Unità catechistica sul Padre misericordioso In continuità con il

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Unità catechistica sul Padre misericordioso In continuità con il
Unità catechistica sul Padre misericordioso
In continuità con il lavoro che il parroco ha fatto con i bambini di terza (a gruppi) di approfondimento sugli
atteggiamenti e i personaggi della parabola lucana, Maria ha pensato di strutturare un incontro di
appropriazione ed attualizzazione della parabola.
Prima fase: racconto una storia
1. Le sedie sono disposte in cerchio. I bambini vengono invitati a depositare in un angolo lontano dalla
vista cartelline, cappotti eccetera. Si fanno sedere e dopo la preghiera iniziale, la catechista
stabilisce un clima di ascolto e silenzio, poi chiede: “Oggi, ragazzi, vi propongo un gioco: ognuno di
voi provi a pensare ad una volta in cui ha litigato con qualcuno a cui vuole bene. Ci pensiamo in
silenzio per qualche minuto. Non dovete raccontarmi niente, è una cosa che dovete pensare e
basta”.
2. Dopo qualche secondo di silenzio – in cui ha cortesemente ma fermamente impedito ai bambini di
raccontare gli episodi che li riguardano – riprende: “Litigare è una cosa triste, ma a volte succede.
Anche ad un bambino che conosco è successo. Adesso vi racconto la sua storia, la ascoltiamo
insieme”.
“La storia di LUCA”
Luca era un bambino normale, proprio come voi. Viveva con la mamma, il papà e la sorella maggiore
Claudia in una bella casetta in campagna.
Un giorno Luca si stancò di sentire la mamma che gli diceva sempre:
“Guarda tua sorella come è brava a fare i compiti senza il mio aiuto, perché a te bisogna dirlo un milione di
volte…”
oppure
“Smettila di guardare i cartoni e aiutami a preparare la tavola…”
Luca voleva fare un po’ come gli pareva e dopo l’ennesima volta che la mamma lo riprendeva decise di
scappare di casa.
Con l’aiuto della bella stagione preparò il suo zainetto con delle merendine, una torcia e quello che gli
serviva per la notte e andò a nascondersi tra i campi di mais dietro la sua casa. Per un paio d’ore andò tutto
bene, Luca era il re della sua capanna, fatta con una coperta, e nessuno poteva fermarlo.
Pensava a quello che si erano detti lui e la mamma e la rabbia nei confronti della mamma saliva, pensava a
sua sorella che era così brava a scuola e ad aiutare la mamma che era così orgogliosa di lei.
Luca era arrabbiato anche con Claudia, sebbene non gli avesse fatto niente di particolare.
Mentre era intento nei suoi pensieri un improvviso acquazzone estivo si abbatté sulla capanna di Luca
riducendola ad uno straccio bagnato.
Il progetto di passare la notte sotto le stelle non sembrava più tanto bello con i vestiti tutti bagnati e senza
una coperta asciutta con cui coprirsi, così appena finita la pioggia il nostro amico si incamminò verso casa
pensando a come scusarsi con la mamma che a quest’ora si sarà accorta che non era in cortile a giocare.
Quando fu vicino a casa la mamma, che lo stava disperatamente cercando, esclamò sollevata:
“LUCA FINALMENTE. Stai bene tesoro? Presto, vieni in casa a cambiarti questi vestiti bagnati...”
Quella sera la mamma cucinò il piatto preferito di Luca, hamburger e patatine fritte per festeggiare, ma
mentre erano seduti a tavola la mamma notò una smorfia di rabbia nel viso Claudia.
Dopo cena andò da lei e le chiese perché avesse tenuto il broncio tutta la sera.
Claudia con le lacrime agli occhi le disse:
“Lui è scappato di casa facendo spaventare tutti noi e i nostri vicini, che lo abbiamo cercato ovunque, e
adesso che è rientrato gli prepari addirittura il suo piatto preferito, mentre per me che faccio sempre quello
che mi dici non hai mai fatto neppure un dolcetto.”
La mamma le rispose:
“Claudia, io ti voglio sempre tanto bene, e so che con te posso stare tranquilla, ma bisogna festeggiare il
fatto che tuo fratello sta bene ed è tornato a casa!”
3. La catechista mette in ordine dei fogli, guarda un libro... passa qualche momento in silenzio, senza
continuare a parlare, lasciando che i bambini interiorizzino ciò che hanno ascoltato o lasciando
spazio alle loro reazioni.
4. Poi riprende: “Adesso mi dite qual è la cosa di questo racconto che vi ricordate di più, che vi ha
colpito”.
Raccoglie le impressioni dei bambini annotandole sul proprio quaderno. Eventualmente lascia
spazio alla discussione. Non esprime giudizi e non dà soluzioni, anche se i bambini approvano
l’operato di Luca o affermano qualcosa che alla catechista appare sbagliato. L’incontro finisce.
Seconda fase: Gesù nella mia storia
1. La catechista ha preparato dei fogli con le sequenze della parabola del Padre misericordioso e invita
i bambini a realizzare un cartellone mettendo in ordine esatto le sequenze per ricostruire la
parabola. Durante il lavoro non evidenzia nessuna analogia con il racconto della volta precedente,
osserva attentamente se i bambini fanno delle connessioni.
2. La catechista (In un terzo incontro? Vedere il tempo necessario a fare il cartellone della parabola...)
introduce il legame tra le due storie riprendendo il suo racconto: “Sapete, la settimana dopo Luca
è andato a catechismo e la sua catechista ha raccontato proprio questa storia. E Luca ha
esclamato: è proprio come è successo a me!!! Proviamo a vedere che cosa ha scoperto Luca?
La catechista ha preparato anche le sequenze per il racconto di fantasia, con cui forma un altro
cartellone.
I cartelloni vengono disposti su due pareti diverse dell’aula. I bambini sono invitati a fare le
connessioni tra i momenti dei due racconti e a dire se in uno o nell’altro c’è qualcosa di più, quali
sono le analogie e le differenze. Ogni analogia viene segnalata con un filo di lana che viene teso tra
un cartellone e l’altro.
3. Conclusione: “Quando ascoltiamo i racconti del Vangelo sappiamo che Gesù parla anche a noi, alla
nostra vita. Che cosa vuole dirci?” Sentire i bambini, guidarli verso l’idea di un Padre che ama tutti
in modo uguale e che è disposto ad accoglierci e sostenerci (la veste nuova...) quando sbagliamo,
a consolarci (tu sei sempre con me) quando siamo scoraggiati. Nelle Sua casa c’è sempre posto.