rassegna stampa 17 febbraio 2017

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rassegna stampa 17 febbraio 2017
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Piazza Ospitale, 10 - 26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 02/02/2017
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rassegna stampa
17 Febbraio 2017
IL CITTADINO
• Anziana risarcita da un benefattore
•
•
Medici e studenti riuniti nel progetto sul “fine vita” e sulle
cure palliative
Lettere & opinioni
Basterebbe buon senso per gestire le emergenze
IL GIORNO
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975
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La donna era stata derubata della pensione nei giorni scorsi dopo una
caduta in piazza vittoria e le cure al pronto soccorso dell’ospedale maggiore:
«per il furto non posso incolpare nessuno»
Anziana risarcita da un benefattore
di Davide Cagnola Greta Boni
Un anonimo cittadino si è rivolto al giornale per restituire di tasca propria i 700 euro
sottratti alla 83enne
Quasi come “Carràmba che Sorpresa!”. Dopo che una signora di 83
anni è stata derubata nei giorni scorsi della pensione, vedendosi
portare via dalla borsetta 700 euro, un misterioso benefattore ha
deciso di consegnarle la stessa cifra come “risarcimento” per il torto
subito. Per recapitare i soldi,
l’uomo si è servito della
redazione del «Cittadino»,
dove ha lasciato la preziosa
busta; i giornalisti l’hanno poi
portata a destinazione, a casa
di Ione Mondonico. «Quando
ho letto sul giornale quello
che era capitato alla signora si è limitato a dire l’uomo, che
vuole restare anonimo - ho
sentito come un buco allo stomaco». Il pensiero è subito andato alla
madre, scomparsa qualche anno fa: «Aveva più o meno la stessa età
della signora», anche lei avrebbe potuto essere derubata. Così,
l’anonimo benefattore ha deciso di donarle la somma perduta e si è
anche premurato di sapere se preferisse i contanti o un assegno; in
quest’ultimo caso, però, avrebbe dovuto riscuoterlo prima il
«Cittadino» affinché la sua identità non fosse rivelata. Alla fine, si è
optato per le banconote. «Preferisco restare nell’anonimato, in questo
modo la signora non dovrà sentirsi in debito». La busta è stata
consegnata ieri intorno alle 18.30. La donna era visibilmente sorpresa
ed emozionata del dono ricevuto. «Non posso che ringraziare questo
signore, ci sono ancora molte brave persone e questo ne è un
esempio. L’importante però è denunciare le cose, parlare, perché se
non si parla poi non succede niente». Il pensiero poi va a quanto le è
capitato venerdì scorso, quando è caduta in piazza Vittoria, nei pressi
del bar Liberty, dopo aver ritirato la pensione all’ufficio postale, ed è
stata portata al pronto soccorso con l’ambulanza. «Non posso
accusare nessuno per il furto, non so se i soldi siano spariti al pronto
soccorso, sull’ambulanza oppure quando sono caduta - racconta -. In
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ospedale però, dove avevo lasciato la borsa, ho trovato la busta che
conteneva i soldi vuota». Di quella giornata porta ancora i segni
addosso. In seguito alla caduta le è stata praticata infatti una
fasciatura alla spalla, che proprio oggi andrà in ospedale a togliere e
per fare una visita. «Mi ha chiamato il direttore dell’ospedale (in
realtà l’ha contattata il primario del pronto soccorso, dottor Stefano
Paglia, ndr) per sapere come stavo e cosa era successo, ma io gli ho
detto che non potevo sapere chi era stato a rubare i soldi e che non
stavo incolpando nessuno. Domani, quando andrò in ospedale, forse
ci incontreremo».
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Medici e studenti riuniti nel progetto sul “fine vita” e sulle
cure palliative
di Cri. Ver
Una ragazza è riuscita addirittura a rielaborare il suo lutto. Una
compagna, invece, ha capito che l’eutanasia non serve se esiste la
sedazione profonda .È un modo per non soffrire preservando il valore
della vita.Oltre 20 ragazzi di VBC del liceo artistico Callisto Piazza
sono stati capaci di affrontare un tema come quello del fine vita,
grazie
all’aiuto
dell’equipe
cure palliative dell’ospedale di
Lodi, coordinata dal medico
Diego Taveggia. Il progetto
articolato
in
4
incontri
“Orizzonti di vita: libertà e
dignità in cure palliative” è
partito a febbraio e si chiuderà
amarzo,
grazie
alla
collaborazione tra Asst e liceo.
Finanziata
da
Pallium
l’iniziativa ha visto in campo insieme a Taveggia, la docente
FrancescaRiboni. Oltre a loro il progetto ha coinvolto la professoressa
Francesca Ceretti, l’arteterapeutaMelaAndena, le infermieredelle cure
palliative domiciliari Antonella Bressanelli e Alessandra Laurano, la
psicologa Elisa Di Nuzzo e il medico palliativista dell’Asst
SilviaGorgni.«Abbiamo affrontato i temi del fine vita, del
biotestamento, della sedazione assistita - spiegano Riboni e Taveggia
-, temi ai quali a 19 anni di solito non pensiamo. In preparazione al
progetto abbiamo visto anche la mostra del festival della fotografia
etica in SanCristoforo “A life indeath”,progetto della newyorchese
Nancy Borowick. Abbiamo incontrato la curatrice della rassegna. È
venuta in classe aparlare con noi e ci ha riproposto la mostra
all’interno del dibattito sulle cure palliative».Nella rassegna Borowick
parlava della sofferenza per i suoi genitori entrambi gravemente
ammalati di cancro e morti esattamente a un anno di distanza l’uno
dall’altro, decisi,nonostante tutto, a continuare con la vita. «Prima del
progetto - racconta una ragazza - ero favorevole all’eutanasia, ora ho
capito che con le cure palliative si può andare oltre, dire sì alla
vita.C’è differenza tra eutanasia e sedazione profonda». «Per me è
stato importante - si confida un’alunna - sono riuscita a superare una
perdita che non riuscivo a rielaborare». «Abbiamo sperimentato
anche la terapia del colore -, siamo riuscite a buttar fuori tanto del
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nostro intimo, a sentirci sollevate».«Io non riuscivo a farmi dare
indicazioni su cosa non dipingere dalla terapista – confessa un’alunna
–poi però abbiamo lavorato in gruppo e alla fine sembrava che il
quadro fosse stato realizzato da una persona sola».«È stato un
progetto interessante - annota una ragazza -, ma emotivamente
devastante».«Vero - conclude laprof -, abbiamo messo in campo
umanità, storie e vissuti personali».
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Lettere & opinioni
Basterebbe buon senso per gestire le emergenze
Mercoledì scorso (8 febbraio) mia figlia ha avuto un piccolo incidente.
Mentre percorreva, a ritmo molto sostenuto per non perdere il
treno,la strada che dal liceo Novello di Codogno porta alla stazione è
caduta rovinosamente. (ore 13,15 ca). Di colpo,infatti, un crampo ha
bloccato una caviglia facendole perdere l’equilibrio; tutto il peso del
corpo è confluito sul ginocchio sinistro che ha subito una sbucciatura
abbastanza profonda. Aiutata dalle compagne che ogni giorno
viaggiano con lei, è riuscita a prendere il treno per tornare a Lodi.
Invece di raggiungermi sul posto di lavoro, come al solito, mi ha
chiamata perché andassi io in stazione... faceva fatica a camminare!!!
Pensando al fatto che a casa (Massalengo) non avevo tutto
l’occorrente per medicarla e anche perché la ferita era, in alcuni
punti, profonda e molto sporca, e non solo, il mercoledì il medico di
mia figlia non è in ambulatorio... ho pensato di andare al pronto
soccorso visto che ero già in Lodi (14,20 ca). Ho fatto entrare la
ragazza e sono andata a parcheggiare. Tornata l’ho trovata sulla
sedia a rotelle e che aveva già concluso l’accettazione (codice verde).
Ci hanno portati nella sala d’aspetto dei codici minori... Sinceramente
(codici minori) pensavo di essere stata messa in carico al pronto
soccorso pediatrico (ha 15 anni). Scopro dopo un po’ che non era così
perché il P.S. pediatrico si occupava solo delle visite e non delle
medicazioni... Dopo più di un’ora chiedo informazioni... (15,30 ca)
Premetto che mi ero resa conto di quanto, quel giorno, il P.S. fosse
affollato e che sicuramente c’erano le urgenze...mia figlia non era in
pericolo di vita!!! Però aveva bisogno che la ferita fosse
disinfettata...almeno, nell’attesa,applicare una garza imbevuta di
disinfettante!!! Risposta... deve aspettare e in tutto questo
tempo,nonostante le mie richieste,nessuno è venuto a guardare lo
stato della ferita, almeno per rendersi conto!!! Quando poi ho visto
che continuava ad arrivare gente che entrava prima di noi,ho ancora
chiesto spiegazioni...erano dei codici gialli!!! Giusto,avevano diritto
alla precedenza,però ho chiesto ancora che qualcuno controllasse lo
stato della ferita...la ragazza si lamentava che il male stava
aumentando... (erano le 16,30). A questo punto è uscita la dott. ssa
dell’ambulatorio codici minori che ha sottolineato, con un certo
tono«Cosa facciamo... c’è gente che non riesce a respirare... la
lasciamo soffocare? Per disinfettare un’escoriazione potevo anche
andare a casa!!!». A quel punto ho detto che,ok,andavo a casa ma a
vrei fatto i mie i passi... Nell’andare via mi sono lamentata con
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l’infermiera dell’accettazione che mi ribadiva ancora le stesse cose di
cui io mi ero resa conto... tanta gente, codici più urgenti ecc...!!! E io
ripetevo che non ero cieca, mi rendevo conto benissimo di tutto, ma
vedevo anche gente con il camice bianco che gironzolava e non
capivo... A questo punto ha detto: «Se vuole gliela disinfetto io!»,
ripetuto più di unavolta...Sinceramente non sapevo se mettermi a
ridere!!! Se poteva farlo ora perché non l’aveva fatto prima!?!Da
persona più competente di me in materia avrebbe guardato meglio la
ferita...dato che,come poi mi ha riferito mia figlia,al momento
dell’accettazione gli ha buttato un’occhiata superficiale!!! Mi avrebbe
dato delle indicazioni se aspettare comunque il parere del medico o
andare a casa perché rischiavo di fare notte... e così non avrei
intasato il P.S. Siamo passati dalla farmacia dell’ospedale... la
dott.ssa ha guardato la ferita e ci ha dato le indicazioni da seguire.
Ma, arrabbiata com’ero, mi sono fermata all’ingresso dove c’è
l’accoglienza e ho chiesto di parlare con il direttore sanitario... Ci
voleva l’appuntamento... se volevo avrei potuto lasciare uno scritto,
sarei stata richiamata...se volevo anche la sig.ra (infermiera), che era
lì insieme agli addetti all’accoglienza, avrebbe potuto disinfettarla!!! Il
pronto soccorso strapieno di gente ,che aveva bisogno di personale e
un’infermiera lì all’accoglienza a fare cosa!?!? Non solo la sig.ra
infermiera ha chiamato, davanti a me, il P.S. che ha ribadito quello
che già io avevo detto - superaffollamento con urgenze!!!E
continuando a parlare al telefono ribadiva, a voce alta, «Certo certo
capisco, io ti do ragione... mi rendo conto...», il tutto con il tono di chi
vuole sottolineare che sta dando retta a una che si lamenta per
un’escoriazione!!! Siamo arrivate a casa verso le 17,15... 4 ore dopo
l’incidente...!!! Era tutto secco!!!Abbiamo cercato di pulire il più
possibile... Venerdì mattina ho dovuto portare mia figlia dalla sua
dott.ssa perché, già dalla sera precedente, mi sono resa conto che la
ferita stava facendo infezione,tutto intorno l’alone rosso aumentava...
Infatti
antibiotico
per
una
settimana/10giorniegarzeantibiotichedirettamentesullaparte!!! La mia
rabbia è riferita al fatto che, come in tante cose, non si riescono a
gestire le emergenze..con un po’di buon senso!!! Io me ne sarei
anche andata via se qualcuno di quelli a far niente e col camice
bianco avesse,prima di tutto, preso una garza imbevuta di
disinfettante e l’avesse appoggiata sulla ferita... poi, guardandola, mi
avesse dato 2 consigli per come gestirla e quindi...consigliato...di
procurarmi l’occorrente e andare a casa perché quel pomeriggio
c’erano davvero troppe urgenze!!! Detto questo avrebbero potuto
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guardarmi in faccia e capire se ero una persona alla quale fare una
proposta del genere o no.
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