Iraq libero - radicalicaserta.com
Transcript
Iraq libero - radicalicaserta.com
Come e quando il Presidente Bush scelse la guerra per impedire l’esilio di Saddam Date, luoghi e protagonisti dell’affossamento dell’unica concreta alternativa di pace alla guerra in Iraq ricostruiti attraverso le azioni della comunità internazionale e la Campagna “Iraq libero” del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale I presupposti della Campagna Radicale: notizie precedenti al 19 gennaio 2003 Settembre 1995 – Circolano le prime notizie di incontri per l’esilio di Saddam Hussein Saddam sta preparando le valigie? Fonti di intelligence nella nazione sahariana della Mauritania affermano che il dittatore iracheno avrebbe iniziato a negoziare per l’eventuale asilo politico per sé e per i membri del suo entourage. Le fonti affermano che Shabib al-Maliki, ministro della Giustizia di Saddam Hussein, è volato nella capitale mauritana a metà luglio 1995 per incontrarvi il Presidente Maaouya Ould Sini Ahmed Taya e presentargli la richiesta di Saddam Hussein di un esilio sicuro nel caso venisse costretto ad abbandonare il potere. Si dice che il leader della Mauritania, il cui governo estremista è uno degli ultimi alleati rimasti di Saddam, avrebbe risposto favorevolmente. (da U.S. News & World Report). 23 luglio 2002 - Bush voleva passare alla guerra usando come giustificazione il legame tra terrorismo e armi di distruzione di massa Dal “Downing Street Memo” di David Manning (all'epoca consigliere diplomatico di Blair): «Blair [n.d.r.] ci ha fatto un rapporto sui suoi recenti incontri a Washington. Si è verificato un percettibile cambiamento nell'attitudine. L'azione militare ora era vista come inevitabile. Bush voleva rimuovere Saddam, militarmente, usando come giustificazione il legame tra terrorismo e armi di distruzione di massa (ADM). L'intelligence e i fatti che accadevano venivano fatti calzare alla linea scelta. Il National Security Council era nettamente insofferente della via ONU e non era certo entusiasta di pubblicare il materiale del dossier sul regime iracheno. (…) Il Segretario alla Difesa disse che gli USA avevano già dato inizio a “minime attività” per mettere sotto pressione il regime. Nessuna decisione era stata ancora presa, ma riteneva che la scadenza più probabile per iniziare l'attacco a cui pensavano gli americani fosse gennaio, 30 giorni prima delle elezioni per il Congresso. (…) Il Segretario agli Esteri disse che avrebbe parlato con Colin Powell questa settimana. Sembrava chiaro ormai che Bush aveva deciso di passare all'azione militare, anche se non era ancora stato fissato quando. I margini di manovra erano sottili. Saddam non stava minacciando i paesi vicini e le ADM in suo possesso erano inferiori rispetto a quelle di Libia, Corea del Nord o Iran. Avremmo dovuto elaborare un piano per poter inviare a Saddam un ultimatum facendo così rientrare gli ispettori dell'ONU. Questo gli sarebbe stato inoltre d'aiuto per giustificare legalmente l'uso della forza. (…) Il Ministro agli Esteri [della GB ndr.] pensava che gli USA non avrebbero proseguito col loro piano militare se non fossero stati convinti che la loro era la strategia vincente. Su questo gli interessi di USA e UK convergevano. Ma sul piano politico, potevano esserci differenze. Nonostante la resistenza degli americani, avremmo potuto approfondire con discrezione il punto l'ultimatum. Saddam avrebbe continuato a giocare duro con l'ONU». 27 settembre 2002 - Usa e stati arabi lavorano per l'esilio «Gli Stati Uniti ed alcuni paesi arabi hanno avviato un processo di persuasione nei confronti di Saddam affinché accetti di andare in esilio e consenta così che la crisi irachena si risolva pacificamente. L'idea dell'esilio discussa soprattutto dai paesi arabi è stata accolta positivamente da Washington perché consentirebbe di ridurre la percezione del pericolo da parte del leader iracheno, evitando che quindi egli, per difendersi, possa far ricorso ad armi chimiche o biologiche». (da “USA Today”- di John Diamond) 16 novembre 2002 - Il piano di Saddam: esilio per 3, 5 miliardi di dollari Saddam starebbe mettendo a punto un piano segreto per garantire asilo politico in Libia alla sua famiglia e ad alcuni membri del suo partito (al prezzo di tre miliardi e mezzo di dollari da versare a Tripoli). (da Timesonline). 2 gennaio 2003 - Una coalizione di stati arabi progetta l'esilio per Saddam Egitto, Giordania, Siria, Oman, Emirati Arabi e Arabia Saudita stanno cercando di evitare la guerra offrendo al raìs iracheno il salvacondotto verso un lido sicuro, in Algeria o Bielorussia, insieme alla famiglia e alle ingenti fortune accumulate. (da il Riformista). 7 gennaio 2003 - La Turchia annuncia un piano (per l’esilio?) Il primo ministro turco Abdullah Gul dichiara che la Turchia, insieme a Giordania, Egitto e Siria, sta tentando di mettere a punto un piano congiunto per la risoluzione diplomatica della crisi irachena. (da The New York Times). 9 gennaio 2003 - La missione di Papandreu per una soluzione diplomatica Papandreu, ministro degli esteri greco, annuncia una missione dell'Ue in Arabia Saudita, Siria, Giordania, Egitto, Libano, Israele e Territori palestinesi, per una soluzione diplomatica della crisi irachena. (da la Repubblica). 18 gennaio 2003 - Le prime condizioni di Saddam. Primo rifiuto di Bush? Secondo “Der Spiegel” Saddam Hussein avrebbe avanzato direttamente a Bush le condizioni per l'esilio: la garanzia che né lui né i suoi familiari, una volta all'estero, vengano processati; il ritiro dei soldati americani dal Golfo; la cessazione delle ispezioni e delle sanzioni Onu in Iraq; la fine della produzione israeliana di armi di distruzione di massa. Bush avrebbe già respinto queste condizioni. (da la Repubblica). L’opzione dell’esilio è sempre più concreta Dall'Appello alla Mozione votata dalla maggioranza del Parlamento italiano: il primo mese della Campagna Radicale 19 gennaio - Pannella lancia l’appello “Iraq Libero, unica alternativa alla guerra” (..)Ci rivolgiamo alla Comunità internazionale, alle Nazioni Unite in primo luogo, perché facciano proprie, immediatamente, le affermazioni secondo cui l'esilio del dittatore Saddam Hussein cancellerebbe, per gli Stati Uniti stessi, la necessità della guerra, costituendo il punto di partenza per una soluzione politica della questione irachena. Chiediamo al Consiglio di Sicurezza che decida da subito - partendo dal presupposto dell'uscita di scena di Saddam e sulla base dei poteri conferitigli dalla Carta dell'ONU - di porre l'Iraq sotto un regime di Amministrazione fiduciaria internazionale (un governo democratico), affidando ad un uomo di stato di altissimo livello il compito di predisporre, entro un termine di due anni, le condizioni di un pieno esercizio dei diritti e delle libertà per l'insieme degli iracheni, donne ed uomini, come esige la Carta dei Diritti fondamentali delle Nazioni Unite. (…) 19 gennaio - La Libia si dice disponibile ad ospitare Saddam Mentre la diplomazia araba, capeggiata dall'Egitto e spalleggiata dall'Europa, è mobilitata per convincere Saddam all'esilio ed evitare una catastrofe, i sauditi mirano al rovesciamento con la forza di Saddam – con un golpe o l'obbligo di esilio – accaparrandosi tribù, capi e personalità locali. In particolare la Libia si è detta disposta ad ospitare Saddam. (agenzie) 20 gennaio - “Gli Stati Uniti approvano il piano per l'esilo di Saddam” L'amministrazione Bush ha approvato il piano elaborato dai Paesi arabi che si propone di persuadere Saddam ad accettare l'esilio in modo da evitare lo scoppio di nuova guerra nel Golfo. (Articolo di Tim Reid, Phipil Webster e Michael Evans pubblicato da“The Times”) 29 gennaio – Ancora dissidi al PE persino tra Pannella e Watson (Presidente del Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa) sull’esilio Watson (ELDR). «(...) smettiamo di parlare della possibilità di consentire a Saddam Hussein di svignarsela tranquillamente e scomparire nel nulla in un comodo esilio all’estero. È un criminale di guerra e deve essere portato dinanzi al Tribunale penale internazionale». Pannella: «L’Europa propone quale obiettivo? L’alternativa alla distruzione se si chiama guerra, di cosa è fatta, allora questa guerra per noi e per voi? L’alternativa c’è, e non è altra che la pace; ma non la pace che c’è oggi (...). Noi radicali abbiamo lanciato una proposta. (…)Abbiamo la possibilità di scegliere che cosa vuole l’Unione europea, se la guerra o non la guerra, se Saddam (...) si dimetta con un salvacondotto fino al luogo del suo esilio (...). Ma quello che possiamo e dobbiamo fare è sapere che l’ONU, il Consiglio di sicurezza hanno l’obbligo di intervenire. Non si tratta di cambiare il dittatore, bensì di cambiare regime». 29 gennaio – Pannella: le diplomazie al lavoro per l’esilio «A parte noi, sicuramente sauditi, egiziani, giordani e importanti rappresentanti di altri Paesi stanno lavorando da settimane su questo obiettivo. Oggi confluiscono anche potenti e vasti ambienti religiosi e non alludo qui alla Chiesa Cattolica». 29 gennaio – Il Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini anticipa i desideri e svela: «Questa proposta è progressivamente apparsa come irrealizzabile» Intervento a Radio Radicale di Frattini: «Come è emerso, questa proposta è progressivamente apparsa come irrealizzabile. Sarebbe ovviamente una ipotesi di soluzione quella di realizzare queste due condizioni (...) ma io sono personalmente poco convinto che questo possa accadere, non vedo perchè questo regime dittatoriale, che questa mattina ha fatto dire ad un uomo del governo che loro colpiranno il primo stato che aiuta l'eventuale azione militare, possa pensare ad andare in esilio». 29 gennaio - Colin Powell: Usa potrebbero aiutare Saddam a trovare luogo esilio Gli Stati Uniti sono disposti ad aiutare Saddam Hussein ed i suoi familiari a trovare una nazione dove recarsi in esilio. Il segretario di stato Colin Powell ha espresso per la prima volta la disponibilità della amministrazione Bush ad assistere in modo concreto il presidente iracheno ad abbandonare il paese se questo può consentire di evitare la guerra. «Se Saddam Hussein volesse lasciare l'Iraq con alcuni dei suoi familiari e con altri membri della elite al potere – ha detto Powell rispondendo alla domanda di un giornalista sulla ipotesi di una partenza in esilio del presidente iracheno – noi potremmo senz'altro cercare di dare un aiuto per trovare un posto dove andare». «Questo potrebbe essere sicuramente un modo per evitare la guerra», ha aggiunto Colin Powell. Per quanto riguarda la questione dell'immunità per Saddam Hussein, Powell ha sottolineato che il problema non riguarda solo gli Stati Uniti. «Non spetta agli Stati Uniti da soli offrire questo tipo di protezione - ha affermato il segretario di stato - Solo un forum molto più ampio potrebbe prendere in esame in futuro questo problema». (Ansa – Washington) 30 gennaio - Bush menziona favorevolmente l’esilio Bush menziona favorevolmente l'esilio in una conferenza-stampa durante la visita ufficiale di Berlusconi alla Casa Bianca. «La pressione del mondo libero convincerà Saddam Hussein ad abbandonare il potere. E lui dovrebbe scegliere di lasciare il paese, insieme a molti altri scagnozzi che hanno torturato il popolo iracheno, il quale sarebbe favorevole, naturalmente. Dico al mio amico, Silvio, - afferma Bush con i giornalisti dopo l'incontro con il presidente Berlusconi - che l'impiego di truppe militari è la mia ultima scelta, non la mia prima». (da www.whitehouse.gov ). 30 gennaio - Pannella scrive ai media britannici, Bonino ai premi Nobel e ai sindaci europei «Far risuonare forte i sì, sì ai diritti, alla democrazia, alla libertà in Iraq». 31 gennaio - Secondo il memo ufficioso britannico Bush ha già scelto invece la guerra decisa per il 10 marzo (Estratto dal "January 2003 memo" scritto da David Manning -consigliere diplomatico di Tony Blair -che registra tutti i punti del meeting di due ore tenutosi il 31 gennaio nell´Oval Office). All'incontro, Bush fu accompagnato da Condoleeza Rice, allora consigliere nazionale per la sicurezza; Dan Fried, assistente della Rice; ed Andrew Card jr, il capo dello staff della Casa Bianca. Oltre a Manning, Blair era accompagnato da altri esperti assistenti: Jonathan Powell, il suo capo dello staff e Matthew Rycroft, consigliere per la politica estera e autore del Downing Street memo. La data d'inizio della campagna militare è appuntata a matita per il 10 marzo" scrive Manning, citando il presidente. "Quello è il giorno in cui dovranno avere inizio i bombardamenti". Il memo dimostra inoltre che il presidente e il primo ministro accettano che in Iraq non fossero state trovate armi di distruzione di massa. Di fronte alla possibilità di non scovare alcunché prima dell'attacco militare ormai pronto, Bush para di alcuni sistemi per provocare lo scontro, tra cui l'idea di disegnare un piano di sorveglianza degli USA sotto mandato ONU nella possibilità di far scattare la scintilla o di assassinare Saddam Hussein. (…) Alcuni funzionari della GB sono preoccupati per la determinazione mostrata dagli USA a voler invadere l'Iraq e del fatto che "l'intelligence e i fatti erano riportati in modo da giustificare la politica" dall'amministrazione Bush di esaudire il desiderio di entrare in guerra. (…) Bush e Blair hanno espresso forti dubbi sulla possibilità di trovare armi chimiche, batteriologiche o nucleari in Iraq nelle settimane successive. Il presidente si esprimeva come se l'invasione fosse inevitabile. I due discussero una possibile tabella di marcia per la guerra, i dettagli della campagna militare e i piani per la fase successiva alla fine del conflitto. (…) "Gli USA – si legge nel memo - stanno progettando di far volare sull'Iraq gli aerei da ricognizione U2, con copertura pronta ad aprire il fuoco, sotto mandato ONU" attribuendo l'idea a Bush. "Se Saddam facesse fuoco contro di loro, commetterebbe una violazione." (…) In merito alle ADM, il presidente avrebbe inoltre detto: "gli USA potrebbero anche far emergere un disertore che parli pubblicamente delle ADM di Saddam". (…) Una piccola clausola nel memo fa poi riferimento ad una terza possibilità, menzionata da Bush, ovvero l'idea di assassinare Saddam Hussein. Nel memo non v'`e traccia di come e se Blair abbia risposto a tale proposta. (...) in caso di fallimento [di una seconda risoluzione Onu], l'azione militare sarebbe seguita." (…) "probabilmente, la campagna durerà quattro giorni, durante i quali colpiremo 1500 obiettivi circa. Molta attenzione ad evitare i civili innocenti. Bush riteneva che l'impatto dell'attacco aereo avrebbe garantito il rapido crollo del regime di Saddam. Considerando la tabella di marcia stabilita, si doveva arrivare alla seconda in tempi molto brevi e ciò significava subito dopo la presentazione del successivo rapporto di Blix al Consiglio di Sicurezza di metà febbraio." Il memo si chiude con Manning che conserva ancora l'ultimissima speranza che gli ispettori scovassero le ADM o perfino che Saddam lasciasse l'Iraq di sua volontà. Manning scrisse di essere preoccupato perché questo non poteva verificarsi a causa della tabella di marcia di Bush. Scriveva: “questo rende i tempi molto stretti”. 1 febbraio - Aumentano le adesioni ad “Iraq Libero!” Bill Emmott, Andrè Glucksmann, Adriano Sofri appoggiano l’iniziativa 2 febbraio - Berlusconi: «Ci stiamo impegnando per evitare la guerra» Berlusconi ha dichiarato: «Si ha ragione di credere che dietro Al Qaeda ci sia l'Iraq: tutti noi siamo contrari alla guerra, ma a volte l'azione militare si rende necessaria per un pericolo più grande che incombe per tutti. Ci stiamo impegnando per evitarlo» (da il Giornale) 4 febbraio - Berlusconi: «o aprirsi ispettori o esilio e immunità » Per Berlusconi, Saddam ha ancora una scelta: «Aprirsi agli ispettori o accettare un esilio e un'immunità garantita da un'ulteriore risoluzione dell'Onu» (notizia di agenzia). 5 febbraio - Intervento del repubblicano Leach al Congresso sulle strategie per l’esilio di Saddam: il solo scenario per evitare la guerra è l'esilio «A questo punto c'è un solo scenario che appare avere il potenziale di essere una situazione dove vincono tutti, l'America, il popolo iracheno e la comunità mondiale. Questo è per Saddam Hussein, la sua famiglia e il suo gruppo di abdicare dal potere e accettare l'esilio fuori dall'Iraq. 5 febbraio - La relazione di Powell all’ONU sulla violazione da parte dell'iraq della risoluzione In una relazione dettagliata, per punti, documentata con intercettazioni telefoniche e foto satellitari, Colin Powell ha cercato di dimostrare al Consiglio di Sicurezza la materiale violazione, da parte dell'Iraq, della risoluzione Onu 1441. Cina, Russia e Francia frenano. Questo episodio verrà ricordato da Powell come la “macchia nera della sua carriera”. 5 febbraio - Le proposte di De Villepin al Consiglio di Sicurezza dell’ONU «Raddoppiare o triplicare il numero di ispettori ed aprire più uffici regionali». Il personale UNMOVIC in Iraq ammontava a 202 individui, provenienti da 60 paesi. Le operazioni aeree dell'UNMOVIC erano svolte utilizzando 1 aeroplano e 8 elicotteri, per uno staff aereo composto da 57 individui in totale (dal Twelfth Quarterly Report of the Executive Chairman of the United Nations Monitoring, Verification and Inspection Commission (UNMOVIC) – Security Council, 28 February 2003). Per quanto riguarda il numero di ispezioni, tra il novembre 2002 e la metà di marzo 2003 gli ispettori condussero 750 ispezioni in 550 siti (da CBS news). 5 febbraio - Leader monarchico d'opposizione, Saddam andrà in esilio Sharif Ali bin Hussein, uno dei possibili successori di Saddam Hussein, è convinto che il dittatore iracheno cercherà di salvarsi fuggendo in esilio. «La domanda non è se va in esilio, ma quando». (Ansa) 7 febbraio - Berlusconi chiede pressione internazionale per esilio Berlusconi ha sottolineato la necessità di esercitare in modo compatto una pressione su Saddam allo scopo di evitare la guerra: «Solo una pressione internazionale convincerà Saddam Hussein ad andare in esilio» (notizia di agenzia). (AGI di seguito): Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sta riflettendo con gli alleati se "varrà la pena incontrare Aziz". Berlusconi ha chiesto a Gheddafi di mediare con l'Iraq e "è in attesa di una risposta". L'Italia vede con favore l'esilio di Saddam Hussein per mettere a Baghdad "un Karzai iracheno". 8 febbraio – Il quotidiano “La Stampa” dà notizia del memorandum riservato trasmesso da Berlusconi a Tripoli a Gheddafi sulla proposta di esilio. Igor Man scrive: «il Premier [Berlusconi], ci rivela essere in corso una grossa operazione diplomatica: Berlusconi ha chiesto a Gheddafi, sì ad al Qaid, la Guida, insomma al Colonnello dalle sette vite e dalle settecento uniformi, se fosse disposto a far da “intermediario”. In verità si tratterebbe di far pressioni su Saddam Hussein affinché il dittatore si rassegni all'esilio (dorato) così salvando l'innocente popolo iracheno ch'egli, il raiss, giura (sul Corano, ovviamente) di amare più di se stesso (e qualcuno magari gli crede). Gheddafi si sarebbe detto “disponibile”, tanto da spedire il suo ministro degli Esteri (il diplomatico-poeta che fu già graditissimo ambasciatore a Roma) a via del Plebiscito, sede operativa del Premier. All'ottimo Shalgam che gli portava un «appunto» di Gheddafi il nostro presidente del Consiglio avrebbe affidato una sorta di memorandum da consegnare urgentemente al Colonnello. Non si poteva fare tutto per fax o e-mail o col cifrato? No: l'elettronica è oramai un libro aperto, meglio tornare al bocca-orecchio, come ai tempi di Lawrence d'Arabia. Va qui detto che l'iniziativa è partita da Gheddafi. Ad Addis Abeba per quel vertice africano, il Colonnello, a precisa domanda della immancabile Cnn ha risposto d'esser pronto a far da mediatore. “Mi piacerebbe salvare la pace internazionale” , ha detto. E il nostro Premier ha colto al volo la disponibilità di al Qaid col quale, del resto, aveva diciamo così simpatizzato durante la recente visita di Stato del Nostro a Tripoli. [...] Ammuina anche il palazzo fatto costruire da Gheddafi a Tripoli per ospitare Saddam, se all'ultimo secondo decidesse di andare in esilio? Lo sapremo presto». Berlusconi ha trasmesso a Tripoli un memorandum riservato «con le indicazioni della soluzione che potrebbe essere accettata da Saddam Hussein». Si parla di una località blindata, in Libia dove il Raiss potrebbe trovare rifugio. Gheddafi ha preso l'impegno di discutere con il diretto interessato anche se finora non è arrivata risposta. Difatti nel caso in cui da Tripoli non giungesse risposta, ha in animo di fare opera di convincimento su un interlocutore ancor più diretto: Tareq Aziz. (agenzie del 7 febbraio) 13 febbraio - Colin Powell continua a lavorare per la soluzione esilio. Nell'audizione alla Camera dei Rappresentanti descrive le attività per questa ipotesi Si sta studiando «dove, con quali protezioni e come esattamente mettere in atto questa operazione». È la prima volta che la Casa Bianca ammette, ai massimi livelli, che non sta solo "incoraggiando" il raìs a lasciare il Paese per evitare la guerra, ma che sta attivamente elaborando l'ipotesi del suo esilio. «Non ne stiamo solo discutendo, siamo in contatto con una serie di paesi che si sono dimostrati disponibili a far arrivare questo messaggio al regime iracheno». 16 febbraio - Pannella: bene De Villepin, «quintuplichiamo o quadruplichaimo il numero degli ispettori». La proposta “Iraq libero!” può riunificare la posizione ormai spaccata dell’UE. Rinviare l’intervento militare «Domani al Consiglio europeo l’avremmo potuta riunificare con la nostra proposta, perché, torno a dire, la posizione francese che dice «quintuplichiamo o quadruplichaimo il numero degli ispettori e facciamoli accompagnare da una forza armata dell’Onu come scorte e non come esercito di occupazione, e diamo il tempo a questo piccolo esercito di ispettori di fare il loro lavoro» a me va benissimo, ma bisogna vedere 1) se Saddam accetta 2) se l’accetta la politica cogliona americana 16 febbraio - Powell torna sulla proposta esilio al vertice delle Azzorre tra USA, Gran Bretagna e Spagna Powell ribadisce che la guerra può essere ancora evitata se Saddam Hussein e i suoi principali collaboratori lasceranno il potere ed andranno in esilio. 16 febbraio - Riunione del Consiglio ministeriale della Lega Araba alla presenza del commissario europeo alle relazioni esterne, Chris Patten e del presidente di turno dell'Ue, Ghiorgos Papandreou [...] La riunione del Consiglio ministeriale della Lega Araba, in corso al Cairo stenta a trovare concordia sulla data del vertice straordinario sulla crisi irachena, sollecitato dal presidente egiziano Hosni Mubarak e, almeno in teoria, unanimemente accettato. La proposta è che i capi di stato arabi si riuniscano il 27 e 28 febbraio in sessione straordinaria a Sharm El Sheikh per discutere sull'Iraq e quindi il primo marzo si aprano i lavori del summit annuale dedicato agli altri problemi della regione. [...] Ad incrinare il clima di unitarietà è venuto anche un altro segnale: l'improvviso allontanamento del ministro degli esteri saudita, Saud Al Faysal, per un vivace scambio di vedute con i colleghi del Qatar e dell'Iraq. Si era già diretto con la sua automobile all'aeroporto, quando l'abilità diplomatica del segretario generale della Lega, Amr Mussa, è riuscita a farlo ritornare sui suoi passi. Il piccolo giallo si è svolto sotto gli occhi di decine di giornalisti di vari paesi in attesa nel cortile della sede della Lega Araba, al centro del Cairo, mentre veniva anche diffusa un bozza del progetto di risoluzione finale della riunione. [...] Nota insolita, la presenza durante la prima parte della riunione di ospiti ammessi in via del tutto eccezionale: il commissario europeo alle relazioni esterne, Chris Patten ed il ministro degli esteri greco ora presidente di turno dell'Ue, Ghiorgos Papandreou, che aveva già avuto contatti con i governi arabi durante una visita nell'area due settimane fa. Evidente scopo dell'invito rivolto ai due dal segretario della Lega Araba è il tentativo di sottolineare una possibile cooperazione arabo-europea per disinnescare l'azione militare annunciata da Usa e Gran Bretagna. [...] Nelle settimane scorse è circolata più volte l'ipotesi di un'azione diplomatica araba per offrire un esilio sicuro al rais di Baghdad (il Cairo poteva essere in testa alla lista). Ma nessun riferimento a questa possibilità emerge dal progetto del documento finale [...] non essendosene neppure accennato nella riunione preliminare di stanotte, secondo quando ha reso noto il capo della diplomazia irachena, Naji Sabri [L'uomo della Cia, ndr]. (Ansa – Il Cairo, di Remigio Benni). 17 febbraio - Il Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE) straordinario di Bruxelles: «L’uso della forza dovrebbe essere solo l’ultima risorsa». Ma nessun riferimento all’esilio «L’obiettivo dell’Unione nei confronti dell’Iraq rimane il pieno ed effettivo disarmo in applicazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare della risoluzione 1441. Vogliamo raggiungere questo obiettivo in maniera pacifica. È chiaro che è proprio questo che vogliono i popoli d’Europa. La guerra non è inevitabile. L’uso della forza dovrebbe essere solo l’ultima risorsa. È il regime iracheno che deve porre fine a questa crisi ottemperando alle richieste del Consiglio di Sicurezza». 18 febbraio - Un gruppo di rappresentanti delle chiese americane e della Chiesa anglicana incontrano Blair e il segretario di stato Clare Short: l'obiettivo è rimuovere Saddam Ecco le possibili linee d'azione emerse dai colloqui: rimuovere Hussein e il partito Baath dal potere; perseguire un disarmo coercitivo e il raggiungimento della democrazia in Iraq; organizzare un massiccio sforzo a sostegno immediato della popolazione irachena (dal Washington Post). 19 febbraio - Berlusconi in aula: «Stiamo operando per convincere Saddam ad accettare l'esilio». Presidente del Consiglio dei ministri: «Stiamo operando ed abbiamo operato per questa soluzione; non soltanto per questa soluzione, ma anche per cercare il modo di poter offrire, a chi dovesse accettare la via dell'esilio, opportune garanzie, con l'autorevolezza di enti internazionali che le possano poi mantenere. Abbiamo operato per certi sistemi di disvelamento delle armi e degli arsenali, che ancora non sono stati evidenziati; abbiamo operato, e stiamo operando, per convincere il dittatore a dare garanzie precise alla comunità internazionale: per esempio, dando spazio all'opposizione entro un periodo di tre mesi, garantendo libere elezioni entro un periodo determinato, garantendo i diritti civili ed i diritti umani. Tutto questo lo stiamo facendo in un ambito di riservatezza - che è d'obbligo - non soltanto con un paese arabo, che si è offerto per la mediazione, ma con diversi paesi, tenendo costantemente informati al riguardo l'Amministrazione americana ed il Presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea Kostas Simitis». 19 febbraio - Franco Frattini Ministro degli Esteri contrario alla Mozione per l'esilio «Abbiamo provato a spingere Saddam in esilio», fa mettere a verbale il ministro degli Esteri, Franco Frattini, «ma abbiamo ricevuto una risposta inequivocabilmente negativa. Chiedo che la mozione venga ritirata». 19 febbraio - La Camera dei Deputati del Parlamento italiano vota la proposta “Iraq Libero!” Il testo della Mozione: «La Camera, premesso che il punto di partenza per una soluzione politica della questione irachena risulterebbe essere l'esilio del dittatore Saddam Hussein; impegna il Governo a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno e sulla baso dei poteri conferitigli dalla Carta dell'ONU della costituzione di un Governo provvisorio controllato che ripristini a breve il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti gli iracheni». Dal colloquio tra Bush e Aznar in Texas all’impegno dei paesi arabi nei vertici mediorientali sabotato da Gheddafi 22 febbraio - Bush ad Aznar: «Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole andare» Quattro settimane prima dell'invasione dell'Iraq, il presidente George Bush incontra nel suo ranch di Crawford, in Texas, l'allora premier spagnolo José Maria Aznar e lo informa che è giunto il momento di attaccare l'Iraq. Il collegamento telefonico partecipano Blair e Berlusconi. Dal testo desecretato e pubblicato da El Pais nel 2007. Bush: Gli egiziani stanno parlando con Saddam Hussein. Sembra che abbia fatto sapere che è disposto ad andare in esilio se gli permetteranno di portare con sé un miliardo di dollari e tutte le informazioni che desidera sulle armi di distruzione di massa. Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole andare. Aznar: «È vero che esistono possibilità che Saddam Hussein vada in esilio?». Bush: «Sì, esiste questa possibilità. C'è anche la possibilità che venga assassinato». Aznar: «Esilio con qualche garanzia?». Bush: «Nessuna garanzia. È un ladro, un terrorista, un criminale di guerra. A confronto di Saddam, Miloševic sarebbe una Madre Teresa. Quando entreremo, scopriremo molti altri crimini e lo porteremo di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. Saddam Hussein crede già di averla scampata. Crede che Francia e Germania abbiano fermato il processo alle sue responsabilità. Crede anche che le manifestazioni della settimana scorsa (sabato 15 febbraio, n. d. r) lo proteggano. E crede che io sia molto indebolito. Ma la gente che gli sta intorno sa che le cose stanno in un altro modo. Sanno che il suo futuro è in esilio o in una cassa da morto. Aznar: «In realtà, il successo maggiore sarebbe vincere la partita senza sparare un solo colpo ed entrando a Baghdad». Bush: «Per me sarebbe la soluzione perfetta. Io non voglio la guerra. Lo so che cosa sono le guerre. Conosco la distruzione e la morte che si portano dietro. Io sono quello che deve consolare le madri e le vedove dei morti. È naturale che per noi questa sarebbe la soluzione migliore. Inoltre, ci farebbe risparmiare 50 miliardi di dollari» 22 febbraio - Pannella: Giordania, Egitto ed Arabia Saudita lavorano per l’esilio. Poi avverte: «Attenti a non illudersi di creare pace attraverso Gheddafi» 24 febbraio - Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE) di febbraio. Presenti dei leader della Lega Araba. Nessun riferimento ufficiale all’esilio. Durante la colazione i Ministri hanno discusso la questione del Medio Oriente nonché dell'Iraq, in presenza del Presidente della Lega araba, sig. Hammoud, e del Segretario Generale della Lega araba, sig. Moussa. 24 febbraio - L'Iraq deposita una richiesta presso la Lega Araba per il rinvio del vertice oltre il 14 marzo L'Iraq ha depositato ieri una richiesta presso la Lega araba domandando il rinvio del vertice al di là del 14 marzo, secondo la catena televisiva Al-Jazira che cita Hicham Yussef, portavoce della Lega araba. (Ap) 26 febbraio - Saddam a Cbs, nega legami con Al Qaida In un'intervista con la Cbs il presidente iracheno Saddam Hussein ha negato di avere alcun legame con al Qiada e ha detto che non pensa affatto di andare in esilio per scongiurare un attacco degli Stati Uniti all'Iraq. In un'intervista di tre ore con il conduttore delle Evening News Dan Rather, Saddam ha detto anche che «l'Iraq non ha mai avuto alcun legame con al Qaida e penso che lo stesso bin Laden di recente abbia detto che non abbiamo relazioni con lui», ha detto Saddam. A prosposito dell'esilio, il leader iracheno ha detto: «Moriremo qui, moriremo in questo paese e manterremo il nostro onore». (Ansa- New York). 1 marzo - Intervento anche di Papandreu presidente di turno dell'Unione europea al Summit Lega Araba a Sharm El Sheik: espresso sostegno all'iniziativa del mondo arabo per una soluzione pacifica «La guerra non è inevitabile». Papandreou ha ribadito la necessità che Saddam Hussein si attenga pienamente alla Risoluzione n.1441 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed ha espresso sostegno all'iniziativa del mondo arabo per individuare una soluzione pacifica alla crisi irachena. Facendo riferimento al clima riscontrato durante la sua recente visita negli Stati Uniti, Papandreou ha sottolineato la necessità che l'Iraq disarmi perché «altrimenti la guerra sarà certa». 1 marzo - Gheddafi manda a monte il Summit arabo. Emirati Arabi avevano pronto un documento proposto e accattato da Saddam Il vertice della Lega araba, che nessuno voleva, si è concluso al buio, con una dichiarazione del segretario generale Amr Moussa, che ha annunciato l'accordo sul «netto rifiuto di un attacco all'Iraq» e sul no alla «partecipazione ad azione militari» contro il Paese fratello. L'imprevisto, che sicuramente molti hanno benedetto, ha evitato la discussione sulla proposta del leader degli Emirati Arabi Uniti, che ha scritto quel che molti suoi colleghi dicono soltanto nel privato: che Saddam se ne deve andare «per il bene del popolo iracheno e in nome della pace». Nel documento si legge che al raiss vengono date «due settimane per decidere», con garanzia di impunità per se, famigliari e gerarchi, e con l'impegno a un'amnistia generalizzata sotto il controllo della Lega araba e dell'Onu, che saranno i provvisori supervisori di tutto. Però mentre le agenzie di stampa cominciavano a diffondere il progetto, già fioccavano le critiche e si moltiplicavano le pressioni perché l'emiro ritirasse la proposta. A quel punto soltanto un evento straordinario avrebbe potuto evitare la discussione. E l'evento straordinario l'ha prodotto il colonnello Gheddafi, che già aveva strappato la scena in mattinata, arrivando all'albergo del summit con due auto più del consentito. (…)Però Gheddafi aveva in serbo ben altre sorprese. Ha deciso di parlare a braccio, ha detto di voler imitare «mio figlio, il presidente Bashar», provocando il risentimento del giovane leader siriano, infine ha attaccato a testa bassa la leadership saudita, accusandola di essere al servizio degli Usa. (…)era troppo anche per la distratta regia egiziana. Tutti i collegamenti con la sala sono stati sospesi. (…) Nessun documento ufficiale soltanto la dichiarazione letta da Amr Moussa. (Il Corriere della Sera, Antonio Ferrari) Gli Emirati Arabi avevano raggiunto l’accordo con Saddam. Dopo 4 visite a Bagdad Muhammad bin Zayed al-Nahyan, Principe di Abu Dhabi e figlio dell'ultimo Presidente Sheik Zayed alNahyan, ha spiegato sabato al canale d'informazione pan-arabo Al Arabiya che suo fratello aveva ricevuto il consenso di Saddam Hussein di andare in esilio prima dell'invasione del paese in cambio della concessione dell'amnistia e di garanzie di protezione. La rivelazione dello Sceicco è la prima ufficiale dichiarazione secondo cui Saddam Hussein stava considerando la possibilità di cedere il potere, come richiesto in occasione del meeting della Lega Araba convocato d'urgenza a Sharm el Skeik nel Marzo del 2003, prima dell'invasione militare dell'Iraq. La proposta avanzata durante il meeting si proponeva di evitare il conflitto. "Noi abbiamo ottenuto l'assenso definitivo delle differenti parti, dei principali protagonisti a livello mondiale e della persona interessata, Saddam Hussein". Un ufficiale degli Emirati Arabi, parlando in anonimato perché non autorizzato a discutere della vicenda, ha affermato che una delegazione del suo paese ha incontrato Saddam Hussein in quattro occasioni. Ha affermato che Saddam è apparso preoccupato per la crisi in atto e che il Leader iracheno ha chiesto alla Lega Araba di sostenere l'offerta. «Saddam ha accettato la possibilità» ha riferito l'ufficiale. «Fino all'ultimo minuto l'idea era stata accolta». Lo sceicco Abdullah bin Zayed al-Nahyan, Ministro dell'Informazione e della Cultura degli Emirati Arabi Uniti, ha anche comunicato che Saddam "avrebbe accolto positivamente la nostra proposta". (New York Time 2 novembre 2005) 2 marzo - Pannella fa nuovamente appello alla necessità di raccogliere proposta francese su osservatori per ritardare l’inizio della guerra «La Francia aveva una posizione che poteva andare benissimo proprio nella prospettiva che noi indicavamo: quanto più ormai sono chiari i successi e gli insuccessi della decisione dell’esibizione della mobilitazione militare anglo-americana». 3 marzo - «Il Consiglio del Golfo sostiene l’esilio di Saddam ma aspetta un pronunciamento della Lega Araba» Il Consiglio per la Cooperazione del Golfo, massimo organo dell'Alleanza degli Stati del Golfo Persico, oggi ha respinto la proposta degli Emirati Arabi Uniti di persuadere Saddam ed il suo Governo ad andare in esilio per evitare la guerra. Infatti, nonostante il parere positivo di paesi come Kuwait, Qatar, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania, il Consiglio ha affermato che la proposta potrà essere accolta solo con il consenso della Lega Araba. 5 marzo - Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Bahrein portano la proposta al Vertice in Quatar Sfocia negli insulti anche il summit dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (Oci) che si svolge a Doha, nel Qatar, il terzo incontro ad alto livello fra i Paesi arabi e musulmani nell'arco di una settimana per tentare di evitare un conflitto in Iraq. [...] I 57 Paesi dell'Oci (non tutti con interessi diretti nella regione, ma uniti dalla comune religione, compresa la laica Turchia) sono divisi sulla possibilità di ottenere la pace mantenendo Saddam Hussein al potere. Questa è in effetti la soluzione favorita dalla maggioranza, compresi molti governi della regione che preferiscono il rais ad un vuoto di potere capace di generare gravi incognite politiche ed economiche. Tuttavia il fronte che difende la proposta dell'esilio per Saddam sembra essersi allargato: anche il Kuwait, dopo gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, si è espresso a favore dell'allontanamento del rais, con precise garanzie per quanto riguarda la sua impunità internazionale. [...]. Dal documento finale è scomparso ogni riferimento all'ipotesi dell'esilio di Saddam, secondo la proposta formulata dagli Emirati Arabi Uniti, che prevede la rinuncia volontaria di Saddam e la sua partenza in esilio entro due settimane di tempo dal momento in cui la decisione verrebbe adottata, un'idea che ha ricevuto pieno appoggio dal Kuwait e dal Bahrain. L'impossibilità di discuterne con i vertici iracheni era apparsa infatti chiara già pochi minuti dopo l'inizio dell'intervento di Izzat Ibrahim, il numero due del Consiglio di Commando Rivoluzionario iracheno. «Stai zitto, cane» hanno iniziato a gridare i rappresentanti del Kuwait, nel momento in cui l'iracheno ha iniziato a criticare il ruolo del Kuwait, dove sono dispiegati 150mila soldati americani e britannici destinati ad un possibile attacco all'Iraq. «State zitti voi, servi, agenti degli Stati Uniti, scimmie» ha replicato Ibrahim. «Bugiardo» ha detto ancora il ministro dell'Informazione kuwaitiano, Ahmed Fahd al Sabah, che si è alzato in piedi sventolando un piccolo vessillo nazionale. A questo punto è intervenuto anche il ministro degli Esteri kuwaitiano, Sabah al Ahmed che pochi minuti prima aveva invitato la leadership irachena a dimettersi ed accettare l'esilio, unica via d'uscita da un conflitto rovinoso per la regione. [...] La delegazione irachena ripartirà da Doha con la netta sensazione che la proposta degli Emirati Arabi Uniti abbia ottenuto un certo sostegno. (Adnkronos) 5 marzo - Blair: guerra evitabile con pieno disarmo o esilio Saddam «Ancora adesso la guerra può essere evitata»: con questo incipit, che sottolinea l'avvicinarsi dell'inevitabile, Tony Blair ha esposto al parlamento la casistica dell'epilogo pacifico della crisi irachena. Le possibilità, ha spiegato il premier britannico, sono due: o Saddam si piega senza riserve alle risoluzioni Onu o abbandona il potere. (Ap) 6 marzo: Il presidente Bush corre verso la guerra In una conferenza stampa l'annuncio che il tempo sta per esaurirsi per il processo delle ispezioni delle Nazioni Unite e per Saddam Hussein. Gli ultimi tentativi per evitare la guerra attraverso l’esilio 7 marzo – Ministri degli esteri di Egitto, Libano, Tunisia, Siria e della Lega Araba si recheranno a Baghdad per chiedere a Saddam di lasciare il paese ed evitare cosi la guerra Fonti ufficiali arabe riferiscono che i Ministri degli Esteri di Egitto, Libano, Tunisia, Siria e della Lega Araba si recheranno a Baghdad per chiedere a Saddam di lasciare il paese ed evitare cosi la guerra. Gli Stati Uniti hanno confermato che Saddam è l'unico che può evitare il conflitto accettando le condizioni poste, disarmando oppure andando in esilio. L'Ambasciatore pakistano preso l'ONU, Munir Akram, ha affermato inoltre che l'eventuale proposta dell'esilio di Saddam deve contenere anche garanzie per la sua immunità da ogni accusa per crimini di guerra. 12 marzo - Appello sottoscritto da 37 nomi illustri, compresi cinque ex ministri, per chiedere l'esilio di Saddam e un'amministrazione Onu ad interim in Iraq Dal Rapporto dell’Insitute for War and Peace Reporting sulle attività degli esuli dell’Iraqi Group: Un gruppo di esiliati non schierati politicamente si oppongono ai piani americani di occupazione del loro paese e si stanno organizzando per promuovere un'amministrazione Onu ad interim in Iraq, che getti le basi per una nuova democrazia irachena, libera dal controllo americano. Gli esiliati, noti come l'“Iraqi Group”, hanno fatto la loro prima apparizione lo scorso mese, quando lanciarono un appello a Saddam Hussin affinché abbandonasse volontariamente il potere per salvare l'Iraq dalla guerra e dai “conseguenti disastrosi sviluppi”. L'appello è stato firmato da 37 nomi illustri in esilio, compresi cinque ex ministri – tra cui il più famoso è l'ex-ministro Adnan Pachachi – professori e giornalisti. In pochi giorni la loro domanda per l'allontanamento nonviolento di Saddam è stata appoggiata anche da uno dei maggiori statisti del mondo arabo, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Zayed ibn Sultan an Nahayan. 12 marzo - Berlusconi: i tentativi vanno avanti Secondo Berlusconi i tentativi di convincere Saddam all'esilio vanno avanti e Bush è il primo a non volere una guerra ad ogni costo (notizia di agenzia). 13 marzo - Intervista di Bruno Vespa a Franco Frattini (ministro degli esteri italiano): «Il piano non esiste». Bruno Vespa: «E l'idea di un'autorità dell'Onu operativa in Iraq?» Franco Frattini: «Il governo iracheno ha deciso di aprire le porte a un protettorato Onu? Qualcuno ha chiesto la firma di Saddam in calce a questa ipotesi? (...) Il problema (…) è che il piano non esiste. È sbagliato far credere all'opinione pubblica che ci siano opzioni di politica estera e militare in realtà prive di fondamento (...). La sinistra (...) ha chiesto nella settimana che sta per concludersi un dibattito parlamentare e una votazione sul piano franco-tedesco che nessuno di noi ha visto. Questo esempio basta da solo a dimostrare quali siano le conseguenze di notizie costruite a tavolino. Era possibile andare davanti alle Camere in queste condizioni?» (da Panorama). 13 marzo - Rinviata missione Diplomatica Lega Araba a Baghdad È stata rimandata la missione a Baghdad di una delegazione dei Ministri degli Esteri della Lega Araba. I diplomatici avrebbero dovuto incontrarsi in Bahrain con il sovrano dell'emirato, lo sceicco Hamad bin Isa Al Khalifa, per poi partire alla volta della capitale irachena, ma i rappresentanti di Siria e Libano non avrebbero dato la loro disponibilità. Precedentemente il presidente siriano Bashir Assad aveva criticato l'iniziativa diplomatica, definendola «una maniera di legittimare la guerra che verrà». (Ap) 14 marzo – S'interrompe la censura contro Pannella per la prima ed ultima volta in una TV italiana in prima serata per discutere di Iraq In studio Magdi Allam che concorda con la Campagna ma sostiene che il tempo è scaduto: «l'esilio sarebbe stata l’unica alternativa alla guerra» 14 marzo – Vaticano: nunziatura a Baghdad resta aperta Mentre da giorni le ambasciate dei vari Paesi hanno organizzato l'esodo da Baghdad, la Santa Sede ha annunciato che la nunziatura irachena resterà aperta anche in caso di conflitto. Gli osservatori hanno colto l'annuncio con una certa preoccupazione, anche per la sua ufficialità: una dichiarazione scritta in cui il portavoce Joaquin Navarro-Valls precisa che «la nunziatura di Baghdad rimarrà aperta anche nel caso di un eventuale intervento armato nel Paese» visto che «è tradizione costante della Santa Sede che i suoi rappresentanti diplomatici rimangano vicini alle popolazioni presso cui sono inviati, anche in situazioni di estremo pericolo». 15 marzo - Giro di colloqui di re Abdallah di Giordania con leader golfo Re Abdallah II di Giordania è partito per colloqui con il presidente degli Emirati Arabi Uniti (Eau), Sheikh Zayed bin Sultan Al Nayan, e con l'emiro del Qatar, Sheikh Hamad Bin Khalifa Al Thani, incentrati sulla crisi irachena. Lo ha reso noto il palazzo reale con un comunicato. Al vertice arabo del primo marzo, gli Eau avevano fatto circolare una proposta in cui si offrivano al presidente iracheno Saddam Hussein garanzie per la propria incolumità e impunita qualora avesse scelto di andare in esilio. La proposta, mai ufficialmente discussa al summit, ha ricevuto l'appoggio dell'Arabia Saudita e delle altre monarchie petrolifere del Golfo. Il documento degli Eau rifletteva contatti semi-segreti fra diversi leader arabi, incluso re Abdallah, che avevano pensato di chiedere formalmente a Saddam Hussein di acconsentire a lasciare il potere per evitare un attacco militare Usa contro il suo Paese. La Giordania è contraria ad una seconda Guerra del Golfo, ma ha ammesso la presenza nel Paese di migliaia di truppe e forze speciali americane. (Ansa – Amman) 16 marzo - Powell crede ancora nella possibilità d’esilio. Bush invece firma la direttiva per affidare il dopo Saddam ad autorità iracheni di tutti i gruppi religiosi Vertice della Azzorre tra Usa, Gran Bretagna e Spagna: Bush ha firmato una direttiva secondo la quale sarà un'autorità ad interim composta da iracheni di tutti i gruppi religiosi ad assumere alcune funzioni governative dopo la caduta di Saddam. Powell ha affermato che la guerra può essere ancora evitata se Saddam Hussein e i suoi principali collaboratori lasceranno il potere ed andranno in esilio. 17-18 marzo – Clamorosa rivolta contro Blair: si dimettono 4 ministri inglesi Clamorose dimissioni dei ministri inglesi Cook, Ministro per i rapporti con il Parlamento, Lord Hunt Ministro della Sanità, John Denham Ministro degli Affari Interni e Claire Short, Vice Ministro degli esteri. 17 marzo - Il presidente Bush esprime il suo ultimatum definitivo «Saddam Hussein e i suoi figli devono lasciare l'Iraq entro 48 ore. Il loro rifiuto di andare si tradurrà in conflitto militare che inizierà in un momento a nostra scelta». 17 marzo – La risposta di Saddam Saddam Hussein in giornata aveva detto di sperare ancora che il conflitto ''non ci sara' '', ma in caso di attacco ha promesso comunque la disfatta degli Stati Uniti. «Speriamo - ha detto Saddam ricevendo il ministro degli esteri tunisino Habib ben Yahia sotto le telecamere della tv di stato - che la guerra non ci sia per non dover mettere alla prova, per grazia di Dio, il coraggio e la resistenza del nostro popolo. Ma siamo pronti - ha aggiunto - a sacrificare le nostre anime, i nostri figli e le nostre famiglie per non abbandonare l'Iraq. E lo diciamo affinché nessuno pensi che l'America è in grado di spezzare la volontà degli iracheni con la forza delle armi. Se la guerra arriverà - ha detto il 'rais' - noi vinceremo». [...] (Ansa – Beirut/Baghdad) 18 marzo - Diffusi in USA i dati di un sondaggio del 23 gennaio della Gallup Pool il 62% afferma di essere d’accordo con il consentire che Saddam vada in esilio senza persecuzioni per evitare la guerra 18 marzo - Saddam rifiuta ultimatum, Uday: niente esilio, battaglia sarà sanguinosa La dirigenza irachena, al termine di una riunione presieduta da Saddam Hussein, ha rifiutato l'ultimatum statunitense che impone al rais e ai suoi due figli la scelta fra l'esilio volontario o la guerra. È quanto riferisce la rete televisiva irachena al-Shabab. La posizione di Saddam è stata resa nota con un comunicato diffuso dalla Tv di Stato, secondo cui nel corso di «una riunione del Comando del consiglio della rivoluzione (massimo organo decisionale del Paese, presieduto dallo stesso Saddam, ndr) è stato affermato che l'Iraq non sceglie il suo cammino in base agli ordini di stranieri e non sceglie i suoi leader in base ai decreti di Washington, Londra o Tel Aviv, ma attraverso la volontà del grande popolo iracheno». Nel comunicato si afferma inoltre che «l'Iraq e tutti i suoi figli sono assolutamente pronti a confrontarsi con gli invasori e a respingerli», ha aggiunto l'emittente, mostrando immagini di Saddam Hussein che presiedeva la riunione in abiti militari. L'emittente al Shabab, diretta da Uday Hussein, figlio maggiore del presidente, ha dal canto suo riferito che lo stesso Uday ha dato ordini affinché i Fedayin di Saddam, una milizia paramilitare da lui diretta, si riuniscano nelle caserme. In precedenza, Uday Hussein aveva già fatto sapere che Baghdad respinge ogni ipotesi di esilio del presidente. In un comunicato Uday ha inoltre affermato che la proposta di esilio «giunge da una persona che non è completamente in sé... la proposta dovrebbe essere che Bush lasci il suo ufficio in America, lui e la sua famiglia». Egli ha inoltre ammonito che «le vedove e le madri degli americani che si scaglieranno contro di noi piangeranno sangue, non lacrime». (Ap) 18 marzo - Usa, truppe americane in Iraq in ogni caso La Casa Bianca ha dichiarato che le truppe americane e i loro alleati «entreranno in Iraq in ogni caso», con la forza o in modo pacifico. Il portavoce presidenziale Ari Fleischer ha detto oggi che anche se Saddam Hussein dovesse andare in esilio, vi sarebbe un ''ingresso pacifico'' delle truppe americane in Iraq. Fleischer ha chiarito oggi che ''l'ingresso pacifico'' delle forze della coalizione in Iraq, per distruggere le armi di sterminio, avverrebbe anche nel caso di una decisione di Saddam di andare in esilio. (Ansa) 19 marzo - Bonino e Pannella scrivono a Bush e Blair ribadendo la necessità del rinvio dell’inizio delle operazioni militari «Il regime infame di Saddam è in disfacimento, la sua caduta e la liberazione dell’Iraq sono ormai acquisiti. Soprassedete ai termini dell’ultimatum! Senza cadaveri e senza il massacro che il solo Saddam ormai vuole, sarà il trionfo della democrazia, della vita, della pace». 19 marzo - L'Arabia Saudita ufficializza la proposta di esilio per Saddam A meno di 20 ore dalla scadenza dell'ultimatum anglo-americano a Saddam Hussein, l'Arabia Saudita ha proposto ufficialmente che il presidente iracheno Saddam Hussein vada in esilio come estremo tentativo di evitare la guerra. Lo ha reso noto una fonte saudita parlando con l'agenzia Reuters. Secondo la fonte «il regno, e altre parti, stanno esercitando il massimo sforzo per prevenire una guerra devastante e hanno proposto l'idea dell'esilio per Saddam... e la sua famiglia». [...] Nei giorni scorsi, del resto, il ministro degli Esteri saudita Saud al-Faisal aveva sottolineato che Riad ha già offerto rifugio a ''parecchie persone'', tra cui l'ex premier pachistano Nawaz Sharif e l'ex dittatore dell'Uganda Idi Amin. (Ansa-Reuters – Riad) 19 marzo - Bahrein offre asilo a Saddam Hussein Il Bahrain si è offerto di ospitare il dittatore iracheno, Saddam Hussein, in caso di esilio. Si tratta della prima offerta pubblica di un Paese del Golfo, in particolare dopo l'ultimatum lanciato dal presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. «Il re del Bahrain ha annunciato di essere disponibile ad ospitare Saddam Hussein in maniera dignitosa, che non deve essere vista come un tentativo di minare la posizione dell'Iraq», ha scritto l'agenzia di stampa ufficiale del Bahrain riferendo le parole di Re Hamad bin Isa Al Khalifa. (Ap) 19 marzo - Fuga Aziz o esilio Saddam possibili anche dopo prime bombe «Qualcosa accadrà, magari dopo i primi bombardamenti»: è il parere di Alexandre Adler, ex direttore del Courier International, che ha spiegato oggi in un'intervista all'Ansa che «le monarchie moderate del Golfo, Arabia Saudita, Qatar e Bahrein vogliono che Saddam se ne vada e fra i loro diplomatici c'è un grande attivismo. Ciò provoca divisioni feroci nell'entourage di Saddam, addirittura fra i suoi figli: Usay vorrebbe restare a oltranza, Uday consiglia di prendere tutti gli averi e andarsene. Fra i parenti di Saddam c'è battaglia in queste ore e non dimentichiamo che il rais ha un cancro per il quale è costretto a prendere farmaci fortissimi, che lo lasciano prostrato. Tutti hanno paura di dirgli la verità, perché temono vendette. L'atmosfera, direi, è shakespeariana''. Sulle voci di una fuga di Tareq Aziz, Adler ricorda che il figlio del vicepremier iracheno «è stato arrestato un anno fa per corruzione, un modo di ricattare il padre colpevole di aver preso iniziative diplomatiche moderate con l'Arabia Saudita dopo l'11 settembre. Dato che Saddam vive nel mito di Stalin, lo imita usando collaboratori che può tenere in pugno grazie al ricatto familiare.» [...] (Ansa - di Tullio Giannotti) 19 marzo - Estremi tentativi delle diplomazie arabe Il premier giordano Ali Abul-Ragheb si è recato in Arabia Saudita per dei colloqui con il principe ereditario Abdullah, lo ha reso noto l'agenzia di stato giordana Petra. (Ap) 20 marzo - Qualche ora prima della scadenza dell'ultimatum bombardamento mirato per uccidere Saddam. Colpita la casa della figlia A poche ore dalla scadenza dell'ultimatum a Washington vi è un improvviso cambiamento di piani - il direttore della CIA George Tenet ha ricevuto una notizia d'intelligence su dove Saddam Hussein starebbe passando la notte. Nel corso di un incontro con il Presidente Bush e il team di sicurezza nazionale si decide di lanciare un attacco a sorpresa all'alba, anticipando la scadenza dell'ultimatum con l'obiettivo di uccidere Saddam. Il precedente progetto di attacchi aerei ai luoghi in cui sono segnalati i membri della leadership irachena viene abbandonato. Bombe Stealth e missili Cruise raggiungono l'obiettivo, che è la fattoria di Dora, dove le figlie di Saddam vivono. Ma la notizia di intelligence si rivela inesatta - Saddam non è lì. Dopo alcune ore scatta l'operazione "Iraqi Freedom". (Pbs) 20 marzo - Pannella al Parlamento europeo: la guerra regalo dell’Europa di Vichy contro quella di Ventotene «La guerra è il regalo che l’Europa legalitaria, la vostra Europa, ci fa. (…) Voi siete legali come Vichy! Siamo illegali come la resistenza irachena, come la resistenza europea. Noi vi diciamo adesso che impugneremo la battaglia per subito: pace fondata su diritto e libertà! Europa vile, Europa di Vichy! Non è l’Europa degli antifascisti in galera, l’Europa di Altiero Spinelli, l’Europa di Ernesto Rossi, l’Europa di coloro che davvero ci hanno dato il diritto di guardare anche gli eredi di Lafayette, come voi non li guardate, con il vostro vecchio odio fascista, comunista, papista, contro il mondo della riforma liberale e religiosa del mondo!» I tentativi a guerra iniziata e la fine di Saddam Hussein 21 marzo – La Campagna non si ferma con l'inizio della guerra: Pannella lancia appello al Governo italiano e al Presidente del Consiglio europeo in esercizio Papandreu in intesa con il Premier egiziano Mubarak di tornare a chiedere esilio a Saddam «(…)chiediamo formalmente al Governo italiano di immediatamente proporre al Presidente del Consiglio UE in esercizio Papandreu, in molto probabile intesa con il Presidente egiziano Mubarak e con tanta parte degli Stati medio-orientali ed islamici che già lo hanno richiesto di tornare formalmente ad offrire a Saddam Hussein ed ai suoi l’immediata possibilità di esilio, garantendo loro naturalmente incolumità (e non la teoricamente impossibile impunità)». 23 marzo, 13.59 - Notizie dal Cairo: l’ambasciatore inglese ha consegnato una lettera di Blair a Mubarak, primo attore per le trattative su esilio Il primo ministro britannico, Tony Blair, ha inviato oggi al presidente egiziano, Hosni Mubarak, un messaggio sulla crisi irachena tramite il suo ambasciatore al Cairo, John Sawers, che lo ha consegnato al ministro degli esteri, Ahme Maher. Dopo il colloquio, Sawers ha dichiarato ai giornalisti che la Gran Bretagna «deplora che la situazione in Iraq sia arrivata a questo punto. L'obbiettivo dell'operazione e' quello di creare condizioni che permettano all'Iraq di riunirsi alla comunita' internazionale come membro a pieno titolo, che rispetta le risoluzioni dell'Onu». «I paesi della coalizione - ha aggiunto il diplomatico - vogliono realizzare questo scopo con il minimo delle perdite di vite e di distruzione dell'Iraq, in modo che le ricchezze naturali siano restituite al popolo». (Ansa) 23 marzo, 19:41 - Bush, troppo tardi perché Saddam pensi di cavarsela lasciando il potere Il presidente George Bush ha oggi espresso gratitudine perché ''il nemico non ha usato'' armi di distruzione di massa. Rispondendo a domande di giornalisti, alla Casa Bianca, dove stava tornando da Camp David, Bush ha aggiunto che è ''troppo tardi'' perché Saddam Hussein pensi di cavarsela lasciando il potere: «Ha avuto la sua possibilità di andarsene in esilio», ha ricordato. (Ansa) 24 Marzo - L'idea di esilio non sarebbe ancora completamente abbandonata da esponenti del mondo arabo. Lo si ricava dalla lettura di una dichiarazione del ministro degli esteri saudita, l'emiro Saud al Faysal, pubblicata il 23 marzo sul sito internet 'Daralhayat.com', intitolata ''Lasciamo lavorare la diplomazia''. ''Saddam Hussein ora sa bene a che cosa va incontro il suo paese... e se sta chiedendo al suo popolo sacrifici per la difesa del suo paese, allora forse potrebbe pensare a quale sacrificio egli stesso potrebbe fare per difendere il suo paese''. Faysal aggiunge che il presidente Usa George Bush dovrebbe avviare negoziati con la dirigenza irachena e ''dare una possibilita' alla pace''. L'Arabia Saudita, ovviamente - dice Faysal - non offrirebbe asilo a Saddam, ma potrebbe garantirgli ''un passaggio sicuro''. ''Ci sono altri paesi arabi che sono in posizione migliore'' per ospitare Saddam. Il Bahrein ha rinnovato la proposta di ospitare Saddam Hussein se dovesse decidere per l'esilio, riprendendo quella che era stata formulata, mai ufficialmente, dal presidente degli Emirati Arabi Uniti il primo marzo al vertice arabo di Sharm El Sheikh e la cui discussione era stata esclusa ufficialmente da qualsiasi altra riunione araba. Ieri il presidente egiziano, Hosni Mubarak, in una sua dichiarazione ha ripreso l'ipotesi di ''una soluzione politica necessaria'' per la crisi irachena, affermando che la guerra dovrebbe finire subito, così come aveva già detto a Bush quando il presidente Usa gli aveva telefonato giovedi 20 marzo, subito dopo l'avvio dell'attacco contro l'Iraq. 25 marzo - Frattini: manca la firma di Saddam Radio Radicale intervista il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sul progetto di Marco Pannella “Iraq Libero!”: «è una proposta saggia ed intelligente a cui manca solo la firma di Saddam Hussein. A raggiungere questo scopo può essere essenziale il ruolo svolto dalla Lega araba». Massimo D'Alema, presidente del maggiore partito di opposizione i Democratici di Sinistra, concorda su quest'ultimo punto, ma sottolinea soprattutto il valore della seconda parte dell'appello, quella che prevede la gestione da parte dell'Onu della ricostruzione post-Saddam. 22 luglio - Colpiti e uccisi i figli di Saddam I due figli di Saddam Hussein, Uday e Qusay, vengono uccisi dai soldati americani in un raid contro una villa nei pressi di Mossul, nel Nord dell'Iraq. Per eliminare Uday e Qusay si ingaggia una aspra battaglia per circa sei ore. Condotti sull'obiettivo da una soffiata (da parte del proprietario della casa, che riceve i 30 milioni di dollari messi come taglia sulla coppia, si tratta di Sheik Nawaf Mohamed Zidan Al-Nassiri Al-Tikriti, secondo cugino delle «sue» vittime. Fa parte della loro stessa tribù, quella di Saddam Hussein), duecento uomini della 101.a Divisione aero-trasportata hanno dato l'assalto alla ricca abitazione dove pensavano che i due si nascondessero. Dopo lo scontro, in cui è rimasto ucciso un ragazzo di passaggio e quattro civili e un militare americano vengono feriti, la villa è andata a fuoco. Dentro, i soldati americani hanno trovato quattro cadaveri, che testimoni descrivono come parzialmente carbonizzati e ''in cattivo stato''. Più tardi i corpi vengono identificati. Si tratta di Uday, il fratello minore Qusay, il figlio quattordicenne di quest'ultimo, e una loro guardia del corpo. Uno dei portavoce del governo britannico, Gerard Russell, in visita a Bassora, afferma che la coalizione anglo-americana voleva giudicare, e non uccidere, Uday e Qusay. «Avremmo voluto farli giudicare, ma è accaduto quel che è accaduto», ha detto Russell, che ha parlato in arabo, una lingua che conosce bene. «Una buona notizia»: così, riferiscono fonti della Casa Bianca, il presidente George W. Bush ha reagito alla conferma della notizia dell'uccisione di Uday e Qusay. Il 24 luglio 2003 vengono pubblicate dai media occidentali le foto dei cadaveri dei due fratelli. (Ansa, integrazioni successive) 14 dicembre 2003 - Saddam catturato. Non è stato necessario sparare un solo colpo «Sono le 10 in Italia, quando un ufficiale dell'intelligence informa i comandi che è stato individuato il nascondiglio di Saddam Hussein in una zona in cui si trovano due fattorie nei pressi del villaggio di Adwar, 15 chilometri a Sud di Tikrit, nel cuore del «triangolo sunnita», zona natale del deposto Raiss e roccaforte della guerriglia dei Feddayn. A indicare per la prima volta il luogo è un membro di una famiglia vicina al dittatore [...]. Il generale John Abizaid, comandante delle truppe in Iraq noto con il soprannome di «Arabo pazzo» guadagnatosi durante l'invasione di Panama, quando a essere catturato fu Manuel Noriega detto «Faccia d'ananas», vuole essere pronto a ogni evenienza e affida «Alba Rossa» a una forza d'attacco di seicento uomini. [...] [Presso] la fattoria più piccola, di modeste dimensioni, circondata da una cadente struttura di metallo e con una capanna di fango, due uomini tentano di allontanarsi e vengono bloccati, poi i militari notano un tubo (quello dell'areazione del nascondiglio) che spunta dal terreno. Secondo la ricostruzione fatta dal generale Raymond Odierno sono le 20,26 quando uno dei militari rimuove un cumulo di foglie, mattoni e detriti a pochi metri di distanza da un recinto per pecore. Sotto c'è un uomo alto con barba lunga, abiti sporchi, capelli disordinati e profonde occhiaie che dice: «Non sparate». L'ex Raiss assomiglia a un barbone, non è immediatamente riconoscibile, anche se le fattezze del volto alle truppe speciali sembrano quelle giuste. [...] Saddam sta in piedi in un buco nel terreno che misura due metri per neppure tre, largo appena a sufficienza per entrare e con l'unico comfort di un sistema di ventilazione interna per respirare. Ha la pistola al fianco ma non la usa, dice qualche parola, non oppone resistenza, si consegna. Ai soldati appare smarrito, quasi incapace di reagire, segnato dalla fatica di una fuga durata nove mesi, iniziata quel 9 aprile quando la sua statua venne abbattuta nel centro di Baghdad. Mentre la task force lo prende in consegna, dalla seconda fattoria, di dimensioni maggiori, escono di corsa due uomini, forse le guardie del corpo, catturate senza combattere dopo aver abbandonato i loro Kalashnikov in una stanza. Non lontano dal «buco da ragno» - come lo ha definito il generale Ricardo Sanchez - vengono trovati 750 mila dollari in biglietti da cento, parte dei 132 milioni ancora mancanti del miliardo di dollari ritirato dal figlio Qusay dai forzieri della Banca nazionale di Baghdad poco prima dell'attacco americano del 20 marzo. [...] La sua parabola [si chiude] quando viene fatto salire a bordo di un elicottero americano, alle 21.15 locali». (La Stampa, Maurizio Molinari) 30 dicembre 2006 - Ucciso Saddam Hussein È stata eseguita la condanna a morte per l'ex presidente dell'Iraq Saddam Hussein. Ne hanno dato l'annuncio agenzie di stampa arabe e americane. L'esecuzione, così come era stato stabilito dal Tribunale speciale di Baghdad il 5 novembre scorso, e poi confermata al termine del processo di appello, è avvenuta intorno alle ore 4:05 ora italiana (le 6:05 in Iraq) fuori dalla zona verde di Baghdad. L'esecuzione è avvenuta tramite impiccagione e non tramite fucilazione, come aveva chiesto l'ex raìs, che voleva «evitare di essere ucciso come un bandito, preferendo la morte come si addice ad un soldato». Gli ultimi istanti di vita di Saddam sono stati filmati. Le ricostruzioni successive alla guerra 2 aprile 2003 - La ricostruzione delle trattative di Pierre-Jean Luizard, biografo di Saddam «So da fonte sicura che negoziati del genere sono effettivamente esistiti. Non sono andati a buon fine perché Saddam Hussein voleva salvare gran parte del suo clan. Chiedeva un lasciapassare per una cinquantina di persone, mentre gli americani gli hanno lasciata aperta la porta solo per nove tra cui lui stesso, con la garanzia che sarebbero sfuggiti alla giustizia internazionale e che avrebbero potuto godere di una parte del gruzzolo che il regime è riuscito a mettere al riparo all'estero» 11 agosto 2003 - Rivelazioni ed indiscrezioni: Saddam aveva accettato l’esilio. Le figlie sono in Giordania con consenso Usa e i quadri del Partito Baath a Sana'a Perché all’improvviso, la scorsa settimana, le figlie di Saddam Hussein sono uscite allo scoperto e sono apparse ad Amman, in Giordania, e perché il re di Giordania Abdullah ha dato loro il benvenuto? Fonti giordane vicine alla famiglia dell’ex-dittatore affermano che Raghdad e Rana Hussein, nelle settimane precedenti all’uccisione dei fratelli Uday e Qusay a Mosul, avrebbero inviato alcune persone a sondare il terreno in numerose capitali arabe ma spiegano pure che la tragica morte dei fratelli avrebbe convinto le sorelle ad accelerare la loro ricerca per un asilo sicuro. La Giordania, con i suoi antichi e stretti legami con il regime di Saddam, è stata una scelta logica. Ma il re Abdullah ha esitato – affermano le fonti – cercando prima di ottenere l’assenso USA per un qualsiasi accordo sull’esilio. Solo dopo aver ricevuto l’assenso da Washington il re ha offerto alle sorelle ospitalità e protezione (…). La presenza delle sorelle in Giordana vede d’accordo anche l’amministrazione Bush. Gli americani sanno di poter contare sull’agenzia di intelligence di Abdullah, la Mukhabarat, per tenere un occhio su Raghad e Rana. «Sarebbe potuta andare peggio», spiega un ufficiale del Dipartimento di Stato. «Sarebbero potute andare in Libia o in Siria, dove non avremmo avuto alcun modo di seguire il loro operato (…)» (da the Time). 26 settembre 2007 - El Pais pubblica la trascrizione del colloquio di Crawford tra Bush e Aznar La pubblicazione degli atti della conversazione che ebbero Bush e Aznar il 22 febbraio 2003 nella Ranch in Crawford pubblicata da El País il 26 settembre 2007, ha avuto diversi echi sulla stampa dei due paesi. El Pais per diversi giorni ci è tornato sopra con articoli di Ernesto Ekaizer (editorialista argentino che ha lasciato El Pais in polemica con il direttore nel gennaio 2008 e ora scrive su Público) che trattano in parte anche la questione dell'esilo. La polemica sulla stampa americana raggiunse anche la conferenza stampa della portavoce della Casa Bianca, Dana Perino. Numerosi giornalisti hanno chiesto a riguardo, anche sull'esilio. Vi riporto i passaggi in questione. Non dice nulla ma di fatto conferma che il testo è vero. Gli articoli americani di quei giorni (26 settembre-15 ottobre 2007) sottolineano il collegamento tra il testo de El PAis e quello di altri 2 importanti documenti desecretati: il "Downing Street memo" pubblicato il 1° maggio 2005 dal Sunday Times (riporta gli esiti di un incontro ad altissimo livello, tenutosi il 23 luglio 2002, tra Tony Blair, funzionari di governo e membri dell'intelligence inglese) e il "January 2003 memo" pubblicato il 27 marzo 2006 dal NYTimes (memorandum confidenziale scritto da David Manning - all´epoca consigliere diplomatico di Tony Blair - che registra tutti i punti del meeting di due ore che si tenne il 31 gennaio nell´Oval Office). 27 settembre 2007- La portavoce di Bush non smentisce gli atti pubblicati dal El Pais Domanda: Il quotidiano spagnolo EL PAIS ha pubblicato una trascrizione di ciò che si disse nella riunione tra il presidente e il primo ministro spagnolo nel febbraio 2003, durante il quale, secondo le informazioni, Saddam Hussein offrì di lasciare il potere ed esiliarsi un mese prima dell'invasione e il presidente Bush parve dargli credibilità in quel momento. Crede che queste trascrizioni sono vere? Risposta: Non commento i dettagli di una conversazione privata tra due leader mondiali [bush e aznar] e se questo fatto(l'esilio di Saddam) ha avuto luogo o no, se pensate a quel tempo c'erano molte voci. C'era molta gente che lanciava idee riguardo cosa poteva o non poteva accadere. Purtroppo, Saddam decise di sfidare la comunità internazionale. Tutte le azioni diplomatiche sono state portate a termine. Quello che ora ci interessa è di garantire che l'Iraq possa avere un governo che si sostenga e si difenda e assicurarci che sia un alleato nella guerra contro il terrorismo in quella regione. Domanda: Un'altra cosa: il presidente in questa trascrizione assicura che "accada ciò che accada, starò a Baghdad a fine marzo". Tre giorni dopo questa riunione, l'allora portavoce alla Casa Bianca Ari Fleischer, diceva nella stessa sala stampa che "il presidente ancora non è arrivato alla conclusione che l'ispezione è a un punto morto. Risposta: Io non era nella riunione privata che ebbe il Presidente Bush con il Presidente Aznar. Non so quanto affermò Ari. So dove ora ci troviamo, cioè nella posizione di assicurarci che gli iracheni abbiano ciò che necessitano per essere una forza democratica in medio oriente. (…) Domanda: C'è resistenza a parlare di quanto è accaduto in 2003? Risposta: La storia del Presidente è molto chiara, ma si deve tenere anche conto della storia di Saddam Hussein: Qualcuno che ha torturato il proprio popolo, ucciso bambini, separato famiglie. Anche l'organizzazione Human Rights Watch ha detto che era un brutale dittatore che ha ucciso un milione di persone dal suo popolo. E io credo che il presidente seguì tutti i mezzi diplomatici, fu all'ONU, presento argomenti forti, e ora siamo qui. E dobbiamo concentrarci per assicurarci che possiamo migliorare la situazione, cosa che stiamo facendo." 4 ottobre 2007 - “Zapatero torna nei cassonetti della storia”: anche Aznar non smentisce ELPAIS.com - Madrid - L'ex presidente del governo Jose Maria Aznar si è riferito oggi alla pubblicazione del PAIS dell'atto dei colloqui fra lui e Bush a Crawford nel 2003. "L'attuale politica accomodante è una politica esteriore i cui esiti possono misurarsi cronometrando il tempo dei saluti protocollari". Ha detto Aznar riferendosi alle poche parole che scambiarono il capo dell'Esecutivo, Zapatero, e il presidente degli Stati Uniti durante l'ultima Assemblea Generale dell'ONU a New York. "E' quello che accade quando invece di pensare agli interessi della Spagna si impiega il tempo tornando nei "cassonetti"della storia, o meglio, nei "cassonetti" di un ufficio nell'intento di giustificare ingiurie e calunnie, ha aggiunto.