leggi il pdf - Abruzzo è Appennino

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leggi il pdf - Abruzzo è Appennino
AèA
AA
abruzzoèappennino
AGOSTO/SETTEMBRE 2014
MAC EDIZIONI
AGOTO/SETTEMBRE 2014
www.abruzzoeappennino.com
02/14
abruzzoèappennino LA RIvISTA DELL’AppENNINO ABRuZZESE
2
Storia di copertina
Scontrone
Storie e leggende
Morino
Nel verde della Valle Roveto
Protagonisti
L’uomo che sussura ai cavalli
Luoghi dell’anima
La faggeta dei presidenti
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agosto
AèA
Abruzzo è Appennino
rivista trimestrale
dell’appennino abruzzese
spedizione in abbonamento postale
numero 2 anno 2014
Registrazione Tribunale di Sulmona
n. 3 del 13-12-2006
abruzzoèappennino
Direttore Responsabile
Antonio Di Fonso
Redazione
Massimo Colangelo
Luca Del Monaco
Giuliana Susi
Riziero Zaccagnini
Segreteria di redazione
Riziero Zaccagnini
Progetto Editoriale
Massimo Colangelo
Ufficio Stampa
Via Collegio dei Fabbri
Corfinio 67030(AQ)
02/14
indice
Editoriale
3
Scontrone, Storie e leggende
dove scorre il Sangro
5
Navigare insieme a tutte le età Iniziative
e progetti per diffondere la cultura
digitale nelle aree montane
38
Ripartire dall’autentico
8
email
[email protected]
La chiesetta del papa San Pietro della
Jenca, alle pendici del Gran Sasso
42
Il Polo Museale
9
ZoШdesign
Cerasuolo, il vino dell’estate
44
Morino. Nel verde della
Valle Roveto
10
Ambient’Arti
ricordare è progettare il futuro
14
Ecomuseo e non solo
15
Zompo lo Schioppo. Il Sentiero Natura,
tra cascate, boschi e borgo antico
17
Uomini che sussurrano ai cavalli
19
Gli “Avellignesi”
21
Ippovie del Parco Majella
22
TransuMaja 2014
22
Tutti in carrozza
22
Giardino botanico Daniela Brescia di
S. Eufemia A Majella (PE)
23
La faggeta dei presidenti
24
I faggi di Selva Moricentro
26
Un progetto per la tutela dei serpenti
a Cocullo
32
Il Parco Maiella. Natura, arte e grandi
eventi Conversazione con il presidente
Franco Iezzi
34
Progetto grafico
Fotografia
Luca Del Monaco
Traduzioni
Marta Di Felice
Hanno collaborato
Marcello Bonitatibus
Mario Cianfarani
Sabrina Ciancone
Pasquale D'Alberto
Erika Iacobucci
Franco Iezzi
Massimo Maiorano
Valeria Notarmuzi
Tommaso Paolini
Piero Savaresi
Ileana Schipani
Redazione "Terre"
Riserva Zompo lo Schioppo
REGIONE
ABRUZZO
Regione Abruzzo
L.R. 11-11-2013
Assessorato agli Enti locali
Progetto pilota AbruzzoèAppennino
Comuni
Cocullo, Morino, Fontecchio, Raiano, Pettorano sul Gizio, Scontrone, Vittorito
Partner privati
Mac edizioni, TV6,
Associazione Paesaggi d'Abruzzo
www.abruzzoeappennino.com
stampa PUBLISH pre&stampa Cepagatti
Contest fotografico Il mio borgo.
Dentro un click
Muntagninjazz 2014
Il Festival sale in montagna
46
49
Castelvecchio Subequo Outside 2014
Door/ franco summa project
53
Festa della solina d’Abruzzo
53
Bungee Jumping.
Salto nel vuoto a Salle
54
Pizzo Deta - Monti Ernici Lungo i confini
degli antichi Regni, dove fiorisce
lla genziana
57
Wolf Bike Tour: il giro di Passo San
Leonardo nel Parco Nazionale
della Majella
60
Xterra a Scanno
63
64
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Editorial
By Antonio Di Fonso
di Antonio Di Fonso
U
N NUMERO da
leggere all’aria
aperta. Quando il
verde e l’azzurro diventano i colori predominanti, sotto i cieli stellati
che promettono storie e leggende, durante le feste dei borghi dell’Appennino, prima
dell’escursione in cerca dei sentieri di montagna, dopo il ritorno
dal cammino dello spirito.
A Scontrone, dalla parte sinistra
del Sangro un giorno di festa di
inizio estate è stata l’occasione
per incontrare una comunità che
progetta il suo futuro; nel verde
della Valle Roveto i giovani di
una cooperativa che gestiscono
un ecomuseo hanno provato a
coniugare la tecnologia alla tutela dell’ambiente; nel silenzio
di Sant’Eufemia i gestori di un
maneggio sono veri e propri
“uomini che sussurrano ai cavalli”; nell’incanto di una faggeta a Lecce dei Marsi si cela il
luogo dell’anima di due protagonisti della storia del nostro
Novecento, Togliatti e Nenni.
I trekking di montagna, dalle
strade del Wolf bike tour ai
cammini religiosi, sono altre occasioni per immergersi nei paesaggi incantevoli che la
stagione fino a settembre può
offrire. Come pure gli sport e le
escursioni che diventano in qualche caso sfida, gioco adrenalinico, per esempio il salto nel
vuoto con la fune, il cosiddetto
bunging jumping di Salle, trovano la loro giusta dimensione
negli scenari estivi.
E si ispirano al verde e all’azzurro della montagna alcuni
Eventiestate, a cominciare dai
concerti di jazz in alta quota,
programmati nei rifugi, sui pratoni di alta quota o nelle notti di
San Lorenzo che “sfavillano e
inondano il cielo” come nei
versi del poeta, mentre il sax
evoca ritmi sinuosi.
I borghi, le sagre, i sapori in
festa, la “nox alba”, infine rappresentano il momento di aggregazione delle comunità
appenniniche che si ritrovano e
celebrano il loro canto collettivo
nella stagione più bella.
We are publishing this time a magazine to be read in the open air. Outdoors, at that time of the year whne
the green and blue become prevalent
colours, under the starry skies about to
tell us stories and myths, during the festivities of the hamlets of the Appenines,
before the excursions in search of
those mountain paths, those paths able
to lead us and elevate our souls.
In Scontrone, walking on the left hand
side of the river Sangro in a festive
day of the beginning of summer, we
had the occasion of meeting a community able to carefully plan its own future; in the green of Valle Roveto the
youngsters of a cooperative managed
to open an eco-museum and are trying
to conjugate technology and protection of the environment; in the silence
of Sant’Eufemia, the owners of a riding
stable are the real out-and-out horse
whisperers; in the enchanted beech
forest of Lecce dei Marsi hides the
place of memory and soul of two protagonists of our ‘900 history, Togliatti
and Nenni.
The itineraries, from Salinello Canyon
to the mountain trekking footpaths,
from the tracks of the Wolf Bike Tour to
the spiritual routes, we explore the different occasions to deep sink into the
amazing landscapes the summer season can offer. And sports and excursions that can become sometimes a
challenge, a some sort of adrenaline
game, as the bunging jumping in
Salle. These ar all things able to find
their right dimension only over the summer sceneries.
Also inspired by the green and blue of
the mountains are some events in the
summer, the Eventiestate will start with
jazz gigs planned to take place in
mountain cabins, on the high mountain
meadows or, during the Saint
Lawrence Night, while the stars glitter
in the dark and the saxophone recalls
winding rhythms.
Hamlets, festivals, flavours, the “nox
alba”, finally represent the moment of
aggregation of the Apennine communities. These gather together and celebrate their common song in the most
loved season.
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testi di
Antonio Di Fonso
Foto
Luca Del Monaco
I
SCONTRONE
Storie e leggende dove scorre il Sangro
L BORGO DI SCONTRONE ci accoglie in una
mattina di pioggia e sole,
all’inizio dell’estate. Si festeggia il giorno del patrono,
i santi martiri Giovanni e
Paolo. Lasciamo la macchina
prima dell’ingresso al paese,
seguiamo il passo ancora interlocutorio degli orchestrali
della banda musicale che si
incamminano verso il cuore
dell’abitato, nella piccola
chiesa di epoca medievale
di santa Maria Assunta da
dove partirà la processione.
Nella piazzetta il palco è
segno inconfondibile della
festa, i manifesti annunciano
la scansione religiosa e civile
della giornata. Donne, uomini e ragazzi si radunano,
la funzione religiosa è imminente. Le stradine che salgono verso la chiesa sono
l’occasione per ammirare la
cura delle ristrutturazioni
delle case in pietra bianca
locale, le finestre mostrano
sul davanzale il rosso dei gerani, accesi di un colore vivo
come solo nei paesi di montagna si può ammirare. Su
alcune facciate sono dipinti i
murales che descrivono piccole scene, ritratti, figure stilizzate dell’arte naif.
Risalendo lungo via Roma,
davanti al Centro di Documentazione Paleontologico
“Hoplytomeryx”, cattura la
nostra attenzione un murale
più grande che sembra un
affresco: è il ritratto dell’emigrante, simbolo di una condizione sociale diffusa
nell’Abruzzo montano. Accanto, il leone in pietra accovacciato e pronto al balzo
evoca un’altra simbologia,
ancestrale e orgogliosa del
luogo. A 1038 metri, alle
porte del parco Nazionale,
il paese si incastona tra le
montagne dell’Appennino e
le fenditure di valli verdissime, sulla riva sinistra del
fiume Sangro. Un territorio di
confine, una terra in cui si respirano i segni delle epoche
lontane: dagli italici all’epopea romana, dal Medioevo
dei santi eremiti alle vicende
della storia risorgimentale,
fino ai drammi che strappano ancora ricordi vividi
della seconda guerra e dei
bombardamenti. Di questi
avvenimenti proprio il Sangro
è stato una sorta di linea di
separazione, ha segnato
l’appartenenza, ha stabilito
da che parte schierarsi: era il
confine geografico tra i ducati longobardi di Benevento
e di Spoleto, era la marca di
sicurezza oltrepassata la
quale trovavano rifugio i briganti che combattevano i
“piemontesi”, era la linea
Gustav della libertà, infatti
proprio qui si apriva il varco
nell’Italia degli Alleati. Ma i
racconti più suggestivi sono
quelli che ci riportano indietro al tempo dei briganti. “A
Scontrone le osterie del
paese di sera accoglievano
gli uomini di Crucitto, il brigante di Roccaraso. I piemontesi un giorno avevano
deciso di cannoneggiare il
paese e furono le nostre
donne a chiedere la grazia
al generale che stava per impartire l’ordine”, ci racconta
Fiorenzo Iacobucci, tra i fondatori dell’Associazione
escursionisti del posto, che ci
accompagna nella nostra visita. “Ancora oggi organizziamo a maggio
un’escursione sulle tracce del
tesoro dei briganti, che dicono sia nascosto sulle montagne qui intorno”. Le
montagne, il verde, il fiume,
un territorio conservato e protetto, forse a pensarci bene è
questo il tesoro di Scontrone,
che brilla alla luce del sole
più della favolosa pentola di
monete d’oro da disseppellire. Intanto, mentre i racconti
4
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del nostro accompagnatore
si alternano alle suggestioni
del paesaggio che ci circonda, la processione si è
radunata, il corteo è pronto:
sfilano le statue dei santi, il
sindaco, l’amministrazione,
la gente, orgogliosa e fervida come sanno essere gli
abitanti dei nostri paesi nel
giorno della festa, quando si
rinnova la tradizione e si tramanda in gesti semplici, consueti, che accomunano
giovani e vecchi, adulti e
bambini. Proprio le tradizioni
hanno trovato la giusta valorizzazione nel Polo museale
che comprende oltre al centro di Documentazione paleontologico, il museo della
Montagna, il museo internazionale della Donna nell’arte, la casa degli
Appennini di Iadeva, in cui
sono conservati gli oggetti e
gli strumenti della cultura contadina. Piove, esce il sole, si
aprono e chiudono gli ombrelli. Comincia la funzione,
67
la comunità si raduna in
chiesa. Saliamo verso il
Rione Torre, del castello fortificato oggi rimangono solo
alcuni ruderi, costoni di pietra perimetrali o sporadiche
murature all’interno delle
case. Dall’alto si ammira il
paesaggio, verso Castel di
Sangro e poi dall’altra parte
in direzione di Alfedena. Le
montagne scintillano intercettate dal sole che penetra tra
le nuvole, sembrano vicinissime nei giochi di luce. Giardini chiusi, legnaie protette,
linde abitazioni: il terremoto
dell’84 ha fatto danni ingenti, ma per fortuna c’è
stata la ristrutturazione. Molte
sono seconde case acquistate da turisti, napoletani soprattutto e romani, ma “c’e
anche qualche inglese” tra
coloro che hanno scelto
come luogo dell’anima Scontrone. Proprio qui, dalla parte
sinistra del fiume Sangro.
The ancient hamlet of Scontrone welcomes us in an unstable morning of rain
and sun, at the beginning of the summer. The population is celebrating the
patron saints, the martyrs John and Paul.
The streets ascending towards the
church are the true occasion of admiring with how much care and attention
these people have put in restoring their
houses built in white local stone. The
windowsills greet us with a full display
of beautiful red geraniums, lit up by
their vivid colours, as only in some
mountain villages can be admired.
Some of the façades are decorated by
mural paintings. At 1038 metres, at the
gates of the National Park, this village
is nestled between the Appenine mountains and the gap of the green valleys,
on the left hand side of the river Sangro. An edging territory, a land where
you can clearly trace the signs of ancient eras: from the italic populations to
the Roman epics, from the Middle Age
of hermit saints to the happenings of the
Renaissance history, up until the drama
of the II World War and its still bright
memories of the air raids. But the most
striking stories are those taking us back
to the time of briganti, the bandits active in south Italy during the second half
of ‘800.
“In Scontrone the villages inns used to
host the men of Crucitto, the famous
bandit from Roccaraso. Still nowadays,
in May, we organise an excursion on
the track of the briganti’s treasure,
which is said to be hidden on the surrounding mountains”, Fiorenzo Iacobucci tells us. He is among the
founders of the Excursions Association
of Scontrone. The mountains, the green,
the river, a territory preserved and protected: perhaps, as we think about it,
this is the real treasure of Scontrone, a
treasure shining under the sunlight more
than the fabulous golden pot of legendary meanings. It is all about how to
value the ancient traditions of this village, the idea of opening a group of
museums: this includes a Centre of Paleontological Documents; a Mountain
Museum; the International Museum of
Woman in Arts; the House of Appenines of Iadeva, where objects and
tools from this farm culture and civilization are kept.
It is still raining and the sun is shining at
the same time; we open and close our
umbrellas. The Mass is starting and the
whole community gathers in the church.
This is Scontrone, at the left hand side
of the river Sangro.
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Ripartire dall’autentico
di Ileana Schipani*
Foto
Luca Del Monaco
«la speranza delle
giovani generazioni
di poter costruire la
loro prospettiva di
vita nel loro paese
»
A SFIDA di misurarsi
con l’amministrazione
di un piccolo Comune
dell’entroterra abruzzese si affronta innanzitutto
con la speranza e la convinzione di poter smentire un destino che per tanti è segnato.
Lo spopolamento, la marginalità, la mancanza di opportunità di lavoro sono una
condizione ormai conosciuta e
consolidata per territori come i
nostri. Ma c’è una strada che
può ancora aprire a queste nostre realtà un futuro possibile.
Noi crediamo che questa
strada si trovi scegliendo la via
dell’autenticità, del recupero
delle tradizioni coniugate con
le nuove tecnologie, del turismo sostenibile, della cultura e
dello spirito di comunità. A
questa filosofia abbiamo orientato il lavoro dell’amministrazione comunale dovendo
partire da molto indietro e dovendo recuperare molto ter-
L
89
reno perso. Scontrone è uno
dei pochi Comuni d’Italia ad
essere ancora senza PRG; poterlo approvare nei tempi più
brevi possibili è una priorità
per aprire nuove opportunità
per i nostri cittadini e per acquisire una cultura urbanistica
che abbia anche importanti ricadute economiche e sociali.
Conosciamo i limiti e le difficoltà strutturali che ci penalizzano ma stiamo imparando a
conoscere anche i nostri punti
di forza e le nostre opportunità. Tra queste ultime c’è
senza dubbio la bellezza caratteristica del nostro borgo e
l’ospitalità della nostra comunità. Il patrimonio storico, paleontologico ed archeologico,
valorizzato da tante iniziative,
incontri, feste, è un inimitabile
elemento di attrazione per visitatori che sempre più spesso
si trasformano in cittadini, arricchendo, rispettandola, la
cultura del luogo. Scontrone e
Villa Scontrone sono anche e
soprattutto il fiume Sangro: un
elemento naturale identitario
che l’uomo ha per troppi anni
bistrattato e che noi cerchiamo oggi di recuperare seguendo la strada della
decementicazione e della riqualificazione che si traduca
anche in nuove attività sostenibili, in collaborazione con
l’associazionismo sportivo del
territorio. Ogni giorno di lavoro
per chi amministra una piccola realtà municipale come
Scontrone è pieno di emergenze da affrontare con mezzi
totalmente insufficienti. Il nostro proposito è di farlo avendo
sempre chiaro che la cosa più
importante è coltivare la speranza delle giovani generazioni di poter costruire la loro
prospettiva di vita nel loro
paese.
*sindaco di Scontrone
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Il Polo Museale
di Erika Iacobucci*
Scontrone vanta un polo museale composto da ben cinque musei ubicati nel centro
storico.
Il Museo Internazionale
della Donna nell’Arte è una
raccolta permanente di Arte
contemporanea al femminile
con opere di pittura, fotografia, scultura.
Il Museo della Montagna
raccoglie opere dedicate alla
montagna di artisti vari. La
Comunità Montana dell’Alto
Sangro e dell’Altopiano delle
Cinquemiglia ha istituito, con
inizio nell’anno 2003, il Premio Nazionale di Poesia e
Letteratura intitolato a “Teofilo
Patini” ed il Premio Nazionale di Poesia e Letteratura intitolato a “Benedetto Croce”.
Delle prime tre edizioni del
Premio sono state acquisite
dal Comune di Scontrone nel
2006 oltre 70 opere tra quadri, sculture e stampe fotografiche.
Il Museo delle radio antiche
nato grazie alla disponibilità
della collezione di Bruno Palmieri, paziente raccoglitore
fino alla sua morte avvenuta
nel 2006.
Il Centro Documentazione
Hoplitomeryx, dedicato alla
conoscenza del giacimento
paleontologico situato a nord
dell’abitato di Scontrone,
lungo le pendici di Monte
Greco, a circa 1170 metri di
altezza. La “Casa degli Appennini” o “Casa di Iadeva”
dal nome della donna che in
passato ne animò le mura,
nasce dall’idea promossa e
realizzata ad opera dell’Associazione Escursionisti di Scontrone, in collaborazione con
Pro Natura ed il Comune, di
dare una testimonianza di
vita e far rivivere la realtà di
un epoca.
*Consigliere comunale con delega
Cultura, Turismo e Sport
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MORINO
Nel verde della Valle Roveto
testo Riziero Zaccagnini - foto Luca del Monaco
Un sottopasso stretto sotto i binari della ferrovia che attraversa il
fondovalle. L’arrivo a Morino richiama l’ingresso nella Valle Roveto,
lingua di terra tra i monti d’Abruzzo e i Simbruini, dove giungiamo
attraverso la superstrada che dalla conca del Fucino entra nel buio
di una galleria, devia l’ingresso naturale della valle e torna alla luce
in un paesaggio d’incanto.
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Bosco fitto di un verde acceso anche nei giorni più
caldi d’estate, terre coltivate
strappate alle distese di castagni, faggi, querce, colli e
cime montuose costellati di
borghi, frazioni, nugoli di
case che si confondono nella
vegetazione, e su tutto l’acqua. L’acqua del Liri, che
solca nel mezzo e disegna la
valle, dei ruscelli e torrenti
che affluiscono da ogni
parte; l’acqua di sorgente,
che zampilla fresca da rocce
e fontanili, lungo le strade tortuose che collegano i paesi.
L’acqua del Romito che attraversa il nucleo principale di
Morino, dopo aver riposato,
limpida, nelle vasche artifi-
ciali della centrale idroelettrica. E ancora, l’acqua della
cascata di “Zompo lo
schioppo” , che allo sciogliersi dei ghiacci erompe da
uno squarcio nella parete carsica e schianta fragorosa ai
piedi della montagna dopo
un salto di 80 metri.
Morino è il luogo ideale per
scoprire le caratteristiche di
una valle in cui si ha la sensazione che sia da sempre la
natura a dettare all’uomo le
condizioni di un fragile e duraturo equilibrio. Era così
quando le vie d’accesso
erano più impervie, e la vita
delle popolazioni locali dipendeva dal buon andamento delle stagioni, dai
raccolti, dalla disponibilità
dei prati di montagna per le
greggi. «Quando - ci racconta Marta, coordinatrice
dell’Ecomuseo della Riserva - i
castagni erano il nutrimento di
intere famiglie, e una delle
principali fonti di sostentamento dell’economia locale
era il carbone. Tanti erano i
carbonai, che quando si spostavano in montagna, i commercianti li seguivano col
“negozio”, per continuare a
fornire i propri servizi».
L’Ecomuseo, sede amministrativa della Riserva naturale di
Zompo lo schioppo, ci fa
pensare che per molti aspetti
le cose non sono cambiate.
Certo, non c’è più la vecchia
ferriera borbonica che richiedeva un consumo straordinario di carbone, sostituita da
un albergo in ristrutturazione
che presto tornerà ad accogliere gli ospiti; la pastorizia
è diventata una risorsa marginale pur guadagnandone in
qualità; delle vecchie carbonaie resta il ricordo da rivivere durante sentieri didattici.
Eppure la popolazione locale, Comune in testa, ancora oggi si rivolge alla
natura per progettare il presente e il futuro del proprio
territorio. La Riserva e il
Museo sono le principali attrazioni turistiche, lavoro fisso
per 4 persone e possibilità di
periodi formativi stagionali
per venti altri giovani del
posto. Le castagne “roscette”,
tipiche della valle Roveto,
sono parte della tradizione locale, animano le sagre d’au-
10
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«Una zona archeologica testimonianza
vivente della
nostra storia»
tunno, attirano turisti e contribuiscono all’economia di
molte famiglie. I sentieri di
pastori e carbonai sono inviti
al cammino, passaggi per
centinaia di appassionati
del trekking e dell’escursionismo, viatico per i rifugi in
quota. Il lungo, faticoso tragitto che attraversa boschi e
radure, inerpicandosi oltre la
cascata, fino a raggiungere
la Madonna del Caùto, non
è più solo un percorso spirituale per i pellegrini dell’ultima domenica di maggio. La
chiesetta del XII secolo ricavata in una grotta a mille
metri, illuminata da un ciclo di
affreschi, è oggi la suggestiva
meta di tanti amanti della
montagna. «Caùto in dialetto
vuol dire buco, pertugio. La
chiesa è così nominata per un
foro tra due rocce, utilizzato
un tempo dai pastori per farvi
passare gli armenti e ricontare i capi uno ad uno. Il percorso che porta al “Caùto” è
uno dei numerosi sentieri presenti sulle nuove carte ridisegnate dal CAI», ci tiene ad
evidenziare Marta, presentandoci una serie di progetti che
la Riserva ha sviluppato puntando all’accessibilità delle
persone svantaggiate: le tre
joelettes, carrozzine monoruota da fuoristrada, il percorso natura attrezzato per i
non vedenti, le audio guide
che si attivano al passaggio
del turista tra le mura dirute
del borgo vecchio.
Perché qui la natura ha lasciato anche ferite profonde,
ha segnato destini. Il terremoto del 1915 ha cambiato
il volto di un territorio, ridisegnato un paesaggio. Per decreto regio chi sopravvisse al
crollo di Morino Vecchio fu
costretto a scendere a valle.
Un paese che si divise in tre,
tra le frazioni di Grancia e
Rendinara, e il nuovo centro
abitato costruito dal Genio
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Civile. Un abbandono forzoso, e il bisogno profondo
dei morinesi di mantenere
salde le proprie radici, immaginando una nuova vita per il
borgo medievale. È qui che
da anni le associazioni locali
organizzano festival teatrali,
concerti, laboratori itineranti,
tra ciò che resta di case, palazzi signorili e tratti di mura
di cinta.
«Una zona archeologica che
grazie al lavoro dei volontari
e degli operatori della riserva
è testimonianza vivente della
nostra storia – sottolinea il sindaco Roberto D’Amico . –Ci
prepariamo a commemorare
il centenario del terremoto, il
prossimo anno, un’occasione
per riflettere sul futuro del
paese e del suo centro antico. Morino Vecchio è il simbolo di una popolazione che
ha imparato l’importanza
della solidarietà, il senso di
appartenenza e il valore dei
luoghi che abita. Una popo-
lazione pronta ad accogliere
il turista, offrendo il racconto
di un territorio meraviglioso:
un paese per bene».
Un paese dove può capitare,
una sera d’estate, che un cucciolo di lupo smarrito si aggiri
per strada seminando, suo
malgrado, il panico tra la
gente. Aneddoti, storie vere,
semplici, all’ombra del campanile del borgo vecchio, miracolosamente scampato al
sisma, che sembra seguirci
mentre ci allontaniamo lungo
la via del ritorno. Circondato
dalle fronde del bosco, si staglia al cielo come un faro: la
cascata e la riserva sono dietro il colle, tesori nascosti nel
verde di una valle.
Morino: in the green
Roveto Valley.
Morino is the ideal place to go
on a discovery mission for the
beauty of Roveto Valley, obeying to the language of earth
through the lands of Abruzzo
and Simbruini mountains. Enchanted landscapes: a thick
ancient forest, a stretch of
chestnut trees, beeches, oaks,
hills and mountainy heights
punctuated of hamlets and villages, deep muddled in the
greenery and the flowing
water. The water of the river
Liri, flowing through the middle of the valley; the water of
the springs, spouting from
rocks and fountains; water is
everywhere. The water of the
river Romito, crossing through
the centre of Morino, and
again, the water of “Zompo lo
schioppo”’s falls, pouring out
from a gash in the carsic wall
and smashing rumbling down
at the feet of the mountain
after a dive of 80 metres.
The Natural Reserve of Zompo
Lo Schioppo, with dozens of
footpaths and high mountains
lodges, and the Eco-museum
are the main touristic attractions, together with the famous
chestnuts called “roscette” (lit.
little reds), the typical produce
of the Roveto Valley.
For trekking lovers, definitely to
be visited is the Madonna del
Caùto, a XII century parish
built in a cave at 1000 mt a.s.l.,
enlightened by a cycle of frescoes. Interesting are also the
projects the Reserve dedicates
to disadvantaged people: the
three joelettes off-road monowheelchairs, footpaths for eye
impaired, audio-guides able to
switch on when a tourist
passes by the walls of the ancient hamlet.
12
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Ambient’Arti
Ricordare è progettare il futuro
Il 2000, l’anno del giubileo;
volontari di Legambiente,
giovani di Morino e alcuni
architetti, con il contributo
della compagnia teatrale del
Lanciavicchio, insieme ad
“attori”, bambini del posto e
ospitati dalla Riserva Naturale Zompo lo Schioppo provenienti da Cernobyl,
mettono in scena uno spettacolo che rianima Morino
Vecchio di nuovi colori e
nuovi suoni, dandoci l’impressione che ci avessero riconsegnato le chiavi del
paese. Nel 2003 la manifestazione ha preso il nome di
Ambient’arti ma lo spirito è
rimasto lo stesso: recuperare
il borgo di Morino Vecchio e
riconsegnarlo alla gente, regalare a quei luoghi tre
giorni intensi di teatro, musica e laboratori, insegnare
ai bambini ad apprezzare le
proprie radici e ricordare ai
grandi da dove vengono.
Morino Vecchio è diventata
un’enorme scenografia in cui
spettacoli diversi hanno
preso vita nelle varie edizioni della rassegna. Tra testi
classici e scritture originali,
sperimentazioni, ricerca storica e memoria popolare,
campus teatrali, orchestre e
trampolieri, cene spettacolo,
incontro a riti antichi o in
cerca dei briganti, la rassegna si appresta a festeggiare il suo quattordicesimo
compleanno.
Ambient’arti non è stato mai
solo teatro: la manifestazione è arricchita da conve-
gni, incontri e forum, dalla
presentazione di pubblicazioni, di proiezioni. Il maggior risultato negli anni è
stato quello di averci fatto recuperare il piacere della memoria, di averci fatto
apprezzare i luoghi in cui affondano le nostre radici, di
averci dato la consapevolezza che anche quello che
ci sembrava abbandonato
può riprendere vita, che ricordare non vuol dire rimpiangere ma progettare,
preparare un futuro basato
sì, su ciò che è stato, ma soprattutto orientato a ciò che
potrà essere.
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Ecomuseo e non solo
Il Comune di Morino, ente
gestore della Riserva, in collaborazione con Legambiente,
da diversi anni realizza progetti innovativi e di salvaguardia ambientale.
Così è nato il museo della Riserva, allestito in un antico
edificio nella frazione di
Grancia. Inaugurato nel
marzo del 2000, primo tassello della futura rete ecomuseale, questo spazio è stato
pensato per far convivere
nella stessa collocazione un
museo territoriale centrato
sugli aspetti naturalistici e storico-antropologici, un Centro
Visita della Riserva e un laboratorio didattico indirizzato a
sensibilizzare il pubblico e i
giovani ad un uso appropriato delle risorse ambientali.
Il territorio della Riserva viene
presentato per temi da scoprire attraverso l’uso dei sensi.
I visitatori entrano e cominciano il percorso nel museo
dalla sala al piano terra, allestita in modo da privilegiare
l’aspetto emozionale; nelle tre
sale al piano superiore attraverso una suddivisione in tre
ambiti, ne seguono le fasce
altimetriche. La fascia inferiore è quella in cui maggiore
è la presenza umana; quella
intermedia del bosco propone le attività umane, fauna
e flora spontanee; l’ultima fascia si estende dalle scoscese
rupi calcaree alle praterie
sommitali. Quest’ultima è sicuramente quella che conserva,
accanto alle tracce di una
millenaria cultura religiosa e
pastorale, elementi di originaria naturalità.
Il paesaggio antropizzato
viene descritto attraverso le attività di trasformazione che
l’uomo ha compiuto sul territorio: i segni lasciati dagli insediamenti romani,
dall’incastellamento medioevale, dal terremoto del 1915.
Nella sala successiva è stato
realizzato un ipertesto meccanico che esplora l’ambiente
della faggeta, mostrando il
mutare della vita nel bosco
durante le diverse stagioni. Interessanti sono gli approfondimenti attraverso le sagome
incentrate sulle storie sul lupo,
visto come predatore e metafora dei comportamenti
umani, simbolo magico del
nostro immaginario.
14
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Zompo lo Schioppo
Il Sentiero Natura, tra cascate, boschi e borgo antico
Foto
Luca Del Monaco
muna il paesaggio della Riserva è l’acqua, nelle sue
diverse forme, dalla spettacolare cascata alle pozze, ai
ruscelli e torrenti che alimentano il torrente Lo
Schioppo.
Una riserva per tutti
Con il progetto “Una riserva
di…tutti”, la Riserva si è
dotata di tre Joelettes, carrozzine ideate per le persone diversamente abili, gli
anziani o gli infortunati in
grado così di percorrere
sentieri montani e partecipare alle escursioni. Le carrozzine necessitano di due
accompagnatori ben preparati, per questo motivo è
stato realizzato un corso di
formazione in collaborazione con la “Cooperativa
Sociale Aliante” di Bari.
Un’altra importante collaborazione è stata quella con la
sezione marsicana dell’Unione Italiana Ciechi,
grazie alla quale il Sentiero
Natura è stato attrezzato in
modo che i non vedenti
possano seguirne il percorso, delimitato da una
corda, ascoltando le audio
guide.
Questa collaborazione ha
permesso anche al sentiero
che porta a Morino Vecchio
di divenire fruibile per i non
vedenti grazie all’installazione di pali che attivano le
audio guide , tramite un segnale GPS.
Il sentiero Natura è inoltre
meta di visite di gruppi e
scuole, gli educatori attivano laboratori dedicati alle
diverse fasce d’età. Ad agosto, la Riserva diventa una
quinta teatrale, accogliendo
spettacoli e convegni,
escursioni notturne alla scoperta dei rapaci, che vengono ripetute durante i
diversi periodi dell’anno.
5
Info:
Centro Visita Riserva Naturale
Zompo Shioppo
Via delle Ferriere, 10 - 67050
Morino AQ
Tel. 0863.978809; Fax.
0863.970909
Web: www.schioppo.aq.it
E-mail: [email protected]
5
La porta d’accesso alla Riserva Naturale Zompo lo
Schioppo è il Sentiero Natura: un percorso ad anello
che attraversa il territorio
della Riserva. Dal limite del
bosco parte una strada sterrata ben tracciata, agevole
all’ombra degli alberi. Dopo
200 metri si giunge al piazzale dello “Schioppo”; il percorso segue poi il letto del
ruscello e giunge in breve
sotto la cascata, dove è possibile osservarla in tutta la
sua maestosità. Riprendendo il sentiero, costeggiando alberi secolari si
giunge presso un laghetto
di acque trasparenti, generato da un piccolo sbarramento per lo sfruttamento
idroelettrico. Proseguendo,
si ritorna al parcheggio.
È possibile ascoltare il
canto delle numerose specie di uccelli, osservarli in
volo, a caccia. I fruscii tra le
foglie sono di Ghiandaie,
Astori, diverse specie di
Picchio tra cui il Dorsobianco, assai raro, simbolo
della Riserva.
Nella breve passeggiata si
incontrano elementi mediterranei come il leccio e
altri tipici dei climi più
freddi, quali il faggio e il
tasso. L’elemento che acco-
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Uomini che sussurrano ai cavalli
testo di Riziero Zaccagnini - foto Luca del Monaco
.
18
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The Horse Whisperers
Frank Montefusco, a man with a
deep passion for mountains,
leaves Abruzzo when he is only
18 to go for a military career.
After 13 years, he leaves the Air
Force only to start a new adventure, inspired by his passion for
horse tourism that he had discovered among the alpine valleys.
“After a while, the Alpine valleys,
so narrow, can be an obstacle for
the horse tourism. This problem
does not apply to the lands in
Abruzzo. Our mountains are all
walkable and wonderful, a real
pleasant surprise for many passionate horse tourists”.
Frank shares his project with
Claudia, and together they establish the horse tourist park Parco
Equituristico Maiella-Morrone, in
Sant’Eufemia, in the province of
Pescara.
“The horses are the real masters
of the house here”, as Claudia
stresses out.
The Parco Equituristico offers its
itineraries all the year round,
planning trekking walks throughout the forest, woods, clearings,
and rocky peaks; trips to discover
the mountain hamlets, didactical
visits to the botanical garden,
both “on saddle” or confortably in
a carriage. “We also arrange
shuttle services for the airport
and the rail station and we are always ready to help with our jeep
in case of need. But, once in the
saddle, you have to be prepared
to camping, or sleeping in natural shelters, eating all together
gathering around the fire: produces from local farms and our
home-grown beans, as in the
western movies”, Frank jokes
about it and his enthusiasm is infectiously real.
“Here in Sant’Eufemia we have
made our dream come true: living with horses, waking up underneath the Amaro Mountain.
This makes our life complete and
reach. It is something that everyone should experience”.
20
21
Frank Montefusco è un
abruzzese doc: pescarese,
l’infanzia trascorsa all’ombra
dell’obelisco dannunziano e
una passione per la montagna scoperta in giovane età.
La vittoria del concorso per
allievi sottoufficiali dell’aeronautica lo porta lontano dai
suoi luoghi, aprendo la
strada a una carriera durata
tredici anni. «Un’esperienza
stupenda. Anni fantastici,
alla guida dei corsi di sopravvivenza in montagna
per piloti ed equipaggi. Poi
è arrivata la proposta “non
rifiutabile” di passaggio ad
un lavoro d’ufficio»
Frank non ha ripensamenti,
lascia l’aeronautica per una
nuova avventura, ispirata
dalla passione per il turismo
a cavallo scoperta tra le valli
alpine: i corsi FISE, i brevetti,
i primi trekking in sella agli
avellignesi che lo accompagneranno fino all’approdo
alle pendici della Maiella.
«Le Alpi sono uno scenario
strepitoso, ma alla lunga le
valli strette pongono delle
barriere al turismo a cavallo
che in Abruzzo non abbiamo. Se si esclude il Gran
Sasso, le nostre montagne
sono tutte cavalcabili, meravigliose, una sorpresa per molti
appassionati di equiturismo».
Frank condivide il suo progetto con Claudia, e insieme
giungono a Pescasseroli nel
2008. Due anni dopo, l’incontro fortunato con il Comune di Sant’Eufemia e la
nascita del Parco equituristico
Maiella-Morrone. Un vecchio
impianto sportivo nel mezzo
del bosco, una struttura
senz’anima: quella che Frank
e Claudia riescono a dargli,
adattando il bocciodromo a
box per i cavalli, ricavando
dagli spogliatoi la selleria,
l’ufficio e una foresteria. Tutto
ci sembra estremamente curato. «La professionalità è fondamentale, per noi e per chi
si affida alla nostra guida. A
cominciare dall’incontro con i
cavalli, a cui non ci si avvicina prima dell’iscrizione per
la copertura assicurativa. Poi
si passa al primo approccio
con l’animale. Osserviamo i
gesti, gli sguardi, le reazioni
del cavallo. L’aspetto empatico è molto importante».
«I cavalli non sono una giostrina – ci tiene a sottolineare
Claudia, – e il nostro non è
un maneggio, dove vieni, fai
il tuo giro, e vai via. Chi
viene da noi decide di fare
un’esperienza completa, mettendo in gioco se stesso, il
suo rapporto con l’ambiente
e con il cavallo da montare,
di cui deve imparare a prendersi cura. Qui i padroni di
casa sono i cavalli, e dobbiamo rispettare le regole di
una corretta convivenza».
Lo sa bene Benedetta, diciotto anni ad agosto, che è
qui da due settimane e trascorrerà l’estate a strigliare,
pulire i box, ingrassare le
selle. Lo scorso anno è giunta
a Sant’Eufemia per “un’esperienza formativa”, spinta dai
genitori. Quest’anno ha deciso volontariamente di sottoporsi alla severa disciplina
dettata da Frank, in questo
posto che, dice, «ti apre la
mente».
I box dove Benedetta sta lavorando sono tutti aperti
avanti: «Perché – ci spiega
Claudia – i cavalli devono
vedersi, toccarsi, baciarsi.
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vacco, o in ripari offerti dalla
natura, mangiando attorno al
fuoco: prodotti delle aziende
locali e fagioli del nostro
orto, come nei film western».
Scherza Frank. «A Sant’Eufemia stiamo coronando un
sogno: vivere con i cavalli,
svegliarci al mattino sotto
Monte Amaro. La nostra ricchezza è la vita che facciamo. Ci allontaniamo una
volta all’anno per partecipare
alla fiera di Verona, la più importante del settore.
L’unica preoccupazione che
abbiamo è di non trovare
nessuno disposto a seguire le
nostre orme, vedere sfumare
il nostro lavoro. La speranza,
invece, è di dare un futuro ai
nostri cavalli e assicurargli,
quando sarà il momento, una
meritata pensione. Quando
toccherà a noi, prenderemo
due cavalli e ce ne andremo
in giro per l’Italia».
Info:
Parco Equituristico MajellaMorrone
Località Boschetto - Sant Eufemia a Maiella (PE)
tel. (+39) 3939230158
web: www.parcoequituristicomajella.it
e-mail: [email protected]
5
Gli “Avellignesi”
Alex, Byron, Alissa, Macao, Matley, Manitù, Nemo e Zazà: ecco
gli otto Haflinger del Parco equituristico. Mantello palomino con
coda e criniera chiare, devono il
proprio nome alla località in cui
furono selezionali: Avelengo
(Hafling in tedesco) in provincia
di Bolzano. All’inizio selezionati
come animale da soma, negli
anni sessanta e settanta divennero popolare per le loro doti
sportive da sella, per l’indole
tranquilla e la capacità di adattamento.
5
Quando a sera rinfresca li riportiamo al recinto, liberi di
correre e giocare tra loro, rilassati. Li guardi negli occhi,
sembra che sorridano».
Di lavoro ne hanno, gli otto
avellignesi di Frank e Claudia. Il Parco equituristico propone tutto l’anno viaggi a
cavallo tra Abruzzo e Molise,
trekking tra boschi, radure,
cime rocciose, gite alla scoperta dei borghi di montagna, visite didattiche all’orto
botanico, in sella o “comodamente” trasportati in carrozza. «Mai più di sei, per
un approccio sostenibile dal
punto di vista ambientale e
della sicurezza. Un turismo a
cavallo in punta di zoccoli.
Siamo organizzati con servizio navetta per aeroporto e
stazione e sempre pronti ad
intervenire con la jeep in
caso di necessità. Ma, una
volta in sella, si dorme al bi-
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«I cavalli non
sono una giostrina. Chi viene
da noi decide di
fare un’esperienza completa,
mettendo in
gioco se stesso»
Ippovie del Parco Majella
Il progetto, nato dalla collaborazione
tra il Parco equituristico e il Parco
Nazione della Majella, propone la
definizione dei tracciati, la cartografia, la segnaletica, l’organizzazione
di punti di sosta e stazioni di posta.
260 km di sentieri già individuati,
catalogati per difficoltà e stagionalità. «Saranno, insieme a quelle del
Trentino, le più lunghe ippovie
d’Italia. Si apriranno occasioni di lavoro nell’accoglienza, nella gestione
delle stazioni, nella manutenzione».
TransuMaja 2014
Evento giunto alla sua terza edizione. Un gregge di ovini e caprini
da gestire, giorno e notte, nello
splendido scenario del Parco Nazionale della Majella.
Riservato ad un numero massimo di
6 binomi esperti e ben allenati in
possesso di Abilitazione a Montare
di 3° Grado ENGEA o di altre Federazioni, l’evento avrà luogo dal 25 al
28 settembre 2014. Il programma è
sul sito del Parco Equituristico.
Tutti in carrozza.
Una carrozza dotata di tutti i confort, tavolino al centro e panche imbottite intorno, costruita in Polonia:
«Il successo dello scorso anno in cui
abbiamo utilizzato quella del Parco
Nazionale d’Abruzzo ci ha spinti ad
un acquisto sicuramente originale.
La prima carrozza targata in Italia,
dopo decenni. I turisti stanno apprezzando molto sia l’offerta del
tour giornaliero con visita al borgo
di Roccacaramanico sia la proposta
del “viaggio” alla scoperta dei centri
maggiori, tra piazze, monumenti
storici e degustazioni di prodotti tipici».
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GIARDINO BOTANICO DANIELA BRESCIA DI S. EUFEMIA A MAJELLA (PE)
di Mirella Di Cecco
Il Giardino Botanico “Daniela Brescia” insieme al giardino botanico “Michele Tenore” costituisce uno dei due giardini botanici del Parco Nazionale della Majella.
Nel giardino sono coltivate circa 500 entità floristiche, raggruppate in 13 sezioni su
una superficie di oltre quattro ettari. Alcune di tali sezioni cercano di ricostruire,
su piccola scala, gli ambienti naturali della Majella, altri settori sono invece organizzati secondo criteri didattici-dimostrativi come il settore delle piante officinali, il settore delle piante e insetti e il settore della biodiversità agricola dove sono
coltivate varietà locali
rinvenute nel territorio del Parco.
Oltre alla ricostruzione delle vegetazioni delle diverse fasce altitudinali, nel Giardino sono presenti due ruscelli e un laghetto. Gran parte delle specie coltivate
sono autoctone, tra cui un cospicuo numero di specie endemiche.
.
22
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Luoghi
dell’anima
La faggeta dei presidenti
testo di Massimo Colangelo foto Luca Del Monaco
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L
A PARTENZA è fissata
dalla piazza del paese
nuovo, dopo aver bevuto
un ottimo e corroborante
caffè. Saliamo in macchina,
attrezzature, macchine fotografiche, taccuini che diventeranno impressioni e racconti
di viaggio. Il paesaggio cambia rapidamente, la natura si
fa subito aspra e forte, il fuoristrada che ci porta “in quota”
arranca e morde le curve,
percorrendo sentieri accidentati. Buche e pietrisco impegnano il mezzo che lavora
come una vera “camionetta”,
lontana mille miglia dai suv
luccicanti di città.
Il primo incontro lungo il percorso è con Bruno De Amicis,
fotografo di wilderness, premio 2014, amico e collaboratore di
Abruzzoèappennino. Insieme
ad alcuni fotografi tedeschi,
Bruno è impegnato in un originale servizio fotografico,
sta raccogliendo immagini
anche con l’aiuto di un drone
che sorvola luoghi altrimenti
irraggiungibili. Riprendiamo il
viaggio, la nostra guida Augusto ci racconta la storia di
questi luoghi, ci dice con una
punta di orgoglio e complicità delle passeggiate nei boschi di faggio che hanno
accolto alcuni tra i grandi
protagonisti della storia italiana del Novecento: Togliatti, Pertini, Nenni. “I
presidenti” si ritempravano la
mente e il cuore arrampicandosi su queste montagne,
ospiti della famiglia Spallone.
Lungo la strada si scorgono
resti evidenti dei nuclei abitativi originari, fantasmi, gusci
vuoti dei borghi distrutti dal
sisma disastroso del 1916.
Memorie che riportano indietro nel tempo. Tra queste pietre, ci viene ricordato, è nato
Andrea De Litio, grande artista del Rinascimento abruzzese. Si sale in quota, lo
sguardo si allarga, il paesaggio si distende nella zona
della Cicerana, luogo per eccellenza dell’orso marsicano,
presenza simbolica e reale
dell’Abruzzo, dio delle ombre
e dei boschi di queste terre.
La mattina è volata, le memorie umane e storiche, le tracce
faunistiche lasciano il posto
alle incombenze del quoti-
diano. In prossimità di un abbeveratoio, punto di
sosta che accomuna e affratella uomini e animali, consumiamo una colazione
ristoratrice. Adesso possiamo
proseguire, inoltrarci nei sentieri dove in la natura è padrona e signora,
dispensatrice del tempo immutabile. Ci accoglie, straordinaria e ricca di alberi
magnifici che vivono qui da
centinaia di anni, la faggeta
vetusta. Qui si conclude il nostro viaggio e il racconto di
una mattina di fresca estate.
Ci aspetta la strada del ritorno, una sosta finale e la
buona tavola della trattoria
del Cacciatore. I sapori genuini e la squisita ospitalità
che vi troviamo sono due ottime ragioni per tornare da
queste parti.
24
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I faggi di Selva
Moricentro
di Mario Cianfarani
È semplice comprendere perché l’Abruzzo oggi venga considerato il polmone d’Italia e si elogi il suo territorio ancora incontaminato, la natura
selvaggia e gioiosa che nel suo grembo nasconde come una madre gelosa, patrimoni inestimabili di immenso splendore e inaudita bellezza.
Ne sono un esempio i boschi di faggio (Fagus sylvatica, L.) che da
ormai diversi anni costituiscono un vanto per gli abruzzesi, rallegrandone gli occhi e stimolandone la mente.
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Nelle strette valli del comprensorio marsicano, l’evoluzione di
queste formazioni vegetali ha
portato all’instaurarsi di delicatissimi equilibri al loro interno,
tanto da far pensare che da secoli l’uomo non abbia più intaccato la loro stabilità e non
abbia più avuto modo di utilizzarne i prodotti, facendo sì che
oggi gli esemplari di faggio al
loro interno, raggiungano e superino i 500 anni di età. È questo il regno della faggete
vetuste centro appenniniche,
che dopo l’ormai ben conosciuta Val Cervara nel territorio
di Villavallelonga, una tra le più
antiche del continente, vedono
imporsi nel panorama europeo
la maestosa gemella di “Selva
Moricento”, estesa e per intero
concentrata nel territorio di
Lecce dei Marsi. Da circa due
anni la Fondazione “Loreto
Grande”, Ente di divulgazione,
promozione e ricerca scientifica, con sede in Villavallelonga, di pari passo con il
Parco Nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise e il comune di
Lecce nei Marsi, promuove questa realtà a livello locale, regionale e internazionale.
Interessanti sono i risultati dei
primi studi di settore sugli
aspetti fisionomico-strutturali del
bosco: hanno evidenziato la
presenza di stazioni vetuste altamente stabili e mature, tecnicamente denominate “nuclei”,
di modeste estensioni, per un
massimo di circa 15 ettari nei
casi di maggiore complessità e
rilevanza; in queste aree si ritrovano tutte le fasi di rigenera-
zione del bosco. Le caratteristiche geomorfologiche delle stazioni hanno portato i tecnici ad
effettuare studi anche in ambito
pedologico, mettendo in luce
alcune peculiarità dei suoli e
delle relative forme di humus,
specifiche e caratteristiche di
ambiente di faggeta vetusta. La
fotointerpretazione delle immagini ottenute tramite utilizzo di
droni ha permesso di individuare aree a maggiore stabilità
e alta resistenza ai disturbi
esterni; le stesse immagini sono
state utilizzate per produrre materiale sperimentale relativo all’utilizzo degli indici di area
fogliare e attività fotosintetica
dei componenti della volta,
analizzata all’infrarosso, per
cercare di stabilire una correlazione tra la presenza di nuclei
vetusti e l’aumento della produzione energetica dei popolamenti di faggio. L’interesse e
l’impegno della comunità locale
e dell’amministrazione comunale hanno rappresentato il
punto di partenza e la base per
il raggiungimento di un traguardo ambito e ormai prossimo, in quanto l’area oggetto
di studio è stata inserita nella
Tentative List per la promozione
a Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il percorso intrapreso
dalla Fondazione “Loreto
Grande” e dal comune di
Lecce nei Marsi ha stimolato e
dato forza ad altre comunità e
enti locali, per promuovere la ricerca scientifica e valorizzare
anche gli altri patrimoni naturali
del territorio abruzzese.
«è stata inserita
nella Tentative
List per la promozione a Patrimonio dell’Umanità
UNESCO»
26
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FONTECCHIO
Tra natura e paesaggio, il futuro delle aree protette
Foto
Luca Del Monaco/Riziero Zaccagnini
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28
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U
NA Carta di Fontecchio. L’annuncio
della stesura di un
documento che porterà il nome del piccolo
borgo abruzzese lo dà Carlo
Alberto Pinelli, regista, alpinista, ambientalista - aprendo
le due giornate di lavori del
convegno “Parchi capaci di
futuro”. Un documento d’indirizzo sul destino delle aree
naturali protette in Italia, sottoscritto da otto associazioni tra
le più rappresentative del
mondo ambientalista e della
promozione turistica nazionale, che si sono date appuntamento il 20 e 21 giugno
scorsi presso l’ex-convento
francescano di Fontecchio,
Con Mountain Wilderness,
rappresentata da Pinelli,
c’erano WWF, Italia Nostra,
Federazione ProNatura, CTS,
LIPU, Touring Club Italiano e
FAI. Al centro del dibattito la
riforma della legge quadro
sulle aree protette (394/91),
in discussione in Parlamento.
Un passaggio cruciale per il
futuro dei Parchi.
Le rassicurazioni del ministro
Galletti, giunte attraverso un
30
31
contributo video, sulla centralità della salvaguardia della
natura nel programma del semestre europeo a guida italiana, non hanno reso meno
acceso il confronto. I parchi
come laboratori d’eccellenza,
tra paesaggio identitario e tutela della biodiversità.
Salvaguardia dell’ambiente,
ma anche ruolo delle comunità locali, spopolamento e
necessità di servizi tecnologici nei territori marginali, rilancio di una “cultura del
rispetto e della salvaguardia
degli ecosistemi”, del piacere
di viverli e frequentarli, del
ruolo essenziale della bellezza nel benessere della vita
quotidiana. Temi di alto profilo che hanno animato due
giorni di dibattito intenso con
il contributo, tra gli altri, di
Stefano Rodotà e della filosofa del paesaggio Luisa Bonesio, sulle aree protette
come patrimonio indisponibile e irrinunciabile. «Il convegno è stato la prosecuzione
di un discorso apertosi a
metà giugno con un’altra iniziativa il cui tema centrale è
stato il “paesaggio” nelle sue
intrecciate, profonde, molteplici declinazioni», sottolinea
Sabrina Ciancone, Sindaco
di Fontecchio.
«L’amministrazione comunale
di Fontecchio ha voluto favorire e supportare l’iniziativa
perché constatiamo ogni
giorno l’urgenza dell’aggiornamento del quadro normativo che renda efficace la
filosofia di conservazione e
sviluppo dei parchi naturali. Il
Comune di Fontecchio è stato
il primo in Italia ad aderito ai
principi della Convenzione
del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per
la società». Lo sa bene Alessio Di Giulio, che ha eletto
Fontecchio a propria dimora
e luogo di progettazione di di
Ilex (Italian Landscape Exploration), di cui è direttore. Lo
sanno bene i tanti partecipanti che hanno contribuito ai
lavori di una “Carta delle
aree protette” su cui confrontarsi con il Governo per rilanciare la missione dei Parchi.
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foto Luca Del Monaco
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Un progetto per la tutela dei
serpenti a Cocullo
di Pasquale D’Alberto *
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Cosa succede ai serpenti che
vengono prelevati negli
“areali” delle campagna cocullesi in occasione dell’annuale
Rito associato alla festa di san
Domenico Abate? È questa la
domanda che per anni si sono
sentiti rivolgere i “serpari”, i
protagonisti della festa, da cittadini, curiosi, studiosi e media
che ogni anno, il primo maggio, affollano la piazza del
piccolo centro montano. Da
qualche anno, il Comune, la
Pro Loco ed i serpari hanno deciso di adottare, su questo
punto, una “operazione trasparenza”. Nel 2007 il Comune
ha dato incarico a due erpetologi, Gianpaolo Montinaro ed
Ernesto Filippi, di realizzare un
“progetto per la tutela delle
specie” Il lavoro dei due erpetologi è iniziato attraverso uno
scambio di informazioni con i
serpari, al fine di conoscere
abitudini, tecniche di cattura,
reazioni dei rettili (cervoni,
biacchi, lattarine, bisce d’acqua, coronelle), condizioni di
detenzione nei giorni del Rito,
trattamento durante la festa
nello scambio con i turisti ed i
curiosi. Ne è nata una “mostra
erpetologica”, che oggi è consultabile nei locali del Co-
mune, dove tutte le informazioni raccolte dai colloqui con
i serpari e, successivamente,
osservate direttamente, vengono riassunte e descritte. Successivamente, Montinaro e
Filippi si sono posti il problema
di osservare i rettili nella loro
vita quotidiana e nel corso del
ciclo vitale. Ecco la scelta: impiantare sui serpenti dei “microchip”, per individuarli e
renderli riconoscibili negli anni.
Una vera e propria carta di
identità dei serpenti. In cinque
anni sono stati censiti all’incirca
300 cervoni ovvero il serpente
con viene vestita la statua del
santo per la processione. Molti
di questi sono stati ricatturati
negli anni successivi, il che dimostra il buono stato di salute
dei rettili. Ma sono tanti anche
quelli che, di anno in anno,
vengono catturati senza microchip. Il che dimostra una
buona capacità riproduttiva e
certifica il ricambio generazionale dei serpenti. Infine, a
fianco alla mostra erpetologica, sono state installate tre
“teche”, all’interno delle quali
sono stati ricreati con precisione gli ambienti dove i rettili
vivono. E da aprile a giugno i
visitatori possono osservare di-
rettamente i serpenti e farsi
un’idea del rispetto con il
quale vengono tratti dai serpari
di Cocullo. “Abbiamo sentito
come un dovere – spiega il sindaco di Cocullo, Nicola Risio
– quello di realizzare questo
progetto e per due ragioni. Da
una parte – continua – dare
conto di una tradizione millenaria dei serpari di Cocullo, caratterizzata da rispetto per
l’animale unita alla devozione
a San Domenico. Dall’altra per
fornire informazioni ai visitatori,
con l’obiettivo di sfatare il timore ancestrale che c’è tra
l’uomo ed il serpente, che è un
soggetto decisivo per l’equilibrio dell’ecosistema”. Per realizzare Il progetto del Comune
di Cocullo è stato realizzato in
virtù della deroga alle direttive
comunitarie chiesta ed ottenuta
dal Ministero dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, in quanto la
specie di serpenti utilizzate per
il Rito di San Domenico Abate
sono tutelate a livello europeo
dalla direttiva “Habitat”, che è
alla base del rapporto tra
l’uomo e le specie protette tra
le quali vengono annoverati i
serpenti.
*Associazione Di Nola - Cocullo
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Il
Parco
Maiella
Natura, arte e grandi eventi
Conversazione con il presidente Franco Iezzi
di Antonio Di Fonso
Foto Luca Del Monaco
Franco Iezzi, già amministratore pubblico e presidente della Comunità Montana peligna, ex direttore del Consorzio per lo Sviluppo industriale, è il
nuovo Presidente del Parco Maiella. Ci accoglie
nella bellissima sede del parco, l’Abbazia di Santo
spirito a Sulmona. Il posto è suggestivo: storia, religiosità, silenzi sotto la montagna del Morrone,
nella Badia della città ovidiana, il centro dei celestini. A poche centinaia di metri in linea d’aria ci
sovrasta proprio l’Eremo di Celestino V. Più in
alto il profilo imponente della Maiella madre definisce l’orizzonte. È facile, perfino scontato scriverlo, ma in questo luogo l’incanto è compiuto: la
natura e l’arte sono un incastro perfetto.
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Sei diventato da poco presidente. Con quali obiettivi
hai accettato un incarico
così impegnativo?
“Da sempre mi occupo
dello sviluppo di questo territorio, ho acquisito una cultura, esperienze e
competenze che vorrei
adesso trasferire in altri settori, come quello dell’ambiente. Il Parco deve
diventare un’occasione di
sviluppo. Questo è l’ obiettivo che vorrei raggiungere”.
Ci sono delle criticità che
devono essere subito affrontate?
“Il movimento ambientalista
ha fatto un ottimo lavoro
nella conservazione della
natura e nella tutela faunistica. Ma va fatto di più ri-
spetto alla promozione del
prodotto parco. Si devono
promuovere iniziative,
eventi. Si devono far coesistere le esigenze delle popolazioni locali con la
conservazione della natura,
dare la sensazione alla
gente di questi territori che il
Parco è soprattutto, ripeto,
sviluppo”.
Di recente il Parco Maiella
ha organizzato una mostra
degli Eremi a Roma.
“La mostra che si è svolta a
Roma sarà riproposta a Firenze, nella cripta di Santa
Croce a settembre. Siamo
in trattativa per ospitarla di
nuovo a Roma, nel Braccio
di Carlo Magno a San Pietro. Ma il programma è più
ambizioso, nasce da prima,
si lega a un progetto più
complessivo di valorizzazione turistica delle peculiarità della nostra montagna.
È quello che abbiamo chiamato la “vacanza dello Spirito”. L’eremo di Celestino, l’
Abbazia sono due tesori
straordinari . Ma ci sono gli
altri eremi celestiniani, nella
zona di Caramanico, a Serramonacesca e Roccamorice, a Lama dei peligni sul
versante orientale che meritano altrettanto attenzione.
Abbiamo organizzato un
vero e proprio pacchetto di
quattro giorni per i turisti che
vogliono scoprire e ammirare questi presidi della spiritualità. E ovviamente
insieme agli eremi il turista
ha l’opportunità di conoscere la cultura, la storia,
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l’enogastronomia del nostro
territorio. Abbiamo anche
inoltrato una richiesta, e
stiamo a buon punto nell’iter,
per il riconoscimento degli
eremi come patrimonio immateriale dell’Unesco”
Quali sono le iniziative invece più legate all’attività
tradizionale del Parco?
“Si è appena concluso un
convegno sul camoscio, un
altro di grande valore scientifico sul lupo ha visto la partecipazione di studiosi
internazionali. Sono attivi i
progetti Life. Un’equipe è al
lavoro sull’osservazione del
lupo, monitorati dai collari
giorno e notte. Abbiamo
una struttura di appassionati
professionisti, capaci di entrare in emergenza anche
nel cuore della notte
quando, come è capitato, i
segnali di trasmissione degli
spostamenti dei lupi subiscono interruzioni.
Proprio in questi giorni la
linea ferroviaria Sulmona Castel di Sangro, la cosiddetta transiberiana
d’Abruzzo, ha ripreso slancio grazie all’intervento decisivo del Parco.
“Tramite il Parco e in collaborazione con Transita abbiamo riattivato una linea tra
le più suggestive e panoramiche d’Europa. Una linea
che era stata chiusa e che
adesso rientrerà nel circuito
dei treni storici, grazie al
coinvolgimento della Fondazione Ferrovie dello Stato.
Abbiamo riacquistato le stazioni di Cansano e di Palena, anche la stazione di
Sulmona avrà una funzione
centrale nella gestione e manutenzione dei treni storici.
Ci sono in cantiere anche
altre ipotesi, un uso futuribile
e innovativo della linea ferroviaria: stiamo pensando al
Velorail, un modo alternativo
e ciclabile di fruire le rotaie.
Ma questo è un discorso di
prospettiva. Come l’idea su
cui stiamo lavorando di utilizzare le carrozze storiche
nei momenti di rappresentanza e istituzionali. Diventa
fondamentale però cercare
la collaborazione con i privati, attivare l’interessamento
e il coinvolgimento diretto
degli imprenditori. Perché,
per tornare al discorso iniziale, lo sviluppo è una rete
da costruire, il pubblico
deve fare la sua parte, ma
la partecipazione dei privati
è condizione irrinunciabile.
L’ambizione più grande che
ho come amministratore di
questo ente è quella di fare
in modo che i giovani possano trovare nel Parco la
loro risorsa su cui costruire il
futuro”.
«Il Parco deve
diventare
un’occasione
di sviluppo.
Questo è
l’obiettivo che
vorrei raggiungere»
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Montagna e tecnologia
Navigare insieme a
tutte le età
Iniziative e progetti per diffondere la
cultura digitale nelle aree montane
di Marcello Bonitatibus
L’Italia è in grave ritardo
sul conseguimento degli
obiettivi fissati dall’Agenda
Digitale Europea e, all’interno del nostro Paese, ancora più in ritardo sono le
aree marginali e montane.
E non è solo un ritardo di
tipo infrastrutturale ma
anche un ritardo culturale. I
dati sulle competenze digitali e sull’utilizzo di internet nei Paesi dell’Unione
non lasciano spazi a dubbi:
fra i cittadini dei 28 Paesi
della UE gli italiani sono
agli ultimi posti della classifica per competenze digitali e utilizzo di internet.
Nel 2012, infatti, si è rilevato che il 60% degli italiani aveva competenze
digitali basse o nulle, rispetto al 47% della media
UE. Se si analizzano tali
dati più in dettaglio il confronto con gli altri Paesi è
sconfortante. Il 50% della
forza lavoro italiana ha
competenze digitali basse
o nulle (media UE 39%);
ben il 75% delle persone
svantaggiate (individui
nella fascia di età fra i 55 e
i 74 anni, con un basso livello di istruzione e/o disoccupati, pensionati o
inattivi) accusano lo stesso
deficit (media UE 64%) e
sempre la mancanza di
competenze è la ragione
dichiarata dal 37% delle famiglie italiane che non accedono ad internet a fronte
di una media UE del 35%.
(Fonte:
http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/scoreboard/italy#1). Diffondere
la cultura digitale è quindi
uno degli obiettivi prioritari
dell’Agenda Digitale italiana di cui è parte integrate il “Programma
nazionale per la cultura, la
formazione e le compe-
tenze digitali” mediante il
quale il Governo italiano
vuole raccordare e porre in
rete le iniziative territoriali
e settoriali già esistenti, fra
le quali molte rivolte agli
anziani. Ed è su alcune di
queste che ci soffermiamo,
poiché il divario digitale intergenerazionale è un problema sostanziale in
quanto è uno dei fattori che
acuisce e alimenta il divario economico fra aree interne e aree metropolitane
del Paese, in modo direttamente proporzionale ai rispettivi indici di vecchiaia.
Il primo progetto rivolto
agli anziani che ci piace
segnalare è stato lanciato
da Telecom Italia su scala
nazionale. “Navigare insieme”, questo il nome
dell’iniziativa, ha l’obiettivo
di promuovere l’uso delle
nuove tecnologie della comunicazione tra gli over 60.
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Questi sono accompagnati
dalla scoperta di internet
dai giovani delle scuole
medie superiori tramite una
serie di lezioni che spiegano il funzionamento del
web e delle sue applicazioni. Come strumento divulgativo e di supporto del
progetto è stato realizzato
un portale (http://navigareinsieme.telecomitalia.it/) dove gli over 60
trovano notizie aggiornate e
informazioni pratiche ma
anche strumenti per sostenere la formazione: giochi
interattivi e demo on line
per esercitarsi ma anche
brevi sitcom che raccontano episodi della vita di alcuni di loro che, grazie ai
nipoti, scoprono che la rete
semplifica la vita. Sullo
stesso modello di apprendimento intergenerazionale fa
leva “Nonni su internet”, il
progetto promosso dalla
Fondazione Mondo Digitale
(http://www.nonnisuinternet.it/). I corsi fino ad
oggi organizzati hanno interessato tutte le regioni italiane. Le lezioni si svolgono
nelle aule informatiche delle
scuole di ogni ordine e
grado e sono tenute dai ragazzi delle scuole stesse coordinati da un insegnante
esperto nelle tecnologie informatiche e telematiche.
Gli alunni sono invece i cittadini adulti del territorio:
possono essere i nonni reali
degli studenti oppure
iscritti ai Centri sociali anziani o ad altre associazioni.
Anche la Regione Abruzzo
recentemente ha intrapreso
una timida iniziativa per
colmare il divario digitale
degli anziani. È stato questo, infatti, l’obiettivo dichiarato dell’Avviso
Pubblico “Da grande” con il
quale la Giunta abruzzese
ha finanziato con 290.500
euro 69 progetti, presentati
dai comuni abruzzesi per
interventi formativi destinati alla organizzazione di
corsi di informatica per anziani over 65 della durata
complessiva di 30 ore. Da
poco si sono concluse le lezioni con gli esami finali e
la valutazione dell’apprendimento dei partecipanti, i
migliori allievi sono stati
premiati con un tablet del
valore di 500 euro.
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MAW
Culture
Men at work
Fare cultura nel
centro storico
di Sulmona
n via Morrone c’è un nuovo spazio per la cultura, l’arte
e la fotografia. Un laboratorio - galleria che ospita artisti,
fotografi, grafici e creativi , fumetti d’autore e situazionisti. Si chiama MAW, Men at work come l’omonimo
gruppo di rock laburista degli anni ottanta, l’associazione culturale che ha promosso l’evento e ha inaugurato
questo piccolo e accogliente spazio, travi in legno a vista e
pietra bianca, faretti illuminati che puntano i contorni delle
opere proposte: foto a colori, in bianco e nero, elaborazioni
stilizzate e pittura post moderna, bozzetti di style design e
grafic novel. L’animatore e creativo dell’iniziativa è Rino Di
Pietro che insieme ad altri amici “giornalisti, disegnatori, grafici e creativi” hanno dato vita un vero e proprio progetto culturale. “È uno spazio a disposizione di quanti vorranno fare
cultura: uno spazio per la città”. Il laboratorio non vuole essere
soltanto un luogo di esposizione, ma anche una piccola officina, una fucina dove incontrarsi, discutere, aggiornarsi sulle
tendenze di un’ arte in movimento e in continua evoluzione.
Uno spazio che può accogliere dai seminari ai corsi sulla fotografia, dai reading alle scuole di scrittura creativa e alla presentazione di libri, dagli incontri sull’arte alle attività di
ricerca multimediali.
Tra gli artisti proposti di recente ricordiamo: Ernesto Oliva,
pittore, Michele Bianco, stilista, Hassanki Hassan Yazdani,
pittore, Claudio Cantelmi, creativo, Luca Del Monaco, fotografo, Jean Pierre Colella, fumettista, Massimo Capaldi, fotografo, Alfredo Santella, pittore, Kurtz, grafico.
E ancora la giovane artista sulmonese Gemma D’Amato, l’artista peligno Alessandro Antonucci e il fotografo Giancarlo
Guzzardi. L’orario di apertura è il seguente: dal lunedì al sabato 10,30 - 12,30; 17–20.
Per informazioni: Associazione culturale MAW-Men at work
–[email protected] www.mawlab.org Tel:33142101901
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La chiesetta del papa
San Pietro della Jenca, alle pendici del Gran Sasso
di Giuliana Susi FotoLuca Del Monaco
Sulle tracce di Papa Giovanni Paolo II. Un silenzio che si
ascolta. Surreale. Un’atmosfera particolare si respira tra le
montagne che incastonano “la Chiesetta del papa”, un tempo
rifugio del pontefice, oggi meta di pellegrinaggio di migliaia di
fedeli. Alla ricerca di quella sensazione di pace e tranquillità
che aveva conquistato il Santo. Sembra che il tempo qui si sia
fermato, congelando paesaggi dal fascino intramontabile
come un quadro di pregio: luogo che ben si presta a viaggi introspettivi, meditazioni e momenti di preghiera.
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contano le cronache locali
che, a pochi giorni dal malore che aveva colpito il pontefice nella diretta televisiva,
lasciando il mondo intero con
il fiato sospeso, tornò alle
pendici del Gran Sasso e,
dopo una lunga passeggiata,
si fermò davanti l’eremo. Da
allora, il legame tra il Santo
Padre e la chiesetta divenne
sempre più inteso. Il luogo
sacro, nei mesi scorsi, finì nell’occhio del ciclone per il
furto sacrilego della reliquia,
contenente il sangue del
Santo (frammenti poi ritrovati),
donata nell’Agosto 2011, in
occasione della grande festa
annuale «Ci vediamo alla
Ienca», manifestazione in
onore di Karol
Wojtyla, giunta quest’anno
alla sua XVI edizione, tra i diversi eventi organizzati dall’associazione per il rilancio
turistico. Dedicata al pontefice polacco anche la scultura
in bronzo nel prato antistante,
realizzata dall’artista Fiorenzo
Bacci. Oggi il santuario di
San Pietro della jenca è
aperto ai visitatori. “Ne arrivano tanti di fedeli e di visitatori” ha spiegato Pasquale
Corriere, presidente dell’associazione, assicurando che
dopo lo spiacevole episodio
del furto delle reliquie, tutto è
tornato alla normalità. La
chiesetta non è aperta tutti i
giorni, anche se il presidente
assicura che si sta facendo di
tutto affinchè questo desiderio
possa divenire realtà. La
santa messa viene celebrata il
Sabato e la Domenica, alle
11 e alle 17. Festa grande il
27 Aprile scorso: tanti i fedeli
hanno assistito dall’eremo
caro al pontefice alla diretta
trasmessa da piazza San Pietro a Roma per celebrare la
canonizzazione dei due
Papi, Giovanni Paolo II e
Papa Giovanni XXIII.
5
Tra gli eventi organizzati a San
Pietro della Jenca nel mese di
Luglio: “I Giardini della cultura”,
incontri letterari con la presentazione di libri antichi. Nasce
anche un’applicazione ufficiale
del Borgo di San Pietro della
Jenca, già disponibile sulla App
store, attraverso cui sarà possibile approfondire la storia del
santuario, essere aggiornati con
gli eventi dell’associazione e, attraverso la funzione geolocalizzazione, scoprire i luoghi in cui
soggiornare nel territorio.
L’associazione sul web
www.sanpietrodellaienca.it
5
Tra Assergi e Camarda. Alle
pendici del versante aquilano
del Gran Sasso, a oltre mille
metri di quota. Un gruppetto
di case in pietra, addossate
l’una all’altra, compongono il
borgo, antiche abitazioni pastorali riportate a nuova vita
circondano la chiesetta di
San Pietro della Jenca, per
molto tempo abbandonata,
poi restaurata e consacrata
ufficialmente Santuario nel
2011, con tanto di cerimonia, attraverso l’ impegno dell’omonima associazione nata
nel 1999, che ne cura la gestione. Innumerevoli furono le
“improvvisate” del Pontefice
al minuscolo eremo stretto tra
i monti. Spesso in segreto. Lasciava le austere stanze del
Vaticano e seguiva la sua
passione per le vicine montagne abruzzesi in cui si rifugiava. Per sciare. Per
passeggiare. Per pregare. Alcune visite documentate, altre
no, come quelle a Scanno,
dove, in località San Liborio,
all’imbocco del sentiero che
conduce a Serra Ferroio,
luogo in cui il Santo Padre si
recò nell’Agosto del 2003 in
forma privata, raccogliendosi
in preghiera, in una delle sue
cento visite in terra d’
Abruzzo, nel 2011 è stata
eretta una statua in bronzo a
lui dedicata. La sua passione
per i monti abruzzesi Papa
Giovanni Paolo II la rivelò nell’Angelus del Giugno 1993.
Tra le innumerevoli visite,
quella del 29 dicembre
1995 non restò segreta. Rac-
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Colori e sapori
Cerasuolo, il vino dell’estate
di Massimo Maiorano
Foto
Luca Del Monaco
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C
ERASUOLO, ovvero il
Montepulciano nella
versione rosé. Snobbato e criticato da
pseudoesperti che lo definiscono
«miscelato», facile e modaiolo,
difficile da abbinare, «femminile».
Tra le critiche che gli vengono
mosse la prima da controbattere
è quella di essere un vino che si
ottiene miscelando vino bianco e
rosso. Non è assolutamente vero tra l’altro è vietato dalla normativa
vigente - , il vino si ottiene da una
vinificazione particolare di sole
uve Montepulciano, sì parliamo
di quell’uva che solo a toccarla
tinge le mani! Sono proprio le
bucce dell’uva infatti le responsabili del colore di un vino, dopo la
spremitura si lasciano nel mosto in
fermentazione, e più le si lascia
più colore abbiamo. Nel nostro
caso invece le bucce vengono separate dal mosto e la risultanza è
un colore rosato che varia dal
tenue passando per il cerasuolo e
arrivare ad una tonalità più vicina
ad un rosso scarico.
La maggior parte delle aziende
raccoglie il Montepulciano e ne
fa una pressatura soffice, lasciando fermentare il mosto senza
le bucce; una piccola parte dei
vignaioli invece una volta preparato il mosto per il rosso - lasciando le bucce all’interno dopo pochissime ore ne fa un
«salasso», ovvero ne toglie una
piccola parte per farne il rosato.
Nel primo caso in genere abbiamo un colore più chiaro, nella
terminologia dell’Associazione Italiana Sommelier esattamente «cerasuolo», nel caso del salasso
usualmente si ottiene un colore più
intenso che viene definito dall’AIS
«chiaretto».
Tradizionalmente nelle vallate in-
terne dell’Abruzzo quest’ultimo
era il colore tipico del vino che si
faceva nelle case di tutti, l’esperienza di generazioni di contadini
aveva portato a produrre il vino
così perché meglio si adattava ai
cibi di tutte le stagioni dell’anno e
perché d’estate poteva essere
messo a raffreddare nella «forma»
d’acqua fresca che scende dai
monti; solo una piccola parte si
lasciava fermentare con le bucce
per avere un vino più importante
per le occasioni (l’attuale Montepulciano). I nostri avi in secoli di
esperienza ci hanno lasciato un
vino ed una tecnica di vinificazione eccezionali, che purtroppo
non sempre sappiamo capire. È
un vino che sa fare un po’ tutto:
può essere un ottimo aperitivo,
può essere l’abbinamento ideale
di una cena a base di prodotti
della pesca, può essere il compagno della grigliata estiva con gli
immancabili arrosticini (e non ci
dite che è preferibile un rosso
sotto il solleone a 30/35 gradi).
È soprattutto il vino che meglio si
abbina ad un piatto di pasta con
una salsa al pomodoro o alla tradizionale pizza margherita. Il vantaggio «estivo» è la mancanza (o
quasi) del tannino, il quale cozza
sia nell’abbinamento con i piatti
delicati (tipici della bella stagione), sia con il frigorifero (il tannino diventa amaro a bassa
temperatura).
Possiamo così definirlo cross-over,
un vino che letteralmente attraversa qualunque fase «mangereccia» della giornata.
Indubbiamente è un vino che si fa
bere con facilità, ma questo è
uno dei motivi che ce lo fa preferire durante la stagione estiva. E
poi quante altre cose «facili» ci
piacciono da bere o da man-
giare? Non sarà certo questo un
motivo per lasciarlo da parte!
Sul modaiolo purtroppo nutriamo
seri dubbi, perché se lo fosse davvero il comparto vitivinicolo abruzzese ne trarrebbe un grosso
giovamento. Il Cerasuolo
d’Abruzzo è infatti una delle migliori espressioni al mondo di vino
rosato. In Italia divide il podio
con il Rosato del Salento e con il
Chiaretto del Garda, nel mondo
gli unici vini all’altezza sono i Rosati della Provenza. Può essere
modaiolo invece perché viene
usato sempre più spesso come
aperitivo al posto di un bianco o
come base per numerosi cocktail
nei chioschi del litorale.
E per finire: femminile! Sì lo è,
non tanto per il colore tradizionalmente legato al mondo femminile,
ma per le sue peculiarità di essere
delicato, elegante, affascinante. E
poi soprattutto perché è intrigante:
dietro una facciata di semplicità si
cela spesso un vino complesso, di
carattere, che vi accompagnerà
nelle belle serate estive senza alcuna nostalgia del vino rosso!
Buona estate rosé!
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Contest fotografico
Il mio borgo. Dentro un click
L’Abruzzo raccontato dai fotografi amatoriali che dedicano la loro passione e coltivano il loro
talento per promuovere le bellezze del nostro territorio. Una dedizione all’immagine che Paesaggi d’Abruzzo ha voluto promuovere in un concorso fotografico che ha visto la partecipazione
di 269 fotografi che con i loro scatti hanno descritto i borghi dell’Appennino. “Paesaggi
d’Abruzzo è una community web fondata nel 2008 ed è nata per promuovere l’Abruzzo attraverso la fotografia e l’utilizzo dei social network (Facebook, Twitter etc.). Un grande progetto
collettivo per raccontare quotidianamente la nostra regione attraverso le foto inviate dagli utenti.
Abbiamo ricevuto 1245 foto e 40 autori sono stati proposti nella mostra, di cui 8 premiati”
spiega il fondatore di Paesaggi d’Abruzzo, Alessandro Di Nisio. Da questa esperienza è nato
il concorso che si è concluso con la mostra delle foto dei partecipanti organizzata a Pettorano
sul Gizio. L’iniziativa rientra nel progetto Abruzzo Appennino, il sistema integrato di comunicazione che ha coinvolto la rivista Abruzzoèappennino, l’emittente televisiva TV6 e Paesaggi
d’Abruzzo e sette comuni, Cocullo, Raiano, Vittorito, Pettorano, Scontrone, Fontecchio e Morino.
Pubblichiamo di seguito le foto premiate.
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«Un grande progetto collettivo per
raccontare la nostra regione attraverso le foto»
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5
testo di Chiara Marini
All’ex Convento delle Clarisse di
Caramanico Terme l’arte ha trovato casa. Artisti, creativi, semplici appassionati hanno deciso
di incontrarsi, discutere, confrontarsi e qualche volta restare,
accomunati dalla stessa passione, in un luogo incantevole
che esercita il suo fascino. Così è
nata Residenze Teatrali Associazione (Re.Te). Alle Clarisse si incontrano giovani e meno
giovani, ormai da circa due anni;
in quel posto si organizzano mostre, perfomance, incontri, collettive, immersi e ispirati dalla
natura incontaminata, dall’accoglienza della gente di montagna,
in una particolare atmosfera che
aleggia tra le mura del Convento,
dal chiostro all’anfiteatro, dalla
vecchia chiesa alle stanze del
piano di sopra.
«È accaduto quasi tutto per caso
- ha detto Lorenzo Marvelli,
membro dell’Associazione Residenze Teatrali e della compagnia
teatrale Teatri OFFesi. - Abbiamo scoperto l’ex Convento
delle Clarisse e ce ne siamo subito innamorati». È bastato parlare tra amici, e il gruppo si è
subito infoltito: teatranti, artisti,
sognatori hanno deciso di trasformare quello stabile restaurato e dismesso in un “covo di
«Qui ci si
disintossica
dalla routine della
vita quotidiana»
arti”. Il sogno di sfruttare il
grosso potenziale del Convento,
facendone anche una residenza,
diventa passo dopo passo realtà:
diventa Re.Te. «Io potrei occuparmi dell’area comunicazione»,
sono le parole di Francesco;
«Bene, allora io mi occupo di logistica insieme a Lidia e Giuseppe» propone Christian; «Con
Pietro e Roberta potremmo occuparci di tutte le questioni burocratiche» si offre Luciano,
musicista. Così, da una serata in
pizzeria, si è arrivati a un gruppo
di lavoro, è stato possibile creare
una macchina funzionante. “Non
sempre tutto fila liscio, – sorride
scanzonato con la sua cadenza
siciliana Giuseppe Lombardi,
presidente dell’associazione, –
ma ci vogliamo bene e quindi
poco dopo parliamo e torna tutto
a posto». Dal primo evento
messo in piedi se ne sono susseguiti subito altri. Workshop, mostre, spettacoli, escursioni in
qualsiasi periodo dell’anno popolano le Clarisse. «Qui ci si disintossica dalla routine della vita
quotidiana - ha affermato Marcello Sacerdote, attore nei Muré
Teatro e musicista di canti popolari nel gruppo “I lupi della Majella”».
La gente continua ad arrivare, a
conoscersi e a innamorarsi, in
quello spazio di paradiso a Caramanico Terme. «Vorrei vivere
qui. C’è bella gente, ci si diverte,
si pensa, si medita e c’è un fantastico paesaggio che coccola la
vista». Re.Te. ha ottenuto la concessione dell’ex Convento delle
Clarisse per sei anni.
La stagione estiva di Residenze Teatrali
Ecco gli eventi di agosto e settembre:
WORKSHOP
Seminario internazionale 1-10
agosto
“IL CIRCO D’ABRUZZO” a cura
di Emanuelle Gallot Lavalee
MOSTRE
Mostra fotografica – in corso
fino al 1 agosto
“FRAMMENTO DI AFRICA: IL
MALI” Sonia Fattori
Mostra d’arte contemporanea
11-21 agosto
“LO SPECCHIO E IL SIMBOLO”
Elena Morizio
Mostra d’arte contemporanea 11
-17 agosto
“DOOR” Manuela Cappucci
RESIDENZE ARTISTICHE
dimORA ET cumLABORA 15
agosto – 15 settembre
In collaborazione con ArtMonasterty Project (San Francisco) e
Mama Cafè (Los Angeles)
Info
Re.Te – Residenze Teatrali
Associazione
c/o ex-Convento delle Clarisse,
Caramanico Terme (PE)
Web: residenzeteatrali.org
SIMBOLI Facebook, Twitter e
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La magia del Convento delle Clarisse
a Caramanico
Le Clarisse: un progetto “comune”.
«E se trasformassimo l’ex Convento delle Clarisse in una residenza, dove gli artisti possono
anche pernottare?» è stata la
prima proposta dell’associazione. «Iniziate, poi vediamo
cosa si può fare». Con queste
parole l’ex sindaco Mario Mazzocca ha aperto la strada all’entusiasmo che ha dato forma pian
piano a un progetto organico.
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foto Fabrizio Giammarco
Eventiestate
Muntagninjazz 2014
Il Festival sale in montagna
Montagna e musica di qualità.
È il binomio che decreta il
successo di Muntagninjazz, il
festival che, giunto all’ottava
edizione, animerà, dal 2 al 20
Agosto, nove paesi del centro
Abruzzo vantando nomi illustri del panorama musicale internazionale. Diverse le new
entry tra i comuni che prestano le loro piazze ai prestigiosi concerti, andando ad
allargare il parterre dei partecipanti: Introdacqua, Bugnara,
Pratola Peligna, Campo di
Giove, Anversa degli Abruzzi,
Barrea, Prezza, Roccaraso e
Villalago. Tante le novità quest’anno, come ha spiegato il
presidente dell’associazione
culturale organizzatrice
“Muntagninjazz”, Valter Colasante. Location per alcuni
concerti sarà proprio la montagna, con tanto di trekking
lungo bellissimi sentieri immersi nella natura, con degustazioni di prodotti tipici del
territorio (3 Agosto Villalago
Lago di San Domenico ore 12
con Interaqae vox -filarmonica
giovanile di fiati, che si esibi-
ranno anche il 9 Agosto ad
Anversa degli Abruzzi Località Cavuto, 10 Agosto Monte
Plaia a Introdacqua con “Skylines Brass Ensemble”). La
kermesse debuttò nel 2006 a
Introdacqua, con lo scopo di
promuovere e valorizzare il
territorio attraverso la musica
di alto livello, riuscendo, negli
anni, a replicare ilsuccesso. Su
il sipario il 2 Agosto a Bugnara con Lariba “Walking Pa’
Lante”, nell’ambito della “Romantica Florist Festival”, la
notte fiorita più famosa del
centro Abruzzo, che per il
nono anno consecutivo tornerà con tutta la sua creatività per assicurare
divertimento dal tramonto
all’alba, tra arte e musica. Il 4
Agosto tappa per la carovana
di Muntagninjazz a Pratola
con Camillocromo Circus
Swing orchestra. Sul palco di
Campo di Giove l’8 Agosto
(21.30) Daniele Sepe&Art Ensamble of Soccavo, mentre il
9 Agosto (21.30) a
Barrea Rocco De Rosa. Appuntamento a Prezza il 12
Agosto ( 21.30) con Servillo,
Girotto, Mangalavite, seguito
alle 21.30 del 13 Agosto a Introdacqua dall’esibizione di
Javier Girotto Quartett. Si tornerà ad Introdacqua il 14 Agosto con Rosario Bonaccorso
Travel Notes Quartett e Fabrizio Bosso “Romantically
Yours”, Orchestra diretta dal
Maestro Stefano Fonzi. 15
Agosto di nuovo Barrea con
Takadum Orchestra. Al via il
16 Agosto alle 19 la “Lunga
Notte di Muntagninjazz” a Introdacqua, paese in cui si resterà anche il giorno seguente
dando inizio agli ultimi eventi:
Rapahel Gualazzi il 17 Agosto
e Blue Dolls Meet Gnu Quartet il 18 Agosto. Chiudono il
cartellone Anversa degli
Abruzzi con Tango Jazz Quintet il 19 Agosto e Roccaraso il
20 Agosto con Flamenco
Tango Neapolis.
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Pettorano sul Gizio
Poesie al castello
Una serata dedicata alla
poesia di Vittorio Monaco,
poeta e studioso di letteratura tra i più conosciuti
della nostra regione. Nello
scenario del castello Cantelmo, l’attore Pietro Faiella
propone un recital di poesie dell’autore pettoranese,
dalle prime raccolte di Castagne pazze al libro postumo Nevelle e altre vie.
Versi scritti in italiano e
dialetto, che hanno descritto le memorie private e
le vicende pubbliche, le ferite dell’emigrazione e i ricordi dell’infanzia di un
paese. Un microcosmo
esemplare in cui si possono
ritrovare sentimenti universali e patrimonio di tutti. Il
recital è organizzato dal
Comune di Pettorano sul
Gizio in collaborazione con
il Centro Studi e Ricerche
Vittorio Monaco. Ore 21.00,
piazza Arischia.
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Corfinio
Nox Alba. La notte
bianca dei popoli italici
Venerdì 8 agosto, una notte
per rivivere millenni lontani.
Una rievocazione storica
ispirata ai festeggiamenti
avvenuti in occasione della
proclamazione di Corfinium
Capitale della Lega Italica.
L’evento è promosso dall’Amministrazione comunale, ideato e realizzato
dall’Associazione Cuore dei
confini, in collaborazione
con la Pro Loco di Corfinio.
“L’aspetto che gli dona freschezza e originalità è la
presenza attiva delle nuove
generazioni, gli stessi giovani che, ancora bambini,
sflilavano nelle ultime edizioni del Corteo Storico”,
spiega Tiziana Taucci l’ organizzatrice. Quest’anno,
nella II edizione, è in programma dalle 18.00, nel
piazzale di San Pelino, l’inizio dei Ludi con l’Harpastum – rievocazione
dell’antico gioco del rugby,
a cura del Sulmona Rugby −
i “Ludi Troiani”, esibizioni e
giochi equestri, a cura del
Circolo ippico “I Cavalieri
dell’Antera” di Vittorito − e
l’esibizione dei Falconieri.
Terminati i Ludi il pubblico,
accompagnato dai figuranti
capeggiati dall’Imperatore
Claudio, sfilerà in corteo
sulla via Italica fino a raggiungere la piazza e il centro storico − dove al suo
interno sono già attivi gli
spazi dedicati alla ristorazione, le botteghe e gli allestimenti scenici, che
parteciperanno alla prima
edizione di “Corfinium in
bottega”, un premio per la
migliore messa in scena.
Alle 22.00 iniziano i Ludi
Gladiatori, nell’arena allestita in piazza, e a seguire le
performance tematiche nel
centro storico. “ La novità di
questa edizione è la possibilità di partecipare da protagonisti alla rievocazione: i
visitatori potranno indossare il costume storico e immergersi in antiche
atmosfere. Inoltre, sia nell’area dei gladiatori sia nel
centro storico il pubblico
può partecipare a combattimenti, giochi, divinazioni e
danze propiziatorie” A conclusione si saluterà l’alba
con un toga-party, tra musiche, danze e il famoso vino
di Apicio, un’inebriante e
aromatica bevanda osannata da i gloriosi Popoli.
Vittorito
Calici di stelle
Nella notte dei desideri,
torna a Vittorito, in provincia dell’Aquila, l’affascinante appuntamento con
Calici di Stelle, una delle
manifestazioni estive di
rilievo, ideata dal Movimento Turismo del Vino, in
collaborazione con Città del
Vino. Tra le otto piazze
abruzzesi che aderiscono al
brindisi in notturna il 10
Agosto, come in centinaia
di comuni italiani, Vittorito
promuove l’evento caratterizzato anche da due mostre
fotografiche, passeggiate a
cavallo, in collaborazione
con il Circolo ippico Cavalieri dell’Antera, degustazioni, rappresentazioni
teatrali e musica nel cuore
antico del borgo peligno. Un
modo per promuovere il territorio e rivivere la magia
nella notte delle stelle cadenti, con calici di buon
vino che raccontano la terra
peligna. Tutto comincerà
alle 18, quando il centro
storico di Vittorito sarà animato da percorsi del gusto,
disegnati da stand di
aziende vitivinicole locali,
allestiti in diversi punti
strategici del paese, dalla
chiesa di San Michele Arcangelo a palazzo Rivera,
“Accompagnati dalla possibilità di assaporare le prelibatezze tipiche del posto”,
come ha spiegato il presidente della Proloco
Francesco Di Felice.
Scontrone
La notte dei briganti
17-18 agosto
Evento centrale dell’estate
del piccolo centro dell’Alto
Sangro, una vera e propria
rievocazione dell’epopea
dei briganti: figuranti, racconti, incontri e testimonianze dei protagonisti di
una cultura popolare.
Centro storico dalle ore 21.
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Castel del Monte
La Notte delle Streghe
È la notte in cui si fanno largo i
misteri, quando antiche credenze popolari si fondono con
magie, riti e sortilegi. Al calar
della sera, nel cuore storico di
Castel del Monte, va in scena il
17 Agosto di ogni anno “Ru rite
de’ re sette sporte”, suggestiva
rappresentazione teatrale in
dialetto castellano, giunta alla
XIX edizione. Si snoda nel centro storico, lungo magnifici scenari che ricostruiscono una
leggenda popolare legata alle
streghe, dislocati in piazzette,
vicoli e negli angoli più suggestivi del paese, in cui gruppi di
cento persone, a intervalli di
dieci minuti, accompagnati
dalle guide, assistono alle rappresentazioni teatrali inscenate
dagli abitanti del posto.
L’evento è organizzato dall’associazione “La Notte delle Streghe”, che dal 1996 ha
riscoperto tradizioni e credenze
in uso fino agli anni cinquanta.
Quando un neonato si ammalava e il medico non riusciva a
trovare cure e medicine per
guarirlo, il popolo credeva fossero le streghe le artefici del
suo malanno, succhiandolo per
trasformarlo in una di loro. Pensavano che le streghe si infilassero in casa attraverso il buco
della serratura o dal tetto. Diverse le strategie per tenerle
lontane, come la conta delle
lenticchie. Se il sortilegio non
riusciva e un bimbo in casa si
ammalava scattava il rito. Parenti, vicini e amici si riunivano in consiglio deliberando
che per scacciare quella sorta
di incantesimo malefico, alla
mezzanotte doveva prendere le
mosse una processione in notturna nel paese deserto, passando sotto i sette portici (“re
sette sporte”). La comare del
battesimo doveva portare in
braccio il piccolo, seguita da
altre donne. In silenzio. Senza
parlare con nessuno. C’era
anche un’altra maniera ritenuta
utile per scacciare le streghe:
per sette notti e sette giorni si
vegliava il bimbo, finchè nell’ultima notte si prendevano
panni del neonato e lontano dal
paese, nel luogo in cui due
strade s’incrociavano, si poggiavano i vestitini su un pezzo
di legno e si battevano con
tutta la forza possibile per poi
darli alle fiamme. A volte il
bambino guariva, rafforzando
così la credenza nelle streghe.
Il racconto di questo rito attraverso il teatro dialettale comincia il 16 Agosto, con
l’allestimento dei mercatini
delle streghe.
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Castelvecchio Subequo
Outside 2014
door | l’angelo rivelatore |
franco summa project
Un grande artista dell’arte contemporaneo, un borgo antico e il
suo centro storico: il risultato
Outside project. A Castelvecchio
Subequo, Franco Summa, l’artista scoperto da Giulio Carlo
Argan che dal 1964 espone nelle
grandi rassegne internazionali,
dalla Biennale di Venezia a
Roma, da Parigi a Rio de Janiero,
progettista tra l’altro della Porta
del mare di Pescara propone una
sua installazione che ha come
tema il recupero del centro storico, uno degli spazi abitativi che
il terremoto ha reso impraticabili
ai residenti e ai turisti. Una serie
di scenografie ispirate all’idea
della porta, al tema del passaggio, in grado di rivitalizzare e restituire alla socialità gli spazi
chiusi.
“Tutta l’operazione, patrocinata
dall’Aiap è indicata con il titolo
door | l’angelo rivelatore:
un’occasione per riconsegnare,
sia concettualmente che fisicamente, agli abitanti di Castelvecchio una parte del centro urbano,
da troppo tempo tenuto sotto
chiave”.
Una porta che idealmente mette
in contatto anche il mondo profano degli uomini e quello sacro
della religione. Il progetto di
Franco Summa rappresenta in
questo senso il ponte tra il divino
e il terreno. Il suo intervento urbano, infatti, parte proprio da un
luogo sacro, la piccola Chiesa
della Rivelazione per irradiarsi
in tutto il borgo di Castelvecchio
Subequo attraverso l’uso di
segni e segnali che intercettano
le porte delle case del centro storico.
1 e 2 agosto, centro storico di
Castelvecchio. L’installazione rimarrà in visione per i visitatori
fino al 20 agosto.
Festa della solina d’Abruzzo
La I^ Edizione della Festa
della Solina d’Abruzzo (nella
tradizione Subequana) “Taccòzze e Frignòzze” si terrà a
Castelvecchio Subequo (AQ) nei
giorni 7 e 8 Agosto p. v. ideata e
promossa dall’Associazione
«Palco e Scena».
Il progetto nasce con il desiderio
e la volontà di favorire la riscoperta, la valorizzazione e la diffusione della cultura locale offrendo
possibilità di promozione del territorio promuovendo le buone
pratiche legate al cibo e il consumo sostenibile attraverso una
scrupolosa attenzione sull’utilizzo di materie prime locali e
biologiche.
L’evento contempla molteplici
attività, quali: convegno; mostra;
gastronomia; tradizione; stands
di aziende agricole e artigiane;
musica; canti, balli popolari e popular music.
dalla Riserva Naturale Monte
Genzana Alto Gizio. Un percorso
gastronomico che tocca le quattro piazze principali, con stand di
antichi mestieri, buona musica
nei e prelibatezze del territorio.
Dalle tipiche “pizzelle” alle trofie
con gli “orapi” (una sorta di spinacio selvaggio), dalla polenta
rognosa in stile pettoranese, alla
“zuppa del pastore”. E ancora
trippa con mentuccia e pecorino,
patate al coppo col cinghiale, fagioli in fressora, strozzapreti alla
contadina. Il tutto innaffiato con
vini delle aziende peligne. “Non
una sagra, nemmeno un’imitazione di Notte Bianca” tengono a
specificare gli organizzatori. A
spasso tra i “sapori in festa”, passeggiando in uno dei Borghi più
Belli d’Italia dagli stretti vicoli,
suggestivi angoli e antiche
piazze. Si parcheggia l’auto,
niente navette, ci si gode a piedi
il borgo. Comincia il tour mangereccio, dalla piazzetta dell’Arischia del Castello Cantelmo, il
punto più alto, a piazza San Nicola, la prima tappa, sostando,
poi, in piazza Sant’Antonio e
piazza Umberto I. La semplicità
è la ricetta vincente, come una
tavola imbandita in una notte
d’estate.
Pettorano sul Gizio
«Sapori in festa»
Sesta edizione. Tutto in una sera.
Il 17 Agosto prossimo, nel paese
che “canta in bocca a una fontana (…) la canzone dell’acqua
del Genzana”, per dirla con le parole del poeta pettoranese Vittorio Monaco, torna uno degli
eventi più attesi dell’estate della
Valle Peligna, organizzato dall’amministrazione comunale e
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di
di
Sa
Fra
M
di
di
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Bungee Jumping. Salto nel vuoto a Salle
di Giuliana Susi
Adrenalina pura. Un bel respiro. Tre, due uno e si salta nel vuoto da
cento metri di altezza, sperimentando il brivido di uno sport estremo,
tra sfida, paura e quel senso di libertà che solo il volo può dare.
aea2014_5.qxp_Layout 1 07/08/14 09:31 Pagina 55
D
OPO VENT’ANNI è
tornata in Abruzzo
l’emozione del
Bungee Jumping per
la gioia dei tanti
appassionati, che già
dall’inaugurazione, lo scorso
Maggio, hanno potuto
assaporare l’ebbrezza del
salto dal ponte di Salle, in
provincia di Pescara, nel
Parco nazionale della
Majella, dagli scenari
mozzafiato . A gestire il
bungee center più grande
del’Italia Centrale tra i tre più
famosi della Penisola (
Asiago e Biella), è
l’associazione sportiva
dilettantistica “Sottosopra” ,
guidata dal presidente
Lorenzo Belfiglio, che conta
già duecentocinquanta iscritti,
in sole sei date
dall’inaugurazione. Un
preciso calendario è
pubblicato sulla cliccatissima
pagina Facebook e sul sito
web che riporta spiegazioni,
consigli, accorgimenti e
regole del “gioco”. Un modo
altro per “promuovere
l’Abruzzo e incentivare il
turismo” come spiega il
presidente dell’associazione,
raccontando che i
partecipanti provengono da
diverse regioni, soprattutto
centro Sud, mentre “prima
affrontavano lunghi viaggi
per raggiungere i centri
maggiori che si trovano al
Nord “. Chi soggiorna per un
week end, chi per una notte.
Sono soprattutto appassionati
di sport di montagna. “Per
dare inizio a quest’avventura,
nonostante le difficoltà
soprattutto dovute alla
diffidenza per questo sport
estremo, non abbiamo trovato
ostacoli da parte delle
istituzioni, che, a tutti i livelli,
hanno appoggiato il nostro
progetto” spiega Belfiglio,
precisando che per i primi
anni lo staff sarà affiancato
dai tecnici e supervisori che
gestiscono il bungee center di
Asiago, il più alto d’Europa.
Attrezzatura tecnica specifica,
appositamente studiata e
collaudata. Nulla si trascura,
nemmeno l’abbigliamento.
Un trekking di circa un quarto
d’ora lungo il sentiero che
conduce al ponte. Prima la
vestizione. La cura e la
meticolosità nel legare il
corpo del saltatore con
imbrago da alpinismo, il
posizionamento legando
l’elastico (lungo ) alla
piattaforma e alle caviglie del
saltatore, operazione
condotta dagli addetti ai
lavori. Spiegazioni e
accurate “istruzioni del
gioco”. Doppio controllo. Per
chi guarda, il momento del
lancio è quello che toglie il
fiato, ma per chi lo prova la
parte più difficile è l’attimo in
cui si poggiano i piedi sulla
pedana e necessariamente si
guarda in basso. Mille
pensieri affollano la mente.
Sale l’adrenalina. Forse
anche la paura, di quelle che
inchiodano per pochi
secondi. Lo staff è lì a
sollecitare di non restare
troppo tempo sulla pedana.
Si guarda davanti, si attende
il rapido countdown e
“jump!”. Un salto di 90 metri:
primo rimbalzo a , e volo
libero per . Follia per
qualcuno che impallidisce di
fronte all’idea di sfidare la
forza di gravità buttandosi nel
vuoto legati agli elastici. E
ancora passione, coraggio,
spregiudicatezza,
sperimentando il bungee
jumping, le cui origini
parlano di leggende e di
antichi rituali di iniziazione
delle tribù delle Nuove Ebridi,
per segnare il passaggio
dall’adolescenza all’età
adulta. La parola comune nei
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racconti di chi ha vissuto il
brivido del salto nel vuoto è
adrenalina. Bisogno di
emozioni forti, di qualcosa
che vada fuori dalle regole
dell’ordinaria routine. Non
solo coraggio, ma disciplina;
per dirla con le parole di
Parick De Gayardon, che
campeggiano in apertura del
sito dell’associazione.
“Somma di esperienze, anche
aiuto della scienza, della
medicina, della fisiologia,
della psicologia. Solo
concentrando in se, nel
proprio corpo, nella propria
mente, tutte queste cose si
può diventare padroni
dell’estremo”.
Per maggiori informazioni si può far
riferimento al sito
www.bungeejumpingabruzzo.it alla
pagina Facebook Bunge Jumping
After 20 years, it is back in Abruzzo
the excitement of Bungee Jumping.
Last May, so many Bungee Jumping passionate have been able to
feel the inebriation of a high jump
from the bridge of Salle, in the
province of Pescara, in a location
set in the National Park of Maiella.
These people have experimented
the thrill of an extreme sport, with
the feelings of challenge, fear and
that sense of liberty of a proper free
flight. We are talking about the
biggest bungee centre in the Centre Italy, managed by the association “Sottosopra” (literally
Upsidedown), counting 250 members already after only 6 planned
events from the openings. It is definitely a different way of “promoting
Abruzzo and incentivize the
tourism” has explained Lorenzo
Belfiglio, president of the association. He explains the “rules of the
game”, the care and attention of
the entire staff. Specific equipment, appositely studied and
tested. Nothing is left unchecked,
not even the clothing. A walk of
about 15 minutes across the footpath leading to the bridge. A double check on the equipment. For
those jumping, the most difficult
part is the very moment you step
on the platform and look down.
Thousands of thoughts cross your
mind. Adrenaline rising. Perhaps it
is pure fear, fiercely panging and
nailing you at the platform for a few
seconds. This team is over expert
and it is there to remind you not to
hesitate too much over the platform. You must look straight ahead,
wait for the countdown and…
jump! Literally a leap of 90 metres.
You bounce back once at 65 metres, then a new jolt of 25 metres. It
is a lunacy for those who turn pale
at the sole idea of challenging the
gravity, diving through the air tied
up to a bungee cord. Then again, it
is passion, courage, and ruthlessness, leading you to bungee jumping.
A detailed calendar of activities is
available on the over clicked Facebook page of the association and
on the website with detailed explanations, suggestions, precautions,
and the exciting rules of the
“game”.
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Dove fiorisce la genziana
Pizzo Deta - Monti Ernici, lungo i confini degli antichi Regni
Il Pizzo Deta un’affascinante monte del gruppo degli Ernici,
nel Subappennino Centrale che fa da spartiacque tra le regioni Abruzzo e Lazio. Il trekking proposto permetterà di
percorrere le principali vette del gruppo alla scoperta di questi luoghi, che anticamente costituivano il naturale confine
tra il Regno Delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio.
Il
trekking parte dal parcheggio che limita il piccolo borgo montano di
Rendinara (916 m),
l’area di sosta è il luogo da
cui in direzione sud parte la
comoda carrareccia che percorre il sovrastante Vallone
Del Rio. La strada sterrata inizialmente perde quota per
poi cominciare a salire con
gradualità e dopo circa 700
metri incontra sulla sua sinistra
l’unica fonte d’acqua di tutta
l’escursione, a pochi metri di
distanza da essa una costruzione in cemento segnala il
luogo dove occorre, girando
verso destra, abbandonare la
strada per scendere ed attraversare il fosso dove scorre il
Rio, fino ad intercettare la
traccia di sentiero che solca il
pendio terroso sull’argine opposto. Lo stretto ed evidente
sentiero segue un andamento
zigzagante fino all’ingresso
nel bosco di faggi dove piega in direzione ovest e dopo
aver attraversato una piccola
radura si reimmerge nel bosco, fino ad incontrare una
prima piccola difficoltà: il sentiero, inizialmente ben contrassegnato da ometti di pietra e rade bandierine biancorosse dipinte su rocce o tronchi d’albero, vede diradarsi
la segnaletica, sembra infatti,
dalle tracce a terra, piegare
verso destra e rimpianare.
Qui occorre stare attenti e girare a sinistra continuando a
salire, l’ometto diverrà visibile
pochi metri più avanti. Il sen-
Sport e Natura
di Piero Savaresi
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tiero comincia ad inerpicarsi
lungo il costone della montagna fino a raggiungere un
piccolo sperone da cui si può
godere della vista dell’intera
Valle Del Rio racchiusa dalla
corona di tutte le cime più importanti ed elevate del gruppo degli Ernici. Verso sud è
visibile il profilo del Pizzo
Deta (2041 m) e subito davanti il Pratillo (2007 m), alla
loro destra la vetta più alta
del gruppo, il Monte Del Passeggio (2064metri). La traccia torna a guadagnare il fresco dell’ombra del bosco e
poco dopo torna ad abbracciare il sole in vista dell’ampio vallone sottostante, e
dopo essersi reimmesso nel
bosco, il sentiero affianca un
grande lastrone di roccia (a
sinistra). Un ultimo tuffo nel fitto bosco per poi uscire da
esso dove il pendio finale appare punteggiato da innumerevoli piantine di Genziana
Maggiore. I tratto finale del
sentiero è infatti un vasto giardino dove la Genziana domina su tutte le altre specie floreali, qui si può anche godere di una splendida vista del
paesino di Rendinara adagiato sul colle. Si raggiunge così
il piccolo spiazzo erboso del
Monte Lota (1930 m) dove su
una roccia esposta sul Vallone è ancorata la grande croce metallica. Proseguendo
verso sud lungo il profilo di
cresta, si raggiunge in circa
25 minuti la vetta del Monte
Ginepro (2004 m), qui la lunga cresta piega vistosamente
verso sud-est e poi ancora
verso est fino a raggiungere il
Pizzo Deta. Il profilo disegnato dalle linee di vetta del
gruppo, sia quello percorso
dal Monte Lota che quello
che resta da percorrere verso
il lontano Pizzo, costituisce il
naturale confine tra le regioni
Abruzzo e Lazio. Si prosegue
in direzione est fino alla ripida discesa che, abbandonando la linea di cresta, svolta a destra e immette in territorio laziale. Dopo aver aggirato un piccolo salto roccioso
attraverso il visibile canale
scalinato sottostante, il sentiero recupera la cresta all’approssimarsi della sella e qui si
può ammirare la sorprendente parete di roccia su cui poggia la cima del Monte Ginepro. Raggiunta la sella, si torna a salire per conquistare la
vetta del Monte del Passeggio che si trova circa 200
metri più in alto e dove un
omino di grandi dimensioni
ed una croce metallica in tubi
innocenti segnano la vetta
della montagna più alta degli
Ernici. Da questa vetta è possibile spaziare con la vista sui
maggiori gruppi montuosi dell’Appennino e del Sub Appennino Centrale, i monti del
Parco nazionale d’Abruzzo,
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Caratteristiche Trekking
Tipologia percorso: Anello.
Livello di difficoltà: EE (Escursionisti Esperti)
Dislivello totale: 1500m.
Lunghezza: 18.700m.
Durata: 6h.
Esposizione al vuoto: NO.
Presenza sorgenti d’acqua: SI.
Come raggiungere Rendinara
frazione di Morino
Dall’autostrada A25 uscire per
Avezzano ed imboccare la statale 690 per Sora, proseguire fino
a raggiungere la Valle Del Liri ed
uscire allo svincolo per Le
Rosce, all’incrocio svoltare a sinistra per Morino imboccando la
ss82 e proseguire fino al successivo incrocio, quindi svoltare a
sinistra seguendo le indicazioni
per Rendinara e superato il
borgo di Castronovo pochi chilometri dopo si attraversarsano le
strette viuzze del centro storico
della frazione di Rendinara fino a
raggiungere il parcheggio posto
nel punto più alto del piccolo
borgo montano.
Sport e Natura
che in direzione sud-ovest si
getta all’interno del Vallone
Del Rio. Ai piedi del crinale il
sentiero, non più evidente, è
segnalato da grossi ometti in
direzione nord (a destra): occorre fare attenzione dirigendosi verso un piccolo ma evidente canale roccioso che,
lambendo il bosco, raggiunge
la traccia che in fondo al vallone torna ad essere visibile. Il
sentiero attraversa una prima
piccola radura e successivamente una più grande dove
occorre restare a sinistra, tenendo il fondo della valle, in
quanto la presenza di vecchi
segnali tende ad ingannare
l’escursionista. Proseguendo
lungo il fondo della valle il
sentiero attraversa il fosso del
torrente Rio fino alla comoda
carrareccia, che, dopo aver
superato un piccolo rifugio ed
effettuato alcuni tornanti, raggiunge il parcheggio da dove
il trekking ha avuto inizio.
58
5
ed in senso antiorario verso
nord-est, il Gran Sasso ed il
Velino Sirente, il lontano Terminillo, i Monti Cantari verso
nord-ovest. Infine verso sud è
possibile osservare il Monte
Fragara. Si prosegue discendendo il profilo est del monte,
raggiungendo la forchetta che
separa il Monte Pratillo dal
Passeggio, qui successivamente torneremo per ridiscendere
nella Valle Del Rio. Continuando a percorrere il sentiero si
aggira ad ovest il Pratillo, raggiungendo la sella del Pizzo
da cui in direzione nord-est ha
inizio il suggestivo Canalone
Del Peschiomacello, frequentato soprattutto per impegnative
ascensioni invernali sul Pizzo
Deta. La vetta del Pizzo è vicina meno di 10 minuti. Tornando sui propri passi e recuperando la sella che separa il
Pratillo dal Monte Del Passeggio, si gira a destra per ridiscendere il sentiero di breccia
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Wolf Bike Tour: IL GIRO DI PASSO
SAN LEONARDO NEL PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA
di Tommaso Paolini
A
BBIAMO VOLUTO
provare il primo itinerario del Wolf Bike
Tour (www.wolfbiketour.it), che i cicloturisti percorreranno il 6 settembre con
partenza e arrivo nella Abbazia Celestiniana. Con un folto
gruppo di cicloturisti sono andato a percorrerlo. Il sole da
poco ha fatto capolino sulla
cresta della Majella quando
partiamo. Di fianco, sulla sinistra: proprio ai piedi del massiccio del Morrone, sorge
imponente l’Abbazia Celestiniana, fondata da “colui che
per viltade fece il gran rifiuto”1.
Racchiude secoli di storia e religione, di cultura e società. Più
avanti però ci aspettano storie,
culture, monumenti, tradizioni e
folklore ancora più antichi!
L’aria è frizzante. Lungo il rettilineo che porta a Sulmona,
guardando verso nord, nei
campi vediamo contadini affaccendati intorno a grossi rotoloni di fieno allineati come
soldati in parata. Gli uomini
hanno delle pagliette chiare
come copricapi, mentre le
donne usano grossi fazzoletti
annodati sulla nuca per raccogliere i capelli. La fila delle
case sempre più fitte che rubano spazio ai campi ci dice
che ci avviciniamo a Sulmona
(405 m s.l.m.).
Attraversiamo l’antica e colta
città nel centro. È un brulicare
di persone di ogni età: è sabato ed è giorno di mercato.
Rallentiamo l’andatura, vogliamo godere le bellezze storiche: la cattedrale di San
Panfilo, la chiesa della SS. Annunziata, la statua di Ovidio
Nasone a Piazza XX Settembre, l’Acquedotto federiciano,
la chiesa di S. Maria della
Tomba e l’Arco di Porta Napoli, al limitare del corso.
Dopo l’incrocio della variante,
Sulmona inizia a diluirsi nei
campi. Con la strada che sale,
tra gli ulivi dalla ruvida scorza,
alla vista ci appare verso est:
non lontano, Pacentro che
giace tra i fianchi verdi di alte
montagne.
Sulla salita che porta a Cansano, per non far salire un
dente, stringiamo con forza il
manubrio, alzandoci ogni tanto
sui pedali. Le mani inguainate
dai guanti da ciclista diventavano sempre più calde e frementi, come tortorelle
prigioniere che vogliono riprendere il volo.
Arriviamo a Cansano dove,
sulla piazza infiorata, potremmo godere il primo ristoro
del WBT.
Superato Cansano ci dirigiamo
verso Campo di Giove. Pedaliamo sulla strada, immersa in
una fittissima boscaglia, che
spiana per un paio di chilometri buoni. Superato un dolce tornante, la strada di nuovo inizia
a salire.
La velocità limitata ci permette
di apprezzare questi territori
paradisiaci! Pedaliamo leggeri
senza parlare. Ci fa compagnia il battito ritmico del cuore.
Qualche curva prima di arrivare a Campo di Giove
(1.064 m s.l.m.), pedaliamo al
baluginío delle fronde fitte
della faggeta. Il piccolo paese
è situato ai piedi del versante
sud-occidentale della Majella:
è lindo e silenzioso, con i balconi delle case tutti adornati di
fiori dai mille colori: il rosso dei
gerani lo fa da padrone. Alla
bella fontana della piazza
riempiamo le borracce di
un’acqua freschissima. Qui, in
occasione del WBT, ci sarà il
secondo ristoro.
Ripartiamo. Al bivio proprio
fuori il paese prendiamo a sinistra la direzione per Fonte Romana, che raggiungiamo dopo
una salita di circa tre chilometri.
È consigliabile spingere un rapporto agile e fare silenzio per
non disturbare il belare degli
agnelli e il volteggiare delle
aquile che sono le regine incontrastate dell’azzurro del
cielo!
Prima di svettare entriamo in
una galleria verde, con la volta
formata dai rami degli alberi ai
lati della strada che si allungano al cielo rendendo l’aria
fresca. Del sole oramai alto restano solo spruzzi luminosi che
coprono l’asfalto di lentiggini
d’oro!
Arriviamo al bivio, proprio ai
piedi della Majella. Prendiamo
a sinistra la direzione per Pacentro. È un volo d’angelo. A
Pacentro (690 m s.l.m.), il 6 settembre i cicloturisti del WBT potranno godere l’ultimo ristoro.
Noi invece riempiamo di un’acqua buonissima le nostre borracce. Imbocchiamo in discesa
la strada provinciale morronese
con i suoi tornanti. Al bivio delle
Marane giriamo a destra. Pedalando sempre in leggera discesa superiamo Fonte d’Amore
e allo stop della Badia giriamo
a destra. Le mura imponenti dell’Abbazia Celestiniana sono lì
ad attenderci.
Abbiamo percorso 54 km a
un’andatura cicloturistica: all’incirca tre ore.
Sport e Natura
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Xterra a Scanno
«You are braver than you believe, stronger than you seem, and smarter
than you think!: sei più coraggioso di quello che credi, più forte di
quello che vedi e più intelligente di quello che pensi!.
È questo il motto di Xterra, manifestazione internazionale di Triathlon
off-road, che si è svolta lo scorso 25 luglio a Scanno e che anche quest’anno ha visto la partecipazione di centinaia di atleti provenienti da
tutta Italia e non solo sfidarsi tra l’incantevole scenario delle montagne
scannesi. Xterra, nato nella spiaggia di Maui, è la prima serie al
mondo del multi sport; ogni anno migliaia di atleti in 30 paesi del
mondo concorrono per la qualificazione al Campionato Nazionale di
Xterra, che si svolge alla fine di Ottobre nell’isola hawaiaana.
Scanno è stato scelto come location per le qualificazioni italiane,
aperte però anche ad atleti provenienti dal resto del mondo. La competizione si è svolta in una prima frazione di nuoto nelle acque del
lago a forma di cuore, una seconda frazione in mountain-bike tra le
montagne e una terza di corsa tra i vicoli del piccolo borgo abruzzese.
Il punto centrale dell’evento è il lago: start e finish line, transition zone,
punto ristoro e zona premiazioni si trovano proprio sulle rive.
Per quest’anno, rispetto alla passata edizione, è stata introdotta una
novità: oltre al percorso «Full», il più duro, è stata allestita una versione
«Lite», più corta e più semplice. Il percorso Full copre distanze molto simili a quelle del Triathlon olimpico: 1500m di nuoto, 40km di mountain
bike e 10 km di corsa. Il percorso Lite, al contrario, prevede un triangolo di 800 m di nuoto, 12-14km di mountain bike ed infine 5-6km di
corsa.
Tra i warriors quest’anno Scanno ha avuto l’onore di ospitare il campione del mondo 2008 e 2013 Ruben Ruzafa.
Sport e Natura
di Valeria Notarmuzi
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Lo scaffale
I briganti in Italia, G. Stendhal Il nuovo Melangolo 2004
La nazione del Risorgimento, A. Banti Einaudi 2001
Perché il sud è rimasto indietro, E. Felice Laterza 2014
L’uomo che sussurrava ai cavalli, N. Evans Bur Rizzoli 2010
Il combattente. Come si diventa Pertini, G. De Cataldo Rizzoli 2014
Cento anni di socialismo italiano Fondazione Pietro Nenni Gangemi 1994
Togliatti, G. Bocca Feltrinelli 2014
Castagne pazze, V. Monaco Edizioni Di Cioccio 1977
Nu paese nevelle, V. Monaco Edizioni Associazione culturale De Stephanis 1997
Le canzone dìu viente/ Canzoniere del vento 1977 – 1999, V. Monaco Rivista abruzzese
1999
Nevelle e altre vie, V. Monaco edizioni Voci e scrittura, 2009
Capetiempe, V. Monaco Synapsi Eedizioni 2008
Streghe di una notte di mezza estate, P. Terry Salani 2012
La chimera, S. Vassalli Einaudi 2008
Siberiana, L. Castellina Edizioni Nottetempo 2012