi resort. In questo rilancio e rivitalizzazione del territorio, un ruolo fondamentale lo giocano giovani chef che hanno imparato a fare sistema. Una gastronomia ricercatissima, che utilizza prodotti freschi del territorio, rivisita ricette della tradizione, aggiunge quel tocco sapiente di erbe, di spezie, di accostamenti che inventa sapori nuovi. Una gastronomia che in più, cosa non trascurabile, è di una leggerezza insolita, rispondendo itinerari alle nuove esigenze di qualità assoluta contro la quantità. Sul lago di Lesina ci accoglie “Le Antiche Sere” con un gazebo esterno che guarda la laguna: in tavola il pescato fresco, ortaggi e verdure dagli orti di paese, preparati in modo fantasioso, come il tortino di ricotta di bufala e cefalo agli agrumi. Il ristorante di Nazario è il punto di partenza ideale per scoprire questo insolito paesaggio di laguna salmastra conclusa da un lungo istmo 36 GiG che la separa dal mare aperto, immersa nel silenzio dei canneti, e nella sua enorme varietà naturalistica. Intensissimo il profumo di erbe aromatiche, lentischio, limoncello, rosmarino, menta, salicornia , ottime per la grigliata serale. www.leantichesere.it Dal lago di Lesina verso le perle del Gargano, Peschici e Vieste, dove vive l'immagine più pittoresca di questo splendido territorio. Paesi bianchissimi arroccati sulla falesia bianca, viuzze lastricate di ciottoli, sottarchi e piazze che si aprono all'improvviso tra palazzi nobili, case di pescatori e negozi stracolmi di souvenir colorati, balconi e terrazze a picco sul blu, gabbiani impazziti, qualche torrione di antico castello, campanili che dominano sulle case e le proteggono dall'alto. E tutto questo immerso in una natura meravigliosa di bouganvillee, oleandri, ginestre, fichi d'India, piante grasse, siepi di more. A Peschici imperdibile una sosta da Domenico, giovane chef titolare di “Porta di Basso”, un ristorante che emoziona, oltre che per la sua cucina, anche per il panorama spettacolare su cui si apre. La cucina estrosa propone ravioli di barbarbietole con gamberi affumicati con concassé di pomodoro e bottarga di ricciola, pavé di rombo con salsina al limone e carciofi infornati. www.portadibasso.it itinerari A Peschici dalla barca si avvistano i “Trabucchi”, strane macchine di legno protese sull'acqua per la pesca. Mario ha fatto del suo “Trabucco da Mimì” una sosta golosa dove potrebbe persino accadere di assistere “in diretta” alla pesca delle bontà che saranno poi gustate a tavola: seppia nera al timo e peperoncino, crêpes di gamberi agli asparagi selvatici, ruote con polpa di sgombro, pinoli e uva passa. www.altrabucco.it Anche chi ama i profumi dell'interno in questa zona non rimarrà deluso. “Chiusa delle More”, citata già in un articolo del New York Times come punto di riferimento sul Gargano, immersa tra ulivi secolari, offre ricette che utilizzano materie prime cosiddette “povere”, combinandole magnificamente. www.lachiusadellemore.it anche meta di un ricco turismo culturale. Basti pensare a Monte Sant'Angelo, patrimonio mondiale dell'Unesco, gemellato con Mont Saint Michel in Francia, luogo dedicato al culto dell'arcangelo Michele. Un culto di tradizione antichissima che risale all'apparizione dell'angelo in una grotta sotterranea nel quinto secolo d.C., poi ripresa dai Longobardi che ne fecero il loro culto nazionale, poi dagli Svevi, dagli Angioini, dagli Aragonesi. Ne risulta un santuario stratificato e com- A Vieste, dopo un’incantevole passeggiata al tramonto lungo il mare, un'esperienza indimenticabile resterà la cena da Leonardo, titolare de “Il Capriccio”, aperto sul porticciolo. Cucina di mare protagonista in un compendio di tecnica e fantasia: zuppa tiepida di burrata con crostacei spadellati e timo, paccheri con ventresca di tonno, cozze, bottarga e maggiorana. www.ilcapricciodivieste.it Ma il Gargano non è solo mare e borghi pittoreschi, è GiG 37 posito, affascinante e misterioso, dove si scende, invece di salire. Anche qui una sosta golosa conduce a scoprire l'estro e la vivacità vulcanica di Gegè, titolare del ristorante “Li Jalantùumene”. La sua cucina si muove sulle basi di una solida tradizione e sulle materie prime del territorio: crostone di pane con cicorielle di campo e uovo scottato, quadrotti di podolico su vellutata di cime di rape e bacche di pepe rosa, uno squisito semifreddo agli agrumi. www.li jalantuumene.it itinerari Dal mare all’entroterra. Dal Gargano alla Daunia. Un territorio famoso fin dal tempo dei Romani, che offre mille spunti per un ricco e sorprendente itinerario. Qui ci sono un terzo del polmone verde pugliese e le risorse idriche necessarie alla provincia di Foggia. I fiumi, i laghi, le riserve faunistiche dei Monti Dauni rappresentano un unicum ambientale preziosissimo, da salvaguardare e da promuovere. Nonostante abbia subito gli influssi della civiltà greca e della Magna Grecia, dei Sanniti, dei Campani e dei Romani, la Daunia, antica Capita- nata, è riuscita a sviluppare una sua ricca, peculiare cultura, rintracciabile nei reperti, monumenti o palazzi, pubblici e privati, dei circa 30 comuni che si identificano con quest’area: oltre 500 sono le chiese, i siti d’interesse comunitario e i musei etnografici. Tra i reperti più significativi, ad esempio, spiccano le famose stele daunie, lastre funebri scolpite dell’VIII- VI secolo a.C., trovate nella piana sud di Siponto, presso Manfredonia, e oggi conservate nel Museo Nazionale di quella città, dopo essere state a Roma a Palazzo Montecitorio, nell’ambito delle manife38 GiG stazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Le stele, che rappresentano i defunti, fortemente stilizzate, erano infisse verticalmente nel terreno, in corrispondenza delle sepolture di coloro che raffiguravano. Almeno qualche centro entrerà nel nostro itinerario. Bovino, ritenuto uno dei borghi più belli d’Italia, ha sempre svolto un ruolo strategico nei collegamenti tra Adriatico e Tirreno per la sua posizione geografica: si trova, infatti, proprio al confine tra la Puglia e la Campania. Rasa al suolo prima dai Saraceni e poi dall’Imperatore Ottone I, Bovino visse un periodo di tranquillità itinerari e prosperità durante la dominazione di Federico II, passando poi agli Angioini e successivamente a vari feudatari. Bellissimo il Palazzo Ducale, la chiesa del Carmine, del XVII secolo, e l’antichissima chiesa di San Pietro, eretta nel 1099, in stile romanico con elementi bizantini. Dopo la passeggiata nel centro storico ci attende La Cantina di Nicola Consiglio. Un piccolo locale, con un’atmosfera di altri tempi, quasi per una famiglia e pochi amici. Poiché Nicola ha un caseificio di famiglia, non si possono perdere il tagliere di formaggi e salumi locali, accompagnati da un buon rosso della zona. I primi sono quelli della tradizione pugliese rivisitati dalla creatività del giovane chef. Poi un agnello squisito. Davvero competitivo il prezzo. Tel 389 7897956 Lucera, posta su tre colli da cui domina la piana del Tavoliere, raggiunse il massimo splendore sotto Federico II, che vi trasferì, tra il 1222 e il 1223, 60 mila saraceni deportati dalla Sicilia, i quali crearono un centro musulmano con moschee e harem, distrutto poi dagli Angioini. Notevole il Palazzo Valletta, oggi Carnevale, con un severo portale ed un elegante interno, famosa la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, nel cuore della città, dalla facciata asimmetrica, grande esempio di architettura gotico- angioina. Una eccellente sosta gastronomica a Lucera, sarà Il Cortiletto, ospitato nell’antico palazzo nobiliare della famiglia De Nicastri, in una delle strette viuzze del centro storico. Originali volte a botte con mattoni a vista, un delizioso cortiletto interno per la bella stagione, arredi classici ed eleganti. Paolo Laskavy interpreta il territorio in chiave moderna senza però uscire dai binari della sobrietà e dell’equilibrio. Carpaccio di maialino su misticanza, con ricotta, confettura di fichi fioroni, mandorle tostate, fiori secchi ed emulsione di vin cotto, tanto per aprire. Nessuna banalità neanche nei troccoli con carne sfumata con moscato, cipolla rossa, fonduta di caciocavallo e seme di papavero con scaglie di parmigiano, nel filetto di coniglio con uva passa, pomodorini e patate con scaglie di cacio ricotta. www.ristoranteilcortiletto.it Infine ad Orsara non si potrà dimenticare l’ottima cucina di Peppe Zullo, cuoco-ristoratore e ambasciatore della Puglia che incanta per sapori e saperi, e la sua squisita ospitalità. Tornato dagli Stati Uniti, dove aveva aperto un ristorante a Boston nel 1978, e dal Messico, nella sua Orsara di Puglia, Peppe Zullo ha qui aperto, prima, la cantina di Piano Paradiso e, poi, l’oasi del buon gusto di Villa Jamele – che ospita eventi, ricevimenGiG 39 ti e cuochi di tutto il mondo che vengono ad Orsara di Puglia per imparare. E’ riuscito anche a realizzare il suo sogno: un proprio orto, con erbe spontanee ed officinali, i vigneti, da quali trae un vino di qualità eccelsa, ed una fattoria da cui trae la quasi totalità dei prodotti che rendono uniche le preziose ed originali ricette da lui proposte. Cucina povera, piena di tradizione e di sapori che segue le stagioni: parmigiana di borragine, orecchiette di grano arso in salsa di marasciulo (erba spontanea), raviolo di vitello podolico con caciocavallo “maggengo”, asparagi e profumo di timo. Interessante tra i dolci la crostata di confettura di zucca e arancia. In prospettiva il progetto di una linea di prodotti agroalimentari firmati Peppe Zullo, con cui confezionerà ed etichetterà quanto di meglio nasce dai ventiduemila metri quadrati del suo orto, dai trentacinquemila metri quadrati di vigneto, dagli alberi da frutto e dall’azienda agricola capace di produrre ingredienti di eccezionale qualità. www.peppezullo.it Per tutti i vini, eccellenti gli indirizzi del Movimento Turismo del Vino della Puglia. www.mtvpuglia.it Info: www.meridaunia.it www.montidauni.it G gastronomia Rinasce la pasta Ghigi 40 GiG gastronomia I Inaugurato lo scorso 9 maggio il nuovo pastificio Ghigi nella zona industriale di Sant’Andrea in Casale di san Clemente. Grano 100% italiano. Qualità assolutamente superiore Testo e foto di Pier Francesco Gasperi GiG 41 l taglio del nastro alla presenza del presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini, il presidente della Ghigi, Filippo Tramonti del vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, del Sindaco di San Clemente Cristian D’Andrea, dell’assessore della Provincia di Rimini Meris Soldati, degli amici romagnoli Raul Casadei, Gianni Morandi, del patron del Grand Hotel di Rimini Batani, del Presidente di Tecnogym Nerio Alessandri e la conduzione sul palco di Paolo Cevoli. Partecipazione nutrita di amici, commercianti e consumatori, da ogni parte d’Italia. Ghigi la pasta nata nel 1870, un marchio storico dell’industria alimentare italiana, che oggi rivive grazie all’impegno del Consorzio Agrario di Forlì-Cesena-Rimini . L’idea di completare la filiera della coltivazione di grano ha creato immediato interesse nel management del Consorzio Agrario e ha consentito di unire l'esperienza ed il know-how di chi produce pasta ad altissimo livello a chi produce grano duro di primissima qualità. GHIGI VINCITRICE AGLI OSCAR GREEN 2011!, FILIERA 100% GRANO ITALIANO E' STATA RICONOSCIUTA LA MIGLIORE PER LA CATEGORIA "OLTRE LA FILIERA" La presenza dei Consorzi Agricoli – ha detto Filippo Tramonti, presidente del pastificio Ghigi e del consorzio agrario Adriatico – garantisce l’accesso diretto gastronomia alle materie prime del territorio, soprattutto di quello romagnolo e marchigiano, consentendo un controllo attento dei processi Produttivi. La diretta partecipazione dei soggetti agricoli consente un recupero attento delle tradizionali competenze locali 42 GiG nella produzione pastaia e assicura una adeguata remunerazione ai produttori. Il prodotto, per precisa volontà della nuova proprietà – sottolinea Tramonti – è un prodotto italiano, realizzato da produttori agricoli italiani, con mezzi e know-how italiani. Complessivamente, il progetto intende perciò far rinascere la produzione in un distretto industriale che da più di un secolo ha trovato nell’industria pastaria Ghigi un punto di riferimento fondamentale; un distretto che ha salvaguardato, grazie alla sua intensa attività economica, intere generazioni di operai, tecnici e di piccole aziende coinvolte, in modo indotto, da questa attività. La sicurezza dell’eccellente qualità dei nostri prodotti è data dalla filosofia che Ghigi ha scelto e che si basa sul costante controllo del grano 100% italiano che abbiamo scelto di utilizzare, sul rispetto dell’ambiente e sui processi produttivi. Il fattore che maggiormente condiziona la qualità della pasta è il grano con cui viene prodotta. Ghigi ha scelto di utilizzare grano coltivato esclusivamente in Italia mantenendo un rapporto diretto con gli agricoltori del nostro territorio. Questa filosofia ci permette di garantire ai nostri consumatori un prodotto finale sicuro perchè, oltre ad essere controllato ogni giorno nei nostri laboratori, per ogni pacco di pasta che produciamo sappiamo da quale agricoltore ed in quale campo è stato coltivato il gastronomia grano utilizzato. L’importanza della scelta che abbiamo fatto è legata, oltre all’eccellenza sia qualitativa che di salubrità che possiamo garantire, allo sviluppo di una filiera agricola Ghigi completamente italiana a partire dal seme fino al confezionamento del prodotto finale. Lo sviluppo di una filiera di questo tipo permetterà di incentivare la coltivazione del grano duro in Italia sia dal punto di vista delle superfici coltivate e delle quantità prodotte, attualmente insuffi- altri 18 verranno assunti nei la realizzazione di una pasta cienti, che per un miglioramen- prossimi due anni. L’idea-guida fatta con il 100 per cento di to in termini di qualità del pro- del nuovo management è stata grano italiano. Nel panorama dotto poiché attraverso il nostro prodotto valorizziamo le produzioni locali e garantiamo un beneficio economico sugli agricoltori italiani. Nel 2007 aveva rischiato di sparire dalle tavole italiane a da quelle di mezzo mondo. Ma dopo il fallimento del dicembre 2007, lo storico pastificio Ghigi fu rilevato da un cordata di consorzi agrari, capeggiata dal consorzio dell’Adriatico (che copre il territorio da Forlì-Cesena ad Ascoli), che nel pieno della recessione mondiale ha deciso di sfidare la crisi puntando su innovazione, qualità e una integrazione di filiera tra agricoltura e industria che non ha precedenti. Il risultato è stato un piccolo miracolo perché nell’Italia del tasso di disoccupazione a due cifre, il pastificio Ghigi ha salvaguardato il posto di 36 lavoratori della precedente gestione e assumendo 42 nuovi dipendenti, mentre GiG 43 gastronomia italiano si tratta di un progetto controcorrente, che si avvale del controllo della filiera da parte degli agricoltori, tramite i consorzi agrari coinvolti. E’ nato così un modello di filiera integrato tra agricoltura e industria unico nel suo genere, con gli agricoltori di almeno tre regioni (Emilia Romagna, Toscana, Marche) impegnati a fornire il grano necessario allo stabilimento, con la garanzia di un ritorno economico in base alla qualità del prodotto. La filiera Ghigi è nata sotto l’egida della green economy, in cui l’utilizzo del grano italiano al 100 per cento consente un drastico abbattimento dei emissioni di CO2 lungo tutto il ciclo produttivo. Il contratto di coltivazione Ghigi assicura la tracciabilità di tutto il grano dal campo alla tavola, con il controllo dal seme al concime, al diserbo, fino allo stoccaggio e insilaggio gestito dai Consorzi Agrari. Lo stesso ritiro del prodotto avviene con macchine certificate no-Ogm. La ripartenza del pastificio è avvenuta con i crismi dell’innovazione. Dalla tradizionale sede di Morciano, Ghigi si è trasferita a San Clemente di Rimini, dove 44 GiG con un investimento di 29 milioni di euro, è stato realizzato il nuovo stabilimento, su una superficie di 65 mila metri quadrati di cui 14 mila coperti. Il tutto con uno standard tecnologico d’avanguardia, in grado di produrre 430 mila quintali di pasta all’anno, che diventeranno 830 mila entro il 2015. Punto di forza è l’esportazione. All’estero è infatti destinato l’85 per cento della produzione di cui il 45 per cento in Francia, con il brand leader Price e Ghigi; il 25 per cento in Germania, con il brand Mamma Lucia e Ghigi; il 15% negli Stati Uniti con il brand Ghigi, Arneo, Vesuvio e Delish (biologico); il restante 15% è suddiviso tra Corea, Etiopia, Spagna, Repubblica Ceca, Libia, Malta e Giappone. Particolarmente importante è il brand biologico Delish, in crescita negli Stati Uniti dove viene venduto dalla maggiore catena di farmacie americane, la Walgreens, con 8.000 punti vendita in tutti gli stati federali. In Italia pasta Ghigi viene distribuita per il momento in Emilia Romagna, nord Marche e Lazio, attraverso la grande distribuzione, grossisti, negozi tradizionali, punti vendita del consorzio agrario Adriatico e botteghe di Campagna Amica. La pasta Ghigi si può acquistare in tutti i Consorzia Agrari e presso i Supermercati Conda ed altri negozi alimentari. E’ veramente eccellente. B benessere Tunisia I benefici del Mediterraneo Rubrica a cura di Franca Dell’Arciprete Scotti A ffacciata sul Mediterraneo, arricchita da un clima moderato, tiepido e ventilato, la Tunisia è una vera oasi di benessere. 300 giorni di sole caldo e cielo blu all’anno, con un’alta stagione che va da aprile a ottobre, e ha il suo culmine nei mesi di giugno, luglio e agosto. Oltre ai benefici della natura, che indubbiamente contribuiscono al piacere di un relax sulle sue coste, la Tunisia vanta un’offerta eccellente di strutture per la “remise en forme”. Sono stazioni termali, cliniche estetiche, hammam, Spa e centri di talassoterapia specializzati. Strutture da sogno all’insegna dell’eccellenza in alberghi e resort a quattro e cinque stelle lusso, che uniscono la tecnologia più avanzata a una cultura dell’accoglienza di altissimo livel46 GiG lo basata sulla tradizione. Qui vengono proposti trattamenti che valorizzano al massimo i benefici dell’acqua di mare. In particolare, dunque, la talassoterapia. Questa terapia si basa sull’azione curativa sia dell’acqua che del clima marino. La Tunisia vanta 49 centri di talassoterapia su tutto il territorio, per soddisfare una richiesta turistica crescente e specifi- benessere ca. Tabarka, Gammar th, Hammamet , Djerba, Mahdia, Monastir, Sousse, Zarzis: nelle località più affascinanti del paese, a un passo dalle spiagge più belle del Mediterraneo, si trovano strutture in grado di offrire i migliori trattamenti per la salute e la bellezza. La talassoterapia è un trattamento che affonda le radici nella storia: praticata da Egiziani, Fenici, Greci e Romani, è una vera panacea per stimolare, rimineralizzare, rilassare e rigenerare l’organismo. Le proprietà dell’acqua e dei prodotti marini (sabbia, alghe e fanghi) agiscono su corpo e mente, curando e donando profondo benessere. In tempi più recenti la talassoterapia è stata studiata scientificamente e perfezionata in Francia a partire dal XIX secolo. Oggi si configura come una combinazione di idroterapia (bagni idromassaggi, doccia a getto…) che associa i benefici dei prodotti marini e dell’acqua del mare a quelli dei massaggi e di altre cure del corpo. L'acqua di mare viene impiegata per sabbiature e nebulizzazioni ad una temperatura tiepida. Un'altra applicazione talassoterapeutica è la balneoterapia, la quale viene effettuata con GiG 47 acqua di mare calda, appena superiore ai 30 °C. La balneoterapia effettuata in queste condizioni esercita un'azione positiva nei confronti del sistema circolatorio. Infine non dimentichiamo i trattamenti con le alghe marine ricche di oligoelementi, le quali possono essere impiegate sia fresche che essiccate. Il tutto valorizzato al massimo dai benefici effetti del clima marino stimolante ed energizzante. Generalmente, quindi, le cure nei centri di talassoterapia richiedono almeno una settimana, anche per favorire l’adattamento al clima e assue farsi man mano agli effetti for- benessere temente rigeneranti delle terapie. Anche le singole giornate sono organizzate su più fasi, e prevedono di solito dai quattro ai cinque trattamenti al giorno. In Tunisia poi la talassoterapia si arricchisce dell’esperienza di culture diverse e coniuga le pratiche tradizionali con le usanze locali, in primis i rigeneranti massaggi praticati negli hammam. Ecco alcuni dei centri di eccellenza. The Residence Tunis vanta uno dei più bei centri di talassoterapia del Mediterraneo, con 30 cabine per i trattamenti, hammam, sauna, piscina e area relax. Per i trattamenti di bellezza, 6 cabine Spa dove vengono utilizzati i prodotti Darphin. www.theresidence.com/tunis Le Terme Marine di Cartagine sono parte integrale di questo spa hotel, uno dei migliori di tutto il Mediterraneo. Il Radisson Blu Resort & Thalasso, a Djerba Hotel 5 stelle situato sull'isola di Djerba ed è il luogo perfetto dove trascorrere momenti di relax, nella lussuosa Spa/Thalasso. http://www.radissonblu.com /resort-djerba L’hotel Hasdrubal Yasmine Hammamet è un lussuoso hotel 5 stelle affacciato sul mar Mediterraneo. http://www.hasdrubal-thalassa.com Da ricordare che in Tunisia, mentre la lingua ufficiale è l'a- 48 GiG rabo, il francese è la seconda lingua del Paese ed è molto diffusa. Nelle regioni turistiche si parla anche italiano, inglese e tedesco. In tutti i centri talassoterapici quindi si è accolti con assoluta cortesia e disponibilità, spesso da personale che può dialogare con gli ospiti nella loro lingua. 9 aeroporti internazionali permettono l’accesso diretto alle principali regioni turistiche, con trasferimenti di breve durata: Djerba, Enfida, Gabes, Gafsa, Monastir, Sfax, Tabarka, Tozeur e Tunisi. [email protected] www.tunisiaturismo.it benessere GiG 49 D dossier La corsica in bocca Gastronomica anche la traversata. Brocciu e i suoi fratelli. Castagna, la sua polenta e la sua birra. Figatellu e salumi. Aragoste, ostriche e cozze, pesci di mare e acqua dolce. Spiagge incontaminate come a Bora-Bora. Anche il Tour de France ha fatto questo giro Testo di Riccardo Rolfini È il contraltare della nostra Sardegna, sono due cocktai da gustare senza preferenze, hanno tutto, storie millenarie e personaggi che hanno fatto grandi i due Paesi, Napoleone Bonaparte imperatore dei francesi, e Giuseppe Garibaldi, eroe dei due mondi e uno dei padri dell’Italia moderna. In questi giorni, la Corsica è anche al centro dell’attenzione degli sportivi, ospitando la partenza del mitico Tour de France e le sue prime tre tappe, che toccano tutti i siti compresi nel giro che vi proponiamo. Corsica e Sardegna hanno spiagge bianche, rosa, di sabbia e di roccia, hanno fon50 GiG dali ricchi di corallo e di pesci, attrezzature balneari e siti nascosti, di tipo polinesiano, ed hanno una gastronomia fra le più varie del mondo e tanto articolata da essere ad alto livello anche sulle navi che le collegano alla terraferma francese o italiana. La compagnia “Corsica Sardinia Elba Ferries” ha fatto della dossier cucina mediterranea il suo fiore all’occhiello, insieme all’accoglienza riservata ai suoi naviganti che si imbarcano da VADO LIGURE-SAVONA, LIVORNO, NIZZA e TOLONE e, al ritorno, da BASTIA. Una cucina internazionale ma con forte connotazione italiana, tanto da proporre piatti regionali, con sempre nuovi menu: dalle linguine al pesto ai paccheri con pesce spada e pomodoro. Anche i più piccoli hanno la loro “carta”. Nella nave ammiraglia “Mega Smeralda” oltre al ristorante alla carta c’è anche la trattoria tipica e il self service. BIGLIETTERIA: tel. 0192155300. In Corsica la gioia dei sensi continua. Dalla costa ligure l’arrivo a Bastia è preceduto dalla sfilata della nave davanti allo spettacolare “Dito” di Cap Corse, preceduto dall’isola di Giraglia, fra Macinaggio e Barcaggi. Un capo che è poi preferibile affrontare in fuoristrada o in moto lungo tutte le infinite curve disseminate su entrambe le coste. Su quella orientale, sosta nella deliziosa ERBALUNGA, porticciolo mini ma borgata affascinante, arricchita da trattorie e ristorantini come l’ESQUINADE (nome di un granchio molto gustoso) da cui ammirare il tramonto sull’isola d’Elba dopo il bagno nel mare sottostante. Ed eccoci a BASTIA, una delle due capitali dell’isola, città napoleonica con tre maxi statue del Corso che qui è nato ma che qui è passato di rado. La città vecchia e la GiG 51 zona portuale, da cui arrivano e partono i Ferries per l’Italia, sono piacevoli da scoprire, mentre è d’obbligo il giro del mercato della domenica (analogo mercato ma solo gastronomico, il venerdì ad Ajaccio). La tavola è imbandita lungo tutta la giornata fra i forti odori delle Tapinade ( salsa tradizionale con acciughe fresche e olive nere, e “gentile” con quelle verdi), formaggi di capra e di pecora, fra cui il favoloso BROCCIU, “caprino” fresco prodotto da settembre a giugno, il “pistou” (pesto da condimento o tartine), la farina di castagna per fare la polenta ed una gustosissima birra, i succulenti salumi fra cui il “Figatello” piatto invernale cotto con la polenta di casta- dossier gne. La storica Bottega “Cap Corse” con distilleria dell’omonimo Amaro alle erbe del Capo, in viale De Gaulle 15 da 150 anni, completa le offerte del mercato con dolci, confetture, , torroni, mieli, vini, oli e liquori, e tutte le leccornie conosciute e non. DA BASTIA, discesa a BONIFACIO, lungo la costa orientale e con sosta (premiatissima) all’”Etang (laghetto) d’Urbino”, da cui arrivano sulla tavola del “Restò galleggiante”, ostriche e cozze indimenticabili. Siamo vicini a GHISONACCIA e alle antiche Terme romane di Aleria. Da qui la strada migliora ed eccoci a BONIFACIO, a picco sulle Bocche che la dividono dalla Sardegna, distante 12 chilometri). Indimenticabili la passeggiata serale nella città vecchia e, di giorno, l’escursione in battello lungo la costa, fuori e dentro le grotte colorate e fascinose dalle forme più fantastiche ma identificate in un drago, nella Corsica rovesciata o nell’immancabile “cappello di Bonaparte. L’alta falesia è improvvisamente attraversata dalla “Scalinata del Re d’Aragona”, che dalla chiesa sovrastante scende al mare con 187 ripidissimi gradini tagliati nella roccia. La leggenda la vuola realizzata in una sola notte dalle truppe spagnole durante l’assedio del 1420; la storia afferma che fu costruita alcuni decenni prima dagli abitanti del villaggio. Straordinaria diventa la costa occidentale che alterna spiagge bianco-blu a rocce e anfratti su un mare da sogno. Una vera sorpresa ci attende a MURTOLì di SARTèNE, dove madame Valerie ha creato un Domaine di lusso che profuma di atolli del Pacifico, con un litorale lungo otto chilometri, lagune ove far ammar- 52 GiG rare gli idrovolanti privati in arrivo da Parigi, ville di lusso ottenute dalla trasformazione di vecchi fienili, case semicrollate, edifici pericolanti e stalle in disuso.. Questo lembo di Thaiti ha anche un ristorante, il “Corallo” dove menu di mare si alternano a quelli di terra, cinghiali compresi. Le ultime due tappe del nostro tour sono nella bella città di dossier AJACCIO, già citata in precedenti occasioni e, all’interno dell’isola, nella prima capitale corsa, l’attuale città universitaria di CORTE, rimessa a nuovo, dotata di un modernissimo Museo della Corsica e di trenini colorati che salgono fino al castello. E’ una vera scoperta il cuore dell’isola napoleonica, con le sue alte vette, innevate 4 mesi d’inver- no, e con i suoi torrenti, cascate e laghetti, alberghi-ristoranti di campagna e montagna, come l’auberge de la Restonica (il fiume su cui si specchiano i succulenti piatti del ristorante). Infine, la impegnativa traversata con discesa su Bastia, per rientrare nel Ferry. con indirizzi CORSICA E SARDEGNA FERRY, ALCUNI RISTORANTI E HOTEL HOTEL DI VADO LIGURE (Savona) : [email protected], CORSICA: AGENZIA DI TURISMO IN Bd Roi Jerome, 17- Ajaccio CEDEX 20181NFO: ATOUT FRANCE nelle info www.visite-corsica.com GiG 53 A approfondimento Intolleranza al glutine Un aiuto può venire dall’uso di semi antichi di Tania Turnaturi N ell’ambito del Festival del pane di Prato, l’8 giugno si è svolto il convegno sulle intolleranze al glutine. Si tratta della celiachia, patologia autoimmune dell’intestino tenue che reagisce alla proteina del glutine (la gliadina) presente soprattutto nel grano, con un’infiammazione che, provocando l’atrofia dei villi intestinali, interferisce con l’assorbimento delle sostanze nutritive. Descritta per la prima volta dal pediatra Samuel Gee nel 1887 in un convegno a Londra, solo negli anni ’40 del secolo scorso un altro pediatra, l’olandese Willem Karel Dicke ne collegò empiricamente la causa al grano avendo notato che durante la carestia del 1944 si era verificato un calo sensibile del tasso di mortalità tra i bambini affetti da celiachia, tornata ai livelli precedenti dopo il conflitto quando si ripristinò l’uso delle farine di graminacee. Nel 1952 in Inghilterra si mise a punto la 54 GiG relazione con la proteina del glutine. Secondo i dati dell’Associazione Italiana Celiachia, in Italia sono 380.000 i soggetti celiaci, l’85% dei quali asintomatici non diagnosticati. La Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia per l’anno 2011, a cura del Ministero della salute, stima in 600.000 il numero di individui potenzialmente sensibili, cioè quasi l’1% della popolazione, di cui 135.800 quelli testati positivamente. approfondimento I fattori ambientali costituiti dalla componente proteica delle farine di frumento, orzo, segale ed avena (glutine), sono condizioni scatenanti in presenza di predisposizione genetica. Chi per lungo tempo non ricorre a una dieta appropriata e rigorosa rischia di sviluppare un adenocarcinoma o un linfoma all’intestino tenue. L’Associazione Italiana Celiachia, composta da 20 associazioni regionali onlus con oltre 60.000 soci, svolge un’azione capillare di sostegno ai celiaci e alle loro famiglie aiutandoli a instaurare nuovi comportamenti alimentari e fornendo informazioni per facilitare la diagnosi che richiede esami immunologici e accertamenti diagnostici mirati. Inoltre agisce presso le istituzioni politiche, amministrative e sanitarie a ogni livello affinché siano garantiti i diritti dei celiaci e applicati i metodi diagnostici e terapeutici che garantiscano diagnosi corrette, promuove e sostiene la ricerca scientifica e si adopera per diffondere la cultura del gluten free nei ristoranti e nelle strutture turistiche. L’aumento del numero dei casi accertati ha fatto assumere alla patologia i connotati di malattia sociale, riconosciuta dalla legge 123 del 2005 che detta le norme per la protezione dei soggetti affetti dall’intolleranza permanente al glutine, favorendone il norma- le inserimento nella vita sociale e riconoscendo il diritto all’erogazione gratuita dei prodotti dietoterapeutici senza glutine. L’unico trattamento efficace conosciuto è la dieta rigorosamente priva di glutine. Deroghe anche di scarsa entità comportano la recrudescenza dei sintomi e ciò ha posto serie limitazioni a coloro che intendono osservare i precetti religiosi, cattolici o ebraici, che prevedono l’uso rituale di pane azzimo. Per tenere accesi i riflettori sul problema ogni anno il 26 maggio si celebra la Giornata internazionale della celiachia. Le ultime strategie terapeutiche per contrastare la malattia puntano sulla produzione di nuovi tipi di grano o il ricorso alle sementi antiche. Il comune di Prato ha da tempo promosso l’iniziativa di diffondere la cultura dell’uso del grano antico nella panificazione per un’alimentazione di qualità che apporta benefici alla salute, mettendo a coltura 5 ettari con semi di grano GiG 55 riportati a purezza, realizzando un centro di sperimentazione con riduzione da 4 a 5 volte della percentuale di glutine. I lavori del convegno di Prato, moderato dal giornalista Carlo Cambi, sono stati arricchiti dal contributo della ricercatrice Laura Gazza del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura CRAQCE che ha riferito di uno studio che mette a confronto il grano attuale con vecchie varietà: questi ultimi hanno dimostrato una tenacità inferiore del glutine, ad esempio il grano monococco presenta un glutine poco strutturato. Il professor Stefano Benedettelli della Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, ha ribadito che le farine ottenute da grani antichi hanno un contenuto di glutine inferiore e più debole ma anche una quantità più variabile di metaboliti secondari e minore quantità di epitopi tossici che si riducono ulteriormente ricorrendo alla lievitazione naturale con lievito madre che rende il pane più digeribile. approfondimento Il formaggio in Italia di Giuseppe Lambertucci C ominciamo con questo numero un excursus sui formaggi ita- liani: loro nascita, loro aspetto, loro caratteristiche organolettiche, loro utilizzo, ecc. Una seppur parziale conoscenza della ristorazione italiana, sperimentata sull’intero territorio nazionale, stupisce per una realtà negativa: la quasi completa assenza sulla tavola di uno spazio per il formaggio, anche se negli ultimi tempi qualche miglioramento si può notare. Sembra che i ristoratori siano a disagio a proporre piatti di formaggio, malgrado spesso ci si trovi in zone che offrono scelte a volte entusiasmanti; frequentemente una richiesta precisa viene esaudita con la proposizione di quei pochi tipi da tutti conosciuti e non sempre invitanti per la ovvietà. Manca quasi sempre il carrello predisposto e la media risto- li più alti nella quale si giunge sempre il suo posto a tavola, spesso all’accaparramento di dando così l’impressione di piccole partite particolari ma una vera cultura gastronomica. poi, al momento di conclude- Ad onor del vero bisogna dire razione snobba tranquillamen- re, manca lo spazio per una che nelle abitudini dei cugini te una attenta ricerca, compito proposta adeguata data la d’oltralpe i primi sono pressospecifico di chi si atteggia ad completezza tronfia del menù. chè inesistenti. Questa situazione non si verifi- La similitudine con il vino viene ambasciatore del territorio. Diversa, per fortuna, la situa- ca quasi mai nei ristoranti fran- spontanea: spesso grandi vini zione nella ristorazione a livel- cesi, in cui il formaggio trova rischiano di rimanere in canti56 GiG approfondimento na perché non trovano spazi colare costituzione(di cui par- una ricerca più pertinente e al termine di un pranzo iper- leremo in seguito) è un alimen- soddisfacente, quasi dei calorico. Non è più tempo in to estremamente complesso e gemellaggi gastronomici da cui l’abbondanza a tavola per questo non è facile deter- cui trarre motivi di piacere ma può essere indice di riscatto minare su schemi prefissati anche di cultura. Certamente sociale: fa parte della nostra norme precise di abbinamento esistono delle norme generali storia. Le mutate condizioni ma di volta in volta si deve dalle quali non si può prescinlavorative che costringono al procedere per tentativi che dere ma sono pur sempre pasto veloce fuori casa, minor sono in grado spesso di rive- orientamenti entro i quali il tempo (e voglia) di dedicarsi larci sensazioni entusiasmanti. buon gusto e la fantasia hanno alla cucina, attenzioni partico- Il formaggio, come il vino, è possibilità di esprimersi con lari al proprio benessere ed mutevole, molto legato all’am- una certa libertà. anche una scarsa conoscenza biente in cui nasce e in teoria I vini sono innumerevoli, i formigliore maggi italiani sono oltre 600: dei prodotti sono fattori deter- l’abbinamento minanti per variata. una dieta poco dovrebbe essere con vini della non c’è che da mettersi all’ostessa zona: è semplice e logi- pera!!!! Specialmente in momenti con- co ma non sempre acconten- A rileggerci alle prossime pungiunturali come quello che stia- ta. Allora è preferibile tentare tate!! mo attraversando in cui ci sono notevoli flessioni anche nella ristorazione, una sapiente proposta di formaggi potrebbe incidere favorevolmente su un menù che necessariamente ha dovuto subire un drastico taglio per il peso dei costi sulle materie prime. Inoltre un felice abbinamento sarebbe quanto mai stimolante anche al consumo dei vini di casa nostra. Indubbiamente una prospettiva simile deve presumere una notevole capacità di chi propone oltre che una grande umiltà di chi vuole essere veramente partecipe di straordinari incontri gastronomici. Il formaggio per la sua partiGiG 57 R recensioni Avvocato in cucina Le ricette di un’avventuriera del gusto Testo di Tania Turnaturi T iziana Stefanelli, vincitrice a febbraio 2013 della seconda edizione di MasterChef Italia, di professione avvocato, esprime in questo libro la sua curiosità gastronomica coltivata osservando da bambina la nonna Nella che cucinava per la famiglia condensando le tradizioni calabresi e pugliesi dei due rami familiari. A dieci anni inizia a cimentarsi col pesce pescato dal padre e si accorge di possedere un’innata capacità nel riconoscere i sapori degli ingredienti delle pietanze. Cresciuta nella capitale, si innamora della tradizione culinaria romana e delle tipicità alimentari della Tuscia viterbese. Durante le vacanze in Sicilia, terra d’origine del marito, diventa assidua frequentatrice del mercato ittico e organizza cene memorabili col pesce appena pescato. Quattro anni di permanenza in India arricchiscono il suo percorso culinario e impara a personalizzare i piatti con le spezie. Per la sfida di MasterChef ha carpito ai grandi chef, con talento e tenacia, tecniche e segreti per colmare le lacune e affinare le capacità, intrecciando i sapori della cucina di tradizione. Il libro rappresenta questo percorso di intuizione, creatività e curiosità, puntando all’eccellenza di cibi innovativi e di tendenza con rivisitazioni moderne e internazionali, presentando 48 piatti raggruppati per antipasti, primi, secondi, dolci. Immagini d’impatto, design raffinato, testi che affiancano alla ricetta la descrizione di un ingrediente sotto il profili culturale e gastronomico. “Non cucino per assecondare i gusti di chi mangia ma per sorprenderli” è il suo motto. Edito da Rizzoli f.to cm 21 x 26 pp. 128 illustrate copertina cartonata prezzo di vendita euro 19,90 ISBN 978-88-17-06287-9 stampato Aprile 2013 58 GiG recensioni Oli d’Italia 2013 del gambero rosso 2013 Una Guida che vi porta alla scoperta di un mondo affascinante e complesso. Recensiti 394 aziende e 583 oli Testo di Antonella Fiorito O gni olio è frutto di un luogo, di un frantoio, di una coltivar. Un viaggio lungo tutta l’Italia, la patria dei mille sapori dell’olio extravergine d’oliva di qualità, dove ogni territorio gode di una sua specificità, sia olivicola che gastronomica. Per questo motivo, nella Guida, in ogni regione sono presenti molte segnalazioni dei migliori luoghi dove mangiare, dormire e comprare nelle vicinanze delle aziende ma anche dove godere dell’ospitalità dei produttori stessi. Poi il racconto dei luoghi, gli abbinamenti ideali con i suggerimenti dei grandi chef , le informazioni techiche e storiche delle azienda e le analisi sensoriali sugli oli. La terza edizione di "Oli d'Italia" cita 394 aziende e 583 oli recensiti nella guida che premia con le Tre Foglie i migliori extravergine d'Italia. Realizzata con la collaborazione di Unaprol, consorzio olivicolo italiano, la guida del Gambero Rosso si conferma quindi uno strumento indispensabile per tutti gli operatori dell’enogastronomia, i buyers, ma anche per tutti quei buongustai che vogliono di approfondire la conoscenza dell’olio d’oliva.. Il significativo aumento del numero delle aziende presenti nella guida Oli d'Italia 2013, va di pari passo con un aumento generale della qualità dei prodotti. Segno, questo, della volontà da parte dei produttori di mettersi sempre di più in gioco in un settore che anno dopo anno dimostra le sue straordinarie potenzialità anche sui mercati esteri. Non dimentichiamo che l’Italia è uno dei maggiori paesi produttori di olio extra vergine d’oliva, secondo solo alla Spagna, è tra i principali esportatori di questo prodotto ed è anche uno dei paesi dove c’è il maggior consumo pro-capite a livello mondiale. Il primato italiano sta nel ricchissimo e complesso parco varietale: in fatti sono state censite nella nostra penisola più di 350 cultivar che danno origine ad oli eccellenti nella loro singolarità e differenti gli uni dagli altri. E’ aumentato il numero degli oli che hanno guadagnato le Tre Foglie, passati dai 138 dello scorso anno a 183 di questa edizione. Un dato estremamente importante in quanto le Tre Foglie rappresentano il massimo riconoscimento della guida dell'eccellenza Made in Italy e che rispettano i parametri del disciplinare Unaprol 100.% Qualità Italiana che garantiscono al consumatore provenienza e qualità. Anche quest’anno troviamo la Toscana al primo posto con 31 Tre Foglie, seguita dal Lazio con 29, dalla Puglia con 21, dalla Sicilia con 19, e dall'Umbria con 18, e poi l'Abruzzo con 15, la Calabria, la Campania e le Marche con 7, la Sardegna con 6, il Trentino Alto Adige con 5, la Liguria e la Lombardia con 4, il Molise e il Veneto con 3, l'Emilia Romagna con 2, e la Basilicata con 1. Dieci i premi speciali attribuiti al miglior fruttato leggero, miglior fruttato medio, miglior fruttato intenso, GiG 59 miglior extravergine biologico, miglior rapporto qualità/prezzo, miglior monocultivar, migliore azienda, miglior Toscano IGP e miglior extravergine da ristorazione votato da una giuria di chef rappresentativi di alcune delle maggiori regioni olivicole italiane : Heinz Beck (La pergola dell’hotel Roma Cavalieri Hilton), Massimo D’Addezzio (Stravinskij Bar dell’hotel De Russie,Roma), Niko Romito (Reale a Casadonna, Castel di Sangro) e Salvatore Tassa (Le Colline Ciociare, Acuto). Inoltre per la prima volta è stato introdotto un premio per la miglior performance relativa a un’area geografica, ossia un riconoscimento verso quei produttori che hanno dato una spinta alle potenzialità del territorio . Il premio è stato dato quest’anno alla zona delle Colline Pontine nel Lazio, una terra che negli ultimi anni è passata dall’essere una semplice area produttiva olive da mensa (l’olivo di Gaeta) a un territorio che si distingue per costanza qualitativa e per attinenza al terrori. Altra novità di quest’anno è la segnalazione delle aziende che producono olive da mensa e quelle che offrono ospitalità all'interno delle loro strutture. EG eventi gustosi PORCINO ON THE ROAD AD ALBARETOPORCINO ON THE ROAD AD ALBARETO D ell'uso del fungo Porcino di Albareto nella cucina locale si parlava già nel Settecento. Dal 1993 questo goloso ingrediente, versatile per primi e secondi piatti ma anche contorni della tradizione culinaria locale, è poi insignito della denominazione di Indicazione Geografica Protetta – unitamente a quello di Borgotaro (PR) e Pontremoli (MS) – e Albareto è tappa obbligata per chi percorre la Strada del Fungo Porcino, munito di buon fiuto e bastone, alla ricerca dei preziosi miceti. Delizia che nasce spontanea tra boschi di faggio, castagno e abeti, il re del sottobosco viene incoronato ogni anno sull’Appennino Parmense, dove si saluta l’estate con il suo profumo. Per celebrarlo e proporlo in tutte le sue declinazioni, dal 6 all’8 settembre 2013, la Fiera Nazionale del Fungo Porcino di Albareto (PR) torna e si rinnova con ingresso libero per tutti. I festeggiamenti iniziano il venerdì alle 18.00 con il taglio del nastro della manifestazione e si prosegue il sabato dalle 9 alle 24 e la domenica dalle 9 in poi. Giunta alla sua 18° edizione, la settima da quando ha carat- tere nazionale, la Fiera di Albareto è gemellata con la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba (Cuneo) e può contare complessivamente su oltre 5mila metri quadrati di strutture coperte, sull’apporto 60 GiG di 220 volontari ed una serie di iniziative collaterali che ogni anno ne arricchiscono il sapore. info: www.fieradialbareto.it www.albaretofunghi.it eventi gustosi VINO È…MUSICA “IL CAMMINO DELL’ARTE, L’INCONTRO DEI SAPORI” RADDOPPIA A GROTTAGLIE V ino è…Musica “Il cammino dell’arte, l’incontro dei sapori”, l’appuntamento ad hoc per assaporare i vini pugliesi tra installazioni di arte e percorsi enoculturali raddoppia. Il 3 e 4 agosto, il suggestivo quartiere delle Ceramiche di Grottaglie (TA), è pronto ad attendere migliaia di turisti, appassionati e curiosi, che potranno gustare, tra itinerari inediti e diversificati, i migliori vini abbinati ai sapori made in Puglia. Via Crispi, la strada che accoglie le storiche botteghe di ceramica sarà arricchita da stand artigianali ed enogastronomici e da perfomance artistiche. Il vino autoctono pugliese, come il primitivo e il negroamaro, sarà il principe dei percorsi di degustazione, insieme ai prodotti caseari e ai salumi e, per chi ama la cucina mediterranea, i ristoranti della città proporranno i piatti simbolo della tradizione pugliese. Ma non finisce qui. Tante le novità che la quarta edizione dell’atteso evento pugliese ha in programma. Con il patrocinio di Enoteca Italiana, l’ente nazionale vini, sarà possibile conoscere da vicino il mondo del vino con dei mini corsi creati ad hoc e poi l’istituzione del I Premio Vino è…Musica legato alle migliori eccellenze presentate durante la manifestazione. La selezione avverrà grazie alla collaborazione di Radici Wines, l’associazione che da anni si occupa della promozione dei vini autoctoni del sud a livello nazionale ed internazionale. Info: www.vinoemusica.it eventi gustosi 15 ANNI PER "I PRIMI D'ITALIA" (FOLIGNO, 26-29 SETTEMBRE 2013) Primi piatti da assaggiare grandi chef da ascoltare personaggi da incontrare C ompie quindici anni I Primi d'Italia, il Festival Nazionale dei Primi Piatti che si tiene annualmente a Foligno (Pg). Dal 26 al 29 settembre, il centro storico folignate ospiterà l'edizione 2013 di uno tra gli appuntamenti più attesi da foodie, appassionati e gourmet di tutta Italia: la quattro giorni interamente dedicata ai primi piatti nazionali. I Primi d'Italia si conferma un festival adatto a tutti, dai junior ai senior, dagli sportivi ai foodnauti, da chi soffre di intolleranze alimentari ai gourmand, dai semplici curiosi agli appassionati di tutte le età, con Villaggi del Gusto, laboratori, incontri e degustazioni guidate alla scoperta delle preparazioni dei primi piatti italiani e della storia e della cultura alle quali i nostri primi sono indissolubilmente legati. Organizzato da Epta Confcommercio, il festival si animerà attraverso gli ormai "storici" Villaggi del Gusto dove si potranno degustare, in sedici differenti location, svariate proposte (da 2,50? a 7,50?) a base di riso, pasta, polenta, zuppe, formati regionali, ricette della tradizione e piatti creativi. Tante e disseminate in tutto il centro storico folignate le location che proporranno assaggi no-stop dedicati al piatto simbolo delle nostre tavole, interpretato da cuochi locali e nazionali e servito in abbinamento a prodotti tipici e specialità delle diverse regioni di provenienza. Confermate anche per l'edizione del 2013 le scuole di cucina, ovvero i Master in Primi Piatti, tenute da grandi chef italiani (Claudio Sadler e Gaetano Trovato): vere e proprie lezioni per appassionare sia i più curiosi che gli esperti. Ma la novità di questa edizione sono I Primi d'Italia Cooking Show che si terranno in piazza Carducci alla presenza di grandi chef, che tutte le sere terranno gratuitamente e per tutti appuntamenti di cucinaspettacolo sul palco della manifestazione, tra cui Mauro Uliassi, Cesare Marretti a Simone Rugiati. Alle esibizioni di cucina seguiranno, come nel consolidato spirito della manifestazione, concerti e momenti di spettacolo per il grande pubblico. Torneranno anche in questa edizione i Laboratori di Piazza della Repubblica, con più incontri al giorno e degustazione finale, dedicati alla conoscenza di prodotti specifici della nostra Italia: dall'amatriciana alle tagliatelle, dalle erbe di campo ai prodotti gluten free e del benessere a tavola, dai segreti del farro ai piatti preparati con la birra. E dopo il successo della passata edizione, Palazzo Balducci-Spinola ospiterà nuovamente I Primi a Palazzo con appuntamenti di cultura alimentare che vanno dalle sfilate di moda con abiti di pasta a sculture e gioielli di pasta. E poi gli appuntamenti con Libri da Gustare organizzati dalla Ca dj' Amis, gli incontri con le foodblogger e le lezioni di bon ton, di arte del ricevere e di cake design. Per i bambini sempre presente l'appuntamento con i Primi d'Italia Junior: quattro giorni di incontri a Palazzo Deli in cui i più piccoli potranno partecipare ad attività ludiche e di animazione tra gioco e didattica, manipolando la pasta in un vero e proprio laboratorio da provetti chef. 62 GiG Da non perdere infine le proposte di Street Food che abbracciano i principali piatti italiani, l'esposizione, promozione e vendita di piante officinali, aromatiche e di spezie, l'esposizione e vendita di prodotti alimentari tipici (locali e nazionali) di eccellenza e a marchio protetto, la libreria dei primi con tutte le pubblicazioni enogastronomiche e l'area espositiva dedicata alle cose di cucina e quella dedicata alle produzioni dei migliori pastifici artigianali. Ma da quest'anno il Festival che, primo in Umbria dal 2009 è stato eco-sostenibile, sarà anche 2.0 con applicazioni e facilitazioni social per comunicare in tempo reale con i visitatori della rassegna, oltre a lanciare il contest "Primo d'Italia" diretto a tutti i Followers dei FoodBlogger italiani che vorranno cimentarsi in una sfida a colpi di ingredienti tipici regionali e creatività. E poiché I Primi d'Italia è una manifestazione che ha sempre riservato grande attenzione al concetto di "salute nel piatto" non mancheranno, anche in questa edizione, momenti cultuali, appuntamenti e degustazioni dedicate a chi ha problemi di celiachia, intolleranze alimentari, diabete od obesità. Per maggiori informazioni: www.iprimiditalia.it