Opl è a casa tua,Proust e la psicologia del lavoro

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Opl è a casa tua,Proust e la psicologia del lavoro
Opl è a casa tua
Nel corso del quadriennio 2010/2013 l’Ordine targato
AltraPsicologia ha dato avvio a una serie di iniziative che in
precedenza non erano mai state considerate. Per la prima volta
si sono messe in campo diverse attività nelle province,
attraverso le figure dei referenti territoriali.
Certo è stato solo l’inizio e vi è ancora moltissimo da
sviluppare, ma il primo grande passo è stato fatto.
Le principali iniziative che verranno promosse nel prossimo
quadriennio– qualora il gruppo di AP verrà riconfermato alla
governance di OPL anche grazie al TUO voto -, saranno relative
alle aree della promozione della professione e dell’intreccio
di relazioni istituzionali in modo che gli Psicologi possano
penetrare nel tessuto sociale in forma ancora più incisiva,
riuscendo pertanto a mettere in piedi iniziative e accordi
importanti in favore sia categoria che del cittadino.
Un esempio di progetti già in campo per mano di Opl è la
psicologia
sostenibile
http://www.opl.it/showPage.php?template=news&id=773)
(link
attivo
da diversi mesi a Milano e in fase di start up a Varese (link
http://www.opl.it/showPage.php?template=news&id=921).
Il
nostro proposito è quello di stringere partnership con
istituzioni del resto delle province e diffonderlo
ulteriormente
Non solo. Grazie al nostro Ufficio Stampa verranno
ulteriormente sviluppati contatti e sinergie con media e
stampa locali, col fine di diffondere iniziative di promozione
e sviluppare conoscenza in merito ai differenti ambiti della
psicologia.
Anche questa operazione avrà effetti sia diretti sulla
categoria, sia indiretti attraverso il coinvolgimento della
cittadinanza.
Lavorando in stretta sinergia con i nostri referenti in loco,
il proposito è infatti quello di organizzare iniziative a
cadenza mensile/bimestrale mirate ad incontrare i cittadini:
il fine ultimo è quello di promuovere le attività dei colleghi
del territorio.
In altre occasioni,come già nello scorso quadriennio, verranno
ulteriormente sviluppati incontri tra Ordine e colleghi:
saranno occasioni di sviluppo e crescita della professione
nella trattazione di temi quali formazione deontologica,
formazione fiscale e strumenti di self marketing per lo
Psicologo.
Come già proposto e fortemente voluto da Altra Psicologia, una
parte delle occasioni di incontro tra Ordine e colleghi si
svilupperà online, in modo che anche chi sia impossibilitato a
intervenire o viva distante dal capoluogo di provincia possa
comunque usufruire direttamente delle attività proposte.
Cosa ne pensi?
Lascia il tuo commento a questa iniziativa.
Proust e la psicologia del
lavoro
di Cristina Contini
“E’ tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra
diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma
in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non
può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza
sempre crescente, quella medesima testimonianza …”
Marcel Proust
Davanti ad una tazza di thé e ai vecchi libri dell’Università
da sistemare, ho vissuto una breve esperienza di “madeleine”,
quel momento di memoria affettiva che si ispira al dolce
francese che innescava in Marcel Proust i suoi ricordi
d’infanzia.
Il mio breve viaggio nel tempo passato è giunto rapidamente al
triennio di psicologia del lavoro (all’epoca si sbiennava e si
sceglieva la specialità, una sorta di orientamento con un
piano di studi abbastanza strutturato), ai tanti pomeriggi
trascorsi con i compagni di corso (non eravamo tantissimi e ci
si conosceva quasi tutti), alle chiacchierate su cosa avremmo
fatto da psicologi del lavoro, “da grandi”.
Ora che sono passati diversi anni, sento ancora il sapore di
quell’ottimismo e di quella curiosità verso gli ambiti
applicativi della psicologia e s’innesca la mia madeleine ….
Cosa possiamo dire oggi della professione di psicologi del
lavoro?
Siamo riusciti ad esercitare al meglio il nostro mestiere?
Quali prospettive abbiamo per il futuro? Quanta richiesta c’è
di psicologia del lavoro? Come potrà evolvere questa bella
professione?
Innanzitutto è bene ricordare che lo psicologo del lavoro è
uno psicologo a tutti gli effetti e a tutto tondo. Nella
comunità professionale spesso aleggia ancora il pregiudizio
“va beh dai il vero psicologo è quello clinico …. tutti
possono fare lo psicologo del lavoro …”
Attenzione colleghi, sapete bene che ci sono psicologi
sociali, del lavoro, delle organizzazioni (come più vi piace)
che sono strutturati in azienda (i più fortunati e forse
bravi), alcuni dirigono le risorse umane di multinazionali,
alcuni sono consulenti e figure chiave nei processi aziendali
…. e poi a volte – ma dai!!! – sono anche psicoterapeuti!
Cosa fanno più spesso gli psicologi del lavoro? Quali gli
ambiti occupazionali li accolgono più di frequente?
Ovviamente la crisi ha cambiato molto le carte in tavola e
giocare il jolly oggi non è sempre facile … anche i consulenti
si sono dovuti scontrare con la riduzione dei compensi, i
tempi più rapidi degli interventi a sfavore della qualità
complessiva del contributo professionale.
Eppure, si tratta ancora di una professione fertile, versatile
e ricca di sbocchi, il cui potenziale varia in base alcontesto
ma anche grazie a noi.
Ma vediamo un
solitamente ….
po’
dove
lavoriamo
Il settore delle risorse umane– ed in particolare della
selezione del personale – ospita la
maggior parte dei
colleghi: molti sono liberi professionisti e tutti aspettano
che la ripresa economica riporti questo ambito agli splendori
del passato (ovvero alle concrete possibilità lavorative ed ai
numeri più incoraggianti di occupati nell’area in oggetto).
La formazione – un mondo lavorativo promiscuo e sempre
difficile da declinare – è un grande grembo materno che apre
le porte a chiunque, tra cui anche gli psicologi del lavoro,
ma non necessariamente (sono molti i colleghi che erogano
formazione, ma raramente vivono solo di questo)
Lo stress lavoro correlato – un rilevante trend degli ultimi
anni – sembra ai più un ambito di nicchia, pur essendo così
moderno e necessario …. ma quanti sono effettivamente i
colleghi che lavorano in quest’area? Pochi … rispetto a quanti
potrebbero essere!
La psicologia dello sport (che meraviglia!), da sempre un
settore affascinante ed onirico (un sogno essere il personal
psychologist di Nadal, o di Cristiano Ronaldo – chi scrive è
donna ma l’elenco immaginario lo lascio al lettore), apre la
porta ad una piccola minoranza di psicologi del lavoro
E gli altri cosa fanno?
Restano i colleghi che lavorano nelle aziende e si occupano di
clima aziendale, analisi organizzative e dialogano con
differenti professionalità, portando molto valore all’impresa.
Solo nelle grandi città, infine, c’è ancora occupazione per
gli psicologi del lavoro che scelgono il marketing e/o la
comunicazione (ma siamo lontanissimi dal periodo d’oro degli
anni 2000).
Si diceva, però, che la nostra valorizzazione dipende anche da
noi!
La crisi non durerà per sempre (lo dice anche Radio24!)e noi
psicologi del lavoro possiamo e dobbiamo credere in un futuro
con maggiori possibilità occupazionali.
Come?
Innanzi tutto facendo conoscere diffusamente la figura
professionale dello psicologo del lavoro, all’interno della
comunità e all’esterno (quali competenze, quale ruolo, quale
valore aggiunto
– rileggiamo ad esempio l’articolo di M.
Massaro, novembre 2013), intessendo relazioni con associazioni
di categoria e consorzi aziendali, ma non solo …
L’Ordine può avere un ruolo importante nella promozione della
psicologia del lavoro, sia intercettando i bisogni dei
colleghi che se ne occupano, sia comunicando al mondo
professionale più ampio il valore della nostra professionalità
e preparazione specifica
Ecco allora che la madeleine mi riporta al presente ed alla
consapevolezza di quel che ancora possiamo fare per la nostra
professione, grazie ai suggerimenti ed alle esperienze dei
colleghi, come durante quei pomeriggi universitari
La seconda di una serie di
infografiche sulla tutela
professionale
Come si configura il reato di abuso? Chi e come lo mette in
pratica? Come e quando sporgere denuncia?
Queste e molte altre domande sul tema… utili al professionista
psicologo, ma anche al comune cittadino che ritenga di essere
incappato in mani poco corrette!
Clicca sull’immagine e segui il percorso
per capire come tutelare la nostra
professione!
Leggi anche la prima infografica, qui
Lo psicologo obbligatorio
Le nuove regole di sistema approvate a fine 2013 da Regione
Lombardia introducono per la prima volta lo psicologo
obbligatorio
per
l’accreditamento
delle
strutture
riabilitative. Un mutamento netto di cultura in Regione. Alla
base, un’indicazione di AltraPsicologia alla guida di OPL.
Quante volte avete sentito dire che lo psicologo non può
pretendere di lavorare in virtù di una legge? O che l’Ordine
non può essere considerato un’agenzia di collocamento?
E’ vero, ma è anche vero che ci abbiamo provato tutti, dalla
prima consigliatura, anno del Signore 1994. Tutti al di là
della tutela, della deontologia, della promozione della
professione, delle funzioni che per legge può e deve svolgere
l’Ordine avremmo voluto l’inserimento di una postilla ad una
leggina regionale, un piccolo DGR, una nota in calce ad un
PSSR che creasse davvero un minuto di psicologia in più nel
mondo (qui i dettagli). Soprattutto quel sindacato che sulla
sanità e sui rapporti con la Regione tanto ha investito…
Oggi è successo, e, sapete che vi dico? …come recitava
Andriano Celentano nel 1967: “ci dispiace per gli altri”.
Non perchè adesso vogliamo dire che questo successo sia tutto
merito nostro, di AltraPsicologia, no di certo. Abbiamo
incontrato sulla nostra strada persone sensibili ai temi che
abbiamo proposto.
Non ci siamo fatti passare il treno davanti, questo no. Ne ci
siamo fatti demoralizzare dalla richiesta enorme, amplissima,
del presidnete della commissione sanità del Consiglio
Regionale: “la psicologia oggi è sottovalutata dal PSSR: ci
dite quali esigenze ci sono in Lombardia?”. Non solo la
psicologia ospedaliera, o l’area socio sanitaria, o anche più
in dettaglio, i problemi dei consultori o le cure palliative…
no, tutto! Volevano sapere proprio tutto!
Solo riunendo un gruppo di super esperti era possibile. Tra
questi qualcuno non ce l’ha fatta, non nel senso che non sia
sopravvissuto, ma si è tirato indietro, qualcun altro ha
prodotto relazioni che non rispondevano ai quesiti o non
facevano proposte… ne è venuto fuori un prodotto sintetico,
dettagliato e sociramente interessante (vedi), certo di
qualità, svolto in tempo record.
Da qui un risultato comunque inatteso, grazie al DGR (vedi):
lo psicologo obbligatorio per gli accreditamenti in area
riabilitazione, la più difficile, la più necessaria, insieme
all’oncologia.
Fortuna? Un pò, forse. O forse l’essere presenti, attenti alle
vere esigenze sociali, senza corporativismi ma con i dati alla
mano, lì, a presidiare gli spazi e dare ciò che serve alle
persone che hanno la possibilità di produrre una vera
innovazione a livello sanitario, alla lunga porta i suoi
frutti. Ce l’abbiamo messa tutta.
Ora c’è da vedere. Quante saranno le strutture riabilitative
che si accrediteranno, quanti di conseguenza i posti di lavoro
stabilizzati e le nuove consulenze che si produrranno. Questo
emergerà dai tavoli di lavoro che la DG Sanità istituirà nei
prossimi mesi.
Nel clima un pò mesto da post mancato quorum, finalmente un
segno, un’importante vittoria per gli psicologi della nostra
regione.
Psicologie
fustini
di
detersivo:
la
promozione
della nostra professione non
è uno scherzo!
La gente non vuole comprare un trapano. Vuole comprare un
foro.
Theodore Levitt
Uno psicologo non è un fustino di detersivo.
Però. Nel 2014 il 93% degli psicologilavora comelibero
professionista; nel 2010 eravamo 70.000, in pochi anni si
viaggia verso numeri a sei cifre. Di questi, quasi la metà
risiede tra Lombardia e Lazio, di cui 15.000 nelle città di
Roma e Milano.
C’è il rischio dell’anomia. Molti chiedono di collaborare con
altri, di sentirsi meno soli nel proprio studio. E al tempo
stesso di rendere più visibile ciò che possono offrire.
Al tempo dei social, quando per qualcuno persino l’email è
ormai diventata uno strumento arretrato, un atteggiamento
passivo o attendista verso la comunicazione può implicare la
condanna alla propria almeno parziale inesistenza.
I potenziali clienti, pazienti, utenti o come vogliamo
chiamarli, cercano anche l’aiuto psicologico con strumenti
nuovi, epuò solo essere il professionista, ancorchésanitario o
freudiano “classico”, a decidere di farsi trovare. Il CENSIS
ci dice che nel 2010 internet è stato utilizzato come fonte
primaria di informazione sanitaria dal 12,6% della
popolazione, e dl 34% come fonte secondaria.
Questo implica la necessità di utilizzare logiche e strumenti
“atipici” rispetto a quelli cui solitamente facciamo
riferimento durante il nostro lavoro, di accettare altri
linguaggi. Parole nuove e anglismi inediti. Possiamo parlare
di brand management a psicoanalisti amanti di citazioni
francofone o austrotedesche… di marketing della professione?
Noi che siamo cresciuti imparando a trovare connessioni,
scovare emozioni, proporreinterpretazioni, dobbiamo oggi
obbligatoriamente iniziare un movimento centripeto,
dall’interno all’esterno, dal calore rassicurante dello studio
al mondo sociale, così vasto e ruspante?
La psicologia è però anzitutto un modo di guardare il mondo.
Se questa è la postura che siamo in grado di assumere, allora
sarà molto facile far conoscere il nostro contrassegno: la
valenza simbolica del nostro atteggiamento, l’insieme di
valori, emozioni, caratteristiche dello psicologo può essere
considerato un brand? Azzarderei una risposta positiva per
concedere poi di interrogarmi su cosa diventipossibile fare.
Due sono le strade.
Da un lato esiste il lavoro istituzionale dell’Ordine, che
come nostro Ente rappresentante può fare molto. Interfacciarsi
con le istituzioni e cercare interlocutori autorevoli fanno
parte della sua attività consueta, al di fuori delle mansioni
ordinarie previste dalla legge. Ma certamente ci può essere
molto altro, e nell’ultimo quadriennio la direzione
concretizzata da AltraPsicologia in Lombardia ha dato chiare
dimostrazioni. Per citarne qualcuna:
Il progetto di Psicologia Sostenibile, nato dalla
collaborazione con il Comune di Milano, e attualmente in
fase di diffusione in altre province lombarde: grazie
alla possibilità di accesso privilegiato per i cittadini
in difficoltà,può essere possibile per una nuova fascia
di utenti riconoscere erispondere bisogni psicologici,
favorendo anche la diffusione di una cultura della
salute psichica.
La possibilità per le scuole di psicoterapia di aderire
ad una Carta Etica: psicoterapeuti formati secondo
criteri di qualità saranno dei professionisti più
consapevoli del proprio valore.
La promozione: ad esempio la distribuzione in tutte le
scuole di Milano di un fumetto sulla psicologia
scolastica ha permesso di avvicinare anche i più giovani
alla figura professionale dello psicologo, attraverso un
linguaggio per loro comprensibile e accessibile.
L’attività di tutela della professione: con il contrasto
dell’abusivismo, con la cultura della legalità
attraverso strumenti di diffusione delle informazioni ai
cittadini, ma anche con la dissuasione (ai sensi del
nuovo articolo 21 del Codice Deontologico) dei colleghi
che formano oggi abusivi futuri, cioè potenziali
concorrenti degli psicologi.
La promozione di una campagna di affissioni con lo scopo
di condensare e comunicare quali siano la specificità e
il valore aggiunto della nostra professione: per ora se
ne è occupato il Consiglio nazionale, ma l’idea è nata
proprio in Lombardia!
Poi c’è il singolo psicologo, l’attore più importante,
esattamente colui che dovrebbe sempre avere in mente il
proprio sapere, saper essere e saper fare: la sostanza della
nostra professionalità. Chi può usufruire della nostro lavoro
cerca un beneficio: non uno psicologo qualsiasi, ma proprio
quello più adatto per sè!
Per entrambi i soggetti (singolo ed ente-Ordine),parlare dei
benefici che il potenziale “cliente” ricava è fondamentale; ma
di più: di chi può diventare, di come può migliorare come
individuo utilizzando al pieno le proprie potenzialità.
Un’esplosione diidee, benessere, forza, salute, creatività:
non è questa forse già un’immagine vincente dell’obiettivo del
lavoro psicologico… permettere alla persona di essere libera
di esprimersi, libera da conflitti?
Il sonno del quorum genera
mostri
… ovvero la storia dell’assedio all’ufficio web dell’Ordine,
dei consigli impossibili e di come il periodo di proroga
trasforma Merate nella capitale della psicologia lombarda. Ci
credereste? Eppure, di questi tempi Professione Psicologo si
scatena..
1) nel consiglio del 30/01 il gruppo Professione
Psicologo fa approvare una delibera che mette
sotto il loro totale controllo la comunicazione
dell’Ordine. Newsletter, sito, social: tutto
passerebbe da loro. Colpo gobbo! Peccato che la delibera sia
contraria al Regolamento OPL, violi le norme del Codice Civile
relative alla rappresentanza legale e si trovi in contrasto
perfino con la l.241/90.
2) Il consiglio del 27/2 inizia tardi e finisce
presto. Causa di alcuni consiglieri, tutti
appartenenti al gruppo Professione Psicologo. Il
numero legale viene a mancare un’ora e un quarto
prima della fine della seduta e più di duecento colleghi in
attesa di iscrizione vedono delusa l’aspettativa di essere
iscritti e rischiano di perdere occasioni di lavoro.
AltraPsicologia ha chiesto immediatamente la convocazione di
un consiglio breve senza gettone di presenza e il problema
rientra.
3) meravigliosa la mozione in cui un candidato
PP indica anche non solo quanti ma esattamente
dove gli uffici di OPL devono trovare i notai
per raccogliere i voti postali, scegliendo
alcuni luoghi misteriosi, tra cui Voghera e Merate. Questo
costituisce una prevaricazione del ruolo del responsabile
amministrativo, che dovrebbe restare libero da condizionamenti
politici proprio per evitare che qualcuno possa rendere il
voto più facile là dove più gli conviene…
4) il gruppo PP presenta infine una squadra
epurata da un candidato, che non si presenta,
dice, perchè oberato da schiaccianti motivi
personali. Forse quegli stessi motivi che gli
hanno fruttato una querela per diffamazione, avendo pubblicato
testi in cui si paragonavano dei consiglieri a nazisti e di
perseguire l'”etica della razza”?
AP dice basta!
Andiamo avanti a lavorare, perchè le cose da fare
sono moltissime e i risultati si stanno appena iniziando a
vedere. Votiamo, facciamolo tutti, e facciamo
diventare tutto questo un lontanto ricordo.
Psicologi: chi siamo, dove
andiamo e da dove veniamo?
Ecco le risposte ;-)
Qual è il quadro normativo di riferimento che permette di
tutelare il diritto costituzionale del cittadino alla salute e
il valore della nostra categoria professionale?
Quale il ruolo degli Ordini?
Quale l’entità
abusivamente?
delle
pene
previste
per
chi
esercita
CLICCA SULL’IMMAGINE PER TROVARE LE RISPOSTE
Lo psicologo che scambiò la
simpatia per il voto
Dal punto di vista puramente teorico, il voto è una nostra
espressione di preferenza in cui selezioniamo uno o più
candidati per ricoprire un incarico specifico. In pratica, si
è chiamati a votare per poter affidare (cioè dare fiducia) a
qualcuno la dirigenza di un determinato ente o istituzione.
Quando poi i candidati si costituiscono in gruppi, movimenti o
partiti è perché rappresentano valori e programmi comuni;
quindi affidare a loro il proprio votonon significa solo dare
fiducia alle singole persone, ma anche credere in un’idea, un
programma, una prospettiva futura.
In passato, quando le ideologie erano più marcate e i mass
media non erano ancora così invasivi quanto oggi, il voto,
oltre a rappresentare un’idea di futuro, era anche
manifestazione della classe sociale del votante. Infatti, ad
essere votati erano i candidati, ma questi rappresentavano
qualcosa di più ampio e profondo; si votava un’idea, un
futuro, un’appartenenza.
Oggi il mondo è cambiato e il comportamento di voto è
maggiormente influenzato dall’immagine del candidato, cioè da
quanto il singolo leader sia capace di essere convincente,
simpatico e abile ad attrarre le proiezioni del “pubblico”
votante. Quello che il candidato mostra è più importante di
quello che è e che simboleggia.
Infatti, gli studi indicano che gli elettori si affidano
maggiormente alle caratteristiche dell’amicalità e altre
caratteristiche legate all’immagine della persona più che al
programma e ai contenuti.
Mi domando se questo cambiamento nella modalità di scelta di
voto appena descritto stia avvenendo anche per le elezioni
dell’Ordine oppure se gli psicologi siano una popolazione che,
per le peculiarità delle loro competenze e conoscenze, si
comporta in modo differente.
L’ultimo risultato elettorale potrebbe essere un elemento a
favore della prima ipotesi, quella che gli psicologi votano
secondo semplice euristiche legate all’immagine e
all’amicalità.
Infatti, bisogna partire dalla considerazione che le elezioni
ordinistiche servono ad incaricare qualcuno a governare la
professione, cioè l’organizzazione della nostra attività
lavorativa, quella che ci permette di guadagnarci da vivere.
Crisi economica e le difficoltà che tutti stiamo attraversando
nella nostra professione possono quindi spiegare la bassa
numerosità dei votanti e il comportamento di non-voto. Tale
comportamento racconta più di ogni altro i vissuti di
sfiducia, rifiuto e rassegnazione che proviamo quando non
riusciamo a svolgere la professione e fatichiamo ad ottenere
un guadagno congruo. Questi vissuti attivano scorciatoie
cognitive volte a risolvere il disagio, individuando la
soluzione delle nostre difficoltà nella falsa credenza che i
nostri interessi professionali individuali, per quanto siano
connessi a come verrà diretto il nostro Ordine professionale ,
possano e vadano difesi esclusivamente nel privato. Di
conseguenza si attivano comportamenti di non-voto o di voto
nel caso si conosca personalmente il candidato che sembra
cordiale e amichevole (nella speranza che possa aiutarmi
personalmente in futuro, il famoso “santo in paradiso”).
D’altro canto, a
psicologi sono in
e la superficiale
nostre competenze
favore della seconda ipotesi,cioè che gli
grado di comprendere oltre la mera immagine
conoscenza del candidato, vi sono proprio le
e conoscenze legate alla professione che ci
permettono di fare una valutazione più articolata.
Infatti, noi psicologi abbiamo una capacità di comprensione
delle persone e dei gruppi più profonda rispetto alla
popolazione generale (almeno si spera!). Quindi, teoricamente,
dovremmo essere più abili a discriminare la cordialità e
l’apparenza di un candidato o un gruppo da ciò che esso
rappresenta realmente, cioè il sistema di valori, il
programma, la direzione futura.
Queste due ipotesi sarebbero da studiare empiricamente.
Naturalmente la speranza di tutti è che sia vera la seconda
ipotesi, altrimenti rischiamo di ridurci ad uno dei personaggi
dei libri di Oliver Sacks, tra il comico e il patologico, e
il nostro Ordine ne sarà lo specchio.
AltraPsicologia vuole sentire
la tua voce!
Stiamo preparando un filmato con intervistea studenti (o ex
studenti) di scuole di psicoterapia che hanno voglia di
raccontarci punti di forza e qualità, ma anche problemi e
difficoltà incontrate nel loro percorso di formazione: le
lezioni, l’eventuale terapia, il rapporto con i docenti, il
tirocinio, etc…
Non ci interessano (e non divulgheremo) i nomi delle scuole di
cui ci racconterete, e se lo volete potrete rimanere anonimi:
vogliamo raccogliere le vostre esperienze per costruire un
contributo che possa essere uno spunto di riflessione per chi
sta decidendo di intraprendere questo tipo di formazione.
Il filmato sarà proiettato l’8 aprile durante l’ultima serata
del ciclo di incontri che AP ha organizzato presso lo Spazio
Sugus.
Ti proponiamo due mezze giornate per registrare le interviste:
venerdì 28 febbraio dalle 15 alle 19 e domenica 2 marzo dalle
10 alle 14, presso lo Studio Clinico di Via Bassini 40 a
Milano.
È
necessario
prenotarsi
[email protected]
scrivendo
a:
In alternativa è possibile inviarci dei contributi scritti o
dei video. Per questi ultimi l’invio è possibile tramite la
piattaforma Wetransfer (i file devono essere al massimo di
2GB), sempre indicando la nostra mail come destinatario.
Un nuovo ciclo
promosso da AP!
di
eventi
8 incontri gratuiti su vari temi riguardanti la nostra
professione: come implementarla e verso quali settori
concentrare la nostra attenzione?
Saranno occasioni in cui approfondire argomenti specifici,
guidati da relatori esperti, e soprattutto interagire,
conoscendo persone nuove e prospettando scenari stimolanti.
Gli incontri si svolgeranno presso lo Spazio Sugus, in Via Dal
Verme, 4 Milano (MM Garibaldi o Zara), ogni settimana nel
giorno indicato, dalle 18 alle 20.
Maggiori dettagli qui.
Tutti pazzi per il quorum
Cari colleghi lombardi,
forse qui dalla Campania non sono proprio nella posizione più
adatta per esprimere un parere su quanto accaduto in merito al
mancato raggiungimento del quorum nella vostra Regione, ma
presa da fervore post-elettorale non riesco a farmi i fatti
miei e vi scrivo i miei pensieri dalla mia terra.
Mai e poi mai mi sarei aspettata un simile accadimento.
“Questa è una follia!”: è stata la mia prima reazione quando
ho avuto la notizia.
La mia generazione è figlia di quei padri che combattevano per
la psicologia in Parlamento e quelli che combattevano per la
psicologia all’interno delle università: gli psicologi d’oggi
esistono grazie al loro impegno, al loro essere pionieri, al
loro aver creduto e perseguito un sogno con tutte le forze.
Ora, dice Ossicini, è il momento della RIVOLUZIONE della
psicologia.
Un’idea meravigliosa che può passaresolo attraverso
decisioni della nostra politica professionale.
le
Un assaggio delle possibilità di questa rivoluzione l’abbiamo
avuto in Lombardia negli ultimi 4 anni. In un Ordine a
maggioranza AltraPsicologia, dove anche alcuni consiglieri di
minoranza hanno saputo offrire fattiva collaborazione per il
bene della comunità, dove sono state portate avanti iniziative
che in 20 anni di ordini degli psicologi nessuno si era mai
sognato.
Il Festival della cultura psicologica, i webinar su argomenti
innovativi e trasversali per la professione, trasparenza
assoluta su ogni atto del Consiglio, la biblioteca dei test,
la certificazione sui DSA anche per i liberi professionisti,
una campagna di tutela della professione portata avanti senza
se e senza ma…solo per citare alcune iniziative che mi vengono
in mente.
Di certo non tutto è stato perfetto, molte cose potevano e
possono essere migliorate e molte altre ancora se ne possono
fare di nuove.
Ben ricordo la malcelatissima invidia per quanto fatto da OPL
in questi quattro anni, considerando che tra i punti più alti
della consigliatura campana uscente c’è il restauro di una
pala d’altare (se non sai cos’è una pala d’altare, non
crucciarti, nessuno di noi lo sapeva prima), ritenuta
assolutamente necessaria dal nostro ex Presidente per
“riconciliarci con la bellezza”…
Mi sono allora ricordata di quando un’amica è stata ricoverata
per la prima volta in un ospedale campano per il brutto male
che l’ha colpita. Una diagnosi oncologica fatta già in pronto
soccorso, 20 giorni di ricovero e di inutile attesa per fare
una TAC…che non farà mai, perché i suoi familiarisi presero la
responsabilità di riportarla a casa e di metterla in macchina
per portarla a Milano. In una clinica non di certo per
ricconi, dove in una settimana faranno tutti gli esami e
intervento chirurgico; un posto accogliente, pulito, moderno e
con personale organizzato e professionale. I familiari si sono
sentiti venire dal terzo mondo e d’improvviso catapultati
nella società civile. Quando alla fine del ricovero hanno dato
loro un foglio su cui indicare il livello di soddisfazione,
energiche crocette sono state messe sui voti più alti,
nonostante fosse stata fatta la più infausta delle prognosi
possibili. Contemporaneamente compilava il questionario una
signora di Milano, ricoverata nel letto accanto a quello della
mia amica. Snocciolava critiche che ai suoi familiari hanno
fatto strabuzzare gli occhi:che avrebbe pensato quella signora
se avesse passato solo un paio di orette in quella sorta di
ospedale da campo da cui erano scappati?
Ma dire che quando si ha tanto ci si abitua troppo bene e non
si mai contenti, è un’analisi che rischia di essere
superficiale. Così come lo sarebbe pensare che si era tutti
così contenti che dalla soddisfazione ne è discesa una specie
di “sicuro” disimpegno…che tanto sono tutti così contenti che
andranno a votare in massa!
Da brava appassionata di Bateson e di sistemi, non posso fare
a meno di interrogarmi sulla relazione che c’è tra quanto
avvenuto qui in Campania, con una partecipazione così
massiccia, e quanto avvenuto in Lombardia, con l’Ordine finito
in stallo per i prossimi mesi.E non posso fare a meno di
ipotizzare che la connessione tra questi due eventi così
apparentemente opposti non abbia a che fare con i contenuti (o
almeno non solo) ma più con il modo in cui gli psicologi si
relazionano all’istituzione che li rappresenta.
In generale l’Ordine non è mai visto di buon occhio dagli
psicologi: viene per lo più percepito come quell’organismo
dentro cui sono obbligati a buttare 140 euro ogni anno per
poter lavorare, senza che questa tassa si trasformi in qualche
servizio. Intendiamoci: non è una rappresentazione campata in
aria, considerando com’è andata la politica professionale a
partire dalla nascita degli Ordini… Ma quello che mi ha
colpito durante gli incontri e le discussioni con i colleghi
nella fase pre-elettorale e durante la campagna è che
all’istituzione Ordine vengono attribuiti compiti che non gli
spettano affatto.
Nell’immaginario collettivo sembra che l’Ordine possa far
tutto e non lo fa, pertanto va disprezzato, fino a sognarne
l’abolizione. Come fosse una specie di “padre professionale“,
che è buono se mi risolve tutti i problemi, ora e subito, e
cattivo se non lo fa. Considerando che tutte le professioni, e
la nostra con le sue peculiarità, non se la passano bene, è
inevitabile che l’Ordine potrà essere solo cattivo e basta.
Non c’entra nulla se io nell’avviarmi alla libera professione
non mi sono fatto un business plan e non mi sono organizzato
una strategia di promozione professionale. Non c’entra nulla
se io continuo a propormi per lavorare gratis nelle scuole o
nelle asl, pure da 10 anni.
Non può l’Ordine sostituirsi al mio
talento, alla mia creatività, alle mie
conoscenze di base, ma può darmi gli
strumenti per mettere a frutto tutto
questo. Aiutarmi a essere un giovane adulto
e un giovane adulto professionista…perché è
questo che siamo tutti noi, quando superiamo il nostro esame
di stato.
L’Ordine può fare tutto questo ed in Lombardia si
indubbiamente iniziato un lavoro in questo senso.
è
Qualcuno ipotizza che il quorum in Lombardia non sia stato
raggiunto perché c’era insoddisfazione per il lavoro svolto.
Fosse anche così, per quanto ai miei occhi appaia incredibile
(ma come detto, sono inevitabilmente di parte e potrei essere
miope), il lavoro fatto è stato talmente deciso, visibile,
costante che chi lo volesse buttare giù, doveva agire con
decisione. Invece non è questo che è accaduto.
Quello che è accaduto è stato lo stallo in cui siete oggi.
La mia generazione non è stata fortunata. Nella crisi ci siamo
trovati senza averne personalmente troppe responsabilità. Chi
si è iscritto all’università negli anni ’90 ricorderà di come
di concorsi per psicologi ce ne fossero a iosa, a volte con
difficoltà a coprire tutti i posti disponibili. La nostra
legge istitutiva risale all’ ’89: nel giro di appena un
decennio, tutte le belle possibilità per cui i pionieri del
film hanno combattuto già dagli anni ’70 , sembrano andate
perdute. Forse perché l’istituzione degli Ordini è stata
considerata un punto di arrivo e non di partenza. E forse noi
facciamo altrettanto: una volta iscritti, ci aspettiamo che
qualcosa magicamente accada.
Ma cosa diremmo a un nostro paziente, se si comportasse in
questo modo?
Un abbraccio sincero a tutti i colleghi lombardi,
Ada Moscarella
Papa Francesco è di AP?
Si, si, Papa Francesco non si è – ancora – iscritto ad AP, ma
è solo questione di tempo. Ci sta mandando, da San Pietro, dei
messaggi chiarissimi. Verrebbe quasi da rispondere, ed ecco,
siamo certi che coglierà questo segnale di risposta..
Premesso che accoglieremmo Sua Santità a braccia aperte tra le
nostre fila, la nostra associazione si trova ormai a stupirsi
più e più volte dell’affinità di pensiero che noi, alfieri
della cultura laica, troviamo con la più recente incarnazione
di San Pietro.
Infallibile come noi di certo non siamo, è interessante
presentare alcune sue frasi, così vicine al pensiero di AP da
farci pensare a qualcosa di quasi magico.
Nell’enciclica papaleEvangeliiGaudium (già citata dal collega
Luigi D’Elia su pol.it), ecco cosa scrive Papa Francesco: “In
questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della
ricaduta favorevole, presuppongono che ogni crescita
economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di
per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel
mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai
fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di
coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi
sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo,
gli esclusi continuano ad aspettare.”
Ecco. Chi può guadagnare dalla svendita –ad esempio- della
propria professione non è un buono – sarebbe ingenuo pensarlo
– e non è vero che crede al valore della diffusione della
cultura più di quanto creda al suo portafogli.
AP difende da sempre chi sta male, chi soffre sul piano
psicologico e chi ha studiato per sapere offrire un aiuto
competente, in regola con le leggi, con il riconoscimento di
un terzo, lo stato, e con il buon senso.
Il mercato non basta, non regola nulla, e lasciato a sé stesso
crea terribili iniquità e sofferenza. Bravo Papa! “La cultura
del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato
offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte
queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano
un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo.”
Ecco. L’abusivismo professionale nasce proprio dall’incapacità
di sopportare il fatto di non poter più essere tutto, fare
tutto, di non poter realizzare qualsiasi desiderio venga in
mente. C’è untempo della vita in cui si può esercitare quasi
qualsiasi professione e diventare qualsiasi cosa, ma farlo da
adulti trasforma in mostri, novelli Zelig che s’improvvisano
psicologi, con i nomi dell’inganno, realizzando il proprio
spettacolino di trucchi o inganni ai danni di pazienti
sofferenti.
Infine, proprio là dove si suppone vi debba essere la maggiore
concentrazione di ruggine tra valori laici e valori religiosi,
si trova invece la massima prossimità: “Se una persona è gay e
cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per
giudicarla? Non si devono discriminare o emarginare queste
persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la
Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli.”
Ragazzi, altro che omosessualità come malattia e terapie
riparative. Ben più innovatore, aperto, rifomista e tollerante
di alcuni candidati al Consiglio del nostro ordine
professionale in odore di omofobia, il Papa quasi cita
l’articolo 4 del nostro Codice Deontologico: “lo psicologo
rispetta opinioni e credenze astenendosi dall’imporre il suo
sistema di valori; non opera discriminazioni in base a
religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato
socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale,
disabilità”.
Ma in base a quale potere si può dire di no alla
discriminazione e alla violenza? Ancora una volta Papa
Bergoglio parla chiarissimo sull’origine del potere: “il vero
potere è il servizio”. E così prosegue il pontefice: “bisogna
custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore,
specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più
fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.Di
chi parla, qui, se non dei nostri pazienti, gli ultimi, i più
sofferenti dei mali non fisici, dei dolori della mente?
E infine: ecco la prova definitiva. Anche il Santo Padre,
nella promozione della fede, usa lo stesso strumento di
marketing usato da AP: il finto farmaco. Ci hai rubato l’idea,
Jorge! Lui sponsorizza la Misericordina, mentre noi avevamo
lanciato, in tempi non sospetti durante altri papati,
l’Altraspirina.
Perdonata la papale copiatura, è evidente che il Papa ci vede,
e di più, ci guarda.
Grazie Santo Padre, una tessera di AltraPsicologia la teniamo
via per te, è chiaro che ci si intende!