Opl è a casa tua,Proust e la psicologia del lavoro
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Opl è a casa tua,Proust e la psicologia del lavoro
Opl è a casa tua Nel corso del quadriennio 2010/2013 l’Ordine targato AltraPsicologia ha dato avvio a una serie di iniziative che in precedenza non erano mai state considerate. Per la prima volta si sono messe in campo diverse attività nelle province, attraverso le figure dei referenti territoriali. Certo è stato solo l’inizio e vi è ancora moltissimo da sviluppare, ma il primo grande passo è stato fatto. Le principali iniziative che verranno promosse nel prossimo quadriennio– qualora il gruppo di AP verrà riconfermato alla governance di OPL anche grazie al TUO voto -, saranno relative alle aree della promozione della professione e dell’intreccio di relazioni istituzionali in modo che gli Psicologi possano penetrare nel tessuto sociale in forma ancora più incisiva, riuscendo pertanto a mettere in piedi iniziative e accordi importanti in favore sia categoria che del cittadino. Un esempio di progetti già in campo per mano di Opl è la psicologia sostenibile http://www.opl.it/showPage.php?template=news&id=773) (link attivo da diversi mesi a Milano e in fase di start up a Varese (link http://www.opl.it/showPage.php?template=news&id=921). Il nostro proposito è quello di stringere partnership con istituzioni del resto delle province e diffonderlo ulteriormente Non solo. Grazie al nostro Ufficio Stampa verranno ulteriormente sviluppati contatti e sinergie con media e stampa locali, col fine di diffondere iniziative di promozione e sviluppare conoscenza in merito ai differenti ambiti della psicologia. Anche questa operazione avrà effetti sia diretti sulla categoria, sia indiretti attraverso il coinvolgimento della cittadinanza. Lavorando in stretta sinergia con i nostri referenti in loco, il proposito è infatti quello di organizzare iniziative a cadenza mensile/bimestrale mirate ad incontrare i cittadini: il fine ultimo è quello di promuovere le attività dei colleghi del territorio. In altre occasioni,come già nello scorso quadriennio, verranno ulteriormente sviluppati incontri tra Ordine e colleghi: saranno occasioni di sviluppo e crescita della professione nella trattazione di temi quali formazione deontologica, formazione fiscale e strumenti di self marketing per lo Psicologo. Come già proposto e fortemente voluto da Altra Psicologia, una parte delle occasioni di incontro tra Ordine e colleghi si svilupperà online, in modo che anche chi sia impossibilitato a intervenire o viva distante dal capoluogo di provincia possa comunque usufruire direttamente delle attività proposte. Cosa ne pensi? Lascia il tuo commento a questa iniziativa. Proust e la psicologia del lavoro di Cristina Contini “E’ tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza …” Marcel Proust Davanti ad una tazza di thé e ai vecchi libri dell’Università da sistemare, ho vissuto una breve esperienza di “madeleine”, quel momento di memoria affettiva che si ispira al dolce francese che innescava in Marcel Proust i suoi ricordi d’infanzia. Il mio breve viaggio nel tempo passato è giunto rapidamente al triennio di psicologia del lavoro (all’epoca si sbiennava e si sceglieva la specialità, una sorta di orientamento con un piano di studi abbastanza strutturato), ai tanti pomeriggi trascorsi con i compagni di corso (non eravamo tantissimi e ci si conosceva quasi tutti), alle chiacchierate su cosa avremmo fatto da psicologi del lavoro, “da grandi”. Ora che sono passati diversi anni, sento ancora il sapore di quell’ottimismo e di quella curiosità verso gli ambiti applicativi della psicologia e s’innesca la mia madeleine …. Cosa possiamo dire oggi della professione di psicologi del lavoro? Siamo riusciti ad esercitare al meglio il nostro mestiere? Quali prospettive abbiamo per il futuro? Quanta richiesta c’è di psicologia del lavoro? Come potrà evolvere questa bella professione? Innanzitutto è bene ricordare che lo psicologo del lavoro è uno psicologo a tutti gli effetti e a tutto tondo. Nella comunità professionale spesso aleggia ancora il pregiudizio “va beh dai il vero psicologo è quello clinico …. tutti possono fare lo psicologo del lavoro …” Attenzione colleghi, sapete bene che ci sono psicologi sociali, del lavoro, delle organizzazioni (come più vi piace) che sono strutturati in azienda (i più fortunati e forse bravi), alcuni dirigono le risorse umane di multinazionali, alcuni sono consulenti e figure chiave nei processi aziendali …. e poi a volte – ma dai!!! – sono anche psicoterapeuti! Cosa fanno più spesso gli psicologi del lavoro? Quali gli ambiti occupazionali li accolgono più di frequente? Ovviamente la crisi ha cambiato molto le carte in tavola e giocare il jolly oggi non è sempre facile … anche i consulenti si sono dovuti scontrare con la riduzione dei compensi, i tempi più rapidi degli interventi a sfavore della qualità complessiva del contributo professionale. Eppure, si tratta ancora di una professione fertile, versatile e ricca di sbocchi, il cui potenziale varia in base alcontesto ma anche grazie a noi. Ma vediamo un solitamente …. po’ dove lavoriamo Il settore delle risorse umane– ed in particolare della selezione del personale – ospita la maggior parte dei colleghi: molti sono liberi professionisti e tutti aspettano che la ripresa economica riporti questo ambito agli splendori del passato (ovvero alle concrete possibilità lavorative ed ai numeri più incoraggianti di occupati nell’area in oggetto). La formazione – un mondo lavorativo promiscuo e sempre difficile da declinare – è un grande grembo materno che apre le porte a chiunque, tra cui anche gli psicologi del lavoro, ma non necessariamente (sono molti i colleghi che erogano formazione, ma raramente vivono solo di questo) Lo stress lavoro correlato – un rilevante trend degli ultimi anni – sembra ai più un ambito di nicchia, pur essendo così moderno e necessario …. ma quanti sono effettivamente i colleghi che lavorano in quest’area? Pochi … rispetto a quanti potrebbero essere! La psicologia dello sport (che meraviglia!), da sempre un settore affascinante ed onirico (un sogno essere il personal psychologist di Nadal, o di Cristiano Ronaldo – chi scrive è donna ma l’elenco immaginario lo lascio al lettore), apre la porta ad una piccola minoranza di psicologi del lavoro E gli altri cosa fanno? Restano i colleghi che lavorano nelle aziende e si occupano di clima aziendale, analisi organizzative e dialogano con differenti professionalità, portando molto valore all’impresa. Solo nelle grandi città, infine, c’è ancora occupazione per gli psicologi del lavoro che scelgono il marketing e/o la comunicazione (ma siamo lontanissimi dal periodo d’oro degli anni 2000). Si diceva, però, che la nostra valorizzazione dipende anche da noi! La crisi non durerà per sempre (lo dice anche Radio24!)e noi psicologi del lavoro possiamo e dobbiamo credere in un futuro con maggiori possibilità occupazionali. Come? Innanzi tutto facendo conoscere diffusamente la figura professionale dello psicologo del lavoro, all’interno della comunità e all’esterno (quali competenze, quale ruolo, quale valore aggiunto – rileggiamo ad esempio l’articolo di M. Massaro, novembre 2013), intessendo relazioni con associazioni di categoria e consorzi aziendali, ma non solo … L’Ordine può avere un ruolo importante nella promozione della psicologia del lavoro, sia intercettando i bisogni dei colleghi che se ne occupano, sia comunicando al mondo professionale più ampio il valore della nostra professionalità e preparazione specifica Ecco allora che la madeleine mi riporta al presente ed alla consapevolezza di quel che ancora possiamo fare per la nostra professione, grazie ai suggerimenti ed alle esperienze dei colleghi, come durante quei pomeriggi universitari La seconda di una serie di infografiche sulla tutela professionale Come si configura il reato di abuso? Chi e come lo mette in pratica? Come e quando sporgere denuncia? Queste e molte altre domande sul tema… utili al professionista psicologo, ma anche al comune cittadino che ritenga di essere incappato in mani poco corrette! Clicca sull’immagine e segui il percorso per capire come tutelare la nostra professione! Leggi anche la prima infografica, qui Lo psicologo obbligatorio Le nuove regole di sistema approvate a fine 2013 da Regione Lombardia introducono per la prima volta lo psicologo obbligatorio per l’accreditamento delle strutture riabilitative. Un mutamento netto di cultura in Regione. Alla base, un’indicazione di AltraPsicologia alla guida di OPL. Quante volte avete sentito dire che lo psicologo non può pretendere di lavorare in virtù di una legge? O che l’Ordine non può essere considerato un’agenzia di collocamento? E’ vero, ma è anche vero che ci abbiamo provato tutti, dalla prima consigliatura, anno del Signore 1994. Tutti al di là della tutela, della deontologia, della promozione della professione, delle funzioni che per legge può e deve svolgere l’Ordine avremmo voluto l’inserimento di una postilla ad una leggina regionale, un piccolo DGR, una nota in calce ad un PSSR che creasse davvero un minuto di psicologia in più nel mondo (qui i dettagli). Soprattutto quel sindacato che sulla sanità e sui rapporti con la Regione tanto ha investito… Oggi è successo, e, sapete che vi dico? …come recitava Andriano Celentano nel 1967: “ci dispiace per gli altri”. Non perchè adesso vogliamo dire che questo successo sia tutto merito nostro, di AltraPsicologia, no di certo. Abbiamo incontrato sulla nostra strada persone sensibili ai temi che abbiamo proposto. Non ci siamo fatti passare il treno davanti, questo no. Ne ci siamo fatti demoralizzare dalla richiesta enorme, amplissima, del presidnete della commissione sanità del Consiglio Regionale: “la psicologia oggi è sottovalutata dal PSSR: ci dite quali esigenze ci sono in Lombardia?”. Non solo la psicologia ospedaliera, o l’area socio sanitaria, o anche più in dettaglio, i problemi dei consultori o le cure palliative… no, tutto! Volevano sapere proprio tutto! Solo riunendo un gruppo di super esperti era possibile. Tra questi qualcuno non ce l’ha fatta, non nel senso che non sia sopravvissuto, ma si è tirato indietro, qualcun altro ha prodotto relazioni che non rispondevano ai quesiti o non facevano proposte… ne è venuto fuori un prodotto sintetico, dettagliato e sociramente interessante (vedi), certo di qualità, svolto in tempo record. Da qui un risultato comunque inatteso, grazie al DGR (vedi): lo psicologo obbligatorio per gli accreditamenti in area riabilitazione, la più difficile, la più necessaria, insieme all’oncologia. Fortuna? Un pò, forse. O forse l’essere presenti, attenti alle vere esigenze sociali, senza corporativismi ma con i dati alla mano, lì, a presidiare gli spazi e dare ciò che serve alle persone che hanno la possibilità di produrre una vera innovazione a livello sanitario, alla lunga porta i suoi frutti. Ce l’abbiamo messa tutta. Ora c’è da vedere. Quante saranno le strutture riabilitative che si accrediteranno, quanti di conseguenza i posti di lavoro stabilizzati e le nuove consulenze che si produrranno. Questo emergerà dai tavoli di lavoro che la DG Sanità istituirà nei prossimi mesi. Nel clima un pò mesto da post mancato quorum, finalmente un segno, un’importante vittoria per gli psicologi della nostra regione. Psicologie fustini di detersivo: la promozione della nostra professione non è uno scherzo! La gente non vuole comprare un trapano. Vuole comprare un foro. Theodore Levitt Uno psicologo non è un fustino di detersivo. Però. Nel 2014 il 93% degli psicologilavora comelibero professionista; nel 2010 eravamo 70.000, in pochi anni si viaggia verso numeri a sei cifre. Di questi, quasi la metà risiede tra Lombardia e Lazio, di cui 15.000 nelle città di Roma e Milano. C’è il rischio dell’anomia. Molti chiedono di collaborare con altri, di sentirsi meno soli nel proprio studio. E al tempo stesso di rendere più visibile ciò che possono offrire. Al tempo dei social, quando per qualcuno persino l’email è ormai diventata uno strumento arretrato, un atteggiamento passivo o attendista verso la comunicazione può implicare la condanna alla propria almeno parziale inesistenza. I potenziali clienti, pazienti, utenti o come vogliamo chiamarli, cercano anche l’aiuto psicologico con strumenti nuovi, epuò solo essere il professionista, ancorchésanitario o freudiano “classico”, a decidere di farsi trovare. Il CENSIS ci dice che nel 2010 internet è stato utilizzato come fonte primaria di informazione sanitaria dal 12,6% della popolazione, e dl 34% come fonte secondaria. Questo implica la necessità di utilizzare logiche e strumenti “atipici” rispetto a quelli cui solitamente facciamo riferimento durante il nostro lavoro, di accettare altri linguaggi. Parole nuove e anglismi inediti. Possiamo parlare di brand management a psicoanalisti amanti di citazioni francofone o austrotedesche… di marketing della professione? Noi che siamo cresciuti imparando a trovare connessioni, scovare emozioni, proporreinterpretazioni, dobbiamo oggi obbligatoriamente iniziare un movimento centripeto, dall’interno all’esterno, dal calore rassicurante dello studio al mondo sociale, così vasto e ruspante? La psicologia è però anzitutto un modo di guardare il mondo. Se questa è la postura che siamo in grado di assumere, allora sarà molto facile far conoscere il nostro contrassegno: la valenza simbolica del nostro atteggiamento, l’insieme di valori, emozioni, caratteristiche dello psicologo può essere considerato un brand? Azzarderei una risposta positiva per concedere poi di interrogarmi su cosa diventipossibile fare. Due sono le strade. Da un lato esiste il lavoro istituzionale dell’Ordine, che come nostro Ente rappresentante può fare molto. Interfacciarsi con le istituzioni e cercare interlocutori autorevoli fanno parte della sua attività consueta, al di fuori delle mansioni ordinarie previste dalla legge. Ma certamente ci può essere molto altro, e nell’ultimo quadriennio la direzione concretizzata da AltraPsicologia in Lombardia ha dato chiare dimostrazioni. Per citarne qualcuna: Il progetto di Psicologia Sostenibile, nato dalla collaborazione con il Comune di Milano, e attualmente in fase di diffusione in altre province lombarde: grazie alla possibilità di accesso privilegiato per i cittadini in difficoltà,può essere possibile per una nuova fascia di utenti riconoscere erispondere bisogni psicologici, favorendo anche la diffusione di una cultura della salute psichica. La possibilità per le scuole di psicoterapia di aderire ad una Carta Etica: psicoterapeuti formati secondo criteri di qualità saranno dei professionisti più consapevoli del proprio valore. La promozione: ad esempio la distribuzione in tutte le scuole di Milano di un fumetto sulla psicologia scolastica ha permesso di avvicinare anche i più giovani alla figura professionale dello psicologo, attraverso un linguaggio per loro comprensibile e accessibile. L’attività di tutela della professione: con il contrasto dell’abusivismo, con la cultura della legalità attraverso strumenti di diffusione delle informazioni ai cittadini, ma anche con la dissuasione (ai sensi del nuovo articolo 21 del Codice Deontologico) dei colleghi che formano oggi abusivi futuri, cioè potenziali concorrenti degli psicologi. La promozione di una campagna di affissioni con lo scopo di condensare e comunicare quali siano la specificità e il valore aggiunto della nostra professione: per ora se ne è occupato il Consiglio nazionale, ma l’idea è nata proprio in Lombardia! Poi c’è il singolo psicologo, l’attore più importante, esattamente colui che dovrebbe sempre avere in mente il proprio sapere, saper essere e saper fare: la sostanza della nostra professionalità. Chi può usufruire della nostro lavoro cerca un beneficio: non uno psicologo qualsiasi, ma proprio quello più adatto per sè! Per entrambi i soggetti (singolo ed ente-Ordine),parlare dei benefici che il potenziale “cliente” ricava è fondamentale; ma di più: di chi può diventare, di come può migliorare come individuo utilizzando al pieno le proprie potenzialità. Un’esplosione diidee, benessere, forza, salute, creatività: non è questa forse già un’immagine vincente dell’obiettivo del lavoro psicologico… permettere alla persona di essere libera di esprimersi, libera da conflitti? Il sonno del quorum genera mostri … ovvero la storia dell’assedio all’ufficio web dell’Ordine, dei consigli impossibili e di come il periodo di proroga trasforma Merate nella capitale della psicologia lombarda. Ci credereste? Eppure, di questi tempi Professione Psicologo si scatena.. 1) nel consiglio del 30/01 il gruppo Professione Psicologo fa approvare una delibera che mette sotto il loro totale controllo la comunicazione dell’Ordine. Newsletter, sito, social: tutto passerebbe da loro. Colpo gobbo! Peccato che la delibera sia contraria al Regolamento OPL, violi le norme del Codice Civile relative alla rappresentanza legale e si trovi in contrasto perfino con la l.241/90. 2) Il consiglio del 27/2 inizia tardi e finisce presto. Causa di alcuni consiglieri, tutti appartenenti al gruppo Professione Psicologo. Il numero legale viene a mancare un’ora e un quarto prima della fine della seduta e più di duecento colleghi in attesa di iscrizione vedono delusa l’aspettativa di essere iscritti e rischiano di perdere occasioni di lavoro. AltraPsicologia ha chiesto immediatamente la convocazione di un consiglio breve senza gettone di presenza e il problema rientra. 3) meravigliosa la mozione in cui un candidato PP indica anche non solo quanti ma esattamente dove gli uffici di OPL devono trovare i notai per raccogliere i voti postali, scegliendo alcuni luoghi misteriosi, tra cui Voghera e Merate. Questo costituisce una prevaricazione del ruolo del responsabile amministrativo, che dovrebbe restare libero da condizionamenti politici proprio per evitare che qualcuno possa rendere il voto più facile là dove più gli conviene… 4) il gruppo PP presenta infine una squadra epurata da un candidato, che non si presenta, dice, perchè oberato da schiaccianti motivi personali. Forse quegli stessi motivi che gli hanno fruttato una querela per diffamazione, avendo pubblicato testi in cui si paragonavano dei consiglieri a nazisti e di perseguire l'”etica della razza”? AP dice basta! Andiamo avanti a lavorare, perchè le cose da fare sono moltissime e i risultati si stanno appena iniziando a vedere. Votiamo, facciamolo tutti, e facciamo diventare tutto questo un lontanto ricordo. Psicologi: chi siamo, dove andiamo e da dove veniamo? Ecco le risposte ;-) Qual è il quadro normativo di riferimento che permette di tutelare il diritto costituzionale del cittadino alla salute e il valore della nostra categoria professionale? Quale il ruolo degli Ordini? Quale l’entità abusivamente? delle pene previste per chi esercita CLICCA SULL’IMMAGINE PER TROVARE LE RISPOSTE Lo psicologo che scambiò la simpatia per il voto Dal punto di vista puramente teorico, il voto è una nostra espressione di preferenza in cui selezioniamo uno o più candidati per ricoprire un incarico specifico. In pratica, si è chiamati a votare per poter affidare (cioè dare fiducia) a qualcuno la dirigenza di un determinato ente o istituzione. Quando poi i candidati si costituiscono in gruppi, movimenti o partiti è perché rappresentano valori e programmi comuni; quindi affidare a loro il proprio votonon significa solo dare fiducia alle singole persone, ma anche credere in un’idea, un programma, una prospettiva futura. In passato, quando le ideologie erano più marcate e i mass media non erano ancora così invasivi quanto oggi, il voto, oltre a rappresentare un’idea di futuro, era anche manifestazione della classe sociale del votante. Infatti, ad essere votati erano i candidati, ma questi rappresentavano qualcosa di più ampio e profondo; si votava un’idea, un futuro, un’appartenenza. Oggi il mondo è cambiato e il comportamento di voto è maggiormente influenzato dall’immagine del candidato, cioè da quanto il singolo leader sia capace di essere convincente, simpatico e abile ad attrarre le proiezioni del “pubblico” votante. Quello che il candidato mostra è più importante di quello che è e che simboleggia. Infatti, gli studi indicano che gli elettori si affidano maggiormente alle caratteristiche dell’amicalità e altre caratteristiche legate all’immagine della persona più che al programma e ai contenuti. Mi domando se questo cambiamento nella modalità di scelta di voto appena descritto stia avvenendo anche per le elezioni dell’Ordine oppure se gli psicologi siano una popolazione che, per le peculiarità delle loro competenze e conoscenze, si comporta in modo differente. L’ultimo risultato elettorale potrebbe essere un elemento a favore della prima ipotesi, quella che gli psicologi votano secondo semplice euristiche legate all’immagine e all’amicalità. Infatti, bisogna partire dalla considerazione che le elezioni ordinistiche servono ad incaricare qualcuno a governare la professione, cioè l’organizzazione della nostra attività lavorativa, quella che ci permette di guadagnarci da vivere. Crisi economica e le difficoltà che tutti stiamo attraversando nella nostra professione possono quindi spiegare la bassa numerosità dei votanti e il comportamento di non-voto. Tale comportamento racconta più di ogni altro i vissuti di sfiducia, rifiuto e rassegnazione che proviamo quando non riusciamo a svolgere la professione e fatichiamo ad ottenere un guadagno congruo. Questi vissuti attivano scorciatoie cognitive volte a risolvere il disagio, individuando la soluzione delle nostre difficoltà nella falsa credenza che i nostri interessi professionali individuali, per quanto siano connessi a come verrà diretto il nostro Ordine professionale , possano e vadano difesi esclusivamente nel privato. Di conseguenza si attivano comportamenti di non-voto o di voto nel caso si conosca personalmente il candidato che sembra cordiale e amichevole (nella speranza che possa aiutarmi personalmente in futuro, il famoso “santo in paradiso”). D’altro canto, a psicologi sono in e la superficiale nostre competenze favore della seconda ipotesi,cioè che gli grado di comprendere oltre la mera immagine conoscenza del candidato, vi sono proprio le e conoscenze legate alla professione che ci permettono di fare una valutazione più articolata. Infatti, noi psicologi abbiamo una capacità di comprensione delle persone e dei gruppi più profonda rispetto alla popolazione generale (almeno si spera!). Quindi, teoricamente, dovremmo essere più abili a discriminare la cordialità e l’apparenza di un candidato o un gruppo da ciò che esso rappresenta realmente, cioè il sistema di valori, il programma, la direzione futura. Queste due ipotesi sarebbero da studiare empiricamente. Naturalmente la speranza di tutti è che sia vera la seconda ipotesi, altrimenti rischiamo di ridurci ad uno dei personaggi dei libri di Oliver Sacks, tra il comico e il patologico, e il nostro Ordine ne sarà lo specchio. AltraPsicologia vuole sentire la tua voce! Stiamo preparando un filmato con intervistea studenti (o ex studenti) di scuole di psicoterapia che hanno voglia di raccontarci punti di forza e qualità, ma anche problemi e difficoltà incontrate nel loro percorso di formazione: le lezioni, l’eventuale terapia, il rapporto con i docenti, il tirocinio, etc… Non ci interessano (e non divulgheremo) i nomi delle scuole di cui ci racconterete, e se lo volete potrete rimanere anonimi: vogliamo raccogliere le vostre esperienze per costruire un contributo che possa essere uno spunto di riflessione per chi sta decidendo di intraprendere questo tipo di formazione. Il filmato sarà proiettato l’8 aprile durante l’ultima serata del ciclo di incontri che AP ha organizzato presso lo Spazio Sugus. Ti proponiamo due mezze giornate per registrare le interviste: venerdì 28 febbraio dalle 15 alle 19 e domenica 2 marzo dalle 10 alle 14, presso lo Studio Clinico di Via Bassini 40 a Milano. È necessario prenotarsi [email protected] scrivendo a: In alternativa è possibile inviarci dei contributi scritti o dei video. Per questi ultimi l’invio è possibile tramite la piattaforma Wetransfer (i file devono essere al massimo di 2GB), sempre indicando la nostra mail come destinatario. Un nuovo ciclo promosso da AP! di eventi 8 incontri gratuiti su vari temi riguardanti la nostra professione: come implementarla e verso quali settori concentrare la nostra attenzione? Saranno occasioni in cui approfondire argomenti specifici, guidati da relatori esperti, e soprattutto interagire, conoscendo persone nuove e prospettando scenari stimolanti. Gli incontri si svolgeranno presso lo Spazio Sugus, in Via Dal Verme, 4 Milano (MM Garibaldi o Zara), ogni settimana nel giorno indicato, dalle 18 alle 20. Maggiori dettagli qui. Tutti pazzi per il quorum Cari colleghi lombardi, forse qui dalla Campania non sono proprio nella posizione più adatta per esprimere un parere su quanto accaduto in merito al mancato raggiungimento del quorum nella vostra Regione, ma presa da fervore post-elettorale non riesco a farmi i fatti miei e vi scrivo i miei pensieri dalla mia terra. Mai e poi mai mi sarei aspettata un simile accadimento. “Questa è una follia!”: è stata la mia prima reazione quando ho avuto la notizia. La mia generazione è figlia di quei padri che combattevano per la psicologia in Parlamento e quelli che combattevano per la psicologia all’interno delle università: gli psicologi d’oggi esistono grazie al loro impegno, al loro essere pionieri, al loro aver creduto e perseguito un sogno con tutte le forze. Ora, dice Ossicini, è il momento della RIVOLUZIONE della psicologia. Un’idea meravigliosa che può passaresolo attraverso decisioni della nostra politica professionale. le Un assaggio delle possibilità di questa rivoluzione l’abbiamo avuto in Lombardia negli ultimi 4 anni. In un Ordine a maggioranza AltraPsicologia, dove anche alcuni consiglieri di minoranza hanno saputo offrire fattiva collaborazione per il bene della comunità, dove sono state portate avanti iniziative che in 20 anni di ordini degli psicologi nessuno si era mai sognato. Il Festival della cultura psicologica, i webinar su argomenti innovativi e trasversali per la professione, trasparenza assoluta su ogni atto del Consiglio, la biblioteca dei test, la certificazione sui DSA anche per i liberi professionisti, una campagna di tutela della professione portata avanti senza se e senza ma…solo per citare alcune iniziative che mi vengono in mente. Di certo non tutto è stato perfetto, molte cose potevano e possono essere migliorate e molte altre ancora se ne possono fare di nuove. Ben ricordo la malcelatissima invidia per quanto fatto da OPL in questi quattro anni, considerando che tra i punti più alti della consigliatura campana uscente c’è il restauro di una pala d’altare (se non sai cos’è una pala d’altare, non crucciarti, nessuno di noi lo sapeva prima), ritenuta assolutamente necessaria dal nostro ex Presidente per “riconciliarci con la bellezza”… Mi sono allora ricordata di quando un’amica è stata ricoverata per la prima volta in un ospedale campano per il brutto male che l’ha colpita. Una diagnosi oncologica fatta già in pronto soccorso, 20 giorni di ricovero e di inutile attesa per fare una TAC…che non farà mai, perché i suoi familiarisi presero la responsabilità di riportarla a casa e di metterla in macchina per portarla a Milano. In una clinica non di certo per ricconi, dove in una settimana faranno tutti gli esami e intervento chirurgico; un posto accogliente, pulito, moderno e con personale organizzato e professionale. I familiari si sono sentiti venire dal terzo mondo e d’improvviso catapultati nella società civile. Quando alla fine del ricovero hanno dato loro un foglio su cui indicare il livello di soddisfazione, energiche crocette sono state messe sui voti più alti, nonostante fosse stata fatta la più infausta delle prognosi possibili. Contemporaneamente compilava il questionario una signora di Milano, ricoverata nel letto accanto a quello della mia amica. Snocciolava critiche che ai suoi familiari hanno fatto strabuzzare gli occhi:che avrebbe pensato quella signora se avesse passato solo un paio di orette in quella sorta di ospedale da campo da cui erano scappati? Ma dire che quando si ha tanto ci si abitua troppo bene e non si mai contenti, è un’analisi che rischia di essere superficiale. Così come lo sarebbe pensare che si era tutti così contenti che dalla soddisfazione ne è discesa una specie di “sicuro” disimpegno…che tanto sono tutti così contenti che andranno a votare in massa! Da brava appassionata di Bateson e di sistemi, non posso fare a meno di interrogarmi sulla relazione che c’è tra quanto avvenuto qui in Campania, con una partecipazione così massiccia, e quanto avvenuto in Lombardia, con l’Ordine finito in stallo per i prossimi mesi.E non posso fare a meno di ipotizzare che la connessione tra questi due eventi così apparentemente opposti non abbia a che fare con i contenuti (o almeno non solo) ma più con il modo in cui gli psicologi si relazionano all’istituzione che li rappresenta. In generale l’Ordine non è mai visto di buon occhio dagli psicologi: viene per lo più percepito come quell’organismo dentro cui sono obbligati a buttare 140 euro ogni anno per poter lavorare, senza che questa tassa si trasformi in qualche servizio. Intendiamoci: non è una rappresentazione campata in aria, considerando com’è andata la politica professionale a partire dalla nascita degli Ordini… Ma quello che mi ha colpito durante gli incontri e le discussioni con i colleghi nella fase pre-elettorale e durante la campagna è che all’istituzione Ordine vengono attribuiti compiti che non gli spettano affatto. Nell’immaginario collettivo sembra che l’Ordine possa far tutto e non lo fa, pertanto va disprezzato, fino a sognarne l’abolizione. Come fosse una specie di “padre professionale“, che è buono se mi risolve tutti i problemi, ora e subito, e cattivo se non lo fa. Considerando che tutte le professioni, e la nostra con le sue peculiarità, non se la passano bene, è inevitabile che l’Ordine potrà essere solo cattivo e basta. Non c’entra nulla se io nell’avviarmi alla libera professione non mi sono fatto un business plan e non mi sono organizzato una strategia di promozione professionale. Non c’entra nulla se io continuo a propormi per lavorare gratis nelle scuole o nelle asl, pure da 10 anni. Non può l’Ordine sostituirsi al mio talento, alla mia creatività, alle mie conoscenze di base, ma può darmi gli strumenti per mettere a frutto tutto questo. Aiutarmi a essere un giovane adulto e un giovane adulto professionista…perché è questo che siamo tutti noi, quando superiamo il nostro esame di stato. L’Ordine può fare tutto questo ed in Lombardia si indubbiamente iniziato un lavoro in questo senso. è Qualcuno ipotizza che il quorum in Lombardia non sia stato raggiunto perché c’era insoddisfazione per il lavoro svolto. Fosse anche così, per quanto ai miei occhi appaia incredibile (ma come detto, sono inevitabilmente di parte e potrei essere miope), il lavoro fatto è stato talmente deciso, visibile, costante che chi lo volesse buttare giù, doveva agire con decisione. Invece non è questo che è accaduto. Quello che è accaduto è stato lo stallo in cui siete oggi. La mia generazione non è stata fortunata. Nella crisi ci siamo trovati senza averne personalmente troppe responsabilità. Chi si è iscritto all’università negli anni ’90 ricorderà di come di concorsi per psicologi ce ne fossero a iosa, a volte con difficoltà a coprire tutti i posti disponibili. La nostra legge istitutiva risale all’ ’89: nel giro di appena un decennio, tutte le belle possibilità per cui i pionieri del film hanno combattuto già dagli anni ’70 , sembrano andate perdute. Forse perché l’istituzione degli Ordini è stata considerata un punto di arrivo e non di partenza. E forse noi facciamo altrettanto: una volta iscritti, ci aspettiamo che qualcosa magicamente accada. Ma cosa diremmo a un nostro paziente, se si comportasse in questo modo? Un abbraccio sincero a tutti i colleghi lombardi, Ada Moscarella Papa Francesco è di AP? Si, si, Papa Francesco non si è – ancora – iscritto ad AP, ma è solo questione di tempo. Ci sta mandando, da San Pietro, dei messaggi chiarissimi. Verrebbe quasi da rispondere, ed ecco, siamo certi che coglierà questo segnale di risposta.. Premesso che accoglieremmo Sua Santità a braccia aperte tra le nostre fila, la nostra associazione si trova ormai a stupirsi più e più volte dell’affinità di pensiero che noi, alfieri della cultura laica, troviamo con la più recente incarnazione di San Pietro. Infallibile come noi di certo non siamo, è interessante presentare alcune sue frasi, così vicine al pensiero di AP da farci pensare a qualcosa di quasi magico. Nell’enciclica papaleEvangeliiGaudium (già citata dal collega Luigi D’Elia su pol.it), ecco cosa scrive Papa Francesco: “In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della ricaduta favorevole, presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare.” Ecco. Chi può guadagnare dalla svendita –ad esempio- della propria professione non è un buono – sarebbe ingenuo pensarlo – e non è vero che crede al valore della diffusione della cultura più di quanto creda al suo portafogli. AP difende da sempre chi sta male, chi soffre sul piano psicologico e chi ha studiato per sapere offrire un aiuto competente, in regola con le leggi, con il riconoscimento di un terzo, lo stato, e con il buon senso. Il mercato non basta, non regola nulla, e lasciato a sé stesso crea terribili iniquità e sofferenza. Bravo Papa! “La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo.” Ecco. L’abusivismo professionale nasce proprio dall’incapacità di sopportare il fatto di non poter più essere tutto, fare tutto, di non poter realizzare qualsiasi desiderio venga in mente. C’è untempo della vita in cui si può esercitare quasi qualsiasi professione e diventare qualsiasi cosa, ma farlo da adulti trasforma in mostri, novelli Zelig che s’improvvisano psicologi, con i nomi dell’inganno, realizzando il proprio spettacolino di trucchi o inganni ai danni di pazienti sofferenti. Infine, proprio là dove si suppone vi debba essere la maggiore concentrazione di ruggine tra valori laici e valori religiosi, si trova invece la massima prossimità: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli.” Ragazzi, altro che omosessualità come malattia e terapie riparative. Ben più innovatore, aperto, rifomista e tollerante di alcuni candidati al Consiglio del nostro ordine professionale in odore di omofobia, il Papa quasi cita l’articolo 4 del nostro Codice Deontologico: “lo psicologo rispetta opinioni e credenze astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità”. Ma in base a quale potere si può dire di no alla discriminazione e alla violenza? Ancora una volta Papa Bergoglio parla chiarissimo sull’origine del potere: “il vero potere è il servizio”. E così prosegue il pontefice: “bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.Di chi parla, qui, se non dei nostri pazienti, gli ultimi, i più sofferenti dei mali non fisici, dei dolori della mente? E infine: ecco la prova definitiva. Anche il Santo Padre, nella promozione della fede, usa lo stesso strumento di marketing usato da AP: il finto farmaco. Ci hai rubato l’idea, Jorge! Lui sponsorizza la Misericordina, mentre noi avevamo lanciato, in tempi non sospetti durante altri papati, l’Altraspirina. Perdonata la papale copiatura, è evidente che il Papa ci vede, e di più, ci guarda. Grazie Santo Padre, una tessera di AltraPsicologia la teniamo via per te, è chiaro che ci si intende!