La professione si ispira al grande cinema,Tutta la
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La professione si ispira al grande cinema,Tutta la
10 domande scomode La campagna elettorale è appena partita e già annoia. Si parla di “promozione della professione”: ne parlano tutti. Si parla di “tutela della professione”; ma non si comprende con quali strumenti la si voglia fare. Qualcuno dice cose tipo “la migliore tutela è la promozione”, ma cosa s’intende, che quando i carabinieri intercettano un finto psicologo invece di denunciarlo si ordina un cartellone pubblicitario? La verità è che dai programmi non si capisce quasi niente. Crediamo che in questi anni AltraPsicologia abbia dato una prima dimostrazione di cosa si può fare. E ora vuole lavorare per portare la psicologia nel sociale, verso le istituzioni. Chiedete qual è la ricetta agli altri candidati! Restiamo in attesa, osservando i movimenti sui vari siti delle associazioni che si presentano alle elezioni. Ecco il guanto di sfida. 10 domande a cui di solito non ama rispondere chiaramente chi si candida a governare l’Ordine degli Psicologi 1. Pensi che le cosiddette “nuove professioni limitrofe” (counseling-non-psicologico) alla psicologia siano un modo per aggirare la legge che definisce la professione di psicologo? 2. A parte la promozione della psicologia, cosa su cui sono tutti d’accordo, è corretto che l’Ordine agisca con determinazione di fronte alle “nuove professioni”? 3. Pensi sia illegittimo che una scuola di psicoterapia svolga corsi abilitanti per psicologi psicoterapeuti e contemporaneamente apra al counseling come attività praticabile da chiunque? 4. Gli psicologi italiani sono un terzo degli psicologi d’Europa, con un rapporto psicologo/cittadino più che triplo rispetto alla media EU. Promuoveresti una campagna attiva per la riduzione/chiusura di una parte dei corsi di laurea in psicologia? 5. La professione di psicologo richiede un tipo di formazione continua specifica. Su questa base avalleresti un’iniziativa di opposizione attiva al sistema ECM, in favore di una formazione continua pensata ad hoc per gli psicologi in cui comprendere ad esempio la supervisione, la pubblicazione di articoli, alcune attività professionali? 6. S e i d ’ a c c o r d o c h e v a d a n o p e r s e g u i t i s u l p i a n o deontologico i colleghi che svolgono “terapie riparative” dell’omosessualità? 7. È necessario stimolare le scuole di psicoterapia ad aderire a carte etiche proposte dagli Ordini o da soggetti terzi al fine di tutelare i loro iscritti da iniziative eccessivamente arbitrarie (colloqui di selezione a pagamento, esami finali con richieste troppo differenti, tirocini poco attinenti, etc.)? 8. Sei d’accordo sul fatto che l’ordine professionale debba offrire ai propri iscritti delle funzioni e servizi concreti come funzione principale? 9. Sei d’accordo che chi viene eletto debba garantire un impegno e una presenza lavorativa reale e documentata presso gli Ordini? 10. Ad Agosto 2014 entrerà in vigore l’obbligo assicurativo RC per gli psicologi. Sei favorevole a includere il premio nella quota di iscrizione OPL assicurando in automatico tutti gli iscritti? Con risposte affermative, senza “se” e senza “ma”, sei in linea con il programma di AltraPsicologia. I confini "interni" professione della Di recente nel dibattito sulla professione di psicologo si discute molto di abusi professionali, conflitti metodologici, limiti e confini delle varie pratiche. C’è tuttavia un aspetto che non viene considerato in modo esplicito, anche se è espresso in modo molto chiaro e preciso nel codice deontologico. L’articolo 4, infatti, ci ricorda che lo psicologo si deve astenere dall’imporre il suo sistema di valori, mentre il 5 lo obbliga a riconoscere i limiti della propria competenza e a usare metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti e riferimenti scientifici. Nella realtà pratica, però, questi doveri professionali subiscono numerose interpretazioni e distorsioni. All’interno della stessa psicologia vi sono infatti molti terapeuti che praticano terapie alternative o utilizzano metodologie che di scientifico e deontologico hanno ben poco. Nel nostro paese la cultura scientifica e la metodologia di ricerca, purtroppo, non godono di stima diffusa. “Scientifico” è un termine che disturba gli operatori alternativi del benessere da momento che richiede la verifica dei risultati. E’ inoltre frequente ascoltare commenti sulla “freddezza” della scienza nel rapporto con i pazienti, quando, in realtà, il calore o la freddezza della relazione terapeutica non dipendono dal metodo scientifico utilizzato, ma dal carattere e dall’attitudine del professionista. La tutela delle persone che si rivolgono ad uno psicologopsicoterapeuta infatti parte proprio dall’impostazione clinica e scientifica usata dal professionista, che si traduce poi in una relazione empatica grazie alle caratteristiche umane dello stesso professionista. E’ pertanto forse necessario tradurre in qualcosa di più concreto quello che il codice deontologico impone. Gli Ordini, così come il Cnop, potrebbero chiarire meglio il concetto di “scientificità clinica”, al fine di rendere inequivocabile il limite della nostra professione e tutelare l’utenza da professionisti psicologi che usano metodi vaghi e spiritualistici. Esistono enti di formazione riconosciuti in tempi remoti dal MIUR che utilizzano costrutti come il sé superiore-spirituale oppure l’energia in senso spirituale-curativo.. concetti che non sembrano molto coerenti con l’articolo 4 e 5 del codice deontologico. Numerosi psicologi, utilizzano pratiche spirituali che sostengono di lavorare sul “campo morfogenetico” la cui esistenza, però, la fisica smentisce. Gli stessi potrebbero invece utilizzare i metodi e i costrutti clinici dell’indirizzo sistemico-familiare, che sono più rigorosi e privi di quelle credenze magiche che inducono il paziente a ritenere vero un sistema insondabile. Molti altri colleghi mescolano teorie di naturopatia e le credenze energetico-olistiche con alcuni assunti della psicologia gestaltica. Abbiamo visto proliferare seminari con gli “psico-tarocchi”, le ”energie curative”, le terapie “vibrazionali”, “la psicogenealogia”, “l’olosomatica” ecc… Queste teorie hanno il vantaggio di essere accattivanti, affascinanti, semplicistiche e quindi facilmente comunicabili alle persone, ma proprio per questo uno psicologo dovrebbe ponderare ed evitare l’uso improprio di questi concetti e delle distorsioni cognitive che queste teorie hanno al loro interno. E’ massima libertà di ciascun cittadino, psicologo o meno, scegliere ciò in cui credere, utilizzare per se stesso tecniche diverse o far parte di gruppi spirituali-energetici. Ma è dovere dello psicologo non trasportare ciecamente il suo sistema di credenze nel lavoro clinico di cura e prevenzione. Probabilmente una presa di posizione netta potrà creare malumore tra gli iscritti agli Ordini, i quali però, se desiderano utilizzare tecniche prive di validazione scientifica e lontane dai metodi rigorosi della ricerca clinica, potranno trasferirsi facilmente all’interno delle nuove professioni riconosciute dalla legge 04/2013. La diffusione di criteri seri e specifici per riconoscere un professionista psicologo-psicoterapeuta dovrebbe partire dai limiti e dai confini concreti che la nostra professione sceglie di darsi, cittadinanza. questo a tutela della salute della Nicole Adami Psicologa La professione si ispira al grande cinema Tra il 2009 e il 2013 i candidati si sono ridotti da 61 a 39. Cosa significa? Che c’è una lista che ha governato OPL, AltraPsicologia, c’è l’Aupi in difficoltà dopo Stamperia e la vicenda delle elezioni siciliane, e c’è l’unica lista davvero “contro”: Professione Psicologo. Già, ma contro … a cosa? Per saperlo non basta guardare i candidati. Come Norman Bates in Psyco di Hitchcock, alcune liste possono avere più personalità, e questa è un po’ così. Hanno raggruppato quasi tutti coloro con i quali OPL ha avuto una contrapposizione nel corso degli anni, un litigio, una scaramuccia. E con chi abbiamo “litigato” in questi anni? Con il mondo dei sedicenti “riparatori” di omosessuali, con i formatori di counselor e con tutti i nostalgici di una politica professionale fatta di molte commissioni e pochi progetti. Gente diversa, diversissima. Cerchiamo di capire. Stefano Gheno annuncia la sua candidatura con un attacco frontale all’Ordine. OPL è stato per lui “ordine gendarme, autoreferenziale e incapace di dialogo“. Si riferisce, crediamo, al contributo importante che è stato dato alla tutela della professione con l’adozione di linee guida per il contrasto dell’esercizio abusivo e forse anche al nuovo articolo 21, votato dall’87% dei colleghi, ma da lui osteggiato. Nel 2013 ha proposto un suo progetto, al suo quarto anno di consiglio, progetto che però non è stato realizzato. Stefano si ricorda per le frequenti critiche ad alcuni progetti validi, e per essere riuscito a giustificare alcune affermazioni di un collega segnalato per avere avallato terapie tese a “riparare” gli omosessuali. E’ stato forse il più lontano dall’idea di Ordine che abbiamo proposto in questi anni. Nessuno si sarebbe aspettato che Stefano, professionista riconosciuto nel suo settore e oberato di impegni, politicamente già impegnato nella Compagnia delle Opere, si ricandidasse. Luca Longo, suo amico e sodale, ha votato in modo identico a Stefano in Consiglio il 96% delle volte. E come lui, non ha coordinato alcun progetto, ma, come lui si ricandida. Una voce dissonante è più che legittima… ma ecco la posizione opposta! Per la stessa lista, si candidano Luca Mazzucchelli e Riccardo Bettiga, che descrivono OPL sul sito parlando in prima persona plurale, come se il programma di AP che ha trasformato l’Ordine fosse il loro. Hanno davvero dato un grosso contributo alla gestione dell’Ordine, tanto che il primo detiene il record assoluto dei progetti gestiti in proprio, ben 13, è noto e apprezzato per i suoi video e webinar e il secondo è subentrato come entusiastico e valido tesoriere. Eppure sullo stesso sito altre penne lasciano intendere che OPL avrebbe consentito a Consiglieri di violare il codice dei contratti… ma lo hanno chiesto al tesoriere, loro candidato e amico? Ed ecco il secondo punto La critica del Dottore Gheno è ad un ordine gendarme e incapace di dialogo. Con chi? La lotta di OPL in questi anni è stata contro l’abusivismo. Questo ci porta all’altro versante scottante, la tutela della professione. Altro contrasto, perché mentre Riccardo Bettiga ha partecipato ai lavori della tutela, tanto da candidarsi con entusiasmo alla direzione di un possibile gruppo di lavoro in quell’area, oggi PP, in un vero e proprio patto faustiano, ha deciso di accettare volentieri il sostegno del mondo del counseling. Non solo la frase di Gheno sembra strizzare l’occhio alle cosiddette “nuove” professioni, ma Barracco, i suoi sodali e forse lo stesso Riccardo Zerbetto hanno già dichiarato dove andranno i loro voti, i voti di quelli che da sempre sono contro la legge Ossicini e contro gli articoli del codice deontologico che prevedono che alcuni strumenti siano esclusivi degli psicologi. Attenzione, perché i prossimi anni saranno definitivi per il futuro della professione, la legge 4 sta producendo mostri. Gli psicologi si sono stretti intorno ad OPL quando lo psichiatra Zerbetto ha trascinato l’Ordine in Tribunale in una lite temeraria, e hanno votato compatti il nuovo art. 21. Niente, imperterriti, i piccoli imprenditori del counseling sono sempre lì, pochi ma sempre pronti a cercare di aggirare la legge e a perorare la causa delle scuole di formazione e delle deontologiche ad personam. regole In questo quadro d’insieme, sempre Professione Psicologo candida Chiara Ratto, responsabile di una nota scuola di formazione aperta tra l’altro a “laureandi, leader (sic!) e manager…” Una giovane, con una passione per la politica tale da avere proposto in tempi diversi a molti gruppi, anche di convincimenti diversi, la propria candidatura. Dal Mopi alla stessa Altrapsicologia, per capirci, che è come chiedere di candidarsi un giorno a Vendola e il giorno dopo a Gasparri… AP ha declinato cortesemente l’invito. Quale politica farebbe questo gruppo se fosse eletto insieme? C’è invero da stupirsi che riescano ad accordarsi su un’ordinazione in pizzeria. Norman Bates forse rinuncerebbe all’aggressione della fanciulla nella doccia che lo ha reso celebre, dopo uno spettacolo di contrasti così difficile da imitare. Tutta la verità su ciò che un Ordine può e deve fare Chi si è iscritto all’Ordine della Lombardia, come me,da circa una decina d’anni, ha di certo notato una grande differenza rispetto alle gestioni precedenti dell’Ente. Nel gennaio 2010 Altrapsicologia è entrata in maggioranza a seguito delle votazioni per il rinnovo del Consiglio e non si è dovuto attendere molto per osservare che l’Ordine,oltre alle sue consuete funzioni di tutela, ha cominciato ad assumere un assetto molto diverso e a fare proposte utili ai propri iscritti. I 140 Euro di tassa annuale si sono trasformati in breve tempo in un piccolo investimento, molto redditizio (strana cosa di questi tempi). La prima sostanziale dfferenza è stata la presenza dei Consiglieri presso la sede di Corso Buenos Aires. Se prima erano assenti invece con Altrapsicologia c’erano, sempre. Lavoravano in sede per molte ore, ogni giorno. I Consiglieri con Altrapsicologia sono sempre utili e disponibili per ogni iscritto per risolvere questioni deontologiche, amministrative e di promozione professionale. La presenza è stato il primo servizio che i neoeletti hanno offerto a tutti i colleghi. Se sono presente posso prendermi carico, posso occuparmene, posso lavorare, posso interagire, posso farmi conoscere, posso esserti utile, posso accogliere i suggerimenti e le istanze. I rapporti che funzionano bene sono quelli in cui è garantita una presenza. E’ da questa presenza, dal lavoro quotidiano e costante che hanno potuto prendere vita numerosi progetti: si è pensato così al decentramento ad esempio. Ogni provincia ha potuto contare su un referente territoriale , in modo che chi non abitasse a Milano e avesse un problema, potesse facilmente risolverlo tramite un rappresentante dell’Ordine più vicino anche territorialmente. Al tutoring, all’orientamento, alla consulenza su aree specifiche, alla promozione , ai seminari ad hoc (de visu e online), alle convenzioni per svolgere l’attività professionale e per il tempo libero. Si è prestata attenzione al marketing inteso sia come autopromozione sia come riposizionamento della figura dello psicologo ancora circondata da mille e più pregiudizi. Sono state realizzate formazioni ad hoc sull’imprenditorialità, sul terzo settore, sull’accesso al microcredito e alla progettazione europea. I Consiglieri hanno interloquito con le Istituzioni ed è stato possibile cominciare a parlare di servizi che offrono percorsi di psicoterapia sostenibile e accessibile. Hanno interagito con le scuole diffondendo capillarmente un fumetto che aveva lo scopo di raccontare scolastica. cosa fosse la psicologia L’Ordine ha dialogato con le Scuole di Specializzazione per garantire percorsi formativi coerenti , per evitare che le Scuole non “etiche ” proponessero colloqui di selezione a pagamento o peggio ancora formassero counselor. L’Ordine c’è stato in questi 4 anni. Ai consiglieri di Altrapsicologia va il mio personale ringraziamento per la loro presenza , il servizio migliore che si possa offrire in un rapporto che si vuole veder crescere e di cui ci si cura. Mi piacerebbe che le cose continuassero ad andare così , in un’ottica chiaramente di continuo miglioramento. Quante cose può fare il nostro Ordine, quanto ci può essere utile, quanto ci può far risparmiare. Peccato che finora nessuno si fosse preso la briga di farcelo sapere. Basta un amico avvocato per essere Consulente Tecnico di Parte? La Psicologia ha trovato una collocazione nell’ambito giuridico e una propria legittimità scientifica autonoma entrando ufficialmente nelle università italiane e nella pratica forense.. Tale risultato è il frutto di un processo che ha portato gli psicologi a comprendere che per operare nell’ambito giudiziario risulta imprescindibile: 1) una specializzazione tecnico scientifica in psicologia forense in modo da svincolarsi dagli altri ambiti della psicologia pur attingendovi in maniera trasversale; 2) un puntuale adeguamento alle prassi e alle metodologie già sperimentate, consolidate e riconosciute negli altri paesi, in modo da evitare la proliferazione di tecniche autoreferenziali; 3) la collaborazione con altre figure professionali: avvocati, medici legali, psichiatri, nell’ottica della complementarità e multidisciplinarità; la collaborazione con le figure istituzionali: Pubblici Ministeri e Giudici. L’attività psicologica in ambito giuridico e forense si sviluppa, quindi, a partire proprio da tali presupposti e riguarda interventi di ausilio mediante consulenze tecniche d’ufficio in ambito civile, perizie in sede penale, consulenze tecniche di parte giudiziali e stragiudiziali, pareri pro veritate. La diffusione di questo ambito applicativo ha reso necessaria la stesura di linee guida per i colleghi che manifestano il desiderio di entrare a far parte dell’albo dei CTU presso i Tribunali di residenza. Esse sono il risultato di una profonda riflessione scaturita dalla rilevanza e dalla delicatezza delle prestazioni professionali in questo ambito, che richiede necessariamente una specifica formazione. I colleghi che decidono di intraprendere questo tipo di attività devono avere piena familiarità con la norma giuridica e padroneggiare con sicurezza un metodo rigoroso per non incorrere in gravi errori sia di tipo metodologico che clinico e per conciliare obiettivi clinici e obiettivi giuridici. Come in tutti gli ambiti che richiedono alta specializzazione, anche nella Psicologia Giuridica-Forense è necessario affiancare a una formazione di alto livello un’ esperienza pratica guidata da colleghi di riconosciuta competenza. Purtroppo l’offerta formativa non sempre garantisce esercitazioni e tirocinii, che impatterebbero eccessivamente sulla durata e sui costi. Tuttavia i colleghi che si avvicinano alla pratica forense hanno già competenze professionali solide e strutturate, cosicché essi sono in grado di fornire un supporto al consulente del Giudice svolgendo numerose mansioni utili alla consulenza, come somministrazione di test ai periziandi, trascrizione dei colloqui, verbalizzazione. Alcuni CTU e periti volentieri propongono a psicologi già adeguatamente formati di partecipare alle operazioni peritali a titolo di ausiliari; in questo modo il collega più esperto si avvantaggia di una collaborazione gratuita offrendo in cambio l’accesso all’esperienza diretta e un supplemento didattico-formativo declinato nella pratica. La costituzione di una banca dati di colleghi esperti, disponibili ad accogliere colleghi che si accostano a questo campo dopo la prima formazione teorica assolverebbe alle esigenze di entrambi. Nel prossimo quadriennio, se eletti, vorremmo mettere a punto questo strumento anche con la collaborazione degli Istituti che erogano formazione. Con il Congresso di Psicologia Giuridica svoltosi nel marzo 2013 si è già avviato un rapporto con le Università e alcune Scuole private nell’obiettivo di aprire uno spazio di riflessione destinato ad adeguare i programmi secondo parametri condivisi. Consideriamo la prosecuzione di questo lavoro come un obiettivo di primaria importanza, unitamente al potenziamento degli scambi tra colleghi esperti per la condivisione delle buone prassi e la soluzione di dilemmi e criticità. L'Ordine a casa tua Durante lo scorso quadriennio l’Ordine Psicologi della Lombardia, governato per la prima volta da AltraPsicologia, ha osato laddove in precedenza nessuno era mai giunto. Prima del 2010 sembrava che le poche iniziative organizzate in favore della professione fossero riservate ai colleghi residenti a Milano. In quegli anni colleghi residenti lontano dal capoluogo lombardo ci scrivevano e ci chiedevano di rendere la professione più visibile nei loro territori, ma non avendo alcun potere decisionale prima della consigliatura che sta terminando le nostre proposte al Consiglio cadevano sistematicamente nel vuoto. Non appena eletti a maggioranza ci siamo subito preoccupati di aprire una breccia nella direzione richiesta dai colleghi, facendo un bando pubblico per istituire la figura del referente territoriale della provincia. Finalmente pertanto anche in provincia sono state istituite iniziative quali Festival della Cultura Psicologica, Formazione Deontologica, Formazione Fiscale, convenzionamento con i commercialisti a costi agevolati etc. Spesso inoltre i Consiglieri si sono recati fisicamente con grande piacere ad incontrare i colleghi laddove sono state organizzate iniziative a favore della professione. Ora però i tempi sono maturi perché il progetto referenti territoriali da ‘adolescente ‘ divenga ‘adulto’. In primis alle imminenti elezioni candidare consiglieri che risiedono che quindi conoscono il territorio, affrontarne le relative esigenze in ci siamo preoccupati di e lavorano in provincia e in modo da prepararci ad forma adeguata. Inoltre i progetti già citati verranno potenziati e riproposti con maggiore frequenza. Tra essi inoltre verrà introdotto e riproposto con sistematicità il self marketing dello Psicologo. Istruzioni per promuovere la propria professionalità con le moderne tecnologie. Il progetto prevede sia incontri dal vivo che la comoda fruizione di webinar direttamente da casa. Ma c’è di più. Accanto a un Ordine costantemente impegnato nella tutela della professione, sono allo studio contatti diretti e partnership con gli Enti locali e le istituzioni più importanti per favorire la compenetrazione della psicologia nel territorio e pertanto assicurarne conoscenza e diffusione capillare ai cittadini. Accanto a queste attività verranno potenziati i contatti e le relazioni con stampa e media locali in modo da garantire una progressiva aumentata conoscenza della nostra professione nei territori. Naturalmente non mancheranno le piacevoli occasioni di incontro dei rappresentanti dell’Ordine con i colleghi, finalizzate alla reciproca conoscenza e al raccoglimento di proposte e istanze. Indicazioni per il VOTO POSTALE dopo il 4 dicembre La Lombardia è cambiata molto in questi quattro anni, e l’Ordine è diventato qualcosa di tangibile, vivo e vissuto. Non facciamolo tornare indietro. Tutto ciò che dobbiamo fare è dire “bene così” e lo possiamo fare semplicemente votando. Il voto per la rappresentanza del proprio Ordine può sembrare una faccenda un pò complicata, ma da questa volta in Lombardia, il “nostro” Ordine, ci sono importanti novità che semplificano la vita del collega votante. ll voto può essere esercitato dal 10 al 12 Gennaio 2014 presso la sede OPL di C.so Buenos Aires 75 – Milano, dalle 8 alle 20, presentandosi con un documento di identità valido o con il tesserino dell’Ordine. Niente di più facile, ma quando si vive lontani da Milano? Ci sono due novità importanti proprio per chi decide di esercitare il voto per via postale. Prima novità. Sei di fuori Milano? Dovresti avere ricevuto una busta con le schede di voto… La busta che tutti i colleghi di fuori Milano ricevono a casa in questi giorni rappresenta un’importante innovazione del Consiglio OPL 2010-13 – Altrapsicologia. Per la prima volta insieme all’avviso di indizione delle elezioni abbiamo voluto evitare il passaggio della richiesta delle schede di voto e le abbiamo inviate a tutti, direttamente a casa. Così tutti i colleghi lombardi sono messi nella stessa stessa condizione di chi abita nella città di Milano, sede di seggio. Questo sforzo in termini di risorse, di impegno, di innovazione permette di esercitare il voto più facilmente anche per chi abita fuori dal capoluogo di regione. Scarica il documento di istruzioni di voto AP. ATTENZIONE !! Solo a partire dalle ore 12.00 del 04/12/2013, data in cui verrà ufficializzato l’elenco dei candidati e quello dei notai convenzionati sarà possibile votare a mezzo posta. E’ facile: VOTA AP. E se usi il meccanismo di voto postale, ricorda che il tuo voto deve arrivare al seggio prima del 21/12. MA PER AUTENTICARE LA FIRMA ATTENDI IL 4/12 (prima i candidati non sono ufficializzati) O IL TUO VOTO RISCHIA DI ESSERE NULLO!!! Seconda novità. I candidati che si presentano con una propria lista di riferimento verranno indicati come appartenenti al gruppo di riferimento, come accade nelle elezioni amministrative e politiche. Sul sito www.opl.it e presso la sede di seggio saranno affissi i candidati in ordine alfabetico e in ordine di lista. Finalmente: un passo avanti in termini di chiarezza per tutti gli elettori. Lettera aperta agli incalliti formatori di counselor Fino ad un certo punto, caro formatore incallito di tutto ciò che sembra psicologia ma non lo è, sappi questo: io ti posso capire. Davvero. Posso capire che tu sia persuaso che l’università di Psicologia, e i percorsi accademici in genere servano a poco al fine di esercitare una professione di aiuto, che il tirocinio abilitante si passi a fare fotocopie, che l’esame di stato sia una mezza giornata buttata via, e che di questo qualunque psicologo minimamente consapevole si dovrebbe avvedere; posso anche pensare che tu dica in giro che la tua scuola, e le scuole simili alla tua costituiscano la soluzione definitiva a tutti i problemi formativi degli psicologi: più profonda, interessante, tecnica di un banale corso di laurea. Mi dispiace che ti accusino di dire queste cose per interesse, perché anche se non ci diventerai ricco, quello è comunque il tuo lavoro, con cui tiri la fine del mese, e trovo giusto che tu lo difenda. Se non si trattasse di mettere insieme il pranzo con la cena, come si dice dalle nostre parti, sarebbe ben più grave a pensarci e ci direbbe di una smisurata illusione di onnipotenza. Passando da ciò che capisco, a quello che non ho invece ben capito, ma perché in questa “specializzazione” dello psicologo, che chiami “counseling” dovrebbero accedere laureati in altre discipline e perfino diplomati, non solo quindi professionisti della cura? Saremmo anche d’accordo sulla formazione di infermieri, ma anche idraulici e impiegati pentiti? Affidare a queste persone tutti gli strumenti e tecniche che abbiamo appreso in anni di università e che la legge, la giurisprudenza e il nostro Codice Deontologico ci impediscono di trasmettere a chiunque? Se non ci fossi tu a insegnare un po’ tutto quello che hai imparato come psicologo non sarebbe necessario spiegare che è un’operazione pericolosa. E non fare il furbo, che lo sai che la psicologia dell’età evolutiva e perfino la classificazione diagnostica la puoi insegnare benissimo a tutti. Sono solo conoscenze, non tecniche: si possono tranquillamente insegnare. Tu sai bene che è diverso, ma siccome insegni tecniche del colloquio, analisi della domanda, gestione dei gruppi e tante, tante altre tecniche te ne guardi bene dal dirlo in giro e fingi che il Codice Deontologico degli Psicologi e la Carta Etica della Lombardia siano in contrasto con la costituzione italiana. C’è stato un dottore che si chiama Zerbetto che è arrivato al secondo grado di giudizio per farsi dire che non era così. Infine, di qualcosa, poche cose, sono sicuro. Caro amico formatore incallito, sono sicuro che quella quota di persone che dopo aver frequentato il tuo corso si mettono a lavorare come counselor non fanno altro che svolgere abusivamente un’attività di sostegno psicologico. Mi spiego: di fronte ad un giudice preparato e informato, ad esempio da un ex paziente divenuto testimone, verrebbero tutti condannati, e bada bene, tutti, alle sanzioni previste dall’articolo 348 c.p., che va peraltro ad inasprirsi. Questo significa che la loro libertà di esercitare quella che chiamano “professione di counselor” si basa solo ed esclusivamente sul fatto che il proprio cliente-paziente non conosca bene le differenze e sul fatto di nascondersi, di non essere visti, che non si sappia quello che accade nei loro studi. In sintesi, come fa qualunque soggetto che commette un crimine e spera di non esser scoperto. Certo, basta stare attenti. Ma senza conoscenze riguardanti la diagnosi, come riconosceranno i tuoi “counselor” un soggetto psicotico da un’isteria grave o un disturbo borderline o infine da una personcina un po’ originale? Quindi, vedi, ti capisco. Ma non condivido. Ci sono cose che anche se ci portano denaro, non si possono fare. Quella che fai tu è una di queste, e siccome c’è di mezzo la salute delle persone in momenti di difficoltà, delle peggiori. Una storia dal festival della cultura (altra)psicolgogica Scrivo mossa dal desiderio di condividere un evento che ho potuto realizzare con una collega grazie al Festival della Cultura Psicologica 2013 e in linea con le attività dell’ordine di questi ultimi anni di avvicinare la nostra professione alla gente attraverso una psicologia sostenibile e numerose iniziative volte a cogliere i bisogni della popolazione e a trovare nuove strade in cui operare. Sabato 26 ottobre a Desio (MB) ho co-condotto il laboratorio di alfabetizzazione emozionale “Giochiamo con le emozioni” con bambini di 5-7 e 8-11 anni. Il laboratorio ha avuto luogo nella sala dell’oratorio del paese, abbiamo dovuto improvvisare alcuni aspetti logistici, dal momento che pochi giorni prima dell’evento la location che doveva ospitarci si è tirata indietro. Non mi dilungo in aspetti clinici emersi, pur molto interessanti, perché ciò che desidero sottolineare e che più mi ha colpito è la risposta avuta dai partecipanti. Mamme e bambini hanno colto e sentito l’importanza del fatto che a condurre ci fossero psicologi e non altre figure professionali. Abbiamo parlato di quante emozioni siano vive in pensieri speciali come quelli che danno vita a sogni e speranze: abbiamo letto una fiaba, condiviso pensieri, riflessioni, drammatizzazioni… i bambini hanno costruito il loro sacchetto dei sogni e le madri hanno ascoltato, sentito e chiesto informazioni molto diverse tra loro su diverse problematiche…scoprivano in quanti ambiti uno psicologo può essere utile; hanno parlato e chiesto di scuola, dsa, sport, bullismo, difficoltà relazionali, dell’impegno e della fatica di essere genitori…tutti ambiti in cui voi che leggete potete di certo trovare stimoli. Quindi…perché non coglierli, perché avere paura di andargli incontro e lasciare che siano altre figure professionali a cogliere queste possibilità e potenzialità lavorative? Non abbiamo fatto loro domande, le domande sono partite dalle mamme perché si sono sentite accolte in modo semplice e professionale. Questo spazio di accoglienza e vicinanza è quello in cui sono nate quelle domande, è quello in cui noi psicologi possiamo far nascere il nuovo: possiamo creare nuovi spazi di condivisione, di incontro tra noi e i pazienti. Spazi in cui senza paura possiamo essere vicini alla popolazione e portare, condividendole, le nostre professionalità specifiche. Non so se questi genitori sarebbero di loro iniziativa andati in studio da uno psicologo per fargli queste domande…forse grazie alle risposte che hanno avuto se mai avranno un bisogno, andranno da uno psicologo e non da altre figure professionali a chiedere sostegno. Non sono una folle sognatrice, ho parlato con venti mamme e non con tutto il mondo e ho dato solo un piccolo contributo alla nostra professione, ma ho tanta speranza e fiducia che le cose possano cambiare e che molto ancora possa essere fatto per noi psicologi se ognuno da il suo contributo. Credo nel setting, nella relazione, nella mia formazione analitica, nel mio studio in cui accolgo gruppi o singoli pazienti e, credo, nel poter essere psicologa in una sala di oratorio un pomeriggio all’interno di un festival, portando anche lì le mie competenze in un modo, forse diverso sì, ma sempre mio e sempre segnato dalla serietà e professionalità che il mio/nostro codice deontologico richiede. Sono stanca e arrabbiata Due anni fa una mia amica porta il suo bambino di sei anni in un centro in cui si svolgono diverse attività per l’età evolutiva , ovviamente tante figure professionali, ma nessuno psicologo. Ha appena partorito il suo terzo bimbo dopo aver passato l’ultimo mese di gravidanza in ospedale e, tornata a casa, è preoccupata per il più grande che dovrà iniziare la prima elementare; decide così di portarlo in questo centro per “vedere se cresce bene”. Qui trova una figura professionale che fa fare dei giochi al piccolo e lo fa disegnare. Alla madre dice di non essere psicologa e di non poter far fare test ai bambini…di aver fatto solo dei semplici disegni: albero, famiglia e figura umana. Dopo alcuni incontri le dice che il suo bambino ha poco contatto con la sua parte interiore perché non ha disegnato le radici dell’albero e che ha un difficile rapporto con la sorellina ultima nata e con la mamma. Ogni psicologo, dalla sola analisi della domanda fatta, nel proprio studio avrebbe capito fragilità e difficoltà di questa donna per non parlare dell’uso improprio di gioco simbolico e disegni! Attività per cui ognuno di noi ha oltre alla laurea dovuto fare corsi di specializzazione, tirocinii e altro ancora….. La rabbia provata per figure come questa che si improvvisano psicologi e lucrano sulla sofferenza e la fragilità delle persone è tale e quale a due anni fa. Chi prende in carico persone che hanno una difficoltà, una fragilità, tiene le redini di un sottile confine ed equilibrio. Personalmente sono preoccupata, molto preoccupata per la nostra professione! L’ordine deve diventare più forte e avere al suo interno colleghi che sentano come prioritaria la tutela di noi psicologi e dei pazienti…se la mia amica fosse stata in depressione post-partum, se avesse avuto un disturbo di personalità, o altro ancora…cosa sarebbe potuto accadere a lei o ai suoi bambini? Chi fa questo lavoro seriamente non può non essere indignato di fronte a storie come queste e alla nascita continua di nuove figure che letteralmente ci rubano il mestiere. La scorsa settimana in neuropsichiatria infantile ho letto pubblicità di un master in Pedagogia Clinica…ora ditemi..cosa fa nel concreto nel suo studio un pedagogista clinico? Non mi vengono in mente altre risposte se non che fa il nostro mestiere…solo che noi prima di approciarci ad una situazione delicata come quella sopra descritta ci siamo laureati, frequentato una scuola di specializzazione (magari anche in campo evolutivo), tirocinio specializzazione su diagnosi e, perché no, corsi in età evolutiva per di la somministrazione di test che non sono solo disegni!!! Tutti passi indispensabili e fondamentali per poter affrontare una situazione così complessa e delicata. Molto spesso mi capita di sentire che nelle scuole ci sono figure di ogni tipo tranne che psicologi…chiunque parla di disagio, di difficoltà scolastiche di supporto dato a genitori e insegnanti…. Ecco…mentre scrivo questi miei pensieri alla radio dicono che fare teatro sia meglio che andare dallo psicoterapeuta… certo, il teatro è una cosa meravigliosa; ma, mi chiedo, avrebbero fatto lo stesso paragone con una professione medica? Mi sono iscritta ad un portale che si occupa di mettere nella rete medici e psicologi. Tra i fogli da firmare c’era un auto certificazioni e il richiamo ai propri albi professionali…c’era quello dei medici e degli odontoiatri…il nostro no! E’ ora che la nostra professionalità sia riconosciuta pienamente in tutta la sua forma. Molto è stato fatto, ma ancora molto si può fare per migliorare la nostra situazione. Noi psicologi dobbiamo sentirci gruppo e fare fronte comune e tenere alto il nome di una professione che tanto può dare ai cittadini! Certo sono tempi difficili, ma partendo da noi, dalle nostre formazioni, dalla nostra vita, dalla nostra esperienza , possiamo trovare la forza di costruire una psicologia che sia “altro”. Una psicologia che tuteli, garantisca e promuova noi! Tremendo Ieri in asl sentivo la collega che era di turno in segreteria raccontare un fatto che mi ha lasciato a dir poco indignata. Un utente ha chiamato su consiglio delle insegnanti del suo bambino di tre anni e… La madre al telefono dice che il bambino sta facendo della psicomotricità in un centro della zona e lì le hanno detto che “”ha bisogno di incanalare bene le sue emozioni”. La collega al telefono chiede alla madre come mai le insegnanti abbiano richiesto questo invio. La mamma descrive la situazione: il suo bambino di tre anni si isola spesso, parla molto poco, non gioca con gli altri bambini e fa spesso un gesto come per chiudere più volte il tappo di una bottiglia!!!!!!!!!!!!!!! Ora io mi chiedo quale professionista possa permettersi di dire “deve incanalare bene le sue emozioni”!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Forse a questo bambino farà bene della psicomotricità, io non lo so, ma di certo la prima cosa da fare è un invio neuropsichiatrico! Solo che il genio che lavora in quel centro ha il suo interesse economico davanti alla reale necessità del paziente! Sono rimasta sconvolta dalla superficialità con cui certe figure professionali si possano permettere di dare sentenze del genere senza avere una formazione e degli strumenti adeguati. Questo bambino era da circa un anno che frequentava il centro! Un anno perso in un caso in cui la diagnosi precoce è fondamentale! Il fumetto sulla psicologia scolastica: anche così si previene il disagio giovanile Nel mese di settembre 2013 l’Ordine lombardo ha realizzato un’iniziativa inedita e tra le più importanti per la prevenzione del disagio giovanile e la promozione della figura dello psicologo nelle scuole: si tratta di un fumetto, realizzato in 60 mila copie distribuito a tutta la popolazione studentesca degli Istituti secondari superiori di Milano grazie alla collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Salute di Pierfrancesco Majorino e a molte scuole di altre province. Il fumetto è stato presentato a settembre a Palazzo Marino volutamente da Brian Barlocchi, 17 anni, responsabile della Consulta degli Studenti. La notizia rimbalza su tutte le testate ed è nei titoli di testa e all’interno del Tg di LA7 con un servizio di oltre 3 minuti. Una bella promozione per la psicologia scolastica, un’iniziativa concreta per il benessere e la prevenzione del disagio nei più giovani. Sviluppi futuri. OPL intende essere parte attiva nella promozione dei diversi ambiti della nostra professione. La divulgazione di un fumetto è solo uno degli strumenti a disposizione per comunicare ai cittadini in modo efficace di cosa ci occupiamo e quali sono gli strumenti che possiamo mettere in campo.