X Factor 7 - Il serale

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X Factor 7 - Il serale
Recensioni cinema e film | Persinsala.it
Silvia Ianniello
25 ottobre 2013
Scenografie fantascientifiche, arrangiamenti musicali
avanguardistici e ambizione che trasuda da tutti i pori: è il serale
di X Factor, che monopolizza ancora una volta il giovedì sera di
Sky, con cifre da capogiro ai dati del televoto.
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1.300.000 è il numero di voti menzionato da Alessandro Cattelan durante
la seconda parte della puntata. Una cifra da brivido, che però non consola
Lorenzo, muto e teso accanto a lui, in attesa del verdetto che lo vorrà
eliminato, il primo eliminato dell’edizione. Cominciamo dalla fine, perché il
meglio di questo primo appuntamento con il serale di X Factor 7 è stato,
a dispetto del proverbiale dulcis in fundo, all’inizio.
Il pubblico, quinto giudice attivissimo nelle dinamiche della trasmissione, e
talvolta certamente più lucido e misurato dei quattro in sala, ha portato al
ballottaggio i Free Boys e Lorenzo Iuracà. Non ha convinto, quindi, la
“rilettura” in chiave boy band dell’eterna Baby can I hold you di Tracy
Chapman, e non c’è da stupirsi: un’istituzione del repertorio folk di tutti i
tempi deformata a quel modo nell’arrangiamento e nelle intenzioni non
poteva che suscitare sconcerto e disapprovazione, e se nelle giustificazioni
della Ventura il mantra «hanno 16 anni» può stare in piedi, non è
comprensibile come lei, che i 16 li ha passati da un pezzo, abbia potuto
lanciarsi in una scelta tanto azzardata e controproducente. Forse anche
per Morgan e il suo Lorenzo l’errore è stato nella selezione del brano. Se
sapessi come fai di Luigi Tenco è stata infatti un’arma a doppio taglio:
da una parte ha confermato l’attitudine del giudice a scovare perle del
repertorio italiano, talvolta – come in questo caso – meno conosciute ma
sempre di grande qualità, dall’altra ha incanalato le potenzialità del
giovane concorrente in una esibizione troppo cantautorale e poco
performante sul piano della vocalità, che Lorenzo ha sempre dimostrato di
saper usare in modo esteso e potente.
Il ballottaggio ha portato a un ulteriore svantaggio del livornese, che ha
dovuto scontrarsi dal vivo con l’esibizione registrata degli antagonisti (per
legge i minorenni non possono partecipare alla diretta dopo mezzanotte):
performance, la loro, oggettivamente migliore del solito, in termini di
armonizzazione, coesione, centratura. Ma Lorenzo non è stato da meno,
sia nell’interpretazione di Emozioni, emozionante davvero, che della
splendida Kiss from a rose di Seal. Sono i quattro giudici stavolta, e non
il quinto, a decidere le sorti degli sfidanti: di fronte a un Morgan via via più
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furioso, i colleghi affermano all’unanimità la predilezione per i Free Boys,
l’interesse a valutarne l’evoluzione artistica nel corso del programma e la
curiosità per il lavoro che la Ventura dedicherà loro. «Un verdetto
vaneggiante e delirante» lo definisce Morgan, mentre Mika continua a
chiedersi a voce alta perché mai in Italia le boy band siano viste così male.
A fine puntata il giudice sconfitto lascia lo studio per ricomparire a Extra
Factor vestito a lutto, portando fiori sulla tomba della perduta lucidità dei
compari: si scontra con Elio e colto da nostalgia cita la rimpianta Arisa
rivolgendogli un «sei falso» che fa eco, perché l’altro, impermalito, se n’è
andato lasciando il suo posto vuoto.
Stima per Lorenzo, che mentre la sceneggiata napoletana è in corso
davanti alle telecamere, mantiene un aplomb invidiabile e se ne va a testa
alta, dimostrando tutta la professionalità che non avrà più modo di
sfoggiare sul palco del talent show.
Per il resto di sorprese ce ne sono state, e non sempre gradevoli: alcune
aspettative forti, infatti, non sono state pienamente soddisfatte. Valentina,
forse sopraffatta dall’emozione, intona timidamente Where is the love
dei Black Eyed Peas, ma tutto il «cuore» che Mika ha preannunciato non si
sente, e svanito misteriosamente il groove naturale della ragazza non
resta che un’esibizione bidimensionale, incerta, trafelata. Delude anche
Fabio, con una performance di teatro-musica in cui la cifra caratteristica
del suo canto non fa neanche capolino: Sotto casa di Max Gazzè sembra
di colpo un brano di Capossela con riferimenti a Buscaglione, show
chiaramente diretto da Elio, che infatti lo elogia sperticatamente. Gli Ape
Escape si lanciano – letteralmente – in un brano dei Linkin Park: corpi
scagliati disordinatamente nello studio, sembrano palline di flipper
impazzite, di note ne imbroccano poche e risultano più che mai scollati tra
loro, disorganizzati, invasati da un raptus energetico che non riescono a
dominare. Ma il pubblico li adora, e questo basta a tenerli al sicuro in
scuderia.
Aba (al secolo Chiara Gallana), Andrea (l’uomo con l’ipod nascosto nella
barba) e Alan si mantengono neutrali sul confine, fedeli a loro stessi e alle
potenzialità espresse agli home visit: Aba canta bene ma ha difficoltà a
controllarsi sull’interpretazione aggressiva (Morgan non la vede così, le
riconosce una tecnica e un controllo impeccabili, e la invita a sporcarsi per
essere meno “perfettina”); Andrea, forte nel canto e fortissimo nei rumori,
fa quel che sa fare, agevolato dalla scelta azzeccata del brano dei Gorillaz,
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che esegue però in modo tanto omogeneo da sembrare monotono; Alan
porta la croce di un brano straordinario, Creep dei Radiohead, ne sopporta
il peso con eleganza ma anche con la consueta difficoltà a dare un apporto
originale all’interpretazione. Il livello è più alto nelle performance di Viò,
Street Clerks e Michele: Viò (immonda e superflua abbreviazione del suo
vero nome), spogliata dell’ukulele e fasciata in un abito che allargandosi
nasconde i piedi nudi, regala un’interpretazione di Let her go di
Passenger che risulta pulita e soft fino a sfiorare il lounge, ricordando una
novella Lana del Rey nella vocalità poco più che sussurrata e nel lieve
snobismo che naturalmente incarna quando canta. Gli Street Clerks –
come molto giustamente sottolinea Elio – hanno una marcia in più per la
loro esperienza di palco, e la Wake me up di Avicii che intonano è ricca di
precise armonizzazioni e di carisma (Mika sente la mancanza di una cifra
più dark nell’arrangiamento vocale e si dispiace del mood da boy band che
riscontra nell’esibizione). Michele, poeta inside, tiene testa al capolavoro di
Fossati Carte da decifrare, ma la tonalità scelta lo affonda in note basse
o bassissime e non permette al suo timbro tanto particolare di emergere.
Il dolce, non in fondo, ma al principio, lo ha servito Gaia: distintasi già nelle
fasi preliminari per le sue doti canore e per le caratteristiche del suo
“personaggio”, ha sciolto il ghiaccio cantando per prima, regalando
un’esibizione perfetta, credibile, affatto scontata di Seven nation army
degli White Stripes. Lo ha fatto da vera professionista, e la sua voce
ruvida, rock, non ha conosciuto incertezze, rivelandosi in tutto il suo
talentuoso potenziale. Con lei, e con Elisa, ospite della serata, la prima
diretta di questo X Factor 7 ha conosciuto i momenti musicali e vocali più
alti. Tutt’intorno, allestimenti coreografici e scenografici mozzafiato firmati
Luca Tommassini, arrangiamenti musicali colmi di sperimentazioni e
contaminazioni (ma spesso profondamente discutibili) e un pubblico in
visibilio. Ed è solo l’inizio.
Lo spettacolo è andato in onda:
Sky 1HD
giovedì 24 ottobre, ore 21.10
X Factor 7
Il serale (I)
con Alessandro Cattelan, Elio, Simona Ventura, Mika, Morgan
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