Carissime lettrici, Carissimi lettori, Eccoci qui pronti alla
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Carissime lettrici, Carissimi lettori, Eccoci qui pronti alla
Comunicazioni dalla Redazione Comunicazioni Carissime lettrici, Carissimi lettori, Con la presente, informiamo tutti i soci che in data Venerdì 12 Maggio 2006 – ore 20.15 Eccoci qui pronti alla pubblicazione del primo numero della Piccionaia c/o Ristorante Morobbia a Camorino del 2006 …. la Redazione era veramente a corto di materiale e quindi non ci è stato possibile uscire prima in stampa. Si svolgerà l’assemblea dei delegati dell’UTAPA (Unione Ticinese A dire il vero siamo un po’ preoccupati … come già ribadito più volte, Allevatori di Piccoli Animali) con il seguente ordine del giorno: la sopravvivenza di questo importante periodico dipende unicamente 1. da voi, e quindi contiamo vivamente sul vostro prezioso contributo e 2. Nomina scrutatori supporto: mandateci materiale, foto, vostre esperienze!!!!! 3. Approvazione verbale ultima assemblea Per il confezionamento di questo numero, visto lo scarso materiale a 4. Relazione presidenziale nostra disposizione, abbiamo pensato di “rispolverare i vecchi 5. Relazione responsabile movimento giovani periodici” degli anni 70-80-90, nella ricerca di articoli interessanti 6. Approvazione conti esercizio 2005 e rapporto revisori da proporvi. 7. Fissazione quota annuale Accertamento presenze e verifica dei mandati 8. Eventuali Auguriamo a tutti voi una buona lettura!!! Pellegrini Tamara -1- -2- L’angolo poetico … MODI DI DIRE … ______________________________________________________________ Esposizium e Piviunn L’è la fèsta di Piviunn, dent pai gàbi, bèi, luseeent, i sumean di spusìtt, che sa guàardan surident. ESSERE UCCEL DI BOSCO A vedee cuma i sa möövan, l’è la rôôba püsee bèla, i sumeian Maniquin, che passeggia in passerèlla. Illustrazione: Sara Guerra Annotazione: Chi é fuggito e si è reso irreperibile, di chi è latitante e non ha nessuna intenzione di farsi ritrovare. Dice il proverbio: meglio essere uccel di bosco che di gabbia. Pellegrini Tamara -3- A cercàa ‘l peel in dà l’öövv, la giüria, cunt perizia, la sà impegna unestament, senza l’umbra da malizia. Ma, per quell che capiiss poogh, i ghà pàaran tücc campiun; e per taanti, questa fèsta, l’è ‘na gran disillusiunn. Gh’è nissün che sa scuräagia, anca in mézz a un quäi duluur; per un’altra Espusiziunn, l’è già prunt l’allevaduur. Fonte: Piccionaia No. 28 – marzo 1971 - Autore: Pierino Fontana -4- L’angolo poetico … La moria dei piccioncini nell’uovo Abbiamo ricevuto dal nostro caro “Giuletto” una bellissima poesia di Natale che non siamo riusciti a pubblicare in tempo nel nostro ultimo numero natalizio …. è talmente bella – come lo sono tutte le sue poesie - che abbiamo quindi deciso di pubblicarla qui di seguito anche se il Natale è oramai alle spalle …. Grazie di cuore Giulio per questo prezioso contributo!!!! 1. 2. 3. 4. 5. 6. Gesü Bambin Li In d’na prezév ch’a sa da fén gh’è stu taturin péna nassüt. 7. 8. 9. 10. U carézza u indulziss ur cör da nüm tücc. carenza d’umidità utilizzazione di calce nei nidi età dei riproduttori riproduttori malati mancanza di vitalità dei riproduttori miscugli di becchime inadatti e mancanze di cure nella colombaia uova dal guscio troppo duro errata manipolazione delle uova sovrappopolamento nella piccionaia femmine indebolite dalla sovrapproduzione Altre cause possono entrare il linea di conto ma l’esperienza insegna che quelle enumerate sono generalmente le principali che danno da riflettere. Fin a i mè ültim pass In dra vigna. Fin a i mè ültim dì sü sta tèra. Finissarò mai da cercàl. Giulio Passardi -5- La moria dei piccioncini dopo la rottura del guscio è una delusione che sovente riscontra l’allevatore debuttante, e purtroppo anche i più provetti. Molte sono le circostanze che ne sono la causa: 1. Tutte le uova necessitano di umidità. E’ un fatto acquisito che i pulcini hanno una percentuale migliore di nascita quando la chioccia cova per terra ciò che conferma l’importanza dell’umidità naturale del terreno. Nelle incubatrici artificiali si ricorre all’umidificazione ed in modo particolare quando si tratta di covate di uova di anatre. L’uovo di piccione necessitando circa la metà di umidità di quello di gallina, assicurando un bagno al maschio nel momento in cui sostituisce la femmina sul nido al mattino verso le ore 09.00 ed alla femmina quando si dispone per il turno notturno, verso le ore 15.00 -6- -16.00, essi posseggono sufficiente umidità per permettere all’embrione dell’uovo di restare in vita. E’ perciò indispensabile di permettere loro di fare il bagno durante tutto il periodo di riproduzione. Il comportamento dei piccioni in presenza del bagno o durante la pioggia è indizio sicuro delle loro necessità di acqua che si rileva salutare per il buon andamento delle piccionaia. 2. Evitare in modo categorico di mettere calce nei nidi. Essa dissecca l’uovo provocando la morte dell’embrione. La calce per conto mantiene asciutta e pulita (parassiti) la piccionaia e molti sono perciò i suoi partigiani che assicurano di aver avuto ottime schiuse. Ciò può essere comprensibile per riproduttori lasciati in libertà o se il bagno è continuamente a loro disposizione. E’ tuttavia sufficiente scordarsi del bagno per uno o due giorni per provocare una carenza di umidità con le nefaste conseguenze che conosciamo. 5. La mancanza di vitalità citata è pure conseguenza dell’oggetto trattato nel punto 4. La pratica della consanguineità; e ogni allevatore sperimentato la pratica, comporta dei vantaggi ai quali si contrappongono inesorabilmente anche svantaggi molto più nefasti se non riconosciuti per tempo. Tramite la consanguineità, disponendo unicamente di soggetti in piena vitalità e salute, è possibile fissarne le qualità. In questo pratica non esistono che due possibilità. O il successo o l’insuccesso completo. Molti ottimi allevamenti sono stati annientati da una eccessiva consanguineità di soggetti o da una mal compresa legge ereditaria. Ogni allevatore deve dunque riflettere prima di avventurarsi in questa direzione. 4. Grave errore tipico dei principianti è la conservazione di soggetti malati nel loro allevamento. Se l’indisposizione è conseguenza di una malattia o parassitosi curabile (vermi) una cura si impone prima che essi vengano introdotti nel reparto di riproduzione. I piccioni malati di verminosi presentano deiezioni liquide, verdastre e viscide. Imbrattano le uova ed il nido: sicuro pericolo per l’embrione. Essi sono causa di contagio per le altre coppie. Mai inserire nell’allevamento piccioni presentanti ingrossamenti delle articolazioni delle ali che se apparentemente guarite. E’ un sintomo di certezza che il virus (Paratifo) vi si trova ancora con altrettanta certa sua trasmissione ai soggetti viventi nella stessa comunione. 6. L’alimentazione è pure essenziale. I riproduttori devono essere nutriti con parsimonia prima e dopo il periodo di allevamento ma l’assortimento di grani variato. Non è consigliabile il solo impiego di orzo. Un miscuglio composto in parti uguali di fagiolini, da foraggio, frumento e mais distribuito 2-3 volte la settimana sarà salutare. I piccioni richiedono per ragioni biologiche un miscuglio variato. Durante i 15 giorni precedenti gli accoppiamenti (non prima di fine febbraio) si somministrerà loro orzo e avena (scorticata) in proporzioni uguali. Se i riproduttori iniziano l’allevamento con troppo grasso in corpo si registreranno difficoltà nella deposizione delle uova, uova non fecondate, embrioni aventi difficoltà a rompere i gusci, e nel caso di schiuse regolari i genitori saranno svogliati ne nutrire la loro progenitura. Per la mancanza di cure alla colombaia si intendono le piccionaie mal tenute nelle quali la pulizia fa difetto, quelle umide, oscure, con correnti d’aria o, gravissimo errore, sovrappopolate. Il principiante crede generalmente che più riproduttori possiede, più numerosi saranno i piccoli da allevare. La verità sta esattamente all’apposto di questo ragionamento. Meno numerosi saranno i riproduttori, ma di qualità, e maggiore sarà il numero di giovani ottenuti. E’ questa la verità che spesso ignoriamo o dimentichiamo. Un altro, e purtroppo radicato, male che si riscontra è il numero elevato di esposizioni che i piccioni devono subire durante l’autunno-inverno. -7- -8- 3. L’accoppiamento fra loro di riproduttori vecchi di alcuni anni non dà i risultati attesi, ottenibili con l’accoppiamento di un vecchio maschio ed una giovane femmina. Evitate pure i accoppiare due soggetti giovani salvo nel caso ove si voglia diminuire la grossezza della discendenza rispetto a quella dei genitori. Ciò evidentemente non è il caso che si presenta agli allevatori di Mondani, Linci di Polonia, Carneau, Strasser, Cauchois, Fiorentini, ecc. Due o tre, a rigore quattro esposizioni sono il massimo che possiamo imporre ai nostri soggetti. E’ chiaro che queste partecipazioni a esposizioni non devono susseguirsi a brevi intervalli, una al mese è sufficiente. Sono le femmine in particolare che soffrono dei trasporti che le indeboliscono e fanno temere la morte degli embrioni. Le esposizioni sono inoltre involontaria causa di danneggiamenti alle femmine, lungi da me tuttavia è il pensiero di gettare dubbi di qualsiasi sorta essendo io stesso organizzatore di manifestazioni colombofile, ma sovente volonterosi inesperti sono occupati all’ingabbiamento dei soggetti esposti. Nell’intento di evitare che questi possano sfuggire dalle loro mani li stringono troppo forte all’addome causando un danno talvolta irreparabile. Un numero dispari di piccioni in una colombaia è un ulteriore piaga presso i nostri allevatori. Un maschio in soprannumero si pavoneggia si a lungo davanti al nido di una femmina che sta covando, che questa ne scende e si lascia fecondare, entrano in seguito nel nido rompendo le uova o facendole rotolare al di fuori. Dobbiamo pur comprendere questi maschi solitari! Se fossimo celibi saremmo pure noi tutti da classificare nella categoria dei … galanti! Le femmine “nubili” costituiscono pure un pericolo sebbene siano molto meno aggressive. Capita tuttavia che esse depongano un uovo in un nido già occupato per cui si pone per l’allevatore il problema di riconoscere quali siano le uova appartenenti alla coppia occupante il nido. Durante il periodo di freddo è sconsigliabile l’abuso di piccoli grani quali il miglio, il ravizzone, ecc. per il fatto che la femmina in cova si sofferma a lungo presso le mangiatoie lasciando raffreddare le uova. Talvolta al contrario trovando troppo lungo il tempo impiegato per nutrirsi di questi piccoli semi di cui è ghiotta, rientrano nel nido senza essersi nutrite sufficientemente. Avranno di conseguenza freddo durante la notte e le uova ne soffriranno parimenti. -9- 7. Gusci eccessivamente duri o di spessore superiore alla normale si registrano raramente. Un “Grit” con tenore troppo alto di calcio ne potrebbe essere la causa. I piccioni non ingurgitano che il grit loro necessario per la digestione. Se dovessero ingerire una quantità troppo elevata di calcio questo non passerebbe nel sangue ma direttamente nelle deiezioni. Se pensassimo che un guscio fosse troppo duro lo si potrebbe intingere in una soluzione all’uno per cento d’acido sulforico e acqua a 40 gradi tra il 16. ed il 17. giorno di cova. Una schiusa stentata deriva raramente da difetti dal guscio, ma soprattutto dalla debolezza dell’embrione. Le femmine che depongono uova troppo fragili e troppo dure hanno generalmente imperfezioni disfunzioni alle ovaie. Nella maggior parte dei casi la causa di stentate schiuse va ricercata nella durezza dell’epidermide dell’uovo. Dopo che la membrana racchiudente l’albume si è formata, avviene una inezione di acqua all’interno. Il guscio si forma in seguito, se l’epidermide è troppo dura l’acqua penetra in quantità insufficiente nell’uovo riducendone la quantità a disposizione dell’embrione. Di conseguenza l’epidermide si essica causando la morte dei piccioncini, impossibilitati ad aprirsi un passaggio. Fortunatamente si tratta di eccezioni anche se talvolta abbastanza frequenti. 8. Una errata manipolazione dell’uovo può essere causa di mancata schiusa soprattutto se il guscio è già aperto. Riponendo l’uovo nel nido con la parte rotta rivolta verso il basso il piccioncino avrà maggiori difficoltà ad uscirne e non di rado non vi riesce. E’ dunque necessaria la precauzione di assicurarsi che il foro si trovi rivolto verso l’alto. Non va pure dimenticato di inumidire la parte rotta con la saliva, l’uovo diventando umido si screpola più facilmente. L’allevatore deve quindi dar prova di pazienza, di saperci fare e d’esperienza. Se all’apparizione della membrana dell’uovo questa risultasse asciutta e di colorazione gialla, il piccioncino non avrà la forza di continuare il suo lavoro per liberarsi, e non si tratta di piccola cosa, per cui è indicato aiutarlo allargando leggermente il foro. - 10 - All’apparizione di qualche traccia di sangue arrestare immediatamente l’operazione e riprenderla eventualmente dopo 6 o 8 ore. Caso contrario è possibile continuare dalla parte dell’uovo ove trovasi la testa, liberandola con cautela. Mai si libererà tuttavia completamente il piccioncino. Lo si posa delicatamente nel nido con la parte di guscio restata e con la testa rivolta verso l’alto prendendo cura di inumidirgli il becco con un po’ di saliva, il che lo fortifica ed aiuta ad inumidire la membrana che spesso si attacca al corpicino. Tuttavia con riproduttori sani e ben curati questa operazione si rileva inutile perché i due piccioncini “cadono” letteralmente dalle uova. Riportiamo l’allevatore a quanto detto sulla necessità del bagno in tempo di schiusa e ciò specialmente in caso di tempo ventilato. Altra importante massima consigliata ai giovanissimi ed agli allevatori principianti “la pazienza è una prima qualità dell’allevatore”.. Pur comprendendo il loro interesse e l’impazienza di veder schiudere le uova raccomandiamo loro di non voler controllare ora per ora dal 14. al 15. giorno se la nascita è in atto. I riproduttori devono assolvere il loro compito di cova in tutta tranquillità. 9. Il sovrappopolamento della colombaia è pure un errore capitale. Su 100 piccionaie 75 sono generalmente sovrappopolate e in parte con soggetti di poco valore. Per i piccioni racchiusi in voliere si contano ca 7 m3 di spazio (2m. di largo e di altezza + m. 1.80 di profondità) per 5 coppie di riproduzione al massimo. 10. Sull’indebolimento dei riproduttori provocato dalla frenetica corsa alle esposizioni si è già riferito più sopra. Il sottometterli a ravvicinate covate è pure deleterio per la loro salute. Penso d’aver messo con le indicazioni che precedono, l’accento su parte dei problemi che un allevatore si pone durante l’arco dell’anno dei quali non trova la soluzione perché talvolta cerca troppo lontano. Fonte: Piccionaia No. 31 – febbraio 1972 - Autore: Robert Meier - 11 - CURIOSITÀ: L’incredibile del piccione viaggiatore volo La prima notizia che riporta l’impiego dei piccioni nella ricognizione aerea la possiamo apprendere dalla Bibbia. Noè, dopo settimane nell’Arca in balia del diluvio, fa uscire per tre volte un piccione; al terzo tentativo l’uccello ritornò portando in becco un ramoscello d’ulivo, la speranza, la prova che le terre cominciavano a riemergere. Numerosi ritrovamenti archeologici hanno portato alla luce statuette di piccioni databili 5 mila anni prima di Cristo confermando l’adattamento ad un ambiente domestico. Nelle zone di insediamento degli Etruschi sono state trovati numerosi siti che servivano per l’allevamento dei piccioni. Gli scritti greci e romani ci tramandano l’utilizzo dei piccioni viaggiatori per informare sui risultati delle battaglie su fronti lontani. Durante i giochi olimpici nell’Antica Grecia si usavano i piccioni per divulgare i nomi degli atleti vincitori, mentre l’imperatore Nerone li utilizzava per informare famigliari e amici sui programmi delle competizioni sportive. Nel XII secolo i piccioni erano impiegati regolarmente in una rete di servizio postale tra l’Iraq e i territori dell’attuale Siria. Nei Sultanati dell’Oriente le costruzioni che ospitavano i piccioni erano una norma. Sembra proprio che durante le crociate in Terrasanta i Cavalieri Templari appresero dagli arabi la tecnica dell’allevamento dei piccioni viaggiatori. Infatti, presso i resti degli insediamenti templari si trova sempre una torre di avvistamento con colombaia, detta anche colombera o palombara. Per secoli i piccioni viaggiatori permisero di organizzare una diffusa e ben organizzata rete di comunicazioni. Nel 1700 i primi giornali in Belgio e Olanda contavano sui piccioni per ricevere le informazioni dai loro corrispondenti. - 12 - La tragica battaglia di Waterloo e la sconfitta di Napoleone venne immediatamente conosciuta a Londra con relazioni portate da piccioni viaggiatori imprestati alle truppe inglesi dal banchiere Nathan Rothschild. Un altro episodio ben conosciuto è l’impiego di questi volatili per il trasporto dei messaggi segreti nell’assedio di Parigi durante la guerra franco-prussiana. Nel 1870 e fino all’anno successivo, centinaia di piccioni vennero contrabbandati da Parigi a Tours con l’impiego di aerostati ad aria calda; quando venivano rilasciati con i messaggi ritornavano ai loro tetti parigini. In quell’occasione la fotografia, allora agli albori, venne utilizzata per fotografare i messaggi e ridurli in microfilm; in questo modo ogni piccione poteva trasportare un testo contenente un milione di parole. Durante l’assedio vennero inviati, con questo sistema, 150 mila messaggi governativi, militari e segreti e oltre un milione di missive private. Una fondamentale arma militare Con la diffusione del telegrafo, del telefono e poi della radio, i sistemi di comunicazione basati sui piccioni viaggiatori cominciarono a scomparire dalla vita civile anche se rimasero in uso nella realtà militare. Nel 1898 il tedesco Julius Neubronner iniziò a costruire una serie di leggerissime macchine fotografiche da fissare sul petto dei volatili; dopo numerosi tentativi ed esperimenti mise a punto un apparato del peso di soli 70 grammi che poteva fissare un’immagine del terreno sorvolato su un negativo quadrato da quattro centimetri di lato. Era nata la “pigeon camera”, che venne brevettata nel 1903. Lo stesso anno venne acquisita in un certo numero di esemplari dalle brigate della Baviera. Nella pigeon camera lo scatto della fotografia era comandato da un temporizzatore meccanico regolato sul tempo approssimato che sarebbe servito al piccione per raggiungere l’area da riprendere. - 13 - Naturalmente andavano fatti ripetuti tentativi perché i piccioni addestrati non andavano sempre nella direzione voluta. Anche nel campo dell’addestramento nacquero dei miti, piccioni campioni che riuscivano a compiere con estrema precisione il percorso voluto e a consentire in questo modo la ripresa dell’area d’interesse militare. Nel 1912 Neubronner presentò un nuovo modello con molte migliorie, e negli anni seguenti l’apparato fotografico o dispositivi similari vennero acquisiti in gran numero dalle forze armate dei principali Paesi: la Prima Guerra Mondiale era alle porte. Dallo scoppio del conflitto, su navi, sommergibili, aeroplani e carri armati dei vari eserciti belligeranti la presenza dei piccioni viaggiatori era un fatto normale. Per capire l’importanza che veniva data a questi volatili in quegli anni, basterà ricordare come immediatamente dopo l’inizio delle operazioni belliche i tedeschi assaltarono alcuni allevamenti in Belgio impossessandosi di oltre un milione di piccioni viaggiatori da utilizzare in battaglia. Non essendo in quegli anni ancora diffusa la radio, le navi da guerra e gli aeroplani dovevano necessariamente servirsi dei piccioni viaggiatori come unico sistema di collegamento con i comandi. Nel 1916 diversi autobus a due piani londinesi vennero trasformati in piccionaie militari mobili. L’importanza dei piccioni viaggiatori venne testimoniata dal generale Fowler, capo del dipartimento comunicazioni dell’esercito britannico, che così descrisse il loro valore: “Durante i periodi di tranquillità possiamo utilizzare messaggeri, telegrafi, telefoni, segnalazioni con bandiere e i cani, ma quando si accende la battaglia e la situazione si fa caotica con mitragliatrici, artiglierie e i gas, dobbiamo affidarci ai piccioni. Quando i soldati si perdono o rimangono accerchiati dal nemico in località sconosciute, possiamo contare soltanto su comunicazioni affidabili. Le otteniamo solamente con i piccioni. Ci tengo a dire che essi, nel loro lavoro, non ci hanno mai tradito”. - 14 - Più precisi dei treni espressi Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale del 1939-1945 il Governo inglese aveva preparato molto bene la sua rete di piccioni. Per le necessità di esercito, marina e aviazione vennero “arruolati” 200 mila piccioni dagli allevamenti civili e assegnati al National Pigeon Service; l’esercito statunitense ne acquisì circa 54 mila dalla stessa fonte, impiegati in un’apposita struttura formata da 3 mila soldati e 150 ufficiali. Una speciale sezione dell’esercitò provvide a paracadutare 16.554 volatili sui Paesi dell’Europa occupata, la loro base era stata ricavata nei sottotetti di un grande magazzino in Oxford Street al centro di Londra. Ogni giorno durante tutta la Guerra migliaia di piccioni effettuavano centinaia di missioni tra le installazioni militari nell’intera Gran Bretagna, seguendo un regolare orario con una precisione tale da far invidia ai treni espressi. A Digla, presso il Cairo, la Royal Air Force installò un servizio di piccioni particolare per operare con i Paesi del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Italia meridionale. In Italia l’esercito poteva contare su circa 10 mila colombi suddivisi in 40 colombaie che costituivano una rete parallela a quelle basate su telegrafo e radio. Il servizio delle colombaie era affidato all’Ispettorato delle truppe del Genio e ogni colombaia dipendeva dalla direzione autonoma del Genio nel territorio di residenza. A ciascuna colombaia era addetto un sottufficiale colombicultore pratico della materia. All’inizio della guerra contro la Francia vennero attivate sulle Alpi occidentali sette colombaie fisse e nove mobili. Durante quelle operazioni la divisione alpina Taurinense, ad esempio, impiegò 60 colombi di cui 52 rientrarono con il messaggio alla propria colombaia. Le prove pratiche effettuate dal Genio con i volatili dimostrarono l’affidabilità di questi anche in condizioni climatiche sfavorevoli; soltanto il suolo coperto di neve poteva creare disorientamento ed impedire il ritorno alla colombaia di origine. Anche il freddo intenso era un grave rischio che poteva causare perdite, ma il servizio veniva assicurato inviando un maggior numero di volatili che portavano lo stesso dispaccio. - 15 - Nell’esercito italiano era d’uso scrivere il messaggio cifrato sopra strisce di carta di seta pesanti un grammo e inserite in tubetti di penna d’oca legate al timone dei piccioni. Dalle zone del fronte, per maggior sicurezza, ogni messaggio veniva trasmesso con tre piccioni ad intervalli di mezz’ora l’uno dall’altro. Il trasporto dei volatili veniva effettuato con colombaie mobili suddivise in gabbie singole recanti all’esterno le caratteristiche dei singoli volatili. I volatili erano separati per colombaia e per sesso, in modo da impedire errori nella trasmissione della posta ed evitare accoppiamenti o che si affezionassero a luoghi diversi dalla colombaia di origine. L’intero servizio colombofilo militare italiano si dissolse o venne distrutto dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943; quei difficili momenti sono testimoniati dai testi degli ultimi messaggi recapitati dai piccioni. Anni dopo rientrò in attività la colombaia militare di Roma come unico centro di addestramento del ricostruendo esercito italiano. In Estremo Oriente i reparti indiani al servizio dei britannici istituirono l’Indian Pigeon Service e riuscirono ad addestrare i piccioni a volare avanti e indietro tra due piccionaie: in una potevano cibarsi, nell’altra riposare. Impiegati in Malesia e Birmania, questi volatili potevano navigare nella giungla più fitta fino a 30 miglia oltre le linee nemiche. I movimenti partigiani di resistenza in Francia, Olanda, Belgio e Danimarca impiegarono servizi di piccioni viaggiatori che rimanevano accuratamente occultati perché il rischio era enorme. In questi Paesi gli occupanti nazisti passavano immediatamente per le armi chi veniva trovato in possesso di piccioni viaggiatori. Caccia ai piccioni “nazisti” L’impiego dei piccioni viaggiatori durante la Seconda Guerra Mondiale rivestì senza dubbio un’importanza superiore a quanto comunemente si creda; infatti, la maggior parte dei documenti al riguardo rimane tuttora secretata. - 16 - Soltanto il 27 gennaio 1999 il Segretariato alla Difesa britannico a Londra rese pubblici alcuni documenti su questo argomento. Dalla loro analisi si scopre che il gerarca nazista Heinrich Himmler era, fin da ragazzo, un fanatico dell’allevamento e dell’impiego dei piccioni viaggiatori. Costrinse le SS e la Gestapo a costruire una rete di comunicazioni basata su questi volatili sia all’interno della Germania che nei Paesi occupati. Addirittura Himmler era il presidente della società nazionale tedesca dei piccioni. Dall’interrogatorio di alcuni prigionieri di guerra tedeschi il servizio segreto inglese MI5 scoprì l’importanza delle informazioni che agenti infiltrati in Inghilterra prima del conflitto facevano arrivare in Germania grazie ai piccioni viaggiatori. Venne predisposto urgentemente un servizio per intercettare i piccioni “nazisti” servendosi di falchi addestrati che vennero sparpagliati sulle coste britanniche, dalla Cornovaglia alle isole Scilly. A quanto sembra questa misura risultò estremamente efficace, permise di eliminare moltissimi piccioni in volo verso Germania e Francia e consentì la cattura di due “prigionieri di guerra” assieme ai messaggi che trasportavano. In seguito, ma non viene spiegato con che metodo, i due piccioni tedeschi vennero integrati nei volatili dell’Army Pigeon Service. Più efficaci dei sensori elettronici Dopo il secondo conflitto mondiale non si è mai più sentito parlare dell’utilizzo dei piccioni ammaestrati. Erano diventati un sistema obsoleto oppure erano forse diventati una questione ancora più segreta? Considerando le notizie filtrate sull’utilizzo militare di altre specie animali, come i delfini per portare cariche esplosive su obbiettivi navali o i cani utilizzati per ricercare esplosivi o per portarli nelle posizioni nemiche, non ci sarebbe niente di strano. Mentre non ci sono notizie sul loro impiego nella guerra dell’Afghanistan, è invece ben testimoniata la ricomparsa dei piccioni - 17 - durante l’invasione dell’Iraq, distribuiti a dozzine nei reparti angloamericani e utilizzati come sensori animali contro gli attacchi chimici e biologici delle tanto conclamate armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. I piccioni fanno parte delle unità che impiegano sofisticati strumenti di rilevamento e analisi scientifica degli agenti tossici. I volatili non sostituiscono i dispositivi tecnologici ma li integrano. Dan Fallace, responsabile di una squadra di rilevamento di un reggimento dei Marines, sostiene: “I piccioni hanno un senso in più. Lavoriamo con sensori elettronici che costano 12 mila dollari e piccioni che costano 60 dollari, ma questi ultimi difficilmente si rompono o forniscono letture errate. All’inizio pensavamo di utilizzare delle galline ma morirono tutte prima di arrivare qui. Ogni volatile è arrivato con la sua gabbia e la sua scorta di cibo”. Oggi il loro ruolo è di allarme, una dose di gas che per i volatili sarebbe letale consentirebbe, invece, ai soldati di prendere in tempo le adeguate misure di protezione. Gli uccelli vengono tenuti in gabbie protette dal sole ai margini degli accampamenti nel deserto, un po’ alla volta stanno diventando le mascotte dei militari che li accudiscono così, un po’ improvvisando, perché nessuno gli ha mai insegnato come fare. Prima di muovere dal Kuwait verso l’interno dell’Iraq, al quarto reggimento del primo battaglione della prima divisione dei Marines sono arrivati otto piccioni. Nessuno sapeva cosa farsene e come utilizzarli, finché il comandante colonnello John Mayer ha suggerito di metterli sul tetto dei veicoli in testa alle colonne corazzate. “Così magari ci accorgeremo in tempo degli attacchi con l’antrace o con i gas nervini”, ha commentato. Fonte: Unavicoltura: PERIODICO DELL'UNIONE NAZIONALE DELL'AVICOLTURA - Articolo di Giorgio Iacuzzo Pellegrini Tamara - 18 -