Paterson - Cinema Primavera

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Paterson - Cinema Primavera
rassicurante in una metodicità
che ogni tanto viene incrinata
da
qualche
inaspettata
irruzione del caso (...) ma che
non riesce mai a mettere
davvero in discussione un
tempo e una vita destinati a
ripetersi all'infinito. E che
rimandano allo spettatore il
senso della fragilità delle cose
(e dell'esistenza) e di come il
cinema riesca miracolosamente
a catturarle.
Paolo Mereghetti
Il Corriere della Sera
17 Maggio 2016
Adam Driver abbandona le luci
di 'Star Wars' per calarsi
nell'universo minimalista di un
autore sofisticato, idolo della
cinefilia più intransigente, come
Jim Jarmusch. La scelta
sembra oculata (...) perché
'Paterson' è
eccentrico ma
ispirato, coerente con la
poetica
crepuscolare
del
regista americano. (...) C'è
qualcosa di magnetico in
questo personaggio singolare,
arrendevole ma non passivo:
nonostante le ore di lavoro
sempre uguali, i rituali della
giornata ripetuti, pulsa in lui
una forma di vita che ha una
dignità ignota ai più. Jarmusch
racconta
l'esistenza
della
coppia
nell'arco
di
una
settimana
ma
più
che
descriverla la esamina al
microscopio con fare da
entomologo.
Ne
coglie
i
dettagli, i silenzi, le espressioni
e
compone
un
quadro
iperrealista a più pannelli il cui
protagonista è in fondo un
incrocio irripetibile di poesia,
ingenuità e consapevolezza.
Ma così facendo Jarmush
conduce
lo
spettatore
a
provare sensazioni che sono in
genere fuori della portata dello
schermo.
Andrea Martini
La Nazione
17 Maggio 2016
Mercoledì 1° marzo, ore 16.30 - 19 - 21.00
Giovedì 2 marzo, ore 19.00 - 21.00
Un film di Whit Stillman
con Kate Beckinsale e Xavier Samuel
Langford, Regno Unito, fine XVIII
secolo. Lady Susan è rimasta vedova
per l'improvvisa morte del marito.
Lascia quindi la residenza di
Langford insieme alla figlia Frederica
per stabilirsi a Churchill, dai parenti
del defunto consorte. La cognata
Catherine diffida fortemente di Lady
Susan, ma sembra non potere nulla
contro lo schema della fascinosa
vedova, che intende sedurre il fratello
di Catherine, Reginald, e maritare la
figlia con il ricchissimo ma ebete Sir
James Martin.
Venerdì 3 marzo, ore 21.00
(versione originale)
MERCOLEDí 22 FEBBRAIO 2017, ORE 16.30-19.00-21.00
GIOVEDí 23 FEBBRAIO 2017, ORE 19.00-21.00
VENERDí 24 FEBBRAIO 2017, ORE 21.00 (v.o.)
Il cast tecnico.
Regia e sceneggiatura: Jim
Jarmusch. Fotografia: Frederick
Elmes. Montaggio: Affonso
Gonçalves. Scenografia: Mark
Friedberg. Musica: Sqürl.
Origine: USA, 2016.
Durata: 1h53.
Gli interpreti.
Adam
Driver
(Paterson),
Golshifteh Farahani (Laura),
Frank Harts (Luis), Rizwan Manji
(Donny), William Jackson Harper
(Everett), Trevor Parham (Sam).
La trama.
Jenny Davin è una giovane
dottoressa molto stimata al
punto
che
un
importante
ospedale ha deciso di offrirle un
incarico di rilievo. Intanto
conduce il suo ambulatorio di
medico condotto dove va a fare
pratica Julien, uno studente in
medicina. Una sera, un'ora dopo
la chiusura, qualcuno suona al
campanello e Jenny decide di
non aprire. Il giorno dopo la
polizia chiede di vedere la
registrazione del video di
sorveglianza dello studio perché
una giovane donna è stata
trovata morta nelle vicinanze. Si
tratta di colei a cui Jenny non ha
aperto la porta. Sul corpo non
sono stati trovati documenti.
Splendido film di Jarmusch (...).
Il regista, raccontando come la
quotidianità
può
venir
squarciata da qualche verso
segnato su un notes, da
qualche schizzo paranormale,
cita anche Dante e Petrarca ma
la sua piccola grande storia,
oltre gli odiati cliché fantasy
hollywoodiani, è omologata su
ogni tipo di paura, malinconia e
solitudine. Bravi Adam Driver,
l'iraniana Golshifteh Farahani,
Marvin il bulldog che ruba le
scene in un incrocio di sguardi
che insegna la ripetitività del
tutto, con un intervallo per la
birra al pub. Paterson è il sogno
del cinema che crede nell'uomo:
vedetelo.
Maurizio Porro
Il Corriere della Sera
29 Dicembre 2016
‘Paterson’ è una di quella
scommesse che sembrano fare
a pugni con la natura del
cinema
ritmo,
movimento,
azione, emozioni aggressive. E
ne è autore un campione del
rinnovamento e della creatività
indipendente degli anni Ottanta
del cinema americano, a partire
da titoli come 'Stranger Than
Paradise' e 'Daunbailò' che
segnò l'incontro con il genio di
Roberto Benigni. (...) Un
universo irreale? Una favola di
semplicità non plausibile? Una
favola probabilmente sì. Ma
densa di vita e di sentimenti
forti. Sentimenti di ribellione alla
velocità
imposta,
al
conformismo dell'allineamento
forzato agli stessi pseudovalori,
al consumo senza guardarsi
dentro. Per creare questo
piccolo mondo di bellezza e di
verità il regista si affida a due
giovani interpreti di provenienza
molto distante l'una dall'altra.
Paterson è Adam Driver,
inconsueto già solo nell'aspetto.
Obiettivamente non bello, alto e
dinoccolato e un po' goffo come
possiamo
aver
immaginato
l'Holden Caulfield di Salinger.
Driver
ha
alternato
il
mainstream della popolare serie
televisiva 'Girls' e dell'episodio
VII di ‘Star Wars’ (...) a impegni
autoriali di altro profilo come il
bellissimo 'A proposito di Davis'
dei Coen e l'ottimo quanto
inquietante 'Hungry Hearts' del
nostro Saverio Costanzo (...).
Laura è l'attrice iraniana,
peraltro bella come il sole,
Golshifteh Farahani (...). Degno
finale dolceamaro.
Paolo D’Agostini
La Repubblica
29 Dicembre 2016
Ci sono registi, pochi, che non
deludono mai. Fra questi Jim
Jarmusch occupa un posto a
parte, anche perché da più di
trent'anni resta ostinatamente
fedele al suo modo di fare
cinema indipendente, senza
nostalgie ma con rigore,
inventiva e curiosità inesauribili.
Questo ‘Paterson’ poi, così
distillato e minimale, è quasi
una provocazione in cui ogni
potenziale conflitto, da film
'all'americana',
viene
puntualmente,
beffardamente
eluso. Perché la cosa più
difficile è proprio cogliere
(interrogare) il pacifico mistero
della vita di ogni giorno, la
sommessa trama di echi, rime,
coincidenze che si affaccia nelle
circostanze più disparate. (...)
Prima di quel bellissimo finale
quasi zen con cui si chiude
questo film sul fare poesia che
schiva tanto il facile ermetismo
quanto le trappole pop e spesso
insopportabili del 'poetico' al
cinema. Con una semplicità e
insieme una profondità che
sono davvero un dono. Oggi più
che mai.
Fabio Ferzetti
Il Messaggero
22 Dicembre 2016
(...) Alla fine di questo film girato
con cristallino nitore e animato
da due incantevoli creature
simili agli innamorati di Peynet,
ci si rende conto di aver molto
capito dell'opera e del mondo
artistico di W.C. Williams, il cui
scopo era isolare con estrema
precisione
di
linguaggio
l'immagine per coglierne l'intima
essenza. E' quello che fa il
nostro Paterson, incarnato con
ispirata semplicità da Adam
Driver, con i suoi deliziosi versi
(scritti con gusto imagista dal
poeta Ron Padgett); ed è quello
che fa Jarmusch con questa
poetica riflessione sulla poesia.
Alessandra Levantesi Kezich
La Stampa
22 Dicembre 2016
Apprezzatissimo
all'ultimo
Festival
di
Cannes
e
raccomandato
dai
summit
cinefili, «Paterson» ci convince
più dal punto di vista degli
intenti che al dunque del
giudizio critico. Vale a dire che
la raffinata filigrana filmica con
cui
Jarmush
avvolge
un'anonima routine esistenziale
in
un'anonima
città
si
percepisce appieno, ma non
entra nel cuore e anzi via via
sfiorisce nell'opacità dei gesti, i
pensieri e le situazioni vissuti
dal catatonico protagonista.
Non colpisce tanto l'assenza di
una vera trama (...) quanto la
precaria ricerca di raggiungere
una forma d'astrazione, una
purezza
drammaturgica
o
l'originalità di un esperimento
anti-fiction. Certo l'impiego del
tempo millimetrato, riflesso
nella flemma e nonchalance del
protagonista - ai nostri occhi
respingente
Driver
ha
qualcosa d'ipnotizzante e la
tecnica delle sovrimpressioni e
delle dissolvenze incrociate
scandite dalla musica del
gruppo personale del regista
Squrl
cercano
d'arginare
l'incombere
di
una
noia
estenuante. Curiosamente, però,
ciò che caratterizza meglio
«Paterson» risiede nell'abilità
con cui Jarmush si prende gioco
dei suoi personaggi e di se
stesso (...).
Valerio Caprara
Il Mattino
22 Dicembre 2016
La calma vita quotidiana del
Paterson conducente, fatta di
lavoro, dialoghi un po' surreali
con la moglie (Golshifteh
Farahani) sempre alla ricerca di
nuove sfide e passeggiate serali
col bulldog Marvin comprensive
di sosta al bar, oltre che di spazi
per scrivere le sue poesie, è
raccontata da Jarmusch con
altrettanta metodicità. Se non ci
fossero
i
nomi
in
sovrimpressione (...) ogni giorno
della settimana sarebbe uguale
all'altro, metodico e ripetitivo.
Cambiano solo le poesie di
Paterson (in realtà del poeta
Ron Padgett) che lo spettatore
legge scritte sullo schermo,
cambiano
i
dialoghi
dei
passeggeri dell'autobus (...),
cambiano ma nemmeno troppo
gli incontri serali del bar e
naturalmente i dialoghi con la
moglie ma non cambia il senso
di questo ritratto in levare, lieve
e ironico, che rivendica con
bella determinazione il suo
statuto
anti-epico
e
antispettacolare. Paterson uomo
sembra uguale a Paterson città,