Il fronte: vita, morte e poesia

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Il fronte: vita, morte e poesia
Autrici
Linda Previtali
Noemi Salustri
Anna Tramma
Classe 5B linguistico
SEZIONE TESINA TRIENNIO
Il fronte: vita, morte e poesia
Introduzione
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1914, si passò dalla guerra di movimento alla guerra
di trincea.
La vita in trincea era totalmente diversa da come ci si aspettava e risultò l'opposto di ciò che la
retorica del poeta D'Annunzio e la propaganda futurista avevano elogiato.
Il conflitto fu veicolo di sofferenza sia psicologica che fisica per coloro che ne furono vittime, che
avvertirono maggiormente quel senso di instabilità e incertezza che è la precarietà. Si diveniva
fragili, ma, nonostante ciò, si cercava di reagire, e così si rafforzavano i sentimenti di fratellanza,
amore, amicizia.
L'unico modo per poter superare questa terribile condizione e dunque poter evitare la morte era
restare uniti ed affidarsi all'aiuto reciproco. Non a caso Ungaretti scrisse una poesia rivolgendosi ai
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soldati, con i quali condivise la terribile esperienza della guerra, con il termine Fratelli, che è anche
il titolo del componimento..
Secondo Ungaretti, pur essendo tutti fratelli ovvero tutti degli uomini, in tempo di guerra purtroppo
è importante sapere quali "fratelli" sono i nemici e quali sono amici. Attraverso questa parola viene
espressa la solidarietà e la fratellanza, citate in precedenza, condivise in un'esperienza così dolorosa
con la quale si era costretti a convivere.
Per quanto riguarda gli aspetti negativi che la guerra suscitò nella psiche dei soldati, questi ultimi
subirono una vera e propria "spersonalizzazione": il soldato cessava di essere un uomo, un
individuo. Il suo "io" era un altro; la vita che egli conduceva come soldato era una parentesi della
sua vita, alla quale riservava una scarsa importanza; egli dunque viveva estraneo a se stesso.
Leggendo le poesie di Ungaretti, è proprio la psiche dei soldati l’aspetto che ci ha maggiormente
colpite e che quindi abbiamo deciso di analizzare. Abbiamo infatti cercato di capire e spiegare il
comportamento umano di fronte ad un’esperienza estrema come quella della guerra.
• La spersonalizzazione
La “spersonalizzazione” dei soldati era un fenomeno dovuto alla loro vita monotona sul fronte, la
cui atroce realtà ne causò un restringimento del campo di coscienza. La loro vita mentale fu assai
ridotta e non alimentata in quanto erano abituati a vedere sempre le stesse cose, lo stesso paesaggio
sgradevole e uniforme -di cui parleremo più in là- che perennemente era davanti ai loro occhi,
addirittura limitato dalle feritoie.
I soldati che possedevano istruzione e cultura più ampie soffrivano più degli altri di questa
decadenza intellettuale: i loro cervelli erano impegnati in un unico esercizio o compito giornaliero e
si impigrivano, come testimoniano alcune lettere scritte dai combattenti nel loro periodo di servizio
militare in trincea. Non si pensava a nulla e l'orologio del cervello era fermo.
Essi accettarono con difficoltà la dura condizione in cui vivevano, in mezzo al fango e alla
sporcizia, costantemente esposti ai bombardamenti nemici. Furono costretti ad accettare una lunga
guerra, pur continuando a credere che quest'ultima sarebbe stata breve. Nessuno poteva chiudere
occhio, ma si doveva rimanere costantemente all'erta sia di giorno che di notte. Si diveniva delle
macchine.
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Durante la Prima Guerra Mondiale era comune l'uso di droghe pesanti tra i soldati, al fine di
mantenere lo spirito bellico dei combattimenti e placare i forti dolori dovuti alle ferite riportate a
causa di questi ultimi. Alle truppe italiane era distribuita un’ enorme quantità di grappa prima di
lanciarsi all'attacco, per poi divenire assuefatte, dipendenti da essa e in modo da poter tollerare le
condizioni precarie che le circondavano.
Molti dei soldati divenivano apatici sentimentalmente e insensibili: pur vedendo i propri compagni
colpiti e feriti premersi sull'addome o su un fianco e contorcersi in mille posture dal dolore, o
addirittura vedendoli morire straziati davanti ai propri occhi, essi mantenevano un atteggiamento
tranquillo, semplicemente assuefatto da tutto il frastuono causato dai bombardamenti.
Altri invece, seppur in minoranza, erano disposti con entusiasmo al sacrificio. Altri ancora
andavano all'assalto con “gioia”, perché era dovere di tutti gli altri soldati, perché era necessario.
Tuttavia assuefazione, spersonalizzazione e apatia erano addirittura considerate delle qualità. Colui
che si dimostrava distaccato e disincantato si era adattato alle circostanze ed era, come si
supponeva, in grado di portare a termine determinati compiti.
• La guerra mediatica
Dunque l'esperienza della Prima Guerra Mondiale vissuta dai soldati sul fronte fu talmente dura da
essere considerata come il più grande conflitto della storia mondiale. Il conflitto si concluse
ufficialmente nel 1919, dopo cinque lunghi anni di scontri sanguinosi e genocidi, e le cifre parlano
da sé: circa dieci milioni di caduti in guerra e altrettanti civili, per un totale di circa diciassette
milioni di vittime.
A rendere la guerra ancora più terribile fu l'avvento della strumentalizzazione dei mass-media: la
storia è piena di false informazioni diffuse al fine di vincere un conflitto. Mentre coloro che
vivevano la guerra in prima persona non avevano la possibilità di ricevere notizie su quanto
accadesse su altri fronti, nemmeno la possibilità di ricevere della posta, coloro che non ne erano
coinvolti avevano un quadro ben diverso da quello che rappresentava in realtà un teatro di morte e
distruzione.
La disinformazione e la propaganda finalizzata ad indurre a specifici atteggiamenti e azioni,
giocarono un ruolo importante negli scontri che ebbero luogo tra il 1914 e il 1918, tutto dovuto al
progresso delle tecnologie, che resero le comunicazioni molto più efficienti.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, la stampa fu a pieno titolo una delle forze interventiste
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che la rese possibile. Inoltre, la mobilitazione militare fu accompagnata da un’ altrettanto grandiosa
mobilitazione politica e mediatica per lo sviluppo del mito della "guerra giusta", portato avanti con
forza dai giornali della destra tradizionale e dei gruppi industriali e finanziari, e sostenuta anche da
una parte del giornalismo di sinistra.
Questo fenomeno di diffusione viene definito come una vera e propria "guerra mediatica", il cui
fulcro sono appunto i mass-media.
Un tempo le vittime della propaganda delle parti in guerra erano i nemici diretti, ora le vittime sono
potenzialmente tutti coloro che ne vengono influenzati mediante efficaci tecniche di persuasione.
Grazie alla propaganda, con la necessità di una spinta popolare e dell'indignazione dell'opinione
pubblica, si è in grado di aggredire una nazione e mettere in ginocchio un intero popolo.
Molto spesso i manuali di storia ci raccontano vicende differenti rispetto a quelle che si
svilupparono realmente nel passato, perché quello che viene riportato sono informazioni provenienti
da notizie o, nel caso del primo conflitto mondiale, da quotidiani fondati al fine di diffondere la
propaganda di un determinato movimento politico caratterizzato da determinati ideali.
• Allegria di naufragi
Il rapporto che i poeti hanno avuto con alcuni avvenimenti del proprio tempo è molto importante
per capire ed interpretare meglio la storia. Solo la poesia, con la sua capacità di cogliere e di
interpretare in un modo più profondo la realtà, riesce ad umanizzare gli aspetti della vita, anche
quelli più tragici. Solo la poesia riesce, con le sue immagini, a farci prendere coscienza della
disumanità di ciò che è avvenuto.
Il ruolo che alcuni poeti assunsero nel momento in cui l'Italia decise di intervenire nella prima
guerra mondiale fu determinante: quasi tutti si schierarono a favore dell'interventismo, anche se con
motivazioni diverse. La guerra però portò degli esiti drammatici che provocarono solo morte e
distruzione e gran parte dei poeti coinvolti mutò radicalmente la propria prospettiva, cogliendo solo
gli aspetti drammatici di questo evento e riportando cosi nelle poesie i segni evidenti di una ferita
provocata da esso.
Giuseppe Ungaretti partecipò al conflitto in prima persona, ed è grazie alle testimonianze delle sue
poesie che oggi siamo a conoscenza della difficile realtà della guerra. Tutte queste poesie furono
frammenti di memorie vissute personalmente sul fronte e condivise con i suoi compagni soldati.
Il dolore e la solitudine umana non furono dunque un'esperienza individuale ma divennero
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un'esperienza collettiva, come possiamo vedere nelle liriche composte durante tale periodo, segnate
da un’ indelebile esperienza. Esse sono quelle contenute nella raccolta Allegria di naufragi, il cui
titolo allude all’allegria del marinaio che riesce a sopravvivere al naufragio. Il titolo simboleggia la
speranza dell’uomo di continuare a vivere (allegria) nonostante le terribili catastrofi (naufragi) come
la guerra.
La guerra è l’esperienza centrale della sua giovinezza e tema ricorrente delle sue poesie.
Le poesie scritte da Ungaretti sono frammenti di vita vissuti al fronte; egli infatti scrisse come un
diario di guerra che ricrea attraverso le sue parole, immagini, momenti di attesa e di morte.
Le parole usate dal poeta sono poche ma molto significative, pochi vocaboli ma molte emozioni
diverse e contrastanti; le frasi utilizzate da Ungaretti sono caricate di un intenso significato, talvolta
concentrato in una sola parola:
Veglia
"Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita".
Cima quattro, 23 dicembre 1915
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In questi brevi versi scopriamo tutta l'intensità di quel sentimento di allegria che l'uomo prova nel
momento in cui sfugge alla morte. Sdraiato accanto a un commilitone morto, il poeta avverte più
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forte che mai la presenza della morte nella vita umana, ma reagisce scrivendo “lettere piene
d'amore” e celebrando il proprio attaccamento alla vita.
• Pensieri e parole
Ma oltre alle testimonianze della vita di trincea di Ungaretti, noi sappiamo che tanti uomini, dai più
giovani ai più anziani parteciparono alla guerra, quindi noi ci siamo chieste: Cosa pensa un uomo,
poco più che bambino, quando va in guerra? Pensa questo: “Colla mente andavo passando in
rassegna la bella festa grande da fanciullo e mi rattristavo pensando che era e, purtroppo è,
passata per sempre.
Troppo presto ci hanno voluto far diventare uomini e il nostro spirito ancora giovane non può fare
a meno di ricordare le gioie passate e di rattristarsene come di una perdita troppo prematura.
Diciotto anni sono pochi per poter passare allegramente le feste di Natale lontano dalla famiglia e
per di più al fronte!”.
Queste sono le parole di un giovane chiamato Giuseppe Trentini, classe 1899, richiamato alle armi
mentre era a scuola, spedito in prima linea e tornato a casa con un ricordo permanente, una
malinconia che sempre lo accompagnò per i suoi giorni a venire, quella malinconia di chi ha visto il
mostro negli occhi: la guerra.
Anche Ungaretti scrisse delle poesie nelle quali espresse tutte le sue emozioni. Egli non aveva un
momento di pace, doveva sempre stare attento e vigile ai pericoli. I suoi sentimenti sono ben
descritti nella poesia Soldati, nella quale paragona per l’appunto i soldati a delle foglie d’autunno:
“Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie”.
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In questi brevi versi è espressa l'attesa del soldato. La foglia sul ramo,fragile ed indebolita nel vento
d'autunno che la minaccia, attende, vulnerabile come il soldato, dopo una lunga stagione di guerra.
L’unico momento di pace, per il poeta, era il breve momento dell’alba, come scrive nella poesia
Mattina, nella quale in pochissime parole fa comprendere egregiamente le sue sensazioni sulla
nascita del sole vista dalla trincea.
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“M’illumino
d’immenso”. 3
Il titolo, Mattina, è molto importante poiché rievoca il momento della giornata nel quale il poeta,
durante la guerra, viene come abbracciato da una luce molto intensa proveniente dall'alto,
accompagnata da una sensazione di calore.
Tale luce illumina lo spazio circostante, facendo risplendere interiormente il poeta e permettendogli
cosi quasi di percepire la vastità dell'infinito.
Sullo stesso genere è Dormire, una delle poesie più belle di Ungaretti. Essa è basata
sull’accostamento della sua persona ad un paesino ricoperto dalla neve. Il poeta la scrive nel 1916.
“Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve.” 4
Questa poesia rappresenta il desiderio del poeta di una pace interiore: calma, serenità e protezione.
La neve, adagiata delicatamente sul paesino, rispecchia perfettamente questi sentimenti: con il suo
manto soffice e delicato unito alla calma del paesino, evocano l’immagine di serenità, pace ed
armonia con se stessi.
Il periodo della guerra fu per Ungaretti l’inizio della sua vera creazione poetica, dato che prima di
essa aveva pubblicato ben poco. In trincera egli scriveva, coricato nel fango, su pezzi di carta o su
vecchi giornali.
La morte è un tema frequente nei suoi versi e in questo momento per lui la poesia è come un’ancora
di salvezza ed un modo per reagire ad un mondo deformato e capovolto.
Dalla consuetudine alla morte nasce dunque una poesia che esprime un nuovo attaccamento alla vita
e rinnova un sentimento di fratellanza nei confronti degli altri uomini che vissero questa guerra
nella trincea insieme a lui.
• La natura
Ma ora affrontiamo il tema della natura nella poesia del nostro Ungaretti. La natura rivestì un ruolo
fondamentale nella sua poetica.
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Il poeta descrisse con estrema minuziosità gli scenari naturali in cui soldati soffrirono per le vicende
della trincea. La natura, sotto questo scenario bellicoso, è una natura “mutilata” ma allo stesso
tempo, sotto alcuni aspetti, “meccanicistica” come approfondì ampiamente Giacomo Leopardi.
Riportiamo ora alcune parole tratte da un’intervista del poeta in cui egli afferma che: <<Gli uomini
sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura e
questo sino dal primo momento. L’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è
un atto contro natura>>. Quindi secondo il poeta la natura dell’uomo è di distruggere la natura
stessa: diciamo la sua “seconda natura” per così dire.
Attraverso la sua poesia, Ungaretti prese coscienza di essere solo “un’immagine passeggera”del
ciclo indifferente e senza fine della natura e della vita (da Sereno). Proprio per questo ciclo
riconosciamo alcune sfumature leopardiane nello stesso Ungaretti, vissuto nel secolo successivo
rispetto al primo. Ma, alla consapevolezza del dolore e alla precarietà della vita si oppone il
continuo sforzo di reagire alla sconfitta: se la vita è un eterno naufragio, l’uomo continua il suo
viaggio, procedendo in un perpetuo alternarsi di morte e vita, di naufragio e allegria.
SERENO
"Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Presa in un giro
Immortale."
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LA SÉRÉNITÉ DE CE SOIR
"Après tant de nouages une à une se dévoilent
les étoiles
Je respire la fraîcheur que laisse sur les lèvres
la couleur attendrie du ciel
Je m’aperçois avec douce tristesse une immane
qui passe
pris en un tour éternel."
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In una bella serata d’estate, il cielo è limpido e si scorgono finalmente le stelle. Ungaretti rileva che,
nella magnificenza del creato, egli è solo un’«immagine passeggera». È un tentativo di godere
pienamente della natura, di giungerne alla comunione. Ungaretti crede che in un ambiente esotico,
quello di Alessandria, sia più stretto il legame con il paesaggio naturale che lo circonda. A questo si
oppone la consapevolezza della finitezza della vita umana che non è altro che una
<<immagine/passeggera/ Presa in un giro/ immortale>>. Qui si individua l’opposizione della
condizione umana che è <<passeggera>> con la natura che, al contrario è <<immortale>>.
La differenza fra le lingue si individua solamente dal punto di vista metrico: il componimento
italiano si caratterizza dal tipico ritmo spezzato e cadenzato di Ungaretti, mentre quello francese è
un intermedio tra la prosa e il verso.
VIE
"Corruption qui se pare d’illusions." 7
La poesia si articola in un solo verso. La «corruption» acquista il valore di disfacimento fisico e
morale, nuovamente in balia del ciclo di produzione e distruzione della materia. Le illusioni di cui
ci parla il poeta alludono, ancora una volta, all’allegria del naufrago, alla gioia dell’attimo immersa
in un destino di sofferenza e lotta contro il dolore. Tuttavia, vista la grande influenza che ebbe il
Leopardi nella sua formazione, non è escluso che si tratti di una sorta di estrema sintesi-parafrasi
del Sabato del villaggio, dove il verso impersonale «se pare» sembra riferirsi alle illusioni di
Leopardi. «Vie» entra a far parte del titolo.
HIVER
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"comme un graine mon âme a besoin du
travail caché de cette saison."
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La lirica si basa su una comparazione fra il grano che viene seminato d’inverno e la condizione del
poeta-soldato. Lo spirito umano, proprio come il grano, richiede un lavoro accorato e nascosto per
potersi ristorare e risvegliare. I campi semantici della natura («graine», «travail caché» riferito a
«saison»,«hiver») della condizione umana («mon âme») si fondono nella precarietà della vita dove
l’«avoir besoin», riferito a entrambi, sottende a un unico destino d’inevitabile fragilità.
SI PORTA
"Si porta
l’infinita
stanchezza
dello sforzo
occulto
di questo principio
che ogni anno
scatena la terra."
9
FIN MARS
"Nous portons une fatigue infinie
naturelle de l’éffort occulte de com
qui chaque année revient à la terre."
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Come nell’ Hiver l’uomo, minuscola «fibra» del più ampio ciclo della natura, con il
sopraggiungere periodico della primavera risente dello stesso sforzo di cui risente la terra per
rigenerarsi. L’intero componimento è retto da due verbi, uno all’inizio e l’altro al termine della
lirica. Il primo ( «Si porta») è riferito all’ illusione umana mentre il secondo («scatena» ) è
indirizzato all’azione naturale. Entrambi condividono l’area semantica della fatica con l’aggiunta,
per l’uomo, di uno spossamento interiore. Se confrontiamo i verbi del testo italiano con quelli del
testo francese, ci saltano all’occhio alcune cose: il verbo «portare» che nel componimento italiano è
utilizzato in terza persona singolare alla forma impersonale, nei versi francesi è presente alla prima
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plurale; il secondo verbo che nel componimento “Si porta” è “scatena” e sembra sottolineare la
violenza dell’azione, per quanto riguarda Fin Mars è «revient», puntando più su un’idea di ciclicità.
• Ungaretti, Leopardi e Blake
Nascita e morte sono il limite di partenza e il limite finale della vita, ma sono anche punti di
passaggio verso l’infinito.
Percependo questi due momenti della vita, non possiamo fare a meno di pensare che il nostro io è
circondato dall’infinito e di sentire ogni volta nostalgia e timore; ma anche l’immensità percepita
dall’intuizione sensibile è un indizio di una infinità superiore. Insomma Ungaretti rinnova Leopardi.
Questo potrebbe sembrare come un commento all’Infinito leopardiano ma esso mostra anche temi
poetici ungarettiani.
L’INFINITO
"Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare." 11
Leopardi: Ungaretti ereditò la struttura degli idilli perché anche le sue liriche sono costruite
alternando ad una descrizione paesaggistica, una riflessione di una verità sul mondo o sull’anima
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umana appena scoperta, magari proprio attraverso il paesaggio. Così in Ungaretti la Natura è
assunta come una fitta trama di simboli.
Come è evidente nei precedenti componimenti in lingua francese, Ungaretti ricopriva anche il ruolo
di traduttore e in particolare ci interesseremo alle traduzioni dall’inglese dei lavori di William
Blake, poeta e pittore.
Ungaretti si pone in un atteggiamento di massima disposizione nei confronti del testo tradotto, nel
rispetto della struttura linguistica, semantica, fonica ed evocativa dell’originale.
Lo sforzo continuo di Blake di creare una grande opera tematicamente unitaria, l’ossimoro vitamorte e la potenzialità gnoseologica della parola influenzarono notevolmente il pensiero e la poesia
ungarettiani.
D’altro canto, la stessa poetica blakiana costituirà, nel successivo sviluppo della poesia
ungarettiana, un punto fermo di confronti e suggestioni che ritroveremo disseminate dal Sentimento
del Tempo in poi.
THE BLOSSOM
di William Blake
"Merry, Merry Sparrow!
Under leaves so green
A happy Blossom
Sees you swift as arrow
Seek your cradle narrow
Near my Bosom.
Pretty, Pretty Robin!
Under leaves so green
A happy Blossom
Hears you sobbing, sobbing
Pretty, Pretty Robin,
Near my Bosom."
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IL FIORE di Giuseppe Ungaretti
"Allegro, Allegro Passero!
Tra verdi foglie un Fiore
di contentezza colmo
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ti vede dritto dritto
sfrecciare a farti il nido
qui sopra il Petto mio.
Grazioso Pettirosso!
Tra verdi foglie un Fiore
di contentezza colmo
ti sente singhiozzare,
Grazioso Pettirosso,
qui sopra il Petto mio."
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Conclusione
Possiamo dunque affermare, in conclusione, che la guerra significò, per Ungaretti e per gli altri
soldati, la solitudine atroce, il freddo, la morte.
Tuttavia, mentre gli altri soldati mostravano una rassegnazione o un disperato abbandono alla
morte, il poeta sentì un forte attaccamento alla vita. Egli trovò la forza per reagire grazie alla sua
poesia, riscoprì la propria dignità interiore e il senso di partecipazione al destino comune
dell’umanità; paradossalmente proprio grazie alle sofferenze create dal dramma della guerra,
recuperò i suoi più profondi valori. Le sue poesie sono una denuncia delle atrocità della guerra e
della sua assurdità e un invito a recuperare i veri valori della vita, quali la fratellanza, l’amicizia,
l’amore e la solidarietà.
Note:
1)
Giuseppe Ungaretti, Veglia, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie,
Oscar Mondadori, Milano, 2015
2)
Giuseppe Ungaretti, Soldati, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
3)
Giuseppe Ungaretti, Mattina, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
4)
Giuseppe Ungaretti, Dormire, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
13
5)
Giuseppe Ungaretti, Sereno, da L’Allegria. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
6)
Giuseppe Ungaretti, La Sérénité de ce soir, da Derniers jours. G. Ungaretti, Vita d’un
uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
7)
Giuseppe Ungaretti, Vie, da Derniers jours. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
8)
Giuseppe Ungaretti, Hiver, da Derniers jours. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
9)
Giuseppe Ungaretti, Si porta, da L’Allegria . G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
10)
Giuseppe Ungaretti, Fin mars, da Derniers jours. G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le
poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
11)
Giacomo leopardi, L’Infinito, dai Canti
12)
William Blake, The Blossom, da Songs of Innocence and of Experience
13)
Giuseppe Ungaretti, Il fiore, da Visioni di William Blake
Bibliografia
G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2015
Corrado Bologna, Paola Rocchi, Rosa fresca aulentissima, vol.4,6 Loescher editore, Torino, 2010
Spersonalizzazione dei soldati:
http://www.bibliolab.it/materiali_dida/mat_forum/gmat5.htm
Tema della guerra:
http://ilblogdellasecondae.myblog.it/2014/04/02/ungaretti-lesperienza-della-guerra/
http://spigolature.net/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=454:la-grande-guerraraccontata-da-giuseppe-ungaretti&catid=242:effetti-letterari&Itemid=240
Guerra mediatica:
14
https://it.wikipedia.org/wiki/Propaganda#La_Prima_Guerra_Mondiale_e_il_.E2.80.9Csalto_quantico.E2.
80.9D_della_propaganda
https://mragnedda.wordpress.com/warshow-la-guerra-mediatica/
Ungaretti e la guerra:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Ungaretti
Poesie:
http://www.oilproject.org
La natura:
www.patrialetteratura.com
www.youtube.com
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