Disegno e manualita` di Osvaldo Cavandoli

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Disegno e manualita` di Osvaldo Cavandoli
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Milena
Marinaccio
4 novembre 2008
La direzione artistica della Ventesima edizione del Fano
International Film Festival non ha smesso di sorprendere e
coinvolgere piacevolmente il suo pubblico in questi giorni
di festeggiamenti, dedicando la quarta serata, giovedì 30
ottobre, al grande cinema d’animazione italiano.
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Massimo Maisetti, critico cinematografico e direttore dell’ISCA (Istituto
per lo studio e la diffusione del cinema d’animazione), ha introdotto la
serata omaggiando il disegno e la manualità di uno dei più grandi maestri
del cinema d’animazione: Osvaldo Cavandoli (in foto con la sua
“creatura”), l’ideatore de “La Linea”, il quale è scomparso a Milano il 3
marzo dello scorso anno.
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Non tutti ricordano il mitico programma “Carosello”,
simbolo di benessere e consumismo dopo tragici anni
di guerra, andato in onda in televisione dal 1957 al
1977, appuntamento fisso serale, atteso da grandi e
piccini, durante il quale scorrevano esilaranti gags, in
cui gli attori, tra una battuta e l’altra, sponsorizzavano
prodotti di uso quotidiano, consigliando, soprattutto
alle casalinghe, questa o quella marca, e che una volta terminato si
mandavano a letto i bambini.
Ecco il mondo in cui è nata “La Linea”, grazie a Massimo Lagostina,
proprietario dell’omonima e nota fabbrica di pentole a pressione, il quale
nel 1969, in pieno boom economico, pensò di mettere in atto una
singolare campagna pubblicitaria per promuovere la sua ultima creazione,
scegliendo come testimonial un bisbetico e brontolone omino (ma molto
simpatico), realizzato da una sola linea bianca tracciata su sfondo scuro,
ma che ha divertito molto, per anni, i suoi fedeli spettatori.
Trentacinque è il numero delle rèclames che il grande
Osvaldo Cavandoli realizzò per pubblicizzare “La Linea
Lagostina”, ognuna della durata di 2’ 30”, sulla base
della canzone “Io cerco la Titina” e doppiate da
Carlo Bonomi, a sua volta maestro delle corde vocali,
il quale adottò un linguaggio particolare, caratterizzato
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da un mix di dialetto milanese ed espressioni
linguistiche inventate, quasi incomprensibili.
Il personaggio animato “La Linea” rispecchiava totalmente la realtà
sociale italiana dell’epoca, caratterizzata soprattutto dalla grande ripresa
economica e, quindi, dalla nascita di svariate fabbriche (soprattutto al
Nord) che contribuivano alla diffusione del benessere e di uno sfrenato
consumismo.
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Ma, soprattutto, rispecchiava la realtà del suo “creatore”, il quale aveva
iniziato la sua carriera proprio in una fabbrica di Milano, quella della nota
Alfa Romeo, lavorando come disegnatore tecnico e vivendo in stretto
contatto con le aziende e la produzione industriale.
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Conosceva bene il mondo del lavoro industriale e le sue
problematiche, tanto da traslarlo, insieme al “suo”
mondo, nelle vicissitudini dell’omino animato e farlo
vivere attraverso le varie espressioni di scontentezza,
irascibilità e qualche barlume di felicità.
E’ tanto famosa la pernacchia che “La Linea” rivolge verso l’angolo in alto
a destra dello schermo, come a destinarla al suo ideatore, il quale, di tanto
in tanto, irrompe con la sua mano e la matita nel quadro della scena per
aiutare l’omino in difficoltà, ripristinando la linea vitale del suo mondo.
Un disegno dal tratto lineare, semplice, essenziale ma, nel frattempo,
capace di creare un originale cartone animato che ha reso celebre un
grande disegnatore, quale è stato e resterà Osvaldo Cavandoli, il quale
grazie a “La Linea” ha raggiunto l’apice del successo ricevendo i primi
riconoscimenti nei più importanti festival d’animazione, quali il Festival di
Annency e Zagabria, pubblicando il primo libro “La Linea” (1973, ed.
Bompiani).
Inoltre, nel 1975 le strisce dell’ormai noto personaggio furono pubblicate
anche su Il Giornalino e nel 1977 Cavandoli realizzò tutta una serie di solo
intrattenimento de “La Linea”, per poi sparire dalla televisione italiana
negli a seguire e ottenere, invece, grandi successi all’estero.
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Osvaldo Cavandoli, realizzando il personaggio de “La
Linea”, ha lasciato in eredità un capolavoro
postmoderno che ha influito, direttamente e
indirettamente, su tutta l’animazione contemporanea.
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Ed è per la sua grandiosità e genialità che Massimo Maisetti, nella Sala
Verdi del Teatro della Fortuna di Fano (PU), ha reso omaggio al grande
animatore, realizzando l’evento nell’evento e una serata veramente
speciale.
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