prof. fabio bocci

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prof. fabio bocci
Attività Formative Aggiuntive per il Sostegno
CdL in SFP
secondo semestre 2009-2010
PEDAGOGIA SPECIALE II
Laboratorio
Cinelinguaggio e Pedagogia Speciale.
Itinerari visivi per conoscere le diversità
prof. fabio bocci
Avvertenza
Occorre sottolineare l'importanza di una
alfabetizzazione critica del
cinelinguaggio, in quanto le immagini
hanno una sintassi specifica (montaggio,
inquadratura, movimenti di macchina), e
queste insieme agli altri parametri formali
(impiego delle voci, colonna sonora,
etc...), contribuiscono a determinare la
lettura e l’analisi del tema trattato
(C.Secchi, 1989).
F. BOCCI, LABORATORIO PEDAGOGIA SPECIALE II A.A. 09-10– ATT.
FORMATIVE PER IL SOSTEGNO- CDL SFP ROMA TRE- ad uso didattico interno
Giacomantonio (1983)
… chiunque può analizzare un qualsiasi film come
meglio ritiene. Tutta una serie di competenze
culturali sue proprie lo sosterranno in questa
attività [...] Ma questa è proprio l'operazione
opposta ad una pratica didattica [...] Non si può
infatti insegnare dicendo: ‘Leggi tutto quello che
puoi, e ti piace, vedi tutti i film d'autore, ascolta
della buona musica, affina le tue competenze
artistiche’. Da qui l'analisi. L'esigenza cioè di
individuare delle costanti, una struttura nella quale
incasellare il materiale estremamente eterogeneo
che costituisce un film..
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Cinema e didattica
•
•
Cinelinguaggio (inteso come forma espressiva).
Film (inteso come il mezzo di registrazione meccanica di
•
elementi della realtà).
Cinema (inteso come fatto sociale originato dall’impiego
tecnico di un mezzo meccanico specifico).
•
Didattica del cinema
a) Il modo in cui il mezzo filmico è posto in essere
dall’autore per ottenere un certo risultato dal suo
pubblico;
b) Il modo con cui un film già realizzato può essere
impiegato da altri (insegnante, educatore) per
ottenere effetti su un gruppo;
c) Il concretarsi di un processo educativo specifico
avente per oggetto il complesso dell’esperienza
cinematografica.
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Cinema e didattica
• Seguendo i suggerimenti di Laporta (1979)
possiamo dire che:
– nelle prime due situazioni prospettate è utile parlare
di “educazione mediante il film”, in quanto il
cinelinguaggio è inteso come un mezzo da utilizzare
per un’azione educativa di per sé autonoma;
– diversamente, nella terza situazione dovremmo
parlare di “educazione al film”, poiché il cinema è
inteso come un oggetto specifico dell’azione
didattica.
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Inquadratura (Aristarco e Orto , 1980)
“In ogni arte ci deve essere anzitutto un materiale. Il musicista
ha per materiale il suono; il pittore il colore; lo scrittore la parola.
Qual è il materiale del regista? Appunto l'inquadratura: il limite
del campo visivo, dell'immagine cinematografica.
L'inquadratura dipende dall'angolazione, che è il punto di vista
da cui l'autore, attraverso la macchina da presa (o camera),
riprende oggetti e persone. Le angolazioni (e quindi le
inquadrature) possono essere infinite [...] Si distinguono
innanzitutto in piani e campi. I piani, o piani di ripresa,
dipendono dalla distanza reale tra la cinepresa e l'oggetto
ripreso, nonché dall'obiettivo impiegato, e si riferiscono sempre
alle persone [...] I campi, o campi di presa delimitano e si
riferiscono allo spazio scelto dalla cinepresa; tuttavia possono
comprendere e spesso comprendono figure umane”.
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Piani
(Aristarco e Orto , 1980)
PRIMO PIANO
FIGURA INTERA
PIANO
AMERICANO
PRIMISSIMO PIANO
PIANO MEDIO O
MEZZA FIGURA
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Campi (Aristarco e Orto , 1980)
CAMPO MEDIO O
MEZZO CAMPO
CAMPO LUNGHISSIMO
CAMPO TOTALE O TOTALE
CAMPO LUNGO
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(Aristarco e Orto , 1980)
INQUADRATURA
ORIZZONTALE
INQUADRATURA OBLIQUA
INQUADRATURA DALL’ALTO
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(Aristarco e Orto , 1980)
INQUADRATURA DAL
BASSO
INQUADRATURA SOGGETTIVA
DETTAGLIO
PARTICOLARE
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Aspetti psicologici e didattici del film
• La partecipazione alla visione del film all’interno di
un contesto che Musatti definisce situazione
cinematografica: sala buia, silenzio, una certa
disposizione dei posti, è in grado di innescare nello
spettatore due processi psichici:
- di identificazione, situazione psicologica mediante la
quale ci si appropria degli stati d’animo altrui e li si
vive come propri;
- di proiezione, in virtù del quale attribuiamo ad altri
sentimenti, impulsi, stati emotivi che sono soltanto
nostri.
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• Morin (1962): la comunicazione cinematografica permette
all’immaginazione di liberarsi e di proiettarsi.
• Balàzs (1955): l’identificazione dello spettatore è un efficace
strumento di conoscenza e sollecita la comunicazione intellettuale.
• La Porta (1979): considera l’interesse derivante dall’intensità
emotiva suscitata dal film come una importante motivazione,
spendibile in campo educativo.
• Dieuzeide (1966): tutte le tecniche audiovisive provocano nello
spettatore quella modificazione della condizione psichica
osservabile in chi si trova ad acquisire nuove conoscenze, abilità,
comportamenti, ossia di chi si trova in situazione di apprendimento
• Maragliano (1993) al pari di altri media caldi, che agiscono per
immersione, l’uso didattico dell’AV può permettere di portare una
quota di astrazione all’interno dell’immersione.
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Sul piano educativo-didattico, un laboratorio incentrato sulla
comunicazione filmica può offrire agli (studenti) allievi un’ampia
gamma di stimolazioni culturali. A livello generale permette loro di
(Bocci, 2003, 2005, 2006, 2009):
• mettere in campo i propri vissuti (ricchi di aspettative, di valori, di
convinzioni ...);
• attingere dai personali repertori strategici le funzioni creative
appartenenti al proprio potenziale personale;
• incontrare informazioni dinamiche veicolate da una molteplicità di
sistemi simbolico-culturali (le immagini, il sonoro, la gestualità...);
• accedere alle informazioni in modo flessibile e significativo;
• attivare una varietà di gradi di coinvolgimento nel processo di
apprendimento (dall'immersione all'astrazione).
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Nello specifico della disabilità, poi, la fruizione del film permette allo studente
(ma anche all’insegnante o al genitore coinvolto) di (Bocci, 2003, 2005,
2006, 2009):
• osservare situazioni, luoghi, storie di disabilità inserite in contesti storici
diversificati;
• rilevare l’evoluzione di costumi, atteggiamenti, valori nei confronti delle
disabilità;
• entrare in contatto con alcune caratterizzazioni della disabilità o di altri
disturbi della salute (mentale e non), e/o con certe raffigurazioni delle
possibili variabili ambientali e personali che intervengono nella
strutturazione, o almeno nella manifestazione, di un disagio;
• raccogliere informazioni su modalità di prevenzione, intervento, presa in
carico le quali, per quanto veicolate da una forma espressiva artistica
qual è il cinelinguaggio – e pertanto non esaustive – possono offrirsi
come occasione di approfondimento su quadri normativi, aspetti
operativi, classificazioni internazionali, ecc...
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Disabilità e possibili percorsi
di analisi cinematografica (Bocci, 2005)
Adattamento sulla base della distinzione operata da F. Russo, R. Vari e V. Remoli
(Gruppo di studio Psichiatria e Immagine, 1993)
prospettiva
fenomenologico-descrittiva
• film realizzati per raccontare che
cos'è e che cosa comporta avere
una certa malattia, una
determinata sindrome e/o una
disabilità, tanto da offrire
informazioni dettagliate sulla
manifestazione del disturbo, sulle
conseguenze che può avere
nella vita della persona e della
famiglia, sui sistemi di
trattamento e di presa in carico,
sulle prassi educative e
riabilitative, ecc....
Film a sfondo
Psicologico-drammatico
• In tali narrazioni si viene a
contatto con vicende umane
riconducibili a situazioni di
malattia, di disagio, di disabilità,
benché tali condizioni psichiche,
fisiche, sensoriali o cognitive non
siano trattate come protagoniste
nelle storie narrate ma, piuttosto,
ne costituiscano l'orizzonte di
senso entro il quale pensano, si
muovono e agiscono i personaggi
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Presenze, apparizioni e comparse...
Toto l'héros- Un eroe di fine millennio (J. Van Dormael,
1991),
Mignon è partita (F. Archibugi, 1988)
Johnny Stecchino (R. Benigni, 1991)
Il gatto a nove code (D. Argento, 1971)
Almost blue (A. Infascelli, 2000)
Straziami ma di baci saziami (D. Risi, 1968)
Quattro matrimoni e un funerale (M. Newell, 1994)
Mistic River (C. Eastwood, 2003)
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Riferimenti bibliografici
Aristarco T., Orto N., Lo schermo didattico. Un esperimento di alfabetizzazione cinematografica nella
scuola dell'obbligo, Dedalo, Bari 1980.
Balàzs B., Il film. Evoluzione ed essenza di un’arte nuova, Einaudi, Torino 1955, pp. 52-53.
Bocci F., Classificare l'immaginario cinematografico. Proposte pedagogiche ed educativo-speciali per la
formazione e per la ricerca, in «Q Times Webmagazine», I, 2, 2009, pp. 6- 23 (http://www.qtimes.it).
Bocci F., Letteratura, cinema e disabilità: esperienze di formazione in ambito universitario, in
<<A.I.A.S.>>, 5, 2003, pp. 35-39.
Bocci F., Percorsi di analisi cinematografica per conoscere la disabilità, in <<Difficoltà di apprendimento
>>, 3, 2005, pp. 237-260.
Bocci F., Post Traumatic Stress Disorder e Cinelinguaggio. Implicazioni pedagogico-speciali in ambito
educativo e formativo, in <<Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza>>, 2, 2006, pp. 371-382.
Dieuzeide H., Le tecniche audiovisive nell’insegnamento, Armando, Roma 1966.
Giacomantonio M., Il film: analisi per modelli, in <<Quaderni di comunicazione audiovisiva>>, 1, 1983,
pp.7-17.
Kracauer S., Film. Ritorno alla realtà fisica, Mondadori, Milano 1962.
Laporta R., Cinema ed età evolutiva, La Nuova Italia, Firenze 1979.
Lumbelli L., La comunicazione filmica. Ricerche psicopedagogiche, La Nuova Italia, Firenze 1974, p. 21.
Maci R., I bambini incontrano il cinema, Carocci, Roma 2004.
Maragliano R., Manuale di didattica multimediale, Laterza, Bari 1994 (1996; 2004.
Morin E., Il cinema o dell’immaginario, Silva, Milano 1962.
Musatti C., Scritti sul cinema, Testo e Immagine, Torino 2000.
Russo F., Vari R., Remoli V., Aggiornamenti e confronti in tema di psichiatria e comunicazione per
immagini, Psicosi – Supp. alla Rivista di Psichiatria, 5, 1993, s.n.p.
Secchi G., Cinema di finzione e didattica psichiatrica, Rivista Sperimentale di Freniatria, 4, 1989, pp.
896-908.