La professione si ispira al grande cinema,Tutta la

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La professione si ispira al grande cinema,Tutta la
10 domande scomode
La campagna elettorale è appena partita e già annoia. Si parla
di “promozione della professione”: ne parlano tutti. Si parla
di “tutela della professione”; ma non si comprende con quali
strumenti la si voglia fare. Qualcuno dice cose tipo “la
migliore tutela è la promozione”, ma cosa s’intende, che
quando i carabinieri intercettano un finto psicologo invece di
denunciarlo si ordina un cartellone pubblicitario? La verità è
che dai programmi non si capisce quasi niente. Crediamo che in
questi anni AltraPsicologia abbia dato una prima dimostrazione
di cosa si può fare. E ora vuole lavorare per portare la
psicologia nel sociale, verso le istituzioni.
Chiedete qual è la ricetta agli altri
candidati!
Restiamo in attesa, osservando i movimenti sui vari siti delle
associazioni che si presentano alle elezioni. Ecco il guanto
di sfida.
10 domande a cui di solito non ama
rispondere chiaramente chi si
candida a governare l’Ordine degli
Psicologi
1. Pensi che le cosiddette “nuove professioni limitrofe”
(counseling-non-psicologico) alla psicologia siano un
modo per aggirare la legge che definisce la professione
di psicologo?
2. A parte la promozione della psicologia, cosa su cui sono
tutti d’accordo, è corretto che l’Ordine agisca con
determinazione di fronte alle “nuove professioni”?
3. Pensi sia illegittimo che una scuola di psicoterapia
svolga corsi abilitanti per psicologi psicoterapeuti e
contemporaneamente apra al counseling come attività
praticabile da chiunque?
4. Gli psicologi italiani sono un terzo degli psicologi
d’Europa, con un rapporto psicologo/cittadino più che
triplo rispetto alla media EU. Promuoveresti una
campagna attiva per la riduzione/chiusura di una parte
dei corsi di laurea in psicologia?
5. La professione di psicologo richiede un tipo di
formazione continua specifica. Su questa base
avalleresti un’iniziativa di opposizione attiva al
sistema ECM, in favore di una formazione continua
pensata ad hoc per gli psicologi in cui comprendere ad
esempio la supervisione, la pubblicazione di articoli,
alcune attività professionali?
6. S e i d ’ a c c o r d o c h e v a d a n o p e r s e g u i t i s u l p i a n o
deontologico i colleghi che svolgono “terapie
riparative” dell’omosessualità?
7. È necessario stimolare le scuole di psicoterapia ad
aderire a carte etiche proposte dagli Ordini o da
soggetti terzi al fine di tutelare i loro iscritti da
iniziative eccessivamente arbitrarie (colloqui di
selezione a pagamento, esami finali con richieste troppo
differenti, tirocini poco attinenti, etc.)?
8. Sei d’accordo sul fatto che l’ordine professionale debba
offrire ai propri iscritti delle funzioni e servizi
concreti come funzione principale?
9. Sei d’accordo che chi viene eletto debba garantire un
impegno e una presenza lavorativa reale e documentata
presso gli Ordini?
10. Ad Agosto 2014 entrerà in vigore l’obbligo assicurativo
RC per gli psicologi. Sei favorevole a includere il
premio nella quota di iscrizione OPL assicurando in
automatico tutti gli iscritti?
Con risposte affermative, senza
“se” e senza “ma”, sei in linea con
il programma di AltraPsicologia.
I confini "interni"
professione
della
Di recente nel dibattito sulla professione di psicologo si
discute molto di abusi professionali, conflitti metodologici,
limiti e confini delle varie pratiche.
C’è tuttavia un aspetto che non viene considerato in modo
esplicito, anche se è espresso in modo molto chiaro e preciso
nel codice deontologico.
L’articolo 4, infatti, ci ricorda che lo psicologo si deve
astenere dall’imporre il suo sistema di valori, mentre il 5 lo
obbliga a riconoscere i limiti della propria competenza e a
usare metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti
e riferimenti scientifici.
Nella realtà pratica, però, questi doveri professionali
subiscono numerose interpretazioni e distorsioni.
All’interno della stessa psicologia vi sono infatti molti
terapeuti che praticano terapie alternative o utilizzano
metodologie che di scientifico e deontologico hanno ben poco.
Nel nostro paese la cultura scientifica e la metodologia di
ricerca, purtroppo, non godono di stima diffusa. “Scientifico”
è un termine che disturba gli operatori alternativi del
benessere da momento che richiede la verifica dei risultati.
E’ inoltre frequente ascoltare commenti sulla “freddezza”
della scienza nel rapporto con i pazienti, quando, in realtà,
il calore o la freddezza della relazione terapeutica non
dipendono dal metodo scientifico utilizzato, ma dal carattere
e dall’attitudine del professionista.
La tutela delle persone che si rivolgono ad uno psicologopsicoterapeuta infatti parte proprio dall’impostazione clinica
e scientifica usata dal professionista, che si traduce poi in
una relazione empatica grazie alle caratteristiche umane dello
stesso professionista.
E’ pertanto forse necessario tradurre in qualcosa di più
concreto quello che il codice deontologico impone. Gli Ordini,
così come il Cnop, potrebbero chiarire meglio il concetto di
“scientificità clinica”, al fine di rendere inequivocabile il
limite della nostra professione e tutelare l’utenza da
professionisti psicologi che usano metodi vaghi e
spiritualistici.
Esistono enti di formazione riconosciuti in tempi remoti dal
MIUR che utilizzano costrutti come il sé superiore-spirituale
oppure l’energia in senso spirituale-curativo.. concetti che
non sembrano molto coerenti con l’articolo 4 e 5 del codice
deontologico.
Numerosi psicologi, utilizzano pratiche spirituali che
sostengono di lavorare sul “campo morfogenetico” la cui
esistenza, però, la fisica smentisce. Gli stessi potrebbero
invece utilizzare i metodi e i costrutti clinici
dell’indirizzo sistemico-familiare, che sono più rigorosi e
privi di quelle credenze magiche che inducono il paziente a
ritenere vero un sistema insondabile.
Molti altri colleghi mescolano teorie di naturopatia e le
credenze energetico-olistiche con alcuni assunti della
psicologia gestaltica. Abbiamo visto proliferare seminari con
gli “psico-tarocchi”, le ”energie curative”, le terapie
“vibrazionali”, “la psicogenealogia”, “l’olosomatica” ecc…
Queste teorie hanno il vantaggio di essere accattivanti,
affascinanti, semplicistiche e quindi facilmente comunicabili
alle persone, ma proprio per questo uno psicologo dovrebbe
ponderare ed evitare l’uso improprio di questi concetti e
delle distorsioni cognitive che queste teorie hanno al loro
interno.
E’ massima libertà di ciascun cittadino, psicologo o meno,
scegliere ciò in cui credere, utilizzare per se stesso
tecniche diverse o far parte di gruppi spirituali-energetici.
Ma è dovere dello psicologo non trasportare ciecamente il suo
sistema di credenze nel lavoro clinico di cura e prevenzione.
Probabilmente una presa di posizione netta potrà creare
malumore tra gli iscritti agli Ordini, i quali però, se
desiderano utilizzare tecniche prive di validazione
scientifica e lontane dai metodi rigorosi della ricerca
clinica, potranno trasferirsi facilmente all’interno delle
nuove professioni riconosciute dalla legge 04/2013.
La diffusione di criteri seri e specifici per riconoscere un
professionista psicologo-psicoterapeuta dovrebbe partire dai
limiti e dai confini concreti che la nostra professione
sceglie di darsi,
cittadinanza.
questo
a
tutela
della
salute
della
Nicole Adami
Psicologa
La professione si ispira al
grande cinema
Tra il 2009 e il 2013 i candidati si sono ridotti da 61 a 39.
Cosa significa? Che c’è una lista che ha governato OPL,
AltraPsicologia, c’è l’Aupi in difficoltà dopo Stamperia e la
vicenda delle elezioni siciliane, e c’è l’unica lista davvero
“contro”: Professione Psicologo.
Già, ma contro … a cosa? Per
saperlo non basta guardare i
candidati.
Come Norman Bates in Psyco di Hitchcock, alcune liste possono
avere più personalità, e questa è un po’ così. Hanno
raggruppato quasi tutti coloro con i quali OPL ha avuto una
contrapposizione nel corso degli anni, un litigio, una
scaramuccia. E con chi abbiamo “litigato” in questi anni? Con
il mondo dei sedicenti “riparatori” di omosessuali, con i
formatori di counselor e con tutti i nostalgici di una
politica professionale fatta di molte commissioni e pochi
progetti. Gente diversa, diversissima.
Cerchiamo di capire.
Stefano Gheno annuncia la sua candidatura con un attacco
frontale all’Ordine. OPL è stato per lui “ordine gendarme,
autoreferenziale e incapace di dialogo“. Si riferisce,
crediamo, al contributo importante che è stato dato alla
tutela della professione con l’adozione di linee guida per il
contrasto dell’esercizio abusivo e forse anche al nuovo
articolo 21, votato dall’87% dei colleghi, ma da lui
osteggiato.
Nel 2013 ha proposto un suo progetto, al suo quarto anno di
consiglio, progetto che però non è stato realizzato. Stefano
si ricorda per le frequenti critiche ad alcuni progetti
validi, e per essere riuscito a giustificare alcune
affermazioni di un collega segnalato per avere avallato
terapie tese a “riparare” gli omosessuali.
E’ stato forse il più lontano dall’idea di Ordine che abbiamo
proposto in questi anni.
Nessuno si sarebbe aspettato che Stefano, professionista
riconosciuto nel suo settore e oberato di impegni,
politicamente già impegnato nella Compagnia delle Opere, si
ricandidasse. Luca Longo, suo amico e sodale, ha votato in
modo identico a Stefano in Consiglio il 96% delle volte. E
come lui, non ha coordinato alcun progetto, ma, come lui si
ricandida.
Una voce dissonante è più che legittima… ma ecco la posizione
opposta! Per la stessa lista, si candidano Luca Mazzucchelli e
Riccardo Bettiga, che descrivono OPL sul sito parlando in
prima persona plurale, come se il programma di AP che ha
trasformato l’Ordine fosse il loro. Hanno davvero dato un
grosso contributo alla gestione dell’Ordine, tanto che il
primo detiene il record assoluto dei progetti gestiti in
proprio, ben 13, è noto e apprezzato per i suoi video e
webinar e il secondo è subentrato come entusiastico e valido
tesoriere. Eppure sullo stesso sito altre penne lasciano
intendere che OPL avrebbe consentito a Consiglieri di violare
il codice dei contratti… ma lo hanno chiesto al tesoriere,
loro candidato e amico?
Ed ecco il secondo punto
La critica del Dottore Gheno è ad un ordine gendarme e
incapace di dialogo. Con chi?
La lotta di OPL in questi anni è stata
contro l’abusivismo.
Questo ci porta all’altro versante scottante, la tutela della
professione. Altro contrasto, perché mentre Riccardo Bettiga
ha partecipato ai lavori della tutela, tanto da candidarsi con
entusiasmo alla direzione di un possibile gruppo di lavoro in
quell’area, oggi PP, in un vero e proprio patto faustiano, ha
deciso di accettare volentieri il sostegno del mondo del
counseling. Non solo la frase di Gheno sembra strizzare
l’occhio alle cosiddette “nuove” professioni, ma Barracco, i
suoi sodali e forse lo stesso Riccardo Zerbetto hanno già
dichiarato dove andranno i loro voti, i voti di quelli che da
sempre sono contro la legge Ossicini e contro gli articoli del
codice deontologico che prevedono che alcuni strumenti siano
esclusivi degli psicologi.
Attenzione, perché i prossimi anni
saranno definitivi per il futuro della
professione, la legge 4 sta producendo
mostri. Gli psicologi si sono stretti
intorno ad OPL quando lo psichiatra
Zerbetto ha trascinato l’Ordine in
Tribunale in una lite temeraria, e hanno
votato compatti il nuovo art. 21. Niente,
imperterriti, i piccoli imprenditori del
counseling sono sempre lì, pochi ma
sempre pronti a cercare di aggirare la
legge e a perorare la causa delle scuole
di
formazione
e
delle
deontologiche ad personam.
regole
In questo quadro d’insieme, sempre Professione Psicologo
candida Chiara Ratto, responsabile di una nota scuola di
formazione aperta tra l’altro a “laureandi, leader (sic!) e
manager…” Una giovane, con una passione per la politica tale
da avere proposto in tempi diversi a molti gruppi, anche di
convincimenti diversi, la propria candidatura. Dal Mopi alla
stessa Altrapsicologia, per capirci, che è come chiedere di
candidarsi un giorno a Vendola e il giorno dopo a Gasparri… AP
ha declinato cortesemente l’invito.
Quale politica farebbe questo gruppo se fosse eletto insieme?
C’è invero da stupirsi che riescano ad accordarsi su
un’ordinazione in pizzeria.
Norman Bates forse rinuncerebbe all’aggressione della
fanciulla nella doccia che lo ha reso celebre, dopo uno
spettacolo di contrasti così difficile da imitare.
Tutta la verità su ciò che un
Ordine può e deve fare
Chi si è iscritto all’Ordine
della Lombardia, come me,da
circa una decina d’anni, ha di
certo
notato
una
grande
differenza
rispetto
alle
gestioni precedenti dell’Ente.
Nel gennaio 2010 Altrapsicologia è entrata in maggioranza a
seguito delle votazioni per il rinnovo del Consiglio e non si
è dovuto attendere molto per osservare che l’Ordine,oltre
alle sue consuete funzioni di tutela, ha cominciato ad
assumere un assetto molto diverso e a fare proposte utili ai
propri iscritti.
I 140 Euro di tassa
annuale si sono trasformati in breve
tempo in un piccolo investimento, molto redditizio (strana
cosa di questi tempi).
La prima sostanziale dfferenza è stata la presenza dei
Consiglieri presso la sede di Corso Buenos Aires.
Se prima erano assenti invece con Altrapsicologia c’erano,
sempre. Lavoravano in sede per molte ore, ogni giorno.
I Consiglieri con Altrapsicologia sono sempre utili e
disponibili per ogni iscritto per risolvere questioni
deontologiche, amministrative e di promozione professionale.
La presenza è stato il primo servizio che i neoeletti hanno
offerto a tutti i colleghi.
Se sono presente posso prendermi carico, posso occuparmene,
posso lavorare, posso interagire, posso farmi conoscere, posso
esserti utile, posso accogliere i suggerimenti e le istanze.
I rapporti che funzionano bene sono quelli in cui è garantita
una presenza.
E’ da questa presenza, dal lavoro quotidiano e costante che
hanno potuto prendere vita numerosi progetti: si è pensato
così al decentramento ad esempio. Ogni provincia ha potuto
contare su un referente territoriale , in modo che chi non
abitasse a Milano e avesse un problema, potesse facilmente
risolverlo tramite un rappresentante dell’Ordine più vicino
anche territorialmente.
Al tutoring, all’orientamento,
alla consulenza su
aree
specifiche, alla promozione , ai seminari ad hoc (de visu e
online), alle convenzioni per svolgere l’attività
professionale e per il tempo libero.
Si è prestata attenzione al marketing inteso sia come
autopromozione sia come riposizionamento della figura dello
psicologo ancora circondata da mille e più pregiudizi.
Sono
state
realizzate
formazioni
ad
hoc
sull’imprenditorialità, sul terzo settore, sull’accesso al
microcredito e alla progettazione europea.
I Consiglieri hanno interloquito con le Istituzioni ed è
stato possibile cominciare a parlare di servizi che offrono
percorsi di psicoterapia sostenibile e accessibile. Hanno
interagito con le scuole diffondendo capillarmente un fumetto
che aveva lo scopo di raccontare
scolastica.
cosa fosse la psicologia
L’Ordine ha dialogato con le Scuole di Specializzazione per
garantire percorsi formativi coerenti , per evitare che le
Scuole non “etiche ” proponessero colloqui di selezione a
pagamento o peggio ancora formassero counselor.
L’Ordine c’è stato in questi 4 anni.
Ai
consiglieri
di
Altrapsicologia
va
il
mio
personale
ringraziamento per la loro presenza , il servizio migliore che
si possa offrire in un rapporto che si vuole veder crescere e
di cui ci si cura.
Mi piacerebbe che le cose continuassero ad andare così , in
un’ottica chiaramente di continuo miglioramento.
Quante cose può fare il nostro Ordine, quanto ci può essere
utile, quanto ci può far risparmiare.
Peccato che finora nessuno si fosse preso la briga di farcelo
sapere.
Basta un amico avvocato per
essere Consulente Tecnico di
Parte?
La Psicologia ha trovato una collocazione nell’ambito
giuridico e una propria legittimità scientifica autonoma
entrando ufficialmente nelle università italiane e nella
pratica forense..
Tale risultato è il frutto di un processo che ha portato gli
psicologi a comprendere che per operare nell’ambito
giudiziario risulta imprescindibile:
1) una specializzazione tecnico scientifica in psicologia
forense in modo da svincolarsi dagli altri ambiti della
psicologia pur attingendovi in maniera trasversale;
2) un puntuale adeguamento alle prassi e alle metodologie già
sperimentate, consolidate e riconosciute negli altri paesi, in
modo
da
evitare
la
proliferazione
di
tecniche
autoreferenziali;
3) la collaborazione con altre figure professionali: avvocati,
medici legali, psichiatri, nell’ottica della complementarità e
multidisciplinarità; la collaborazione con le figure
istituzionali: Pubblici Ministeri e Giudici.
L’attività psicologica in ambito giuridico e forense si
sviluppa, quindi, a partire proprio da tali presupposti e
riguarda interventi di ausilio mediante consulenze tecniche
d’ufficio in ambito civile, perizie in sede penale, consulenze
tecniche di parte giudiziali e stragiudiziali, pareri pro
veritate.
La diffusione di questo ambito applicativo ha reso necessaria
la stesura di linee guida per i colleghi che manifestano il
desiderio di entrare a far parte dell’albo dei CTU presso i
Tribunali di residenza. Esse sono il risultato di una profonda
riflessione scaturita dalla rilevanza e dalla delicatezza
delle prestazioni professionali in questo ambito, che richiede
necessariamente una specifica formazione. I colleghi che
decidono di intraprendere questo tipo di attività devono avere
piena familiarità con la norma giuridica e padroneggiare con
sicurezza un metodo rigoroso per non incorrere in gravi errori
sia di tipo metodologico che clinico e per conciliare
obiettivi clinici e obiettivi giuridici.
Come in tutti gli ambiti che richiedono alta specializzazione,
anche nella Psicologia Giuridica-Forense è necessario
affiancare a una formazione di alto livello un’ esperienza
pratica guidata da colleghi di riconosciuta competenza.
Purtroppo l’offerta formativa non sempre garantisce
esercitazioni e tirocinii, che impatterebbero eccessivamente
sulla durata e sui costi.
Tuttavia i colleghi che si avvicinano alla pratica forense
hanno già competenze professionali solide e strutturate,
cosicché essi sono in grado di fornire un supporto al
consulente del Giudice svolgendo numerose mansioni utili alla
consulenza, come somministrazione di test ai periziandi,
trascrizione dei colloqui, verbalizzazione.
Alcuni CTU e periti volentieri propongono a psicologi già
adeguatamente formati di partecipare alle operazioni peritali
a titolo di ausiliari; in questo modo il collega più esperto
si avvantaggia di una collaborazione gratuita offrendo in
cambio l’accesso all’esperienza diretta e un supplemento
didattico-formativo declinato nella pratica.
La costituzione di una banca dati di
colleghi
esperti,
disponibili
ad
accogliere colleghi che si accostano a
questo campo dopo la prima formazione
teorica assolverebbe alle esigenze di
entrambi. Nel prossimo quadriennio, se
eletti, vorremmo mettere a punto questo
strumento anche con la collaborazione
degli Istituti che erogano formazione.
Con il Congresso di Psicologia Giuridica svoltosi nel marzo
2013 si è già avviato un rapporto con le Università e alcune
Scuole private nell’obiettivo di aprire uno spazio di
riflessione destinato ad adeguare i programmi secondo
parametri condivisi. Consideriamo la prosecuzione di questo
lavoro come un obiettivo di primaria importanza, unitamente al
potenziamento degli scambi tra colleghi esperti per la
condivisione delle buone prassi e la soluzione di dilemmi e
criticità.
L'Ordine a casa tua
Durante lo scorso quadriennio
l’Ordine
Psicologi
della
Lombardia, governato per la
prima volta da AltraPsicologia,
ha osato laddove in precedenza
nessuno era mai giunto.
Prima del 2010 sembrava che le poche iniziative organizzate in
favore della professione fossero riservate ai colleghi
residenti a Milano. In quegli anni colleghi residenti lontano
dal capoluogo lombardo ci scrivevano e ci chiedevano di
rendere la professione più visibile nei loro territori, ma non
avendo alcun potere decisionale prima della consigliatura che
sta terminando le nostre proposte al Consiglio cadevano
sistematicamente nel vuoto.
Non appena eletti a maggioranza ci siamo subito preoccupati di
aprire una breccia nella direzione richiesta dai colleghi,
facendo un bando pubblico per istituire la figura del
referente territoriale della provincia. Finalmente pertanto
anche in provincia sono state istituite iniziative quali
Festival della Cultura Psicologica, Formazione Deontologica,
Formazione Fiscale, convenzionamento con i commercialisti a
costi agevolati etc.
Spesso inoltre i Consiglieri si sono recati fisicamente con
grande piacere ad incontrare i colleghi laddove sono state
organizzate iniziative a favore della professione. Ora però i
tempi sono maturi perché il progetto referenti territoriali da
‘adolescente ‘ divenga ‘adulto’.
In primis alle imminenti elezioni
candidare consiglieri che risiedono
che quindi conoscono il territorio,
affrontarne le relative esigenze in
ci siamo preoccupati di
e lavorano in provincia e
in modo da prepararci ad
forma adeguata. Inoltre i
progetti già citati verranno potenziati e riproposti con
maggiore frequenza.
Tra essi inoltre verrà introdotto e riproposto con
sistematicità il self marketing dello Psicologo. Istruzioni
per promuovere la propria professionalità con le moderne
tecnologie. Il progetto prevede sia incontri dal vivo che la
comoda fruizione di webinar direttamente da casa. Ma c’è di
più. Accanto a un Ordine costantemente impegnato nella tutela
della professione, sono allo studio contatti diretti e
partnership con gli Enti locali e le istituzioni più
importanti per favorire la compenetrazione della psicologia
nel territorio e pertanto assicurarne conoscenza e diffusione
capillare ai cittadini. Accanto a queste attività verranno
potenziati i contatti e le relazioni con stampa e media locali
in modo da garantire una progressiva aumentata conoscenza
della nostra professione nei territori.
Naturalmente
non
mancheranno
le
piacevoli
occasioni
di
incontro dei rappresentanti dell’Ordine con i colleghi,
finalizzate alla reciproca conoscenza e al raccoglimento di
proposte e istanze.
Indicazioni
per
il
VOTO
POSTALE dopo il 4 dicembre
La Lombardia è cambiata molto in questi quattro anni, e
l’Ordine è diventato qualcosa di tangibile, vivo e vissuto.
Non facciamolo tornare indietro. Tutto ciò che dobbiamo fare è
dire “bene così” e lo possiamo fare semplicemente votando.
Il voto per la rappresentanza del proprio Ordine può sembrare
una faccenda un pò complicata, ma da questa volta in
Lombardia, il “nostro” Ordine, ci sono importanti novità che
semplificano la vita del collega votante.
ll voto può essere esercitato dal 10 al 12 Gennaio 2014 presso
la sede OPL di C.so Buenos Aires 75 – Milano, dalle 8 alle 20,
presentandosi con un documento di identità valido o con il
tesserino dell’Ordine. Niente di più facile, ma quando si vive
lontani da Milano?
Ci sono due novità importanti proprio per chi decide
di esercitare il voto per via postale.
Prima novità. Sei di fuori Milano? Dovresti avere ricevuto una
busta con le schede di voto… La busta che tutti i colleghi di
fuori Milano ricevono a casa in questi giorni rappresenta
un’importante innovazione del Consiglio OPL 2010-13 –
Altrapsicologia. Per la prima volta insieme all’avviso di
indizione delle elezioni abbiamo voluto evitare il passaggio
della richiesta delle schede di voto e le abbiamo inviate a
tutti, direttamente a casa. Così tutti i colleghi lombardi
sono messi nella stessa stessa condizione di chi abita nella
città di Milano, sede di seggio.
Questo sforzo in termini di risorse, di impegno, di
innovazione permette di esercitare il voto più facilmente
anche per chi abita fuori dal capoluogo di regione.
Scarica il documento di istruzioni di voto AP.
ATTENZIONE !!
Solo a partire dalle ore 12.00 del 04/12/2013, data in cui
verrà ufficializzato l’elenco dei candidati e quello dei notai
convenzionati sarà possibile votare a mezzo posta.
E’ facile: VOTA AP. E se usi il meccanismo di voto postale,
ricorda che il tuo voto deve arrivare al seggio prima del
21/12.
MA PER AUTENTICARE LA FIRMA ATTENDI IL 4/12 (prima i
candidati non sono ufficializzati) O IL TUO VOTO
RISCHIA DI ESSERE NULLO!!!
Seconda novità. I candidati che si presentano con una propria
lista di riferimento verranno indicati come appartenenti al
gruppo di riferimento, come accade nelle elezioni
amministrative e politiche. Sul sito www.opl.it e presso la
sede di seggio saranno affissi i candidati in ordine
alfabetico e in ordine di lista. Finalmente: un passo avanti
in termini di chiarezza per tutti gli elettori.
Lettera aperta agli incalliti
formatori di counselor
Fino ad un certo punto, caro formatore
incallito di tutto ciò che sembra
psicologia ma non lo è, sappi questo: io
ti posso capire. Davvero.
Posso
capire
che
tu
sia
persuaso
che
l’università
di
Psicologia, e i percorsi accademici in genere servano a poco
al fine di esercitare una professione di aiuto, che il
tirocinio abilitante si passi a fare fotocopie, che l’esame di
stato sia una mezza giornata buttata via, e che di questo
qualunque psicologo minimamente consapevole si dovrebbe
avvedere; posso anche pensare che tu dica in giro che la tua
scuola, e le scuole simili alla tua costituiscano la soluzione
definitiva a tutti i problemi formativi degli psicologi: più
profonda, interessante, tecnica di un banale corso di laurea.
Mi dispiace che ti accusino di dire queste cose per interesse,
perché anche se non ci diventerai ricco, quello è comunque il
tuo lavoro, con cui tiri la fine del mese, e trovo giusto che
tu lo difenda. Se non si trattasse di mettere insieme il
pranzo con la cena, come si dice dalle nostre parti, sarebbe
ben più grave a pensarci e ci direbbe di una smisurata
illusione di onnipotenza.
Passando da ciò che capisco, a quello
che non ho invece ben capito, ma perché
in questa “specializzazione” dello
psicologo, che chiami “counseling”
dovrebbero accedere laureati in altre
discipline e perfino diplomati, non solo
quindi professionisti della cura?
Saremmo anche d’accordo sulla formazione di infermieri, ma
anche idraulici e impiegati pentiti? Affidare a queste persone
tutti gli strumenti e tecniche che abbiamo appreso in anni di
università e che la legge, la giurisprudenza e il nostro
Codice Deontologico ci impediscono di trasmettere a chiunque?
Se non ci fossi tu a insegnare un po’ tutto quello che hai
imparato come psicologo non sarebbe necessario spiegare che è
un’operazione pericolosa.
E non fare il furbo, che lo sai che la psicologia dell’età
evolutiva e perfino la classificazione diagnostica la puoi
insegnare benissimo a tutti. Sono solo conoscenze, non
tecniche: si possono tranquillamente insegnare.
Tu sai bene che è diverso, ma siccome
insegni tecniche del colloquio, analisi
della domanda, gestione dei gruppi e
tante, tante altre tecniche te ne guardi
bene dal dirlo in giro e fingi che il
Codice Deontologico degli Psicologi e la
Carta Etica della Lombardia siano in
contrasto con la costituzione italiana.
C’è stato un dottore che si chiama
Zerbetto che è arrivato al secondo grado
di giudizio per farsi dire che non era
così.
Infine, di qualcosa, poche cose, sono sicuro. Caro amico
formatore incallito, sono sicuro che quella quota di persone
che dopo aver frequentato il tuo corso si mettono a lavorare
come counselor non fanno altro che svolgere abusivamente
un’attività di sostegno psicologico.
Mi spiego: di fronte ad un giudice preparato e informato, ad
esempio da un ex paziente divenuto testimone, verrebbero
tutti condannati, e bada bene, tutti, alle sanzioni previste
dall’articolo 348 c.p., che va peraltro ad inasprirsi. Questo
significa che la loro libertà di esercitare quella che
chiamano “professione di counselor” si basa solo ed
esclusivamente sul fatto che il proprio cliente-paziente non
conosca bene le differenze e sul fatto di nascondersi, di non
essere visti, che non si sappia quello che accade nei loro
studi. In sintesi, come fa qualunque soggetto che commette un
crimine e spera di non esser scoperto.
Certo, basta stare attenti. Ma senza
conoscenze riguardanti la diagnosi, come
riconosceranno i tuoi “counselor” un
soggetto psicotico da un’isteria grave o
un disturbo borderline o infine da una
personcina un po’ originale?
Quindi, vedi, ti capisco. Ma non condivido. Ci sono cose che
anche se ci portano denaro, non si possono fare. Quella che
fai tu è una di queste, e siccome c’è di mezzo la salute delle
persone in momenti di difficoltà, delle peggiori.
Una storia dal festival della
cultura (altra)psicolgogica
Scrivo mossa dal desiderio di condividere un evento che ho
potuto realizzare con una collega grazie al Festival della
Cultura Psicologica 2013 e in linea con le attività
dell’ordine di questi ultimi anni di avvicinare la nostra
professione alla gente attraverso una psicologia sostenibile e
numerose
iniziative
volte
a
cogliere
i
bisogni
della
popolazione e a trovare nuove strade in cui operare.
Sabato 26 ottobre a Desio (MB) ho co-condotto il laboratorio
di alfabetizzazione emozionale “Giochiamo con le emozioni” con
bambini di 5-7 e 8-11 anni.
Il laboratorio ha avuto luogo nella sala dell’oratorio del
paese, abbiamo dovuto improvvisare alcuni aspetti logistici,
dal momento che pochi giorni prima dell’evento la location che
doveva ospitarci si è tirata indietro.
Non mi dilungo in aspetti clinici emersi, pur molto
interessanti, perché ciò che desidero sottolineare e che più
mi ha colpito è la risposta avuta dai partecipanti. Mamme e
bambini hanno colto e sentito l’importanza del fatto che a
condurre ci fossero psicologi e non altre figure
professionali.
Abbiamo parlato di quante emozioni siano vive in pensieri
speciali come quelli che danno vita a sogni e speranze:
abbiamo letto una fiaba, condiviso pensieri, riflessioni,
drammatizzazioni… i bambini hanno costruito il loro sacchetto
dei sogni e le madri hanno ascoltato, sentito e chiesto
informazioni molto diverse tra loro su diverse
problematiche…scoprivano in quanti ambiti uno psicologo può
essere utile; hanno parlato e chiesto di scuola, dsa, sport,
bullismo, difficoltà relazionali, dell’impegno e della fatica
di essere genitori…tutti ambiti in cui voi che leggete potete
di certo trovare stimoli. Quindi…perché non coglierli, perché
avere paura di andargli incontro e lasciare che siano altre
figure professionali a cogliere queste possibilità e
potenzialità lavorative? Non abbiamo fatto loro domande, le
domande sono partite dalle mamme perché si sono sentite
accolte in modo semplice e professionale.
Questo spazio di accoglienza e vicinanza è quello in cui sono
nate quelle domande, è quello in cui noi psicologi possiamo
far nascere il nuovo: possiamo creare nuovi spazi di
condivisione, di incontro tra noi e i pazienti. Spazi in cui
senza paura possiamo essere vicini alla popolazione e portare,
condividendole, le nostre professionalità specifiche. Non so
se questi genitori sarebbero di loro iniziativa andati in
studio da uno psicologo per fargli queste domande…forse grazie
alle risposte che hanno avuto se mai avranno un bisogno,
andranno da uno psicologo e non da altre figure professionali
a chiedere sostegno. Non sono una folle sognatrice, ho parlato
con venti mamme e non con tutto il mondo e ho dato solo un
piccolo contributo alla nostra professione, ma ho tanta
speranza e fiducia che le cose possano cambiare e che molto
ancora possa essere fatto per noi psicologi se ognuno da il
suo contributo. Credo nel setting, nella relazione, nella mia
formazione analitica, nel mio studio in cui accolgo gruppi o
singoli pazienti e, credo, nel poter essere psicologa in una
sala di oratorio un pomeriggio all’interno di un festival,
portando anche lì le mie competenze in un modo, forse diverso
sì, ma sempre mio e sempre segnato dalla serietà e
professionalità che il mio/nostro codice deontologico
richiede.
Sono stanca e arrabbiata
Due anni fa una mia amica porta
il suo bambino di sei anni in un
centro in cui si svolgono
diverse attività per l’età
evolutiva , ovviamente tante
figure professionali, ma nessuno
psicologo. Ha appena partorito
il suo terzo bimbo dopo aver
passato l’ultimo mese di gravidanza in ospedale e, tornata a
casa, è preoccupata per il più grande che dovrà iniziare la
prima elementare; decide così di portarlo in questo centro per
“vedere se cresce bene”. Qui trova una figura professionale
che fa fare dei giochi al piccolo e lo fa disegnare. Alla
madre dice di non essere psicologa e di non poter far fare
test ai bambini…di aver fatto solo dei semplici disegni:
albero, famiglia e figura umana. Dopo alcuni incontri le dice
che il suo bambino ha poco contatto con la sua parte interiore
perché non ha disegnato le radici dell’albero e che ha un
difficile rapporto con la sorellina ultima nata e con la
mamma.
Ogni psicologo, dalla sola analisi della domanda fatta, nel
proprio studio avrebbe capito fragilità e difficoltà di questa
donna per non parlare dell’uso improprio di gioco simbolico e
disegni! Attività per cui ognuno di noi ha oltre alla laurea
dovuto fare corsi di specializzazione, tirocinii e altro
ancora…..
La rabbia provata per figure come questa che si improvvisano
psicologi e lucrano sulla sofferenza e la fragilità delle
persone è tale e quale a due anni fa.
Chi prende in carico persone che hanno una difficoltà, una
fragilità, tiene le redini di un sottile confine ed
equilibrio.
Personalmente sono preoccupata, molto preoccupata per la
nostra professione!
L’ordine deve diventare più forte e avere al suo interno
colleghi che sentano come prioritaria la tutela di noi
psicologi e dei pazienti…se la mia amica fosse stata in
depressione post-partum, se avesse avuto un disturbo di
personalità, o altro ancora…cosa sarebbe potuto accadere a lei
o ai suoi bambini?
Chi fa questo lavoro seriamente non può non essere indignato
di fronte a storie come queste e alla nascita continua di
nuove figure che letteralmente ci rubano il mestiere. La
scorsa settimana
in neuropsichiatria infantile ho letto
pubblicità di un master in Pedagogia Clinica…ora ditemi..cosa
fa nel concreto nel suo studio un pedagogista clinico? Non mi
vengono in mente altre risposte se non che fa il nostro
mestiere…solo che noi prima di approciarci ad una situazione
delicata come quella sopra descritta ci siamo laureati,
frequentato una scuola di specializzazione (magari anche in
campo evolutivo), tirocinio
specializzazione su diagnosi
e, perché no, corsi
in età evolutiva per
di
la
somministrazione di test che non sono solo disegni!!! Tutti
passi indispensabili e fondamentali per poter affrontare una
situazione così complessa e delicata.
Molto spesso mi capita di sentire che nelle scuole ci sono
figure di ogni tipo tranne che psicologi…chiunque parla di
disagio, di difficoltà scolastiche di supporto dato a genitori
e insegnanti….
Ecco…mentre scrivo questi miei pensieri alla radio dicono che
fare teatro sia meglio che andare dallo psicoterapeuta… certo,
il teatro è una cosa meravigliosa; ma, mi chiedo, avrebbero
fatto lo stesso paragone con una professione medica?
Mi sono iscritta ad un portale che si occupa di mettere nella
rete medici e psicologi. Tra i fogli da firmare c’era un auto
certificazioni
e
il
richiamo
ai
propri
albi
professionali…c’era quello dei medici e degli odontoiatri…il
nostro no!
E’ ora che la nostra professionalità sia riconosciuta
pienamente in tutta la sua forma. Molto è stato fatto, ma
ancora molto si può fare per migliorare la nostra situazione.
Noi psicologi dobbiamo sentirci gruppo e fare fronte comune e
tenere alto il nome di una professione che tanto può dare ai
cittadini!
Certo sono tempi difficili, ma partendo da noi, dalle nostre
formazioni, dalla nostra vita, dalla nostra esperienza ,
possiamo trovare la forza di costruire una psicologia che sia
“altro”. Una psicologia che tuteli, garantisca e promuova noi!
Tremendo
Ieri in asl sentivo la collega che era di turno in segreteria
raccontare un fatto che mi ha lasciato a dir poco indignata.
Un utente ha chiamato su consiglio delle insegnanti del suo
bambino di tre anni e…
La madre al telefono dice che il bambino sta facendo della
psicomotricità in un centro della zona e lì le hanno detto che
“”ha bisogno di incanalare bene le sue emozioni”. La collega
al telefono chiede alla madre come mai le insegnanti abbiano
richiesto questo invio. La mamma descrive la situazione: il
suo bambino di tre anni si isola spesso, parla molto poco, non
gioca con gli altri bambini e fa spesso un gesto come per
chiudere più volte il tappo di una bottiglia!!!!!!!!!!!!!!!
Ora io mi chiedo quale professionista possa permettersi di
dire
“deve
incanalare
bene
le
sue
emozioni”!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Forse a questo bambino farà bene della psicomotricità, io non
lo so, ma di certo la prima cosa da fare è un invio
neuropsichiatrico!
Solo che il genio che lavora in quel centro ha il
suo interesse economico davanti alla reale necessità
del paziente!
Sono rimasta sconvolta dalla superficialità con cui
certe figure professionali si possano permettere di
dare sentenze del genere senza avere una formazione
e degli strumenti adeguati.
Questo bambino era da circa un anno che frequentava il centro!
Un anno perso in un caso in cui la diagnosi precoce è
fondamentale!
Il fumetto sulla psicologia
scolastica: anche così si
previene il disagio giovanile
Nel mese di settembre 2013 l’Ordine lombardo ha
realizzato un’iniziativa inedita e tra le più
importanti per la prevenzione del disagio
giovanile e la promozione della figura dello
psicologo nelle scuole: si tratta di un fumetto,
realizzato in 60 mila copie distribuito a tutta
la popolazione studentesca degli Istituti
secondari superiori di Milano grazie alla collaborazione con
l’Assessorato alla Cultura della Salute di Pierfrancesco
Majorino e a molte scuole di altre province.
Il fumetto è stato presentato a settembre a Palazzo Marino
volutamente da Brian Barlocchi, 17 anni, responsabile della
Consulta degli Studenti. La notizia rimbalza su tutte le
testate ed è nei titoli di testa e all’interno del Tg di LA7
con un servizio di oltre 3 minuti. Una bella promozione per la
psicologia scolastica, un’iniziativa concreta per il benessere
e la prevenzione del disagio nei più giovani.
Sviluppi futuri. OPL intende essere parte attiva nella
promozione dei diversi ambiti della nostra professione. La
divulgazione di un fumetto è solo uno degli strumenti a
disposizione per comunicare ai cittadini in modo efficace di
cosa ci occupiamo e quali sono gli strumenti che possiamo
mettere in campo.