Pedagogia Speciale II

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Pedagogia Speciale II
Università Roma Tre
Attività Formative Aggiuntive per il Sostegno
CdL in SFP
secondo semestre 2009-2010
Pedagogia Speciale II
prof. fabio bocci
F. BOCCI, LEZIONI PEDAGOGIA SPECIALE II A.A. 09-10– ATTIVITÀ
FORMATIVE PER IL SOSTEGNO- CDL SFP ROMA TRE- ad uso didattico interno
La pedagogia speciale e il lungo
processo dell’integrazione: uno sguardo
diacronico
Antichità
1500 (educazione dei sordi)
1700 (educazione dei ciechi)
1800 (educazione dei disabili mentali)
1900 (sindromi, deficit motori, disturbi
dell’apprendimento)
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Antica Roma (T. Zappaterra, Braille e gli altri, 2003)
Hebes: ottuso
Stupidus: sciocco
Stultus: pazzo
Deminutus: inferiore
Anche “imbecille” deriverebbe da in- e baculus,
cioè “senza bastone”, “senza appoggio”
Aggettivi come inutile, inefficace, stupido,
ottuso, vuoto, oscuro (Sordi)
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Infanticidio o Abbandono (Roma, Rupe Tarpea,
Sparta Monte Taigeto)
Diritti
la società ateniese riconosce ai sordi la capacità giuridica,
ma non la pienezza dei diritti civili,
la società romana - che identifica il sordo e il muto con il
furiosus, cioè il pazzo- lo assimila all'infante.
nella Torah è prevista la tutela dei non udenti in quanto
considerati alla stregua dei minorenni e dei ritardati, ossia
privi di un completo sviluppo cognitivo e incapaci di
assumersi responsabilità rispetto al denaro, alla proprietà o
alla possibilità di rendere testimonianza
Incapacità (si sostiene l'esistenza di un rapporto di
causa-effetto tra la capacità di udire e la fede, poiché
la buona novella é annunciata tramite l'utilizzo della
parola).
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Vangeli (A. Goussot, La difficile storia degli handicappati, 2000)
Le credenze popolari ritenevano l’ handicap
frutto di un peccato (senza redenzione o
recupero)
Gesù, considera la condizione del paralitico, del
sordo, del cieco, non come una colpa (propria o
della famiglia) da espiare ma come:
Una manifestazione del disegno divino;
I miracoli raccontati nei vangeli rappresentano
un incontro con la sofferenza: é il dono di sé che
instaura una relazione d’aiuto.
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EDUCAZIONE DEI SORDI
Girolamo Cardano (1501-1576), intuisce la possibilità di istruire i
sordomuti sostituendo la scrittura alla parola, così da consentire al minorato di
intendere leggendo e di parlare scrivendo.
Pedro Ponce (1520-1584). A lui si attribuisce il primo caso
documentato di educazione di sordi. Il suo metodo si fonda sull'apprendimento
della scrittura, considerata disegno dei suoni alfabetici, e sulla produzione della
parola in seguito all'imitazione dei movimenti delle labbra
Giovanni Bulwer, si deve alla sua opera del 1648 il Filocofo
sull'educazione dei sordomuti la precisazione dei principi della lettura
labiale (movimento della bocca e forma delle lettere scritte).
Corrado Amman, autore dell’opera Surdus loquens (1692) è il
precursore del metodo orale su basi scientifiche, avendo compreso
come la capacità di parlare dell'uomo, per quanto innata, non possa
manifestarsi in assenza di uno stimolo uditivo che le indichi il come
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Federico Hill (1805-1874), è considerato il riformatore del
metodo orale. Il suo metodo d'insegnamento si basa
sull'assunto che la lingua orale si associa immediatamente
alle idee e ai pensieri senza intermediazioni di gesti o di
scrittura. I testi didattici da lui prodotti e i risultati di
insegnamento conseguiti hanno avuto un peso
determinante nella preferenza del metodo orale a discapito
di quello mimico-gestuale.
Antonio Provolo (1801-1842). Acerrimo avversario del
metodo epeano. Il proprio metodo consiste nel far sentire
le diverse vibrazioni dei suoni, ponendo le mani del
discente sul suo petto o alla gola, oppure utilizzando vari
strumenti musicali. Grazie a queste tecniche, i suoi allievi
accedono alla parola imparando persino a cantare con
voce naturale e gradevole.
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Sostenitori del metodo dei segni
Wollis e Holder, sono considerati
(indipendentemente l'uno dall'altro) i primi fautori
del metodo mimico-gestuale. Wollis nel 1653
pubblica nel una grammatica della lingua inglese
per sordomuti
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Charles De l'Epée. Nel 1771 fonda un istituto per sordi
(la prima scuola pubblica per sordomuti)
É l’ideatore del metodo dei segni metodici, o metodo
epeano, una metodologia didattica fondata sulla mimica.
Sostiene che la convenzionalità tra pensiero e parola
articolata possa investire anche il rapporto tra il pensiero
e qualsiasi codice espressivo, come quello mimico.
Il suo metodo non serve solo all’insegnamento della
lettura ma consente una reale comprensione delle parole.
Parte dai gesti spontanei utilizzati dai sordomuti (centrati
su oggetti e situazioni concrete) e ne aggiunge altri per
designare parole e concetti astratti, flessione nominale,
genere, persona e connettivi logici.
Perfeziona il linguaggio mimico spontaneo mediante una
grammatica e una sintassi articolata, affiancando all'uso
dei gesti delle mani (dattilologia) quello delle braccia e
delle espressioni del volto.
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Tommaso Silvestri è il fondatore della prima
scuola per sordomuti in Italia (a Roma nel 1784).
Dopo aver studiato il metodo epeano a Parigi li
rende noto il proprio metodo nell’opera Maniera di
far parlare e d’istruire speditamente i sordi e i muti
di nascita. Si tratta del metodo dei segni, supportato
anche dall’articolazione labiale.
Tommaso Pendola (1800-1883) fonda una scuola
per sordomuti a Siena dove insegna per oltre
mezzo secolo, avvalendosi del metodo dei segni
secondo le indicazioni della scuola francese.
Fondatore nel 1872 de L’educazione dei sordi, la
prima rivista italiana di settore e divulgatore
scientifico anche per mezzo di Congressi
internazionali.
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Il congresso internazionale di Milano
Il Congresso internazionale per il miglioramento
della sorte dei sordomuti tenutosi a Milano nel
1880 sancisce l’adozione del metodo orale
considerato a lungo come l’unico strumento per
l’educazione dei sordi.
Cfr. O. Sacks, Vedere voci, Adelphi, Milano,
1999.
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L’educazione dei ciechi
Durante l’Illuminismo si afferma un nuovo approccio
alla educazione dei ciechi. Diderot, Condillac, Buffon,
Berkeley, riflettono sul rapporto cecità-conoscenza e
sulle potenzialità intellettuali dei non vedenti. Esempi
di eccellenza, quali il matematico Nicholas
Saunderson o la pianista viennese Maria Theresia
von Paradis, che riescono a primeggiare nei rispettivi
campi nonostante il deficit visivo, portano la società a
interrogarsi sul tema dell’istruzione dei ciechi.
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Valentin Haűy (1745-1822) è l’iniziatore della
didattica per i ciechi, intuendo gli aspetti vicarianti
del tatto rispetto alla vista (uso di cartoncini con
lettere in rilievo per l’acquisizione di singole lettere
dell’alfabeto e da lì apprendimento delle parole.
1786 fondazione dell’Istituto nazionale dei ciechi a
Parigi.
Maurice Ballu, é l’ideatore di un sistema di lettura e
di scrittura (cubaritmo) che prevede l'accostamento
di cubetti di piombo recanti ciascuno una lettera
dell'alfabeto in rilievo; mediante la percezione tattile
si produce la comprensione mentale, benché
questa non avvenga immediatamente.
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Johann Wilhlem Klein (1765-1848), inventore del
metodo di scrittura in rilievo col punteruolo. Tale
sistema agisce per mezzo di un evidenziamento
del margine delle lettere affinché il cieco possa
percepirle col tatto. Klein introduce anche la
sostituzione della linea continua delle lettere
alfabetiche con una linea tratteggiata, punteggiata
con il punteruolo.
Charles Barbier è il primo a tentare un codice con
i punti in rilievo. Si tratta di un sistema a “12 punti”
diversamente disposti dentro un determinato
spazio per formare le singole lettere. É una tecnica
funzionale benché non tutte le configurazioni siano
completamente coperte con la punta del dito (cosa
che ne impedisce la lettura con un solo atto
motorio).
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Louis Braille, educatore e musicista cieco,
appena 26enne esercita la professione di
insegnante in diverse materie nell'istituto per
ciechi di Parigi.
Si interessa ai vari metodi di lettura e di scrittura
per ciechi cercando un metodo in grado di
consentire ai ciechi di scrivere autonomamente.
Elabora una riduzione della proposta di Barbier
portando da 12 a 6 i punti da disporre in uno
spazio percettivamente adeguato al polpastrello:
ciò determina un codice linguistico con 64 segni
capace di esprimere il sistema alfabetico, il
sistema numerico e la segnografia musicale.
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Grazie a Braille, finalmente, per la lettura di
ciascuna lettera è sufficiente un solo atto motorio,
cosa che permette a un lettore non vedente una
rapidità di lettura pari a un terzo di quella visiva
dei normodotati.
Il metodo Braille, perfettamente aderente alle
esigenze della percezione tattile, conosce un
immediato e unanime consenso tra i non vedenti
e i vedenti. A differenza di quanto accaduto per
l’educazione dei sordi con il duraturo dibattito sul
metodo (ancora non del tutto sopito), la tecnica
ideata da Braille è universalmente adottata in tutte
le scuole per ciechi del mondo.
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Augusto Romagnoli (1879-1946)
educazione dei ciechi:
autoriscatto della persona cieca;
trasformazione della scuola e della società;
integrazione dei ciechi come diritto che dovrebbe
avvenire nella scuola di tutti
“L'ideale sarebbe che venissero educati coi loro
coetanei vedenti, ma i tempi non sono maturi”
(Romagnoli, 1924).
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L’educazione dei disabili mentali
XVII SECOLO INTERESSAMENTO PER I
SAUVAGES
• 1694 IN LITUANIA FANCIULLO DI 10 ANNI CHE
VIVEVA TRA GLI ORSI
• 1724 PETER DI HANOVRE
• 1755 MADEMOISELLE BLANC
• 1799-1800 VICTOR DELL’AVEYRON
ATTRAZIONE VS REPULSIONE
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Dissonanza cognitiva
(Festinger, 1973)
La dissonanza provoca un disagio
psicologico, spingendo le persone a cercare
di ridurla per ottenere la consonanza. Inoltre,
quando vi è dissonanza, gli individui tendono
a evitare situazioni e conoscenze che ne
elevano il grado d'intensità percepita.
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Canevaro (1988)
L'incontro con l’altro (la diversità) provocherebbe una
dissonanza rispetto alle proprie cognizioni. E per superare
il disagio o la vera e propria sofferenza che l'accompagna,
possono essere messi in atto diverse strategie:
Può essere negata ogni importanza alla diversità sia
banalizzandola sia devalorizzandola con dichiarazioni di
incredulità e accuse di mistificazione [...]
Può essere studiata la diversità per comprenderla in
quanto tale, e quindi per migliorare e aumentare le proprie
conoscenze. In questo caso vi è un apporto che si vuole
unicamente quantitativo, tale da non rimettere in
discussione il quadro cognitivo già formato;
Può essere studiata la diversità per comunicare, e quindi
per trasmettere e ricevere; e per comparare, e quindi
esaminare le caratteristiche che sono comuni e quelle che
distinguono.
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Denis Diderot
(1713-1784)
Jean Jaques Rousseau
(1712-1778)
Esclusivo interesse
all’aspetto cognitivo
Interesse alla
dimensione sociale
ma scarsa attenzione
alla disabilità in
quanto tale
(Canevaro, Goudreau, 1988)
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Jean-Marc Gaspard Itard (1774-1838)
Necessità di una educazione globale, di tutti
gli aspetti della persona di Victor
Rifiuto del pessimismo medico e
fondamentale convinzione della perfettibilità
di tutti gli esseri umani
Importanza di sviluppare una relazione
intensa e stabile con l’allievo (figura di Mdme
Guérin
Itard agisce sulla base di obiettivi precisi che
persegue intenzionalmente
(Canevaro, Goudreau, 1988)
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Guidato dallo spirito della loro dottrina … ridussi a cinque scopi principali il
trattamento morale o l’educazione del Selvaggio dell’Aveyron.
Primo scopo: legarlo alla vita sociale, rendendogliela più dolce di quella che
conduceva allora e più analoga alla vita che aveva appena lasciato.
Secondo scopo: risvegliare la sensibilità nervosa con gli stimoli più energici e
talvolta con gli affetti più vivi dell’animo.
Terzo scopo: allargare la sfera delle sue idee creandogli nuove esigenze e
moltiplicando i suoi rapporti con gli esseri circostanti.
Quarto scopo: condurlo all’uso della parola determinando l’esercizio
dell’imitazione con la legge imperiosa della necessità.
Quinto scopo: esercitare per qualche tempo sugli oggetti delle sue necessità
fisiche le operazioni più semplici dello spirito determinando in seguito
l’applicazione agli oggetti di istruzione
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Itard
imposta un processo che è educativo non tanto per
gli effetti – peraltro non soddisfacenti – che sortisce,
ma per il quadro teorico che lo sorregge, che è un
quadro pedagogico, di teoria dell’educazione.
“crea” il rapporto educativo, l’oggetto educazione,
immaginandolo come un costrutto teorico costituito
dall’intreccio sensi-idee-linguaggio (significati).
E per stimolare tale intreccio e produrre significati:
escogita mezzi e strategie d’intervento a livello
sperimentale: giochi, marchingegni i più disparati,
controllandone costantemente la funzionalità per i
fini da raggiungere.
(Genovesi, 2000)
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(I principi educativi di Edouard Séguin 1812-1880)
L’idiota (P) è solo (P) senza volontà intellettuale né
morale. Fisiologicamente egli “non può”,
intellettualmente “non sa”, psichicamente “non vuole”,
e “potrebbe” e “saprebbe” se “volesse”, ma soprattutto
“non vuole” (1970, p. 139).
PROGRAMMA EDUCATIVO FINALIZZATO A TRE
OBIETTIVI COMMPLEMENTARI. Sviluppare:
POTERE
VOLERE
SAPERE
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I principi educativi di Séguin I
l’educazione globale dell’idiota deve comprendere lo sviluppo
delle funzioni sensoriali e intellettuali ma deve parimenti mirare
a sviluppare la volontà e la socievolezza, quindi tutti gli aspetti
della personalità
Tramite i sensi si aiuta il soggetto a sviluppare un insieme di
nozioni sulle cose e sulle persone. Poi per induzione e per
deduzione si accede al ragionamento mediante la relazione tra
le nozioni acquisite. Il maestro è un facilitatore di questo
processo
L’educazione del bambino/ragazzo idiota ha senso solo nel
concreto. Séguin preferisce la natura alla classe, la natura ai
libri, la natura vivente alla natura morta
L’educazione deve procedere dal conosciuto all’ignoto, dal
semplice al complesso
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SPECIALE
II A.A. 09-10–
ATTIVITÀ 1988)
(adatt.
da Canevaro,
Goudreau,
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La lezione dei tre tempi
Fissazione (Associazione-percezione-nome)
Riconoscimento (oggetto-associato al nome)
Evocazione (ricordo del nome corrispondente
all’oggetto)
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I principi educativi di Séguin II
L’importanza della ripetizione, dell’allenamento sistematico
L’importanza di ottenere l’interesse del soggetto partendo dalla
sua attenzione
La necessità di consolidare l’apprendimento attraverso la
manipolazione concreta della realtà
La necessità di formare nel soggetto delle nozioni che gli
consentano di identificare/individuare le rassomiglianze e le
differenze
L’importanza della coordinazione delle nozioni e dei gesti (lo
sviluppo psico-motorio) come base per l’apprendimento di cose
via via sempre più astratte e complesse
L’importanza di lasciare al soggetto la possibilità di lasciare al
soggetto l’occasione di giocare con in materiali che propongono
problemi educativi, problemi di apprendimento
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(Séguin, L’idiota, 1970, pp. 251-252).
«e già l'educazione, per cattiva e insufficiente che sia, è
stata messa alla portata di creature anormali che per la loro
infermità apparivano incapaci di partecipare ai progressi
della mente umana. Pereire, l'abate dell'Epée, Haüy han
fatto miracoli insuperabili, che debbono essere di esempio;
grazie a questi uomini di genio i sordomuti e i ciechi
possono oggi godere il vantaggio dell'educazione; e io dico
in coscienza che gli idioti non tarderanno a seguirli, se pure
di lontano, nella nuova vita dell'uguaglianza dello spirito [...]
Io affermo che il numero degli idioti incapaci di profittare del
mio metodo è infinitamente piccolo, e che non ne ho
trovato più del 2% con i quali i mezzi messi a mia
disposizione (sempre insufficienti e incompleti) non
abbiano avuto risultati più o meno soddisfacenti»
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Con Itard e con Séguin, dunque, si va costruendo una
prospettiva che rifiuta il pessimismo medico, nella
«fondamentale convinzione della perfettibilità degli esseri,
di tutti gli esseri: da questo punto di vista l'insuccesso sarà
sempre più interpretato come il riflesso della mancanza di
abilità del maestro e sempre meno come il risultato di
capacità d'apprendimento limitate del bambino» (Canevaro,
Goudreau, L’educazione degli handicapatti, 1988, p. 54).
Si tratta di un lungo processo di costruzione dell’ideale
pedagogico della “perfettibilità” di tutti gli esseri umani, se è
vero che ancora negli Anni Venti-Trenta negli Istituti Medico
Pedagogici «di fronte al deficit biologico l’educazione si
arresta impotente e passa la consegna al potere della
medicina. É il medico che in questi casi diventa anche
educatore» (Cappellari, De Rosa, Il Padiglione Ralli, 2003,
pp. 39-40)..
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G. Bonetta, Dall’integrazione all’inclusione: il modello
italiano , in “Pedagogia oggi”, 3, 2007)
“Si può affermare, senza paura di essere
smentiti, che la civilizzazione della nostra
società è passata attraverso la civilizzazione
della diversità. Quest’ultima è stata, prima di
ogni cosa, una civilizzazione educativa” (p. 7).
Come è avvenuto tutto ciò? Attraverso lo
sviluppo del concetto di educabilità
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Educabilità
L’educabilità consente una visone dell’uomo centrata sulle
potenzialità di sviluppo, di crescita, di emancipazione,
potenzialità che sono insite nella stessa condizione di
umanità.
L’educabilità è la categoria fondamentale attraverso cui
affermare l’appartenenza al genere umano.
L’educabilità consente il riconoscimento del senso
profondo dell’umanità presente in ogni uomo e non il
paragone con una normalità sancita attraverso canoni
artificiosi, coerenti con la mentalità e le ideologie
dominanti e in loro funzione riconosciuta come naturale.
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Alcune tappe dell’educazione dei disabili mentali in
Europa
1815, in Danimarca si avviano studi per l’educazione dei deficienti
e, successivamente, a partire dal 1865, nascono numerosi istituti
specializzati;
1835, nascita in Olanda di una istituzione per i deficienti
nel 1835, in Gran Bretagna si segnala l’iniziativa di Gaskell e
Conolly porta nel 1848 alla creazione di un istituto a Colchester;
1887 in Belgio nascono istituzioni sganciate dai manicomi;
1874 in Norvegia istituzione di una scuola speciale. Nel 1915
estensione dell’obbligo scolastico ai deficienti.
(Trisciuzzi, Galanti, 2005; Zappaterra, 2003)
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La situazione in Italia tra ‘800 e ‘900
Andrea Verga, alienista milanese a cui si deve
l'introduzione nel lessico scientifico italiano del
termine Fenastenia, è il primo ad indicare la necessità
di separare i folli, dai frenastenici o dagli idioti (Verga,
1877).
Roberto Adriani, Enrico Morselli e Augusto
Tamburini, studiano le degenerazioni umane
(Morselli e Tamburrini, 1875), s'interrogano sul
rapporto tra educazione e pazzia (Adriani, 1883), e si
schierano a favore della costituzione di “istituti speciali
o almeno di sezioni separate all'interno dei manicomi
in cui poter prendersi cura di quegli individui, idioti,
imbecilli o arretrati che Verga aveva appunto chiamato
Frenastenici” (Babini, 1996, p. 14; Morselli, 1880;
1892). F. BOCCI, LEZIONI PEDAGOGIA SPECIALE II A.A. 09-10– ATTIVITÀ
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Giuseppe Sergi, antropologo, condivide con gli psichiatri del
tempo la convinzione di svincolare la pedagogia dalla esperienza
volgare per farla approdare all'esperienza scientifica (immagina la
scuola come un laboratorio di ricerca scientifica ideale (Sergi,
1886).
Propone l'adozione di una carta biografica di ammissione degli
allievi in grado di fornire un “quadro complessivo dell'alunno
considerato sia dal punto di vista fisico-antropologico, sia dal punto
di vista dell'ereditarietà e della morbilità sua e della famiglia, sia
ancora dal punto di vista sociologico.
Per compilare la carta biografica, il maestro avrebbe dovuto
conoscere i rudimenti della antropologia e dell'antropometria,
sebbene in modo approssimativo o quanto meno applicativo.
Sergi si trova in sintonia, e anticipa, il concetto di Pedologia
coniato da Chrisman nel 1892, ossia di una disciplina che
abbraccia, coordina e compendia tutte le ricerche di tipo
psicologico, fisiologico e antropologico finalizzate alla conoscenza
scientifica del bambino.
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Clodomiro Bonfigli, direttore del Manicomio romano e
dell’Istituto psichiatrico (prima ancora, del Manicomio
di Ferrara) è il promotore del Comitato per la istituzione
di una Lega !azionale per la protezione dei fanciulli
deficienti (di cui fanno parte anche la giovane dottoressa
Maria Montessori e Giuseppe Montesano), la cui nascita
viene formalizzata nel gennaio del 1899.
Sante De Sanctis, figura di spicco della concezione
medico-psico-pedagogica, tra i suoi molti meriti vi è
anche quello di aver contribuito alla fondazione, sempre
nel 1898, dell'Associazione romana per gli anormali
psichici poveri e degli Asili scuola (esperienza da cui
scaturisce il primo consultorio di neuropsichiatria
infantile). F. BOCCI, LEZIONI PEDAGOGIA SPECIALE II A.A. 09-10– ATTIVITÀ
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Giuseppe Montesano, direttore della Scuola Magistrale
Ortofrenica a partire dal 1900 (anno della sua
fondazione), longevo e significativo punto di riferimento
nella formazione degli insegnanti specializzati nella
presa in carico dei fanciulli “anormali”.
Maria Montessori, il cui lavoro di assistente volontaria
presso la clinica psichiatrica di Roma (dove lavorava già
dal 1893 de Sanctis) è alla base del noto metodo
scientifico da lei elaborato e sviluppato nel corso degli
anni.
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Maria Montessori (1870-1952)
“Il fatto che la pedagogia dovesse unirsi alla medicina nella
terapia era la conquista pratica del pensiero dei tempi e su tale
indirizzo si diffondeva la Kinesiterapia. Io però, a differenza
dei miei colleghi, ebbi l'intuizione che la questione dei
deficienti fosse prevalentemente pedagogica, anziché
prevalentemente medica; e mentre molti parlavano nei
congressi medici del metodo medico-pedagogico per la cura e
l'educazione dei fanciulli frenastenici, io ne feci argomento di
educazione morale al congresso Pedagogico di Torino, nel
1898; e credo di aver toccato una corda molto vibrante poiché
l'idea, passata dai medici ai maestri elementari, si diffuse in un
baleno come questione viva, interessante la scuola”
(Montessori, La scoperta del Bambino, 1950, pp. 22-23; si
veda anche in Tornar, Attualità scientifica nella pedagogia di
Maria Montessori, 1990, pp. 63-64).
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Iniziative da parte di insegnanti nell’apertura di istituti per
fanciulli deficienti
Antonio Gonnelli-Cioni, apre e dirige nel 1889 un
istituto presso Chiavari che accoglie fanciulli
deficienti.
Luigi Olivero, fonda nel 1887 a Milano
l'Ipocofocomio Italiano il quale viene trasferito
dopo quattro anni a Nervi, assumendo il nome di
Paedagogium Italianum. Nell'istituto, che è anche
stabilimento climatico e la cui direzione sanitaria è
affidata a Enrico Morselli, sono accolti fanciulli
deficienti, rachitici, afasici e balbuzienti.
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Montessori
IRREVERSIBILITÀ
CURE
V
S
INCURABILITÀ
CARE
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Montessori
L’importanza dell’osservazione non solo del bambino ma
dell’apprendimento del bambino
L’importanza dell’ambiente
Bisogna partire dal bambino, porre l’accento non sulla didattica
ma sulla Matetica (il bambino come essere completo, capace di
sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali)
L’approccio al problema del “disabile” deve essere
multidisciplinare
L’attenzione agli aspetti cognitivi non significa abbandono degli
aspetti emotivi
Autonomia-autosufficienza, abilità sociali
Il lavoro sull’individuo va fatto nel sociale
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1899
Nascita del primo Istituto Medico Pedagogico
Lega Emiliana per la protezione dei fanciulli
deficienti
Grazie all'infaticabile opera di Augusto Tamburrini
direttore del manicomio di Reggio Emilia.
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Giulio Cesare Ferrari
(1867 – 1932)
Istituisce, primo in Italia, un
laboratorio di psicologia
sperimentale sempre
presso l'ospedale
psichiatrico di Reggio
Emilia, che diresse fino al
1902
Direttore dell’Istituto
Medico Pedagogico dal
1902-1903
(trasferimento a Bertalia,
frazione di Bologna)
Ugo Pizzoli
(1863-1934)
Direttore didattico dal 19001902 dell’Istituto Medico
Pedagogico
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Ugo Pizzoli, medico nel Mandamento di Crevalcore (Bologna), è
il fondatore:
del Laboratorio di pedagogia scientifica, in cui da avvio ad
alcune iniziative di connessione tra scienza medico-antropologica
e pedagogia;
del Corso di pedagogia sperimentale, la cui prima edizione
nell’agosto del 1902 richiama la partecipazione di 102 maestre e
maestri provenienti da tutta Italia (a partire dalla seconda edizione
vi insegnerà anche Maria Montessori). Rispetto alla Scuola
Magistrale Ortofrenica, il corso voluto da Pizzoli si rivolge a tutti
gli insegnanti e non solo a quelli che si apprestano a istruire i
frenastenici.
L'intento del corso è quello di fornire ai maestri e agli studiosi di pedagogia le
tecniche e le nozioni per compiere “sulle basi della Psicologia sperimentale,
della Fisiologia del sistema nervoso e dell’Antropologia e col sussidio di
apparecchi di misura e di esperimento, l‘analisi razionale della psiche
dell’educando, scandagliarne le singole facoltà, determinarne il grado di
sviluppo in relazione con le condizioni fisiche a cui sono strettamente legate”
(Tamburini, 1902).
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Giovanni Bollea e Adriano Ossicini, direttori
dei primi Centri medico-psico-pedagogici
(C.M.P.P.) sorti a Roma nel 1947 dopo il
Convegno di Trezzano del 1946 nel quale
erano state discusse le linee scientifiche per
la loro istituzione.
Tali centri, avviati dall'ONMI e precursori dei
servizi territoriali di Neuropsichiatria
dell'infanzia e dell'adolescenza (NPIA),
anche in virtù della loro denominazione,
rimarcano ancora una volta lo stretto legame
tra l'universo clinico e il mondo educativo
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Nello stesso anno 1947 il Di Tullio fonda
l’E.N.P.M.F. (Ente Nazionale per la Protezione
Morale del Fanciullo) che ha come scopo lo studio
e l’assistenza dei ragazzi disadattati, marginali...
Nel 1948 si costituisce la S.I.A.M.E. (Società
Italiana per l’Assistenza Medico-pedagogica ai
minorati fisici e psichici dell’età Evolutiva) che
si propone di riunire le forze di tutti coloro cui sta a
cuore l’infanzia bisognosa di cure particolari e di
speciali trattamenti pedagogici.
Nel 1953 sorge l’A.N.E.G.I.D. (Associazione
Nazionale Educatori Gioventù Italiana
Disadattata) che si interessa in particolare dei
disadattamenti sociali e dei problemi di
rieducazione.
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1954 l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza
Spastici)
1958 ANFFAS (Associazione Nazionale
Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva
e/o Relazionale)
1979 AIPD (Associazione Italiana Persone
Down)
1985 ANGSA (Associazione Nazionale
Genitori Soggetti Autistici)
1994 FISH (Federazione Italiana per il
Superamento dell'Handicap)
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1996 Associazione Centro
Documentazione Handicap di Bologna,
2004, Cooperativa Sociale Accaparlante
Onlus
1996 AIRiM Associazione Italiana per il
Ritardo Mentale
1997 A.I.D. (Associazione Italiana
Dislessia)
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Protagonisti
Don Lorenzo Milani (1923-1967)
Adriano Milani Comparetti (P..-1986)
Roberto Zavalloni (1920-2008)
Franco Basaglia (1924-1980)
Sergio Neri (1937-2000)
Marco Lombardo Radice (1949-1989)
Mario Tortello (1949-2001)
Ferdinando Montuschi
Andrea Canevaro
Salvatore (Tillo) Nocera
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