Untitled - Laboratorio 1 On Line
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K andinsky Mosca 4.12.1866 Pittore russo naturalizzato francese. Dopo gli studi di giurisprudenza a Mosca si interessò all’arte primitiva e alla cultura popolare russa. Affascinato dalle prime opere impressioniste, si trasferì a Monaco dove conobbe Paul Klee e fondò il gruppo Phalanx, promotore delle nuove idee dello jugendstil. Nel 1908 si trasferì con la sua compagna Munter dove continuò la sua ricerca sotto gli influssi del fauvisme e di Cezanne, Van Gogh, ma si distaccò rapidamente dall’elemento figurativo e dall’illusionismo spaziale tradizionale per elaborare, attraverso la serie delle improvvisazioni, delle composizioni e delle impressioni, una pittura astratta, che teorizzò nel saggio “Lo spirituale nell’arte” nel 1911, anno in cui partecipò anche alla fondazione del Blaue Reiter. A Mosca nel 1914, fu nominato (1920) professore al Vchutemas e nel 1921, poco prima di lasciare il paese, fondò l’accademia di scienza dell’arte. Insegnante dal 1922 al Bauhaus, fece ricerche nel campo della geometrizzazione costruttivista, che trovarono una formalizzazione nel saggio “Punto, linea, superficie” (1926). Nel 1924 fondò con Klee, Jawlenskij e Feininger il gruppo Die Blaue Vier (I quattro blu), che esplose prevalentemente negli Stati Uniti, mentre nel 1929 ebbe la sua prima personale a Parigi. Dopo lo scioglimento del Bauhaus (1933) che era stato preceduto peraltro da dissapori con il direttore Meyer, si stabilì in Francia dove visse fino alla morte, realizzando opere basate soprattutto sull’analisi di forme biomorfe secondo una ricerca iniziata già nella seconda metà degli anni venti. E’ padre riconosciuto con Paul Klee, dell’astrattismo lirico, volto a rappresentare le sensazioni “interiori ed essenziali”, contrapposto alla corrente geometrica di Piet Mondrian. La sua concezione anti-naturalistica dell’arte e la sua ricerca di un linguaggio puro sono state di fondamentale importanza nello sviluppo della pittura moderna. Portato ad un costante peggioramento dalla malattia, morì nel 1944. Ciò che maggiormente lo stimola nella musica è la capacità propria di questa arte “astratta” di inventare e produrre nuove soluzioni artistiche totalmente indipendenti dagli influssi naturalistici e realistici. Questo è proprio ciò che Kandinsky vuole imprimere nella sua pittura: un astrattismo privo di “mimesis”, ovvero privo dall’imitazione di un modello. Verso la fine degli anni ’10, dopo la scrittura del suo saggio principale “Lo spirituale nell’arte”, il pittore inizia ad intitolare le sue opere “impressioni” (prima tappa verso l’evoluzione della forma libera), “improvvisazioni” (dipinti scaturiti da un “evento di carattere interiore”) e “composizioni” (frutto di ricerche e riflessioni che richiedevano un lavoro lento, basato su studi preliminari ed abbozzi) utilizzando termini presi in prestito dal linguaggio musicale sottolineando in questo modo analogie, somiglianze e relazioni tra le due arti. Questo lavoro porta così Kandinsky ad una pittura dinamica che dà all’astrattismo un senso di movimento (egli stesso darà nei titoli dei suoi quadri le indicazioni su quale verso leggere il quadro come se esso fosse uno spartito musicale). In conclusione solamente un arte non figurativa, liberata dalla dipendenza dall’oggetto fisico, può quindi dare vita alla “spiritualità”, concetto chiave della riflessione artistica di Kandinsky e dell’intera generazione pittorica a cui quest’ultimo darà inizio. Kandinsky e Klee, entrambi pittori e musicisti preparati presentano l’elemento astratto e musicale in arte. Tra loro non ci fu rivalità ma solo una sconfinata e reciproca stima. Si incontrano la prima volta presso l’accademia di Monaco di Baviera nell’estate del 1900 e quando si rividero la seconda volta nel 1911 si rafforzò la loro amicizia professionale tanto che un anno dopo Klee, amante dei gatti e della musica anch’esso, si iscrisse al gruppo Blaue Reiter fondato da Kandinsky stesso oltre che da Franz Marc. Entrambi, spinti dalla convinzione di poter unificare tutte le arti accettarono il ruolo di docenti al Bauhaus. Durante la loro permanenza a Dessau condivisero due appartamenti doppi per docenti. Ciascuno degli appartamenti possedeva delle caratteristiche tipiche del modo di fare arte di ciascuno dei due, pertanto estremamente contrastanti con l’architettura di Gropius. Mentre l’appartamento di Kandinsky mostrava colori freddi, quello di Klee al contrario era caratterizzato da tinte calde. L’esperienza nel Bauhaus Nel 1921 Kandinsky accolse l’offerta del Bauhaus di Weimar, dove ricopriva l’incarico di Maestro di forma ed insegnava i rudimenti dell’arte astratta. La maggior parte delle sue opere di quel periodo era basata su una sintassi costruttiva limpida e serena: alle forme disordinate dell’improvvisazione si sostituisce l’esattezza geometrica. Diviene vicedirettore al Bauhaus ma gli eventi precipitano: i nazisti accusano il Bauhaus di essere il centro del bolscevismo culturale e nel 1933 il gruppo dovette definitivamente chiudere. Dopo il discorso di Hitler contro l’arte moderna i coniugi Kandinsky lasciarono la Germania per trasferirsi a Parigi; le opere del pittore, rimaste in Germania, vennero sequestrate e vendute a prezzi irrisori. Nonostante ciò Kandinsky ritrovò una seconda giovinezza e riuscì, ad organizzare una mostra sull’arte astratta, che venne vista come una vera e propria rivoluzione. Egli trovò comunque difficoltà nel farsi notare a Parigi, sorda all’arte astratta. Secondo Kandinsky “ la pittura astratta è la più difficile di tutte le arti. Bisogna saper disegnare bene, avere sensibilità acuta per i colori e la composizione, essere un vero poeta: questo è l’essenziale...”. Kandinsky manifestò fino alla fine un’energia creatrice non comune: dipingeva tutti i giorni, nonostante un’arteriosclerosi in fase avanzata gli creasse difficoltà nel camminare e nel respirare. Composizione VIII 1923. La sua ottava «Composizione» Kandinsky la realizza a distanza di dieci anni dalla prima. In realtà in questo decennio che separa i due quadri è successo di tutto. Vi è stata la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Russa. Kandinsky torna nella sua patria per partecipare ai primi governi rivoluzionari. Poi ritorna in Germania, e qui, quasi a riallacciare fili che sembravano interrotti, riprende la sua attività pittorica. Il suo stile è però diverso. Il suo astrattismo ha perso ogni componente espressionistica per ricercare forme più rarefatte e regolari. Forse non è stato ininfluente il contatto con le avanguardie russe, quali il Suprematismo e il Costruttivismo. Di certo la sua pittura sembra ora rivolgersi, meno alle situazioni psichiche interiori, ma più alla costruzione di una nuova realtà esteriore. Una realtà in cui le macchine, le industrie, i nuovi materiali, eccetera, richiedono anche una nuova estetica tutta ancora da definire. Il quadro, realizzato nel 1925 e conservato attualmente in Francia, è tra le opere più famose di Kandinsky. Già dal titolo si intuisce come protagonista del quadro è solo il colore, che qui viene impostato soprattutto sui tre primari. Nelle opere di Kandinsky l’armonia dei colore corrisponde a quella dei suoni musicali, con la ricerca di un effetto psicologico che va al di là del soggetto. Così Kandinsky nelle sue variazioni di motivi trasforma il soggetto in una corrispondenza armoniosa secondo ritmi soprattutto diagonali e secondo toni originati dal blu, rosso, giallo, in diverse gradazioni e sfumature. Kandinsky parte dai colori, anzi, dall’accostamento dei colori con i suoni musicali. Nello «Spirituale nell’arte» fa corrispondere il giallo alla tromba, l’azzurro al flauto, al violoncello, al contrabbasso e all’organo, il verde al violino. Sostiene che il rosso richiama alla mente le fanfare, il rosso di cinabro la tuba o il cembalo, l’arancione una campana di suono medio o un contralto che suoni in largo. Che il viola suona come un corno inglese o come i bassi dei legni. Dopo aver collegato ciascun colore ad un suono, un profumo, un’emozione precisa, l’artista afferma che proprio grazie alle sue risonanze interiori, a seconda della sua diversità, ogni colore produce un effetto particolare sull’anima. Il colore rosso per esempio può provocare l’effetto della sofferenza dolorosa, per la sua somiglianza al sangue. Il giallo invece, per semplice associazione col limone, comunica una impressione di acido. Giallo, Rosso, Blu Alcuni colori possono avere una apparenza ruvida, pungente, mentre altri vengono sentiti come qualcosa di liscio, di vellutato, così di dar voglia di accarezzarli. Ma ognuno di essi corrisponde a delle forme che si distinguono nello spazio in modo preciso le une dalle altre. Ogni forma a sua volta, come il colore, ha una precisa corrispondenza: al cerchio associa il blu, al triangolo il giallo, al quadrato il rosso. Kandinsky progetta la composizione di questo quadro in un acquerello preparatorio, eseguito in forma più semplice ma già perfettamente definita nelle sue parti. L’idea compositiva si basa sulla contrapposizione della parte destra con quella sinistra. Nella prima prevalgono i toni atmosferici dell’azzurro contornato dal viola; in essa si inseriscono in prevalenza segni grafici leggeri posti secondo un ordine di armonia geometrica. Nella metà di sinistra fa da sfondo un colore giallo che chiude lo spazio senza sfondamenti in profondità. In questa parte le forme che il pittore inserisce hanno una consistenza materica più densa. Prevalgono le campiture di colore rosse e azzurre in forme rettangolari, triangolari e rotonde. Come in moltissimi altri quadri, anche qui le campiture di colore definiscono dei piani trasparenti: nella sovrapposizione dei piani il colore che ne risulta è la somma dei colori dei piani adiacenti. In questo modo la pittura di Kandinsky, pur giocata solo sul piano del quadro, tende a suggerire una organizzazione tridimensionale che evoca uno spazio percettivo diverso, e più ampio, di quello naturale. Composizione X 1938. La decima è l’ultima grande composizione da lui realizzata. Siamo ad una nuova svolta, che caratterizza per intero il periodo finale della sua attività. Il suo astrattismo tende a volgersi ad una nuova dimensione biomorfica molto diversa dalla dimensione meccanica del precedente periodo. Dalla sua capacità di invenzione nascono ora figure che sembrano micro-organismi galleggianti in una specie di liquido amniotico. Le forme prendono aspetti tattili più organici: assomigliano a bolle di aria, a tentacoli molli, a involucri epidermici. Questo suo ultimo astrattismo è, ancora come prima, ricerca di universi sconosciuti, ricerca di mondi che non sono meno reali di quelli che conosciamo, solo perché non abbiamo la sensibilità di vederli o di sentirli.