Rassegna Stampa 13 14 15 Febbraio 2016

Transcript

Rassegna Stampa 13 14 15 Febbraio 2016
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Via Fissiraga, 15
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/01/2016
Pagina 1 di 7
rassegna stampa
13/14/15 Febbraio 2016
IL CITTADINO
Lodi
•
“Violato” anche padre Pio, continua il giallo dei rosari
•
Una “mini Tac” all’avanguardia per scoprire i noduli più difficili
(13/02/2016)
(13/02/2016)
•
Esce “Meno dodici”: la storia di Piccioni è diventata un libro
(13/02/2016)
• Sala mortuaria, la situazione è indecente
Codogno
Sant’ Angelo Lodigiano
Casalpusterlengo
IL GIORNO
Lodi
Codogno
Sant’ Angelo Lodigiano
Casalpusterlengo
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975
(15/02/2016)
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Via Fissiraga, 15
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/01/2016
Pagina 2 di 7
“Violato” anche padre Pio, continua il giallo dei rosari
di C. V.
Anche la statua di Padre Pio è stata “violata”. La coroncina del rosario
appoggiata sulle sue mani nella cappella dell’ospedale è sparita. Il
giallo delle collanine destinate alla preghiera mariana continua. Nei
mesi scorsi, infatti, più volte le volontarie che si occupano della cura
della cappella hanno segnalato la sparizione delle coroncine dalle
mani della Madonnina. La statua di padre Pio però non era mai stata
toccata. Il cappellano monsignor Sandro Bozzarelli aveva lanciato un
messaggio: «Se qualcuno prende le coroncine per pregare - aveva
detto - questa cosa ci fa piacere però noi ne abbiamo a disposizione
da fornire a chi ce le chiede. Se si tratta, invece, di sottrazione questo
non è un gesto che fa onore a nessuno». La situazione però non è
cambiata. Le volontarie allora hanno smesso di mettere la coroncina
del rosario sulla Madonnina, lasciandola, invece, sulla statua di padre
Pio. Anche quest’ultima, alla fine, è sparita. Da quindici giorni le
volontarie hanno deciso di allestire sulle due statute coroncine di sola
plastica. Queste ultime sono ancora al loro posto. Da agosto sono
scomparsi oltre 21 rosari. La cappella dell’ospedale Maggiore,
progettata dall’architetto Mariangela Targhetti, è stata inaugurata alla
vigilia di Natale dal vescovo monsignor Maurizio Malvestiti, alla
presenza del cappellano e dei manager del presidio. «Questa - aveva
detto il vescovo - è la casa del Signore, la più bella che ci sia, porta
santa per tutti».
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Via Fissiraga, 15
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/01/2016
Pagina 3 di 7
Nell’ospedale della città dal 2008 gli interventi sono più che raddoppiati
Una “mini Tac” all’avanguardia per scoprire i noduli più difficili
di Cristina Vercellone
Al Maggiore è attiva la “tomosintesi”, una tecnica avanzatissima che consente di
“navigare” nella mammella, alla caccia dei tumori al seno
All’ospedale di Lodi è caccia ai tumori killer del seno. Quelli più piccoli
e invasivi che si infilano indisturbati tra le cellule delle donne
facendole ammalare. Ad annunciarlo è il responsabile della senologia
di Lodi Matteo Passamonti. Il medico, che sta per avviare un servizio
analogo a quello di Lodi anche a Codogno, è orgoglioso dell’attività a
favore delle donne. All’ospedale Maggiore, infatti, le donne, possono
essere sottoposte alla tomosintesi. Si tratta di una sorta di piccola Tac
all’avanguardia, che consente di “viaggiare” nella mammella e di
individuare i tumori più invasivi.
«Grazie alla tomosintesi - spiega lo
specialista - non hai più solo a
disposizione l’immagine normale, ma
20, 30 immagini che ti consentono di
vedere la mammella in tanti piccoli
strati. Con una dose piccolissima di
radiazioni in più si è visto che
aumenta il valore predittivo positivo e
negativo e i tumori cattivi vengono
individuati.
Questa
tecnica
rappresenta il futuro. La usiamo nei
casi selezionati e più complicati da
diagnosticare, non sempre, ma è molto importante per la salute delle
donne. A Cremona, Piacenza, Pavia e Melegnano non si fa». L’attività
della senologia di Lodi, dal 2008 ad oggi è più che raddoppiata. A
dirlo sono i dati trasmessi da Regione Lombardia. Se contiamo i
tumori maligni, nel 2008 i tumori operati erano circa 62. Nel 2014,
invece, ne sono stati operati 130 e altri 10 a Sant’Angelo. Un trend
che è andato via via aumentando nel corso degli anni. Mettendo le
cifre a confronto con il numero totale delle lodigiane che si sono
ammalate, annota Passamonti, gli epidemiologi hanno visto che
«sempre più le donne si sono fidate della struttura locale e sono
rimaste qua per farsi curare, in tutto il loro percorso».
Se si
considera il numero totale degli interventi al seno, compresi quelli
benigni, ma che si potrebbero trasformare in maligni se non operati,
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Via Fissiraga, 15
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/01/2016
Pagina 4 di 7
si arriva a 160 interventi. Un numero quest’ultimo ben superiore ai
150 richiesti dall’Europa.
Dai grafici regionali emerge che la
senologia di Lodi “bagna il naso” all’ospedale di Vizzolo Predabissi e
Treviglio che sono fermi, rispettivamente a 50 e 109 operazioni. Ha
un’attività in linea con quella del Sant’Anna di Como e di poco
inferiore al San Paolo di Milano che nel 2014 ha operato 140 donne.
Agli interventi poi si aggiungono le visite in ambulatorio, 15 alla
settimana nei 4 presidi della provincia. A breve aprirà anche la
senologia di Codogno. L’obiettivo di Passamonti è farla diventare polo
all’avanguardia della Bassa.
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Via Fissiraga, 15
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/01/2016
Pagina 5 di 7
Pubblicata la vicenda del primario del Pronto soccorso che ha perso la memoria
Esce “Meno dodici”: la storia di Piccioni è diventata un libro
di Cristina Vercellone
Un libro che ha iniziato a scrivere per paura di doversi ancora un
giorno dimenticare di quello che gli era successo. Quando ha capito
che questo non sarebbe potuto accadere ha continuato però a
scrivere per testimoniare a tutto il mondo che la disabilità è spesso
solo un’etichetta che ci viene appiccicata addosso. Pierdante Piccioni,
nonostante la lesione cerebrale attestata da una Tac, ha dimostrato
all’Inail e all’amministrazione dell’ospedale di Lodi nel quale lavorava
come primario del Pronto soccorso, che stava bene e poteva tornare a
fare il medico. Ha gettato dalla finestra i documenti per la pensione di
invalidità e oggi stringe la mano a
giornalisti di quotidiani e televisioni in
camice bianco da primario. In mano ha il
romanzo della sua biografia edita da
Mondadori e stesa insieme a Pierangelo
Sapegno “Meno dodici. Perdere la
memoria e riconquistarla: la mia lotta per
ricostruire gli anni e la vita che ho
dimenticato”. Di 12 anni, infatti, è il vuoto
di memoria che lo ha colpito in seguito
all’incidente in auto del 2013, lungo la
tangenziale di Pavia. Quando si è
risvegliato dal coma, poche ore dopo, era
convinto di essere nel 2001. Si ricordava
di aver accompagnato i suoi due bambini
alle elementari e di essersi recato
nell’ospedale di Crema nel quale lavorava. In realtà, i suoi figli erano
ormai due giovani universitari, Piccioni era diventato primario del
Pronto soccorso di Lodi, era entrato a far parte di importanti gruppi di
lavoro regionali, sua mamma era morta e sua moglie si era
ammalata. Poi gli smartphone, Internet e Facebook. erano entrati
nella quotidianità e Piccioni non ne sapeva nulla. Ci sono voluti due
lunghi anni per rendersi conto che gli altri intorno a lui non
mentivano, anni di fatica e conflitti famigliari. «Dopo la mia ripresa racconta il medico dal suo nuovo studio del pronto soccorso di
Codogno - mi recavo tutti i giorni davanti alla scuola elementare,
sperando sempre che i miei figli entrassero o uscissero da lì. Non
riuscivo ad accettare che fossero i due che si erano presentati in
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Via Fissiraga, 15
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/01/2016
Pagina 6 di 7
ospedale dopo l’incidente, alti e con la barba. Rivolevo i miei bimbi
piccoli ai quali cantare la ninna nanna, non due universitari con cui
discutere e scontrarmi. Ho dovuto uccidere metaforicamente i miei
figli Filippo e Tommaso per poter continuare a vivere nell’illusione che
fossero ancora piccoli. E se poi non mi sono arreso all’etichetta di
disabilità che mi avevano appiccicato addosso, è stato soprattutto per
loro. Avevo voglia di tornare a farmi stimare dai miei ragazzi. Volevo
che non mi guardassero più pensando “poverino”, ma che si
meravigliassero di me: Ah però che papà. Ecco, “Meno dodici”, per
me, è soprattutto un romanzo sull’amore paterno». Ma anche un
«manuale di sopravvivenza. Nel volume - spiega - racconto come ho
trasformato la rabbia in passione e la disabilità in opportunità. Ne è
uscito un bel messaggio di speranza. Mi dicevano: “Ma perché ti
danni tanto l’anima? Prendi l’invalidità e te ne stai tranquillo a casa.
Perché vuoi tornare in ospedale con questa sanità che poi va a rotoli?
Io invece ci credevo. Fare il medico è stata la mia passione da sempre
e mi sono battuto fino a che sono tornato. Per la burocrazia era più
semplice lasciarmi lì». Piccioni ha recuperato con uno studio
forsennato tutti i 12 anni di evoluzione sanitaria che aveva
dimenticato e i medici del lavoro hanno detto che sì, Piccioni era
quello di prima. Poteva tornare in corsia. La lesione cerebrale? Solo
una lastra. «Il mio twitt preferito, oggi che so che cos’e un twitt ammette Piccioni è questo: “# io non sono il mio referto”. Se all’inizio
cercavo disperatamente di ricordarmi quello che era successo dal
2001 al 2013, ora non mi interessa più. Ho sempre la speranza di
poter un giorno tornare a ricordare, ma non spreco più i miei neuroni
per farlo. Impiego le mie energie per il futuro e i miei pazienti.
Adesso che ho visto il mondo dal punto di vista del malato, il mio
modo di lavorare è cambiato. Ho una marcia in più».
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975
Cod.: IL.1-Mod.1
Rev. 1
MODULO
Via Fissiraga, 15
26900 Lodi
RASSEGNA STAMPA
Ufficio per le Relazioni
con il Pubblico
e Servizio Accoglienza
Data: 01/01/2016
Pagina 7 di 7
Sala mortuaria, la situazione è indecente
di Gr. Bo.
Rimettere a nuovo la sala mortuaria dell’ospedale Maggiore di Lodi. È
la richiesta che Lodi comune solidale fa al direttore generale dell’Asst
(Azienda socio sanitaria territoriale), Giuseppe Rossi: «Probabilmente
è l’unica parte dell’ospedale che non ha subito alcun intervento di
rinnovamento da decenni, e che sarebbe invece ora che venisse
rimessa a nuovo - commenta il consigliere comunale Enrico Bosani -.
Si sono spesi milioni di euro per rimodernare, ampliare e rendere più
efficiente e funzionale l’ospedale di Lodi, possibile che nessuno abbia
pensato anche al luogo dell’estremo saluto, che non si sia riuscito a
trovare qualche decina di migliaia di euro per sistemare anche la sala
mortuaria ospedaliera del capoluogo provinciale?». Le condizioni in
cui si trova, infatti, così come la sua posizione, sono spesso al centro
delle lamentele dei cittadini. «Posta nel cortile di servizio, senza
alcuna indicazione per arrivarci, priva di servizi ed arredi che vadano
oltre qualche sedia e dei tavolinetti - aggiunge il consigliere comunale
-. Per una questione di rispetto per i parenti di chi in ospedale muore,
se non altro. Tutti noi ci auguriamo che questo evento sia il più raro
possibile, ma in ospedale, anche nell’ospedale del capoluogo, si
muore».
Bosani
sottolinea
che
le
salme
sono
esposte
contemporaneamente, «una accanto all’altra, dove il dolore privato,
intimo di parenti ed amici diventa necessariamente dolore pubblico,
non essendoci alcuna possibilità di trovare un minimo di riserbo per
dare l’ultimo saluto al proprio affetto scomparso». Da qui la richiesta
di trovare una soluzione efficace e in temi brevi. «Investiremo della
questione anche i vertici dell’amministrazione comunale, affinché
aprano su questo tema una interlocuzione con i vertici dell’Asst, con
l’obiettivo di arrivare ad una soluzione in tempi celeri. La dignità ed il
rispetto per chi perde un famigliare, un amico, un conoscente in
ospedale meritano quella attenzione che fino ad ora è mancata».
Responsabile del procedimento:
Referente del procedimento:
Dott. Davide Archi
Maurizio Pancerasa
℡
℡
2145
2975