Non vedo, non sento, non parlo...,Altra Psicologia ed Essere Psicologi
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Non vedo, non sento, non parlo...,Altra Psicologia ed Essere Psicologi
Non vedo, parlo... non sento, non Tutelare la professione psicologica, è uno degli obiettivi di AltraPsicologia, che da sempre si è battuta affinchè altre pseudoprofessioni non invadano il campo specifico dello psicologo. Subito dopo l’insediamento del nuovo consiglio, i consiglieri di AP hanno chiesto di affrontare il delicato argomento dell’art. 21 del codice deontologico, anche a seguito di numerose segnalazioni dei colleghi. Nella seduta del 27 Marzo 2014, abbiamo depositato al protocollo dell’Ordine, varie brochure e depliant che pubblicizzano corsi di couseling nel territorio siciliano, al fine di verificare la violazione dell’art. 21. Finalmente, nella seduta del 17 Aprile, l’argomento è stato affrontato e discusso. Per noi un primo passo molto importante, in quanto la tutela professionale è uno dei compiti principali di un Ordine che deve prendere posizione, mentre in Sicilia l’argomento è stato sempre taciuto. Il Presidente ha argomentato la sua posizione portando una serie di articoli e documentazioni per sottolineare come l’attività portata avanti dai counselor NON colpisce l’attività psicologica, e sostenendo, fra l’altro, che i counselor non lavorano più degli psicologi e di fronte all’avvio di nuovi corsi non si può fare niente. Il punto è proprio questo, può un Presidente di un ordine “liquidare” una questione così delicata e importante? Sembra che sminuisca la portata del fenomeno… Può un Ordine esimersi dai propri obblighi di legge consistenti nel “vigilare per la tutela del titolo professionale e svolgere le attività dirette a impedire l’esercizio abusivo della professione” (art. 12 comma h, legge 56/89)? Noi crediamo di NO. Infatti, se è vero, (così come ha sottolineato il Presidente in consiglio) che c’è un recente parere del Ministero della Salute che sembra difendere l’attività dei counselor, dall’altro c’è la famosa sentenza Zerbetto che decreta come: l’insegnamento dell’uso degli strumenti a persone estranee equivale in tutto e per tutto a facilitare l’esercizio abusivo della professione. Inoltre, se tutto ciò non bastasse, il CNOP ha, finalmente, elaborato e reso pubblici gli Atti tipici della Professione Psicologo, esplicitando che le tecniche di natura psicologica, ancorchè con altro nome, siano riservate agli psicologi. Di fronte a questo atteggiamento, cosa possiamo fare noi di AP? Sicuramente continuare a far sentire la nostra voce, perché noi, che con i colleghi abbiamo un confronto costante e continuo, sappiamo bene che la discussione sull’articolo 21 è una piaga aperta e crediamo che un Ordine abbia il dovere di ascoltare gli iscritti e, quantomeno, dare dei segnali forti. Infatti, sono bastati pochi input sui Social Network per ritrovarci sommersi da commenti, testimonianze e segnalazioni sull’argomento. Davanti a tutto non possiamo fare spallucce, sminuire il problema e dirci che tanto “non possiamo farci niente”. Ovviamente è impossibile ipotizzare azioni a tappeto contro tutto e tutti, che inesorabilmente si ritorcerebbero contro l’Ordine e l’intera categoria. Noi, invece, crediamo che il parere ministeriale debba essere approfondito anche con pareri legali e rafforzato con una forte sottolineatura riguardo gli atti tipici dello psicologo perché, continuando a schivare le questioni spinose ed irrisolte, la nostra professione è sempre più a rischio. Per tornare alla seduta di consiglio, la stessa si è conclusa con un nulla di fatto! Possiamo permettere che il delicato argomento, che ripetiamo riguarda tutti noi, sia concluso con un “noi che possiamo fare?” Ovviamente NO. Allora nel silenzio/assenso di tutti gli altri consiglieri, noi di AP abbiamo proposto un primo passo, un passo piccolo ma dal forte impatto: la costituzione di una carta etica, rivolta a tutte le scuole di Psicoterapia presenti in Sicilia (così come è stato fatto, per altro, per il quadriennio precedente nell’Ordine della Lombardia): “la carta etica vuole rappresentare una garanzia di rispetto minimo di regole culturali, amministrative e contrattuali“. La carta etica è uno strumento operativo frutto della condivisione di regole e percorsi a garanzia di tutti i colleghi, per contribuire ad una maggiore qualità formativa, con trasparenza e correttezza, per cui la carta non si rivolge solo al complesso tema del counseling, ma a tutta la formazione e a ciò che ne diviene. Noi non vogliamo fare come gli struzzi, non vogliamo mettere la testa sotto la sabbia e far finta di niente, la Tutela è uno dei pilastri su cui vogliamo muoverci per ridare dignità e identità alla nostra professione. Perciò vediamo se c’è veramente l’intento di creare una carta etica da parte di tutto il Consiglio e soprattutto vedere quali scuole aderiranno. Noi vediamo, sentiamo e parliamo!!! Angelo Barretta e Dario Caminita Altra Psicologia ed Essere Psicologi: un confronto sulla idea di formazione di Mauro Favaloro, candidato, già referente per la formazione della Azienda Usl Bologna nord Ho appena finito di leggere un articolo a firma “Essere psicologi” che esprime le loro idee sulla formazione. Noto, in particolare, questi passaggi: …, l’Ordine ci ha comunicato una piacevole “eredità”: una piattaforma FAD. Essere Psicologi ha inserito la Formazione A Distanza tra i suoi punti programmatici perché intende raccogliere l’eredità che il Presidente e il Consiglio uscente lasciano ai successori…. …. vogliamo utilizzare questa piattaforma per superare la difficoltà delle distanze geografiche e avvicinare l’Ordine ai suoi iscritti, creando mano a mano nuove offerte formative che vengano incontro alle loro necessità……..Solo appoggiandosi sul contesto preesistente è possibile costruire altro, mentre una rifondazione implicherebbe uno spreco di risorse che non possiamo permetterci. Se da un lato siamo fermamente convinti che l’Ordine abbia ulteriori possibilità di ampliamento, siamo consapevoli che non è possibile creare qualcosa dal nulla (il grassetto è mio). “Essere psicologi” agita lo spauracchio della discontinuità come vuoto, come ritorno indietro. Secondo loro, se arrivasse qualcun altro a dirigere l’Ordine, quello che è stato fatto sarebbe accantonato e si ricomincerebbe da zero… Ma si tratta di un ragionamento distorto, se non capzioso. Credo che si abbia veramente poca considerazione della maturità della categoria se si pensa che i colleghi abbocchino a questa rappresentazione del nuovo come salto nel vuoto e che abbiano così tanto bisogno di attaccarsi ad una base sicura da cercare ad ogni costo la continuità, senza interrogarsi se ciò che viene loro offerto soddisfa le loro necessità. Il fatto è che, per quanto riguarda ciò che l’Ordine può e deve fare per la formazione, c’è proprio bisogno di discontinuità e tanta. Non basta avere uno strumento potente come la FAD se poi, come è scritto nel loro articolo, si pensa di utilizzarlo unicamente per fare accedere gli iscritti ai contenuti formativi senza muoversi dalla propria sede. La FAD permette ben altro e può favorire un salto di qualità dell’offerta formativa, ma solo se si modifica l’approccio complessivo con cui finora l’Ordine si è impegnato a formare gli iscritti . Innanzitutto, occorre una strategia per andare a raccogliere i bisogni formativi tra i colleghi. E’ stato fatto finora in modo sistematico? Direi di no. Per far qualcosa di costruito a dovere non basta ricorrere ad un questionario. Sappiamo tutti bene, a partire dalla esperienza che abbiamo in clinica (ma non solo), che la prima espressione del bisogno non è quella più fedele: è necessaria un’interlocuzione dialogica, perché essa venga elaborata ed emerga nella sua vera sostanza. Ed occorre, ancora, un confronto perché il bisogno formativo individuale venga correlato alle necessità dell’organizzazione o del contesto in cui lo psicologo lavora e dove deve magari interagire con altre figure professionali . Concretamente, si può pensare di utilizzare un questionario e la rete per una prima emersione di temi, ma poi bisogna che i consiglieri dell’Ordine facciano incontri a livello provinciale o per aree tematiche per una elaborazione comune volta a dare forma ad un’ipotesi di percorso formativo condiviso. Ci vuole discontinuità perché l’Ordine non si comporti come un’entità autosufficiente. Altrimenti non si potrà andare molto oltre ai mini seminari finora attivati. Vanno continuamente ricercate alleanze e connessioni con gli altri soggetti importanti per la formazione: mi riferisco alla Regione, alle Ausl, agli altri Ordini, alle Fondazioni, alle scuole di psicoterapia. Solo mettendo insieme più teste e più risorse sarà possibile attivare percorsi formativi di significativo spessore che non sarebbe possibile realizzare con le sole risorse dell’Ordine (e non sarebbe neanche giusto, visto la pluralità di servizi che intendiamo offrire agli iscritti) . C’è bisogno di discontinuità, perché i percorsi formativi sono stati finora quasi interamente dedicati all’avviamento alla professione. E tutti gli altri? E i liberi professionisti già attivi devono sempre e solo contare sulle loro risorse economiche che si stanno sensibilmente riducendo per formarsi? E quelli che si stanno muovendo nei nuovi campi della psicologia? C’è poi da notare che la formazione di avviamento alla professione è stata finora fatta con cicli di quattro seminari che si ripetevano sempre eguali per partecipanti diversi, ma niente rimaneva a sostegno dell’avvio dopo questo input iniziale. Bisogna anche capire che abbiamo bisogno sempre di più di formazione sulle capacità trasversali. Moltissimi psicologi non lavorano più in un unico settore, ma, per mettere assieme una entrata dignitosa, lavorano contemporaneamente in realtà molto diverse tra di loro. Se, ad esempio, uno lavora in parte con il carcere, in parte nella scuola e in parte nel proprio studio, avrà bisogno di strumenti che gli facilitino la lettura dei contesti e l’entrata in relazione con diverse tipologie di utenti e con committenti molto diversi tra loro. Quella delle capacità trasversali si presenta come una nuova frontiera formativa. E’ necessaria discontinuità, poi, anche per quello che riguarda gli esperti ed il loro utilizzo. La FAD si presta facilmente ad un uso puramente nozionistico. Non abbiamo bisogno di formatori che trasportino in video le loro presentazioni in power point . Non ci basta più neanche l’ottimo esperto che fa la splendida lezione di due ore (profumatamente pagato) e poi sparisce. Abbiamo soprattutto urgenza di formatori che sappiano accompagnare processi di crescita, che siano capaci di rendere ben fruibile il loro sapere, che siano in grado di alternare momenti di aula (che possono essere anche online) con spazi di lavoro individuale e di gruppo, interagire a distanza e anche on demand con i formandi, che siano presenti ed accessibili, quando chi partecipa al percorso formativo comincia a mettere in pratica quanto appreso. Solo così si ha la possibilità che gli input formativi si trasformino in un modo di agire più ricco ed efficace. Non basta avere la possibilità della formazione a distanza se poi il discente si trova da solo davanti ad un computer, se non ha stimoli per elaborare contenuti, se non ha un gruppo con cui confrontarsi. Per questo, accanto ai formatori, abbiamo bisogno di tutor per i processi a distanza da individuare valorizzando le competenze dei liberi professionisti e degli operatori dei servizi (e ce ne sono tanti di bravi). Credo si possa comprendere meglio perché con un’idea così ambiziosa e necessaria di formazione, ci voglia discontinuità anche nel modo di essere Ordine, diventando capaci di uscire dal bunker dell’Ordine e trovare, come dicevamo, partnership e coincidenza di interessi. Guardiamo con particolare attenzione alla progettualità europea che permette anche forme di partnership dove è possibile fruire gratuitamente di seminari di formazione su tematiche quali il lavoro con gli adolescenti ed i minori. Ecco, questa è la discontinuità che proponiamo ed alcune delle nostre idee. Vi sembra un salto nel vuoto o un salto in avanti? Report Consiglio Aprile 2014 Sabato 5 aprile c’è stato il primo consiglio dell’Ordine campano a porte aperte. AltraPsicologia c’era ed è qui per aggiornare i colleghi. Come indicato sul sito dell’Ordine, ho prenotato la mia presenza come osservatore silente, e il 5 Aprile mi sono recata in sede. Sembravano tutti piuttosto stupiti che qualcuno potesse avere interesse ad assistere alla seduta, infatti sono stata accolta con un «chi te lo fa fare?» (Strano, dal momento che il nostro Luca Pizzonia è stato spesso presente alle sedute della passata consigliatura…). Dunque, a me e agli altri di AP, chi ce lo fa fare? Ce lo fa fare la voglia di partecipare appieno alla vita dell’istituzione più importante della nostra professione, al di là delle cariche o meno che si possono ricoprire. Il consiglio, previsto per le 9.30, è iniziato con quasi un’ora di ritardo, 13 presenti su 15, a cui si è aggiunta dopo un po’ la consigliera Ponticiello. Assente solo la consigliera Arcidiacono. – PRELIMINARI – NOTIZIE DALLA TASK FORCE: Il Consiglio inizia sbrigando alcune pratiche formali, come l’approvazione dell’ultimo verbale della precedente consigliatura, e con alcuni dettagli autocelebrativi sulle attività intraprese. La Presidente Bozzaotra infatti informa il Consiglio di un’attività di monitoraggio della progettazione dei Centri Antiviolenza, realizzato dalla Tesoriera Piccirillo che si è recata in Regione e ha preso contatti con l’Assessorato. Dunque la famigerata “task force” di cui la Presidente ha parlato nell’ultima newsletter agli iscritti si concretizza nella singola persona di Maria Piccirillo. BANDO GIOVANI PER IL SOCIALE: La Presidente informa che 3 associazioni che hanno usufruito dello sportello di progettazione tenuto dal Dott. Treglia hanno presentato progetti che sono risultati idonei, e due di questi sono anche stati finanziati. Dunque la Presidente esprime la volontà di ampliare lo sportello di progettazione e documentarsi sulla possibilità per l’Ordine di diventare partner in futuri progetti. Attenderemo sviluppi in merito, soprattutto per chiarire secondo quali modalità si vorrebbe sviluppare tale partnership. IL SALONE PER LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’ IMPRESA: La Presidente comunica che membri del Consiglio hanno in programma diversi incontri con i responsabili dei vari ambiti durante il salone per la responsabilità sociale d’impresa. Dal momento che tale decisione viene comunicata al resto del Consiglio in questa occasione, non è chiaro quando e da chi sia stata presa la decisione di partecipare a questo salone. Infatti il consigliere Del Forno chiede di essere messo al corrente di tali incontri. TIROCINIO E VISIBILITA’ DEI CONSIGLIERI: Il Consigliere Del Forno menziona una sua mail inviata all’Ordine con dei quesiti in tema di tirocini e di visibilità dei consiglieri. Per quanto riguarda i tirocini, la Presidente comunica che la Consigliera Arcidiacono porterà un documento da discutere nel prossimo consiglio o nel successivo, dunque non se ne parlerà fino a fine maggio, o addirittura a metà luglio. Per quanto riguarda la visibilità, la Presidente risponde che l’elenco dei consiglieri è sul sito dell’Ordine, e che assegnare ad ognuno una pagina autogestita sarebbe farraginoso, perciò la soluzione trovata consiste nel permettere ai consiglieri di inserire una propria foto e il link al proprio sito personale. Dal momento che alcuni consiglieri gestiscono vere e proprie attività commerciali, ad esempio nell’ambito della formazione, non ci è chiaro perché tali attività dovrebbero essere indirettamente pubblicizzate sul sito dell’Ordine. – ALL’ORDINE DEL GIORNO – Veniamo ai veri e propri punti all’OdG: a) Approvazione nuove iscrizioni e passaggi ad altri Ordini regionali. b) Recupero crediti – La quota di iscrizione di quest’anno rimane invariata, ovvero 155 euro. I colleghi che non sono in regola con i pagamenti sono 1071, per un totale di oltre 1950 quote non versate. Si tratta quindi di circa 300mila euro. La maggior parte degli evasori riguarda la fascia dei giovani colleghi 28-38 anni. Questi dati sono sintomi di cosa? Probabilmente sono legati alla crisi e alle difficoltà lavorative che colpiscono i colleghi più giovani, ma c’è dell’altro? Forse un senso di appartenenza alla categoria su cui c’è ancora tanto da lavorare? La Vicepresidente Sarno specifica che il regolamento prevede, dopo 2 anni di mancati versamenti, la sospensione senza notifica all’interessato. Tuttavia, l’intenzione è di procedere al contatto diretto con i singoli iscritti, così da non dare un input vessatorio, bensì comprensivo, in continuità con la modalità usata negli ultimi anni. La Tesoriera Piccirillo informa che fino all’anno scorso lei stessa era addetta al recupero delle quote non versate, insieme alle due segretarie. Quest’anno, al suo posto dovrebbe occuparsene il commercialista. La proposta per pagare gli straordinari alle tre persone che se ne occuperanno è di stanziare 3000 euro, di cui il 30% fisso, e il resto in percentuale in base alle quote recuperate. Il Consigliere Del Forno sottolinea che il regolamento prevede che le progettualità siano inviate ai consiglieri prima della seduta. La Presidente Bozzaotra risponde «Cercheremo di adeguarci per quanto possibile». Non ci è chiaro quali potrebbero essere le insormontabili difficoltà ad “adeguarsi”. Votazione: Astenuti Iovino, Rega e Caruson, motivando con il fatto di non aver partecipato alla discussione sulla progettualità. La maggioranza vota compatta, insieme ai consiglieri della lista F.A.R.E. . Mozione approvata. Dopo la votazione il consigliere Malinconico afferma che il recupero crediti non è una progettualità e in quanto tale non è necessaria la sua previa comunicazione. Magari è così, ma ci sembra comunque appropriato che tutti i consiglieri siano al corrente di ciò che si accingono a votare. c) Progetto sviluppo della professione di psicologo – Ora, molti di voi si staranno chiedendo cosa sia questo progetto dal nome tanto rassicurante. Anche noi. Cercheremo di capirlo. La proposta è di stanziare 25mila euro. Segue appassionato dibattito in cui sembra che ognuno segua un filo del discorso diverso, e che questi fili non si incontrino. Del Forno chiede di visionare un articolato di spesa. Malinconico (primo intervento) sottolinea che si tratta di un capitolato. Iovino afferma che nello scorso consiglio è stato approvato un progetto a costo zero per gli esperti esterni con rimborso a posteriori e si chiede perché non si possa procedere allo stesso modo. (A noi di AP piacerebbe saperne di più su questi esperti esterni: chi sono? Come sono stati scelti? Di che rimborsi stiamo parlando?) Piccirillo sostiene che la cifra sia fin troppo bassa, e che quindi non siano opportune tutte queste discussioni. Rega ritiene che si debbano definire degli obiettivi, per una questione di “coscienza morale” sull’uso dei soldi dei colleghi. Segue indignazione generale della maggioranza, che ritiene eccessivo farne una questione di “etica”. Sarno informa che la bozza del progetto è stata già approvata a maggioranza. Malinconico (secondo intervento) precisa che si tratta di un tetto massimo che sarà successivamente dettagliato. Bellotti (la Consigliera dell’Albo B) si alza e getta una bomba, chiedendo se per caso non si tratti di fondi da destinare alle attività gestite da Raffaele Felaco e Fausta Nasti (Presidente e segretaria della precedente consigliatura, ora responsabili della Legge sullo psicologo del territorio e della formazione, non si sa bene come sia stata definita questa scelta.) Segue disapprovazione generale della maggioranza che con gesti energici del capo indicano di no. (Chissà se il “non verbale” è stato “messo a verbale”). Poi la Bellotti prosegue auspicando una maggiore apertura alle idee dei consiglieri tutti. Lepore sottolinea nuovamente di non sapere qual è il ragionamento dietro la scelta della cifra da stanziare. La Bozzaotra risponde dicendo che si tratta di cifre basate su quanto è stato fatto precedentemente. (Cioè?) Rega chiede nuovamente la parola, ma la Presidente non la concede affermando che il regolamento prevede che non si possa intervenire più di una volta nella stessa discussione. Tuttavia, proprio in questa discussione il consigliere di maggioranza Malinconico ha parlato due volte. Chissà perché. E chissà perché nessuno della minoranza lo fa notare. Votazione: Rega, Iovino, Del Forno contrari. Caruson astenuto. Maggioranza compatta, insieme agli altri consiglieri. Mozione approvata. d) Formazione continua – La proposta è di stanziare 25mila euro. Il Consigliere Caruson esordisce annunciando che dovrà astenersi corrente perché dei non dettagli al che portano a stanziare una simile cifra. dibattito/fotocopia Segue del precedente, con Del Forno che sostiene la necessità di leggere i temi prima della seduta, Bellotti che spera che Fausta Nasti si avvalga di tutti i consiglieri che hanno competenze in materia, etc. Votazione: Rega, Del Forno, Iovino si alzano ed escono dalla stanza, risultando così assenti. Caruson astenuto. Maggioranza compatta, insieme agli altri consiglieri. Mozione approvata. e) Esame di Stato – La Presidente informa il Consiglio di voler chiedere di unire le sedi di Napoli e Caserta per l’EDS, e che i nomi dei colleghi da inviare al Ministero per le commissioni sono stati già individuati. Il consigliere Caruson, avendo 10 anni di iscrizione all’albo, chiede di essere inserito nella lista. (Come sono stati individuati quei nomi? Quando? È stato forse pubblicato un avviso? È stata fatta una richiesta di disponibilità ai colleghi interessati? A noi non risulta, e il fatto che persino un consigliere in carica ne sia venuto al corrente solo oggi dice tutto. Eppure, quando si è trattato di chiedere disponibilità per protocolli d’intesa gratuiti ci sono arrivate mail su mail.) f) Scelta del provider per gli eventi ECM – La Presidente informa che la scelta è caduta su Samnium Medica soc. coop., provider n. 1376, con un’offerta di € 2900 per accreditare un numero illimitato di eventi nell’arco di un anno, con un contributo di €250 ad evento. Inoltre comunica che vi erano altre due proposte altrettanto vantaggiose economicamente, ma che non avevano ancora il provider attivo. I consiglieri Del Forno e Iovino sostengono che il prezzo sia troppo basso. La Tesoriera Piccirillo aggiunge che tra le spese extra rientrano le hostess, che l’Ordine non richiede mai, perché «ci sono i tirocinanti». (In effetti, è un’esperienza formativa fondamentale, per un futuro psicologo, fare l’hostess ad un convegno. E poi ci si lamenta quando ti mettono a fare le fotocopie. Tirocinanti ingrati. Inoltre, sarebbe stato interessante assistere all’apertura delle offerte, per noi di AP così come, credo, per i consiglieri tutti…ma ahimè la vita è piena di delusioni…). Gli eventi prossimamente in programma sono 3: uno sulla coppia a giugno, uno sulla diagnosi a giugno, uno sulla mediazione a fine maggio. Votazione: Caruson, Rega, Iovino astenuti. Maggioranza compatta, insieme agli altri consiglieri. Mozione approvata. f) Bilancio partecipativo – La proposta è di stanziare il 15% della quota di bilancio a disposizione degli iscritti, e di organizzare assemblee dislocate nelle varie province per la partecipazione degli iscritti. I responsabili del progetto sono la Presidente Bozzaotra e il Tesoriere Piccirillo. Il calendario indicativo delle attività dovrebbe essere il seguente: Maggio – giugno: definizione formulario e pubblicazione sul sito. Luglio – ottobre: definizione quota e incontri con gli iscritti. Gennaio 2015: Finanziamento Il budget iniziale è di 5mila euro. Il Consigliere Del Forno sostiene che dovrebbero essere coinvolti tutti i Consiglieri. La Presidente risponde che le assemblee sono aperte a tutti, e che quindi i consiglieri che vogliono dire qualcosa possono farlo in quella sede. (Forse andrebbero coinvolti prima, no? Altrimenti a cosa serve sedere in consiglio?) Il Consigliere Rega afferma che le progettualità sfuggono a regolamentazione, contrariamente ai vecchi gruppi di lavoro, e che dovrebbero essere regolamentate. Votazione: il Consigliere Rega si assenta. I Consiglieri rimasti approvano. Piccola nota: durante la discussione, la Presidente Bozzaotra sottolinea con enfasi che «questa è vera trasparenza, mica pubblicare le delibere sul sito!». Beh, gentile Presidente, noi abbiamo un’idea un po’ diversa di trasparenza, e riteniamo che sia un diritto degli iscritti essere a conoscenza delle decisioni e delle delibere del consiglio che ci rappresenta. A proposito, ricordiamo all’Ordine che AP ha chiesto l’accesso agli atti a luglio e di nuovo a settembre e a marzo, ma delle delibere ancora nessuna traccia. g) Ristrutturazione della sede – Discussione rinviata perché i preventivi pervenuti sono superiori al bilancio. h) Salone del mediterraneo – La Presidente si è impegnata a versare mille euro per la partecipazione al salone con uno stand, e chiede al consiglio di deliberare positivamente. Votazione: Iovino astenuto, Rega assente. I Consiglieri rimasti approvano. i) Calendario dei prossimi consigli (non definitivo): Venerdì 23 maggio ore 14.00 Giovedì 10 luglio ore 14.00 Giovedì 4 settembre ore 14.00 Sabato 25 ottobre ore 9.30 Sabato 29 novembre ore 9.30 AltraPsicologia ci sarà, e speriamo di vedere anche altri colleghi interessati ad assistere. Ricordate che per prenotare la vostra presenza come osservatori silenti dovete inviare una mail alla segreteria dell’Ordine. Questo il report della seduta. A breve approfondimenti e considerazioni più specifiche. Voi che cosa ne pensate? Attendiamo vostri commenti! Ordine Emilia Romagna e Formazione Continua in Psicologia (F.C.P) di Gabriele Raimondi Il CNOP, come previsto dal DPR 7 agosto 2012 , n. 137, articolo 7 – “Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali in attuazione dell’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148” ha approvato a gennaio 2013 il “Regolamento sulla Formazione Continua in Psicologia” (F.C.P.) promuovendo un modello di formazione permanente molto più vicino alle specificità della nostra professione. Si attribuisce infatti valore formale di aggiornamento a: Corsi di formazione, master, seminari, convegni, gruppi di lavoro e commissioni degli Ordini, purché accreditati dagli ordini regionali o dal CNOP; eventi già accreditati con il sistema ECM; supervisione; intervisione o supervisione in gruppo fra pari ; sviluppo di nuove competenza attraverso l’attività professionale; lezioni o interventi come relatore in convegni o corsi; contratti di insegnamento con istituti e università; partecipazione come commissario agli esami di stato; pubblicazione di libri o articoli su riviste, anche online; studio e aggiornamento in autonomia. Il Regolamento, ancora in attesa dell’approvazione del Ministero della Salute, prevede anche importanti cambiamenti nel ruolo dell’Ordine degli psicologi. Li potete leggere (ancora in forma ovviamente di proposta fino alle definitiva approvazione del Ministero) in questo articolo di Federico Zanon di cui vi riporto alcuni stralci: “Due saranno i livelli di decisione: nazionale e regionale. ñIl CNOP – consiglio nazionale degli ordini degli psicologi, di cui fanno parte tutti i presidenti degli ordini regionali – si occuperà di definire il quadro nazionale della formazione, e di riconoscere i formatori abilitati ad erogare formazione accreditata. ñGli Ordini Regionali gestiranno a livello locale gli eventi da accreditare e le singole posizioni formative degli iscritti. Un aspetto inedito della riforma delle professioni è l’esplicita previsione di legge che gli Ordini dovranno offrire formazione ai propri iscritti. Gli Ordini regionali degli psicologi, secondo le previsioni del regolamento attualmente in discussione, dovranno predisporre un piano dell’offerta formativa dedicata e gratuita per gli iscritti, per garantire loro la possibilità di assolvere il debito formativo. In particolare, saranno gli ordini e l’ENPAP ad avere l’onere di organizzare gli eventi formativi in materia deontologica, di leggi professionali e sulla previdenza.” Come tradurre tutto questo nella realtà dell’Emilia Romagna? L’Ordine, ponendo a proprio riferimento le linee strategiche previste dal Regolamento approvato dal CNOP ed in un modello di lavoro capace di riprendere e valorizzare gli aspetti migliori del sistema dell’accreditamento (= attenzione al mantenimento della qualità del servizio nel tempo) utilizzato da diversi Paesi europei e nel sistema della formazione professionale potrebbe farsi promotore di percorsi di Formazione Continua in Psicologia capaci (molto più di quanto possano fare singoli incontri) di promuovere e mantenere elevati livelli di qualità professionale tra gli iscritti. Per conseguire questo obiettivo riteniamo importante un modello di lavoro improntato alla valorizzazione delle risorse esistenti sul territorio e che veda coinvolti in modo attivo sia nella fase di programmazione che nella fase attuativa degli interventi di formazione permanente per gli psicologi l’Università, le scuole di psicoterapia (nelle quali sono presenti competenze che non si limitano alla sola psicoterapia e che devono invece essere poste – anche attraverso adeguati percorsi di formazione – a patrimonio professionale degli psicologi nei diversi ambiti di applicazione del proprio lavoro) e le associazioni professionali. La qualità della formazione permanente può essere garantita attraverso una modalità di lavoro che, rispettando il ruolo di ciascun soggetto, tenda a valorizzare le risorse professionali che negli anni si sono costruite e implementate sul nostro territorio. L’Ordine può allora essere soggetto in grado di: 1) individuare da un lato i bisogni del territorio connessi al ruolo dello psicologo e dall’altro le esigenze formative degli psicologi 2) informare tutte le diverse agenzie di formazione (Università, Scuole di psicoterapia, Associazioni…. ) presenti sul territorio e collaborare alla progettazione dei percorsi formativi definendo già nel processo le caratteristiche necessarie perché gli stessi siano accreditati in un atteggiamento di accompagnamento 3) valutare, al termine del percorso, l’adeguatezza delle proposte attribuendo loro accreditamento o meno. AltraPsicologia Emilia Romagna intende pertanto sperimentare – nel rispetto del Regolamento F.C.P. presentato dal CNOP al Ministero e ovviamente ferma restando la necessità di adeguarsi ad eventuali cambiamenti dello stesso – un modello centrato sulla collaborazione e sulla cooperazione con i diversi soggetti del territorio che consenta da un lato il superamento di percorsi di formazione rivolti a persone non qualificate e dall’altro garantisca permanente qualità al lavoro dei colleghi. Noi ci siamo. Voi ci siete ? Lavoro di équipe fra pubblico e privato: utopia o realtà possibile? di Carlotta Cristiani e Ambra Cavina Il 7 aprile Altra Psicologia ha organizzato un incontro dal titolo “Lo Psicologo nelle équipe interdisciplinari. La tutela della sua identità nella relazione con gli altri professionisti, i dirigenti e gli utenti”. Scopo del dibattito, a cui hanno partecipato operatori dell’ambito clinico e sociale, era dare vita a una discussione centrata sul disagio lavorativo, percepito da molti, legato al non riconoscimento delle competenze professionali dello psicologo da parte delle altre figure con cui si trova a collaborare nel lavoro di équipe. Ciò che segue è una sintesi tra quanto emerso durante questo incontro e alcune nostre riflessioni. La pratica all’équipe, il senso di stare in équipe, il confronto tra le varie figure professionali non è un’abitudine acquisita durante gli anni formativi del futuro psicologo, non viene insegnata né incoraggiata nelle università né tanto meno nelle scuole di psicoterapia, dalle quali il professionista esce sentendosi isolato e disabituato a confrontarsi. Il lavoro in équipe va insegnato, poiché lavorare nel gruppo multidisciplinare richiede un allenamento costante su se stessi, allenamento al porre dei limiti al proprio sé, agli altri e alle istituzioni, allenamento ad accogliere le opinioni diverse e opposte. Lavorare insieme richiede l’umiltà di non sentirsi portatori di verità, ma di ipotesi e di dubbi. Non è un percorso facile! Dalle parole dei relatori è infatti emerso chiaramente che il clima che caratterizza il lavoro all’interno dell’équipe interdisciplinare non sempre è improntato al confronto e alla condivisione bensì è talvolta connotato da un atteggiamento di vicendevole chiusura dei professionisti, troppo presi a difendere la propria posizione contro quella dei colleghi, spesso a detrimento del benessere del paziente a loro affidato. Ci si trova di fronte a un gruppo aggregato, ma non integrato, dove la dimensione soggettiva autoreferenziale è prevalente e non vi è uno spazio accogliente e di mentalizzazione dove ogni professionista può portare oltre alle sue competenze, il suo punto di vista e anche i propri errori. I progressivi tagli alla sanità stanno limitando sempre più gli ambiti di intervento dello psicologo del servizio pubblico e questo pone un fondamentale quesito: all’utente che necessita di un intervento che il servizio non gli può più garantire che cosa rimane da fare? Rivolgersi a un professionista nel privato. Sfortunatamente questa difficoltà di collaborazione tra figure professionali diventa ancora più evidente in questo caso, quando il paziente è seguito oltre che dal professionista pubblico anche da uno privato. Che posto ha il professionista privato nell’équipe multidisciplinare dei servizi? Spesso nessuno. È a questo punto che appare più che mai evidente la frattura e lo scollamento da sempre esistente tra ambito pubblico e ambito della professione privata, nonché il circolo vizioso che affligge entrambe: da una parte il servizio pubblico non è in grado di offrire un servizio, dall’altro il professionista che vi lavora all’interno (psicologo, psichiatra, neuropsichiatra) verrebbe sanzionato se inviasse un proprio paziente a un collega privato. Anche se spesso accade che “sottobanco” avvenga proprio questo. Nella mancanza di un invio ufficializzato, sembra che non ci sia un riconoscimento sociale della necessità e del valore del libero professionista che offre quell’intervento che lo stesso servizio pubblico non riesce più a fornire. Ciò che ne segue è un danno per l’utente, che rimane abbandonato a se stesso. L’altra situazione in cui compare lo stesso scollamento trai due ambiti è l’esclusione del libero professionista dall’équipe multidisciplinare dei servizi. Nel caso il libero professionista si trovi a gestire un utente in carico anche ai servizi, accade che si senta abbandonato, escluso, solo. Questo succede sia che il paziente si trovi già in carico ai servizi quando arriva dal libero professionista sia quando nasce il bisogno del libero professionista di inviarlo ai servizi. Esiste il timore da parte del libero professionista di inviare nel pubblico, poiché si ha il pregiudizio di un servizio in cui c’è dispersione, confusione tra i diversi ruoli, discontinuità e mancanza di tempo da dedicare alla cura. Esiste il timore che il servizio pubblico remi contro l’intervento del libero professionista, visto come un ostacolo piuttosto che una risorsa. Il libero professionista invece di avvalersi della collaborazione del servizio pubblico tende dunque a crearsi una sua rete personale di professionisti diversi a cui appoggiarsi (psichiatra, logopedista, neuropsichiatra, psicomotricista, avvocato) e con cui fare rete. Si pongono in tal caso due grossi problemi, alcune figure nel privato non esistono (ad esempio l’assistente sociale) e l’utente si trova a dover sostenere dei costi enormi, ai più improponibili. Il libero professionista vive quindi sulla propria pelle l’apparente disinteresse da parte dell’équipe riguardo al suo lavoro. La mancanza di rete è ancora più evidente nel caso di utenti adulti, nei confronti dei quali spesso manca quell’investimento dedicato all’infanzia. Il professionista che si trova nella necessità di inviare il proprio paziente ad un’altra figura professionale e decide di inviarlo ai servizi corre il rischio che cada in quel buco nero che è la mancanza di collegamento tra ambito privato e pubblico e dal quale si è costretti a cercare di uscire, per il bene del paziente, spesso con grande frustrazione. Di questo malfunzionamento è spesso “vittima” una fetta clinicamente significativa, ossia i giovani adulti, particolarmente colpiti da questi di tempi di crisi e disoccupazione. Nel lavoro clinico con l’infanzia si è pressoché costretti a fare équipe sia all’interno dei servizi sia con il libero professionista; infatti ci sono tante figure professionali sul bambino e tante istituzioni (Sanità, Servizi Sociali, Scuola), se manca un contatto diretto con il libero professionista, l’équipe dei servizi gli chiede comunque una relazione scritta, un’osservazione, una diagnosi, un certificato, gli dà un posto, minimo e distaccato, ma comunque un posto nel team multidisciplinare che segue il bambino. È triste assistere a quelle situazioni in cui non c’è proprio più posto neanche per l’équipe e il genitore diventa un passacarte: prende la diagnosi dello psicologo del Servizio pubblico e la porta al libero professionista privato che segue il suo bambino, per esempio in psicoterapia, poi di nuovo porta la relazione del libero professionista allo stesso psicologo e al pediatra di base, poi ancora prende tutte queste carte e le porta a scuola, la scuola è contattata dallo psicologo del servizio e di nuovo il genitore porta le relazioni degli insegnanti, dello psicologo, del logopedista al libero professionista privato che segue il suo bambino…una volta una mamma esclamò senza turbamento, come se fosse scontato: “Mi serve uno scritto di tutti quelli che seguono mia figlia, così tengo le fila tra tutti e tutti sono informati e si parlano!”. Il lavoro in équipe non dovrebbe essere un semplice circolo di informazioni in cui chi lavora fuori dal servizio pubblico è faticosamente incluso, ma quando a tenere le fila tra le diverse figure professionali non c’è nessuno se non l’utente stesso, allora è l’équipe stessa ad aver perso il suo posto nel percorso per la Salute della persona. Eppure ci sono casi in cui accade che si costruisca un lavoro d’équipe e vi faccia parte anche il libero professionista. Sono quei casi in cui esiste un referente nel gruppo multidisciplinare su cui può contare anche il libero professionista, a cui può rivolgersi per essere informato sul percorso del proprio paziente all’interno del servizio pubblico, con cui parlare dell’andamento del lavoro che il paziente sta facendo con lui, un referente a cui inviare il proprio paziente, quando questi ha bisogno di un intervento che lui non può praticare. Sono quei casi in cui il libero professionista può partecipare al lavoro d’équipe portando il suo punto di vista, che è il punto di vista più intimo, più interno del paziente stesso poiché il più delle volte è col privato che ha un rapporto più frequente e costante. Sono quei casi in cui si rompe il circolo di squalifica reciproca tra pubblico e privato e si arriva a costruire un progetto di salute per l’utente dove ognuno è un partecipante attivo. Ma per uno psicologo che ha avuto un’esperienza positiva con l’équipe dei servizi e riesce a fare rete con loro, quanti altri ce ne sono che non hanno avuto la stessa possibilità? Sarebbe bello e auspicabile creare una situazione in cui questo scambio di competenze diventasse una realtà più strutturata e concreta per molti (se non per tutti). AltraPsicologia ha in programma l’obiettivo di promuovere la figura dello psicologo attraverso un Ordine che si attivi per creare reti istituzionali che pongano basi concrete per un pieno riconoscimento dei professionisti psicologi. L’Ordine deve partecipare alla definizione delle politiche sociosanitarie della Regione così da valorizzare, ufficializzare e strutturare formalmente la collaborazione pubblico-privato. Occorre creare sinergia con Facoltà e ai Dipartimenti di Psicologia per garantire la massima qualità al percorso formativo da cui non è possibile escludere il lavoro in équipe. La prospettiva di apprendere un pensiero più ampio, multidisciplinare, nasce anche da un Ordine che intrecci rapporti con altri Ordini professionali al fine di condividere obiettivi, formazione, azioni su temi di interesse comune per qualificare le occasioni di collaborazione interprofessionale nel rispetto delle reciproche competenze e specificità Psicologi, non facciamo scherzi, il quorum è da raggiungere! di Federica Modena Il recente mancato raggiungimento del quorum in almeno due grandi Regioni italiane ha reso oramai evidente agli occhi di tutti la persistenza nella categoria degli Psicologi di “gravi disturbi del comportamento elettorale”. Nel breve scritto che seguirà tenteremo umilmente di indagare le motivazioni del fenomeno: siamo Psicologi e la nostra competenza considera l’esplorazione delle motivazioni del comportamento in relazione all’ambiente interno ed esterno. Osservandolo in modo globale, l ‘astensionismo non è una caratteristica naturale e storica dell’elettorato italiano ma è un segno dei tempi in cui ci troviamo. Fino agli anni settanta gli Italiani si recavano alle urne massicciamente, anche al di là dei “credo di Partito”, come in occasione di referendum di interesse “trasversale”; le percentuali dei votanti superavano il novanta per cento. E’ certamente vero che fino al 1993 la Legge prevedeva che l’elenco degli astenuti fosse pubblicamente esposto nell’Albo Comunale e la dicitura «non ha votato» fosse indicata sul Certificato di Buona Condotta, ma possiamo anche supporre non lontana dal vero l’ipotesi che i nostri nonni, i quali avevano vissuto quel ventennio che condusse alla guerra, considerassero il diritto ad esprimere la propria opinione tramite il voto molto più importante di quanto non lo consideri l’attuale corpo elettorale. I politologi spiegano come l’odierna tendenza italiana all’astensionismo abbia due dimensioni: quella degli elettori disinteressati e poco informati e quella di coloro che si sentono traditi dalla” politica” e vedono nell’astensione una forma di protesta. Ripiombando dal generale al particolare, a che categoria appartengono i nostri “psicoastenuti”? Probabilmente, in proporzioni diverse, a entrambe le categorie. E sbagliano. Sbagliano di grosso in tutti e due i casi. Sbagliano in modo clamoroso se si disinteressano tout-court delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine e non dedicano un po’ del proprio tempo all’attività di cercare in rete i programmi delle liste e dei candidati, sfruttando le meravigliose possibilità che Internet oggi ci permette. In primo luogo perché le questioni all’ordine del giorno per la categoria sono troppo impellenti per essere ignorate. In secondo luogo perché ciascun psicologo sa che nessuna persona è un’isola deserta e sa quanto sia importante, affinché la propria esistenza abbia significato, avere consapevolezza dei problemi del proprio tempo e della propria condizione e confrontarsi criticamente con essi. Sbagliano in modo addirittura pericoloso se invece confondono l’astensione con la protesta verso lo status quo, verso il modo in cui sin qui sono stati gestiti gli interessi e le problematiche della categoria. Astenersi dal voto, infatti, non è protestare ma, al contrario, è un modo di rendere ininfluente la propria idea, autoannullando la possibilità di esprimere la propria opinione, delegando in toto ad altri la rappresentanza dei propri interessi professionali. Astenersi non è una protesta contro chi governa; è al contrario una forma “isterica” di protesta contro il “potere”, forma di “rinuncia” alle possibilità offerte dalla democrazia. L’atteggiamento mentale, con effetti nel comportamento, che sta nel convincimento che “tanto sono tutti uguali, tanto non cambia niente” sinceramente non mi sembra degno di un professionista Psicologo che “sa” come la vera libertà della persona sta nel farsi carico della propria autodeterminazione nell’impegno di modificare, compatibilmente con i propri mezzi, quello che non funziona nel proprio contesto di vita. Noi Psicologi, ognuno in prima persona, abbiamo, tra gli altri, lo strumento del voto per affermare la nostra professionalità. Concludendo e uscendo dai massimi sistemi, ricordo poi un particolare che mi sta particolarmente a cuore: se non si raggiungesse il quorum richiesto, le elezioni dovrebbero ripetersi. Questo fatto comporterebbe due conseguenze: – l’attuale Consiglio rimarrebbe in carica per qualche tempo con poteri limitati all’ordinaria amministrazione e dunque sarebbe nell’impossibilità di intraprendere quelle iniziative per il rilancio della categoria che tutti auspichiamo; – la ripetizione delle elezioni costerebbe ulteriori settantamila euro che, altrimenti, potrebbero essere spesi in maniera assai più utile per la categoria. Ciò sarebbe particolarmente insensato e imbarazzante per tutti noi. Che immagine possono avere i cittadini, una volta a conoscenza (e l’informatica non consente più la riservatezza!) della possibilità dello scarso interesse del professionista Psicologo verso la propria professione? Peraltro Bologna a primavera è semplicemente stupenda. Se qualcuno che abita nelle altre province dell’Emilia non ha voglia di aver a che fare con notai o con kit elettorali, andare a votare alle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine recandosi personalmente alla sede dell’Ordine potrebbe essere una stupenda occasione per concedersi un weekend nella “Città Capoluogo”. Buon voto a tutti Dov'è finito lo psicologo del territorio? Già qualche mese fa, AltraPsicologia si è occupata della Legge sullo Psicologo del Territorio, approfondendo i contenuti e ponendo alcune domande in merito all’immissione di colleghi nel tessuto lavorativo della pubblica amministrazione, in particolare all’interno dei Piani di zona. Ma come sono andate le cose fino ad oggi? Quali sono stati i reali ambiti di attivazione della suddetta legge? Sul sito dell’Ordine degli Psicologi della Campania troviamo la seguente comunicazione : «Con il Decreto Dirigenziale n. 25 del 17.01.2014 si delinea l’iter di accesso alle risorse stanziate per la realizzazione dei Centri Antiviolenza in Campania ai sensi della Legge Regionale n. 2 dell’11.02.2011 e con riferimento alla Legge n.9 del 3.08.2013 (La Legge che istituisce lo Psicologo del Territorio). Gli Ambiti Territoriali hanno tempo fino al 3 aprile per inviare le progettazioni esecutive dell’intervento e il verbale di accordo sottoscritto con il Distretto Sanitario di riferimento per l’accesso alle risorse stanziate per la realizzazione dei Centri Antiviolenza.” A questo invito si aggiunge inoltre la comunicazione della creazione di una « task force p e r m o n i t o r a r e i l p r o c e s s o d ’ i n v i o d e l l e progettazioni esecutive da parte degli Ambiti Territoriali e assicurare il primo concreto riscontro alla Legge per l’istituzione dello Psicologo del Territorio […]» Ed è qui che le cose cominciano a complicarsi: galvanizzati da tale comunicazione, come schegge impazzite ci rechiamo presso gli uffici di piano a noi più vicini e scopriamo che molti di essi non sono a conoscenza della Legge sullo Psicologo del Territorio e, ancor meno, sono disponibili ad accettare la nostra collaborazione per «monitorare il processo d’invio delle progettazioni». Alcuni colleghi, nel tentativo estremo di garantirsi “un posto in paradiso”, hanno invano cercato di realizzare ATS (Associazione Temporanea di Scopo) e forme di collaborazione attiva per poter partecipare, sin dalle prime fasi, alla realizzazione di tali centri antiviolenza. Il dubbio e la rassegnazione cominciano ad aleggiare nelle nostre menti: a) Da chi è composta questa task force e, soprattutto, attraverso quali criteri sono stati scelti i colleghi per comporla? b) In cosa consiste il “monitoraggio del processo d’invio delle progettazioni” considerato che la figura dello psicologo del territorio troverebbe la sua collocazione all’interno delle aree contemplate dalla legge 328/00 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), e dunque non nella fase di progettazione che resta di competenza degli uffici di piano? c) Quali saranno i criteri di assegnazione delle risorse umane una volta ottenuti i fondi per la realizzazione dei servizi? All’interno dello stesso comunicato leggiamo: «la Regione Campania, attraverso l’Assessorato ai Servizi Sociali, nel dare applicazione pratica alla Legge contro la Violenza di Genere ha ribadito che i Piani di Zona devono applicare la legge dello Psicologo del Territorio, il ché dovrebbe tradursi nell’assunzione di psicologi nei Centri Antiviolenza» Il condizionale getta ancor di più ombre sulla questione; è nel disordine e nella disinformazione, si sa, che si annida la possibilità concreta che “il potere e il controllo” si accentrino sempre più nelle mani di pochi a danno dei più e della categoria professionale. A noi di Altrapsicologia non resta che continuare a monitorare l’andamento di tale processo e porci sempre in prima linea nella tutela e nella trasparenza della professione, accanto ai colleghi per evitare che la ricerca della propria collocazione lavorativa si tramuti in guerra tra fratelli. Sarebbe bello...se avessimo i soldi solo di Gabriele Raimondi “Che grande idea…peccato che non abbiamo fondi per attivarla”, “Ottimo progetto, ma secondo te chi potrebbe finanziarlo?” Quante volte le buone idee si sono fermate a questo punto? E quello che poteva essere un percorso di sviluppo per la nostra situazione professionale è diventato un ennesimo episodio di frustrazione. Eppure le idee spesso (non sempre… ) sono ben elaborate, basate su una adeguata conoscenza del bisogno presente sul territorio, con potenziali ritorni economici importanti. Ma senza il sostegno necessario per partire. L’Ordine che abbiamo in mente, e che realizzeremo se avremo il sostegno elettorale dei colleghi, inserirà tra i servizi agli iscritti anche una azione di accompagnamento nella strutturazione di progetti da presentare per la richiesta di sostegno e finanziamenti in diversi contesti (Fondi Europei, Fondazioni, Fondi per l’imprenditoria femminile, Fondi per la formazione, ecc.ecc.). Alle azioni di formazione e di consulenza che l’Ordine ha promosso in questi anni e che devono essere continuate (diversificandole in modo da rispondere anche ai bisogni dei colleghi che si impegnano in aree diverse dalla clinica) occorre affiancare tavoli di lavoro progettuali che consentano di tradurre le buone idee in azioni concrete e in concrete possibilità lavorative. Il percorso di lavoro previsto: 1) L’Ordine attiva il servizio di consulenza progettuale definendo – in modo trasparente e partecipato – le caratteristiche dello stesso e alcuni parametri di qualità necessari all’interno dei progetti eventualmente sostenuti (a titolo di esempio: ogni progetto dovrà destinare una quota delle risorse alla diffusione dei risultati conseguiti e alla promozione della figura dello psicologo nel territorio) 2) L’Ordine, attraverso il servizio di ricerca bandi e opportunità o su segnalazione dei colleghi, individua le possibili forme di finanziamento per azioni e progetti dei colleghi; 3) L’Ordine – su richiesta dei colleghi interessati – convoca un tavolo di lavoro sul tema oggetto del possibile finanziamento per una prima valutazione di fattibilità e qualità dell’idea progettuale e per la costituzione del gruppo di lavoro secondo criteri trasparenti e condivisi; 4) In caso di valutazione positiva della prima fase, il tavolo di lavoro si riunirà per alcuni incontri con il supporto di un professionista della progettazione. Il percorso avrà un duplice obiettivo: da un lato rappresentare per i partecipanti l’occasione di acquisire competenze professionali su progettazione, monitoraggio e rendicontazione, dall’altro giungere alla effettiva presentazione del progetto elaborato al fine di poterlo concretamente realizzare grazie ai finanziamenti ottenuti. Come AltraPsicologia Emilia Romagna abbiamo coinvolto gli uffici EuropeDirect di Bologna nella realizzazione di due eventi sulle opportunità di finanziamento della comunità europea che si terranno il 14 aprile a Bologna e il 17 aprile a Ferrara. Si tratta per ora di eventi a carattere informativo ai quali siete tutti invitati a partecipare (basta inviare una mail a [email protected]). Con il vostro sostegno ad AltraPsicologia nelle imminenti elezioni (scarica il volantino con i nomi) avremo la possibilità di attivare come Ordine questo servizio a favore dei colleghi. Cosa ne pensate? Alcuni chiarimenti su quanto avviene dentro e fuori OPL.. Le malelingue hanno sempre ciarlarlato a vanvera, il problema è quando gridano bugie ai quattro venti!! Vogliamo darti, nella più totale trasparenza, tutti i chiarimenti del caso. Seguici Come tutti ben sappiamo, a gennaio non è stato raggiunto il quorum necessario per l’elezione del nuovo Consiglio dell’Ordine degli Psicologi. Le conseguenze sono state le più disparate. Dentro OPL sono scaturite attività istituzionalmente precarie, tra cui delibere nate come esplicitamente e scientemente illegittime – e quindi inapplicabili -, consigli con numeri legali mancanti e servizi di base che è diventato difficile garantire. Al di fuori di OPL, la violazione dei doveri di rispetto, lealtà e di colleganza previsti anche dall’articolo 33 del Codice Deontologico è ormai divenuta prassi quotidiana, e purtroppo ci si trova di fronte a ipotesi serissime di veri e propri reati commessi nell’ambito di questa campagna. Il prolungamento certo estremo della campagna ha prodotto uno svilimento della stessa ad un livello di conflittualità mai visto. AltraPsicologia ha varato a gennaio un preciso codice di autoregolamentazione decidendo di vietare per tutta la campagna a tutti i candidati qualsivoglia attacco ad personam, proprio al fine specifico di evitare il degrado cui stiamo assistendo. Si è fatto di tutto per evitare di arrivare a fare denunce, ma la sequela di insulti e di falsità è ormai tale da parte di alcuni esponenti o sostenitori del gruppo Psicologo da impedire altre soluzioni. Professione E a questo punto si sono resi necessari alcuni chiarimenti legati a strumentalizzazioni da campagna elettorale che rischiano di produrre confusione. A seguire. Sentenze La sentenza Mieli è stata citata in questi giorni come esempio di accanimentogiudiziario. Si trattava in realtà di un mero atto dovuto, in cui OPL ha agito sentito il parere del Consiglio Nazionale: una persona con un titolo di studio estero che il Ministero ha riconosciuto valido per fare la psicoterapeuta ma non per fare lapsicologa. Poiché per legge in Italia questo è impossibile,l’unica strada era far decidere all’autorità giudiziaria. Le sentenze più importanti di questo anni sono invece state favorevoli alla tutela della professione: penso certamente alla Zerbetto, una sentenza chiave per la psicologia, in cui il Giudice ha respinto la pretesa degli esponenti di potere insegnare tecniche psicologiche ai counselor. Pretesa ampiamente appoggiata dal consigliere Barracco. Della sentenza si può riportare questo estratto: “il pensiero è libero ma non l’esercizio della professione“. Altra vittoria di questi ultimi anni ha riguardato il tema della psicoanalisi. La sentenza di cassazione 14408 del 2010 è stata seguita da altre e ha reso definitiva questa massima: “mentre i caratteri della psicanalisi sono specialissimi, non possono ravvisarsi ragionevoli dubbi circa riconducibilità della psicanalisi alle psicoterapie in ragione del fine propriamente terapeutico della stessa“. Come dire, la psicanalisi non può essere esercitata da chiunque, ma richiede l’abilitazione alla psicoterapia. Oltre a queste sentenze Opl in questi anni ha lavorato per la revisione dell’articolo 21, votato favorevolmente dall’87% dei partecipanti al referendum e per la redazione degli atti tipici della professione di psicologo. Solo cinque sono state invece le denunce per esercizio abusivo a fronte di quasi seicento segnalazioni: non credo si possa dire che sia giustizialista. stata una politica dissennatamente Lo psicologo in ambito di riabilitazione Lo psicologo è e rimane obbligatorio nell’accreditamento delle strutture riabilitative. La delibera 1520 del 2014 non introduce da questo punto di vista significative differenze. È stato confermato dalla regione stessa che la novità si deve al recepimento del documento prodotto da Opl nel dicembre 2013 su richiesta diretta del presidente della Commissione Sanità della Giunta regionale lombarda. Nonostante le ambigue informazioni circolate in questo senso, il dottor Riccardo Bettiga e Dott. Fabrizio Pasotti non hanno mai partecipato ad alcun tavolo di lavoro in regione Lombardia su questa materia, né è venuto da loro alcun tipo di apporto significativo al raggiungimento di questo risultato.Anche la Dottoressa Inzaghi si è affannata ad esprimere dubbi a ad adombrare un presunto “disinteresse” di OPL per la NP. OPL ha approvato per ben quattro anni un solo gruppo di lavoro su un ambito specifico: e questo è stato proprio la neuropsicologia. Membro proponente e da sempre presente: Inzaghi. Quando il gruppo critica OPL fondamentalmente critica dunque… se stesso!Paradossi da campagna elettorale anche questi. Evento Recalcati del 12 aprile Massimo Recalcati sarà presente il giorno 12 aprile ad un evento organizzato interamente con fondi privati e grazie all’impegno di AltraPsicologia. E’ nota la condivisione e l’amicizia anche personale tra lui e il nostro ordine professionale. Del resto Recalcati non ha certo bisogno di promozione o di presentazioni, non ci sono iscrizioni all’evento e la newsletter dell’Ordine ha da tempo annunciato l’impossibilità di realizzare l’iniziativa come istituzione durante il periodo di proroga. Dispiace di apprendere dell’esistenza di un tentativo da parte del gruppo Professione Psicologo di boicottare l’evento; la nostra speranza è che chiunque si presenti lo faccia perché interessato, anche alla luce del fatto che si prospetta davvero un momento culturale fuori dell’ordinario. Le querele per diffamazione del presidente dell’Ordine Sfortunatamente la campagna elettorale si è trasformata ormai da diverse settimane in una campagna diffamatoria. Se già alla prima tornata avevamo dovuto constatare l’incapacità di alcuni candidati e di sostenitori di differenziare la legittima critica dall’insulto, in questa seconda tornata siamo arrivati a situazioni insostenibili. “Eppure siete psicologi”… mi dice il legale che vede le affermazioni che vengono elevate contro di me. Avere semplicemente ottemperato – forse per la prima volta –al dovere di operare con serietà e misura per la tutela della professione, ha prodotto attacchi personali che sono arrivati a paragoni con il nazismo, con il fascismo, evocazione di dittatori come Pol Pot o Stalin oltre a una sequela di falsità su cose mai dette o mai fatte e ingiurie di vario tipo in genere, fino ad inviti rivolti al Presidente a “farsi riparare” o “sottoporsi a trattamento sanitario obbligatorio“. Il limite di questi comportamenti è il rispetto della persona e della dignità cui tutti noi abbiamo diritto, a prescindere dalle campagne elettorali in corso e dal tentativo di alcuni di salvare i propri scranni. L’unica difesa di fronte agli inviti caduti nel vuoto a fermare una simile scriteriata campagna diffamatoria non può che essere la segnalazione dei comportamenti ritenuti illegittimi all’autorità giudiziaria. Si tratta, inutile dirlo, di un’estrema ratio che si sarebbe voluto e che si è tentato in tutti i modi di evitare. Il fumetto “il finto psicologo” Si tratta di uno strumento alternativo al consueto opuscolo e che è stato distribuito in molte farmacie della nostra Regione. Il fine? …evitare che persone con poca esperienza o conoscenza dei dettagli della nostra professione possano incappare in pericolose situazioni di abusivismo professionale. È unoggetto di facile e agile lettura, semplicemente un mezzo per diffondere cultura della salute e prevenire abusi e illeciti. Oggi, purtroppo, il cameo autoironico di un poliziotto che avrebbe fattezze simili a quelle del presidente, (mentre all’interno del fumetto altri volti sono stati “prestati” al disegnatore da alcuni consiglieri) va ad accrescere l’elenco di strumentalizzazionidi questa campagna elettorale. Rimane il fatto che quella del finto psicologo è stata l’unica campagna mai realizzata ad oggi di prevenzione dell’abusivismo psicologico rivolta a cittadini. La politica professionale di Claudia Fabris Il nostro Ordine professionale, in occasione del rinnovo del Consiglio, chiede ad ognuno di noi di esprimere un parere. È l’occasione per fare emergere idee e progettualità. Possiamo decidere di candidarci personalmente e sostenere i progetti che ci stanno a cuore.. Se non abbiamo interesse a dedicare energie e tempo per la collettività, possiamo ascoltare cosa ci viene proposto e decidere di aderire, dando la nostra preferenza ai candidati che sostengono le nostre idee ed i nostri propositi. Comunque sia, il risultato al quale perveniamo, è quello di delegare ad un Consiglio il compito di rappresentarci: votiamo chi riteniamo in grado di sostenere quelle battaglie professionali presso la Regione, i Comuni, gli Enti, al fine di promuovere la nostra immagine professionale e sensibilizzare i cittadini alle molteplici aree di intervento della nostra professione. Chi ci rappresenterà si impegnerà a sostenere e valorizzare gli ambiti professionali dello psicologo, agevolerà la creazione di una rete professionale predisponendo le basi per la nascita di opportunità di lavoro sempre crescenti. I candidati che partecipano alle elezioni rappresentano differenti opinioni ed idee di realizzazione professionale. Se scegli di votare le persone nelle quali ti riconosci maggiormente, contribuisci al compimento delle tue aspettative. Se scegli una precisa squadra di persone, voti coloro che tu pensi siano maggiormente rappresentativi dell’immagine di una categoria solida, più adeguati a negoziare, a rapportarsi con il territorio ed alle altre categorie professionali. Molti di noi preferiscono astenersi, non votare. A volte l’astensione trae origine dall’idea che tutti coloro che voteremmo siano uguali e quindi nulla cambierebbe. In realtà tendenze ed ideazioni sono diverse tra i gruppi. Se, ad esempio, mi sta a cuore la tutela professionale, cercherò di informarmi e di votare coloro che tendono a valorizzare gli strumenti della professione tutelandoci dall’utilizzo abusivo da parte di altri soggetti. Da tale concetto, da tale voto deriveranno strategie ed approcci, applicati da chi ci governerà nei prossimi anni. Dobbiamo chiederci se crediamo sia opportuno mettere in atto azioni che comportino maggiori possibilità di lavoro per lo psicologo, disincentivando così coloro che si illudono di essere una sorta di psicologi mancati, solo per aver partecipato ad alcuni programmi o percorsi proposti, a volte, dai nostri stessi colleghi. Dobbiamo chiederci se la figura dello psicologo sul territorio nazionale sia così consolidata e riconosciuta nell’immaginario collettivo da godere di reputazione e prestigio tali da non temere concorrenza da parte di chi psicologo non è. Dobbiamo chiederci se i tempi siano maturi per non temere la concorrenza sleale da parte di altri soggetti che operano nello stesso nostro mercato. In ultima analisi: è importante chiederci se sia meglio votare chi si oppone o chi approvi il proliferare di pseudo-psicologi che avranno sempre più l’opportunità di attrarre persone in disagio, anche pubblicizzando interventi miracolosi, senza rispondere, a differenza nostra, ad alcuna deontologia che sancisca regolamentazioni a tutela del cliente e della professione. Qualche volta si decide di non esprimere preferenze perché non ci si sente rappresentati da nessuno: questo atteggiamento deriva dal desiderio che ogni aspetto del programma coincida con i nostri desiderata. Se prestiamo attenzione solo a ciò che non ci interessa, a ciò che divide, e non agli aspetti che ci appassionano, che ci accomunano, non potremmo mai sposare nessun programma. Una perfetta coincidenza tra i nostri desideri e ciò che ci viene proposto, è difficile da realizzare. Possiamo, però, trovare una giusta misura tra ciò che vorremmo, la situazione idealizzata, e la strada percorribile, ciò che possiamo ottenere. Può essere utile informarsi sui candidati: andiamo a vedere cosa hanno fatto, come si sono formati, cosa hanno detto, cosa è successo in questi anni. Qualche volta si decide di non votare perché si ha l’impressione che il proprio voto non sia poi così importante; per questo non ci si ritaglia del tempo per andare alle urne, tanto altre persone lo faranno. In realtà questa percezione è fuorviante: il meccanismo democratico, insito nel diritto di voto, implica la valorizzazione di una responsabilità individuale. Non è possibile che le schede degli altri siano più importanti della nostra, è la somma dei singoli che fa il risultato, per questo ognuno è importante. Se il voto non contasse nulla, per esempio, saremmo ancora in uno stato monarchico, o nel quale non è consentito divorziare, o la cui maggior fonte d’energia sia quella nucleare. Alcuni si astengono dal voto esprimere un voto non raggiungimento del numero diritto, coloro che si sono per lanciare un messaggio. Ma non lascia alcun messaggio! Al necessario dei votanti aventi espressi decidono anche per gli altri. Per citare un esempio, il presidente Obama è stato eletto democraticamente nel 2012 a fronte di un’affluenza alle urne solo del 60 % di cittadini, eppure da 5 anni è il Presidente di tutti i cittadini statunitensi. Prendere una decisione è importante! Se, però, non ci sentiamo di accordare la nostra preferenza a nessuno, rechiamoci almeno alle urne: così facendo abbiamo la possibilità di conoscere qualche candidato presso il seggio – potendo eventualmente ricrederci sul nostro disinteresse -, e permettiamo a coloro che si sono fatti un’opinione di poterla vedere realizzata, evitando ulteriori rinvii e periodi di assenza di erogazione di servizi a fronte, comunque, del pagamento di una tassa dovuta per legge. Il voto è un atto democratico e la democrazia, che piaccia o no, si basa sul compromesso fra le parti, tra ideali e realtà. La sinergia tra Ordine degli Psicologi e le università: una partnership indispensabile di Michele Piattella Perché è indispensabile creare una sinergia tra Ordine degli Psicologi e Università, una vera e propria partnership, dove i libero professionisti e i ricercatori collaborano all’unisono? Mi è venuta la curiosità di effettuare una ricerca all’interno del sito della Facoltà di Psicologia di Bologna/Cesena, cliccare il link “Ricerche”, e si è aperto un universo di conoscenze incredibile. Per non inficiare con le mie parole quanto ho visto, ho fatto un copia e incolla che troverete alla fine di questo breve articolo; sono rappresentate molte discipline della Psicologia che corrispondono alle nostre specializzazioni, al nostro “fare” quotidiano. Ma quanto noi libero professionisti siamo al corrente di queste nuove conoscenze? Quanto sappiamo di questi progetti? Quelli ultimati e quindi “spendibili anche nella nostra attività quotidiana” e quelli in fase di ultimazione? Perché non si crea l’occasione della condivisione nelle varia discipline di competenza? Basta cliccare nei vari link e ognuno di voi troverà sicuramente la sua area di appartenenza; spesso queste conoscenze escono su riviste specializzate di Psicologia o vengono condivise nei diversi convegni specialistici tipo quelli dell’AIP, “Associazione italiana di Psicologia”, dove i ricercatori presentano i loro lavori. E NOI? Perché dobbiamo precluderci la possibilità di venire a conoscenza di nuove metodiche di lavoro, strumenti, teorie utili e spendibili nella nostre attività quotidiane, che ci potrebbero consentire di elevare notevolmente la qualità del nostro operato e quindi del nostro essere professionisti? Conoscenze che potrebbero fare la differenza in quella terra di confine o di nessuno, dove discipline psicologiche e non spesso si incrociano e dove il cliente/committente si trova nell’imbarazzo della scelta, quella più utile per le sue esigenze: “Counsellor o Psicologo; Psicologo del lavoro o Altro”. Spesso, in queste situazioni, la differenza viene fatta dalla forma, dal come ci si presenta, dalla abilità di marketing, di promozione e non dalla qualità del servizio offerto. Ecco perché uno dei punti nevralgici di ALTRA PSICOLOGIA è attivare e avviare un dialogo, una sinergia, una partnership con le Università e le Facoltà di Psicologia dell’Emilia Romagna e i ricercatori in Psicologia, che contribuirebbe ad elevare notevolmente la qualità delle nostre prestazioni, a presentarci nella terra di confine o di nessuno con maggiore autorevolezza, professionalità competenza e a spazzare quei dubbi che spesso albergano nei pensieri di possibili utenti/committenti. Sinergia/Partnership che con l’Ordine uscente è stata spesso assente, inconsistente. Facoltà di Psicologia di Bologna Psicologia Generale Metodi e tecniche della ricerca psicologica nell’ambito del comportamento dell’individuo e delle principali funzioni psicologiche. Psicobiologia e Psicologia Fisiologica Studio dei fondamenti e dei correlati biologici e fisiologici del comportamento e delle funzioni percettive, cognitive ed emotive, nell’uomo e negli animali. Psicometria Area scientifico disciplinare riferita alla misura in psicologia, alla teoria dei test psicologici e alle applicazioni della matematica e della statistica alla psicologia. Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’Educazione Studio dei comportamenti e delle principali funzioni psicologiche nell’arco di vita; ricerca e applicazione delle conoscenze sui processi psicologici nel campo dell’educazione. Psicologia Sociale Comprensione delle relazioni fra processi ed eventi collettivi e societari e processi psicologici sociali, individuali e di gruppo che influenzano il funzionamento dei sistemi e sottosistemi sociali. Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Studi psicologici sul mondo dell’economia, delle organizzazioni, del lavoro, del tempo libero e dello sport e applicazioni di tali conoscenze. Psicologia Clinica Studi e tecniche di intervento che caratterizzano le applicazioni cliniche della psicologia in differenti ambiti. Un giorno in più per votare! Cari colleghi, vi comunichiamo che sabato 5 aprile, in occasione della prima convocazione per le elezioni OPL, sarà presente in sede un notaio per provvedere all’autentica delle firme! Sarà così possibile, per chi non avesse fatto in tempo a votare per posta o fosse impossibilitato a presentarsi il 12, 13 e 14 aprile, depositare un voto postale anche per la seconda convocazione… in questo modo sarà più agevole il raggiungimento del quorum! I giorni a disposizione per votare diventano così ben 4. Fai sentire la tua voce… vota AltraPsicologia! Per qualsiasi info a riguardo, puoi scriverci a [email protected]