Iraq, scandalo al consolato italiano «Visti venduti per 10mila euro»

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Iraq, scandalo al consolato italiano «Visti venduti per 10mila euro»
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Dal Corriere.it del 28 febbraio 2017
Iraq, scandalo al consolato italiano
«Visti venduti per 10mila euro»
Scoppia il caso «Visagate»: almeno 152 episodi, la Farnesina indaga. Permessi a siriani respinti da altri governi
europei. Scoppia il «visagate» al consolato italiano nel Kurdistan iracheno. Procedure di visto per l’Italia pagate
sino a 10 mila euro al posto dei 90 indicati sui prezziari della Visametric, l’agenzia incaricata di preparare le
domande ufficiali. È ormai quasi un anno che dalla sede della rappresentanza italiana a Erbil giungono voci di
bustarelle e soprattutto operazioni poco pulite per ottenere l’agognato visto che permette l’accesso all’area
Schengen. «Si devono versare soldi, tanti soldi in contanti. Altrimenti non riesci neppure a far giungere le tue
pratiche agli sportelli del consolato», ci dicevano gli amici curdi già nell’ottobre scorso. Ma ora i sospetti
diventano quasi certezze. Appena prima di Natale la Farnesina ha inviato una commissione d’inchiesta ad Erbil
per far luce sulla vicenda. Sotto la lente d’ingrandimento dei commissari ci sarebbero almeno 152 visti ottenuti
pagando cifre esorbitanti e comunque molto più alte delle tariffe ordinarie. «Molti tra coloro che hanno
ottenuto il visto in modo irregolare sono cittadini curdi locali. Ma quasi la metà sarebbero arabi iracheni e tra
loro anche tanti profughi siriani. La questione si fa delicata. Pare infatti che alcuni di questi ultimi fossero stati
rifiutati da altri consolati europei per motivi di sicurezza. Con gli italiani invece è stato sufficiente pagare»,
rivelano al Corriere fonti locali ben informate. Non è difficile comprendere la delicatezza della questione. Lo
scandalo scoppia mentre in Europa e nel mondo impera l’allarme terrorismo e si dibatte come regolare
l’afflusso dei migranti. Inoltre, Erbil per il governo di Roma rappresenta una sede importante: da qui passano gli
aiuti europei alle forze militari curde, da qui si guarda con attenzione agli sviluppi dell’offensiva in corso contro
Isis trincerato a Mosul e da qui transita la logistica dello sforzo tutto italiano per mettere in sicurezza e riparare
la grande diga sul Tigri a pochi chilometri dalle zone dei combattimenti. «Siamo ben al corrente del problema. E
infatti attendiamo i risultati dell’inchiesta organizzata dalla Farnesina. Se i sospetti dovessero venire provati, se
ne dovrebbe occupare la Procura di Roma. Va detto che la questione era stata segnalata con urgenza già a fine
estate dalla nostra console, Alessandra Di Pippo, che, sebbene fosse arrivata a Erbil da poco tempo, ne aveva
subito colto la gravità», spiega il nuovo portavoce del ministero degli Esteri, Marco Peronaci. La Di Pippo a fine
gennaio ha lasciato Erbil a seguito di «gravi problemi familiari» ed è stata spostata al desk Libia a Roma. «La
nostra console ha dovuto lasciare l’Iraq per accudire in Italia la mamma malata», chiarisce l’ambasciatore
italiano a Bagdad, Marco Carnelos. Al suo posto dovrebbe arrivare a fine aprile Serena Muroni, che al momento
sta terminando il suo mandato presso l’ambasciata di Kampala. Al centro dell’inchiesta italiana, non sono solo le
attività della Visametric, che nel frattempo continua ad offrire i suoi servizi presso le sedi diplomatiche italiane
di Erbil, Bagdad e Bassora, ma anche il personale del consolato. In particolare, ormai da alcune settimane non si
sta recando al lavoro Claudio Nuccitelli, impiegato italiano dell’ufficio visti di Erbil, e potrebbe essere presto
formalmente sospeso dal suo incarico.
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COMMENTARIO
La FLP Affari Esteri prendendo spunto dall’ennesimo scandalo visti riportato nell’edizione del 28 febbraio dal
Corriere della Sera, richiama all’attenzione di tutti sulla necessità più volte rimarcata della scelta ponderata del
personale, soprattutto dirigente, da inviare nelle sedi all’estero, specialmente in quelle sensibili dal punto di
vista della sicurezza nazionale. Le ripetute segnalazioni di questa organizzazione sindacale non vengono prese
in giusta considerazione e l’amministrazione fa sempre prevalere interessi diversi di bottega, anzi di
retrobottega: ecco i risultati!
Gli altri Paesi europei, quelli seri veramente, preparano in anticipo il personale da inviare con una specifica
formazione sugli usi e i costumi del Paese d’invio (lingua, cultura, politica, religione, comportamenti
antropologici ecc.). I nostri partono invece alla Carlona, dopo avere frequentato i corsi, cosiddetti preposting
che non servono a niente, se non da alibi e contribuiscono a complicare le cose e a rendere più confuse le idee
di chi parte per l’estero.
La vergognosa, triste, vicenda del “Vistigate” che getta ancora fango sul nome già compromesso dell’Italia
all’estero, ci offre l’opportunità di sottolineare, quasi come un atto dovuto, un’ulteriore aggravante: la
ricorrente assegnazione di posti all’estero sensibili e delicati a personale privo delle necessarie competenze
professionali, che ora sono accentuate dall’invenzione del profilo unico. Infatti, il dipendente Nuccetelli, citato
dal Corriere della Sera come persona coinvolta in quello che ha definito “Vistigate” risulta essere un
collaboratore tecnico informatico, destinato ad occuparsi del settore visti, proprio grazie allo sciagurato profilo
unico. Altra stranezza emerge dalla circostanza che il responsabile, o la responsabile, del consolato di Erbil (ex
territorio turco) ha chiesto di rientrare a Roma per assistere la madre malata. Già in precedenza si erano
verificate simili situazioni nelle quali un altro dipendente in servizio anch’egli in qualità di responsabile in una
sede chiacchierata, era dovuto rientrare a Roma, sempre per assistere un stretto congiunto. Non vorremmo
arrivare ad avere strani pensieri, secondo cui alcune sedi particolari nell’occhio del ciclone, diventino
cagionevoli per la salute delle persone care a coloro che vi prestano momentaneamente servizio.
Non smetteremo mai di denunciare “ad nauseam” che la disinvolta e, apparentemente, inarrestabile arroganza
della casta finirà molto presto per compromettere definitivamente l’immagine dell’Italia, con tutte le nefaste
conseguenze connesse.
Le nostre speranze sono rivolte al nuovo vento politico in arrivo!
Roma, 1° marzo 2017
UFFICIO STAMPA
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