Non vedo, non sento, non parlo...,Altra Psicologia ed Essere Psicologi

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Non vedo, non sento, non parlo...,Altra Psicologia ed Essere Psicologi
Non vedo,
parlo...
non
sento,
non
Tutelare
la
professione
psicologica,
è
uno
degli
obiettivi di AltraPsicologia,
che da sempre si è battuta
affinchè
altre
pseudoprofessioni non invadano il campo specifico dello psicologo.
Subito dopo l’insediamento del nuovo consiglio, i consiglieri
di AP hanno chiesto di affrontare il delicato argomento
dell’art. 21 del codice deontologico, anche a seguito di
numerose segnalazioni dei colleghi. Nella seduta del 27 Marzo
2014, abbiamo depositato al protocollo dell’Ordine, varie
brochure e depliant che pubblicizzano corsi di couseling nel
territorio siciliano, al fine di verificare la violazione
dell’art. 21.
Finalmente, nella seduta del 17 Aprile, l’argomento è stato
affrontato e discusso. Per noi un primo passo molto
importante, in quanto la tutela professionale è uno dei
compiti principali di un Ordine che deve prendere posizione,
mentre in Sicilia l’argomento è stato sempre taciuto.
Il Presidente ha argomentato la sua posizione portando una
serie di articoli e documentazioni per sottolineare come
l’attività portata avanti dai counselor NON colpisce
l’attività psicologica, e sostenendo, fra l’altro, che i
counselor non
lavorano più degli psicologi e di fronte
all’avvio di nuovi corsi non si può fare niente.
Il punto è proprio questo, può un Presidente di un ordine
“liquidare” una questione così delicata e importante? Sembra
che sminuisca la portata del fenomeno…
Può un Ordine esimersi dai propri obblighi di legge
consistenti nel “vigilare per la tutela del titolo
professionale e svolgere le attività dirette a impedire
l’esercizio abusivo della professione” (art. 12 comma h, legge
56/89)? Noi crediamo di NO.
Infatti, se è vero, (così come ha sottolineato il Presidente
in consiglio) che c’è un recente parere del Ministero della
Salute che sembra difendere l’attività dei counselor,
dall’altro c’è la famosa sentenza Zerbetto che decreta come:
l’insegnamento dell’uso degli strumenti a persone estranee
equivale in tutto e per tutto a facilitare l’esercizio abusivo
della professione.
Inoltre, se tutto ciò non bastasse, il CNOP ha, finalmente,
elaborato e reso pubblici gli Atti tipici della Professione
Psicologo, esplicitando che le tecniche di natura psicologica,
ancorchè con altro nome, siano riservate agli psicologi.
Di fronte a questo atteggiamento, cosa possiamo fare noi di
AP?
Sicuramente continuare a far sentire la nostra voce, perché
noi, che con i colleghi abbiamo un confronto costante e
continuo, sappiamo bene che la discussione sull’articolo 21 è
una piaga aperta e crediamo che un Ordine abbia il dovere di
ascoltare gli iscritti e, quantomeno, dare dei segnali forti.
Infatti, sono bastati pochi input sui Social Network per
ritrovarci sommersi da commenti, testimonianze e segnalazioni
sull’argomento. Davanti a tutto non possiamo fare spallucce,
sminuire il problema e dirci che tanto “non possiamo farci
niente”.
Ovviamente è impossibile ipotizzare azioni a tappeto contro
tutto e tutti, che inesorabilmente si ritorcerebbero contro
l’Ordine e l’intera categoria. Noi, invece, crediamo che il
parere ministeriale debba essere approfondito anche con pareri
legali e rafforzato con una forte sottolineatura riguardo gli
atti tipici dello psicologo perché, continuando a schivare le
questioni spinose ed irrisolte, la nostra professione è sempre
più a rischio.
Per tornare alla seduta di consiglio, la stessa si è conclusa
con un nulla di fatto! Possiamo permettere che il delicato
argomento, che ripetiamo riguarda tutti noi, sia concluso con
un “noi che possiamo fare?” Ovviamente NO.
Allora nel silenzio/assenso di tutti gli altri consiglieri,
noi di AP abbiamo proposto un primo passo, un passo piccolo
ma dal forte impatto: la costituzione di una carta etica,
rivolta a tutte le scuole di Psicoterapia presenti in Sicilia
(così come è stato fatto, per altro, per il quadriennio
precedente nell’Ordine della Lombardia): “la carta etica vuole
rappresentare una garanzia di rispetto minimo di regole
culturali, amministrative e contrattuali“. La carta etica è
uno strumento operativo frutto della condivisione di regole e
percorsi a garanzia di tutti i colleghi, per contribuire ad
una maggiore qualità formativa, con trasparenza e correttezza,
per cui la carta non si rivolge solo al complesso tema del
counseling, ma a tutta la formazione e a ciò che ne diviene.
Noi non vogliamo fare come gli struzzi, non vogliamo mettere
la testa sotto la sabbia e far finta di niente, la Tutela è
uno dei pilastri su cui vogliamo muoverci per ridare dignità e
identità alla nostra professione. Perciò vediamo se c’è
veramente l’intento di creare una carta etica da parte di
tutto il Consiglio e soprattutto vedere quali scuole
aderiranno.
Noi vediamo, sentiamo e parliamo!!!
Angelo Barretta e Dario Caminita
Altra Psicologia ed Essere
Psicologi: un confronto sulla
idea di formazione
di Mauro Favaloro, candidato, già referente per la formazione
della Azienda Usl Bologna nord
Ho appena finito di leggere un articolo a firma “Essere
psicologi” che esprime le loro idee sulla formazione. Noto, in
particolare, questi passaggi:
…, l’Ordine ci ha comunicato una piacevole “eredità”: una
piattaforma FAD. Essere Psicologi ha inserito la Formazione A
Distanza tra i suoi punti programmatici perché intende
raccogliere l’eredità che il Presidente e il Consiglio uscente
lasciano ai successori….
…. vogliamo utilizzare questa piattaforma per superare la
difficoltà delle distanze geografiche e avvicinare l’Ordine ai
suoi iscritti, creando mano a mano nuove offerte formative che
vengano incontro alle loro necessità……..Solo appoggiandosi sul
contesto preesistente è possibile costruire altro, mentre una
rifondazione implicherebbe uno spreco di risorse che non
possiamo permetterci. Se da un lato siamo fermamente convinti
che l’Ordine abbia ulteriori possibilità di ampliamento, siamo
consapevoli che non è possibile creare qualcosa dal nulla (il
grassetto è mio).
“Essere psicologi” agita lo spauracchio della discontinuità
come vuoto, come ritorno indietro. Secondo loro, se arrivasse
qualcun altro a dirigere l’Ordine, quello che è stato fatto
sarebbe accantonato e si ricomincerebbe da zero…
Ma si tratta di un ragionamento distorto, se non capzioso.
Credo che si abbia veramente poca considerazione della
maturità della categoria se si pensa che i colleghi abbocchino
a questa rappresentazione del nuovo come salto nel vuoto e che
abbiano così tanto bisogno di attaccarsi ad una base sicura da
cercare ad ogni costo la continuità, senza interrogarsi se ciò
che viene loro offerto soddisfa le loro necessità.
Il fatto è che, per quanto riguarda ciò che l’Ordine può e
deve fare per la formazione, c’è proprio bisogno di
discontinuità e tanta.
Non basta avere uno strumento potente come la FAD se poi, come
è scritto
nel loro articolo, si pensa di utilizzarlo
unicamente per fare accedere gli iscritti ai contenuti
formativi senza muoversi dalla propria sede.
La FAD permette ben altro e può favorire un salto di qualità
dell’offerta formativa, ma solo se si modifica l’approccio
complessivo con cui finora l’Ordine si è impegnato a formare
gli iscritti .
Innanzitutto, occorre una strategia per andare a raccogliere i
bisogni formativi tra i colleghi. E’ stato fatto finora in
modo sistematico? Direi di no.
Per far qualcosa di costruito a dovere non basta ricorrere ad
un questionario.
Sappiamo tutti bene, a partire dalla
esperienza che abbiamo in clinica (ma non solo), che la prima
espressione del bisogno non è quella più fedele: è necessaria
un’interlocuzione dialogica, perché essa venga elaborata ed
emerga nella sua vera sostanza. Ed occorre, ancora, un
confronto perché il bisogno formativo individuale venga
correlato alle necessità dell’organizzazione o del contesto
in cui lo psicologo lavora e dove deve magari interagire
con altre figure professionali .
Concretamente, si può pensare di utilizzare un questionario e
la rete per una prima emersione di temi, ma poi bisogna che i
consiglieri dell’Ordine facciano incontri a livello
provinciale o per aree tematiche per una elaborazione comune
volta a dare forma ad un’ipotesi di percorso formativo
condiviso.
Ci vuole discontinuità perché l’Ordine non si comporti come
un’entità autosufficiente. Altrimenti non si potrà andare
molto oltre ai mini seminari finora attivati. Vanno
continuamente ricercate alleanze e connessioni con gli altri
soggetti importanti per la formazione: mi riferisco alla
Regione, alle Ausl, agli altri Ordini, alle Fondazioni, alle
scuole di psicoterapia.
Solo mettendo insieme più teste e più risorse sarà possibile
attivare percorsi formativi di significativo spessore che non
sarebbe possibile realizzare con le sole risorse dell’Ordine
(e non sarebbe neanche giusto, visto la pluralità di servizi
che intendiamo offrire agli iscritti) .
C’è bisogno di discontinuità, perché i percorsi formativi
sono stati finora quasi interamente dedicati all’avviamento
alla professione. E tutti gli altri? E i liberi professionisti
già attivi devono sempre e solo contare sulle loro risorse
economiche che si stanno sensibilmente riducendo per formarsi?
E quelli che si stanno muovendo nei nuovi campi della
psicologia?
C’è poi da notare che la formazione di avviamento alla
professione è stata finora fatta con cicli di quattro seminari
che si ripetevano sempre eguali per partecipanti diversi, ma
niente rimaneva a sostegno dell’avvio dopo questo input
iniziale.
Bisogna anche capire che abbiamo bisogno sempre di più di
formazione sulle capacità trasversali. Moltissimi psicologi
non lavorano più in un unico settore, ma, per mettere assieme
una entrata dignitosa, lavorano contemporaneamente in realtà
molto diverse tra di loro. Se, ad esempio,
uno lavora in
parte con il carcere, in parte nella scuola e in parte nel
proprio studio, avrà bisogno di strumenti che gli facilitino
la lettura dei contesti e l’entrata in relazione con diverse
tipologie di utenti e con committenti molto diversi tra loro.
Quella delle capacità trasversali si presenta come una nuova
frontiera formativa.
E’ necessaria discontinuità, poi, anche per quello che
riguarda gli esperti ed il loro utilizzo.
La FAD si presta facilmente ad un uso puramente nozionistico.
Non abbiamo bisogno di formatori che trasportino in video le
loro presentazioni in power point . Non ci basta più neanche
l’ottimo esperto che fa la splendida lezione di due ore
(profumatamente pagato) e poi sparisce. Abbiamo soprattutto
urgenza di formatori che sappiano accompagnare processi di
crescita, che siano capaci di rendere ben fruibile il loro
sapere, che siano in grado di alternare momenti di aula (che
possono essere anche online) con spazi di lavoro individuale e
di gruppo, interagire a distanza e anche on demand con i
formandi, che siano presenti ed accessibili, quando chi
partecipa al percorso formativo comincia a mettere in pratica
quanto appreso.
Solo così si ha la possibilità che gli input formativi si
trasformino in un modo di agire più ricco ed efficace.
Non basta avere la possibilità della formazione a distanza se
poi il discente si trova da solo davanti ad un computer, se
non ha stimoli per elaborare contenuti, se non ha un gruppo
con cui confrontarsi.
Per questo, accanto ai formatori, abbiamo bisogno di tutor per
i processi a distanza da individuare valorizzando le
competenze dei liberi professionisti e degli operatori dei
servizi (e ce ne sono tanti di bravi).
Credo si possa comprendere meglio perché con un’idea così
ambiziosa e necessaria di formazione, ci voglia discontinuità
anche nel modo di essere Ordine, diventando capaci di uscire
dal bunker dell’Ordine e trovare, come dicevamo, partnership e
coincidenza di interessi. Guardiamo con particolare attenzione
alla progettualità europea che permette anche forme di
partnership dove è possibile fruire gratuitamente di seminari
di formazione su tematiche quali il lavoro con gli adolescenti
ed i minori.
Ecco, questa è la discontinuità che proponiamo ed alcune
delle nostre idee. Vi sembra un salto nel vuoto o un salto in
avanti?
Report Consiglio Aprile 2014
Sabato 5 aprile c’è stato il primo consiglio dell’Ordine campano a porte
aperte.
AltraPsicologia c’era ed è qui per aggiornare i
colleghi.
Come indicato sul sito dell’Ordine, ho prenotato la mia presenza come
osservatore silente, e il 5 Aprile mi sono recata in sede.
Sembravano tutti piuttosto stupiti che qualcuno potesse avere interesse
ad assistere alla seduta, infatti sono stata accolta con un «chi te lo
fa fare?» (Strano, dal momento che il nostro Luca Pizzonia è stato
spesso presente alle sedute della passata consigliatura…).
Dunque, a me e agli altri di AP, chi ce lo fa fare?
Ce lo fa fare la voglia di partecipare appieno alla vita
dell’istituzione più importante della nostra professione, al
di là delle cariche o meno che si possono ricoprire.
Il consiglio, previsto per le 9.30, è iniziato con quasi un’ora di
ritardo, 13 presenti su 15, a cui si è aggiunta dopo un po’ la
consigliera Ponticiello. Assente solo la consigliera Arcidiacono.
– PRELIMINARI –
NOTIZIE DALLA TASK FORCE: Il Consiglio inizia sbrigando alcune
pratiche
formali,
come
l’approvazione
dell’ultimo
verbale
della
precedente consigliatura, e con alcuni dettagli autocelebrativi sulle
attività intraprese. La Presidente Bozzaotra infatti informa il Consiglio
di
un’attività
di
monitoraggio
della
progettazione
dei
Centri
Antiviolenza, realizzato dalla Tesoriera Piccirillo che si è recata in
Regione e ha preso contatti con l’Assessorato.
Dunque la famigerata “task force” di cui la Presidente ha parlato
nell’ultima newsletter agli iscritti si concretizza nella singola persona
di Maria Piccirillo.
BANDO GIOVANI PER IL SOCIALE: La Presidente informa che 3
associazioni che hanno usufruito dello sportello di progettazione tenuto
dal Dott.
Treglia hanno presentato progetti che sono risultati idonei, e
due di questi sono anche stati finanziati. Dunque la Presidente esprime
la volontà di ampliare lo sportello di progettazione e documentarsi sulla
possibilità per l’Ordine di diventare partner in futuri progetti.
Attenderemo sviluppi in merito, soprattutto per chiarire
secondo quali modalità si vorrebbe sviluppare tale
partnership.
IL SALONE PER LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’ IMPRESA: La
Presidente comunica che membri del Consiglio hanno in programma diversi
incontri con i responsabili dei vari ambiti durante il salone per la
responsabilità sociale d’impresa. Dal momento che tale decisione viene
comunicata al resto del Consiglio in questa occasione, non è chiaro
quando e da chi sia stata presa la decisione di partecipare a questo
salone. Infatti il consigliere Del Forno chiede di essere messo al
corrente di tali incontri.
TIROCINIO E VISIBILITA’ DEI CONSIGLIERI: Il Consigliere Del Forno
menziona una sua mail inviata all’Ordine con dei quesiti in tema di
tirocini e di visibilità dei consiglieri. Per quanto riguarda i tirocini,
la Presidente comunica che la Consigliera Arcidiacono porterà un
documento da discutere nel prossimo consiglio o nel successivo, dunque
non se ne parlerà fino a fine maggio, o addirittura a metà luglio. Per
quanto riguarda la visibilità, la Presidente risponde che l’elenco dei
consiglieri è sul sito dell’Ordine, e che assegnare ad ognuno una pagina
autogestita sarebbe farraginoso, perciò la soluzione trovata consiste nel
permettere ai consiglieri di inserire una propria foto e il link al
proprio sito personale. Dal momento che alcuni consiglieri
gestiscono vere e proprie attività commerciali, ad esempio
nell’ambito della formazione, non ci è chiaro perché tali
attività dovrebbero essere indirettamente pubblicizzate sul
sito dell’Ordine.
– ALL’ORDINE DEL GIORNO –
Veniamo ai veri e propri punti all’OdG:
a) Approvazione nuove iscrizioni e passaggi ad altri Ordini
regionali.
b) Recupero crediti – La
quota
di
iscrizione
di
quest’anno rimane invariata,
ovvero 155 euro. I colleghi
che non sono in regola con i
pagamenti sono 1071, per un
totale di oltre 1950 quote non
versate. Si tratta quindi di
circa 300mila euro. La maggior
parte degli evasori riguarda
la fascia dei giovani colleghi 28-38 anni. Questi dati sono sintomi
di cosa? Probabilmente sono legati alla crisi e alle
difficoltà lavorative che colpiscono i colleghi più giovani,
ma c’è dell’altro? Forse un senso di appartenenza alla
categoria su cui c’è ancora tanto da lavorare?
La Vicepresidente Sarno specifica che il regolamento prevede, dopo 2 anni
di mancati versamenti, la sospensione senza notifica all’interessato.
Tuttavia, l’intenzione è di procedere al contatto diretto con i singoli
iscritti, così da non dare un input vessatorio, bensì comprensivo, in
continuità con la modalità usata negli ultimi anni. La Tesoriera
Piccirillo informa che fino all’anno scorso lei stessa era addetta al
recupero
delle
quote
non
versate,
insieme
alle
due
segretarie.
Quest’anno, al suo posto dovrebbe occuparsene il commercialista. La
proposta per pagare gli straordinari alle tre persone che se ne
occuperanno è di stanziare 3000 euro, di cui il 30% fisso, e il resto in
percentuale in base alle quote recuperate. Il Consigliere Del Forno
sottolinea che il regolamento prevede che le progettualità siano inviate
ai consiglieri prima della seduta. La Presidente Bozzaotra risponde
«Cercheremo di adeguarci per quanto possibile». Non ci è chiaro quali
potrebbero essere le insormontabili difficoltà ad “adeguarsi”.
Votazione: Astenuti Iovino, Rega e Caruson, motivando con il fatto di non
aver partecipato alla discussione sulla progettualità. La maggioranza
vota compatta, insieme ai consiglieri della lista F.A.R.E. . Mozione
approvata.
Dopo la votazione il consigliere Malinconico afferma che il recupero
crediti non è una progettualità e in quanto tale non è necessaria la sua
previa comunicazione. Magari
è così, ma ci sembra comunque
appropriato che tutti i consiglieri siano al corrente di ciò
che si accingono a votare.
c) Progetto sviluppo della professione di psicologo – Ora, molti
di voi si staranno chiedendo cosa sia questo progetto dal nome tanto
rassicurante. Anche noi. Cercheremo di capirlo. La proposta è di
stanziare 25mila euro. Segue appassionato dibattito in cui sembra che
ognuno segua un filo del discorso diverso, e che questi fili non si
incontrino.
Del Forno chiede di visionare un articolato di
spesa.
Malinconico (primo intervento) sottolinea che si tratta di un
capitolato.
Iovino afferma che nello scorso consiglio è stato approvato un
progetto a costo zero per gli esperti esterni con rimborso a
posteriori e si chiede perché non si possa procedere allo stesso
modo. (A noi di AP piacerebbe saperne di più su questi
esperti esterni: chi sono? Come sono stati scelti? Di
che rimborsi stiamo parlando?)
Piccirillo sostiene che la cifra sia fin troppo bassa, e che
quindi non siano opportune tutte queste discussioni.
Rega ritiene che si debbano definire degli obiettivi, per una
questione di “coscienza morale” sull’uso dei soldi dei colleghi.
Segue indignazione generale della maggioranza, che ritiene
eccessivo farne una questione di “etica”.
Sarno informa che la bozza del progetto è stata già approvata a
maggioranza.
Malinconico (secondo intervento) precisa che si tratta di un tetto
massimo che sarà successivamente dettagliato.
Bellotti (la Consigliera dell’Albo B) si alza e getta una bomba,
chiedendo se per caso non si tratti di fondi da destinare alle
attività gestite da Raffaele Felaco e Fausta Nasti (Presidente e
segretaria della precedente consigliatura, ora responsabili della
Legge sullo psicologo del territorio e della formazione, non si sa
bene come sia stata definita questa scelta.) Segue disapprovazione
generale della maggioranza che con gesti energici del capo
indicano di no. (Chissà se il “non verbale” è stato “messo a
verbale”). Poi la Bellotti prosegue auspicando una maggiore
apertura alle idee dei consiglieri tutti.
Lepore sottolinea nuovamente di non sapere qual è il ragionamento
dietro la scelta della cifra da stanziare.
La Bozzaotra risponde dicendo che si tratta di cifre basate su
quanto è stato fatto precedentemente. (Cioè?)
Rega chiede nuovamente la parola, ma la Presidente non la concede
affermando che il regolamento prevede che non si possa intervenire
più di una volta nella stessa discussione. Tuttavia, proprio
in questa discussione il consigliere di maggioranza
Malinconico ha parlato due volte. Chissà perché. E
chissà perché nessuno della minoranza lo fa notare.
Votazione:
Rega,
Iovino,
Del
Forno
contrari.
Caruson
astenuto.
Maggioranza compatta, insieme agli altri consiglieri. Mozione approvata.
d) Formazione continua – La
proposta è di stanziare 25mila
euro. Il Consigliere Caruson
esordisce annunciando che dovrà
astenersi
corrente
perché
dei
non
dettagli
al
che
portano a stanziare una simile
cifra.
dibattito/fotocopia
Segue
del
precedente, con Del Forno che
sostiene la necessità di leggere i temi prima della seduta, Bellotti che
spera che Fausta Nasti si avvalga di tutti i consiglieri che hanno
competenze in materia, etc.
Votazione: Rega, Del Forno, Iovino si alzano ed escono dalla stanza,
risultando così assenti. Caruson astenuto. Maggioranza compatta, insieme
agli altri consiglieri. Mozione approvata.
e) Esame di Stato – La Presidente informa il Consiglio di voler
chiedere di unire le sedi di Napoli e Caserta per l’EDS, e che i nomi dei
colleghi da inviare al Ministero per le commissioni sono stati già
individuati. Il consigliere Caruson, avendo 10 anni di iscrizione
all’albo, chiede di essere inserito nella lista. (Come sono stati
individuati quei nomi? Quando? È stato forse pubblicato un
avviso? È stata fatta una richiesta di disponibilità ai
colleghi interessati? A noi non risulta, e il fatto che
persino un consigliere in carica ne sia venuto al corrente
solo oggi dice tutto. Eppure, quando si è trattato di chiedere
disponibilità per protocolli d’intesa gratuiti ci sono
arrivate mail su mail.)
f) Scelta del provider per gli eventi ECM – La Presidente informa
che la scelta è caduta su Samnium Medica soc. coop., provider n. 1376,
con un’offerta di € 2900 per accreditare un numero illimitato di eventi
nell’arco di un anno, con un contributo di €250 ad evento. Inoltre
comunica che vi erano altre due proposte altrettanto vantaggiose
economicamente, ma che non avevano ancora il provider attivo. I
consiglieri Del Forno e Iovino sostengono che il prezzo sia troppo basso.
La Tesoriera Piccirillo aggiunge che tra le spese extra rientrano le
hostess, che l’Ordine non richiede mai, perché «ci sono i tirocinanti».
(In effetti, è un’esperienza formativa fondamentale, per un
futuro psicologo, fare l’hostess ad un convegno. E poi ci si
lamenta quando ti mettono a fare le fotocopie. Tirocinanti
ingrati. Inoltre, sarebbe stato interessante assistere
all’apertura delle offerte, per noi di AP così come, credo,
per i consiglieri tutti…ma ahimè la vita è piena di
delusioni…). Gli eventi prossimamente in programma sono 3: uno sulla
coppia a giugno, uno sulla diagnosi a giugno, uno sulla mediazione a fine
maggio. Votazione: Caruson, Rega, Iovino astenuti. Maggioranza compatta,
insieme agli altri consiglieri. Mozione approvata.
f) Bilancio partecipativo – La proposta è di stanziare il 15% della
quota di bilancio a disposizione degli iscritti, e di organizzare
assemblee dislocate nelle varie province per la partecipazione degli
iscritti. I responsabili del progetto sono la Presidente Bozzaotra e il
Tesoriere Piccirillo. Il calendario indicativo delle attività dovrebbe
essere il seguente:
Maggio – giugno: definizione formulario e pubblicazione sul sito.
Luglio – ottobre: definizione quota e incontri con gli iscritti.
Gennaio 2015: Finanziamento
Il budget iniziale è di 5mila
euro. Il Consigliere Del Forno
sostiene che dovrebbero essere
coinvolti tutti i Consiglieri.
La Presidente risponde che le
assemblee sono aperte a tutti, e
che quindi i consiglieri che
vogliono dire qualcosa possono
farlo in quella sede. (Forse
andrebbero coinvolti prima,
no? Altrimenti a cosa serve
sedere in consiglio?) Il
Consigliere
Rega
afferma
che
le
progettualità
sfuggono
a
regolamentazione, contrariamente ai vecchi gruppi di lavoro, e che
dovrebbero essere regolamentate.
Votazione:
il Consigliere Rega si assenta. I Consiglieri rimasti
approvano.
Piccola nota: durante la discussione, la Presidente Bozzaotra
sottolinea con enfasi che «questa è vera trasparenza, mica pubblicare le
delibere sul sito!». Beh, gentile Presidente, noi abbiamo un’idea un po’
diversa di trasparenza, e riteniamo che sia un diritto degli iscritti
essere a conoscenza delle decisioni e delle delibere del consiglio che ci
rappresenta. A
proposito, ricordiamo all’Ordine che AP ha
chiesto l’accesso agli atti a luglio e di nuovo a settembre e
a marzo, ma delle delibere ancora nessuna traccia.
g) Ristrutturazione della sede – Discussione rinviata perché i
preventivi pervenuti sono superiori al bilancio.
h) Salone del mediterraneo – La Presidente si è impegnata a versare
mille euro per la partecipazione al salone con uno stand, e chiede al
consiglio di deliberare positivamente.
Votazione:
Iovino
astenuto,
Rega
assente.
I
Consiglieri
rimasti
approvano.
i) Calendario dei prossimi consigli (non definitivo):
Venerdì 23 maggio ore 14.00
Giovedì 10 luglio ore 14.00
Giovedì 4 settembre ore 14.00
Sabato 25 ottobre ore 9.30
Sabato 29 novembre ore 9.30
AltraPsicologia ci sarà, e speriamo di vedere anche
altri colleghi interessati ad assistere.
Ricordate che per prenotare la vostra presenza come
osservatori silenti dovete inviare una mail alla segreteria
dell’Ordine.
Questo il report della seduta. A breve approfondimenti e considerazioni
più specifiche. Voi che cosa ne pensate? Attendiamo vostri commenti!
Ordine
Emilia
Romagna
e
Formazione
Continua
in
Psicologia (F.C.P)
di Gabriele Raimondi
Il CNOP, come previsto dal DPR 7 agosto 2012 , n. 137,
articolo 7 – “Regolamento recante riforma degli ordinamenti
professionali in attuazione dell’articolo 3, comma 5, del
decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148” ha
approvato a gennaio 2013 il “Regolamento sulla Formazione
Continua in Psicologia” (F.C.P.) promuovendo un modello di
formazione permanente molto più vicino alle specificità della
nostra professione. Si attribuisce infatti valore formale di
aggiornamento a: Corsi di formazione, master, seminari,
convegni, gruppi di lavoro e commissioni degli Ordini, purché
accreditati dagli ordini regionali o dal CNOP; eventi già
accreditati con il sistema ECM; supervisione; intervisione o
supervisione in gruppo fra pari ; sviluppo di nuove competenza
attraverso l’attività professionale; lezioni o interventi come
relatore in convegni o corsi; contratti di insegnamento con
istituti e università; partecipazione come commissario agli
esami di stato; pubblicazione di libri o articoli su riviste,
anche online; studio e aggiornamento in autonomia.
Il Regolamento, ancora in attesa dell’approvazione del
Ministero della Salute, prevede anche importanti cambiamenti
nel ruolo dell’Ordine degli psicologi. Li potete leggere
(ancora in forma ovviamente di proposta fino alle definitiva
approvazione del Ministero) in questo articolo di Federico
Zanon di cui vi riporto alcuni stralci:
“Due saranno i livelli di decisione: nazionale e regionale.
ñIl CNOP – consiglio nazionale degli ordini degli psicologi,
di cui fanno parte tutti i presidenti degli ordini regionali
– si occuperà di definire il quadro nazionale della
formazione, e di riconoscere i formatori abilitati ad
erogare formazione accreditata.
ñGli Ordini Regionali gestiranno a livello locale gli eventi
da accreditare e le singole posizioni formative degli
iscritti.
Un aspetto inedito della riforma delle professioni è
l’esplicita previsione di legge che gli Ordini dovranno
offrire formazione ai propri iscritti. Gli Ordini regionali
degli psicologi, secondo le previsioni del regolamento
attualmente in discussione, dovranno predisporre un piano
dell’offerta formativa dedicata e gratuita per gli iscritti,
per garantire loro la possibilità di assolvere il debito
formativo. In particolare, saranno gli ordini e l’ENPAP ad
avere l’onere di organizzare gli eventi formativi in materia
deontologica, di leggi professionali e sulla previdenza.”
Come tradurre tutto questo nella realtà dell’Emilia Romagna?
L’Ordine, ponendo a proprio riferimento le linee strategiche
previste dal Regolamento approvato dal CNOP ed in un modello
di lavoro capace di riprendere e valorizzare gli aspetti
migliori del sistema dell’accreditamento (= attenzione al
mantenimento della qualità del servizio nel tempo) utilizzato
da diversi Paesi europei e nel sistema della formazione
professionale potrebbe farsi promotore di percorsi di
Formazione Continua in Psicologia capaci (molto più di quanto
possano fare singoli incontri) di promuovere e mantenere
elevati livelli di qualità professionale tra gli iscritti.
Per conseguire questo obiettivo riteniamo importante un
modello di lavoro improntato alla valorizzazione delle risorse
esistenti sul territorio e che veda coinvolti in modo attivo
sia nella fase di programmazione che nella fase attuativa
degli interventi di formazione permanente per gli psicologi
l’Università, le scuole di psicoterapia (nelle quali sono
presenti competenze
che non si limitano alla sola
psicoterapia e che devono invece essere poste
– anche
attraverso adeguati percorsi di formazione – a patrimonio
professionale degli psicologi nei diversi ambiti di
applicazione del proprio lavoro) e le associazioni
professionali.
La qualità della formazione permanente può essere garantita
attraverso una modalità di lavoro che, rispettando il ruolo di
ciascun soggetto, tenda a valorizzare le risorse professionali
che negli anni si sono costruite e implementate sul nostro
territorio.
L’Ordine
può
allora
essere
soggetto
in
grado
di:
1)
individuare da un lato i bisogni del territorio connessi al
ruolo dello psicologo e dall’altro le esigenze formative degli
psicologi 2) informare tutte le diverse agenzie di formazione
(Università, Scuole di psicoterapia, Associazioni…. ) presenti
sul territorio e collaborare alla progettazione dei percorsi
formativi definendo già nel processo le caratteristiche
necessarie perché gli stessi siano accreditati in un
atteggiamento di accompagnamento 3) valutare, al termine del
percorso, l’adeguatezza delle proposte attribuendo loro
accreditamento o meno.
AltraPsicologia Emilia Romagna intende pertanto sperimentare
– nel rispetto del Regolamento F.C.P. presentato dal CNOP al
Ministero e ovviamente ferma restando la necessità di
adeguarsi ad eventuali cambiamenti dello stesso – un modello
centrato sulla collaborazione e sulla cooperazione con i
diversi soggetti del territorio che consenta da un lato il
superamento di percorsi di formazione rivolti a persone non
qualificate e dall’altro garantisca permanente qualità al
lavoro dei colleghi.
Noi ci siamo. Voi ci siete ?
Lavoro di équipe fra pubblico
e privato: utopia o realtà
possibile?
di Carlotta Cristiani e Ambra Cavina
Il 7 aprile Altra Psicologia ha organizzato un incontro dal
titolo “Lo Psicologo nelle équipe interdisciplinari. La tutela
della sua identità nella relazione con gli altri
professionisti, i dirigenti e gli utenti”. Scopo del
dibattito, a cui hanno partecipato operatori dell’ambito
clinico e sociale, era dare vita a una discussione centrata
sul disagio lavorativo, percepito da molti, legato al non
riconoscimento delle competenze professionali dello psicologo
da parte delle altre figure con cui si trova a collaborare nel
lavoro di équipe.
Ciò che segue è una sintesi tra quanto emerso durante questo
incontro e alcune nostre riflessioni.
La pratica all’équipe, il senso di stare in équipe, il
confronto tra le varie figure professionali non è un’abitudine
acquisita durante gli anni formativi del futuro psicologo, non
viene insegnata né incoraggiata nelle università né tanto meno
nelle scuole di psicoterapia, dalle quali il professionista
esce sentendosi isolato e disabituato a confrontarsi. Il
lavoro in équipe va insegnato, poiché lavorare nel gruppo
multidisciplinare richiede un allenamento costante su se
stessi, allenamento al porre dei limiti al proprio sé, agli
altri e alle istituzioni, allenamento ad accogliere le
opinioni diverse e opposte. Lavorare insieme richiede l’umiltà
di non sentirsi portatori di verità, ma di ipotesi e di dubbi.
Non è un percorso facile!
Dalle parole dei relatori è infatti emerso chiaramente che il
clima che caratterizza il lavoro all’interno dell’équipe
interdisciplinare non sempre è improntato al confronto e alla
condivisione bensì è talvolta connotato da un atteggiamento di
vicendevole chiusura dei professionisti, troppo presi a
difendere la propria posizione contro quella dei colleghi,
spesso a detrimento del benessere del paziente a loro
affidato. Ci si trova di fronte a un gruppo aggregato, ma non
integrato, dove la dimensione soggettiva autoreferenziale è
prevalente e non vi è uno spazio accogliente e di
mentalizzazione dove ogni professionista può portare oltre
alle sue competenze, il suo punto di vista e anche i propri
errori.
I progressivi tagli alla sanità stanno limitando sempre più
gli ambiti di intervento dello psicologo del servizio pubblico
e questo pone un fondamentale quesito: all’utente che
necessita di un intervento che il servizio non gli può più
garantire che cosa rimane da fare? Rivolgersi a un
professionista nel privato.
Sfortunatamente questa difficoltà di collaborazione tra figure
professionali diventa ancora più evidente in questo caso,
quando il paziente è seguito oltre che dal professionista
pubblico anche da uno privato. Che posto ha il professionista
privato nell’équipe multidisciplinare dei servizi? Spesso
nessuno.
È a questo punto che appare più che mai evidente la frattura e
lo scollamento da sempre esistente tra ambito pubblico e
ambito della professione privata, nonché il circolo vizioso
che affligge entrambe: da una parte il servizio pubblico non è
in grado di offrire un servizio, dall’altro il professionista
che vi lavora all’interno (psicologo, psichiatra,
neuropsichiatra) verrebbe sanzionato se inviasse un proprio
paziente a un collega privato. Anche se spesso accade che
“sottobanco” avvenga proprio questo. Nella mancanza di un
invio ufficializzato, sembra che non ci sia un riconoscimento
sociale della necessità e del valore del libero professionista
che offre quell’intervento che lo stesso servizio pubblico non
riesce più a fornire. Ciò che ne segue è un danno per
l’utente, che rimane abbandonato a se stesso.
L’altra situazione in cui compare lo stesso scollamento trai
due ambiti è l’esclusione del libero professionista
dall’équipe multidisciplinare dei servizi. Nel caso il libero
professionista si trovi a gestire un utente in carico anche ai
servizi, accade che si senta abbandonato, escluso, solo.
Questo succede sia che il paziente si trovi già in carico ai
servizi quando arriva dal libero professionista sia quando
nasce il bisogno del libero professionista di inviarlo ai
servizi. Esiste il timore da parte del libero professionista
di inviare nel pubblico, poiché si ha il pregiudizio di un
servizio in cui c’è dispersione, confusione tra i diversi
ruoli, discontinuità e mancanza di tempo da dedicare alla
cura. Esiste il timore che il servizio pubblico remi contro
l’intervento del libero professionista, visto come un ostacolo
piuttosto che una risorsa. Il libero professionista invece di
avvalersi della collaborazione del servizio pubblico tende
dunque a crearsi una sua rete personale di professionisti
diversi a cui appoggiarsi (psichiatra, logopedista,
neuropsichiatra, psicomotricista, avvocato) e con cui fare
rete. Si pongono in tal caso due grossi problemi, alcune
figure nel privato non esistono (ad esempio l’assistente
sociale) e l’utente si trova a dover sostenere dei costi
enormi, ai più improponibili.
Il libero professionista vive quindi sulla propria pelle
l’apparente disinteresse da parte dell’équipe riguardo al suo
lavoro.
La mancanza di rete è ancora più evidente nel caso di utenti
adulti,
nei
confronti
dei
quali
spesso
manca
quell’investimento dedicato all’infanzia. Il professionista
che si trova nella necessità di inviare il proprio paziente ad
un’altra figura professionale e decide di inviarlo ai servizi
corre il rischio che cada in quel buco nero che è la mancanza
di collegamento tra ambito privato e pubblico e dal quale si è
costretti a cercare di uscire, per il bene del paziente,
spesso con grande frustrazione. Di questo malfunzionamento è
spesso “vittima” una fetta clinicamente significativa, ossia i
giovani adulti, particolarmente colpiti da questi di tempi di
crisi e disoccupazione.
Nel lavoro clinico con l’infanzia si è pressoché costretti a
fare équipe sia all’interno dei servizi sia con il libero
professionista; infatti ci sono tante figure professionali sul
bambino e tante istituzioni (Sanità, Servizi Sociali, Scuola),
se manca un contatto diretto con il libero professionista,
l’équipe dei servizi gli chiede comunque una relazione
scritta, un’osservazione, una diagnosi, un certificato, gli dà
un posto, minimo e distaccato, ma comunque un posto nel team
multidisciplinare che segue il bambino.
È triste assistere a quelle situazioni in cui non c’è proprio
più posto neanche per l’équipe e il genitore diventa un
passacarte: prende la diagnosi dello psicologo del Servizio
pubblico e la porta al libero professionista privato che segue
il suo bambino, per esempio in psicoterapia, poi di nuovo
porta la relazione del libero professionista allo stesso
psicologo e al pediatra di base, poi ancora prende tutte
queste carte e le porta a scuola, la scuola è contattata dallo
psicologo del servizio e di nuovo il genitore porta le
relazioni degli insegnanti, dello psicologo, del logopedista
al libero professionista privato che segue il suo bambino…una
volta una mamma esclamò senza turbamento, come se fosse
scontato: “Mi serve uno scritto di tutti quelli che seguono
mia figlia, così tengo le fila tra tutti e tutti sono
informati e si parlano!”. Il lavoro in équipe non dovrebbe
essere un semplice circolo di informazioni in cui chi lavora
fuori dal servizio pubblico è faticosamente incluso, ma quando
a tenere le fila tra le diverse figure professionali non c’è
nessuno se non l’utente stesso, allora è l’équipe stessa ad
aver perso il suo posto nel percorso per la Salute della
persona.
Eppure ci sono casi in cui accade che si costruisca un lavoro
d’équipe e vi faccia parte anche il libero professionista.
Sono quei casi in cui esiste un referente nel gruppo
multidisciplinare su cui può contare anche il libero
professionista, a cui può rivolgersi per essere informato sul
percorso del proprio paziente all’interno del servizio
pubblico, con cui parlare dell’andamento del lavoro che il
paziente sta facendo con lui, un referente a cui inviare il
proprio paziente, quando questi ha bisogno di un intervento
che lui non può praticare. Sono quei casi in cui il libero
professionista può partecipare al lavoro d’équipe portando il
suo punto di vista, che è il punto di vista più intimo, più
interno del paziente stesso poiché il più delle volte è col
privato che ha un rapporto più frequente e costante. Sono quei
casi in cui si rompe il circolo di squalifica reciproca tra
pubblico e privato e si arriva a costruire un progetto di
salute per l’utente dove ognuno è un partecipante
attivo.
Ma per uno psicologo che ha avuto un’esperienza positiva con
l’équipe dei servizi e riesce a fare rete con loro, quanti
altri ce ne sono che non hanno avuto la stessa possibilità?
Sarebbe bello e auspicabile creare una situazione in cui
questo scambio di competenze diventasse una realtà più
strutturata e concreta per molti (se non per tutti).
AltraPsicologia ha in programma l’obiettivo di promuovere la
figura dello psicologo attraverso un Ordine che si attivi per
creare reti istituzionali che pongano basi concrete per un
pieno riconoscimento dei professionisti psicologi. L’Ordine
deve partecipare alla definizione delle politiche
sociosanitarie della Regione così da valorizzare,
ufficializzare e strutturare formalmente la
collaborazione
pubblico-privato. Occorre creare sinergia con Facoltà e ai
Dipartimenti di Psicologia per garantire la massima qualità al
percorso formativo da cui non è possibile escludere il lavoro
in équipe. La prospettiva di apprendere un pensiero più ampio,
multidisciplinare, nasce anche da un Ordine che intrecci
rapporti con altri Ordini professionali al fine di condividere
obiettivi, formazione, azioni su temi di interesse comune per
qualificare le occasioni di collaborazione interprofessionale
nel rispetto delle reciproche competenze e specificità
Psicologi,
non
facciamo
scherzi, il quorum è da
raggiungere!
di Federica Modena
Il recente mancato raggiungimento del quorum in almeno due
grandi Regioni italiane ha reso oramai evidente agli occhi di
tutti la persistenza nella categoria degli Psicologi di “gravi
disturbi del comportamento elettorale”.
Nel breve scritto che seguirà tenteremo umilmente di indagare
le motivazioni del fenomeno: siamo Psicologi e la nostra
competenza considera l’esplorazione delle motivazioni del
comportamento in relazione all’ambiente interno ed esterno.
Osservandolo in modo globale, l ‘astensionismo non è una
caratteristica naturale e storica dell’elettorato italiano ma
è un segno dei tempi in cui ci troviamo. Fino agli anni
settanta gli Italiani si recavano alle urne massicciamente,
anche al di là dei “credo di Partito”, come in occasione di
referendum di interesse “trasversale”; le percentuali dei
votanti superavano il novanta per cento.
E’ certamente vero che fino al 1993 la Legge prevedeva che
l’elenco degli astenuti fosse pubblicamente esposto nell’Albo
Comunale e la dicitura «non ha votato» fosse indicata sul
Certificato di Buona Condotta, ma possiamo anche supporre non
lontana dal vero l’ipotesi che i nostri nonni, i quali avevano
vissuto quel ventennio che condusse alla guerra,
considerassero il diritto ad esprimere la propria opinione
tramite il voto
molto più importante di quanto non lo
consideri l’attuale corpo elettorale.
I politologi spiegano come l’odierna tendenza italiana
all’astensionismo abbia due dimensioni: quella degli elettori
disinteressati e poco informati e quella di coloro che si
sentono traditi dalla” politica” e vedono nell’astensione una
forma di protesta.
Ripiombando dal generale al particolare, a che categoria
appartengono i nostri “psicoastenuti”?
Probabilmente, in proporzioni diverse,
a
entrambe
le
categorie.
E sbagliano.
Sbagliano di grosso in tutti e due i casi.
Sbagliano in modo clamoroso se si disinteressano tout-court
delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine e non
dedicano un po’ del proprio tempo all’attività di cercare in
rete i programmi delle liste e dei candidati, sfruttando le
meravigliose possibilità che Internet oggi ci permette. In
primo luogo perché le questioni all’ordine del giorno per la
categoria sono troppo impellenti per essere ignorate. In
secondo luogo perché ciascun psicologo sa che nessuna persona
è un’isola deserta e sa quanto sia importante, affinché la
propria esistenza abbia significato, avere consapevolezza dei
problemi del proprio tempo e della propria condizione e
confrontarsi criticamente con essi.
Sbagliano in modo addirittura pericoloso se invece confondono
l’astensione con la protesta verso lo status quo, verso il
modo in cui sin qui sono stati gestiti gli interessi e le
problematiche della categoria.
Astenersi dal voto, infatti, non è protestare ma, al
contrario, è un modo di rendere ininfluente la propria idea,
autoannullando la possibilità di esprimere la propria
opinione, delegando in toto ad altri la rappresentanza dei
propri interessi professionali.
Astenersi non è una protesta contro chi governa; è al
contrario una forma “isterica” di protesta contro il “potere”,
forma di “rinuncia” alle possibilità offerte dalla democrazia.
L’atteggiamento mentale, con effetti nel comportamento, che
sta nel convincimento che “tanto sono tutti uguali, tanto non
cambia niente” sinceramente non mi sembra degno di un
professionista Psicologo che “sa” come la vera libertà della
persona sta nel farsi carico della propria autodeterminazione
nell’impegno di modificare, compatibilmente con i propri
mezzi, quello che non funziona nel proprio contesto di vita.
Noi Psicologi, ognuno in prima persona, abbiamo, tra gli
altri,
lo strumento del voto per affermare la nostra
professionalità.
Concludendo e uscendo dai massimi sistemi, ricordo poi un
particolare che mi sta particolarmente a cuore: se non si
raggiungesse il quorum richiesto, le elezioni dovrebbero
ripetersi. Questo fatto comporterebbe due conseguenze:
–
l’attuale Consiglio rimarrebbe in carica per qualche
tempo con poteri limitati all’ordinaria amministrazione e
dunque sarebbe nell’impossibilità di
intraprendere quelle
iniziative per il rilancio della categoria che tutti
auspichiamo;
–
la ripetizione delle elezioni costerebbe ulteriori
settantamila euro che, altrimenti, potrebbero essere spesi in
maniera assai più utile per la categoria. Ciò sarebbe
particolarmente insensato e imbarazzante per tutti noi. Che
immagine possono avere i cittadini, una volta a conoscenza (e
l’informatica non consente più la riservatezza!) della
possibilità dello scarso interesse del professionista
Psicologo
verso la propria professione?
Peraltro Bologna a primavera è semplicemente stupenda. Se
qualcuno che abita nelle altre province dell’Emilia non ha
voglia di aver a che fare con notai o con kit elettorali,
andare a votare alle elezioni per il rinnovo del Consiglio
dell’Ordine recandosi personalmente alla sede dell’Ordine
potrebbe essere una stupenda occasione per concedersi un
weekend nella “Città Capoluogo”.
Buon voto a tutti
Dov'è finito lo psicologo del
territorio?
Già qualche mese fa, AltraPsicologia si è occupata della Legge sullo
Psicologo del Territorio, approfondendo i contenuti e ponendo alcune
domande in merito all’immissione di colleghi nel tessuto lavorativo della
pubblica amministrazione, in particolare all’interno dei Piani di zona.
Ma come sono andate le cose fino ad oggi?
Quali sono stati i reali ambiti di attivazione della
suddetta legge?
Sul sito dell’Ordine degli Psicologi della Campania troviamo la seguente
comunicazione :
«Con il Decreto Dirigenziale n. 25 del 17.01.2014 si delinea
l’iter di accesso alle risorse stanziate per la realizzazione dei
Centri Antiviolenza in Campania ai sensi della Legge Regionale n.
2 dell’11.02.2011 e con riferimento alla Legge n.9 del 3.08.2013
(La Legge che istituisce lo Psicologo del Territorio). Gli Ambiti
Territoriali hanno tempo fino al 3 aprile per inviare le
progettazioni esecutive dell’intervento e il verbale di accordo
sottoscritto con il Distretto Sanitario di riferimento per
l’accesso alle risorse stanziate per la realizzazione dei Centri
Antiviolenza.”
A questo invito si aggiunge inoltre la comunicazione della creazione di
una
« task
force p e r m o n i t o r a r e i l p r o c e s s o d ’ i n v i o d e l l e
progettazioni esecutive da parte degli Ambiti Territoriali e
assicurare
il
primo
concreto riscontro alla Legge per
l’istituzione dello Psicologo del Territorio […]»
Ed è qui che le cose cominciano a complicarsi: galvanizzati
da tale comunicazione, come schegge impazzite ci rechiamo
presso gli uffici di piano a noi più vicini e scopriamo che
molti di essi non sono a conoscenza della Legge sullo
Psicologo del Territorio e, ancor meno, sono disponibili ad
accettare la nostra collaborazione per «monitorare il processo
d’invio delle progettazioni».
Alcuni colleghi, nel tentativo estremo di garantirsi “un posto in
paradiso”,
hanno
invano
cercato
di
realizzare
ATS
(Associazione
Temporanea di Scopo) e forme di collaborazione attiva per poter
partecipare, sin dalle prime fasi, alla realizzazione di tali centri
antiviolenza.
Il dubbio e la rassegnazione cominciano ad aleggiare nelle nostre menti:
a) Da chi è composta questa task force e, soprattutto, attraverso
quali criteri sono stati scelti i colleghi per comporla?
b) In cosa consiste il “monitoraggio del processo d’invio delle
progettazioni” considerato che la figura dello psicologo del
territorio troverebbe la sua collocazione all’interno delle aree
contemplate dalla legge 328/00 (legge quadro per la realizzazione
del sistema integrato di interventi e servizi sociali), e dunque
non nella fase di progettazione che resta di competenza degli
uffici di piano?
c) Quali saranno i criteri di assegnazione delle risorse umane una
volta ottenuti i fondi per la realizzazione dei servizi?
All’interno dello stesso comunicato leggiamo:
«la Regione Campania, attraverso l’Assessorato ai Servizi Sociali,
nel dare applicazione pratica alla Legge contro la Violenza di
Genere ha ribadito che i Piani di Zona devono applicare la legge
dello Psicologo del Territorio, il ché dovrebbe
tradursi
nell’assunzione di psicologi nei Centri Antiviolenza»
Il condizionale getta ancor di più ombre sulla questione; è nel disordine
e nella disinformazione, si sa, che si annida la possibilità concreta che
“il potere e il controllo” si accentrino sempre più nelle mani di pochi a
danno dei più e della categoria professionale.
A noi di Altrapsicologia non resta che continuare a monitorare
l’andamento di tale processo e porci sempre in prima linea nella tutela e
nella trasparenza della professione, accanto ai colleghi per evitare che
la ricerca della propria collocazione lavorativa si tramuti in guerra tra
fratelli.
Sarebbe
bello...se
avessimo i soldi
solo
di Gabriele Raimondi
“Che grande idea…peccato che non abbiamo fondi per attivarla”,
“Ottimo progetto, ma secondo te chi potrebbe finanziarlo?”
Quante volte le buone idee si sono fermate a questo punto? E
quello che poteva essere un percorso di sviluppo per la nostra
situazione professionale è diventato un ennesimo episodio di
frustrazione.
Eppure le idee spesso (non sempre… ) sono ben elaborate,
basate su una adeguata conoscenza del bisogno presente sul
territorio, con potenziali ritorni economici importanti. Ma
senza il sostegno necessario per partire.
L’Ordine che abbiamo in mente, e che realizzeremo se avremo il
sostegno elettorale dei colleghi, inserirà tra i servizi agli
iscritti anche una azione di accompagnamento nella
strutturazione di progetti da presentare per la richiesta di
sostegno e finanziamenti in diversi contesti (Fondi Europei,
Fondazioni, Fondi per l’imprenditoria femminile, Fondi per la
formazione, ecc.ecc.).
Alle azioni di formazione e di consulenza che l’Ordine ha
promosso in questi anni e che devono essere continuate
(diversificandole in modo da rispondere anche ai bisogni dei
colleghi che si impegnano in aree diverse dalla clinica)
occorre affiancare tavoli di lavoro progettuali che consentano
di tradurre le buone idee in azioni concrete e in concrete
possibilità lavorative.
Il percorso di lavoro previsto:
1)
L’Ordine attiva il servizio di consulenza progettuale
definendo – in modo trasparente e partecipato – le
caratteristiche dello stesso e alcuni parametri di
qualità necessari all’interno dei progetti eventualmente
sostenuti (a titolo di esempio: ogni progetto dovrà
destinare una quota delle risorse alla diffusione dei
risultati conseguiti e alla promozione della figura
dello psicologo nel territorio)
2) L’Ordine, attraverso il servizio di ricerca bandi e
opportunità o su segnalazione dei colleghi, individua le
possibili forme di finanziamento per azioni e progetti
dei colleghi;
3) L’Ordine – su richiesta dei colleghi interessati –
convoca un tavolo di lavoro sul tema oggetto del
possibile finanziamento per una prima valutazione di
fattibilità e qualità dell’idea progettuale e per la
costituzione del gruppo di lavoro secondo criteri
trasparenti e condivisi;
4) In caso di valutazione positiva della prima fase, il
tavolo di lavoro si riunirà per alcuni incontri con il
supporto di un professionista della progettazione. Il
percorso avrà un duplice obiettivo: da un lato
rappresentare per i partecipanti l’occasione di
acquisire competenze professionali su progettazione,
monitoraggio e rendicontazione, dall’altro giungere alla
effettiva presentazione del progetto elaborato al fine
di poterlo concretamente realizzare grazie ai
finanziamenti ottenuti.
Come AltraPsicologia Emilia Romagna abbiamo coinvolto gli
uffici EuropeDirect di Bologna nella realizzazione di due
eventi sulle opportunità di finanziamento della comunità
europea che si terranno il 14 aprile a Bologna e il 17 aprile
a Ferrara.
Si tratta per ora di eventi a carattere informativo ai quali
siete tutti invitati a partecipare (basta inviare una mail a
[email protected]).
Con il vostro sostegno ad AltraPsicologia nelle imminenti
elezioni (scarica il volantino con i nomi) avremo la
possibilità di attivare come Ordine questo servizio a favore
dei colleghi.
Cosa ne pensate?
Alcuni chiarimenti su quanto
avviene dentro e fuori OPL..
Le malelingue hanno sempre ciarlarlato a vanvera, il problema
è quando gridano bugie ai quattro venti!! Vogliamo darti,
nella più totale trasparenza, tutti i chiarimenti del caso.
Seguici
Come tutti ben sappiamo, a gennaio non è stato raggiunto il
quorum necessario per l’elezione del nuovo Consiglio
dell’Ordine degli Psicologi. Le conseguenze sono state le più
disparate.
Dentro OPL sono scaturite attività istituzionalmente precarie,
tra cui delibere nate come esplicitamente e scientemente
illegittime – e quindi inapplicabili -, consigli con numeri
legali mancanti e servizi di base che è diventato difficile
garantire.
Al di fuori di OPL, la violazione dei doveri di rispetto,
lealtà e di colleganza previsti anche dall’articolo 33 del
Codice Deontologico è ormai divenuta prassi quotidiana, e
purtroppo ci si trova di fronte a ipotesi serissime di veri e
propri reati commessi nell’ambito di questa campagna. Il
prolungamento certo estremo della campagna ha prodotto uno
svilimento della stessa ad un livello di conflittualità mai
visto.
AltraPsicologia ha varato a gennaio un preciso codice di
autoregolamentazione decidendo di vietare per tutta la
campagna a tutti i candidati qualsivoglia attacco ad
personam, proprio al fine specifico di evitare il degrado cui
stiamo assistendo.
Si è fatto di tutto per evitare di arrivare a fare denunce, ma
la sequela di insulti e di falsità è ormai tale da parte di
alcuni esponenti o sostenitori del gruppo
Psicologo da impedire altre soluzioni.
Professione
E a questo punto si sono resi necessari alcuni chiarimenti
legati a strumentalizzazioni da campagna elettorale che
rischiano di produrre confusione. A seguire.
Sentenze
La sentenza Mieli è stata citata in questi giorni come esempio
di accanimentogiudiziario. Si trattava in realtà di un mero
atto dovuto, in cui OPL ha agito sentito il parere del
Consiglio Nazionale: una persona con un titolo di studio
estero che il Ministero ha riconosciuto valido per fare la
psicoterapeuta ma non per fare lapsicologa. Poiché per legge
in Italia questo è impossibile,l’unica strada era far decidere
all’autorità giudiziaria.
Le sentenze più importanti di questo anni sono invece state
favorevoli alla tutela della professione: penso certamente
alla Zerbetto, una sentenza chiave per la psicologia, in cui
il Giudice ha respinto la pretesa degli esponenti di potere
insegnare tecniche psicologiche ai counselor. Pretesa
ampiamente appoggiata dal consigliere Barracco. Della sentenza
si può riportare questo estratto: “il pensiero è libero ma non
l’esercizio della professione“.
Altra vittoria di questi ultimi anni ha riguardato il tema
della psicoanalisi. La sentenza di cassazione 14408 del 2010 è
stata seguita da altre e ha reso definitiva questa massima:
“mentre i caratteri della psicanalisi sono specialissimi, non
possono ravvisarsi ragionevoli dubbi circa riconducibilità
della psicanalisi alle psicoterapie in ragione del fine
propriamente terapeutico della stessa“. Come dire, la
psicanalisi non può essere esercitata da chiunque, ma richiede
l’abilitazione alla psicoterapia.
Oltre a queste sentenze Opl in questi anni ha lavorato per la
revisione dell’articolo 21, votato favorevolmente dall’87% dei
partecipanti al referendum e per la redazione degli atti
tipici della professione di psicologo.
Solo cinque sono state invece le denunce per esercizio abusivo
a fronte di quasi seicento segnalazioni: non credo si possa
dire che sia
giustizialista.
stata
una
politica
dissennatamente
Lo psicologo in ambito di riabilitazione
Lo psicologo è e rimane obbligatorio nell’accreditamento delle
strutture riabilitative. La delibera 1520 del 2014 non
introduce da questo punto di vista significative differenze. È
stato confermato dalla regione stessa che la novità si deve al
recepimento del documento prodotto da Opl nel dicembre 2013 su
richiesta diretta del presidente della Commissione Sanità
della Giunta regionale lombarda. Nonostante le ambigue
informazioni circolate in questo senso, il dottor Riccardo
Bettiga e Dott. Fabrizio Pasotti non hanno mai partecipato ad
alcun tavolo di lavoro in regione Lombardia su questa materia,
né è venuto da loro alcun tipo di apporto significativo al
raggiungimento di questo risultato.Anche la Dottoressa Inzaghi
si è affannata ad esprimere dubbi a ad adombrare un presunto
“disinteresse” di OPL per la NP. OPL ha approvato per ben
quattro anni un solo gruppo di lavoro su un ambito specifico:
e questo è stato proprio la neuropsicologia. Membro proponente
e da sempre presente: Inzaghi. Quando il gruppo critica OPL
fondamentalmente critica dunque… se stesso!Paradossi da
campagna elettorale anche questi.
Evento Recalcati del 12 aprile
Massimo Recalcati sarà presente il giorno 12 aprile ad un
evento organizzato interamente con fondi privati e grazie
all’impegno di AltraPsicologia. E’ nota la condivisione e
l’amicizia anche personale tra lui e il nostro ordine
professionale. Del resto Recalcati non ha certo bisogno di
promozione o di presentazioni, non ci sono iscrizioni
all’evento e la newsletter dell’Ordine ha da tempo annunciato
l’impossibilità di realizzare l’iniziativa come istituzione
durante il periodo di proroga. Dispiace di apprendere
dell’esistenza di un tentativo da parte del gruppo Professione
Psicologo di boicottare l’evento; la nostra speranza è che
chiunque si presenti lo faccia perché interessato, anche alla
luce del fatto che si prospetta davvero un momento culturale
fuori dell’ordinario.
Le querele per diffamazione del presidente dell’Ordine
Sfortunatamente la campagna elettorale si è trasformata ormai
da diverse settimane in una campagna diffamatoria. Se già alla
prima tornata avevamo dovuto constatare l’incapacità di alcuni
candidati e di sostenitori di differenziare la legittima
critica dall’insulto, in questa seconda tornata siamo arrivati
a situazioni insostenibili. “Eppure siete psicologi”… mi dice
il legale che vede le affermazioni che vengono elevate contro
di me.
Avere semplicemente ottemperato – forse per la prima volta –al
dovere di operare con serietà e misura per la tutela della
professione, ha prodotto attacchi personali che sono arrivati
a paragoni con il nazismo, con il fascismo, evocazione di
dittatori come Pol Pot o Stalin oltre a una sequela di falsità
su cose mai dette o mai fatte e ingiurie di vario tipo in
genere, fino ad inviti rivolti al Presidente a “farsi
riparare” o “sottoporsi a trattamento sanitario obbligatorio“.
Il limite di questi comportamenti è il rispetto della persona
e della dignità cui tutti noi abbiamo diritto, a prescindere
dalle campagne elettorali in corso e dal tentativo di alcuni
di salvare i propri scranni. L’unica difesa di fronte agli
inviti caduti nel vuoto a fermare una simile scriteriata
campagna diffamatoria non può che essere la segnalazione dei
comportamenti ritenuti illegittimi all’autorità giudiziaria.
Si tratta, inutile dirlo, di un’estrema ratio che si sarebbe
voluto e che si è tentato in tutti i modi di evitare.
Il fumetto “il finto psicologo”
Si tratta di uno strumento alternativo al consueto opuscolo e
che è stato distribuito in molte farmacie della nostra
Regione. Il fine? …evitare che persone con poca esperienza o
conoscenza dei dettagli della nostra professione possano
incappare in pericolose situazioni di abusivismo
professionale. È unoggetto di facile e agile lettura,
semplicemente un mezzo per diffondere cultura della salute e
prevenire abusi e illeciti. Oggi, purtroppo, il cameo
autoironico di un poliziotto che avrebbe fattezze simili a
quelle del presidente, (mentre all’interno del fumetto altri
volti sono stati “prestati” al disegnatore da alcuni
consiglieri)
va
ad
accrescere
l’elenco
di
strumentalizzazionidi questa campagna elettorale.
Rimane il fatto che quella del finto psicologo è stata l’unica
campagna mai realizzata ad oggi di prevenzione dell’abusivismo
psicologico rivolta a cittadini.
La politica professionale
di Claudia Fabris
Il nostro Ordine professionale, in occasione del rinnovo del
Consiglio, chiede ad ognuno di noi di esprimere un parere. È
l’occasione per fare emergere idee e progettualità. Possiamo
decidere di candidarci personalmente e sostenere i progetti
che ci stanno a cuore.. Se non abbiamo interesse a dedicare
energie e tempo per la collettività, possiamo ascoltare cosa
ci viene proposto e decidere di aderire, dando la nostra
preferenza ai candidati che sostengono le nostre idee ed i
nostri propositi.
Comunque sia, il risultato al quale
perveniamo, è quello di delegare ad un Consiglio il compito di
rappresentarci: votiamo chi riteniamo in grado di sostenere
quelle battaglie professionali presso la Regione, i Comuni,
gli Enti, al fine di promuovere la nostra immagine
professionale e sensibilizzare i cittadini alle molteplici
aree di intervento della nostra professione. Chi ci
rappresenterà si impegnerà a sostenere e valorizzare gli
ambiti professionali dello psicologo, agevolerà la creazione
di una rete professionale predisponendo le basi per la nascita
di opportunità di lavoro sempre crescenti.
I candidati che partecipano alle elezioni rappresentano
differenti opinioni ed idee di realizzazione professionale.
Se scegli di votare le persone nelle quali ti riconosci
maggiormente, contribuisci al compimento delle tue
aspettative. Se scegli una precisa squadra di persone, voti
coloro che tu pensi siano maggiormente rappresentativi
dell’immagine di una categoria solida, più adeguati a
negoziare, a rapportarsi con il territorio ed alle altre
categorie professionali.
Molti di noi preferiscono astenersi, non votare. A volte
l’astensione trae origine dall’idea che tutti coloro che
voteremmo siano uguali e quindi nulla cambierebbe. In realtà
tendenze ed ideazioni sono diverse tra i gruppi. Se, ad
esempio, mi sta a cuore la tutela professionale, cercherò di
informarmi e di votare coloro che tendono a valorizzare gli
strumenti della professione tutelandoci dall’utilizzo abusivo
da parte di altri soggetti. Da tale concetto, da tale voto
deriveranno strategie ed approcci, applicati da chi ci
governerà nei prossimi anni.
Dobbiamo chiederci se crediamo sia opportuno mettere in atto
azioni che comportino maggiori possibilità di lavoro per lo
psicologo, disincentivando così coloro che si illudono di
essere una sorta di psicologi mancati, solo per aver
partecipato ad alcuni programmi o percorsi proposti, a volte,
dai nostri stessi colleghi. Dobbiamo chiederci se la figura
dello psicologo sul territorio nazionale sia così consolidata
e riconosciuta nell’immaginario collettivo da godere di
reputazione e prestigio tali da non temere concorrenza da
parte di chi psicologo non è. Dobbiamo chiederci se i tempi
siano maturi per non temere la concorrenza sleale da parte di
altri soggetti che operano nello stesso nostro mercato. In
ultima analisi: è importante chiederci se sia meglio votare
chi si oppone o chi approvi il proliferare di pseudo-psicologi
che avranno sempre più l’opportunità di attrarre persone in
disagio, anche pubblicizzando interventi miracolosi, senza
rispondere, a differenza nostra, ad alcuna deontologia che
sancisca regolamentazioni a tutela del cliente e della
professione.
Qualche volta si decide di non esprimere preferenze perché non
ci si sente rappresentati da nessuno: questo atteggiamento
deriva dal desiderio che ogni aspetto del programma coincida
con i nostri desiderata. Se prestiamo attenzione solo a ciò
che non ci interessa, a ciò che divide, e non agli aspetti che
ci appassionano, che ci accomunano, non potremmo mai sposare
nessun programma. Una perfetta coincidenza tra i nostri
desideri e ciò che ci viene proposto, è difficile da
realizzare. Possiamo, però, trovare una giusta misura tra ciò
che vorremmo, la situazione idealizzata, e la strada
percorribile, ciò che possiamo ottenere. Può essere utile
informarsi sui candidati: andiamo a vedere cosa hanno fatto,
come si sono formati, cosa hanno detto, cosa è successo in
questi anni.
Qualche volta si decide di non votare perché si ha
l’impressione che il proprio voto non sia poi così importante;
per questo non ci si ritaglia del tempo per andare alle urne,
tanto altre persone lo faranno. In realtà questa percezione è
fuorviante: il meccanismo democratico, insito nel diritto di
voto, implica la valorizzazione di una responsabilità
individuale. Non è possibile che le schede degli altri siano
più importanti della nostra, è la somma dei singoli che fa il
risultato, per questo ognuno è importante. Se il voto non
contasse nulla, per esempio, saremmo ancora in uno stato
monarchico, o nel quale non è consentito divorziare, o la cui
maggior fonte d’energia sia quella nucleare.
Alcuni si astengono dal voto
esprimere un voto non
raggiungimento del numero
diritto, coloro che si sono
per lanciare un messaggio. Ma non
lascia alcun messaggio! Al
necessario dei votanti aventi
espressi decidono anche per gli
altri. Per citare un esempio, il presidente Obama è stato
eletto democraticamente nel 2012 a fronte di un’affluenza alle
urne solo del 60 % di cittadini, eppure da 5 anni è il
Presidente di tutti i cittadini statunitensi.
Prendere una decisione è importante!
Se, però, non ci sentiamo di accordare la nostra preferenza a
nessuno, rechiamoci almeno alle urne: così facendo abbiamo la
possibilità di conoscere qualche candidato presso il seggio –
potendo eventualmente ricrederci sul nostro disinteresse -, e
permettiamo a coloro che si sono fatti un’opinione di poterla
vedere realizzata, evitando ulteriori rinvii e periodi di
assenza di erogazione di servizi a fronte, comunque, del
pagamento di una tassa dovuta per legge.
Il voto è un atto democratico e la democrazia, che piaccia o
no, si basa sul compromesso fra le parti, tra ideali e realtà.
La sinergia tra Ordine degli
Psicologi e le università:
una
partnership
indispensabile
di Michele Piattella
Perché è indispensabile creare una sinergia tra Ordine degli
Psicologi e Università, una vera e propria partnership, dove i
libero professionisti e i ricercatori collaborano all’unisono?
Mi è venuta la curiosità di effettuare una ricerca all’interno
del sito della Facoltà di Psicologia di Bologna/Cesena,
cliccare il link “Ricerche”, e si è aperto un universo di
conoscenze incredibile. Per non inficiare con le mie parole
quanto ho visto, ho fatto un copia e incolla che troverete
alla fine di questo breve articolo; sono rappresentate molte
discipline della Psicologia che corrispondono alle nostre
specializzazioni, al nostro “fare” quotidiano. Ma quanto noi
libero professionisti siamo al corrente di queste nuove
conoscenze? Quanto sappiamo di questi progetti?
Quelli
ultimati e quindi “spendibili anche nella nostra attività
quotidiana” e quelli in fase di ultimazione? Perché non si
crea l’occasione della condivisione nelle varia discipline di
competenza? Basta cliccare nei vari link e ognuno di voi
troverà sicuramente la sua area
di appartenenza; spesso
queste conoscenze escono su riviste specializzate di
Psicologia o vengono condivise nei diversi
convegni
specialistici tipo quelli dell’AIP, “Associazione italiana di
Psicologia”, dove i ricercatori presentano i loro lavori. E
NOI? Perché dobbiamo precluderci la possibilità di venire a
conoscenza di nuove metodiche di lavoro, strumenti, teorie
utili e spendibili nella nostre attività quotidiane, che ci
potrebbero consentire di elevare notevolmente la qualità del
nostro operato e quindi del nostro essere professionisti?
Conoscenze che potrebbero fare la differenza in quella terra
di confine o di nessuno, dove discipline psicologiche e non
spesso si incrociano e dove il cliente/committente si trova
nell’imbarazzo della scelta, quella più utile per le sue
esigenze: “Counsellor o Psicologo; Psicologo del lavoro o
Altro”.
Spesso, in queste situazioni, la differenza viene
fatta dalla forma, dal come ci si presenta, dalla abilità di
marketing, di promozione e non dalla qualità del servizio
offerto. Ecco perché uno dei punti nevralgici di ALTRA
PSICOLOGIA è attivare e avviare un dialogo, una sinergia, una
partnership con le Università e le Facoltà di Psicologia
dell’Emilia Romagna e i ricercatori in Psicologia, che
contribuirebbe ad elevare notevolmente la qualità delle nostre
prestazioni, a presentarci nella terra di confine o di nessuno
con maggiore autorevolezza, professionalità competenza e a
spazzare quei dubbi che spesso albergano nei pensieri di
possibili utenti/committenti.
Sinergia/Partnership che con l’Ordine uscente è
stata spesso assente, inconsistente.
Facoltà di Psicologia di Bologna
Psicologia Generale
Metodi e tecniche della ricerca psicologica nell’ambito del
comportamento dell’individuo e delle principali funzioni
psicologiche.
Psicobiologia e Psicologia Fisiologica
Studio dei fondamenti e dei correlati biologici e fisiologici
del comportamento e delle funzioni percettive, cognitive ed
emotive, nell’uomo e negli animali.
Psicometria
Area scientifico disciplinare riferita alla misura in
psicologia, alla teoria dei test psicologici e alle
applicazioni della matematica e della statistica alla
psicologia.
Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’Educazione
Studio dei comportamenti e delle principali funzioni
psicologiche nell’arco di vita; ricerca e applicazione delle
conoscenze sui processi psicologici nel campo dell’educazione.
Psicologia Sociale
Comprensione delle relazioni fra processi ed eventi collettivi
e societari e processi psicologici sociali, individuali e di
gruppo che influenzano il funzionamento dei sistemi e
sottosistemi sociali.
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni
Studi psicologici sul mondo dell’economia, delle
organizzazioni, del lavoro, del tempo libero e dello sport e
applicazioni di tali conoscenze.
Psicologia Clinica
Studi e tecniche di intervento che caratterizzano le
applicazioni cliniche della psicologia in differenti ambiti.
Un giorno in più per votare!
Cari colleghi,
vi comunichiamo che sabato 5 aprile, in occasione della prima
convocazione per le elezioni OPL, sarà presente in sede un
notaio per provvedere all’autentica delle firme!
Sarà così possibile, per chi non avesse fatto in tempo a
votare per posta o fosse impossibilitato a presentarsi il 12,
13 e 14 aprile, depositare un voto postale anche per la
seconda convocazione… in questo modo sarà più agevole il
raggiungimento del quorum!
I giorni a disposizione per votare diventano così ben 4.
Fai sentire la tua voce… vota AltraPsicologia!
Per
qualsiasi
info
a
riguardo,
puoi
scriverci
a
[email protected]