Azione - Settimanale di Migros Ticino L`invisibile parla astratto

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Azione - Settimanale di Migros Ticino L`invisibile parla astratto
L'invisibile parla astratto
La genesi dell’arte astratta risente in molti casi delle diverse correnti dello
spiritualismo che attraversano l’Europa fra Otto e Novecento
/ 24.10.2016
di Emanuela Burgazzoli
«L’artista è la mano che toccando questo o quel tasto (cioè la forma) fa vibrare l’anima. È chiaro che
l’armonia delle forme è fondata solo su un principio: l’efficace contatto con l’anima. Abbiamo definito
questo principio il principio della necessità interiore»: spiritualità e interiorità sono due termini che
in Vassily Kandinsky coincidono.
Nel suo singolare saggio Lo spirituale nell’arte apparso nel 1912 il pittore russo emigrato in
Germania annunciava una nuova epoca e teorizzava un’arte moderna, che superasse l’estetismo,
libera da ogni impressionismo, dal materialismo della rappresentazione dell’oggetto; un’arte che
potesse esprimere in definitiva il mondo interiore dell’artista. Ed ecco quindi l’importanza attribuita
all’effetto psichico di colore e forma, ritenuti capaci di far vibrare l’anima secondo un pioniere
dell’astrattismo.
Non a caso la genesi dell’arte astratta si intreccia con lo sviluppo dei movimenti spirituali che hanno
attraversato l’Europa fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento: teosofia,
antroposofia, misticismo, spiritualismo, occultismo. Il termine «astrazione» associato all’arte senza
significato (o meglio senza un referente) deriva da un saggio del 1908 di Wilhelm Worringer
(intitolato Astrazione ed empatia), Apollinaire dal canto suo parlava di «arte pura» e «pittura pura» e
Mondrian nel 1913-1914 annotava che: «Si passa da un mondo di forme ascendendo dalla realtà
all’astrazione; in questo modo si avvicina lo Spirito, o la purezza in sé stessa».
In pittura i «cavalieri» dell’arte astratta – Kandinsky, Kupka, Mondrian e Malevic – sono stati
influenzati dallo spiritualismo, dagli scritti di Helena Blavatsky e di Rudolf Steiner. Per il boemo
Kupka, come per i teosofi che incontra a Vienna, la natura si manifesta come una forza geometrica
ritmica. L’olandese Mondrian entra a far parte della società teosofica di Amsterdam nel 1909, ma i
suoi interessi risalgono già a qualche anno prima. A differenza di Kandinsky, Mondrian non prende
in prestito proiezioni visive dai testi teosofici, ma inventa piuttosto un linguaggio visivo astratto per
rappresentare questi concetti, basato sulle opposizioni binarie (femminile-maschile, luce-oscurità,
mente-materia) e rappresentato da un sistema di linee verticali e orizzontali e dai colori primari più
il bianco e nero.
Anche le scoperte in ambito scientifico – dalla psicanalisi alla fisica, dalla chimica alla matematica –
hanno influito sulle Avanguardie, rivelando nuove dimensioni della realtà fisica, indagandone gli
aspetti invisibili: la scoperta dell’esistenza di altre dimensioni rispetto alla realtà tridimensionale per
esempio ha influenzato il movimento del Futurismo russo e l’arte di Malevic. Il pittore russo
fondatore del suprematismo e di un’arte totalmente astratta coltivava anche interessi per l’occulto e
per le nozioni numerologiche e matematiche che condivideva con il poeta Khlebnikov. Fondamentale
anche l’influenza del Simbolismo; le opere del francese Odilon Redon e del belga Jan Toorop sono
esempi di quanto ci si possa allontanare dalla descrizione naturalista per poter esprimere valori
spirituali.
Influenzata dalle nuove scoperte e dallo spiritualismo teosofico e in seguito antroposofico, con
soggiorni a Dornach, è la pittrice svedese Hilma af Klint (1862-1944) che aveva cominciato a
dipingere quadri astratti già nel 1906, quattro anni prima del «primo acquarello astratto» di
Kandinsky. Ma la pittrice non espone mai i suoi lavori più «moderni»; gli oltre mille dipinti che lascia
saranno riscoperti soltanto dopo la sua morte, negli anni Ottanta. A questa «Emily Dickinson
dell’arte astratta» che rivela una grande capacità compositiva e originalità inventiva che passa nei
suoi quadri da un astrattismo geometrico a uno più «organico», la Tate Gallery e la Serpentine
Gallery hanno dedicato ampie rassegne recentemente.
Esposte per la prima volta negli anni Settanta al Kunsthaus di Aarau e successivamente anche al
Kunsthaus di Zurigo le composizioni geometriche della svizzera Emma Kunz (1892-1963). La
naturopata e artista, scopritrice della roccia curativa Aion A, definiva i suoi disegni «creazione e
forma espresse come misura, ritmo, simbolo e trasformazione del numero e del principio». Più
complessa invece e artisticamente rilevante la parabola artistica del pittore e filosofo argoviese Karl
Ballmer, che dopo un posto d’onore nella Secessione amburghese fra le due guerre, rientra in
Svizzera, stabilendosi a Lamone.
Nel caso di Ballmer, a cui il Kunsthaus di Aarau dedica una grande retrospettiva proprio in queste
settimane, l’approfondimento del pensiero antroposofico di Steiner, del quale è stato allievo e
collaboratore diretto, lo porta a sviluppare una pittura «ibrida», che innesta l’astrattismo su
referenti reali; dai paesaggi sempre più rarefatti, le sue tele si popolano ben presto di figure che
hanno perso la loro connotazione fisica e si fondono intimamente con lo sfondo: presenze che
sembrano affiorare da quella dimensione dei mondi sovrasensibili teorizzata da Steiner.
Un’opera che influenza fortemente quella del discepolo e artista Hans Gessner, che lo segue in
Ticino trasferendosi con la famiglia a Besazio. Del resto secondo Steiner i due peccati fondamentali
che può commettere un pittore sono copiare la natura e sostenere che si può rappresentare
direttamente il mondo spirituale.