La danza dei fiocchi di neve

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La danza dei fiocchi di neve
La danza dei fiocchi di neve.
Le lacrime rigavano i loro volti.
Scorrevano incessanti dai loro occhi disperati e increduli, così come nella mente scorrevano i ricordi.
I riccioli biondi di un bimbo cresciuto, Luca. Nel tempo era diventato sempre più timido e insicuro.
Anche quando sorrideva, i suoi occhi erano velati di incertezza, di tristezza. L’adolescenza… un periodo
difficile, pieno di tormenti.
I dubbi, la confusione, la paura… Luca era un animo inquieto…
Fin da piccolo aveva dimostrato una spigliata intelligenza: da quando aveva iniziato ad andare a scuola era
stato il primo della classe.
“Diventerai un professore universitario, o un ingegnere, o uno scienziato!” ripeteva orgogliosa sua mamma,
ogni volta che sapeva dei successi scolastici del figlio.
L’orgoglio di una mamma… che spesso non capiva i sogni del suo “bambino”, un asso della danza, che
affiancava a quello della Scala il desiderio di diventare uno chef di successo.
Si, uno chef, perché in cucina poteva esprimere la sua fantasia. In cucina trovava quell’armonia che
conquistava ogni volta che saliva sul palcoscenico.
Ma, proprio per la sua intelligenza, Luca aveva paura di deludere i suoi genitori e ne soffriva.
La sua felicità non coincideva con quella di coloro che amava di più, e che sicuramente lo amavano più di
chiunque altro.
Ragionava spesso su quale sarebbe stata la strada migliore per il suo futuro: era sicuro che le aspirazioni
che i suoi genitori avevano su di lui fossero dettate dal loro amore e dal desideri odi garantirgli una vita
sicura, una solidità economica, ma questa vita non era quella che avrebbe voluto, non pensava di poterne
essere soddisfatto, avrebbe vissuto indossando una maschera che non gli apparteneva.
Spesso, la notte si svegliava avvolto di sudore per l’agitazione, provocata dagli incubi: i suoi dubbi lo
tormentavano e gli impedivano un sonno tranquillo.
Per evitare i brutti sogni restava sempre alzato fino a tardi, a studiare, nella speranza che la stanchezza lo
facesse cadere in un sonno profondo e imperturbabile.
Ma ogni tentativo era risultato vano.
Sua mamma aveva iniziato a preoccuparsi quando una mattina, dopo che lo aveva svegliato per andare a
scuola, lo aveva ritrovato addormentato.
“Tesoro! Come mai sei così stanco?” gli avevano chiesto i suoi.
“È solo che ieri dovevo prepararmi per un’interrogazione!”
Luca non voleva parlare con i suoi genitori dei suoi dubbi, della sua sofferenza.
Era terrorizzato dalla possibilità di deluderli, pensava di poter riuscire a superare da solo questo momento
amletico e struggente, senza chiedere aiuto.
Ma ogni giorno sentiva consumarsi il suo spirito forte e felice, poco a poco, pezzetto per pezzetto, così
come il suo stomaco, che bruciava sempre di più impedendogli di mangiare.
Quel giorno, il gelo entrava nelle ossa.
Era caduta parecchia neve. Luca si era svegliato all’alba e, aprendo la finestra, si trovò avvolto dal candore.
Era nervoso. Aprì il cassetto del suo comodino e prese il suo diario.
Scrisse qualche riga per sfogare i suoi sentimenti.
La mano gli tremava, sentiva di star soffocando. Bevve un sorso d’acqua nel tentativo di calmarsi.
Si mise seduto sul suo letto. Gli occhi gli bruciavano. Avrebbe voluto piangere, ma le lacrime non uscivano.
Ne aveva già versate tante. Troppe.
Il pomeriggio precedente non aveva smesso un attimo di piangere ed era andato a letto senza cena.
Gli borbottava la pancia per la fame, ma un nodo alla gola gli impediva di mangiare.
Il tempo scorreva lentamente… Luca aspettava con ansia l’ora di andare a scuola per staccarsi finalmente
dai suoi pensieri.
Ma quest’attesa altro non era che un ulteriore arrovellarsi di turbamenti nel suo pensiero.
Il suo unico desiderio era quello di liberarsi di questo peso che sentiva dentro di sé.
La paura di tradire le aspettative dei suoi genitori e della società, che in un ragazzo così brillante vedevano
un grande studioso. Ma questo futuro non gli apparteneva ed era sicuro che non l’avrebbe portato alla
felicità.
Era arrabbiato… con se stesso, con la vita…
Quando finalmente suonò la sveglia, si vestì e uscì presto per andare a scuola.
Si sedette su una panchina guardando il candore della neve che scendeva dal cielo, il dolce e armonioso
movimento di quei fiocchi bianchi… la loro danza…
Continuò ad osservarli tutta la mattina, durante le lezioni.
Tornò a casa e dopo pranzo si chiuse in camera sua.
All’ora di cena sua mamma lo chiamò: “Luca! È pronta la cena!”
Una prima volta… una seconda… una terza… nessuna risposta…
Sua mamma aggrottò le ciglia… “forse sta ascoltando la musica…”
Si avvicinò lentamente alla porta della camera, con un immenso peso nel cuore.
Abbassò la maniglia… da dentro non ci fu un movimento, un rumore…
Quando aprì la porta trovò il suo bambino a terra con il suo diario sul cuore.
Nella disperazione, sua mamma prese il diario … c’era un segnalibro…
“Vorrei piroettare fra le stelle, come un fiocco di neve!”
Le lacrime rigarono il suo volto, e non lo lasciarono più.