Iraq libero - radicalicaserta.com

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Come e quando il Presidente Bush scelse la guerra
per impedire l’esilio di Saddam
Date, luoghi e protagonisti dell’affossamento dell’unica concreta alternativa di
pace alla guerra in Iraq ricostruiti attraverso le azioni della comunità
internazionale e la Campagna “Iraq libero” del Partito Radicale Nonviolento
Transnazionale
I presupposti della Campagna Radicale:
notizie precedenti al 19 gennaio 2003
Settembre 1995 – Circolano le prime notizie di incontri per l’esilio di Saddam Hussein
Saddam sta preparando le valigie? Fonti di intelligence nella nazione sahariana della Mauritania
affermano che il dittatore iracheno avrebbe iniziato a negoziare per l’eventuale asilo politico per sé e per
i membri del suo entourage. Le fonti affermano che Shabib al-Maliki, ministro della Giustizia di
Saddam Hussein, è volato nella capitale mauritana a metà luglio 1995 per incontrarvi il Presidente
Maaouya Ould Sini Ahmed Taya e presentargli la richiesta di Saddam Hussein di un esilio sicuro nel
caso venisse costretto ad abbandonare il potere. Si dice che il leader della Mauritania, il cui governo
estremista è uno degli ultimi alleati rimasti di Saddam, avrebbe risposto favorevolmente. (da U.S. News
& World Report).
23 luglio 2002 - Bush voleva passare alla guerra usando come giustificazione il legame tra
terrorismo e armi di distruzione di massa
Dal “Downing Street Memo” di David Manning (all'epoca consigliere diplomatico di Blair):
«Blair [n.d.r.] ci ha fatto un rapporto sui suoi recenti incontri a Washington. Si è verificato un
percettibile cambiamento nell'attitudine. L'azione militare ora era vista come inevitabile. Bush voleva
rimuovere Saddam, militarmente, usando come giustificazione il legame tra terrorismo e armi di
distruzione di massa (ADM). L'intelligence e i fatti che accadevano venivano fatti calzare alla linea
scelta. Il National Security Council era nettamente insofferente della via ONU e non era certo
entusiasta di pubblicare il materiale del dossier sul regime iracheno.
(…)
Il Segretario alla Difesa disse che gli USA avevano già dato inizio a “minime attività” per mettere sotto
pressione il regime. Nessuna decisione era stata ancora presa, ma riteneva che la scadenza più probabile
per iniziare l'attacco a cui pensavano gli americani fosse gennaio, 30 giorni prima delle elezioni per il
Congresso.
(…)
Il Segretario agli Esteri disse che avrebbe parlato con Colin Powell questa settimana. Sembrava chiaro
ormai che Bush aveva deciso di passare all'azione militare, anche se non era ancora stato fissato
quando. I margini di manovra erano sottili. Saddam non stava minacciando i paesi vicini e le ADM in
suo possesso erano inferiori rispetto a quelle di Libia, Corea del Nord o Iran. Avremmo dovuto
elaborare un piano per poter inviare a Saddam un ultimatum facendo così rientrare gli ispettori
dell'ONU. Questo gli sarebbe stato inoltre d'aiuto per giustificare legalmente l'uso della forza.
(…)
Il Ministro agli Esteri [della GB ndr.] pensava che gli USA non avrebbero proseguito col loro piano
militare se non fossero stati convinti che la loro era la strategia vincente. Su questo gli interessi di USA
e UK convergevano. Ma sul piano politico, potevano esserci differenze. Nonostante la resistenza degli
americani, avremmo potuto approfondire con discrezione il punto l'ultimatum. Saddam avrebbe
continuato a giocare duro con l'ONU».
27 settembre 2002 - Usa e stati arabi lavorano per l'esilio
«Gli Stati Uniti ed alcuni paesi arabi hanno avviato un processo di persuasione nei confronti di Saddam
affinché accetti di andare in esilio e consenta così che la crisi irachena si risolva pacificamente. L'idea
dell'esilio discussa soprattutto dai paesi arabi è stata accolta positivamente da Washington perché
consentirebbe di ridurre la percezione del pericolo da parte del leader iracheno, evitando che quindi
egli, per difendersi, possa far ricorso ad armi chimiche o biologiche». (da “USA Today”- di John Diamond)
16 novembre 2002 - Il piano di Saddam: esilio per 3, 5 miliardi di dollari
Saddam starebbe mettendo a punto un piano segreto per garantire asilo politico in Libia alla sua
famiglia e ad alcuni membri del suo partito (al prezzo di tre miliardi e mezzo di dollari da versare a
Tripoli). (da Timesonline).
2 gennaio 2003 - Una coalizione di stati arabi progetta l'esilio per Saddam
Egitto, Giordania, Siria, Oman, Emirati Arabi e Arabia Saudita stanno cercando di evitare la guerra
offrendo al raìs iracheno il salvacondotto verso un lido sicuro, in Algeria o Bielorussia, insieme alla
famiglia e alle ingenti fortune accumulate. (da il Riformista).
7 gennaio 2003 - La Turchia annuncia un piano (per l’esilio?)
Il primo ministro turco Abdullah Gul dichiara che la Turchia, insieme a Giordania, Egitto e Siria, sta
tentando di mettere a punto un piano congiunto per la risoluzione diplomatica della crisi irachena. (da
The New York Times).
9 gennaio 2003 - La missione di Papandreu per una soluzione diplomatica
Papandreu, ministro degli esteri greco, annuncia una missione dell'Ue in Arabia Saudita, Siria,
Giordania, Egitto, Libano, Israele e Territori palestinesi, per una soluzione diplomatica della crisi
irachena. (da la Repubblica).
18 gennaio 2003 - Le prime condizioni di Saddam. Primo rifiuto di Bush?
Secondo “Der Spiegel” Saddam Hussein avrebbe avanzato direttamente a Bush le condizioni per
l'esilio: la garanzia che né lui né i suoi familiari, una volta all'estero, vengano processati; il ritiro dei
soldati americani dal Golfo; la cessazione delle ispezioni e delle sanzioni Onu in Iraq; la fine della
produzione israeliana di armi di distruzione di massa. Bush avrebbe già respinto queste condizioni. (da
la Repubblica).
L’opzione dell’esilio è sempre più concreta
Dall'Appello alla Mozione votata dalla maggioranza
del Parlamento italiano: il primo mese della Campagna Radicale
19 gennaio - Pannella lancia l’appello “Iraq Libero, unica alternativa alla guerra”
(..)Ci rivolgiamo alla Comunità internazionale, alle Nazioni Unite in primo luogo, perché facciano
proprie, immediatamente, le affermazioni secondo cui l'esilio del dittatore Saddam Hussein
cancellerebbe, per gli Stati Uniti stessi, la necessità della guerra, costituendo il punto di partenza per una
soluzione politica della questione irachena.
Chiediamo al Consiglio di Sicurezza che decida da subito - partendo dal presupposto dell'uscita di scena
di Saddam e sulla base dei poteri conferitigli dalla Carta dell'ONU - di porre l'Iraq sotto un regime di
Amministrazione fiduciaria internazionale (un governo democratico), affidando ad un uomo di stato di
altissimo livello il compito di predisporre, entro un termine di due anni, le condizioni di un pieno
esercizio dei diritti e delle libertà per l'insieme degli iracheni, donne ed uomini, come esige la Carta dei
Diritti fondamentali delle Nazioni Unite. (…)
19 gennaio - La Libia si dice disponibile ad ospitare Saddam
Mentre la diplomazia araba, capeggiata dall'Egitto e spalleggiata dall'Europa, è mobilitata per convincere
Saddam all'esilio ed evitare una catastrofe, i sauditi mirano al rovesciamento con la forza di Saddam –
con un golpe o l'obbligo di esilio – accaparrandosi tribù, capi e personalità locali. In particolare la Libia
si è detta disposta ad ospitare Saddam. (agenzie)
20 gennaio - “Gli Stati Uniti approvano il piano per l'esilo di Saddam”
L'amministrazione Bush ha approvato il piano elaborato dai Paesi arabi che si propone di persuadere
Saddam ad accettare l'esilio in modo da evitare lo scoppio di nuova guerra nel Golfo.
(Articolo di Tim Reid, Phipil Webster e Michael Evans pubblicato da“The Times”)
29 gennaio – Ancora dissidi al PE persino tra Pannella e Watson (Presidente del Gruppo
dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa) sull’esilio
Watson (ELDR). «(...) smettiamo di parlare della possibilità di consentire a Saddam Hussein di
svignarsela tranquillamente e scomparire nel nulla in un comodo esilio all’estero. È un criminale di
guerra e deve essere portato dinanzi al Tribunale penale internazionale».
Pannella: «L’Europa propone quale obiettivo? L’alternativa alla distruzione se si chiama guerra, di cosa
è fatta, allora questa guerra per noi e per voi? L’alternativa c’è, e non è altra che la pace; ma non la pace
che c’è oggi (...). Noi radicali abbiamo lanciato una proposta. (…)Abbiamo la possibilità di scegliere che
cosa vuole l’Unione europea, se la guerra o non la guerra, se Saddam (...) si dimetta con un
salvacondotto fino al luogo del suo esilio (...). Ma quello che possiamo e dobbiamo fare è sapere che
l’ONU, il Consiglio di sicurezza hanno l’obbligo di intervenire. Non si tratta di cambiare il dittatore,
bensì di cambiare regime».
29 gennaio – Pannella: le diplomazie al lavoro per l’esilio
«A parte noi, sicuramente sauditi, egiziani, giordani e importanti rappresentanti di altri Paesi stanno
lavorando da settimane su questo obiettivo. Oggi confluiscono anche potenti e vasti ambienti religiosi e
non alludo qui alla Chiesa Cattolica».
29 gennaio – Il Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini anticipa i desideri e svela:
«Questa proposta è progressivamente apparsa come irrealizzabile»
Intervento a Radio Radicale di Frattini: «Come è emerso, questa proposta è progressivamente apparsa
come irrealizzabile. Sarebbe ovviamente una ipotesi di soluzione quella di realizzare queste due
condizioni (...) ma io sono personalmente poco convinto che questo possa accadere, non vedo perchè
questo regime dittatoriale, che questa mattina ha fatto dire ad un uomo del governo che loro colpiranno
il primo stato che aiuta l'eventuale azione militare, possa pensare ad andare in esilio».
29 gennaio - Colin Powell: Usa potrebbero aiutare Saddam a trovare luogo esilio
Gli Stati Uniti sono disposti ad aiutare Saddam Hussein ed i suoi familiari a trovare una nazione
dove recarsi in esilio. Il segretario di stato Colin Powell ha espresso per la prima volta la
disponibilità della amministrazione Bush ad assistere in modo concreto il presidente iracheno ad
abbandonare il paese se questo può consentire di evitare la guerra. «Se Saddam Hussein volesse
lasciare l'Iraq con alcuni dei suoi familiari e con altri membri della elite al potere – ha detto Powell
rispondendo alla domanda di un giornalista sulla ipotesi di una partenza in esilio del presidente
iracheno – noi potremmo senz'altro cercare di dare un aiuto per trovare un posto dove andare».
«Questo potrebbe essere sicuramente un modo per evitare la guerra», ha aggiunto Colin Powell. Per
quanto riguarda la questione dell'immunità per Saddam Hussein, Powell ha sottolineato che il
problema non riguarda solo gli Stati Uniti. «Non spetta agli Stati Uniti da soli offrire questo tipo di
protezione - ha affermato il segretario di stato - Solo un forum molto più ampio potrebbe prendere
in esame in futuro questo problema». (Ansa – Washington)
30 gennaio - Bush menziona favorevolmente l’esilio
Bush menziona favorevolmente l'esilio in una conferenza-stampa durante la visita ufficiale di
Berlusconi alla Casa Bianca. «La pressione del mondo libero convincerà Saddam Hussein ad
abbandonare il potere. E lui dovrebbe scegliere di lasciare il paese, insieme a molti altri scagnozzi
che hanno torturato il popolo iracheno, il quale sarebbe favorevole, naturalmente. Dico al mio
amico, Silvio, - afferma Bush con i giornalisti dopo l'incontro con il presidente Berlusconi - che
l'impiego di truppe militari è la mia ultima scelta, non la mia prima». (da www.whitehouse.gov ).
30 gennaio - Pannella scrive ai media britannici, Bonino ai premi Nobel e ai sindaci europei
«Far risuonare forte i sì, sì ai diritti, alla democrazia, alla libertà in Iraq».
31 gennaio - Secondo il memo ufficioso britannico Bush ha già scelto invece la guerra decisa
per il 10 marzo
(Estratto dal "January 2003 memo" scritto da David Manning -consigliere diplomatico di Tony Blair -che registra tutti i punti del meeting di due ore tenutosi il 31 gennaio nell´Oval Office).
All'incontro, Bush fu accompagnato da Condoleeza Rice, allora consigliere nazionale per la sicurezza;
Dan Fried, assistente della Rice; ed Andrew Card jr, il capo dello staff della Casa Bianca. Oltre a
Manning, Blair era accompagnato da altri esperti assistenti: Jonathan Powell, il suo capo dello staff e
Matthew Rycroft, consigliere per la politica estera e autore del Downing Street memo.
La data d'inizio della campagna militare è appuntata a matita per il 10 marzo" scrive Manning, citando il
presidente. "Quello è il giorno in cui dovranno avere inizio i bombardamenti".
Il memo dimostra inoltre che il presidente e il primo ministro accettano che in Iraq non fossero state
trovate armi di distruzione di massa. Di fronte alla possibilità di non scovare alcunché prima dell'attacco
militare ormai pronto, Bush para di alcuni sistemi per provocare lo scontro, tra cui l'idea di disegnare un
piano di sorveglianza degli USA sotto mandato ONU nella possibilità di far scattare la scintilla o di
assassinare Saddam Hussein.
(…)
Alcuni funzionari della GB sono preoccupati per la determinazione mostrata dagli USA a voler
invadere l'Iraq e del fatto che "l'intelligence e i fatti erano riportati in modo da giustificare la politica"
dall'amministrazione Bush di esaudire il desiderio di entrare in guerra.
(…)
Bush e Blair hanno espresso forti dubbi sulla possibilità di trovare armi chimiche, batteriologiche o
nucleari in Iraq nelle settimane successive. Il presidente si esprimeva come se l'invasione fosse
inevitabile. I due discussero una possibile tabella di marcia per la guerra, i dettagli della campagna
militare e i piani per la fase successiva alla fine del conflitto.
(…)
"Gli USA – si legge nel memo - stanno progettando di far volare sull'Iraq gli aerei da ricognizione U2,
con copertura pronta ad aprire il fuoco, sotto mandato ONU" attribuendo l'idea a Bush. "Se Saddam
facesse fuoco contro di loro, commetterebbe una violazione."
(…)
In merito alle ADM, il presidente avrebbe inoltre detto: "gli USA potrebbero anche far emergere un
disertore che parli pubblicamente delle ADM di Saddam".
(…)
Una piccola clausola nel memo fa poi riferimento ad una terza possibilità, menzionata da Bush, ovvero
l'idea di assassinare Saddam Hussein. Nel memo non v'`e traccia di come e se Blair abbia risposto a tale
proposta.
(...)
in caso di fallimento [di una seconda risoluzione Onu], l'azione militare sarebbe seguita."
(…)
"probabilmente, la campagna durerà quattro giorni, durante i quali colpiremo 1500 obiettivi circa. Molta
attenzione ad evitare i civili innocenti. Bush riteneva che l'impatto dell'attacco aereo avrebbe garantito il
rapido crollo del regime di Saddam. Considerando la tabella di marcia stabilita, si doveva arrivare alla
seconda in tempi molto brevi e ciò significava subito dopo la presentazione del successivo rapporto di
Blix al Consiglio di Sicurezza di metà febbraio."
Il memo si chiude con Manning che conserva ancora l'ultimissima speranza che gli ispettori scovassero
le ADM o perfino che Saddam lasciasse l'Iraq di sua volontà. Manning scrisse di essere preoccupato
perché questo non poteva verificarsi a causa della tabella di marcia di Bush.
Scriveva: “questo rende i tempi molto stretti”.
1 febbraio - Aumentano le adesioni ad “Iraq Libero!”
Bill Emmott, Andrè Glucksmann, Adriano Sofri appoggiano l’iniziativa
2 febbraio - Berlusconi: «Ci stiamo impegnando per evitare la guerra»
Berlusconi ha dichiarato: «Si ha ragione di credere che dietro Al Qaeda ci sia l'Iraq: tutti noi siamo
contrari alla guerra, ma a volte l'azione militare si rende necessaria per un pericolo più grande che
incombe per tutti. Ci stiamo impegnando per evitarlo» (da il Giornale)
4 febbraio - Berlusconi: «o aprirsi ispettori o esilio e immunità »
Per Berlusconi, Saddam ha ancora una scelta: «Aprirsi agli ispettori o accettare un esilio e un'immunità
garantita da un'ulteriore risoluzione dell'Onu» (notizia di agenzia).
5 febbraio - Intervento del repubblicano Leach al Congresso sulle strategie per l’esilio di
Saddam: il solo scenario per evitare la guerra è l'esilio
«A questo punto c'è un solo scenario che appare avere il potenziale di essere una situazione dove
vincono tutti, l'America, il popolo iracheno e la comunità mondiale. Questo è per Saddam Hussein, la
sua famiglia e il suo gruppo di abdicare dal potere e accettare l'esilio fuori dall'Iraq.
5 febbraio - La relazione di Powell all’ONU sulla violazione da parte dell'iraq della risoluzione
In una relazione dettagliata, per punti, documentata con intercettazioni telefoniche e foto satellitari,
Colin Powell ha cercato di dimostrare al Consiglio di Sicurezza la materiale violazione, da parte
dell'Iraq, della risoluzione Onu 1441. Cina, Russia e Francia frenano. Questo episodio verrà ricordato
da Powell come la “macchia nera della sua carriera”.
5 febbraio - Le proposte di De Villepin al Consiglio di Sicurezza dell’ONU
«Raddoppiare o triplicare il numero di ispettori ed aprire più uffici regionali».
Il personale UNMOVIC in Iraq ammontava a 202 individui, provenienti da 60 paesi. Le operazioni
aeree dell'UNMOVIC erano svolte utilizzando 1 aeroplano e 8 elicotteri, per uno staff aereo composto
da 57 individui in totale (dal Twelfth Quarterly Report of the Executive Chairman of the United
Nations Monitoring, Verification and Inspection Commission (UNMOVIC) – Security Council, 28
February 2003).
Per quanto riguarda il numero di ispezioni, tra il novembre 2002 e la metà di marzo 2003 gli ispettori
condussero 750 ispezioni in 550 siti (da CBS news).
5 febbraio - Leader monarchico d'opposizione, Saddam andrà in esilio
Sharif Ali bin Hussein, uno dei possibili successori di Saddam Hussein, è convinto che il dittatore
iracheno cercherà di salvarsi fuggendo in esilio. «La domanda non è se va in esilio, ma quando». (Ansa)
7 febbraio - Berlusconi chiede pressione internazionale per esilio
Berlusconi ha sottolineato la necessità di esercitare in modo compatto una pressione su Saddam allo
scopo di evitare la guerra: «Solo una pressione internazionale convincerà Saddam Hussein ad andare in
esilio» (notizia di agenzia). (AGI di seguito): Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sta riflettendo con
gli alleati se "varrà la pena incontrare Aziz". Berlusconi ha chiesto a Gheddafi di mediare con l'Iraq e "è
in attesa di una risposta". L'Italia vede con favore l'esilio di Saddam Hussein per mettere a Baghdad "un
Karzai iracheno".
8 febbraio – Il quotidiano “La Stampa” dà notizia del memorandum riservato trasmesso da
Berlusconi a Tripoli a Gheddafi sulla proposta di esilio.
Igor Man scrive: «il Premier [Berlusconi], ci rivela essere in corso una grossa operazione
diplomatica: Berlusconi ha chiesto a Gheddafi, sì ad al Qaid, la Guida, insomma al Colonnello dalle
sette vite e dalle settecento uniformi, se fosse disposto a far da “intermediario”. In verità si
tratterebbe di far pressioni su Saddam Hussein affinché il dittatore si rassegni all'esilio (dorato) così
salvando l'innocente popolo iracheno ch'egli, il raiss, giura (sul Corano, ovviamente) di amare più
di se stesso (e qualcuno magari gli crede). Gheddafi si sarebbe detto “disponibile”, tanto da spedire
il suo ministro degli Esteri (il diplomatico-poeta che fu già graditissimo ambasciatore a Roma) a via
del Plebiscito, sede operativa del Premier. All'ottimo Shalgam che gli portava un «appunto» di
Gheddafi il nostro presidente del Consiglio avrebbe affidato una sorta di memorandum da
consegnare urgentemente al Colonnello. Non si poteva fare tutto per fax o e-mail o col cifrato? No:
l'elettronica è oramai un libro aperto, meglio tornare al bocca-orecchio, come ai tempi di Lawrence
d'Arabia. Va qui detto che l'iniziativa è partita da Gheddafi. Ad Addis Abeba per quel vertice
africano, il Colonnello, a precisa domanda della immancabile Cnn ha risposto d'esser pronto a far da
mediatore. “Mi piacerebbe salvare la pace internazionale” , ha detto. E il nostro Premier ha colto al
volo la disponibilità di al Qaid col quale, del resto, aveva diciamo così simpatizzato durante la
recente visita di Stato del Nostro a Tripoli. [...] Ammuina anche il palazzo fatto costruire da
Gheddafi a Tripoli per ospitare Saddam, se all'ultimo secondo decidesse di andare in esilio? Lo
sapremo presto».
Berlusconi ha trasmesso a Tripoli un memorandum riservato «con le indicazioni della soluzione che
potrebbe essere accettata da Saddam Hussein». Si parla di una località blindata, in Libia dove il
Raiss potrebbe trovare rifugio. Gheddafi ha preso l'impegno di discutere con il diretto interessato
anche se finora non è arrivata risposta. Difatti nel caso in cui da Tripoli non giungesse risposta, ha
in animo di fare opera di convincimento su un interlocutore ancor più diretto: Tareq Aziz. (agenzie
del 7 febbraio)
13 febbraio - Colin Powell continua a lavorare per la soluzione esilio. Nell'audizione alla
Camera dei Rappresentanti descrive le attività per questa ipotesi
Si sta studiando «dove, con quali protezioni e come esattamente mettere in atto questa operazione». È
la prima volta che la Casa Bianca ammette, ai massimi livelli, che non sta solo "incoraggiando" il raìs a
lasciare il Paese per evitare la guerra, ma che sta attivamente elaborando l'ipotesi del suo esilio. «Non ne
stiamo solo discutendo, siamo in contatto con una serie di paesi che si sono dimostrati disponibili a far
arrivare questo messaggio al regime iracheno».
16 febbraio - Pannella: bene De Villepin, «quintuplichiamo o quadruplichaimo il numero degli
ispettori». La proposta “Iraq libero!” può riunificare la posizione ormai spaccata dell’UE.
Rinviare l’intervento militare
«Domani al Consiglio europeo l’avremmo potuta riunificare con la nostra proposta, perché, torno a
dire, la posizione francese che dice «quintuplichiamo o quadruplichaimo il numero degli ispettori e
facciamoli accompagnare da una forza armata dell’Onu come scorte e non come esercito di
occupazione, e diamo il tempo a questo piccolo esercito di ispettori di fare il loro lavoro» a me va
benissimo, ma bisogna vedere 1) se Saddam accetta 2) se l’accetta la politica cogliona americana
16 febbraio - Powell torna sulla proposta esilio al vertice delle Azzorre tra USA, Gran Bretagna
e Spagna
Powell ribadisce che la guerra può essere ancora evitata se Saddam Hussein e i suoi principali
collaboratori lasceranno il potere ed andranno in esilio.
16 febbraio - Riunione del Consiglio ministeriale della Lega Araba alla presenza del
commissario europeo alle relazioni esterne, Chris Patten e del presidente di turno dell'Ue,
Ghiorgos Papandreou
[...] La riunione del Consiglio ministeriale della Lega Araba, in corso al Cairo stenta a trovare
concordia sulla data del vertice straordinario sulla crisi irachena, sollecitato dal presidente egiziano
Hosni Mubarak e, almeno in teoria, unanimemente accettato. La proposta è che i capi di stato arabi
si riuniscano il 27 e 28 febbraio in sessione straordinaria a Sharm El Sheikh per discutere sull'Iraq e
quindi il primo marzo si aprano i lavori del summit annuale dedicato agli altri problemi della
regione. [...] Ad incrinare il clima di unitarietà è venuto anche un altro segnale: l'improvviso
allontanamento del ministro degli esteri saudita, Saud Al Faysal, per un vivace scambio di vedute
con i colleghi del Qatar e dell'Iraq. Si era già diretto con la sua automobile all'aeroporto, quando
l'abilità diplomatica del segretario generale della Lega, Amr Mussa, è riuscita a farlo ritornare sui
suoi passi. Il piccolo giallo si è svolto sotto gli occhi di decine di giornalisti di vari paesi in attesa
nel cortile della sede della Lega Araba, al centro del Cairo, mentre veniva anche diffusa un bozza
del progetto di risoluzione finale della riunione. [...] Nota insolita, la presenza durante la prima parte
della riunione di ospiti ammessi in via del tutto eccezionale: il commissario europeo alle relazioni
esterne, Chris Patten ed il ministro degli esteri greco ora presidente di turno dell'Ue, Ghiorgos
Papandreou, che aveva già avuto contatti con i governi arabi durante una visita nell'area due
settimane fa. Evidente scopo dell'invito rivolto ai due dal segretario della Lega Araba è il tentativo
di sottolineare una possibile cooperazione arabo-europea per disinnescare l'azione militare
annunciata da Usa e Gran Bretagna. [...] Nelle settimane scorse è circolata più volte l'ipotesi di
un'azione diplomatica araba per offrire un esilio sicuro al rais di Baghdad (il Cairo poteva essere in
testa alla lista). Ma nessun riferimento a questa possibilità emerge dal progetto del documento finale
[...] non essendosene neppure accennato nella riunione preliminare di stanotte, secondo quando ha
reso noto il capo della diplomazia irachena, Naji Sabri [L'uomo della Cia, ndr]. (Ansa – Il Cairo, di
Remigio Benni).
17 febbraio - Il Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE) straordinario di
Bruxelles: «L’uso della forza dovrebbe essere solo l’ultima risorsa». Ma nessun riferimento
all’esilio
«L’obiettivo dell’Unione nei confronti dell’Iraq rimane il pieno ed effettivo disarmo in applicazione
delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare della
risoluzione 1441. Vogliamo raggiungere questo obiettivo in maniera pacifica. È chiaro che è proprio
questo che vogliono i popoli d’Europa. La guerra non è inevitabile. L’uso della forza dovrebbe essere
solo l’ultima risorsa. È il regime iracheno che deve porre fine a questa crisi ottemperando alle richieste
del Consiglio di Sicurezza».
18 febbraio - Un gruppo di rappresentanti delle chiese americane e della Chiesa anglicana
incontrano Blair e il segretario di stato Clare Short: l'obiettivo è rimuovere Saddam
Ecco le possibili linee d'azione emerse dai colloqui: rimuovere Hussein e il partito Baath dal potere;
perseguire un disarmo coercitivo e il raggiungimento della democrazia in Iraq; organizzare un massiccio
sforzo a sostegno immediato della popolazione irachena (dal Washington Post).
19 febbraio - Berlusconi in aula: «Stiamo operando per convincere Saddam ad accettare
l'esilio».
Presidente del Consiglio dei ministri: «Stiamo operando ed abbiamo operato per questa soluzione; non
soltanto per questa soluzione, ma anche per cercare il modo di poter offrire, a chi dovesse accettare la
via dell'esilio, opportune garanzie, con l'autorevolezza di enti internazionali che le possano poi
mantenere. Abbiamo operato per certi sistemi di disvelamento delle armi e degli arsenali, che ancora
non sono stati evidenziati; abbiamo operato, e stiamo operando, per convincere il dittatore a dare
garanzie precise alla comunità internazionale: per esempio, dando spazio all'opposizione entro un
periodo di tre mesi, garantendo libere elezioni entro un periodo determinato, garantendo i diritti civili
ed i diritti umani. Tutto questo lo stiamo facendo in un ambito di riservatezza - che è d'obbligo - non
soltanto con un paese arabo, che si è offerto per la mediazione, ma con diversi paesi, tenendo
costantemente informati al riguardo l'Amministrazione americana ed il Presidente di turno del
Consiglio dell'Unione europea Kostas Simitis».
19 febbraio - Franco Frattini Ministro degli Esteri contrario alla Mozione per l'esilio
«Abbiamo provato a spingere Saddam in esilio», fa mettere a verbale il ministro degli Esteri, Franco
Frattini, «ma abbiamo ricevuto una risposta inequivocabilmente negativa. Chiedo che la mozione venga
ritirata».
19 febbraio - La Camera dei Deputati del Parlamento italiano vota la proposta “Iraq Libero!”
Il testo della Mozione:
«La Camera, premesso che il punto di partenza per una soluzione politica della questione irachena
risulterebbe essere l'esilio del dittatore Saddam Hussein;
impegna il Governo a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno e sulla baso dei
poteri conferitigli dalla Carta dell'ONU della costituzione di un Governo provvisorio controllato che
ripristini a breve il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti gli iracheni».
Dal colloquio tra Bush e Aznar in Texas
all’impegno dei paesi arabi nei vertici mediorientali
sabotato da Gheddafi
22 febbraio - Bush ad Aznar: «Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole andare»
Quattro settimane prima dell'invasione dell'Iraq, il presidente George Bush incontra nel suo ranch di
Crawford, in Texas, l'allora premier spagnolo José Maria Aznar e lo informa che è giunto il momento di
attaccare l'Iraq. Il collegamento telefonico partecipano Blair e Berlusconi. Dal testo desecretato e
pubblicato da El Pais nel 2007.
Bush: Gli egiziani stanno parlando con Saddam Hussein. Sembra che abbia fatto sapere che è disposto
ad andare in esilio se gli permetteranno di portare con sé un miliardo di dollari e tutte le informazioni
che desidera sulle armi di distruzione di massa. Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole
andare.
Aznar: «È vero che esistono possibilità che Saddam Hussein vada in esilio?».
Bush: «Sì, esiste questa possibilità. C'è anche la possibilità che venga assassinato».
Aznar: «Esilio con qualche garanzia?».
Bush: «Nessuna garanzia. È un ladro, un terrorista, un criminale di guerra. A confronto di Saddam,
Miloševic sarebbe una Madre Teresa. Quando entreremo, scopriremo molti altri crimini e lo porteremo
di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. Saddam Hussein crede già di averla scampata.
Crede che Francia e Germania abbiano fermato il processo alle sue responsabilità. Crede anche che le
manifestazioni della settimana scorsa (sabato 15 febbraio, n. d. r) lo proteggano. E crede che io sia
molto indebolito. Ma la gente che gli sta intorno sa che le cose stanno in un altro modo. Sanno che il
suo futuro è in esilio o in una cassa da morto.
Aznar: «In realtà, il successo maggiore sarebbe vincere la partita senza sparare un solo colpo ed
entrando a Baghdad».
Bush: «Per me sarebbe la soluzione perfetta. Io non voglio la guerra. Lo so che cosa sono le guerre.
Conosco la distruzione e la morte che si portano dietro. Io sono quello che deve consolare le madri e le
vedove dei morti. È naturale che per noi questa sarebbe la soluzione migliore. Inoltre, ci farebbe
risparmiare 50 miliardi di dollari»
22 febbraio - Pannella: Giordania, Egitto ed Arabia Saudita lavorano per l’esilio.
Poi avverte: «Attenti a non illudersi di creare pace attraverso Gheddafi»
24 febbraio - Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE) di febbraio. Presenti dei
leader della Lega Araba. Nessun riferimento ufficiale all’esilio.
Durante la colazione i Ministri hanno discusso la questione del Medio Oriente nonché dell'Iraq, in
presenza del Presidente della Lega araba, sig. Hammoud, e del Segretario Generale della Lega araba, sig.
Moussa.
24 febbraio - L'Iraq deposita una richiesta presso la Lega Araba per il rinvio del vertice oltre
il 14 marzo
L'Iraq ha depositato ieri una richiesta presso la Lega araba domandando il rinvio del vertice al di là
del 14 marzo, secondo la catena televisiva Al-Jazira che cita Hicham Yussef, portavoce della Lega
araba. (Ap)
26 febbraio - Saddam a Cbs, nega legami con Al Qaida
In un'intervista con la Cbs il presidente iracheno Saddam Hussein ha negato di avere alcun legame
con al Qiada e ha detto che non pensa affatto di andare in esilio per scongiurare un attacco degli
Stati Uniti all'Iraq. In un'intervista di tre ore con il conduttore delle Evening News Dan Rather,
Saddam ha detto anche che «l'Iraq non ha mai avuto alcun legame con al Qaida e penso che lo
stesso bin Laden di recente abbia detto che non abbiamo relazioni con lui», ha detto Saddam. A
prosposito dell'esilio, il leader iracheno ha detto: «Moriremo qui, moriremo in questo paese e
manterremo il nostro onore». (Ansa- New York).
1 marzo - Intervento anche di Papandreu presidente di turno dell'Unione europea al Summit
Lega Araba a Sharm El Sheik: espresso sostegno all'iniziativa del mondo arabo per una
soluzione pacifica
«La guerra non è inevitabile». Papandreou ha ribadito la necessità che Saddam Hussein si attenga
pienamente alla Risoluzione n.1441 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed ha espresso
sostegno all'iniziativa del mondo arabo per individuare una soluzione pacifica alla crisi irachena.
Facendo riferimento al clima riscontrato durante la sua recente visita negli Stati Uniti, Papandreou ha
sottolineato la necessità che l'Iraq disarmi perché «altrimenti la guerra sarà certa».
1 marzo - Gheddafi manda a monte il Summit arabo. Emirati Arabi avevano pronto un
documento proposto e accattato da Saddam
Il vertice della Lega araba, che nessuno voleva, si è concluso al buio, con una dichiarazione del
segretario generale Amr Moussa, che ha annunciato l'accordo sul «netto rifiuto di un attacco all'Iraq» e
sul no alla «partecipazione ad azione militari» contro il Paese fratello. L'imprevisto, che sicuramente
molti hanno benedetto, ha evitato la discussione sulla proposta del leader degli Emirati Arabi Uniti, che
ha scritto quel che molti suoi colleghi dicono soltanto nel privato: che Saddam se ne deve andare «per il
bene del popolo iracheno e in nome della pace». Nel documento si legge che al raiss vengono date «due
settimane per decidere», con garanzia di impunità per se, famigliari e gerarchi, e con l'impegno a
un'amnistia generalizzata sotto il controllo della Lega araba e dell'Onu, che saranno i provvisori
supervisori di tutto. Però mentre le agenzie di stampa cominciavano a diffondere il progetto, già
fioccavano le critiche e si moltiplicavano le pressioni perché l'emiro ritirasse la proposta. A quel punto
soltanto un evento straordinario avrebbe potuto evitare la discussione. E l'evento straordinario l'ha
prodotto il colonnello Gheddafi, che già aveva strappato la scena in mattinata, arrivando all'albergo del
summit con due auto più del consentito. (…)Però Gheddafi aveva in serbo ben altre sorprese. Ha
deciso di parlare a braccio, ha detto di voler imitare «mio figlio, il presidente Bashar», provocando il
risentimento del giovane leader siriano, infine ha attaccato a testa bassa la leadership saudita,
accusandola di essere al servizio degli Usa. (…)era troppo anche per la distratta regia egiziana. Tutti i
collegamenti con la sala sono stati sospesi. (…) Nessun documento ufficiale soltanto la dichiarazione
letta da Amr Moussa. (Il Corriere della Sera, Antonio Ferrari)
Gli Emirati Arabi avevano raggiunto l’accordo con Saddam. Dopo 4 visite a Bagdad
Muhammad bin Zayed al-Nahyan, Principe di Abu Dhabi e figlio dell'ultimo Presidente Sheik Zayed alNahyan, ha spiegato sabato al canale d'informazione pan-arabo Al Arabiya che suo fratello aveva
ricevuto il consenso di Saddam Hussein di andare in esilio prima dell'invasione del paese in cambio
della concessione dell'amnistia e di garanzie di protezione. La rivelazione dello Sceicco è la prima
ufficiale dichiarazione secondo cui Saddam Hussein stava considerando la possibilità di cedere il potere,
come richiesto in occasione del meeting della Lega Araba convocato d'urgenza a Sharm el Skeik nel
Marzo del 2003, prima dell'invasione militare dell'Iraq. La proposta avanzata durante il meeting si
proponeva di evitare il conflitto. "Noi abbiamo ottenuto l'assenso definitivo delle differenti parti, dei
principali protagonisti a livello mondiale e della persona interessata, Saddam Hussein". Un ufficiale
degli Emirati Arabi, parlando in anonimato perché non autorizzato a discutere della vicenda, ha
affermato che una delegazione del suo paese ha incontrato Saddam Hussein in quattro occasioni. Ha
affermato che Saddam è apparso preoccupato per la crisi in atto e che il Leader iracheno ha chiesto alla
Lega Araba di sostenere l'offerta. «Saddam ha accettato la possibilità» ha riferito l'ufficiale. «Fino
all'ultimo minuto l'idea era stata accolta». Lo sceicco Abdullah bin Zayed al-Nahyan, Ministro
dell'Informazione e della Cultura degli Emirati Arabi Uniti, ha anche comunicato che Saddam "avrebbe
accolto positivamente la nostra proposta". (New York Time 2 novembre 2005)
2 marzo - Pannella fa nuovamente appello alla necessità di raccogliere proposta francese su
osservatori per ritardare l’inizio della guerra
«La Francia aveva una posizione che poteva andare benissimo proprio nella prospettiva che noi
indicavamo: quanto più ormai sono chiari i successi e gli insuccessi della decisione dell’esibizione della
mobilitazione militare anglo-americana».
3 marzo - «Il Consiglio del Golfo sostiene l’esilio di Saddam ma aspetta un pronunciamento
della Lega Araba»
Il Consiglio per la Cooperazione del Golfo, massimo organo dell'Alleanza degli Stati del Golfo Persico,
oggi ha respinto la proposta degli Emirati Arabi Uniti di persuadere Saddam ed il suo Governo ad
andare in esilio per evitare la guerra. Infatti, nonostante il parere positivo di paesi come Kuwait, Qatar,
Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania, il Consiglio ha affermato che la proposta potrà
essere accolta solo con il consenso della Lega Araba.
5 marzo - Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Bahrein portano la proposta al Vertice in Quatar
Sfocia negli insulti anche il summit dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (Oci) che si
svolge a Doha, nel Qatar, il terzo incontro ad alto livello fra i Paesi arabi e musulmani nell'arco di
una settimana per tentare di evitare un conflitto in Iraq. [...] I 57 Paesi dell'Oci (non tutti con
interessi diretti nella regione, ma uniti dalla comune religione, compresa la laica Turchia) sono
divisi sulla possibilità di ottenere la pace mantenendo Saddam Hussein al potere. Questa è in effetti
la soluzione favorita dalla maggioranza, compresi molti governi della regione che preferiscono il
rais ad un vuoto di potere capace di generare gravi incognite politiche ed economiche. Tuttavia il
fronte che difende la proposta dell'esilio per Saddam sembra essersi allargato: anche il Kuwait,
dopo gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, si è espresso a favore dell'allontanamento del rais, con
precise garanzie per quanto riguarda la sua impunità internazionale. [...]. Dal documento finale è
scomparso ogni riferimento all'ipotesi dell'esilio di Saddam, secondo la proposta formulata dagli
Emirati Arabi Uniti, che prevede la rinuncia volontaria di Saddam e la sua partenza in esilio entro due
settimane di tempo dal momento in cui la decisione verrebbe adottata, un'idea che ha ricevuto pieno
appoggio dal Kuwait e dal Bahrain. L'impossibilità di discuterne con i vertici iracheni era apparsa infatti
chiara già pochi minuti dopo l'inizio dell'intervento di Izzat Ibrahim, il numero due del Consiglio di
Commando Rivoluzionario iracheno. «Stai zitto, cane» hanno iniziato a gridare i rappresentanti del
Kuwait, nel momento in cui l'iracheno ha iniziato a criticare il ruolo del Kuwait, dove sono dispiegati
150mila soldati americani e britannici destinati ad un possibile attacco all'Iraq. «State zitti voi, servi,
agenti degli Stati Uniti, scimmie» ha replicato Ibrahim. «Bugiardo» ha detto ancora il ministro
dell'Informazione kuwaitiano, Ahmed Fahd al Sabah, che si è alzato in piedi sventolando un piccolo
vessillo nazionale. A questo punto è intervenuto anche il ministro degli Esteri kuwaitiano, Sabah al
Ahmed che pochi minuti prima aveva invitato la leadership irachena a dimettersi ed accettare l'esilio,
unica via d'uscita da un conflitto rovinoso per la regione. [...] La delegazione irachena ripartirà da Doha
con la netta sensazione che la proposta degli Emirati Arabi Uniti abbia ottenuto un certo sostegno.
(Adnkronos)
5 marzo - Blair: guerra evitabile con pieno disarmo o esilio Saddam
«Ancora adesso la guerra può essere evitata»: con questo incipit, che sottolinea l'avvicinarsi
dell'inevitabile, Tony Blair ha esposto al parlamento la casistica dell'epilogo pacifico della crisi irachena.
Le possibilità, ha spiegato il premier britannico, sono due: o Saddam si piega senza riserve alle
risoluzioni Onu o abbandona il potere. (Ap)
6 marzo: Il presidente Bush corre verso la guerra
In una conferenza stampa l'annuncio che il tempo sta per esaurirsi per il processo delle ispezioni delle
Nazioni Unite e per Saddam Hussein.
Gli ultimi tentativi per evitare la guerra attraverso l’esilio
7 marzo – Ministri degli esteri di Egitto, Libano, Tunisia, Siria e della Lega Araba si
recheranno a Baghdad per chiedere a Saddam di lasciare il paese ed evitare cosi la guerra
Fonti ufficiali arabe riferiscono che i Ministri degli Esteri di Egitto, Libano, Tunisia, Siria e della Lega
Araba si recheranno a Baghdad per chiedere a Saddam di lasciare il paese ed evitare cosi la guerra. Gli
Stati Uniti hanno confermato che Saddam è l'unico che può evitare il conflitto accettando le condizioni
poste, disarmando oppure andando in esilio. L'Ambasciatore pakistano preso l'ONU, Munir Akram, ha
affermato inoltre che l'eventuale proposta dell'esilio di Saddam deve contenere anche garanzie per la
sua immunità da ogni accusa per crimini di guerra.
12 marzo - Appello sottoscritto da 37 nomi illustri, compresi cinque ex ministri, per chiedere
l'esilio di Saddam e un'amministrazione Onu ad interim in Iraq
Dal Rapporto dell’Insitute for War and Peace Reporting sulle attività degli esuli dell’Iraqi Group:
Un gruppo di esiliati non schierati politicamente si oppongono ai piani americani di occupazione del
loro paese e si stanno organizzando per promuovere un'amministrazione Onu ad interim in Iraq, che
getti le basi per una nuova democrazia irachena, libera dal controllo americano. Gli esiliati, noti come
l'“Iraqi Group”, hanno fatto la loro prima apparizione lo scorso mese, quando lanciarono un appello a
Saddam Hussin affinché abbandonasse volontariamente il potere per salvare l'Iraq dalla guerra e dai
“conseguenti disastrosi sviluppi”. L'appello è stato firmato da 37 nomi illustri in esilio, compresi cinque
ex ministri – tra cui il più famoso è l'ex-ministro Adnan Pachachi – professori e giornalisti. In pochi
giorni la loro domanda per l'allontanamento nonviolento di Saddam è stata appoggiata anche da uno dei
maggiori statisti del mondo arabo, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Zayed ibn Sultan an Nahayan.
12 marzo - Berlusconi: i tentativi vanno avanti
Secondo Berlusconi i tentativi di convincere Saddam all'esilio vanno avanti e Bush è il primo a non
volere una guerra ad ogni costo (notizia di agenzia).
13 marzo - Intervista di Bruno Vespa a Franco Frattini (ministro degli esteri italiano): «Il
piano non esiste».
Bruno Vespa: «E l'idea di un'autorità dell'Onu operativa in Iraq?»
Franco Frattini: «Il governo iracheno ha deciso di aprire le porte a un protettorato Onu? Qualcuno ha
chiesto la firma di Saddam in calce a questa ipotesi? (...) Il problema (…) è che il piano non esiste. È
sbagliato far credere all'opinione pubblica che ci siano opzioni di politica estera e militare in realtà prive
di fondamento (...). La sinistra (...) ha chiesto nella settimana che sta per concludersi un dibattito
parlamentare e una votazione sul piano franco-tedesco che nessuno di noi ha visto. Questo esempio
basta da solo a dimostrare quali siano le conseguenze di notizie costruite a tavolino. Era possibile
andare davanti alle Camere in queste condizioni?» (da Panorama).
13 marzo - Rinviata missione Diplomatica Lega Araba a Baghdad
È stata rimandata la missione a Baghdad di una delegazione dei Ministri degli Esteri della Lega Araba. I
diplomatici avrebbero dovuto incontrarsi in Bahrain con il sovrano dell'emirato, lo sceicco Hamad bin
Isa Al Khalifa, per poi partire alla volta della capitale irachena, ma i rappresentanti di Siria e Libano non
avrebbero dato la loro disponibilità. Precedentemente il presidente siriano Bashir Assad aveva criticato
l'iniziativa diplomatica, definendola «una maniera di legittimare la guerra che verrà». (Ap)
14 marzo – S'interrompe la censura contro Pannella per la prima ed ultima volta in una TV
italiana in prima serata per discutere di Iraq
In studio Magdi Allam che concorda con la Campagna ma sostiene che il tempo è scaduto: «l'esilio
sarebbe stata l’unica alternativa alla guerra»
14 marzo – Vaticano: nunziatura a Baghdad resta aperta
Mentre da giorni le ambasciate dei vari Paesi hanno organizzato l'esodo da Baghdad, la Santa Sede ha
annunciato che la nunziatura irachena resterà aperta anche in caso di conflitto. Gli osservatori hanno
colto l'annuncio con una certa preoccupazione, anche per la sua ufficialità: una dichiarazione scritta in
cui il portavoce Joaquin Navarro-Valls precisa che «la nunziatura di Baghdad rimarrà aperta anche nel
caso di un eventuale intervento armato nel Paese» visto che «è tradizione costante della Santa Sede che i
suoi rappresentanti diplomatici rimangano vicini alle popolazioni presso cui sono inviati, anche in
situazioni di estremo pericolo».
15 marzo - Giro di colloqui di re Abdallah di Giordania con leader golfo
Re Abdallah II di Giordania è partito per colloqui con il presidente degli Emirati Arabi Uniti (Eau),
Sheikh Zayed bin Sultan Al Nayan, e con l'emiro del Qatar, Sheikh Hamad Bin Khalifa Al Thani,
incentrati sulla crisi irachena. Lo ha reso noto il palazzo reale con un comunicato. Al vertice arabo
del primo marzo, gli Eau avevano fatto circolare una proposta in cui si offrivano al presidente
iracheno Saddam Hussein garanzie per la propria incolumità e impunita qualora avesse scelto di
andare in esilio. La proposta, mai ufficialmente discussa al summit, ha ricevuto l'appoggio
dell'Arabia Saudita e delle altre monarchie petrolifere del Golfo. Il documento degli Eau rifletteva
contatti semi-segreti fra diversi leader arabi, incluso re Abdallah, che avevano pensato di chiedere
formalmente a Saddam Hussein di acconsentire a lasciare il potere per evitare un attacco militare
Usa contro il suo Paese. La Giordania è contraria ad una seconda Guerra del Golfo, ma ha
ammesso la presenza nel Paese di migliaia di truppe e forze speciali americane. (Ansa – Amman)
16 marzo - Powell crede ancora nella possibilità d’esilio. Bush invece firma la direttiva per
affidare il dopo Saddam ad autorità iracheni di tutti i gruppi religiosi
Vertice della Azzorre tra Usa, Gran Bretagna e Spagna: Bush ha firmato una direttiva secondo la quale
sarà un'autorità ad interim composta da iracheni di tutti i gruppi religiosi ad assumere alcune funzioni
governative dopo la caduta di Saddam. Powell ha affermato che la guerra può essere ancora evitata se
Saddam Hussein e i suoi principali collaboratori lasceranno il potere ed andranno in esilio.
17-18 marzo – Clamorosa rivolta contro Blair: si dimettono 4 ministri inglesi
Clamorose dimissioni dei ministri inglesi Cook, Ministro per i rapporti con il Parlamento, Lord Hunt
Ministro della Sanità, John Denham Ministro degli Affari Interni e Claire Short, Vice Ministro degli
esteri.
17 marzo - Il presidente Bush esprime il suo ultimatum definitivo
«Saddam Hussein e i suoi figli devono lasciare l'Iraq entro 48 ore. Il loro rifiuto di andare si tradurrà in
conflitto militare che inizierà in un momento a nostra scelta».
17 marzo – La risposta di Saddam
Saddam Hussein in giornata aveva detto di sperare ancora che il conflitto ''non ci sara' '', ma in caso di
attacco ha promesso comunque la disfatta degli Stati Uniti. «Speriamo - ha detto Saddam ricevendo il
ministro degli esteri tunisino Habib ben Yahia sotto le telecamere della tv di stato - che la guerra non ci
sia per non dover mettere alla prova, per grazia di Dio, il coraggio e la resistenza del nostro popolo. Ma
siamo pronti - ha aggiunto - a sacrificare le nostre anime, i nostri figli e le nostre famiglie per non
abbandonare l'Iraq. E lo diciamo affinché nessuno pensi che l'America è in grado di spezzare la volontà
degli iracheni con la forza delle armi. Se la guerra arriverà - ha detto il 'rais' - noi vinceremo». [...] (Ansa
– Beirut/Baghdad)
18 marzo - Diffusi in USA i dati di un sondaggio del 23 gennaio della Gallup Pool
il 62% afferma di essere d’accordo con il consentire che Saddam vada in esilio senza persecuzioni per
evitare la guerra
18 marzo - Saddam rifiuta ultimatum, Uday: niente esilio, battaglia sarà sanguinosa
La dirigenza irachena, al termine di una riunione presieduta da Saddam Hussein, ha rifiutato
l'ultimatum statunitense che impone al rais e ai suoi due figli la scelta fra l'esilio volontario o la
guerra. È quanto riferisce la rete televisiva irachena al-Shabab. La posizione di Saddam è stata resa
nota con un comunicato diffuso dalla Tv di Stato, secondo cui nel corso di «una riunione del
Comando del consiglio della rivoluzione (massimo organo decisionale del Paese, presieduto dallo
stesso Saddam, ndr) è stato affermato che l'Iraq non sceglie il suo cammino in base agli ordini di
stranieri e non sceglie i suoi leader in base ai decreti di Washington, Londra o Tel Aviv, ma
attraverso la volontà del grande popolo iracheno». Nel comunicato si afferma inoltre che «l'Iraq e
tutti i suoi figli sono assolutamente pronti a confrontarsi con gli invasori e a respingerli», ha
aggiunto l'emittente, mostrando immagini di Saddam Hussein che presiedeva la riunione in abiti
militari. L'emittente al Shabab, diretta da Uday Hussein, figlio maggiore del presidente, ha dal canto
suo riferito che lo stesso Uday ha dato ordini affinché i Fedayin di Saddam, una milizia paramilitare da
lui diretta, si riuniscano nelle caserme. In precedenza, Uday Hussein aveva già fatto sapere che Baghdad
respinge ogni ipotesi di esilio del presidente. In un comunicato Uday ha inoltre affermato che la
proposta di esilio «giunge da una persona che non è completamente in sé... la proposta dovrebbe essere
che Bush lasci il suo ufficio in America, lui e la sua famiglia». Egli ha inoltre ammonito che «le vedove
e le madri degli americani che si scaglieranno contro di noi piangeranno sangue, non lacrime». (Ap)
18 marzo - Usa, truppe americane in Iraq in ogni caso
La Casa Bianca ha dichiarato che le truppe americane e i loro alleati «entreranno in Iraq in ogni caso»,
con la forza o in modo pacifico. Il portavoce presidenziale Ari Fleischer ha detto oggi che anche se
Saddam Hussein dovesse andare in esilio, vi sarebbe un ''ingresso pacifico'' delle truppe americane in
Iraq. Fleischer ha chiarito oggi che ''l'ingresso pacifico'' delle forze della coalizione in Iraq, per
distruggere le armi di sterminio, avverrebbe anche nel caso di una decisione di Saddam di andare in
esilio. (Ansa)
19 marzo - Bonino e Pannella scrivono a Bush e Blair ribadendo la necessità del rinvio
dell’inizio delle operazioni militari
«Il regime infame di Saddam è in disfacimento, la sua caduta e la liberazione dell’Iraq sono ormai
acquisiti. Soprassedete ai termini dell’ultimatum! Senza cadaveri e senza il massacro che il solo Saddam
ormai vuole, sarà il trionfo della democrazia, della vita, della pace».
19 marzo - L'Arabia Saudita ufficializza la proposta di esilio per Saddam
A meno di 20 ore dalla scadenza dell'ultimatum anglo-americano a Saddam Hussein, l'Arabia
Saudita ha proposto ufficialmente che il presidente iracheno Saddam Hussein vada in esilio come
estremo tentativo di evitare la guerra. Lo ha reso noto una fonte saudita parlando con l'agenzia
Reuters. Secondo la fonte «il regno, e altre parti, stanno esercitando il massimo sforzo per prevenire
una guerra devastante e hanno proposto l'idea dell'esilio per Saddam... e la sua famiglia».
[...] Nei giorni scorsi, del resto, il ministro degli Esteri saudita Saud al-Faisal aveva sottolineato che Riad
ha già offerto rifugio a ''parecchie persone'', tra cui l'ex premier pachistano Nawaz Sharif e l'ex dittatore
dell'Uganda Idi Amin. (Ansa-Reuters – Riad)
19 marzo - Bahrein offre asilo a Saddam Hussein
Il Bahrain si è offerto di ospitare il dittatore iracheno, Saddam Hussein, in caso di esilio. Si tratta della
prima offerta pubblica di un Paese del Golfo, in particolare dopo l'ultimatum lanciato dal presidente
degli Stati Uniti, George W. Bush. «Il re del Bahrain ha annunciato di essere disponibile ad ospitare
Saddam Hussein in maniera dignitosa, che non deve essere vista come un tentativo di minare la
posizione dell'Iraq», ha scritto l'agenzia di stampa ufficiale del Bahrain riferendo le parole di Re Hamad
bin Isa Al Khalifa. (Ap)
19 marzo - Fuga Aziz o esilio Saddam possibili anche dopo prime bombe
«Qualcosa accadrà, magari dopo i primi bombardamenti»: è il parere di Alexandre Adler, ex
direttore del Courier International, che ha spiegato oggi in un'intervista all'Ansa che «le monarchie
moderate del Golfo, Arabia Saudita, Qatar e Bahrein vogliono che Saddam se ne vada e fra i loro
diplomatici c'è un grande attivismo. Ciò provoca divisioni feroci nell'entourage di Saddam, addirittura
fra i suoi figli: Usay vorrebbe restare a oltranza, Uday consiglia di prendere tutti gli averi e andarsene.
Fra i parenti di Saddam c'è battaglia in queste ore e non dimentichiamo che il rais ha un cancro per il
quale è costretto a prendere farmaci fortissimi, che lo lasciano prostrato. Tutti hanno paura di dirgli la
verità, perché temono vendette. L'atmosfera, direi, è shakespeariana''. Sulle voci di una fuga di Tareq
Aziz, Adler ricorda che il figlio del vicepremier iracheno «è stato arrestato un anno fa per corruzione,
un modo di ricattare il padre colpevole di aver preso iniziative diplomatiche moderate con l'Arabia
Saudita dopo l'11 settembre. Dato che Saddam vive nel mito di Stalin, lo imita usando collaboratori che
può tenere in pugno grazie al ricatto familiare.» [...] (Ansa - di Tullio Giannotti)
19 marzo - Estremi tentativi delle diplomazie arabe
Il premier giordano Ali Abul-Ragheb si è recato in Arabia Saudita per dei colloqui con il principe
ereditario Abdullah, lo ha reso noto l'agenzia di stato giordana Petra. (Ap)
20 marzo - Qualche ora prima della scadenza dell'ultimatum bombardamento mirato per
uccidere Saddam. Colpita la casa della figlia
A poche ore dalla scadenza dell'ultimatum a Washington vi è un improvviso cambiamento di piani - il
direttore della CIA George Tenet ha ricevuto una notizia d'intelligence su dove Saddam Hussein
starebbe passando la notte. Nel corso di un incontro con il Presidente Bush e il team di sicurezza
nazionale si decide di lanciare un attacco a sorpresa all'alba, anticipando la scadenza dell'ultimatum con
l'obiettivo di uccidere Saddam. Il precedente progetto di attacchi aerei ai luoghi in cui sono segnalati i
membri della leadership irachena viene abbandonato.
Bombe Stealth e missili Cruise raggiungono l'obiettivo, che è la fattoria di Dora, dove le figlie di
Saddam vivono. Ma la notizia di intelligence si rivela inesatta - Saddam non è lì.
Dopo alcune ore scatta l'operazione "Iraqi Freedom". (Pbs)
20 marzo - Pannella al Parlamento europeo: la guerra regalo dell’Europa di Vichy contro quella
di Ventotene
«La guerra è il regalo che l’Europa legalitaria, la vostra Europa, ci fa. (…) Voi siete legali come Vichy!
Siamo illegali come la resistenza irachena, come la resistenza europea. Noi vi diciamo adesso che
impugneremo la battaglia per subito: pace fondata su diritto e libertà! Europa vile, Europa di Vichy!
Non è l’Europa degli antifascisti in galera, l’Europa di Altiero Spinelli, l’Europa di Ernesto Rossi,
l’Europa di coloro che davvero ci hanno dato il diritto di guardare anche gli eredi di Lafayette, come voi
non li guardate, con il vostro vecchio odio fascista, comunista, papista, contro il mondo della riforma
liberale e religiosa del mondo!»
I tentativi a guerra iniziata e la fine di Saddam Hussein
21 marzo – La Campagna non si ferma con l'inizio della guerra: Pannella lancia appello al
Governo italiano e al Presidente del Consiglio europeo in esercizio Papandreu in intesa con il
Premier egiziano Mubarak di tornare a chiedere esilio a Saddam
«(…)chiediamo formalmente al Governo italiano di immediatamente proporre al Presidente del
Consiglio UE in esercizio Papandreu, in molto probabile intesa con il Presidente egiziano Mubarak e
con tanta parte degli Stati medio-orientali ed islamici che già lo hanno richiesto di tornare formalmente
ad offrire a Saddam Hussein ed ai suoi l’immediata possibilità di esilio, garantendo loro naturalmente
incolumità (e non la teoricamente impossibile impunità)».
23 marzo, 13.59 - Notizie dal Cairo: l’ambasciatore inglese ha consegnato una lettera di Blair a
Mubarak, primo attore per le trattative su esilio
Il primo ministro britannico, Tony Blair, ha inviato oggi al presidente egiziano, Hosni Mubarak, un
messaggio sulla crisi irachena tramite il suo ambasciatore al Cairo, John Sawers, che lo ha
consegnato al ministro degli esteri, Ahme Maher. Dopo il colloquio, Sawers ha dichiarato ai
giornalisti che la Gran Bretagna «deplora che la situazione in Iraq sia arrivata a questo punto.
L'obbiettivo dell'operazione e' quello di creare condizioni che permettano all'Iraq di riunirsi alla
comunita' internazionale come membro a pieno titolo, che rispetta le risoluzioni dell'Onu». «I paesi
della coalizione - ha aggiunto il diplomatico - vogliono realizzare questo scopo con il minimo delle
perdite di vite e di distruzione dell'Iraq, in modo che le ricchezze naturali siano restituite al popolo».
(Ansa)
23 marzo, 19:41 - Bush, troppo tardi perché Saddam pensi di cavarsela lasciando il potere
Il presidente George Bush ha oggi espresso gratitudine perché ''il nemico non ha usato'' armi di
distruzione di massa. Rispondendo a domande di giornalisti, alla Casa Bianca, dove stava tornando da
Camp David, Bush ha aggiunto che è ''troppo tardi'' perché Saddam Hussein pensi di cavarsela
lasciando il potere: «Ha avuto la sua possibilità di andarsene in esilio», ha ricordato. (Ansa)
24 Marzo - L'idea di esilio non sarebbe ancora completamente abbandonata da esponenti del
mondo arabo.
Lo si ricava dalla lettura di una dichiarazione del ministro degli esteri saudita, l'emiro Saud al Faysal,
pubblicata il 23 marzo sul sito internet 'Daralhayat.com', intitolata ''Lasciamo lavorare la diplomazia''.
''Saddam Hussein ora sa bene a che cosa va incontro il suo paese... e se sta chiedendo al suo popolo
sacrifici per la difesa del suo paese, allora forse potrebbe pensare a quale sacrificio egli stesso potrebbe
fare per difendere il suo paese''. Faysal aggiunge che il presidente Usa George Bush dovrebbe avviare
negoziati con la dirigenza irachena e ''dare una possibilita' alla pace''.
L'Arabia Saudita, ovviamente - dice Faysal - non offrirebbe asilo a Saddam, ma potrebbe garantirgli ''un
passaggio sicuro''. ''Ci sono altri paesi arabi che sono in posizione migliore'' per ospitare Saddam. Il
Bahrein ha rinnovato la proposta di ospitare Saddam Hussein se dovesse decidere per l'esilio,
riprendendo quella che era stata formulata, mai ufficialmente, dal presidente degli Emirati Arabi Uniti il
primo marzo al vertice arabo di Sharm El Sheikh e la cui discussione era stata esclusa ufficialmente da
qualsiasi altra riunione araba. Ieri il presidente egiziano, Hosni Mubarak, in una sua dichiarazione ha
ripreso l'ipotesi di ''una soluzione politica necessaria'' per la crisi irachena, affermando che la guerra
dovrebbe finire subito, così come aveva già detto a Bush quando il presidente Usa gli aveva telefonato
giovedi 20 marzo, subito dopo l'avvio dell'attacco contro l'Iraq.
25 marzo - Frattini: manca la firma di Saddam
Radio Radicale intervista il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sul progetto di Marco Pannella “Iraq
Libero!”: «è una proposta saggia ed intelligente a cui manca solo la firma di Saddam Hussein. A
raggiungere questo scopo può essere essenziale il ruolo svolto dalla Lega araba». Massimo D'Alema,
presidente del maggiore partito di opposizione i Democratici di Sinistra, concorda su quest'ultimo
punto, ma sottolinea soprattutto il valore della seconda parte dell'appello, quella che prevede la gestione
da parte dell'Onu della ricostruzione post-Saddam.
22 luglio - Colpiti e uccisi i figli di Saddam
I due figli di Saddam Hussein, Uday e Qusay, vengono uccisi dai soldati americani in un raid contro
una villa nei pressi di Mossul, nel Nord dell'Iraq. Per eliminare Uday e Qusay si ingaggia una aspra
battaglia per circa sei ore. Condotti sull'obiettivo da una soffiata (da parte del proprietario della
casa, che riceve i 30 milioni di dollari messi come taglia sulla coppia, si tratta di Sheik Nawaf
Mohamed Zidan Al-Nassiri Al-Tikriti, secondo cugino delle «sue» vittime. Fa parte della loro
stessa tribù, quella di Saddam Hussein), duecento uomini della 101.a Divisione aero-trasportata
hanno dato l'assalto alla ricca abitazione dove pensavano che i due si
nascondessero. Dopo lo scontro, in cui è rimasto ucciso un ragazzo di passaggio e quattro civili e un
militare americano vengono feriti, la villa è andata a fuoco. Dentro, i soldati americani hanno
trovato quattro cadaveri, che testimoni descrivono come parzialmente carbonizzati e ''in cattivo
stato''. Più tardi i corpi vengono identificati. Si tratta di Uday, il fratello minore Qusay, il figlio
quattordicenne di quest'ultimo, e una loro guardia del corpo.
Uno dei portavoce del governo britannico, Gerard Russell, in visita a Bassora, afferma che la
coalizione anglo-americana voleva giudicare, e non uccidere, Uday e Qusay. «Avremmo voluto
farli giudicare, ma è accaduto quel che è accaduto», ha detto Russell, che ha parlato in arabo, una
lingua che conosce bene.
«Una buona notizia»: così, riferiscono fonti della Casa Bianca, il presidente George W. Bush ha
reagito alla conferma della notizia dell'uccisione di Uday e Qusay.
Il 24 luglio 2003 vengono pubblicate dai media occidentali le foto dei cadaveri dei due fratelli. (Ansa,
integrazioni successive)
14 dicembre 2003 - Saddam catturato. Non è stato necessario sparare un solo colpo
«Sono le 10 in Italia, quando un ufficiale dell'intelligence informa i comandi che è stato individuato il
nascondiglio di Saddam Hussein in una zona in cui si trovano due fattorie nei pressi del villaggio di
Adwar, 15 chilometri a Sud di Tikrit, nel cuore del «triangolo sunnita», zona natale del deposto Raiss e
roccaforte della guerriglia dei Feddayn. A indicare per la prima volta il luogo è un membro di una
famiglia vicina al dittatore [...]. Il generale John Abizaid, comandante delle truppe in Iraq noto con il
soprannome di «Arabo pazzo» guadagnatosi durante l'invasione di Panama, quando a essere catturato
fu Manuel Noriega detto «Faccia d'ananas», vuole essere pronto a ogni evenienza e affida «Alba Rossa»
a una forza d'attacco di seicento uomini. [...] [Presso] la fattoria più piccola, di modeste dimensioni,
circondata da una cadente struttura di metallo e con una capanna di fango, due uomini tentano di
allontanarsi e vengono bloccati, poi i militari notano un tubo (quello dell'areazione del nascondiglio)
che spunta dal terreno. Secondo la ricostruzione fatta dal generale Raymond Odierno sono le 20,26
quando uno dei militari rimuove un cumulo di foglie, mattoni e detriti a pochi metri di distanza da un
recinto per pecore. Sotto c'è un uomo alto con barba lunga, abiti sporchi, capelli disordinati e profonde
occhiaie che dice: «Non sparate». L'ex Raiss assomiglia a un barbone, non è immediatamente
riconoscibile, anche se le fattezze del volto alle truppe speciali sembrano quelle giuste. [...] Saddam sta
in piedi in un buco nel terreno che misura due metri per neppure tre, largo appena a sufficienza per
entrare e con l'unico comfort di un sistema di ventilazione interna per respirare. Ha la pistola al fianco
ma non la usa, dice qualche parola, non oppone resistenza, si consegna. Ai soldati appare smarrito,
quasi incapace di reagire, segnato dalla fatica di una fuga durata nove mesi, iniziata quel 9 aprile quando
la sua statua venne abbattuta nel centro di Baghdad. Mentre la task force lo prende in consegna, dalla
seconda fattoria, di dimensioni maggiori, escono di corsa due uomini, forse le guardie del corpo,
catturate senza combattere dopo aver abbandonato i loro Kalashnikov in una stanza. Non lontano dal
«buco da ragno» - come lo ha definito il generale Ricardo Sanchez - vengono trovati 750 mila dollari in
biglietti da cento, parte dei 132 milioni ancora mancanti del miliardo di dollari ritirato dal figlio Qusay
dai forzieri della Banca nazionale di Baghdad poco prima dell'attacco americano del 20 marzo. [...] La
sua parabola [si chiude] quando viene fatto salire a bordo di un elicottero americano, alle 21.15 locali».
(La Stampa, Maurizio Molinari)
30 dicembre 2006 - Ucciso Saddam Hussein
È stata eseguita la condanna a morte per l'ex presidente dell'Iraq Saddam Hussein. Ne hanno dato
l'annuncio agenzie di stampa arabe e americane. L'esecuzione, così come era stato stabilito dal
Tribunale speciale di Baghdad il 5 novembre scorso, e poi confermata al termine del processo di
appello, è avvenuta intorno alle ore 4:05 ora italiana (le 6:05 in Iraq) fuori dalla zona verde di Baghdad.
L'esecuzione è avvenuta tramite impiccagione e non tramite fucilazione, come aveva chiesto l'ex raìs,
che voleva «evitare di essere ucciso come un bandito, preferendo la morte come si addice ad un
soldato». Gli ultimi istanti di vita di Saddam sono stati filmati.
Le ricostruzioni successive alla guerra
2 aprile 2003 - La ricostruzione delle trattative di Pierre-Jean Luizard, biografo di Saddam
«So da fonte sicura che negoziati del genere sono effettivamente esistiti. Non sono andati a buon fine
perché Saddam Hussein voleva salvare gran parte del suo clan. Chiedeva un lasciapassare per una
cinquantina di persone, mentre gli americani gli hanno lasciata aperta la porta solo per nove tra cui lui
stesso, con la garanzia che sarebbero sfuggiti alla giustizia internazionale e che avrebbero potuto godere
di una parte del gruzzolo che il regime è riuscito a mettere al riparo all'estero»
11 agosto 2003 - Rivelazioni ed indiscrezioni: Saddam aveva accettato l’esilio. Le figlie sono in
Giordania con consenso Usa e i quadri del Partito Baath a Sana'a
Perché all’improvviso, la scorsa settimana, le figlie di Saddam Hussein sono uscite allo scoperto e sono
apparse ad Amman, in Giordania, e perché il re di Giordania Abdullah ha dato loro il benvenuto? Fonti
giordane vicine alla famiglia dell’ex-dittatore affermano che Raghdad e Rana Hussein, nelle settimane
precedenti all’uccisione dei fratelli Uday e Qusay a Mosul, avrebbero inviato alcune persone a sondare il
terreno in numerose capitali arabe ma spiegano pure che la tragica morte dei fratelli avrebbe convinto le
sorelle ad accelerare la loro ricerca per un asilo sicuro.
La Giordania, con i suoi antichi e stretti legami con il regime di Saddam, è stata una scelta logica. Ma il
re Abdullah ha esitato – affermano le fonti – cercando prima di ottenere l’assenso USA per un qualsiasi
accordo sull’esilio. Solo dopo aver ricevuto l’assenso da Washington il re ha offerto alle sorelle ospitalità
e protezione (…). La presenza delle sorelle in Giordana vede d’accordo anche l’amministrazione Bush.
Gli americani sanno di poter contare sull’agenzia di intelligence di Abdullah, la Mukhabarat, per tenere
un occhio su Raghad e Rana. «Sarebbe potuta andare peggio», spiega un ufficiale del Dipartimento di
Stato. «Sarebbero potute andare in Libia o in Siria, dove non avremmo avuto alcun modo di seguire il
loro operato (…)» (da the Time).
26 settembre 2007 - El Pais pubblica la trascrizione del colloquio di Crawford tra Bush e Aznar
La pubblicazione degli atti della conversazione che ebbero Bush e Aznar il 22 febbraio 2003 nella
Ranch in Crawford pubblicata da El País il 26 settembre 2007, ha avuto diversi echi sulla stampa dei
due paesi. El Pais per diversi giorni ci è tornato sopra con articoli di Ernesto Ekaizer (editorialista
argentino che ha lasciato El Pais in polemica con il direttore nel gennaio 2008 e ora scrive su Público)
che trattano in parte anche la questione dell'esilo.
La polemica sulla stampa americana raggiunse anche la conferenza stampa della portavoce della Casa
Bianca, Dana Perino. Numerosi giornalisti hanno chiesto a riguardo, anche sull'esilio. Vi riporto i
passaggi in questione. Non dice nulla ma di fatto conferma che il testo è vero.
Gli articoli americani di quei giorni (26 settembre-15 ottobre 2007) sottolineano il collegamento tra il
testo de El PAis e quello di altri 2 importanti documenti desecretati: il "Downing Street memo"
pubblicato il 1° maggio 2005 dal Sunday Times (riporta gli esiti di un incontro ad altissimo livello,
tenutosi il 23 luglio 2002, tra Tony Blair, funzionari di governo e membri dell'intelligence inglese) e il
"January 2003 memo" pubblicato il 27 marzo 2006 dal NYTimes (memorandum confidenziale scritto
da David Manning - all´epoca consigliere diplomatico di Tony Blair - che registra tutti i punti del
meeting di due ore che si tenne il 31 gennaio nell´Oval Office).
27 settembre 2007- La portavoce di Bush non smentisce gli atti pubblicati dal El Pais
Domanda: Il quotidiano spagnolo EL PAIS ha pubblicato una trascrizione di ciò che si disse nella
riunione tra il presidente e il primo ministro spagnolo nel febbraio 2003, durante il quale, secondo le
informazioni, Saddam Hussein offrì di lasciare il potere ed esiliarsi un mese prima dell'invasione e il
presidente Bush parve dargli credibilità in quel momento. Crede che queste trascrizioni sono vere?
Risposta: Non commento i dettagli di una conversazione privata tra due leader mondiali [bush e aznar]
e se questo fatto(l'esilio di Saddam) ha avuto luogo o no, se pensate a quel tempo c'erano molte voci.
C'era molta gente che lanciava idee riguardo cosa poteva o non poteva accadere. Purtroppo, Saddam
decise di sfidare la comunità internazionale. Tutte le azioni diplomatiche sono state portate a termine.
Quello che ora ci interessa è di garantire che l'Iraq possa avere un governo che si sostenga e si difenda e
assicurarci che sia un alleato nella guerra contro il terrorismo in quella regione.
Domanda: Un'altra cosa: il presidente in questa trascrizione assicura che "accada ciò che accada, starò a
Baghdad a fine marzo". Tre giorni dopo questa riunione, l'allora portavoce alla Casa Bianca Ari
Fleischer, diceva nella stessa sala stampa che "il presidente ancora non è arrivato alla conclusione che
l'ispezione è a un punto morto.
Risposta: Io non era nella riunione privata che ebbe il Presidente Bush con il Presidente Aznar. Non so
quanto affermò Ari. So dove ora ci troviamo, cioè nella posizione di assicurarci che gli iracheni abbiano
ciò che necessitano per essere una forza democratica in medio oriente.
(…)
Domanda: C'è resistenza a parlare di quanto è accaduto in 2003?
Risposta: La storia del Presidente è molto chiara, ma si deve tenere anche conto della storia di Saddam
Hussein: Qualcuno che ha torturato il proprio popolo, ucciso bambini, separato famiglie. Anche
l'organizzazione Human Rights Watch ha detto che era un brutale dittatore che ha ucciso un milione di
persone dal suo popolo. E io credo che il presidente seguì tutti i mezzi diplomatici, fu all'ONU,
presento argomenti forti, e ora siamo qui. E dobbiamo concentrarci per assicurarci che possiamo
migliorare la situazione, cosa che stiamo facendo."
4 ottobre 2007 - “Zapatero torna nei cassonetti della storia”: anche Aznar non smentisce
ELPAIS.com - Madrid - L'ex presidente del governo Jose Maria Aznar si è riferito oggi alla
pubblicazione del PAIS dell'atto dei colloqui fra lui e Bush a Crawford nel 2003. "L'attuale politica
accomodante è una politica esteriore i cui esiti possono misurarsi cronometrando il tempo dei saluti
protocollari". Ha detto Aznar riferendosi alle poche parole che scambiarono il capo dell'Esecutivo,
Zapatero, e il presidente degli Stati Uniti durante l'ultima Assemblea Generale dell'ONU a New York.
"E' quello che accade quando invece di pensare agli interessi della Spagna si impiega il tempo tornando
nei "cassonetti"della storia, o meglio, nei "cassonetti" di un ufficio nell'intento di giustificare ingiurie e
calunnie, ha aggiunto.