PIPPA BACCA – Camilla Bottin

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PIPPA BACCA – Camilla Bottin
PIPPA BACCA – Camilla Bottin
Sposa in nero – Monologo teatrale di Pippa Bacca
(È buio in sala, una luce a occhio di bue illumina una figura accasciata a terra, esanime. Indossa un
vestito da sposa, l'aspetto è trasandato, il trucco è colato sulle guance in seguito a lacrime
violente. La ragazza si sveglia e si guarda attorno impaurita).
Sono morta. Questa è la mia tomba, una fossa scavata in fretta e in furia ai margini di un boschetto
presso la località Ballikayalar in Turchia. Non ricordo molto, solo mani che mi tengono ferma,
artigliandomi la pelle, e un dolore indicibile nel basso ventre dove la bestia immonda è entrata in
me. Mi sono fidata, ho accettato un passaggio da quell'uomo sul furgoncino nero. Sembrava un
tipo a posto, un normale padre di famiglia. Rammento i suoi baffi folti, alla turca, e la sua voce
gentile. Mi aveva parlato dei figli che vedeva poco, a causa del divorzio con la moglie. Mi aveva
chiesto come mai una ragazza come me vagasse da sola per la Turchia con un vestito da sposa.
Sembrava seriamente preoccupato. Proprio come un uomo che ha famiglia e ha paura che a uno
dei suoi ragazzi succeda qualcosa.
(L'attrice si alza in piedi e prende una valigia)
Il mio viaggio, iniziato in occasione della festa della donna, voleva essere un atto di fiducia nel
prossimo, avrei attraversato undici paesi in conflitto in autostop. Il mio vestito da sposa, bianco
candido, doveva essere un messaggio di pace e di speranza. Tutto si è concluso qui, a Istanbul,
dove mi sono separata dalla mia compagna per qualche giorno. Avrei dovuto rivederla a breve.
(Camminando per il palco, attraversando cartelli stradali)
Slovenia... Croazia... Bosnia... Bulgaria, il mio percorso insieme all'amica Silvia era una vera e
propria performance artistica. Scattavo una foto alle persone che mi davano un passaggio e le
ritagliavo in modo che assumessero la forma di un mezzo di trasporto. Erano la mia vita, in quelle
occasioni riuscivo a entrare in contatto con culture diverse, si dialogava di speranza. Ero alle stelle,
finalmente sentivo dentro di me che era possibile costruire qualcosa di buono in questo mondo
marcio. Mi sentivo parte integrante di un progetto più alto. Sapevo che il mio viaggio non era
esente da pericoli, ma io avevo fiducia, chi mai avrebbe potuto fare del male a un simbolo di pace?
Un grande battage mediatico infatti aveva anticipato il mio arrivo e ogni volta che qualcuno mi
riconosceva per strada era una festa. Mi sentivo un'eroina che portava in giro per il mondo il
vessillo della gioia di vivere. Era per questo che quando il mio assassino, Murat Karatash, imboccò
la statale D 100 non ebbi sospetti, pensavo a una semplice deviazione. Doveva fare pipì, mi disse,
avrei dovuto avere pazienza. Arrivati al bosco, mi aspettavo che lui dovesse uscire per fare quello
che doveva fare. Invece no, chiuse la macchina dall'interno. In quel momento in me si accese la
scintilla della paura, cercai di scappare e di colpire l'uomo con tutte le mie forze. Prima mi
violentò, lasciandomi quasi priva di sensi e poi, come un oggetto che non serve più, mi strangolò.
Avevo esaurito la mia funzione, andavo buttata via. Ero spazzatura.
(Sul sottofondo di “E se poi” di Malika Ayane, ispirata alla vicenda di Pippa Bacca, la ragazza gira
su se stessa fino a cadere, per poi rotolare di nuovo per terra all'infinito)
Mi hanno resa fango ma io non abbandono i miei ideali. La mia famiglia mi ha cresciuta bene,
nemmeno una parola d'odio nei confronti dei turchi. Anche Giovanni, il mio ragazzo, che è rimasto
in Italia, non ha mai tentato di fermarmi. Sapeva che era una cosa che andava fatta per
sensibilizzare il mondo. Dovevo essere la sua sposa, non una novella Persefone rapita per sempre
nelle oscurità dell'Ade. Dovevamo coronare il nostro sogno d'amore. Nonostante tutto io non
riesco ad essere arrabbiata. Ho trovato un manico, sono stata sfortunata, ero nel posto sbagliato al
momento sbagliato. Ma tutte le altre persone che mi hanno accompagnata erano buone e gentili,
ve lo dico con certezza, c'è ancora speranza a questo mondo. Non fermatevi a odiare, ma fate sì
che questo mio progetto vada avanti. Ne ho bisogno per riposare in pace, sapere che non tutto è
stato fatto per morire.
Abbiamo bisogno di amore.
L'uomo non è cattivo, è solo stupido, va educato affinché scelga la via del Bene.
Io sono Pippa Bacca e questa è la mia storia. Potrei dire che è la mia morte, ma per altri deve
essere vita. Speranza.
Se volete onorare il mio matrimonio con la pace, sposatela. Praticatela quotidianamente. Basta
poco, un sorriso, una parola gentile. Comprensione. Affetto.
In una parola: Give peace a change.
(L'attrice fa un gesto come per voler abbracciare il mondo. Le luci si spengono e parte la canzone
“Give peace a change”)