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Federazione Italiana Pallavolo
Comitato Provinciale di Pordenone
Viale Libertà, 75 – 33170 Pordenone
CORSO ALLIEVO ALLENATORE 2011/2012
TECNICA DEL BAGHER: progressioni didattiche ed esercizi per correggere e consolidare
l’apprendimento
RICEZIONE: tecnica individuale e lavoro con la squadra. Errori più comuni, esercizi per
correggere e consolidare ed evoluzione della tecnica rispetto alle fasce di età
Relatore: Maresca Mario
Domenica 04 marzo 2012 – ore 14.00/18.00 – Palestra Scuola Secondaria Primo Grado – Zoppola (PN)
INDICE
Premessa e definizione di bagher…………………………………………………...pag. 2
Classificazione dei tipi di bagher ……………………………………………….….pag. 2
Fasi del bagher e sua differenziazione……….………...…………………………....pag. 3
Didattica del bagher.……………..………………………………………….….…...pag. 4
Metodologia del bagher………………………………………...……………….…..pag. 6
Bager di ricezione……………………….………………………………………......pag. 7
Errori più comuni nella tecnica del bagher di ricezione……..…………….………..pag. 12
Figura 01 (aree intervento difensivo) ....………………………..…………….……pag.13
Tecnica di ricezione sui vari tipi di battuta…………………………….…………...pag. 14
Alcuni principi metodologici ……………………………………………….……...pag. 19
Sistemi di ricezione……….………...………………………………………...…….pag. 20
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PREMESSA E DEFINIZIONE
Questo gesto tecnico fondamentale, importantissimo nella pallavolo, viene eseguito
avvicinando il più possibile gli avambracci fra loro, in modo da formare una superficie piatta
dove far rimbalzare la palla.
Lo scopo è quello di respingere i palloni che arrivano con traiettorie corte, lunghe, basse,
tese, ecc., per lo più a grande velocità, che difficilmente potrebbero essere intercettate in
“palleggio” senza incorrere in un fallo; il risultato di questa respinta dovrà essere
sufficientemente alto e adeguato per velocità di uscita della palla, tale da facilitare il
successivo intervento di un compagno di squadra.
CLASSIFICAZIONE DEI TIPI DI BAGHER
La classificazione, anzi le diverse classificazioni, dei vari tipi di bagher sono puramente
teoriche, in quanto la biomeccanica di questo gesto tecnico (movimento e angolazione degli
arti superiori) dipende sempre da tre fattori che interagiscono tra loro:
1. Qualità della traiettoria con cui arriva il pallone dal campo avversario (velocità e
angolazione rispetto al suolo), detta anche “traiettoria di entrata” della palla.
2. Posizione in campo del giocatore che esegue il bagher.
3. Tipo di parabola che si vuole imprimere al pallone dopo il colpo, detta anche “traiettoria
di uscita” della palla.
Di conseguenza, la moltitudine di combinazioni che ne derivano darebbe luogo a un numero
infinito di esecuzioni tecniche impossibili da codificare!
Il criterio che quindi si segue per diversificare e accomunare in varie categorie i differenti tipi
di bagher è il seguente:
“Per ogni tipo di azione (battuta e attacco avversario, passaggio, ecc.) vi sono delle
traiettorie che statisticamente si ripetono più di altre, pertanto, vengono studiate e
approfondite solo quelle tecniche di bagher che percentualmente hanno più possibilità di
essere eseguite.”
Per convenzione, quindi, si usa parlare di:
1. Bagher di appoggio, se il pallone proviene da un bagher oppure da un palleggio
avversario, ma anche da una battuta dal basso (servizio di sicurezza).
2. Bagher di ricezione, se il pallone proviene da un servizio (differenziando però la tecnica
di ricezione della battuta flottante, “floating service”, da quella della battuta in salto,
“jumping service”, e infine dalla battuta flottante in salto, “floating-jumping service”,
come pure la ricezione più comunemente usata, a utilizzo prevalente degli arti inferiori,
da quella tipica soprattutto del beach-volley, a utilizzo prevalente degli arti superiori.
3. Bagher di difesa, se il pallone proviene da una schiacciata o da una sua variante
(differenziando però le varie tecniche a seconda della posizione del giocatore rispetto al
punto di caduta della palla sei differenti aree di intervento difensivo! Vedi figura 01 a
pag. 13)
4. Bagher di copertura, se il pallone schiacciato da un compagno di squadra finisce contro
il muro avversario e ritorna nel proprio campo.
5. Bagher di alzata.
6. Bagher di rinvio.
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FASI DEL BAGHER E SUA DIFFERENZIAZIONE
Ogni tipo di bagher presenta cronologicamente delle fasi comuni che però si diversificano tra
loro secondo l’atteggiamento motorio più adeguato e anche secondo la specificità del gesto
tecnico:
1. Posizione di attesa
2. Spostamento
3. Piazzamento
4. Esecuzione del colpo
Di conseguenza avremo differenti posizioni di attesa, spostamenti, piazzamenti ed esecuzioni
finali del colpo, in base al tipo di bagher che vorremo e dovremo eseguire.
Non è questa la sede, però, per approfondire biomeccanicamente fase per fase i differenti tipi
di bagher classificati; quello che, viceversa, ci preme per ora sottolineare è piuttosto la
capacità di differenziazione tra bagher di ricezione su battuta flottante e bagher di difesa:
“Nel bagher di ricezione, cioè, ci si allena a tenere le braccia tese, mentre nel bagher di
difesa risulta indispensabile “spezzare le braccia” per poter difendere i colpi d’attacco
molto potenti che arrivano dal bacino in giù!”
In altri termini, possiamo, grossolanamente, affermare che riceveremo la battuta flottante con
un bagher di gambe, mentre difenderemo la schiacciata con un bagher di braccia.
Attenzione però a non fare confusione tra l’ “utilizzo della tecnica” e l’ “impegno
neuromuscolare” che caratterizza il gesto, poiché, logicamente, come il primo tipo di
esecuzione prevede una importantissima sensibilità motoria per la parte superiore del corpo
oltre a forza-reattività-velocità a carico delle gambe, è altrettanto vero che per la difesa
dell’attacco avversario risulta indispensabile una considerevole componente di forza a carico
degli arti inferiori oltre alla necessaria sensibilità neuro-motoria a carico degli arti superiori!
Apparentemente, da queste ultime considerazioni sembrerebbe che la nostra attenzione debba
esclusivamente dirigersi verso il bagher di ricezione e quello di difesa, perché
percentualmente più rilevanti e/o più frequenti; viceversa, più si abbassa il livello di gioco,
specie nel settore giovanile e ancor più in quello femminile, sarà il “bagher di appoggio” che
dovrà essere allenato specificamente e sistematicamente, vista la grandissima percentuale di
“free ball”, cioè di palle libere presenti in queste situazioni. Non dimentichiamoci, infatti, che
anche a livello medio in campo femminile la percentuale di ricezione positiva ( intendendo
per essa il segno di rilevazione da scoring + e quindi non ancora doppio positiva # !)
difficilmente supera il 50%, quindi risulta determinante l’allenamento sistematico delle
situazioni in “free ball”!
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DIDATTICA DEL BAGHER
A questo punto, si impone una domanda: “Da quale tipo di bagher partire e con quale
progressione didattica? ”
Sicuramente inizieremo e continueremo anche ad allenare, per le ragioni sopra esposte, il
“bagher di appoggio”, non dimenticando comunque il nostro punto di arrivo, cioè la
differenziazione e diversificazione del “bagher di ricezione” e del “bagher di difesa”: da un
lato, per prevenire pericolosi errori di impostazione che se trascurati oggi, forse perché
ritenuti non ancora rilevanti, potranno invece seriamente pregiudicare il buon esito della
specializzazione futura, dall’altro per affinare sempre più la percezione del movimento nei
nostri giocatori, nel corretto dosaggio delle stimolazioni propriocettive neuro-muscolari
ritenute di fondamentale importanza per l’evoluzione tecnica del bagher nel giocatore di
pallavolo (saper sentire il movimento corretto e quindi saperlo eseguire).
Per quanto concerne, invece, la progressione didattica del bagher si dovrà rispettare
rigorosamente sempre una sequenza cronologica:
1. Automatizzazione delle abilità fondamentali
2. Capacità di variazione del gesto tecnico
3. Uso tattico delle variazioni del bagher
“Logicamente, senza la completa acquisizione e il consolidamento di una fase precedente
non si potrà mai e poi mai passare a quella successiva! “
1. AUTOMATIZZAZIONE DELLE ABILITÀ FONDAMENTALI:
•
•
apprendimento del gesto
(esercizi imitativi senza palla; esercizi imitativi con palla più pesante, più leggera, più
grande, più piccola, ecc..; esercizi imitativi con palla normale alla parete; bagher
didattico a coppia; bastone “cotton fioc”; bastoncino; tavoletta; ecc., ecc.);
studio delle traiettorie;
(lanci e prese della palla con simulazione del bagher).
2. CAPACITA’ DI VARIAZIONE DEL GESTO TECNICO:
Il gesto tecnico varia in funzione della:
• distanza del punto di impatto con la palla
(esercizi su lanci, in seguito su battuta, corti, lunghi, a sx, a dx …)
•
direzione della traiettoria di arrivo della palla
(esercizi con traiettorie di arrivo, alta, tesa, media, angolata, da dx e da sx, …dapprima
su lancio e in seguito su battuta facilitata).
3. USO TATTICO DELLE VARIAZIONI:
•
si intende la capacità di sapersi trovare sempre nelle migliori condizioni per poter
inviare la palla, senza difficoltà, verso l’obiettivo prescelto
(esercizi complessi e combinati indirizzando, ad esempio, la palla verso zone
preventivamente segnate sul campo di gioco, oppure, ancor meglio, verso la zona
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d’attacco occupata dal palleggiatore, combinando le varie traiettorie di entrata della
palla ).
Solo operando rigorosamente in questo modo potremo sviluppare il prerequisito più
importante per qualsiasi tipo di bagher: la capacità di anticipazione del corpo verso la palla!
In altre parole io posso avere le migliori abilità tecniche nell’esecuzione del bagher in
condizioni fisse e stereotipate, ma, ad esempio, minimi problemi di deficit visivo oppure
ancora cattive capacità mentali di attenzione, per risultare il più delle volte inadeguato nel
compiere una corretta respinta!
Nei riguardi della capacità visiva noi allenatori dovremo sempre accertarci che i nostri
ricevitori possiedano per entrambi gli occhi assolutamente i 10/10 di visus, ricordando inoltre
che la correzione con le lenti a contatto spesso non risolve completamente il problema,
specialmente nella capacità di analisi visiva della profondità, elemento logicamente essenziale
per il gesto tecnico del bagher, e non solo!
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METODOLOGIA DEL BAGHER
Riprendiamo una frase molto famosa coniata pochi anni addietro, ma comunque ancora oggi
attualissima per i principi metodologici che devono sempre caratterizzare la nostra disciplina,
e che confermiamo più che mai proprio in questa sede:
“ La pallavolo moderna è uno sport, a differenza di molti altri, non dominata
prevalentemente dalle abilità di controllo dei tocchi sulla palla, ma piuttosto dal movimento
prima dei contatti e dal movimento del giocatore tra i contatti ” (Analogia con il calcio
moderno dove si parla prevalentemente di gioco senza palla).
Spiegandoci meglio, tutto ciò significa che nei nostri allenamenti dovremo spostare
maggiormente l’accento su questi movimenti, anziché dilungarci nella ricerca di una perfetta
esecuzione dei vari dettagli tecnici dei fondamentali (errore metodologico molto frequente
agli inizi della carriera di allenatore)!
A questo punto urge però una precisazione al fine di sgombrare il campo da una possibile
confusione metodologica: “Ma allora, io allievo allenatore è meglio che prediliga il metodo
analitico oppure quello globale tanto decantato? ”
Ebbene, è opinione oramai comune che gli esercizi analitici e/o sintetici debbano essere
sempre e comunque mantenuti per compensare carenze tecniche individuali, tuttavia questi
non devono mai costituire il “cuore” dell’allenamento! In altri termini, già dalle squadre
giovanili occorre abbreviare e accelerare il passaggio tra il “fondamentale tecnico” e il
“gioco”, mettendo i nostri giocatori nelle condizioni di giocare già con i fondamentali che
conoscono, dando quasi per scontato che si verificheranno numerosi errori da dover ad ogni
modo correggere subito, prima che essi si consolidino! Infatti, al contrario di quanto si
affermava e si perseguiva in un passato nemmeno molto lontano, oggi sappiamo per certo che
non esiste una “correlazione diretta” tra numero delle esecuzioni di un fondamentale in
analitico e la precisione esecutiva durante la gara!
Piuttosto, nel lavoro analitico (assai importante più si scende di livello e si abbassa anche l’età
dei partecipanti) lo scopo non deve essere la ricerca della “continuità” bensì quella della
“precisione dell’esecuzione”!
Proseguendo, nel lavoro globale se un atleta durante il gioco presenta una esecuzione
scorretta, bisogna inevitabilmente scendere al metodo analitico, cioè “fargli sentire”
l’esecuzione corretta per alcune ripetizioni e quindi ritornare immediatamente al globale! A
questo punto il nostro giocatore “conosce e sente l’errore” dovendosi quindi auto-correggersi;
dal canto nostro, non dovremo avere fretta di vedere la perfezione esecutiva, pertanto non
frastorneremo assiduamente l’allievo con correzioni verbali (preferibilmente invece dovremo
fare sempre più uso delle “parole-chiave”!!), perché molto probabilmente l’atleta avrà
bisogno di fare ulteriori passi indietro nella progressione didattica, alternando sempre
analitico – globale – analitico – globale……finché l’esecuzione non sia quella desiderata e
richiesta.
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BAGHER DI RICEZIONE
Analizziamo ora, riprendendo alcuni concetti, quello che risulta essere ancora il tipo di bagher
più complesso da eseguire: “il bagher di ricezione”.
Abbiamo già fatto presente come per ogni tipo di bagher considerato esistano delle fasi
comuni, anche se diverse nei dettagli esecutivi, nelle quali noi dovremo in un certo senso
scomporre il gesto tecnico per poterlo meglio allenare, ma soprattutto al fine di individuare
con tempestività i vari errori che di volta in volta si possono verificare: a) posizione di attesa,
b) spostamento, c) piazzamento, d) esecuzione del colpo.
1) POSIZIONE DI ATTESA
Innanzitutto, ricordiamo che i nostri giocatori devono piazzarsi sempre frontalmente al
battitore avversario, in qualsiasi posizione del campo e indifferentemente dalla zona di
provenienza della palla, da sinistra o da destra essa arrivi. Bisogna abituarsi ad osservare
attentamente il battitore avversario per cogliere tutti quegli elementi che possono rivelarne le
intenzioni (posizione dei piedi, distanza dalla linea di fondo campo, direzione dello sguardo,
tecnica di servizio usata ecc. ecc.), mentre contemporaneamente si prepara la postura di attesa
che ora andremo ad analizzare.
Eppure, nella maggior parte dei casi che cosa succede in partita?
Noi allenatori, a tutti i livelli, siamo prodighi nel dispensare troppe informazioni,
specialmente dopo un punto perso, non facilitando quindi né la concentrazione e attenzione
per la fase successiva, né tanto meno il senso di sicurezza personale che ogni giocatore
dovrebbe ricercare mentre aspetta per ricevere: la stragrande maggioranza delle volte lo si fa
sempre per rimproverare di qualcosa qualcuno, non permettendo quindi che i nostri giocatori
possano ricevere e analizzare tutte quelle importantissime informazioni visive nei riguardi di
chi si accinge a battere!
Ugualmente deprecabile risulta il comportamento dei giocatori che si soffermano troppo a
lungo a parlare di ciò che purtroppo è già avvenuto oppure deve ancora succedere, magari
elaborando varie tattiche di attacco da ricezione, ma comunque sia trovandosi ugualmente
impreparati al momento della ricezione successiva!! Non dobbiamo mai trascurare questi
importanti aspetti del nostro lavoro, anche se apparentemente sembrerebbero di secondo piano
rispetto alle peculiarità essenziali della pallavolo; ricordiamo invece che proprio la
conoscenza dei principi delle Nuove Scienze Comportamentali applicate alla Teoria
dell’Apprendimento Motorio ha fortemente contribuito in questi ultimi anni all’evoluzione
enorme che ha avuto il nostro e molti altri sport; inoltre, anche per esperienza personale, basta
solo un po’ di “allenamento comportamentale su se stessi” per modificare sensibilmente la
propria condotta che, se tendenzialmente collerica, cioè costantemente “con il fiato addosso
alla nostra squadra”, oppure ancora quando rileviamo un errore imperdonabile, può sempre
essere perlomeno differita, procrastinata in altre parole di qualche secondo, dopo le azioni
immediatamente successive.
Ma torniamo alla posizione di partenza: una volta effettuati tali accorgimenti
nell’elaborazione delle informazioni visive che ci vengono fornite dal battitore avversario, un
buon ricevitore deve assolutamente ricercare una posizione comoda e rilassata, che cioè gli
permetta di abbandonare la posizione di partenza nel più breve tempo possibile.
I piedi sono distanti, pari a poco più della larghezza delle spalle, con un piede più avanti
dell’altro, possibilmente il destro, specie se la battuta proviene dalla metà destra del campo
avversario (zona 1 e zona 6), questo per favorire una corretta esecuzione del bagher laterale
da sinistra verso destra (bersaglio = alzatore). Ricordiamo anche che il peso deve essere
prevalentemente spostato sugli avampiedi e mai sui talloni per poter uscire più facilmente e
velocemente dalla posizione di attesa. Inoltre, se la battuta flottante proviene da lontano
rispetto alla riga di fondo campo avversario, ci si piazzerà più avanti del centro del campo a
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circa 4 metri dalla linea di metà campo, mentre se proverrà da vicino è opportuno partire più
indietro a circa 6 metri perché la palla impiegherà molto meno tempo per finire a fondo
campo!
Gli arti inferiori non sono troppo bassi, ma nemmeno completamente estesi, con le ginocchia
sbilanciate in avanti.
Il busto è anch’esso sbilanciato in avanti, formando con il suolo un angolo di 45 gradi, la nuca
è in linea con la schiena; attenzione alle spalle che devono essere rilassate e quindi protratte in
avanti rispetto alle ginocchia, inoltre dovranno già essere orientate verso il bersaglio !
Gli arti superiori devono essere rilassati, ma extraruotati a palmi in su e anche con i gomiti
semiflessi per non irrigidire le spalle e impedire uno spostamento fluido.
Bisognerà quindi insistere molto sulla posizione generale rilassata, evitando, come viceversa
si vede spessissimo a basso e medio livello, atteggiamenti delle mani appoggiate
pesantemente sulle ginocchia oppure, all’opposto, eccessivi movimenti e saltelli considerati,
erroneamente, di facilitazione esecutiva!
Il concetto fondamentale, o meglio, la “parola chiave”, deve essere:
“ RILASSATO E PRONTO A MUOVERSI ! ” (1a parola chiave)
Tornando brevemente al ruolo dell’analisi visiva, così importante nell’abilità di anticipazione
motoria, una volta osservata la gestualità del battitore ci si dovrà maggiormente concentrare
dapprima sulla sua mano che colpisce la palla, quindi bisognerà non staccare mai di vista
quest’ultima durante la traiettoria di arrivo, per prevedere in anticipo il punto di caduta,
operando pertanto la massima anticipazione motoria possibile.
2) SPOSTAMENTO
Lo spostamento deve avvenire nel tempo più breve possibile in modo da avere una posizione
equilibrata al momento del contatto con la palla, riducendo quindi la possibilità di effettuare
degli errori in ricezione.
In effetti, al di là di quelle situazioni definite di emergenza e non particolarmente frequenti, lo
spostamento che potremo fare si limiterà a un solo passo completo. Abbiamo detto completo
perché proprio su questo punto dovremo insistere a lungo, affinché i nostri giocatori imparino
a spostare entrambi i piedi e non eseguire solamente degli affondi che pregiudicherebbero
tanto l’equilibrio al momento del colpo sulla palla quanto la spinta finale degli arti inferiori e
in particolar modo quella finale a carico della caviglia posteriore!
Bisognerà prestare, inoltre, attenzione al piede esterno che non arrivi troppo aperto verso la
direzione del movimento, forzando in questo modo le spalle e le anche durante la respinta,
compromettendo così l’orientamento del piano di rimbalzo e la spinta degli arti inferiori.
Durante lo spostamento le braccia dovranno rimanere rilassate, pensando a comporre il piano
di rimbalzo solo un attimo prima del contatto con la palla; le spalle rimangono orientate verso
il bersaglio (alzatore), mentre lo sguardo rimane “incollato” sulla palla.
L’aspetto comunque di gran lunga più importante riguarda la posizione del baricentro che
deve descrivere obbligatoriamente una linea retta durante tutto lo spostamento, evitando
quindi movimenti ondulatori del corpo dal basso verso l’alto e viceversa, causati dal
ravvicinamento mediano dei due piedi durante il passo; tutto ciò per permettere il
“contromovimento” finale delle gambe, cioè la compressione prima della spinta successiva,
ma anche perché il conseguente movimento di innalzamento e abbassamento causerebbe la
perdita di punti di riferimento per lo sguardo, provocando l’illusione di un movimento
oscillatorio della palla.
Per nessun motivo la presa va unita prima o durante lo spostamento ma solo alla fine; idem
dicasi della composizione del piano di rimbalzo!
Il concetto fondamentale, o meglio, la “parola chiave”, deve essere:
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“NON ALZARSI !” (2a parola chiave)
3) + 4) PIAZZAMENTO ED ESECUZIONE DEL COLPO
Va innanzitutto considerato che nella stragrande maggioranza dei casi il contatto con la palla
non avviene mai in perfetta “frontalità” cioè con un bagher davanti al corpo ma, viceversa,
sempre più o meno spostato a destra o a sinistra; pertanto il concetto di “ricerca della
frontalità” del bagher, tanto osannato nei decenni precedenti, risulta puramente teorico e di
difficile impostazione metodologica (perseguiremo tale obiettivo, caso mai, a livello giovanile
e solo per la categoria allievi data la battuta dal basso, ma in questo caso non si parlerà tanto
di bagher di ricezione, bensì di bagher di appoggio)……pertanto viene consigliato quanto
prima l’introduzione del bagher laterale.
Il bagher viene normalmente eseguito tenendo le braccia mediante una presa delle mani.
Dovremo fin dall’inizio soffermarci su quella che noi riteniamo la presa più corretta, quella
sovrapposta, cioè con la mano forte che stringe la più debole, a pollici paralleli
completamente estesi in avanti e in basso, che coprono le altre dita evitando che queste ultime
fuoriescano dalla presa stessa; i polsi sono estesi verso il suolo per evitare che la palla contatti
con le mani oppure con la parte esterna degli avambracci. Esistono comunque delle
sostanziali variazioni dettate da ragioni di ordine morfologico: non sempre effettuando la
presa classica in modo corretto otteniamo il raggiungimento dell’obiettivo primario, cioè:
“formare un piano di rimbalzo più ampio, compatto, piatto e simmetrico possibile”; per cui
vengono giustificati certi adattamenti individuali come ad esempio allargare un pollice,
fuoriuscire dalla presa anche con gli indici ecc. ecc. (specie per quei casi, per lo più al
maschile, dove la maggiore larghezza delle spalle limita notevolmente la costruzione di un
piano di rimbalzo ottimale).
Dovremo fare particolare attenzione a questo aspetto che il più delle volte viene ancora
trascurato e lasciato all’improvvisazione personale dei giocatori.
I polsi sono “spinti” verso il suolo, per evitare che la palla contatti con le mani oppure con la
parte esterna degli avambracci.
Ricordiamoci comunque che la presa andrà impostata solo come uno degli ultimi aspetti del
colpo sulla palla, mentre la costruzione e l’orientamento del piano di rimbalzo dovrà avvenire
un attimo precedentemente; quindi, eseguito il migliore spostamento, distenderemo le braccia
verso la palla, spingendo in avanti le spalle le quali dovranno essere sempre orientate verso il
bersaglio. Naturalmente il nostro piano di rimbalzo deve essere anche molto stabile, rigido
nella presa ma con le spalle morbide, in modo da favorire la completa estensione delle
braccia e l’eventuale assorbimento e/o ammortizzazione delle battute potenti, la cui ricezione,
altrimenti, finirebbe molto al di là di quanto preventivato.
Come abbiamo modo di osservare, dunque, la ricezione presuppone un ottimo controllo delle
giuste tensioni del corpo, a maggior ragione quando prenderemo in considerazione il
contromovimento degli arti inferiori.
Il piano di rimbalzo deve essere posizionato, inoltre, con un angolo aperto rispetto al busto,
con le dovute variazioni che dipendono dalla minore o maggiore distanza dalla rete, in modo
da favorire la spinta a carico quasi esclusivo degli arti inferiori.
Lo sguardo sulla palla dovrà essere costante, spostando gli occhi sul piano di rimbalzo e mai
verso il nostro palleggiatore (aspetto spesso trascurato!), in modo da averla sempre sotto
controllo costante e permettere quindi quei piccoli aggiustamenti finali del piano di rimbalzo
che determinano l’angolo di risposta e che, in definitiva, distinguono un buon ricevitore da
uno mediocre! (Tenere la testa giù, lo sguardo rivolto in basso, mentre la palla lascia le
braccia!)
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Ricordiamo, inoltre, che il piano di rimbalzo deve essere composto e orientato verso il
bersaglio anche subito dopo il colpo (Evitare pertanto di aprire le braccia!).
Ma veniamo all’ultimo aspetto della nostra analisi, ultimo cronologicamente ma non certo per
ordine di importanza: la spinta degli arti inferiori.
Alla fine dello spostamento, come abbiamo già analizzato a baricentro fisso, raggiungeremo
una posizione sempre semi-bassa, ottenendo un piazzamento simile a quello della posizione di
partenza, ancora con i piedi alla larghezza delle spalle posizionati sempre l’uno avanti
all’altro; da questo momento in poi dovremo attuare quel famoso contromovimento a carico
degli arti inferiori, che prevede cioè un’azione muscolare eccentrico – concentrica di
compressione, per evitare di dare troppa spinta al colpo sulla palla e di saltare in uscita!
Quindi, arrestarsi subito dopo lo spostamento!
Il concetto fondamentale, o meglio, la “parola chiave”, deve essere:
“ FERMARSI PRIMA DI RICEVERE ! ” (3a parola chiave)
Infine, non dimentichiamo che spessissimo gli errori di traiettoria di uscita della palla
derivano dalla mancata azione della caviglia dell’arto posteriore!
Come abbiamo avuto modo di vedere, la ricezione costituisce il fondamentale probabilmente
più difficile dal punto di vista esecutivo e pertanto le continue ricerche che sono state fatte, e
che ancora esistono a riguardo, ne giustificano tali ragioni (basti ricordare l’annosa disputa tra
lato debole e lato forte, tra frontalità o lateralità durante la respinta, ecc. ecc.).
Apriamo in ogni caso una breve parentesi, utile però a farci capire quale debba essere la
nostra impostazione metodologica:
Non alleniamo mai in maniera ossessiva e quasi maniacale la ricezione, nell’intento che
essa raggiunga livelli di perfezione assoluta! Sarebbe utopistico o perlomeno assai poco
produttivo ricercare sempre la massima precisione, quando viceversa sappiamo già in
partenza che, statisticamente, la maggiore percentuale di palloni ricevuti arriva solo nelle
vicinanze dell’alzatore (specie a medio-basso livello e soprattutto per le categorie giovanili e
per il settore femminile)!
Pertanto, dovremo soffermarci di più a migliorare l’alzata delle traiettorie oblique per gli
attacchi laterali, non trascurando comunque anche gli attacchi centrali in primo tempo,
che differentemente risulterebbero troppo “telefonati” (specie a livello femminile) !
Nei riguardi del bagher laterale non dimentichiamo soprattutto, dopo l’apertura della gamba
dietro, di sollevare obbligatoriamente la spalla posteriore e di abbassare quella anteriore, in
modo da favorire la più corretta inclinazione e l’orientamento del piano di rimbalzo, evitando
così di ruotare i polsi e di trovarci con un braccio sollevato rispetto all’altro, con l’ovvia
conseguenza della “palla in tribuna”. Inoltre, le braccia non devono essere portate fuori dal
corpo, perché il contatto con la palla possa avvenire sempre nel cono tra gambe e spalle!
Il concetto fondamentale, o meglio, la “parola chiave”, deve essere:
“ IMBUTO !” (4a parola chiave).
Sempre analizzando il bagher laterale, si è fatto un gran parlare in passato di bagher solo da
sinistra verso destra (lato forte); ad oggi, vista l’introduzione relativamente recente della
battuta da tutta la lunghezza della riga di fondo campo, tale concezione appare superata in
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virtù di una motricità e di una tecnica bilaterale da tenere sempre presente sin dall’inizio
dell’insegnamento di questo fondamentale, specialmente a livello giovanile!
Altro concetto da non dimenticare rimane il punto di contatto della palla che, nei riguardi del
piano di rimbalzo, deve essere sempre a circa 15 cm dai polsi, mentre, nei riguardi della
posizione del corpo rispetto alla traiettoria di arrivo, deve avvenire sempre sopra il
baricentro e sotto le spalle!
Analizzando le varie casistiche di traiettorie di arrivo della palla, occorre soffermarci sulla
battuta corta (al di là della ricezione su battuta al salto che in questa sede non prenderemo in
considerazione): esistono a oggi due contrapposte metodologie esecutive, la prima che
prevede un’accosciata completa a piedi pari sotto la palla, la seconda che viceversa predilige
un affondo degli arti inferiori arrivando ad appoggiare il ginocchio corretto, quello cioè
controlaterale, della gamba posteriore per poter orientare efficacemente il piano di rimbalzo
verso l’alzatore (palla verso la zona 4 ginocchio dx per terra e palla verso la zona 2 ginocchio sx a terra !). Personalmente, ma non solo, ritengo si debbano insegnare a riguardo
entrambe le tecniche esecutive, nella ricerca individuale di quella ritenuta più idonea, senza
farne una questione di principio teorico e metodologico!
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ERRORI PIÙ COMUNI NELLA TECNICA DEL BAGHER DI RICEZIONE
Innanzitutto, bisogna fare una debita premessa all’apprendimento del bagher, valida d’altra
parte per tutti gli altri fondamentali:
“La tecnica specifica deve necessariamente essere sempre preceduta da alcuni preparativi,
primo fra tutti il rafforzamento della muscolatura specifica interessata al gesto tecnico
esecutivo.”
Si riscontra ancora, un po’ a tutti i livelli, una grave carenza tecnica proprio a carico del
“bagher”, in special modo per quello di “ricezione”.
Gli errori più comuni nella tecnica del bagher di ricezione riguardano:
• La difficoltà di differenziazione tecnica da adottare a seconda delle diverse tipologie di
battuta
• Errori nell’impostazione del piano di rimbalzo
• Errori nella sensibilità arti superiori – arti inferiori
• Poca definizione della spinta degli arti inferiori, prevalentemente a causa del mancato
utilizzo della caviglia dell’arto posteriore nella fase finale del gesto.
Il concetto principe che ci dovrà guidare durante la correzione esecutiva sarà:
“Correggere sempre un solo errore per volta. Dare la priorità agli errori principali,
eliminando dapprima quelli grossolani per passare poi a quelli di dettaglio.”
Analizziamo ora le situazioni più frequenti riguardanti la tecnica scorretta del bagher di
ricezione, cercando di comprenderne le cause principali:
1. La palla schizza via dalle braccia:
• il “contromovimento” degli arti inferiori risulta troppo brusco e veloce verso l’avanti;
• si gira solamente il busto.
2. La palla va oltre la rete:
• per un’alta velocità di battuta: mancato movimento di ammortizzamento degli arti
superiori (risoluzione tirare indietro le braccia incurvando le spalle);
• per una media velocità di battuta: troppo marcato piegamento-distensione a carico degli
arti inferiori, il più delle volte associato a movimento eccessivo degli arti superiori dal
basso verso l’alto (saltello nella fase finale).
3. La ricezione risulta corta e alta:
• spinta degli arti inferiori troppo breve e solo verso l’alto (ho finito di spingere con le
gambe troppo presto e aumento il movimento con le sole braccia mancato utilizzo della
caviglia dell’arto posteriore);
• arretramento del busto durante lo spostamento (sempre da evitare!).
4. La ricezione risulta corta e bassa:
• mancata spinta delle gambe, dovuta per lo più a mancanza di tempo utile, a causa di uno
spostamento troppo lento.
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TECNICA DI RICEZIONE SUI VARI TIPI DI BATTUTA (liberamente tratto dalle dispense di
Andrea Asta)
La ricezione è il fondamentale che risponde al servizio avversario. Proprio per questo motivo, la
denominazione completa è “ricezione del servizio“. Nello studio della ricezione, non possiamo
quindi prescindere da quello del servizio avversario, poiché il bagaglio di gesti tecnici interessati
varia notevolmente a seconda del tipo di servizio. In particolare, dobbiamo analizzare:
− Tecnica di servizio utilizzata.
− Posizione di partenza del servizio.
− Tratti tattici caratteristici del battitore.
Il tipo di servizio è molto influente, sia dal punto di vista tattico, sia, soprattutto, da quello
tecnico. In generale, dobbiamo tenere conto dei 3 servizi più diffusi attualmente:
− Servizio flottante (e sue varianti).
− Servizio in salto a rotazione.
− Servizio dal basso (solo livelli bassi).
Creiamo allora tre sotto-fondamentali, che in generale vanno analizzati disgiuntamente:
− Ricezione del servizio flottante.
− Ricezione del servizio in salto a rotazione.
− Ricezione del servizio dal basso.
La posizione di partenza del servizio influenza principalmente le posizioni di partenza dei
ricevitori e alcune valutazioni sugli interventi tecnici da adottare. Abbiamo due classificazioni
importanti, da questo punto di vista:
− Posizione di partenza a seconda del parametro della profondità
• Servizio da vicino alla linea.
• Servizio da lontano.
− Lateralità del servizio
• Servizio da zona 1 .
• Servizio da zona 6 .
• Servizio da zona 5 .
I tratti caratteristici del battitore possono avere conseguenze tattiche e/o mentali: ad esempio,
specie al crescere del livello, è possibile analizzare le direzioni preferite da ogni battitore e
utilizzare queste informazioni per anticipare la lettura della traiettoria.
Proviamo adesso ad analizzare una successione cronologica di eventi che intercorrono nella fase
di ricezione:
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La fase di preparazione consiste in tutti gli elementi generali che sono da considerare ancor
prima del servizio e indipendentemente dal battitore. A seconda della tecnica di servizio e dalla
posizione di partenza previsti, i giocatori addetti alla ricezione si dispongono in campo, tenendo
presenti sia le scelte tattiche sia le proprie attitudini personali. Ad esempio, un giocatore molto
propenso all’utilizzo della ricezione in palleggio, partirà presumibilmente più avanti rispetto a un
compagno più avvezzo all’utilizzo del bagher. La posizione da assumere deve essere dinamica,
rilassata e con le mani libere, pronti ad analizzare il servizio, adattare la propria posizione e
intervenire tempestivamente. Ultimo accorgimento da tenere presente è il controllo con i
giocatori adiacenti per evitare falli di posizione.
Subito dopo la preparazione sarà bene elaborare le informazioni presenti nella propria memoria
tattica: si tratta, in sostanza, di ricordare quali sono le proprie vulnerabilità (generali o attuali) e
quali sono le caratteristiche dell’avversario, al fine di adottare eventuali adattamenti alla
posizione di partenza, o per prepararsi mentalmente ad alcuni interventi piuttosto che ad altri.
A questo punto, inizia la fase di servizio vera e propria. Per prima cosa, una volta realizzato
quale sarà effettivamente il servizio eseguito, si compiono eventuali aggiustamenti o modifiche
alla propria posizione. In questa fase, è possibile effettuare ulteriori adattamenti in base ad
alcune eccezioni che si possono sviluppare durante il servizio:
− Lancio mal eseguito: in alcuni casi, un lancio eseguito particolarmente male preclude alcune
traiettorie di servizio o ne rende particolarmente probabili altre.
− Velocità del braccio del battitore: alcuni battitori, per servire una palla lenta, eseguono tutto
il colpo a velocità molto ridotta, risultando così più prevedibili.
− Punto di impatto sul pallone: questo accorgimento, assai fine, consiste nell’individuare il
punto in cui viene impattata la palla, al fine di anticiparne la traiettoria.
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Dal momento di inizio del servizio, ogni giocatore inizia la propria preparazione fisico-mentale
all’intervento. Tra i tanti consigli che danno gli allenatori, ce n’è uno particolarmente diffuso,
ovvero quello di contare i momenti del servizio. Ogni giocatore conta “Uno” quando il battitore
si lancia la palla, “Due” quando la palla è impattata con la mano, “Tre” quando la palla supera la
rete o è nelle mani del ricevitore. Questi stratagemmi consentono di mantenere la mente occupata
esclusivamente sul fondamentale della ricezione, garantendo attenzione a ogni fase del servizio
avversario. Un altro consiglio che viene spesso dato (però non da tutti condiviso!) è quello di
attivare il movimento del proprio corpo: dal momento del lancio, iniziare a muoversi, seppur sul
posto, consente, secondo questa teoria, di iniziare eventuali spostamenti in maniera più
repentina, possedendo già il corpo una velocità iniziale. È bene precisare che questi movimenti
devono essere ridotti e mediamente privi di direzione, per evitare di compromettere alcune
direzioni di spostamento. In generale, quindi, si tratta di piccoli balzi o molleggiamenti sulle
caviglie.
Un’altra fase, molto importante, è quella della valutazione del servizio. Anche questo è, se così
si può dire, un accorgimento di tipo strettamente mentale e consiste nel classificare il livello di
difficoltà del servizio e associargli un obiettivo. In particolare avremo:
− Servizio rosso: servizio altamente tattico o molto potente; obiettivo recuperare la palla e
tenerla alta in mezzo al proprio campo.
− Servizio giallo: servizio tattico o potente spostato; obiettivo tenere la palla alta, ridurre lo
spazio dei giocatori non impegnati nella ricezione, permettere al nostro palleggiatore di
giocare un primo tempo, anche se forzato.
− Servizio verde: servizio semplice; obiettivo precisione assoluta, palla in testa al
palleggiatore con traiettoria comoda.
In alcune situazioni, in fase di briefing tecnico, si può stilare una valutazione del battitore, che
altro non è che una valutazione del servizio a priori, con gli stessi scopi, classificazioni e utilità
viste sopra.
Altra questione importante, subito dopo il servizio, è la valutazione della traiettoria della
palla. Dobbiamo valutare almeno secondo due dimensioni:
− Dimensione laterale: si tratta di verificare se una palla ci è addosso, spostata, o se è fuori
dalla linea laterale. Solitamente questa valutazione viene effettuata esclusivamente dal
giocatore che riceverà la palla, poiché è solo lui a poterla effettuare in maniera efficace (essa
dipende infatti anche dalla propria posizione di partenza).
− Dimensione lunghezza: si tratta di stabilire se il servizio cadrà corto, in campo o fuori
(solitamente non si utilizzano più di queste tre valutazioni). In questo caso, tutti i compagni
non impegnati nella ricezione possono offrire il loro supporto, anche perché spesso queste
traiettorie si riescono a leggere ancor prima che la palla superi la rete.
Ai fini di una buona valutazione sia in larghezza che in profondità, acquisisce notevole
importanza la vista, intesa come capacità sensoriale. Molti allenatori hanno studiato il fenomeno
e sono arrivati alla conclusione che, di norma, per poter essere buoni ricevitori, bisogna essere
dotati almeno dei dieci decimi di vista. Non solo: pare infatti che le correzioni umane (quali
occhiali o lenti a contatto) possano ridurre solo in parte il problema, in particolar modo la visione
della profondità ne risulta ancora compromessa.
Abbiamo detto che la valutazione deve avvenire il prima possibile, idealmente prima che la palla
superi la rete. Oltre a una buona vista, però, è necessario fornire ai giocatori dei riferimenti, che
possano aiutarli in fase di valutazione, sia per i compagni sia per se stessi.
− Se si vede la palla ferma sull’orizzonte, allora siamo in presenza di un servizio corto.
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− Se si vede la palla salire rispetto all’orizzonte, allora siamo in presenza di un servizio lungo.
Appena dopo il servizio, almeno un giocatore dovrà decidere di intervenire. La decisione deve
essere repentina e non esitata (meglio in due che nessuno!) e, ove possibile/necessario,
comunicata alla squadra (mediante un segnale verbale, come “Mia!“). Una volta deciso per
l’intervento, si passerà alla decisione preventiva del gesto tecnico da utilizzare; tale decisione va
calibrata sulla base di alcuni parametri, come:
− Tempo a disposizione per intervenire: se il tempo è sufficiente, si potrà optare per
spostamenti e gesti tecnici standard, altrimenti potrebbe essere necessario un intervento
acrobatico.
− Traiettoria della palla: se la palla è alta, ad esempio, si potrebbe optare per un palleggio di
ricezione.
− Propria posizione rispetto alla palla: come sopra.
− Tipo di servizio: contro servizi molto potenti, l’utilizzo di tecniche “deboli” come il
palleggio potrebbe essere pericoloso e, in generale, non proficuo.
− Obiettivo tattico preposto: se, ad esempio, l’obiettivo preposto è la palla perfetta
all’alzatore, difficilmente si sceglierà di utilizzare un tuffo.
Prima possibile, idealmente subito dopo il servizio, inizia lo spostamento verso la palla.
Chiaramente, lo spostamento dipende anche dalla tecnica preventivamente scelta. In generale si
tratta di spostamenti di distanza molto breve (uno o due passi al massimo), poiché non esiste il
tempo materiale per fare di più, specie su servizi in salto. Su distanze così brevi non si può
parlare di velocità, quanto più di accelerazione. Il concetto principale è leggere la traiettoria con
largo anticipo (e qui ritorna l’importanza della vista), iniziare quindi lo spostamento il prima
possibile e avere già una velocità iniziale. Come riferimento, si tenga presente che lo
spostamento deve essere completato ancor prima che la palla superi la rete! Se dovessero essere
necessari spostamenti lunghi (e, quindi, in presenza di servizi molto lenti), si ricordi il principio
che afferma che in uno spostamento lungo si parte in ampiezza e si arriva in frequenza. In altre
parole, la parte più corposa dello spostamento deve essere eseguita a passi lunghi e ampi, salvo
poi arrivare con passi brevi, rapidi e molto precisi.
Al termine dello spostamento (perché effettivamente terminato, o perché è finito il tempo a
disposizione), si cerca di assumere il giusto posizionamento in base alla tecnica scelta per
l’intervento (eventualmente modificata al termine dello spostamento). Il posizionamento include,
tra l’altro, l’assunzione della corretta postura per l’intervento scelto e, ove possibile, lo sguardo
(ma solo in vista periferica) della zona dell’alzatore.
L’intervento consiste semplicemente nell’utilizzo della tecnica scelta. Ci sono alcuni aspetti da
sottolineare:
− Evitare di cambiare gesto tecnico all’ultimo momento: altrimenti si rischia di
compromettere la corretta esecuzione dello stesso (in quanto il tempo è troppo ridotto); in
generale, quando questo succede, potrebbe essere sintomatico di una scarsa valutazione della
palla.
− Evitare di eseguire gesti tecnici mentre si è ancora in movimento: il rischio è quello di
avere scarso controllo sulla traiettoria di uscita del pallone.
− Evitare di eseguire gesti tecnici in equilibrio precario: l’equilibrio precario include, tra gli
altri, baricentro molto sbilanciato, gambe molto divaricate su uno dei due piani, gambe
sollevate, tronco molto fuori dalla linea del corpo e così via; la mancanza di equilibrio altera
il controllo della traiettoria di uscita, sia come rischio di errori-punto, sia come rischio di
imprecisioni, che come rischio di traiettorie sporche (ad esempio, palla con rotazione
laterale), difficili da palleggiare per l’alzatore.
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Terminata la ricezione, è importante prepararsi per nuovi interventi. Ogni giocatore deve
conoscere due informazioni:
− Il proprio comportamento standard.
− Il comportamento da adottare in caso di eccezione in ricezione/costruzione.
Il comportamento standard dipende, grossolanamente, dal ruolo e dagli schemi offensivi. Ad
esempio, uno schiacciatore ricevitore dovrà portarsi in posizione ottimale per iniziare la propria
rincorsa, mentre magari il libero dovrà prepararsi alla copertura.
Alcune eccezioni possono, chiaramente, alterare il normale flusso di gioco. Ricordiamone
alcune:
− Ricezione negativa: in questo caso ci si deve preparare per un attacco scontato e organizzare
al meglio un sistema di copertura estesa.
− Alzatore che non arriva ad alzare: questa eccezione, quando cioè l’alzatore non è in grado
di arrivare a eseguire il secondo tocco, viene gestita, normalmente, dal giocatore più vicino
alla traiettoria; gli altri si preparano per un intervento di emergenza successivo o per un
attacco scontato.
− Ricezione nell’altro campo (a filo rete): in questo caso si deve organizzare rapidamente una
difesa straordinaria; le scelte sono molteplici, ma, in generale, è importante che i giocatori si
fermino in postura di difesa.
Non appena possibile, al più tardi dopo la fine dell’azione, è necessario aggiornare la propria
memoria tattica, ricordando, tra l’altro:
− Chi ha battuto
− Come ha battuto (da dove, con che tecnica, con che prevedibilità tecniche).
− Dove ha battuto (non solo come zona, ma anche come obiettivo tattico).
− Chi ha ricevuto.
− Come ha ricevuto.
Il possedere una memoria aggiornata consente di studiare le tattiche di gara dell’avversario,
nonché di intuire le proprie vulnerabilità, al fine di limitarle. Oltre alla memoria tattica dei
giocatori, di cui si è già parlato, esiste anche la memoria tattica dell’allenatore, che ha come
fine ultimo l’adozione di tattiche efficaci durante la gara.
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ALCUNI PRINCIPI METODOLOGICI
− Essendo la ricezione quel fondamentale che presuppone più degli altri un adeguato
“allenamento mentale”, inteso nel senso della concentrazione, dell’attenzione, della capacità
di valutazione, della presa di coscienza delle più svariate, e a volte contrapposte, giuste
tensioni muscolari …… è consigliabile, specie a livello giovanile, non effettuarla sotto sforzo
a differenza di ciò che avviene per la pallavolo professionistica e soprattutto non in modo
continuato, anche per evitare un calo di motivazione! Quindi sarebbe meglio effettuare, ad
esempio, 15 minuti di ricezione e non di più, poi proseguire con altri aspetti e quindi
ritornare nuovamente al fondamentale per altre due tre volte nel corso dell’allenamento!
− Se si sale di livello, ricordare che battuta e ricezione devono essere esercitate tutti gli
allenamenti oltre a un eventuale lavoro con sedute specifiche. Nel corso della settimana, il
lavoro delle prime sedute è più analitico, (spostamenti, lavoro individuale), mentre alla fine
si allenano le situazioni collettive nelle rotazioni di squadra o combinandole con l’attacco. Se
si vuole lavorare per la quantità, in modo mirato e specifico bisogna allenare battuta e
ricezione svincolati dalle altre componenti del gioco.
− In partita, dimenticare sempre la palla precedente e pensare solo a quella successiva.
− Sempre in partita, non concentrarsi troppo sui dettagli del proprio movimento bensì sul
battitore avversario e soprattutto sulla palla.
− Tenere una traiettoria di risposta non troppo alta per favorire tanto l’attacco di seconda
intenzione dell’alzatore, quanto soprattutto per favorire la visione periferica di quest’ultimo.
− Intervenire in palleggio solo sui palloni lenti e corti o anche profondi purché non siano tesi e
veloci. Come regola generale, ricordare che l’utilizzo di tecniche “deboli” non è mai
vantaggioso/pratico per rispondere a tecniche “forti”.
− Nelle situazioni di emergenza pensare solo a “salvare la palla” al di là della corretta
esecuzione del gesto tecnico.
− Chi per primo reagisce o chiama la palla la deve anche giocare!
− Se la palla è tra due giocatori (zone di conflitto), per moltissimi allenatori, vale la regola che
la ricezione di destra abbia la precedenza su quella di sinistra!
− Correggere sempre un solo errore per volta, dando la priorità agli errori principali; eliminare
prima gli errori grossolani e poi passare a quelli di dettaglio.
− Utilizzare sempre più spesso i “sussidi didattici”, cioè video, foto, sequenze ma anche
avvalersi della videocamera e del pc portatile in palestra per far rivedere subito gli errori e
poterli quindi confrontare con chiari e indiscutibili modelli di riferimento.
Un suggerimento che si può fornire è quello di inserire tali principi/regole a livello giovanile e/o
principiante, per adattarle, viceversa, nel medio, medio-alto e alto livello alle peculiarità dei
singoli giocatori e anche delle singole rotazioni di ricezione.
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SISTEMI DI RICEZIONE (liberamente tratto dalle dispense del prof. Gerardo Pedullà)
Non c'è miglior scelta tattica di quella che maggiormente sfrutta le caratteristiche della
squadra. Può sembrare banale, ma troppo spesso capita di osservare, sui campi di gioco,
soluzioni tattiche adottate in situazioni non adeguate: palleggiatori in penetrazione in una
formazione senza attaccanti, muro a tre formato da giocatori/trici che a malapena escono con le
mani da rete, battuta in salto con percentuali di realizzazione ridicole o costruzione di
combinazioni d'attacco senza possibilità di giocare la palla sicura.
L’allenatore cioè, prima di scegliere il modulo di ricezione, dovrà fare alcune valutazioni che
condizioneranno la scelta finale. Vediamo quali.
Palleggiatore unico o doppio palleggiatore
Anche se nel panorama delle squadre di alto livello è sicuramente difficile trovare quadre che
adottino il modulo 6-2 (sei attaccanti, due palleggiatori), non si può negare che questa scelta
abbia le sue fondate ragioni in almeno due casi:
− quando la squadra disponga di due giocatori in grado di svolgere con uguale efficacia il ruolo
di costruttore e di attaccante, consentendo quindi di attaccare sempre con tre uomini;
− quando si tratti di squadra giovanile e pertanto punti ad una completa formazione tecnicotattica dei giocatori.
È bene però considerare anche gli aspetti negativi di questa scelta, soprattutto quando sia
effettuata a livello di formazioni esperte. Il tempo che un palleggiatore unico dedicherà all'intesa
e all'allenamento con i compagni di squadra dovrà essere raddoppiato nel caso del doppio
palleggiatore, per consentire a entrambi di provare le differenti situazioni di gioco, ma,
soprattutto, per continuare a migliorare la propria tecnica e tattica individuale negli altri
fondamentali. Se è vero quindi che il palleggiatore unico toglie potenziale d'attacco alla
formazione, ne aumenta però la precisione; d'altra parte non esiste squadra evoluta oggi che,
adottato il modulo del palleggiatore unico, non supplisca alla perdita di un attaccante in prima
linea attraverso la specializzazione di uno o più giocatori ad attaccare dalla seconda linea.
Ricezione a cinque, a quattro, a tre, a due?
Si può ricevere con cinque giocatori, con quattro, con tre o con due ricettori, ma, in ogni caso,
questa scelta dovrà dipendere solo dalle caratteristiche dei giocatori!!!
La ricezione a cinque meglio si adatta a una squadra giovanile, magari ancora impacciata nel
gioco d'attacco e quindi portata a utilizzare solo secondi e terzi tempi. In questo caso coinvolgere
tutti i giocatori in ricezione può portare il vantaggio che meno zone del campo risulteranno
scoperte.
Quando però uno dei giocatori di prima linea è spesso impegnato nel gioco veloce, allora la
scelta può ricadere sul sistema a quattro, per liberare quell'attaccante da qualsiasi impegno di
ricezione. Ma nel sistema a quattro si riscontreranno spesso due inconvenienti: la zona sei risulta
particolarmente vulnerabile (ed è di norma quella maggiormente raggiunta dalla battuta), inoltre
e non ultimo si creano difficoltà nel definire le competenze di ciascun giocatore all'interno del
campo.
La scelta della ricezione con soli tre giocatori deriva dalla necessità di impostare numerose
combinazioni di gioco veloce e di liberare un attaccante in seconda linea e,
contemporaneamente, di dare una precisa definizione delle competenze di ciascun ricettore nel
proprio campo. In questo caso, con l'introduzione del libero, sono solo tre i giocatori che si
alternano nelle varie posizioni. Solo nel caso di alta specializzazione dei ruoli si ricorrerà alla
scelta della ricezione a due e, in questo caso, saranno sempre gli stessi giocatori quelli impegnati
ad affrontare la battuta avversaria. Il sistema a due consente di sfruttare le elevate capacità degli
atleti nei singoli fondamentali, ma pone limiti alla sistemazione dei giocatori in campo (perché
non cadano nel fallo di posizione) che possono condizionare lo sviluppo della fase di cambio
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palla. È ovviamente un tipo di scelta tattica che deve essere riservato a formazioni di altissimo
livello tecnico che inoltre abbiano automatizzato meccanismi di intesa quasi perfetti.
Definire le competenze
Fondamentale sarà indicare a ciascun giocatore la propria competenza sul terreno di gioco. Tale
indicazione verrà data con disposizioni precise, ma che, come vedremo, non dovranno intendersi
sempre in modo rigido, ma adattabili alle varie situazioni di gioco.
Ricezione a cinque
Ricezione a quattro
Ricezione a tre
Ricezione a due
Effettuata la divisione del terreno fra i ricettori, è bene evidenziare alcuni dei casi in cui queste
indicazioni possono subite modifiche.
Intanto, se fra i giocatori in ricezione vi fossero anche attaccanti (e capita quasi sempre) questi
devono essere in parte sollevati dalle loro competenze di ricettori dai compagni di seconda linea
che si assumeranno un carico maggiore di responsabilità. Lo stesso principio vale anche nel caso
di un giocatore che, pur disputando una buona gara a rete, non sia nella migliore condizione, sia
pure psicologica, per ricevere.
Anche il tipo di battuta dell'avversario e le capacità di anticipazione dei ricettori potranno
modificare le competenze dei giocatori in ricezione: non si riceve allo stesso modo una battuta in
salto (di norma lunga), una a tennis con palla rotante (per la quale potremo facilmente
identificare il ricettore interessato) e una a tennis flottante (che richiederà invece capacità di
raggiungere la posizione tecnica corretta appena prima dell'impatto della palla sulle braccia);
così come la posizione del battitore (lungo la linea di fondocampo, vicino o lontano) influenzerà
le probabilità che la palla cada in una o in un'altra zona del campo.
Come sistemare la formazione
Ma nel momento in cui ci accingeremo a fare tutte le scelte che sono state illustrate, ci
accorgeremo che una influenza l'altra e che spesso scegliere una tattica ci porterà
automaticamente a rinunciare a un’altra. Si può predisporre la formazione con i migliori ricettori
nelle posizioni-chiave, ma questo potrebbe influire sulla possibilità di realizzare combinazioni
d’attacco, oppure potrebbe impedire di porre il muro più forte o l’attaccante più sicuro, o magari
entrambe le cose, vicino al palleggiatore; ma potrebbe essere vero anche il contrario e quindi
ritrovarci con una formazione troppo vulnerabile in ricezione che non ci consentirebbe di
sfruttare un buon potenziale d'attacco.
Ritorniamo quindi al primo principio enunciato: disponiamo la formazione secondo le
caratteristiche della squadra, del campionato cui partecipiamo, delle capacità tecniche dei singoli
giocatori, dell’abilità dei palleggiatori e non facciamoci trasportare invece dall’aver visto
adottare a un’altra squadra una tattica particolarmente affascinante, poiché difficilmente potrà
adattarsi alla nostra formazione.
Potremo effettuare, ad esempio, una scelta che privilegi la ricezione: in questo caso bisognerà
conoscere le capacità effettive di ricevere dei giocatori, magari dopo aver effettuato scout
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individuali per un alto numero di partite e di allenamenti. In questo caso la formazione andrà
disposta in modo tale che i migliori ricettori siano, in ciascuna rotazione, statisticamente, quelli
più impegnati. Oppure potremo privilegiare gli spostamenti di un palleggiatore bravo e preciso,
ma particolarmente lento, cercando di posizionarlo sempre il più vicino possibile alla sua zona di
costruzione. Ancora, si possono fissare le posizioni dei ricettori in funzione delle combinazioni
d’attacco che si intendono utilizzare o sulla possibilità di fare meno danni possibili in ricezione
utilizzando un particolare sestetto, e così via.
Il presente materiale è di proprietà del prof. Maresca Mario, ne è pertanto consentito
l’uso esclusivamente nell’ambito del Corso Allievo Allenatore 2011/2012, organizzato
dal Comitato Provinciale della F.I.P.A.V. di Pordenone.
Qualsiasi uso diverso è perseguibile legalmente.
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